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Unità 8  Giovanni Boccaccio

T 2 Giovanni Boccaccio
Andreuccio da Perugia
Decameron • seconda giornata, quinta novella

Contenuti Pensiero e poetica


◗◗La “maturazione” attraverso i duri casi della vita ◗◗La figura del mercante
◗◗La capacità di cogliere l’occasione favorevole ◗◗Il ruolo della fortuna nelle vicende umane

Durante la seconda giornata, presieduta da Filomena, vengono narrate novelle sui casi difficili che hanno
avuto, inaspettatamente, esito felice. Fiammetta racconta la storia di Andreuccio, un giovane ingenuo e ine­
sperto che, venuto da Perugia a Napoli per acquistare cavalli, è protagonista, suo malgrado, di una serie di
disavventure che lo renderanno più consapevole dei casi della vita.

Andreuccio da Perugia, venuto a Napoli a comperar cavalli, in una notte da tre gravi ac-
cidenti soprapreso1, da tutti scampato con un rubino si torna a casa sua.

Le pietre da Landolfo trovate2 – cominciò la Fiammetta, alla quale del novellar toccava
– m’hanno alla memoria tornata una novella non guari3 meno di pericoli in sé conte-
5 nente che la narrata dalla Lauretta, ma in tanto differente da essa, in quanto quegli4
forse in più anni e questi nello spazio d’una sola notte addivennero5, come udirete.
Fu, secondo che io già intesi, in Perugia un giovane il cui nome era Andreuccio di
Pietro, cozzone di cavalli6; il quale, avendo inteso che a Napoli era buon mercato di
cavalli, messisi in borsa cinquecento fiorin d’oro, non essendo mai più7 fuori di casa
10 stato, con altri mercatanti8 là se n’andò: dove giunto una domenica sera in sul vespro9,
dall’oste suo informato la seguente mattina fu in sul Mercato10, e molti ne vide e assai
ne gli piacquero e di più e più mercato tenne, né di niuno potendosi accordare11, per
mostrare che per comperar fosse, sì come rozzo12 e poco cauto più volte in presenza di
chi andava e di chi veniva trasse fuori questa sua borsa de’ fiorini che aveva.
15 E in questi trattati13 stando, avendo esso la sua borsa mostrata, avvenne che una
giovane ciciliana14 bellissima, ma disposta per piccol pregio a compiacere a qualunque
uomo15, senza vederla egli16, passò appresso di lui e la sua borsa vide e subito seco17
disse: «Chi starebbe meglio di me se quegli denari fosser miei?» e passò oltre.
Era con questa giovane una vecchia similmente ciciliana18, la quale, come vide An-
20 dreuccio, lasciata oltre la giovane andare, affettuosamente corse a abbracciarlo: il che
la giovane veggendo, senza dire alcuna cosa, da una delle parti la cominciò a attende-
re19. Andreuccio, alla vecchia rivoltosi e conosciutala20, le fece gran festa, e prometten-

1. tre… soprapreso: incappa­ avvennero. più gliene piacquero ed entrò 18. similmente ciciliana: an­
to in tre gravi pericoli («acci­ 6. cozzone di cavalli: mediato­ in trattativa («mercato tenne») che lei siciliana.
denti»). re nella vendita di cavalli. per acquistarne molti, senza 19. il che... attendere: e ve­
2. le pietre… trovate: Fiammet­ 7. mai più: mai prima. però accordarsi per nessuno. dendo la scena («il che veg­
ta allude alle pietre preziose di 8. mercatanti: mercanti. 12. rozzo: inesperto. gendo»), senza dire niente
cui si parla nella novella pre­ 9. in sul vespro: intorno alle 13. trattati: trattative. cominciò a osservare («atten­
cedente, narrata da Lauretta, cinque del pomeriggio; il «ve­ 14. ciciliana: siciliana. dere») in disparte («da una
che ha come protagonista il spro» è la funzione religiosa 15. ma... uomo: ma disposta a delle parti») la vecchia.
mercante Landolfo Rufolo (ve­ del pomeriggio. vendersi a chiunque per po­ 20. alla vecchia… conosciuta­
di p. 508). 10. Mercato: la piazza del Mer­ co prezzo («per piccol pregio»). la: guardando la vecchia e ri­
3. non guari: niente affatto. cato di Napoli. 16. senza vederla egli: senza conoscendola.
4. quegli: i pericoli. 11. e molti… accordare: e vide che Andreuccio la vedesse.
5. addivennero: capitarono, molti cavalli («ne») e ancora di 17. seco: tra sé e sé.

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dogli essa di venire a lui all’albergo, senza quivi tenere troppo lungo sermone, si partì21:
e Andreuccio si tornò a mercatare22 ma niente comperò la mattina.
25 La giovane, che prima la borsa d’Andreuccio e poi la contezza23 della sua vecchia
con lui aveva veduta, per tentare se modo alcuno trovar potesse a dovere aver24 quelli
denari, o tutti o parte, cautamente incominciò a domandare chi colui fosse o donde e
che quivi facesse e come il conoscesse25. La quale26 ogni cosa così particularmente de’
fatti d’Andreuccio le disse come avrebbe per poco detto egli stesso27, sì come colei che
30 lungamente in Cicilia col padre di lui e poi a Perugia dimorata era28, e similmente le
contò29 dove tornasse30 e perché venuto fosse.
La giovane, pienamente informata e del parentado di lui e de’ nomi31, al suo appe-
tito fornire con una sottil malizia, sopra questo fondò la sua intenzione32, e a casa tor-
natasi, mise la vecchia in faccenda33 per tutto il giorno acciò che34 a Andreuccio non
35 potesse tornare; e presa una sua fanticella35, la quale essa assai bene a così fatti servigi
aveva ammaestrata, in sul vespro la mandò all’albergo dove Andreuccio tornava. La
qual, quivi venuta, per ventura lui medesimo e solo trovò in su la porta e di lui stesso il
domandò36. Alla quale dicendole egli che era desso37, essa, tiratolo da parte, disse:
«Messere, una gentil donna di questa terra38, quando vi piacesse, vi parleria volen-
40 tieri».
Il quale vedendola, tutto postosi mente e parendogli essere un bel fante della per-
sona39, s’avvisò40 questa donna dover di lui essere innamorata, quasi altro bel giovane
che egli non si trovasse allora in Napoli, e prestamente rispose che era apparecchiato41
e domandolla dove e quando questa donna parlargli volesse.
45 A cui42 la fanticella rispose:
«Messere, quando di venir vi piaccia, ella v’attende in casa sua».
Andreuccio presto, senza alcuna cosa dir nell’albergo, disse:
«Or via mettiti avanti, io ti verrò appresso43».
Laonde44 la fanticella a casa di costei il condusse, la quale dimorava in una contra-
50 da chiamata Malpertugio45, la quale quanto sia onesta contrada il nome medesimo il
dimostra. Ma esso, niente di ciò sappiendo né suspicando46, credendosi in uno one-
stissimo luogo andare e a una cara47 donna, liberamente48, andata la fanticella avanti,
se n’entrò nella sua casa; e salendo su per le scale, avendo la fanticella già sua donna
chiamata e detto «Ecco Andreuccio», la vide in capo della scala farsi a aspettarlo49.

