Sei sulla pagina 1di 26

Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano

prof. Andrea Bombi

Gianni Celati, Allo scoperto (1984)

1 Poco prima dell’ultima guerra mondiale, nelle campagne intorno a Portomaggiore, provincia di Ferra-
2 ra, è arrivato un uomo che andava in giro per le campagne a vendere stoffa, aghi, spagnolette. Vende-
3 va anche modelli di vestiti che si potevano vedere già fatti in un libro di figure, e di cui si acquista-
4 vano separatamente le forme di carta da applicare alla stoffa, in modo che il taglio risultasse esatto
5 secondo lo stile del modello e la figura del libro. Quest’uomo viaggiava su una automobile Balilla,
6 portava un cappello Borsalino calcato sugli occhi, sorrideva sempre ed aveva una gran parlantina.
7 Dormiva in macchina o nei fienili, mangiava presso i clienti scontando il prezzo del pranzo sugli ac-
8 quisti, e accettava farina, fagioli, granoturco come pagamento.
9 A quei tempi non esistevano bar in quelle campagne, così alla sera per passare il tempo l’uomo riuni-
10 va attorno a sé una famiglia di affittuari e raccontava delle storie.
11 Una sera, prima di andarsene a dormire nel fienile l’uomo ha accarezzato una bambina che lo guarda-
12 va con occhi spalancati, evidentemente molto colpita dalle storie che lui aveva raccontato. Nella notte
13 due uomini sono entrati nel fienile e hanno picchiato a sangue il venditore ambulante, il quale riusciva
14 a stento a saltare in macchina e fuggire per le campagne. E di lui non s’è più saputo niente.
15 Circa vent’anni dopo, un giorno è arrivato da quelle parti un uomo con un occhio solo. Ha fatto molte
16 domande in giro, e infine davanti a un cascinale ha detto di aver perso l’occhio proprio nel punto in
17 cui era adesso, vent’anni prima. Due uomini l’avevano aggredito di notte accusandolo d’essere un
18 pervertito, e l’avevano colpito sull’occhio mentre lui fuggiva dal fienile.
19 La donna sulla porta del cascinale, che lo aveva osservato a lungo e aveva ascoltato il suo racconto, ha
20 detto che ricordava tutto. Era lei la bambina che l’uomo aveva accarezzato quella sera, ricordava le
21 sue storie e le serate intorno al tavolo della cucina. S’era sposata con un affittuario molto più vecchio
22 di lei, che per qualche anno l’aveva picchiata e maltrattata, poi era morto soffocato da un’emottisi.
23 Probabilmente era lo stesso affittuario che aveva picchiato il venditore ambulante con un badile, fa-
24 cendogli perdere l’occhio.
25 Durante la conversazione la donna non aveva nascosto l’odio che ancora nutriva verso il marito de-
26 funto, per la sua brutalità, né la simpatia verso l’ex venditore ambulante tanto sfortunato. L’aveva
27 invitato in cucina a bere qualcosa e parlava volentieri con lui.
28 Ha detto che da quelle parti gli uomini non farebbero mai il gesto di accarezzare una bambina estra-
29 nea; devono sempre farsi vedere duri e guardare tutti in modo torvo, per non essere colti in fallo dagli
30 altri uomini.
31 Prima di andarsene, mentre era sulla porta, l’uomo con un occhio solo ha confessato alla donna
32 d’essere appena uscito di prigione, dove era rimasto diciotto anni. Aveva strangolato una bambina.
33 Ha aggiunto subito che, negli anni di carcere, tutte le sue idee e i suoi sentimenti, i suoi desideri e stati
34 d’animo erano completamente cambiati. Adesso era contento di aver pagato il suo debito alla giusti-
35 zia, perché questo l’aveva abituato a considerarsi allo scoperto, sempre e dovunque.
36 Sulla soglia la donna non s’era mossa, ma non guardava più l’uomo in faccia come prima, adesso
37 guardava per terra. Allora l’uomo con un occhio solo si è avviato verso la macchina sull’aia del casci-
38 nale, e giunto vicino alla macchina si è voltato a parlarle. Le ha detto come tutte le cose appaiano
39 diverse sentendosi allo scoperto, quando non c’è più il pensiero di potersi nascondere e così salvare da
40 qualche parte.
Fonte: Gianni Celati: Narratori delle pianure (Milano, Feltrinelli, 1984)
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