21. senza... partì: senza fare di- avrebbe detto lui stesso. 33. mise la vecchia in faccen­ 40. s’avvisò: pensò.
scorsi («sermone») troppo lun­ 28. sì come… era: poiché («sì da: diede alla vecchia da fare. 41. prestamente... pparecchia­
ghi in quel luogo («quivi»), se come») era stata («dimorata») 34. acciò che: perché. to: subito («prestamente») ri­
­
ne andò. a lungo in Sicilia e poi a Peru­ 35. fanticella: servetta. spon­de che era pronto.
22. si tornò a mercatare: ripre­ gia con il padre di Andreuccio. 36. per ventura… domandò: 42. A cui: a lui.
se («si tornò») a interessarsi al 29. le contò: raccontò. per caso («ventura») lo trovò 43. appresso: dietro.
mercato. 30. dove tornasse: dove al­ da solo sulla porta e domandò 44. Laonde: ragion per cui,
23. contezza: familiarità. loggiava. proprio a lui dove potesse tro­ quindi.
24. a dover aver: per avere. 31. de’ nomi: dei nomi dei fa­ vare Andreuccio («di lui stesso 45. Malpertugio: quartiere
25. cautamente… conosces­ miliari. il domandò»). malfamato di Napoli, non lon­
se: con cautela incominciò a 32. al suo appetito… inten­ 37. desso: proprio lui. tano dal porto.
domandare (alla vecchia) chi zione: sulla base di queste in­ 38. di questa terra: di questa 46. suspicando: sospettando.
fosse quell’uomo («colui»), da formazioni («sopra questo») città, cioè di Napoli. 47. cara: onesta, per bene.
dove venisse («donde»), che escogitò il suo piano («fondò 39. il quale… persona: 48. liberamente: senza alcun
cosa facesse lì («quivi») e co­ intenzione»), per soddisfare Andreuc­ cio («il quale»), ve­ sospetto.
me lo («il») conoscesse. con un astuto inganno («sot­ dendo la giovane, consideran­ 49. in capo… aspettarlo: la
26. La quale: la vecchia. til malizia») il suo desiderio do («tutto postosi mente») di vide apparire in cima («in
27. come avrebbe… egli stes­ («appetito») di impossessarsi essere un giovane («fante») di capo») alle scale per aspet­
so: quasi («per poco») come del denaro di Andreuccio. bell’aspetto («persona»). tarlo.

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55 Ella era ancora assai giovane, di persona grande e con bellissimo viso, vestita e ornata
assai orrevolemente50; alla quale come Andreuccio fu presso, essa incontrogli da tre gradi
discese51 con le braccia aperte, e avvinghiatogli il collo alquanto stette senza alcuna cosa
dire, quasi da soperchia52 tenerezza impedita; poi lagrimando gli basciò53 la fronte e con
voce alquanto rotta54 disse:
60 «O Andreuccio mio, tu sii il ben venuto!».
Esso, maravigliandosi di così tenere carezze, tutto stupefatto rispose:
«Madonna, voi siate la ben trovata!».
Ella appresso55, per la man presolo, suso56 nella sua sala il menò57 e di quella58, senza
alcuna cosa parlare59, con lui nella sua camera se n’entrò, la quale di rose, di fiori d’aranci
65 e d’altri odori tutta oliva60, là dove egli un bellissimo letto incortinato e molte robe su per
le stanghe61, secondo il costume di là, e altri assai belli e ricchi arnesi62 vide; per le quali
cose, sì come nuovo63, fermamente credette lei dovesse essere non men che gran donna.
E postisi a sedere insieme sopra una cassa che appiè del suo letto era, così gli cominciò a
parlare:
70 «Andreuccio, io sono molto certa che tu ti maravigli e delle carezze le quali io ti fo e
delle mie lagrime, sì come colui che non mi conosci e per avventura mai ricordar non
m’udisti64. Ma tu udirai tosto65 cosa la quale più ti farà forse maravigliare, sì come è
che66 io sia tua sorella; e dicoti che, poi che Idio m’ha fatta tanta grazia che io anzi la
mia morte ho veduto alcuno de’ miei fratelli, come che67 io disideri di vedervi tutti, io
75 non morrò a quella ora che io consolata non muoia68. E se tu forse questo mai più non
udisti, io tel vo’ dire69. Pietro, mio padre e tuo, come io credo che tu abbi potuto sapere,
dimorò lungamente in Palermo, e per la sua bontà e piacevolezza vi fu e è ancora da
quegli che il70 conobbero amato assai. Ma tra gli altri che molto l’amarono, mia madre,
che gentil donna fu e allora era vedova, fu quella che più l’amò, tanto che, posta giù71 la
80 paura del padre e de’ fratelli e il suo onore, in tal guisa con lui si dimesticò72, che io ne
nacqui e sonne73 qual tu mi vedi.
Poi, sopravenuta cagione74 a Pietro di partirsi di Palermo e tornare in Perugia, me
con la mia madre piccola fanciulla lasciò, né mai, per quello che io sentissi, più né di
me né di lei si ricordò: di che io, se mio padre stato non fosse, forte il riprenderei75
85 avendo riguardo76 alla ingratitudine di lui verso mia madre mostrata (lasciamo stare
allo amore che a me come a sua figliola non nata d’una fante né di vil femina77 dovea
portare), la quale le sue cose e sé parimente, senza sapere altrimenti chi egli si fosse, da
fedelissimo amor mossa rimise nelle sue mani78. Ma che è?79 Le cose mal fatte e di gran

50. orrevolemente: decorosa­ 58. di quella: da quella. re («ricordar»). 75. forte il riprenderei: lo rim­
mente. 59. parlare: il verbo è qui usa­ 65. tosto: subito. provererei aspramente («for­
51. alla quale… discese: e co­ to transitivamente e signifi­ 66. sì come è che: cioè che. te»).
me Andreuccio gli fu vicino ca “dire”. 67. come che: sebbene. 76. avendo riguardo: pensan­
(«presso»), scese tre gradini 60. oliva: profumava (è un la­ 68. io non morrò... non muo­ do.
(«gradi») e gli andò incontro. tinismo). ia: in qualunque momen­ 77. non nata… femina: nata né
52. soperchia: eccessiva, trop­ 61. incortinato… stanghe: or­ to morirò, morirò contenta da una serva («fante») né una
pa. nato con tendaggi e con nu­ («consolata»). donna da poco («vil»).
53. basciò: baciò. merosi abiti («robe») appesi a 69. tel vo’ dire: te lo voglio 78. la quale… nelle sue mani:
54. con voce alquanto rotta: traverse di legno («stanghe»). («vo’») dire. mia madre («la quale») che,
la donna stenta quasi a parla­ 62. arnesi: suppellettili. 70. il: lo. spin­ta da un amore devoto,
re perché la sua voce sembra 63. sì come nuovo: essendo 71. posta giù: senza pensare a. senza neanche conoscerlo, si
rotta dal pianto e dalla com­ senza esperienza («nuovo»). 72. in tal guisa... dimesticò: si mise nel­le sue mani insieme
mozione. 64. sì come colui… non m’udi­ legò così tanto («in tal gui­ ai suoi averi («le sue cose e sé
55. appresso: poi, successiva­ sti: dal momento che («sì co­ sa»)a lui. parimen­te»).
mente. me colui che») non mi conosci 73. sonne: sono. 79. Ma che è?: ma a che serve
56. suso: in su. e forse («per avventura») non 74. sopravenuta cagione: ca­ (lamentarsi di tutto ciò?).
57. il menò: lo condusse. mi hai mai sentito rammenta­ pitato un motivo.

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tempo passate sono troppo più agevoli a riprendere che a emendare80: la cosa andò
90 pur81 così. Egli mi lasciò piccola fanciulla in Palermo, dove, cresciuta quasi come io mi
sono, mia madre, che ricca donna era, mi diede per moglie a uno da Gergenti82, gentile
uomo e da bene, il quale per amor di mia madre e di me tornò a stare a Palermo; e
quivi, come colui che è molto guelfo83 cominciò a avere alcuno trattato col nostro re
Carlo84. Il quale, sentito dal re Federigo prima che dare gli si potesse effetto, fu cagione
95 di farci fuggire di Cicilia quando io aspettava essere la maggior cavalleressa che mai
in quella isola fosse85; donde, prese quelle poche cose che prender potemmo (poche
dico per rispetto86 alle molte le quali avavamo), lasciate le terre e li palazzi, in questa
terra ne rifuggimmo, dove il re Carlo verso di noi trovammo sì grato che, ristoratici87
in parte li danni li quali per lui ricevuti avavamo, e possessioni88 e case ci ha date, e
100 dà continuamente al mio marito, e tuo cognato che è, buona provisione89, sì come tu
potrai ancor vedere. E in questa maniera son qui, dove io, la buona mercé di Dio e non
tua90, fratel mio dolce, ti veggio91».
E così detto, da capo il rabbracciò e ancora teneramente lagrimando gli basciò la
fronte.
105 Andreuccio, udendo questa favola così ordinatamente, così compostamente92 det-
ta da costei, alla quale in niuno atto93 moriva la parola tra’ denti né balbettava la lin-
gua, e ricordandosi esser vero che il padre era stato in Palermo e per se medesimo94
de’ giovani conoscendo i costumi, che volentieri amano nella giovanezza, e veggendo
le tenere lagrime, gli abbracciari e gli onesti basci, ebbe ciò che ella diceva più che per
110 vero95: e poscia96 che ella tacque, le rispose:
«Madonna, egli97 non vi dee parer gran cosa se io mi maraviglio: per ciò che nel vero, o
che mio padre, per che che egli sel facesse, di vostra madre e di voi non ragionasse giam-
mai, o che, se egli ne ragionò, a mia notizia venuto non sia, io per me niuna coscienza aveva
di voi se non come se non foste98; e emmi tanto più caro l’avervi qui mia sorella trovata,
115 quanto io ci sono più solo e meno questo sperava99. E nel vero io non conosco uomo di sì
alto affare al quale voi non doveste esser cara, non che a me che un picciolo mercatante
sono100. Ma d’una cosa vi priego mi facciate chiaro101: come sapeste voi che io qui fossi?».

80. sono... emendare: sono to») di questa alleanza da par­ 91. ti veggio: ti vedo. mia notizia»), io, da parte mia
troppo più facili da biasima­ te del re Federico, prima che la 92. compostamente: in modo («per me»), non sapevo nien­
re che da correggere («emen­ cospirazione andasse a buon fi­ convincente. te («niuna coscienza aveva»)
dare»). ne («dare gli si potesse effet­ 93. in niuno atto: in nessun di voi come se non esisteste.
81. pur: tuttavia. to»), fu la causa che ci costrin­ gesto, atteggiamento. 99. e emmi… sperava: e mi è
82. Gergenti: Agrigento. se a fuggire dalla Sicilia quando 94. per se medesimo: per («emmi») tanto più caro l’ave­
83. come... guelfo: essendo stavo per diventare la moglie esperienza personale. re incontrato mia sorella qui
un convinto guelfo (perciò se­ del più potente cavaliere («la 95. ebbe… per vero: prese perché sono qui («ci») da solo
guace degli Angioini). maggior cavalleressa») dell’iso­ («eb­be») le sue parole per e perché non pensavo («spe­
84. cominciò… re Carlo: co­ la. «Federigo» è Federico II d’A­ vere. rava») potesse accadere nien­
minciò a cercare un’intesa ragona, nipote di Manfredi di 96. poscia: dopo. te di simile («questo»).
(«trattato») col nostro re Car­ Svevia, che nonostante la pace 97. egli: è pleonastico, cioè 100. E nel vero… sono: e dav­
lo. Si tratta di Carlo II d’Angiò, stipulata con gli Angioini, ripre­ inutile, superfluo. vero (poiché) io non cono­
detto Carlo lo Zoppo, re di Na­ se le ostilità con questi ultimi a 98. per ciò che nel vero… fo­ sco nessuno di così alto livel­
poli dal 1285 al 1309, al quale partire da 1313. ste: perché in verità («nel ve­ lo («di sì alto affare») a cui voi
faceva capo lo schieramento 86. per rispetto: in confronto. ro») o perché mio padre non non sareste cara, figuratevi a
guelfo; cacciato dalla Sicilia in 87. ristoratici: risarcitici. ha mai parlato di voi e di me («non che a me»)che sono
seguito alla rivolta dei Vespri, 88. possessioni: possedimen­ vostra madre, qualunque sia un piccolo mercante («merca­
cercò fino alla morte di ricon­ ti. il motivo per cui lo ha fatto tante»).
quistarla al dominio angioino. 89. provisione: stipendio. («per che che egli sel faces­ 101. mi facciate chiaro: di
85. Il quale... fosse: ma la sco­ 90. la buona... tua: per gra­ se»), o perché, se ne ha par­ spiegarmi.
perta («sentito», concordato zia («mercé») di Dio e non per lato («ragionò»), non sia ve­
con «il quale», riferito a «tratta­ merito tuo. nuto a mia conoscenza («a

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Al quale ella rispose: «Questa mattina mel fè sapere una povera femina la qual mol-
to meco si ritiene102, per ciò che con nostro padre, per quello che ella mi dica, lunga-
120 mente e in Palermo e in Perugia stette, e se non fosse che più onesta cosa mi parea che
tu a me venissi in casa tua che io a te nell’altrui, egli ha gran pezza che io a te venuta
sarei103».
Appresso queste parole ella cominciò distintamente a domandare di tutti i suoi
parenti nominatamente104, alla quale di tutti Andreuccio rispose, per questo ancora
125 più credendo quello che meno di creder gli bisognava105.
Essendo stati i ragionamenti lunghi e il caldo grande, ella fece venire greco e con-
fetti106 e fé dar bere a Andreuccio; il quale dopo questo partir volendosi, per ciò che
ora di cena era, in niuna guisa il sostenne107, ma sembiante fatto di forte turbarsi108
abbracciandol disse:
130 «Ahi lassa109 me, ché assai chiaro conosco come io ti sia poco cara! Che è a pensare
che tu sii110 con una tua sorella mai più111 da te non veduta, e in casa sua, dove, qui
venendo, smontato esser dovresti112, e vogli di quella uscire per andare a cenare all’al-
bergo? Di vero tu cenerai con esso meco113: e perché mio marito non ci sia, di che forte
mi grava, io ti saprò bene secondo donna fare un poco d’onore114».
135 Alla quale Andreuccio, non sappiendo altro che rispondersi, disse:
«Io v’ho cara quanto sorella si dee115 avere, ma se io non ne vado, io sarò tutta sera
aspettato a cena e farò villania116».
E ella allora disse:
«Lodato sia Idio, se io non ho in casa per cui mandare117 a dire che tu non sii aspet-
140 tato! Benché tu faresti assai maggior cortesia, e tuo dovere, mandare a dire a’ tuoi
compagni che qui venissero a cenare, e poi, se pure andare te ne volessi, ve ne potresti
tutti andar di brigata118».

102. molto meco si ritiene: si: ma facendo finta di rattri­


che ha molta familiarità con starsi molto.
me. 109. lassa: povera.
103. e se non fosse... sarei: e 110. Che è… tu sii: come è
se non fosse che mi pareva più possibile pensare che tu ti
opportuno che venissi tu da trovi.
me, in questa casa che è an­ 111. mai più: mai prima.
che tua («in casa tua»), piutto­ 112. dove… dovresti: dove, ve­­
sto che venissi io da te in casa nendo a Napoli («qui») avresti
d’altri («nell’altrui»), da molto dovuto alloggiare “avresti do­
tempo («egli ha gran pezza») vuto scendere” («smontato»)
sarei venuta io a trovare te. per prendere alloggio.
104. nominatamente: chia­ 113. con esso meco: con me.
mandoli per nome. 114. e perché… d’onore: e
105. ancora più… bisognava: benché mio marito non sia
credendo ancora di più a quel­ in casa, cosa che mi dispia­
lo che avrebbe avuto bisogno ce («grava») molto, ti saprò
(«gli bisognava») di non cre­ fare comunque onore come
dere affatto («meno di cre­ sa farlo una donna («secon­
der»). do donna»).
106. greco e confetti: vino 115. dee: deve.
greco e dolci. 116. farò villania: farò un ge­
107. in niuna guisa il sosten­ sto scortese.
ne: non lo permise in nessun 117. per cui mandare: qualcu­ ◗◗Andreuccio caduto nel chiassetto e svillaneggiato dai vicini,
modo («guisa»). no da mandare. miniatura francese di un manoscritto quattrocentesco del
108. ma sembiante... turbar­ 118. di brigata: in compagnia. Decameron, Parigi, Biblioteca dell’Arsenale.