Al descubierto

1 Poco antes de la última guerra mundial, en las campañas alrededor de Portomaggiore, en Ferrara,
2 llegó un hombre que iba por el campo vendiendo tela, agujas, bobinas. También vendía patrones de
3 vestidos que podían verse hechos en un libro de figuras, y de los cuales se compraban por separado
4 los moldes de papel para aplicar a la tela, de forma que el corte resultara exacto, de acuerdo con el
5 estilo del modelo y la figura del libro. Este hombre viajaba en un coche Balilla, llevaba un sombrero
6 Borsalino calado hasta los ojos, sonreía siempre y era muy dicharachero. Dormía en su coche o en los
7 graneros, comía en casa de los clientes descontando de las compras el precio de la comida, y aceptaba
8 en pago harina, judías, maíz.
9 En esos tiempo no existían bares en esa campaña, así que por la noche, para pasar el tiempo, el hom-
10 bre reunía a su alrededor una familia de aparceros y contaba historias.
11 Una noche, antes de irse al granero para acostarse, el hombre acarició a una niña que lo miraba con
12 los ojos bien abiertos, evidentemente muy impresionada por las historia que él había contado. Durante
13 la noche dos hombres entraron en el granero y molieron a palos el vendedor ambulante, el cual logra-
14 ba a duras penas subirse al coche y huir por las campañas. Y de él nada más se supo.
15 Más o menos veinte años después, un día llegó por esos lugares un hombre con un solo ojo. Hizo mu-
16 chas preguntas por ahí, y finalmente, delante de una barraca, dijo haber perdido el ojo justo en el pun-
17 to en el que estaba ahora, veinte años antes. Dos hombre lo habían agredido acusándole de ser un
18 pervertido, y le habían golpeado el ojo mientras él huía del granero.
19 La mujer en la puerta de la barraca, que lo había estado observando todo el rato y había escuchado su
20 relato, dijo que lo recordaba de todo. Ella era la niña que el hombre había acariciado esa noche, recor-
21 daba sus historias y las veladas alrededor de la mesa de la cocina. Se había casado con un aparcero
22 mucho más viejo que ella, que durante algunos años la había pegado y maltratado, y después se había
23 muerto ahogado por una hemoptisis. Probablemente era el mismo mediero que había golpeado el ven-
24 dedor con una laya, haciendo que perdiera el ojo. Durante la conversación la mujer no había ocultado
25 el odio que aún sentía por el marido difunto, por su brutalidad, ni la simpatía hacia el ex vendedor
26 ambulante tan desafortunado. Lo había invitado a la cocina a beber algo y hablaba de buena gana con
27 él.
28 Dijo que en esos lugares los hombres nunca harían el gesto de acariciar a una niña extraña; siempre
29 deben hacerse ver duros y mirar de rojo a todo el mundo, para que los demás hombres no les pillen
30 con la guardia baja.
31 Antes de irse, mientras estaba en la puerta, el hombre con un solo ojo le confesó a la mujer que aca-
32 baba de salir de la cárcel, donde había estado dieciocho años. Había estrangulado una niña
33 Añadió enseguida que, en los años de prisión, todas sus ideas i sus sentimientos, sus deseos y estados
34 de ánimo habían cambiado por completo. Ahora estaba contento de haber saldado su deuda con la
35 justicia, porque esto lo había acostumbrado a considerarse al descubierto, siempre y por doquier,
36 En el umbral la mujer no se había movido, pero ya no miraba el hombre a la cara como antes, ahora
37 miraba por el suelo. Entonces el hombre son un solo ojo se encaminó hacia el coche en le era de la
38 barraca, y llegado cerca del coche se dio le vuelta para hablarle. Le dijo cómo todas las cosas parez-
39 can diferentes sintiéndose al descubierto, cuando no se tiene el pensamiento de poderse esconder y así
40 salvar en algún sitio.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

Italo Calvino, La molle luna (1965)


Secondo i calcoli di H. Gerstenkom, sviluppati da H. Alfven, i continenti terrestri non sareb-
bero che frammenti della Luna caduti sul nostra pianeta. La Luna in origine sarebbe stata
anch’essa un pianeta gravitante attorno al Sole, fino al momento in cui la vicinanza della
Terra non la fece deragliare dalla sua orbita. Catturata dalla gravitazione terrestre, la Luna
s’accostò sempre di più, stringendo la sua orbita attomo a noi. A un certo momento la reci-
proca attrazione prese a deformare la superficie dei due corpi celesti sollevando onde altis-
sime da cui si staccavano frammenti che vorticavano nello spazio tra Terra e Luna, so-
prattutto frammenti di materia lunare che finivano per cadere sulla Terra. In seguito, per
influsso delle nostre maree, la Luna fu spinta a riallontanarsi fino a raggiungere la sua orbi-
ta attuale. Ma una parte della massa lunare, forse la metà, era rimasta sulla Terra, formando
i continenti.

1 S'avvicinava, - ricordò Qfwfq, - me ne accorsi mentre rincasavo, alzando gli occhi tra le mura
2 di vetro e acciaio, e la vidi, non più una luce come tante ne brillano la sera: quelle che s'ac-
3 cendono sulla Terra quando a una data ora alla centrale abbassano una leva, e quelle del cielo,
4 più lontane ma non dissimili, o che comunque non stonano con lo stile di tutto il resto, – parlo
5 al presente, ma mi riferisco sempre a quei tempi remoti, – la vidi che si staccava da tutte le
6 altre luci celesti e stradali, e acquistava rilievo sulla mappa concava del buio, occupando non
7 più un punto, magari anche grosso, tipo Marte e Venere, come una sforacchiatura da cui la
8 luce s'irradia, ma una vera e propria porzione di spazio, e prendeva forma, una forma non ben
9 definibile perché gli occhi non s'erano ancora abituati a definirla ma anche perché i contorni
10 non erano abbastanza precisi per delimitare una figura regolare, insomma vidi che diventava
11 una cosa.
12 E mi fece senso. Perché era una cosa che per quanto non si capisse di cosa fosse fatta, o forse
13 proprio perché non si capiva, appariva diversa da tutte le cose della nostra vita, le nostre buo-
14 ne cose di plastica, di nylon, di acciaio cromato, di ducotone, di resine sintetiche, di plexiglas,
15 di alluminio, di vinavil, di fòrmica, di zinco, di asfalto, di amianto, di cemento, le vecchie
16 case tra le quali eravamo nati e cresciuti. Era qualcosa d'incompatibile, d'estraneo. La vedevo
17 avvicinarsi come stesse per prendere d'infilata i grattacieli di Madison Avenue (parlo di que-
18 lla d'allora, incomparabile con la Madison Avenue d'adesso), in quel corridoio di cielo nottu-
19 mo alonato di luce al di là della linea segmentata dei cornicioni; e dilatarsi imponendo su
20 questo nostro paesaggio familiare non solo la sua luce d'un colore sconveniente, ma il suo
21 volume, il suo peso, la sua incongrua sostanza. E allora, per tutta la faccia della Terra –
22 superfici di lamiera, armature di ferro, pavimenti di gamma, cupole di cristallo –, per tutto
23 quel che di noi era esposto verso l'esterno, sentii passare un brivido.
24 Veloce quanto me lo consentiva il traffico, presi il tunnel, guidai verso l'Osservatorio. Sibyl
25 era lì, l'occhio applicato al telescopio. Di solito non voleva che venissi a trovarla in orario di
26 lavoro, e appena mi vedeva faceva una faccia contrariata; quella sera no, non alzò neppure il
27 viso, era chiaro che s'aspettava la mia visita. «Hai visto?» sarebbe stata una domanda stupida
28 ma dovetti mordermi la lingua per non dirla, tanto ero impaziente di sapere cosa ne pensava.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

29 - Sì, il pianeta Luna si è avvicinato ancora, - disse Sibyl prima che io avessi chiesto nulla, - è
30 un fenomeno previsto.
31 Mi sentii un po' sollevato. - È previsto anche che torni ad allontanarsi? - domandai.
32 Sibyl continuava a socchiudere una palpebra e a scrutare nel telescopio. - No - disse, - non
33 s'allontanerà più.
34 Non capivo. - Vuoi dire che Terra e Luna sono diventati pianeti gemelli?
35 - Voglio dire che Luna non è più un pianeta e che la Terra ha una Luna.
36 Sibyl aveva un modo di buttar lì le questioni che riusciva a irritarmi ogni volta. - Ma che mo-
37 do di ragionare è questo? - protestai. - Ogni pianeta è pianeta quanto gli altri, no?
38 - E tu lo chiameresti un pianeta, questo? Dico: un pianeta come è pianeta la Terra? Guarda! -
39 e Sibyl si staccò dal telescopio facendo segno che m'accostassi. – Luna non sarebbe riuscita
40 mai a diventare un pianeta come il nostro.
41 Io non ascoltavo la sua spiegazione: la Luna, ingrandita dal telescopio, m'appariva in tutti i
42 particolari, ossia me ne apparivano molti particolari insieme, così mescolati che più la osser-
43 vavo meno era sicuro di com'era fatta, e solo potevo testimoniare l'effetto che questa vista
44 provocava in me, un effetto d'affascinato disgusto. Per prima cosa potrei dire delle venature
45 verdi che la percorrevano, più fitte in certe zone, come un reticolo, ma questa a dire il vero
46 era il particolare più insignificante, meno vistoso, perché quelle che erano, diciamo, le sue
47 proprietà generali sfuggivano a una presa dello sguardo, forse per il luccichio un po' viscido
48 che trasudava da una miriade di pori; si sarebbe detto, o opercoli; e anche in certi punti da
49 estese tumefazioni della superficie, come bubboni oppure ventose. Ecco che sto tornando a
50 fissarmi sui particolari, metodo di descrizione più suggestivo in apparenza, ma in realtà di
51 efficacia limitata, perché è solo considerandoli in tutto l'insieme - come sarebbe il gonfiore
52 della polpa sublunare che tendeva i pallidi tessuti esterni ma li faceva anche ripiegare su se
53 stessi in anse o rientranze dall'aspetto di cicatrici (sicché poteva anche essere, questa Luna,
54 composta di pezzi premuti insieme e male appiccicati), - è, dico, in tutto l'insieme, come di
55 viscere ammalato, che vanno considerati i singoli particolari: per esempio una foresta fitta
56 come di pelo nero che sporgeva da uno strappo.
57 - Ti sembra giusto che continui a girare intorno al Sole come noi, alla pari? - diceva Sibyl. -
58 La Terra è troppo più forte: finirà per spostare Luna dalla sua orbita e farla girare attorno a sé.
59 Avremo un satellite.
60 L'angoscia che provavo mi guardai bene dall'esprimerla. Sapevo come reagiva Sibyl in questi
61 casi: ostentando un atteggiamento di superiorità, se non addirittura di cinisrno, come chi non
62 si meraviglia mai di niente. Faceva così per provocarmi, credo (anzi: spero; certo avrei prova-
63 to ancor più angoscia pensando che lo facesse per vera indifferenza).
64 E… e… - presi a dire, studiandomi di formulare una domanda che non manifestasse altro che
65 una curiosità obiettiva e che pure obbligasse Sibyl a dirmi qualcosa per placare la mia ansia
66 (ancora dunque speravo questo da lei, ancora pretendevo che la sua calma mi rassicurasse), -
67 e l'avremo sempre così in vista?
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