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Andreuccio rispose che de’ suoi compagni non volea quella sera119, ma, poi che pure
a grado l’era, di lui facesse il piacer suo120. Ella allora fé vista121 di mandare a dire all’al-
145 bergo che egli non fosse atteso a cena; e poi, dopo molti altri ragionamenti, postisi a
cena e splendidamente di più vivande serviti, astutamente quella menò per lunga infi-
no alla notte obscura122; e essendo da tavola levati e Andreuccio partir volendosi, ella
disse che ciò in niuna guisa sofferrebbe123, per ciò che Napoli non era terra da andarvi
per entro di notte, e massimamente un forestiere124; e che come che egli a cena non
150 fosse atteso aveva mandato a dire, così aveva dello albergo fatto il somigliante125.
Egli, questo credendo e dilettandogli, da falsa credenza ingannato, d’esser con co-
stei, stette126. Furono adunque dopo cena i ragionamenti molti e lunghi non senza
cagione tenuti127; e essendo della notte una parte passata, ella, lasciato Andreuccio a
dormire nella sua camera con un piccol fanciullo che gli mostrasse se egli volesse nul-
155 la128, con le sue femine129 in un’altra camera se n’andò. Era il caldo grande: per la qual
cosa Andreuccio, veggendosi solo rimasto, subitamente si spogliò in farsetto e trassesi
i panni di gamba130 e al capo del letto gli si pose131; e richiedendo il naturale uso di do-
vere diporre il superfluo peso del ventre132, dove ciò si facesse domandò quel fanciullo,
il quale nell’uno de’ canti133 della camera gli mostrò uno uscio e disse:
160 «Andate là entro».
Andreuccio dentro sicuramente passato, gli venne per ventura posto il piè sopra
una tavola, la quale dalla contraposta parte sconfitta dal travicello sopra il quale era;
per la qual cosa capolevando questa tavola con lui insieme se n’andò quindi giuso134: e
di tanto l’amò Idio, che niuno male si fece nella caduta, quantunque alquanto cadesse
165 da alto, ma tutto della bruttura135, della quale il luogo era pieno, s’imbrattò. Il quale
luogo, acciò che136 meglio intendiate e quello che è detto e ciò che segue, come stesse
vi mostrerò. Egli era in un chiassetto137 stretto, come spesso tra due case veggiamo:
sopra due travicelli, tra l’una casa e l’altra posti, alcune tavole eran confitte e il luogo
da seder posto, delle quali tavole quella che con lui cadde era l’una.
170 Ritrovandosi adunque là giù nel chiassetto Andreuccio, dolente del caso138, comin-
ciò a chiamare il fanciullo; ma il fanciullo, come sentito l’ebbe cadere, così corse a dirlo
alla donna. La quale, corsa alla sua camera, prestamente cercò se i suoi panni v’erano;
e trovati i panni e con essi i denari, li quali esso non fidandosi mattamente139 sempre

119. che de’ suoi compagni… 125. dello albergo... somi­ 129. femine: domestiche. va lui («contrapposta») si era
sera: che quella sera non ave­ gliante: aveva fatto la stessa 130. si spogliò… gamba: si schiodata («sconfitta») dal­
va voglia («volea») dei suoi cosa riguardo all’albergo. spogliò, rimanendo con so­ la trave su cui era fissata; per
compagni. 126. questo credendo… stet­ lo una giubba («farsetto») e questo ribaltandosi («capole­
120. ma poi… piacer suo: ma, te: credendo a quanto la don­ si levò i pantaloni («panni di vando») insieme lui e l’asse,
visto che a lei faceva piacere na gli diceva, ingannato da gamba», “panni che coprono precipitò di sotto («giuso»).
(«a grado l’era»), facesse di lui una menzogna («falsa cre­ le gambe”). 135. bruttura: escrementi.
cosa credeva («il piacer suo»). denza»), e avendo piacere 131. gli si pose: se li pose. An­­dreuccio finisce nel vicolo
121. fé vista: fece finta. («dilettandogli») di stare con 132. il naturale uso… ventre: adibito a latrina, come subito
122. quella… obscura: tirò (la lei, decise di fermarsi («stet­ l’espressione significa che dopo Boccaccio spiega.
cena) per le lunghe fino a not­ te»). Andreuccio, cosa naturale, ha 136. acciò che: affinché.
te fonda («obscura»). 127. non senza cagione te­ bisogno di andare in bagno. 137. Egli… chiassetto: la la­
123. niuna... sofferrebbe: in nuti: fatti con uno scopo ben 133. canti: angoli. trina («egli», maschile perché
nes­sun modo («niuna guisa») preciso, cioè quello di con­ 134. Andreuccio… giuso: en­ riferito a «luogo») si trovava
avrebbe sopportato. vincere Andreuccio a fermarsi trato dentro senza sospetta­ in un vicoletto («chiassetto»).
124. per ciò che… forestiere: per la notte. re di niente («sicuramente»), 138. dolente del caso: dolo­
perché Napoli non era una cit­ 128. che gli mostasse… nul­ An­dreuccio appoggiò per ca­ rante per l’ incidente accadu­
tà («terra») da frequentare («da la: che gli desse le informa­ so («per ventura») il piede to («caso»).
andarvi per entro») di notte, so­ zioni di cui Andreuccio potes­ sopra un’asse che, dalla par­ 139. mattamente: sciocca­
prattutto per uno straniero. se aver bisogno. te opposta a dove si trova­ mente.