68 - Questo è niente, - rispose. - S'avvicinerà ancora. - E, per la prima volta, sorrise. - Non ti
69 piace? Eppure, a vederla lì, così diversa, così lontana da ogni forma conosciuta, sapendo che
70 è nostra, che la Terra l'ha catturata e la tiene lì, non so, a me piace, mi pare bella.
71 A questa punto, non m'importò più di nascondere il mio stato d'animo. - Ma non ci sarà peri-
72 colo, per noi? - domandai.
73 Sibyl tese le labbra nella sua espressione che meno amavo. - Noi siamo sulla Terra, la Terra
74 ha una forza che può tenersi intorno dei pianeti per conto suo, come fa il Sole. Cosa può con-
75 trapporre, Luna, come massa, campo gravitazionale, tenuta d'orbita, consistenza? Vuoi mica
76 metterla a confronto? Luna è molle molle, la Terra è dura, solida, la Terra tiene.
77 - E la Luna, se non tiene?
78 - Oh, sarà la forza della Terra a farla stare a posto.
79 Aspettai che Sibyl finisse il suo turno all'Osservatorio per accompagnarla a casa. Appena
80 fuori della città c'è quel nodo da cui le autostrade si diramano gettandosi su ponti che si sca-
81 valcano l'un l'altro con percorsi tutti a spirale tenuti alti da pilastri di cemento di diverse al-
82 tezze e non si sa mai in che direzione si sta girando nel seguire le frecce bianche verniciate
83 sull'asfalto, e a tratti la città che ti stai lasciando alle spalle te la trovi di fronte che s'avvicina
84 quadrettata di luci tra i pilastri e le volute della spirale. C'era la Luna proprio sopra: e la città
85 mi parve fragile, sospesa come una ragnatela, con tutti i suoi vetrini tintinnanti, i suoi filifor-
86 mi ricami di luce, sotto quell'escrescenza che gonfiava il cielo.
87 Adesso ho usato la parola escrescenza per designare la Luna, ma devo subito ricorrere alla
88 stessa parola per indicare la novità che scopersi in quel momento: cioè che un'escrescenza
89 stava spuntando da quella Luna-escrescenza, e si stava protendendo verso la Terra come uno
90 smoccolamento di candela.
91 - Cos'è quello? Cosa succede? - chiedevo, ma ormai una nuova curva aveva riportato la nos-
92 tra auto in viaggio verso il buio.
93 - È l'attrazione terrestre che provoca maree solide sulla superficie lunare, - disse Sibyl. -
94 Come t'avevo detto: bella consistenza!
95 Lo snodo dell'autostrada ci fece trovare ancora una volta con la Luna di fronte, e quello
96 smoccolamento s'era ancora allungato verso la Terra, arricciolandosi in punta come un baffo,
97 e poi assottigliando l'attaccatura come in un peduncolo, dandogli quasi l'aspetto d'un fungo.
98 Abitavamo in un cottage, allineato con gli altri lungo uno dei tanti viali d'una Cintura Verde
99 sterminata. Ci sedemmo come sempre sulle sedie a dondolo della veranda che dava sul ba-
100 ckyard, ma stavolta non guardavamo il mezzo acro di piastrelle vetrificate che costituivano il
101 nostro lotto di spazio verde; gli occhi restavano fissi in alto, calamitati da quella specie di
102 polpa che ci sovrastava. Perché ora gli smoccolamenti della Luna erano diventati tanti, e s'es-
103 tendevano verso la Terra come tentacoli vischiosi, e ognuno di essi sembrava sul punto di
104 smoccolare a sua volta una materia fatta di gelatina e pelo e muffa e bava.
105 - Dimmi tu se può disgregarsi così, un corpo celeste? - insisteva Sibyl. - Ora ti renderai conto
106 della superiorità del nostro pianeta. Luna venga pure sotto, venga: arriverà il momento in cui
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