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Unità 8  Giovanni Boccaccio
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portava addosso, avendo quello a che ella di Palermo, sirocchia d’un perugin faccen-
175 dosi, aveva teso il lacciuolo140, più di lui non curandosi prestamente andò a chiuder
l’uscio del quale egli era uscito quando cadde.
Andreuccio, non rispondendogli il fanciullo, cominciò più forte a chiamare: ma ciò
era niente141. Per che egli, già sospettando e tardi dello inganno cominciandosi a ac-
corgere salito sopra un muretto che quello chiassolino dalla strada chiudea e nella via
180 disceso, all’uscio della casa, il quale egli molto ben riconobbe, se n’andò, e quivi invano
lungamente chiamò e molto il dimenò e percosse142. Di che egli piagnendo143, come
colui che chiara vedea la sua disavventura, cominciò a dire:
«Ohimè lasso, in come piccol tempo ho io perduti cinquecento fiorini e una sorella!».
E dopo molte altre parole, da capo cominciò a battere l’uscio e a gridare; e tanto
185 fece così che molti de’ circunstanti144 vicini, desti, non potendo la noia sofferire, si
levarono145; e una delle servigiali146 della donna, in vista tutta sonnocchiosa147, fattasi
alla finestra proverbiosamente148 disse:
«Chi picchia là giù?».
«Oh!» disse Andreuccio «O non mi conosci tu? Io sono Andreuccio, fratello di ma-
190 dama Fiordaliso».
Al quale ella rispose: «Buono uomo, se tu hai troppo bevuto, va dormi149 e tornerai
domattina; io non so che Andreuccio né che ciance150 son quelle che tu dì; va in buona
ora e lasciaci dormir, se ti piace151».
«Come» disse Andreuccio «non sai che io mi dico? Certo sì sai; ma se pur son così fatti i
195 parentadi di Cicilia, che in sì piccol termine si dimentichino152, rendimi almeno i panni miei
li quali lasciati v’ho, e io m’andrò volentier con Dio».
Al quale ella quasi ridendo disse:
«Buono uomo, e’ mi par che tu sogni», e il dir questo e il tornarsi dentro e chiuder
la finestra fu una cosa153. Di che Andreuccio, già certissimo de’ suoi danni, quasi per
200 doglia fu presso a convertire in rabbia la sua grande ira e per ingiuria propose di rivo-
lere quello che per parole riaver non potea154; per che da capo, presa una gran pietra,
con troppi maggior colpi che prima155 fieramente156 cominciò a percuotere la porta.
La qual cosa molti de’ vicini avanti destisi e levatisi157, credendo lui essere alcuno spia-
cevole158 il quale queste parole fingesse per noiare quella buona femina159, recatosi a
205 noia il picchiare il quale egli faceva, fattisi alle finestre, non altramenti che a un can
forestiere tutti quegli della contrada abbaiano adosso, cominciarono a dire:
«Questa è una gran villania a venire a questa ora a casa le buone femine e dire que-
ste ciance160; deh! Va con Dio, buono uomo; lasciaci dormir, se ti piace; e se tu hai nulla
a far con lei161, tornerai domane, e non ci dar questa seccaggine162 stanotte».

140. avendo quello... lacciuo­ 145. desti… si levarono: sve­ rentela («parentadi») in Sici­ 156. fieramente: con violenza.
lo: avendo ottenuto i dena­ gli («desti»), non potendo sop­ lia sono fatti in questo modo, 157. avanti… levatisi: che pri­
ri per cui aveva organizzato la portare («sofferire») il rumore che ci si dimentica (dei paren­ ma («avanti») si erano sveglia­
trappola («teso il lacciuolo»), («noia»), si alzarono. ti) in così breve tempo («piccol ti e alzati.
facendosi credere, lei palermi­ 146 servigiali: serve. termine»). 158. alcuno spiacevole: uno
tana, sorella («sirocchia») di 147. in vista… sonnocchiosa: 153. fu una cosa: fu un tutt’uno. scoc­ciatore.
un perugino. all’apparenza («in vista») as­ 154. quasi per doglia… non 159. per noiare… buona femi­
141. era niente: non serviva a sonnata. po­tea: per il dolore (di aver na: per dare fastidio («noia­
niente. 148. proverbiosamente: con perso i suoi soldi) fu quasi sul re») a quella buona donna; l’e­
142. il dimenò e percosse: si un tono di rimprovero. punto di tramutare la sua ira in spressone «buona femina» è
agitò e picchiò sulla porta. 149. va dormi: va’ a dormire. rabbia e si propose di ripren­ ironica, in quanto riferita a una
143. Di che egli piagnendo: lamen­ 150. ciance: discorsi senza fon­ dere con la forza («per ingiu­ prostituta.
dosi Andreuccio di ciò («Di che»). damento. ria») quello che non riusciva a 160. ciance: chiacchiere inutili.
144. circunstanti: che abitava­ 151. se ti piace: per favore. riavere con le parole. 161. se... con lei: se tu hai qual­
no nei pressi; letteralmente si­ 152. ma se pur… dimentichi­ 155. con troppi… prima: con che problema con lei.
gnifica “che stavano intorno”. no: ma se anche i legami di pa­ colpi molto più potenti di prima. 162. seccaggine: scocciatura.

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Unità 8  Giovanni Boccaccio
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210 Dalle quali parole forse assicurato uno che dentro dalla casa era, ruffiano della buo-
na femina163, il quale egli né veduto né sentito avea164, si fece alle finestre e con una
voce grossa, orribile e fiera disse: «Chi è laggiù?».
Andreuccio, a quella voce levata la testa, vide uno il quale, per quel poco che com-
prender potè, mostrava di dovere essere un gran bacalare165, con una barba nera e
215 folta al volto, e come se del letto o da alto sonno si levasse sbadigliava e stropicciavasi
gli occhi: a cui166 egli, non senza paura, rispose: «Io sono un fratello della donna di là
entro».
Ma colui non aspettò che Andreuccio finisse la risposta, anzi più rigido assai che
prima167 disse:
220 «Io non so a che io mi tegno che io non vegno là giù, e deati tante bastonate quante
io ti vegga muovere168, asino fastidioso e ebriaco169 che tu dei essere, che questa notte
non ci lascerai dormire persona170»; e tornatosi dentro serrò la finestra.
Alcuni de’ vicini, che meglio conoscieno la condizion di colui171, umilmente172 par-
lando a Andreuccio dissono:
225 «Per Dio, buono uomo, vatti con Dio, non volere stanotte essere ucciso costì173:
vattene per lo tuo migliore174».
Laonde Andreuccio, spaventato dalla voce di colui e dalla vista175 e sospinto da’
conforti176 di coloro li quali gli pareva che da carità mossi parlassero, doloroso177 quan-
to mai alcuno altro e de’ suoi denar disperato178, verso quella parte onde il dì aveva la
230 fanticella seguita179, senza saper dove s’andasse, prese la via per tornarsi all’albergo. E

163. Delle quali parole… femi­ calaureus (titolo di studio pa­ ti («quante io ti vegga muo­ 174. per lo tuo migliore: per il
na: uno che era dentro la casa ragonabile al moderno dotto­ vere», “finché non ti vedo più tuo bene.
(che era il protettore «ruffia­ rato di ricerca, che sopravvive muovere”). 175. dalla vista: dal suo aspet­
no» della prostituta), rassicu­ anche nell’inglese bachelor). 169. ebriaco: ubriaco. to.
rato («assicurato») da queste 166. a cui: e a lui. 170. persona: nessuno; for­ 176. sospinto da’conforti:
parole. 167. più rigido assai che pri­ ma impersonale equivalente convinto dai consigli.
164. il quale… avea: che (in ma: molto più aggressivo («ri­ al francese personne. 177. doloroso: addolorato.
precedenza) Andreuccio gido») di prima. 171. che meglio… colui: 178. de’ suoi denar disperato:
(«egli») non aveva né visto né 168. Io non so... muovere: che sapevano bene chi era senza speranza («disperato»)
sentito. io non so che cosa mi trat­ quell’uomo («colui»). di recuperare il suo denaro.
165. un gran bacalare: una tenga («a che io mi tegno») 172. umilmente: piano, sotto­ 179. onde il dì… seguita: dove
persona molto importante; il dal venire laggiù e darti tan­ voce. durante il giorno aveva seguito
termine deriva dal latino bac- te bastonate da ammazzar­ 173. costi: lì. la serva («fanticella»).

◗◗Gliammonimenti dei vicini


della siciliana e Andreuccio
mentre sfila l’anello al
cadavere dell’Arcivescovo.