107 si ferma. Ha questa forza, il campo gravitazionale della Terra, che dopo aver attratto il piane-
108 ta Luna fin quasi addosso a noi, tutt'a un tratto lo arresta, lo riporta a una distanza giusta e lo
109 tiene su, facendolo girare, comprimendolo in una palla compatta. Luna potrà ringraziare noi,
110 se non si spappola!
111 I ragionamenti di Sibyl io li trovavo convincenti, perché anche a me la Luna sembrava qual-
112 cosa d'inferiore e ripugnante; però essi non riuscivano a calmare la mia apprensione. Vedevo
113 le propaggini lunari torcersi nel cielo con movimenti sinuosi, come cercassero di raggiungere
114 o avvolgere qualcosa: c'era la città, là sotto, in corrispondenza d'un alone di luce che vedeva-
115 mo affiorare sull'orizzonte dentellato dall'ombra della skyline. Si sarebbe fermata in tempo, la
116 Luna, come diceva Sibyl, prima che uno dei suoi tentacoli non arrivasse a ghermire la guglia
117 d'un grattacielo? E se, prima ancora, una di queste stalattiti che continuavano ad allungarsi e
118 assottigliarsi, si fosse staccata piovendoci addosso?
119 - Può essere che qualcosa venga giu, - ammise Sibyl, senz'aspettare una mia domanda, - ma
120 che c'importa? La Terra è tutta rivestita di materiali impermeabili, indeformabili, lavabili;
121 anche se ci cola addossa un po' di questa poltiglia lunare, si fa presto a pulire.
122 Come se l'assicurazione di Sibyl m'avesse messo in grado di vedere qualcosa che certa da un
123 po' si stava verificando; esclamai: - Ecco, vien giù roba! - e levai il braccio a indicare una
124 sospensione di dense gocce d'una pappa cremosa nell'aria. Ma proprio nello stesso momento
125 una vibrazione partì da Terra, un tintinnio: e attraverso il cielo, in direzione opposta alle falde
126 di secrezione planetaria che calavano si levò un volo minutissimo di frammenti solidi, le sca-
127 glie della corazza terrestre che andavano in briciole: vetri infrangibili e lamiere d'acciaio e
128 rivestimenti di materiale coibente, aspirati dall'attrazione della Luna come in un vortice di
129 granelli di sabbia.
130 - Danni minimi, - disse Sibyl, - è soltanto in superficie. Potremo riparare le falle in poco tem-
131 po. Che la cattura d'un satellite ci costi qualche perdita, è logico: ma ne vale la pena, non c'è
132 nemmeno da fare il confronto!
133 Fu allora che udimmo il primo schiocco di meteorite lunare che cadeva sulla Terra: uno
134 «splash!» fortissimo, un frastuono assordante e nello stesso tempo disgustosamente molle,
135 che non restò isolato ma fu seguito da una serie come di spiaccichii esplosivi, di frustate ca-
136 ramellose che stavano cadendo da tutte le parti. Prima che gli occhi s'abituassero a percepire
137 quel che cadeva, passò un po' di tempo: a dire la verità, fui io che tardai perché m'aspettavo
138 che i pezzi della Luna fossera anche loro luminosi; mentre Sibyl li vedeva già, e commentava
139 con il suo tono sprezzante ma nello stesso tempo con una insolita indulgenza: - Meteoriti mo-
140 lli, domando io se s'è mai vista una cosa simile, proprio roba da Luna… però interessante, a
141 suo modo…
142 Uno ne rimase appeso alla rete metallica della siepe per metà accartocciata sotto il peso, tra-
143 boccando sul terreno e subito impastandosi con esso, e io cominciai a vedere di cosa si tratta-
144 va, ossia cominciai a raccogliere delle sensazioni che m'avrebbero permesso di formarmi una
145 irrimagine visuale di quel che avevo davanti, e allora mi resi conto d'altre chiazze più piccole
146 disseminate per tutto il pavimento di piastrelle: qualcosa come una fanghiglia di muco acido
147 che penetrava negli strati terrestri, o meglio come un parassita vegetale che assorbiva tutto
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

148 quel che toccava incorporandolo nella sua polpa mucillaginosa, oppure come un siero in cui
149 erano agglomerate colonie di microrganismi vorticosi e voracissimi, oppure un pancreas ta-
150 gliato a pezzi che tendeva a saldarsi di nuovo assieme aprendo a ventosa le cellule dei lembi
151 recisi, oppure…
152 Avrei voluta chiudere gli occhi e non potevo; ma quando sentii la voce di Sibyl che diceva: -
153 Certo fa schifo anche a me, ma se pensi che finalmente è stabilito che la Terra è diversa e
154 superiore e che noi siamo da questa parte, credo che possiamo per un momento prenderci
155 anche il gusto di sprofondarci dentro, perché tanto poi… - mi voltai di scatto verso di lei. La
156 sua bocca era aperta in un sorriso che non le avevo mai visto: un sorriso umido, un po' anima-
157 le…
158 La sensazione che provai a vederla così si confuse con lo spavento provocato quasi nello
159 stesso momento dalla caduta del grande frammento lunare, quello che sommerse e distrusse il
160 nostro cottage e tutto il viale e il sobborgo residenziale e gran parte della Contea, in un unico
161 stordimento caldo e mieloso. Scavando nella materia lunare tutta la notte, riuscimmo a rive-
162 dere la luce. Era l'alba; la tempesta dei meteoriti era terminata; la Terra attorno a noi era irri-
163 conoscibile, ricoperta da un altissimo strato di fango impastato di proliferazioni verdi e di
164 organismi sguscianti. Delle nostre antiche materie terrestri non era più visibile alcuna traccia.
165 La Luna stava allontanandosi in cielo, pallida, irriconoscibile anch'essa: aguzzando gli occhi
166 la si scorgeva cosparsa d'una fitta coltre di cocci e schegge e frantumi, lucidi, taglienti, puliti.
167 Il seguito è noto. Dopo centinaia di migliaia di secoli cerchiamo di ridare alla Terra il suo
168 aspetto naturale d'una volta, ricostruiamo la primitiva crosta terrestre di plastica e cemento e
169 lamiera e vetro e smalto e pegamoide. Ma quanto siamo lontani. Per chissà quanto tempo
170 ancora saremo condannati ad affondare nella deiezione lunare, fradicia di clorofilla e succhi
171 gastrici e rugiada e grassi azotati e panna e lacrime. Quanto ancora ci manca prima di saldare
172 le piastre lisce e esatte del primigenio scudo terrestre in modo da cancellare - o almeno da
173 nascondere - gli apporti estranei e ostili. E coi materiali d'adesso, poi, messi insieme alla
174 bell'e meglio, prodotti d'una Terra corrotta che invano cercano d'imitare le prime ineguaglia-
175 bili sostanze.
176 I veri materiali, quelli d'allora, dicono che ormai si trovino soltanto sulla Luna, inutilizzati e
177 alla rinfusa, e che solo per questo metterebbe conto d'andarci: per recuperarli. Io non vorrei
178 far la parte di chi viene sempre a dire cose spiacevoli, ma la Luna sappiamo tutti in che stato
179 è, esposta alle tempeste cosmiche, bucherellata, corrosa, logora. A andarci, avremmo solo la
180 delusione d'apprendere che anche il nostre materiale d'allora - la grande ragione e prova della
181 superiorità terrestre - era roba scadente, di breve durata, che non serve più neanche da rot-
182 tame. Sospetti come questi una volta mi sarei guardato bene dal manifestarli a Sibyl. Ma
183 adesso, - grassa, spettinata, pigra, golosa di pasticcini alla crema, - che cosa può ancora dirmi,
184 Sibyl?
Fonte: Italo Calvino, Cosmicomiche vecchie e nuove (Milano, Garzanti, 1984).
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