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Unità 8  Giovanni Boccaccio
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a se medesimo dispiacendo per lo puzzo che a lui di lui veniva180, disideroso di volgersi
al mare181 per lavarsi, si torse a man sinistra182 e su per una via chiamata la Ruga Ca-
talana183 si mise. E verso l’alto della città andando, per ventura184 davanti si vide due
che verso di lui con una lanterna in mano venieno li quali temendo non fosser della
235 famiglia della corte o altri uomini a mal far disposti185, per fuggirli, in un casolare, il
qual si vide vicino, pianamente ricoverò186. Ma costoro, quasi come187 a quello proprio
luogo inviati andassero, in quel medesimo casolare se n’entrarono; e quivi l’un di loro,
scaricati certi ferramenti che in collo avea188, con l’altro insieme gl’incominciò a guar-
dare, varie cose sopra quegli ragionando. E mentre parlavano, disse l’uno:
240 «Che vuol dir questo? Io sento il maggior puzzo che mai mi paresse sentire»; e
questo detto alzata alquanto la lanterna, ebbe veduto il cattivel d’Andreuccio189, e stu-
pefatti domandar: «Chi è là?».
Andreuccio taceva, ma essi avvicinatiglisi con lume il domandarono che quivi così
brutto facesse190: alli quali Andreuccio ciò che avvenuto gli era narrò interamente. Co-
245 storo, imaginando dove ciò gli potesse essere avvenuto, dissero fra sé: «Veramente in
casa lo scarabone Buttafuoco fia stato questo191». E a lui rivolti, disse l’uno:
«Buono uomo, come che192 tu abbi perduti i tuoi denari, tu hai molto a lodare Idio
che quel caso ti venne che tu cadesti né potesti poi in casa rientrare: per ciò che, se ca-
duto non fossi, vivi sicuro che, come prima193 adormentato ti fossi, saresti stato amaz-
250 zato e co’ denari avresti la persona perduta. Ma che giova oggimai194 di piagnere? Tu
ne potresti così riavere un denaio come avere delle stelle del cielo195: ucciso ne potrai
tu bene essere, se colui sente che tu mai ne facci parola».
E detto questo, consigliatisi alquanto, gli dissero: «Vedi, a noi è presa compassion
di te: e per ciò, dove tu vogli196 con noi essere a fare alcuna cosa la quale a fare andia-
255 mo, egli ci pare esser molto certi che in parte ti toccherà il valere di troppo più che
perduto non hai197».
Andreuccio, sì come disperato, rispuose ch’era presto198.
Era quel dì sepellito uno arcivescovo di Napoli, chiamato messer Filippo Minuto-
lo199, e era stato sepellito con ricchissimi ornamenti e con uno rubino in dito il quale
260 valeva oltre cinquecento fiorin d’oro, il quale costoro volevano andare a spogliare; e
così a Andreuccio fecer veduto200. Laonde Andreuccio, più cupido che consigliato201,
con loro si mise in via; e andando verso la chiesa maggiore, e Andreuccio putendo202
forte, disse l’uno:
«Non potremmo noi trovar modo che costui si lavasse un poco dove che sia, che
265 egli non putisse così fieramente203?».

180. che a lui di lui veniva: che 185. li quali… disposti: e te­ facesse così sporco («brutto») sicuri che ti spetterà (come com­
gli giungeva della sua stessa mendo che («temendo non»; in quel luogo. penso) una somma («valere») di
persona. costruzione latina dei verbi 191. Veramente… questo: di si­ gran lunga superiore («troppo
181. di volgersi al mare: di an­ che esprimono timore) fosse­ curo questo sarà successo a più») a quella che hai perduto.
dare verso il mare. ro guardie («della famiglia del­ casa del brigante («scarabo­ 198. presto: pronto.
182. si torse a man sinistra: la corte») o malintenzionati («a ne», “scarafaggio”) Buttafuoco. 199. Filippo Minutolo: vescovo
voltò a sinistra. mal far disposti»). 192. come che: sebbene. e dignitario del regno di Napo­
183. la Ruga Catalana: strada 186. pianamente ricoverò: si 193. come prima: non appena. li, morto nel 1301.
di Napoli che passa vicino al nascose («ricoverò») senza far 194. oggimai: ormai. 200. il quale… veduto: che loro
rione Malpertugio. Si noti co­ rumore. 195. Tu ne potresti… cielo: tu volevano derubare («spoglia­
me il cammino di Andreuccio 187. quasi come: come se. hai le stesse possibilità di ri­ re») e così ne misero al corren­
attraverso Napoli mostri una 188. certi ferramenti… avea: avere una moneta («un dena­ te («fecer veduto») Andreuccio.
conoscenza di prima mano di certi arnesi di ferro che porta­ io») che di poter avere delle 201. più cupido che consiglia­
quei luoghi da parte di Boccac­ va a tracolla. stelle dal cielo. to: più avido che prudente.
cio, che aveva vissuto nella cit­ 189. il cattivel d’Andreuccio: 196. dove tu vogli: qualora tu 202. putendo: puzzando.
tà partenopea dal 1327 al 1340. quel poveretto di Andreuccio. voglia. 203. putisse così fieramente:
184. per ventura: per caso. 190. che quivi… facesse: cosa 197. egli ci pare… non hai: siamo puzzasse così forte.

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Unità 8  Giovanni Boccaccio
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Disse l’altro:
«Sì, noi siam qui presso a un pozzo al quale suole sempre esser la carrucola e un
gran secchione; andianne là e laverenlo spacciatamente204».
Giunti a questo pozzo trovarono che la fune v’era ma il secchione n’era stato levato:
270 per che insieme diliberarono di legarlo alla fune e di collarlo205 nel pozzo, e egli là giù
si lavasse e, come lavato fosse, crollasse206 la fune e essi il tirerebber suso; e così fecero.
Avvenne che, avendol costor nel pozzo collato, alcuni della famiglia della signoria207,
li quali e per lo caldo e perché corsi erano dietro a alcuno avendo sete, a quel pozzo
venieno a bere: li quali come quegli due videro, incontanente cominciarono a fuggire,
275 li famigliari che quivi venivano a bere non avendogli veduti208.
Essendo già nel fondo del pozzo Andreuccio lavato, dimenò la fune. Costoro asse-
tati, posti giù lor tavolacci e loro armi e lor gonnelle209, cominciarono la fune a tirare
credendo a quella il secchion pien d’acqua essere appicato210.
Come Andreuccio si vide alla sponda del pozzo vicino così, lasciata la fune, con le
280 mani si gittò sopra quella. La qual cosa costoro vedendo, da subita211 paura presi, sen-
za altro dir lasciaron la fune e cominciarono quanto più poterono a fuggire: di che An-
dreuccio si maravigliò forte, e se egli non si fosse bene attenuto212, egli sarebbe infin nel
fondo caduto forse non senza suo gran danno o morte213; ma pure uscitone e queste
arme trovate, le quali egli sapeva che i suoi compagni non avean portate, ancora più
285 s’incominciò a maravigliare. Ma dubitando e non sappiendo che214, della sua fortuna
dolendosi215, senza alcuna cosa toccar quindi diliberò di partirsi: e andava senza saper
dove.
Così andando si venne scontrato216 in que’ due suoi compagni, li quali a trarlo del
pozzo venivano; e come il videro, maravigliandosi forte, il domandarono chi del pozzo
290 l’avesse tratto. Andreuccio rispose che non sapea, e loro ordinatamente disse come
era avvenuto e quello che trovato aveva fuori del pozzo. Di che costoro, avvisatisi come
stato era217, ridendo gli contarono218 perché s’eran fuggiti e chi stati eran coloro che su
l’avean tirato. E senza più parole fare, essendo già mezzanotte, n’andarono alla chiesa
maggiore, e in quella assai leggiermente219 entrarono e furono all’arca220, la quale era
295 di marmo e molto grande; e con lor ferro il coperchio, ch’era gravissimo221, sollevaron
tanto quanto uno uomo vi potesse entrare, e puntellaronlo. E fatto questo, cominciò
l’uno a dire:
«Chi entrerà dentro?».
A cui l’altro rispose:
300 «Non io».
«Nè io», disse colui, «ma entrivi222 Andreuccio».