La blanda Luna
Según los cálculos de H. Gerstenkom, desarrollados por H. Alfevn, los continentes terrestres
no serían sino fragmentos de la Luna caídos en nuestro planeta. La Luna en su origen habría
sido, también, un planeta que gravitaba alrededor del Sol, hasta el momento en que la vecin-
dad de la Tierra la hizo descarrilar de su órbita. Capturada por la gravitación terrestre, la
Luna se arrimó cada vez más, ciñendo su órbita en torno a nosotros. En cierto momento la
recíproca atracción empezó a deformar la superficie de los dos cuerpos celestes, levantando
olas altísimas de las que se desprendían fragmentos que se arremolinaban en el espacio en-
tre Tierra y Luna, sobre todo fragmentos de materia lunar que terminaban por caer sobre la
Tierra. Después, por influjo de nuestras mareas, la Luna fue impelida a alejarse de nuevo
hasta alcanzar su órbita actual. Pero una parte de la masa lunar, quizá la mitad, había que-
dado en la Tierra formando los continentes.

1 Se acercaba -recordó Qfwfq-, me di cuenta mientras volvía a casa, alzando los ojos entre las
2 paredes de vidrio y acero, y la vi, no ya una luz como brillan tantas por la noche, las que se
3 encienden sobre la Tierra cuando a una hora dada en la central bajan una palanca, y las del
4 cielo más lejanas pero no disímiles, o que de todos modos no desentonan con el estilo de todo
5 el resto -hablo en presente, pero me refiero siempre a aquellos tiempos remotos-, la vi sepa-
6 rarse de todas las otras luces celestes y callejeras, y adquirir relieve en el mapa cóncavo de la
7 oscuridad, ocupando no ya un punto, quizá incluso grande, tipo Marte o Venus, como un agu-
8 jero del que irradia la luz, sino una verdadera porción de espacio, y tomaba forma, una forma
9 no bien definible porque los ojos todavía no se habían habituado a definirla pero también
10 porque los contornos no eran bastante precisos para delimitar una figura regular, en una pala-
11 bra, vi que se convertía en una cosa.
12 Y me impresionó. Porque era una cosa que por no entenderse de qué estaba hecha, o tal vez
13 directamente por no entenderse, parecía diferente de todas las cosas de nuestra vida, nuestras
14 buenas cosas de plástico, de nailon, de acero cromado, de ducotón, de resinas sintéticas, de
15 plexiglás, de aluminio, de vinavil, de fórmica, de cinc, de asfalto, de amianto, de cemento, las
16 viejas cosas entre las cuales habíamos nacido y crecido. Era algo incompatible, extraño. La
17 veía acercarse como si estuviera por enhebrar los rascacielos de Madison Avenue (hablo de la
18 de entonces, incomparable con la Madison Avenue de ahora), en aquel corredor de cielo noc-
19 turno aureolado de luz en la línea segmentada de las cornisas, y dilatarse imponiendo a nues-
20 tro paisaje familiar no sólo su luz de un color indecente, sino su volumen, su peso, su incon-
21 gruente sustancia. Y entonces, por toda la faz de la Tierra -superficies de chapa, armazones
22 de hierro, pavimentos de goma, cúpulas de cristal-, por todo lo que de nosotros quedaba ex-
23 puesto al exterior, sentí pasar un estremecimiento.
24 Tan rápido como me lo permitía el tránsito, tomé el túnel, me encaminé al Observatorio. Si-
25 byl estaba allí, el ojo pegado al telescopio. Por lo común no quería que fuera a buscarla en
26 horas de trabajo, y apenas me veía ponía una cara contrariada; aquella noche no, ni siquiera
27 alzó el rostro, era evidente que esperaba mi visita. "Has visto?" hubiera sido una pregunta
28 estúpida pero tuve que morderme la lengua para no decirlo, tanta era mi impaciencia por sa-
29 ber qué pensaba.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

30 -Sí, el planeta Luna se ha acercado todavía más -dijo Sibyl antes de que yo le preguntara na-
31 da-, es un fenómeno previsto.
32 Me sentí un poco indignado. -¿Esta previsto también que vuelva a alejarse? -pregunté.
33 Sibyl seguía cerrando un parpado y escrutando por el telescopio. -No -dijo-, no se alejará
34 más.
35 Yo no entendía. -¿Quieres decir que Tierra y Luna se han convertido en planetas gemelos?
36 -Quiero decir que la Luna ya no es un planeta y que la Tierra tiene una Luna.
37 Sibyl tenía una manera de despachar las preguntas que siempre conseguía irritarme. -¿Pero
38 qué modo de razonar es ese? -protesté-. Cada planeta es tan planeta como los otros, ¿no?
39 -¿Y le llamarías planeta, a esto? Quiero decir, un planeta como es planeta la Tierra. ¡Mira! -y
40 Sibyl se apartó del telescopio haciendo un gesto para que me acercase-. Luna no conseguiría
41 nunca convertirse en un planeta como el nuestro.
42 Yo no escuchaba sus explicaciones; la Luna, agrandada por el telescopio, se me aparecía en
43 todos sus detalles, o se me aparecían muchos detalles al mismo tiempo, tan mezclados que
44 cuanto más la observaba menos segura estaba de cómo era, y sólo podía testimoniar el efecto
45 que esa vista provocaba en mí, un efecto de fascinado disgusto. Ante todo podré hablar de las
46 vetas verdes que la recorrían, más apretadas en ciertas zonas, como una retícula, pero esto a
47 decir verdad era el detalle más insignificante, menos vistoso, porque las que eran, digamos,
48 sus propiedades generales, escapaban a la aprehensión de la mirada, quizá por el centelleo un
49 poco viscoso que trasudaba de una miríada de poros, se hubiera dicho, o de opérculos y tam-
50 bién, en ciertos puntos, de extensas tumefacciones de la superficie, como bubones o como
51 ventosas. Pero ahora estoy volviendo a insistir en los detalles, método de descripción más
52 sugestivo en apariencia, pero en realidad de eficacia limitada, porque sólo considerándolos en
53 todo el conjunto -como sería la hinchazón de la pulpa sublunar que tendía los pálidos tejidos
54 externos pero los hacía también replegarse sobre sí mismos en salientes y entradas con aspec-
55 to de cicatrices (de manera que podía también, esta Luna, estar compuesta de pedazos com-
56 primidos y mal pega-dos)-, considerándolos, digo, en todo el conjunto, como de vísceras en-
57 fermas, se ven los detalles singulares: por ejemplo una selva espesa como de pelo negro que
58 brotaba de un rasgón.
59 -¿Te parece justo que siga girando en torno al Sol a la par de nosotros? -decía Sibyl-. La Tie-
60 rra es demasiado fuerte: terminará por desplazarla de su órbita y hacerla girar a su alrededor.
61 Tendremos un satélite.
62 La angustia que sentía me cuidé bien de expresarla. Sabía cómo reaccionaba Sibyl en estos
63 casos: adoptando una actitud de superioridad, si no directamente de cinismo, como el que no
64 se maravilla nunca de nada. Lo hacía para provocarme, creo (aún más: lo espero; hubiera
65 sentido todavía más angustia pensando que lo hacía por verdadera indiferencia).
66 -E… e… -empecé a decir, ingeniándomelas para formular una pregunta que no expresase más
67 que una curiosidad objetiva y que sin embargo obligara a Sibyl a decirme algo para aplacar
68 mi ansia (aún esperaba, pues, esto de ella, aún pretendía que su calma me tranquilizase)-, ¿y
69 siempre la tendremos así a la vista?
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

70 -Esto no es nada -respondió-. Se acercará todavía más. -Y por primera vez sonrió.- ¿No te
71 gusta? Y sin embargo, viéndola allá, tan diferente, tan alejada de toda forma conocida, sa-
72 biendo que es nuestra, que la Tierra la ha capturado y la tiene allí, no sé, a mí me gusta, me
73 parece hermosa.
74 En ese momento no me importó ya ocultar mi estado de ánimo. -¿Pero no habrá peligro para
75 nosotros? -pregunté.
76 Sibyl estiró los labios con la expresión que menos me gustaba en ella. -Nosotros estamos en
77 la Tierra, la Tierra tiene una fuerza capaz de mantener a su alrededor planetas por cuenta su-
78 ya, como el Sol. ¿Qué puede contraponer Luna como masa, campo gravitacional, persistencia
79 de órbita, consistencia? ¿No pretenderás compararlas? Luna es blanda, la Tierra es dura, sóli-
80 da, la Tierra aguanta.
81 -¿Y si la Luna no aguanta?
82 -Oh, la fuerza de la Tierra la mantendrá en su lugar.
83 Esperé que Sibyl terminara su turno en el Observatorio para acompañarla a casa. Apenas fue-
84 ra de la ciudad hay aquel nudo en el que las autopistas se ramifican lanzándose bajo puentes
85 que se cabalgan entre sí con recorridos todos en espiral sostenidos en lo alto por pilastras de
86 cemento de diversas alturas y no se sabe nunca en qué dirección se va girando al seguir las
87 flechas blancas barnizadas en el asfalto, y por momentos la ciudad que estas dejando a tus
88 espaldas te la encuentras de frente acercándose cuadriculada de luces entre las pilastras y las
89 volutas de la espiral. La Luna estaba justo encima, y la ciudad me pareció frágil, suspendida
90 como una tela de araña, con todos sus cristalitos tintineantes, sus filiformes bordados de lu-
91 ces, bajo aquella excrecencia que hinchaba el cielo.
92 Ahora he usado la palabra excrecencia para designar a la Luna, pero debo recurrir en seguida
93 a la misma palabra para indicar la novedad que descubrí en aquel momento: que una excre-
94 cencia estaba despuntando de aquella Luna-excrecencia y se iba extendiendo hacia la Tierra
95 como una chorreadura de vela.
96 -¿Qué es eso? ¿Qué pasa? -preguntaba yo, pero una nueva curva había llevada de nuevo nues-
97 tro coche hacia la oscuridad.
98 -Es la atracción terrestre que provoca mareas sólidas en la superficie lunar -dijo Sibyl-. Yo te
99 lo dije: ¡valiente consistencia!
100 La articulación de la autopista hizo que nos encontrásemos otra vez con la Luna de frente, y
101 aquella chorreadura se había alargado todavía más hacia la Tierra, rizándose en la punta co-
102 mo un bigote y después adelgazando la juntura como un pedúnculo, dándole casi el aspecto
103 de un hongo.
104 Vivíamos en un cottage, alineado con los otros a lo largo de una de las tantas avenidas de un
105 Cinturón Verde desmesurado. Nos sentamos como siempre en las mecedoras de la veranda
106 que daba sobre el backyard, pero esta vez no mirábamos el medio acre de baldosas vitrifica-
107 das que constituían nuestra parte de espacio verde; los ojos permanecían fijos en lo alto,
108 magnetizados por aquella especie de pulpo que nos dominaba. Porque ahora las chorreaduras
109 de la Luna eran muchas y se extendían hacia la Tierra como tentáculos viscosos, y cada uno
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