204. laverenlo spacciata­ 208. li quali… veduti: e non credendo che alla fune fosse dosi: lamentandosi della sua
mente: lo laveremo veloce­ appena («come») i due mal­ attaccato («appiccato») il sec­ malasorte.
mente. viventi videro le guardie («li chio pieno d’acqua. 216. si venne scontrato: si im­
205. collarlo: calarlo con una quali») che venivano al poz­ 211. subita: improvvisa. batté.
fune; la «colla» era uno stru­ zo a bere, scapparono im­ 212. attenuto: afferrato salda­ 217. avvisatisi come stato era:
mento di tortura fatto con una mediatamente («inconta­ mente all’orlo del pozzo. avendo capito cosa era suc­
corda che scorreva su una nente») senza che quelli li 213. non senza… morte: ri­ cesso.
carrucola, al quale il condan­ vedessero («non avendogli schian­do di farsi molto ma­ 218. contarono: raccontarono.
nato era legato con le braccia veduti»). le («gran danno») o anche di 219. assai leggiermente: mol­
dietro la schiena. 209. posti giù… gonnelle: morire. to facilmente.
206. crollasse: tirasse. messi a terra i loro scudi di le­ 214. dubitando... che: avendo 220. all’arca: alla tomba.
207. alcuni… della signoria: gno («tavolacci»), le armi e le pau­ra senza saper in realtà di 221. gravissimo: pesantissi­
delle guardie (vedi anche no­ loro sopravvesti («gonnelle»). che cosa («che»). mo.
ta 185). 210. credendo… appiccato: 215. della sua fortuna dolen­ 222. entrivi: vi entri.

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Unità 8  Giovanni Boccaccio
11

«Questo non farò io», disse Andreuccio. Verso il quale ammenduni costoro223 rivol-
ti dissero:
«Come non v’enterrai? In fè di Dio, se tu non v’entri, noi ti darem tante224 d’uno di
305 questi pali di ferro sopra la testa, che noi ti farem cader morto».
Andreuccio temendo v’entrò, e entrandovi pensò seco225: «Costoro mi ci fanno en-
trare per ingannarmi, per ciò che226, come io avrò loro ogni cosa dato, mentre che
io penerò a uscir dall’arca, essi se ne andranno pe’ fatti loro e io rimarrò senza cosa
alcuna». E per ciò s’avisò di farsi innanzi tratto la parte sua227; e ricordatosi del caro228
310 anello che aveva loro udito dire, come fu giù disceso così di dito il trasse all’arcivescovo
e miselo a sé229; e poi dato il pasturale e la mitra230 e’ guanti e spogliatolo infino alla
camiscia, ogni cosa diè loro dicendo che più niente v’avea.
Costoro, affermando che esser vi doveva l’anello, gli dissero che cercasse per tut-
to231: ma esso rispondendo che non trovava e sembiante facendo di cercarne232, al-
315 quanto li tenne ad aspettare. Costoro che d’altra parte eran sì come lui maliziosi233,
dicendo pur che ben cercasse preso tempo234, tirarono via il puntello che il coperchio
dell’arca sostenea, e fuggendosi lui dentro dall’arca lasciaron racchiuso. La qual cosa
sentendo Andreuccio, qual egli allor divenisse ciascun sel può pensare235.
Egli tentò più volte e col capo e con le spalle se alzare potesse il coperchio, ma in-
320 vano si faticava: per che da grave dolor vinto, venendo meno236 cadde sopra il morto
corpo dell’arcivescovo; e chi allora veduti gli avesse malagevolmente avrebbe cono-
sciuto237 chi più si fosse morto, o l’arcivescovo o egli. Ma poi che in sé fu ritornato,
dirottissimamente cominciò a piagnere, veggendosi quivi senza dubbio all’un de’ due
fini dover pervenire238: o in quella arca, non venendovi alcuni più a aprirla, di fame e di
325 puzzo tra’ vermini239 del morto corpo convenirlo morire, o vegnendovi alcuni e trovan-
dovi lui dentro, sì come ladro dovere essere appiccato240.
E in così fatti pensieri e doloroso molto stando, sentì per la chiesa andar genti e
parlar molte persone, le quali sì come gli avvisava, quello andavano a fare che esso co’
suoi compagni avean già fatto241: di che la paura gli crebbe forte. Ma poi che costoro
330 ebbero l’arca aperta e puntellata, in quistion caddero242 chi vi dovesse entrare, e niuno
il voleva fare; pur dopo lunga tencione243 un prete disse:
«Che paura avete voi? Credete voi che egli vi manuchi244? Li morti non mangian uomini:
io v’entrerò dentro io». E così detto, posto il petto sopra l’orlo dell’arca, volse il capo in fuori
e dentro mandò le gambe per doversi giuso calare.

223. ammenduni: entrambi. insegna dell’autorità vescovi­ cercasse con attenzione, colta de’ due fini»).
224. tante: tante, sottinteso le, e il copricapo («mitra»); an­ l’occasione («preso tempo»). 239. vermini: vermi.
“botte”. ticamente questi oggetti che 235. ciascun sel può pensa­ 240. appiccato: impiccato.
225. seco: tra sé e sé. simboleggiano la carica arci­ re: ognuno lo può immagina­ 241. le quali… avean già fat­
226. per ciò che: in modo che. vescovile erano decorati con re da solo. to: i quali, come gli sembrava
227. s’avisò... parte sua: de­ oro e pietre preziose. 236. venendo meno: svenendo. («gli avvisava») (ascoltando le
cise («s’avisò») di prendere 231. per tutto: dappertutto. 237. malagevolmente… cono­ voci), erano lì per fare la stes­
(«farsi») innanzitutto la sua 232. sembiante... cercarne: fa­­ sciuto: difficilmente avrebbe sa cosa che lui aveva fatto con
parte. cendo finta di cercarlo. potuto distinguere. i suoi compagni (cioè deruba­
228. caro: prezioso. 233. eran sì come lui mali­ 238. veggendosi… pervenire: re la tomba dell’arcivescovo).
229. così di dito… a sé: lo levò ziosi: volevano ingannarlo immaginadosi («veggendosi») 242. in quistion caddero: si
dal («di») dito dell’arcivescovo («eran... maliziosi») come lui che, in quella tomba («quivi»), misero a discutere.
e lo mise al suo. voleva fare con loro. sicuramente sarebbe dovuto 243. tencione: discussione.
230. il pasturale e la mitra: il 234. dicendo pur… preso tem­ giungere («pervenire») a una 244. manuchi: mangi; è un la­
bastone ricurvo («pasturale»), po: continuando a dire che lo di queste due morti («all’un tinismo, da manducare.

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Unità 8  Giovanni Boccaccio
12

335 Andreuccio, questo vedendo, in piè levatosi prese il prete per l’una delle gambe e
fé sembiante245 di volerlo giù tirare. La qual cosa sentendo il prete mise uno strido246
grandissimo e presto dell’arca si gittò fuori; della qual cosa tutti gli altri spaventati, la-
sciata l’arca aperta, non altramente a fuggir cominciarono che se da centomilia diavoli
fosser perseguitati.
340 La qual cosa veggendo Andreuccio, lieto oltre a quello che sperava, subito si gittò
fuori e per quella via onde era venuto se ne uscì dalla chiesa; e già avvicinandosi al gior-
no, con quello anello in dito andando all’avventura247, pervenne alla marina e quindi al
suo albergo si abbattè; dove li suoi compagni e l’albergatore trovò tutta la notte stati
in sollecitudine de’ fatti suoi248. A’ quali ciò che avvenuto gli era raccontato249 parve
345 per lo consiglio dell’oste loro che costui incontanente si dovesse di Napoli partire250; la
qual cosa egli fece prestamente251 e a Perugia tornossi, avendo il suo252 investito in uno
anello, dove per comperare cavalli era andato.
da Decameron, cit.

245. fé sembiante: fece il ge­ raggiunse il lungomare («ma­ essergli successo («de’ fatti loro albergatore («oste»), che
sto. rina») e quindi arrivò («si ab­ suoi»). Andreuccio («costui») partis­
246. strido: urlo. batté») nel suo albergo, dove 249. A’ quali… raccontato: e se subito («incontanente») da
247. andando all’avventura: trovò i suoi compagni e l’al­ raccontato loro quello che gli Napoli.
andando in giro senza una bergatore che erano stati tut­ era capitato. 251. prestamente: immedia­
meta precisa. ta la notte in ansia («sollecitu­ 250. parve… partire: sembrò tamente.
248. pervenne… de’ fatti suoi: dine») per quello che poteva opportuno, su consiglio del 252. il suo: il suo denaro.

Per lavorare sul testo a cercare. I suoi compagni, per la rabbia, richiudono il
sarcofago e lasciano Andreuccio col cadavere. Inutil­
mente egli tenta di sollevare il coperchio, finché sente
I momenti della vicenda La novella si può dividere in arrivare delle persone: sono ladri, intenzionati a com­
quattro momenti fondamentali: piere ciò che egli stesso ha appena fatto. Approfittando
◗◗ i l primo momento introduce la vicenda di Andreuc­ del panico che la sua apparizione genera in chi ha sol­
cio: egli, allontanatosi per la prima volta dalla sua levato il coperchio, riesce a mettersi in salvo, contento
città, Perugia, per recarsi a Napoli ad acquistare ca­ di essersi rifatto dei fiorini perduti.
valli al mercato, mostra incautamente la borsa conte­
nente il denaro; una giovane prostituta se ne accorge I due temi principali La novella è incentrata su due
e vuole derubarlo; aspetti principali:
◗◗ il secondo momento sviluppa l’inganno ordito dalla ◗◗ gli imprevisti della fortuna, forza cieca e capricciosa,

prostituta che racconta ad Andreuccio di essere sua che può inaspettatamente mutare la condizione degli
sorella e lo convince a trascorrere la notte a casa sua. uomini e si presenta spesso come la loro principale
Prima di coricarsi, il giovane cade nel fondo della latri­ antagonista;
na e viene derubato; ◗◗ l’ingegno umano, ovvero l’abilità e l’astuzia, con cui è

◗◗ il terzo momento ha inizio con la narrazione del girova­ possibile contenere i rovesci della sorte o addirittura
gare notturno di Andreuccio il quale, cacciato dai vicini volgerli a proprio vantaggio.
della donna e maleodorante per essere caduto nella
latrina, comprende il raggiro. Si imbatte in due ladri L’evoluzione del protagonista Le peripezie di An­
che gli propongono un colpo grosso; durante il tragitto, dreuccio, inizialmente vittima impotente del caso, che ma­
il giovane viene calato in un pozzo, dal quale riesce a tura progressivamente l’abilità e la scaltrezza necessa­
uscire grazie all’aiuto involontario di due guardie; rie per prendersi la sua rivincita sulla sorte, si configurano
◗◗ il quarto momento vede Andreuccio costretto dalle mi­ come un vero e proprio percorso di formazione. Da antie­
nacce dei due compagni d’avventura a calarsi nel sar­ roe, lontano dall’ideale boccacciano di astuzia e scaltrezza,
cofago dove sono sepolti l’arcivescovo e il suo prezioso Andreuccio alla fine della vicenda dimostra di aver appre­
anello. Il giovane, spogliato l’arcivescovo di tutto ciò che so la sua lezione di vita attraverso un comportamento, cer­
di prezioso aveva indosso, consegna il bottino ai due to non moralmente lodevole, che gli consente, tuttavia, di
malfattori, tenendosi l’anello, che finge di continuare recuperare i soldi perduti.

© 2018 - Rizzoli Libri S.p.A., Milano


Unità 8  Giovanni Boccaccio
13

La tecnica narrativa Gli eventi seguono in generale tolineare l’ingenuità del protagonista. Così, quando An­
uno svolgimento cronologico, perciò possiamo dire che dreuccio mostra il suo denaro, la voce narrante, che
fabula e intreccio coincidono. Non mancano, tuttavia esprime il punto di vista dell’autore, definisce il giovane
delle analessi (cioè l’inserimento nel racconto di avve­ «rozzo e poco cauto». Ma è in particolare dinanzi ai rag­
nimenti del passato che creano delle anacronie) riscon­ giri della prostituta che il narratore evidenzia la dabbe­
trabili nel discorso della vecchia siciliana (il riferimento naggine di Andreuccio. Alle profferte della giovane sici­
al periodo trascorso a Palermo durante il quale la donna liana il protagonista si rallegra «quasi altro bel giovane
ha a lungo dimorato con l’uomo di cui riconosce in An­ che egli non si trovasse allora in Napoli»; dinanzi alla sua
dreuccio il figlio) e nelle parole con cui la prostituta cer­ ingenua credulità il narratore annota: «niente di ciò sap­
ca di irretire l’ingenuo Andreuccio, inventando la storia piendo né suspicando»; «sì come nuovo»; «ancora più
della loro parentela (la presunta relazione del padre di credendo quello che meno di creder gli bisognava»; «da
Andreuccio con la madre della giovane). falsa credenza ingannato». Questi interventi esprimono
la distanza di Andreuccio dall’ideale di scaltrezza con cui
Gli interventi del narratore Il narratore intervie­ l’uomo, nella visione boccacciana, deve far fronte ai col­
ne soprattutto nella parte iniziale della vicenda per sot­ pi della sorte.

Attivare le competenze

COMPRENSIONE  La comicità
Guida all’elaborazione 6. Molte sono le situazioni comiche: elencale e spie­
 Il riassunto gale.
1. Scrivi un riassunto (max 10 righe), costituito da bre­  La suspense
vi frasi come quelle (da completare) che trovi sotto: 7. Quali elementi concorrono a creare suspense nel
racconto?
◗ Andreuccio, mercante perugino si reca a Napoli
 Il ritmo della narrazione
per ..........................................................................................................
.................................................................................................................
8. Boccaccio crea variazioni di ritmo nel racconto ora
accelerandolo (non sappiamo cosa faccia Andreuc­
◗ Incontra una bella siciliana che ....................................... cio dalla «domenica sera in sul vespro» alla «seguen­
.................................................................................................................... te mattina» in cui lo troviamo al mercato), ora rallen­
tandolo con pause descrittive; rintraccia nella novella
altri momenti in cui compaiono variazioni di ritmo.
 I tre «gravi accidenti»
Guida all’elaborazione
2. Quali sono i tre «accidenti» che capitano ad Andreu­
cio e di cui Boccaccio parla nella rubrica?  Il tempo della storia
9. La vicenda si svolge nell’arco di un giorno e mezzo,
ANALISI cioè dalla «domenica sera in sul vespro» quando An­
 Il lessico dreuccio arriva a Napoli, al martedì mattina successi­
3. Sottolinea nel testo i termini e le espressioni relati­ vo quando se ne torna a Perugia. Individua gli indica­
vi al campo semantico del mare e della navigazione. tori temporali che danno una precisa scansione alle
 I tre «accidenti» disavventure di Andreuccio, e sintetizza in un titolo gli
avvenimenti relativi a ognuna. Segui l’esempio.
4. Spiega quali sono i tre «gravi accidenti» che capita­
no ad Andreuccio di cui parla Boccaccio nella rubrìca.
Indicatore temporale Titolo
 L’evoluzione del personaggio e il suo percorso di
formazione ◗ «Domenica sera in sul ◗ Andreuccio arriva a
5. Individua nel testo parole ed espressioni che indica­ vespro» Napoli
no una maturazione del protagonista che, da inge­
nuo, diventa alla fine scaltro e padrone della situa­
zione.

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