110 de ellos parecía a punto de chorrear a su vez una materia hecha de gelatina y pelo y moho y
111 baba.
112 - Dime si se puede disgregar así un cuerpo celeste -insistía Sibyl-. Ahora te darás cuenta de la
113 superioridad de nuestro planeta. Que Luna baje, que venga llegará el momento en que se pa-
114 re. Tanta fuerza tiene el campo gravitacional de la Tierra que después de haber atraído al pla-
115 neta Luna hasta pegarlo casi a nosotros, de pronto lo detiene, lo vuelve a llevar a una distan-
116 cia justa y lo mantiene en lo alto, haciéndolo girar, comprimiéndolo en una pelota compacta.
117 ¡Luna tendrá que darnos las gracias si no se desmenuza!
118 Los razonamientos de Sibyl yo los encontraba convincentes, porque también a mí la Luna me
119 parecía algo inferior y repugnante; pero no conseguían calmar mi aprensión. Veía los mugro-
120 nes lunares torcerse en el cielo con movimientos sinuosos como si trataran de alcanzar o en-
121 volver algo: la ciudad estaba allí abajo, un halo de luz que veíamos aflorar sobre el horizonte
122 dentellado por la sombra de la skyline. ¿Se detendría a tiempo la Luna, como decía Sibyl,
123 antes de que uno de sus tentáculos llegase a agarrar la aguja de un rascacielos? ¿Y si antes
124 una de esas estalactitas que seguían alargándose y adelgazándose se despegaba, lloviéndonos
125 encima?
126 -Puede ser que algo caiga -admitió Sibyl sin esperar mi pregunta-, pero ¿qué nos importa? La
127 Tierra esta toda revestida de materiales impermeables, indeformables, lavables; aunque se
128 nos pegue un poco, ese fango lunar se limpia rápido.
129 Como si la seguridad de Sibyl me hubiera puesto en condiciones de ver alga que se estaba
130 verificando desde hacía un rato, exclamé: -¡Cierto, ahí cae algo! -y alcé el brazo para señalar
131 una suspensión de densas gotas de una papilla cremosa en el aire. Pero justo en el mismo
132 momento una vibración partió de la Tierra, un tintineo: y a través del cielo, en dirección
133 opuesta a los copos de secreción planetaria que bajaban, se levantó un vuelo menudísimo de
134 fragmentos sólidos, las escamas de la coraza terrestre que se desmigajaban: vidrios irrompi-
135 bles y láminas de acero y revestimientos de material aislador, aspirados por la atracción de la
136 Luna como en un remolino de granitos de arena.
137 -Daños mínimos -dijo Sibyl-, y sólo superficiales. Podremos reparar los desperfectos en poco
138 tiempo. ¡Que la captura de un satélite nos cueste algunas pérdidas, es lógico, pero vale la pe-
139 na, no se necesita ni pensarlo!
140 Entonces fue cuando oímos el primer chasquido de meteoritos lunares que caían sobre la Tie-
141 rra, un "¡splash!" fortísimo, un estruendo ensordecedor y al mismo tiempo desagradablemen-
142 te blando, que no quedó aislado sino que fue seguido por una serie como de aplastamientos
143 explosivos, de chasquidos de caramelos que caían de todas partes. Antes de que los ojos se
144 acostumbraran a percibir lo que caía, pasó un rato; a decir verdad, fui yo el que tardé porque
145 esperaba que los pedazos de la Luna fueran también luminosos, mientras que Sibyl los veía
146 ya y los comentaba con su tono despectivo, pero al mismo tiempo con una insólita indulgen-
147 cia: -Meteoritos blandos, me pregunto si se ha visto jamás una cosa parecida, cosas de Lu-
148 na… pero interesantes, a su manera…
149 Uno quedó colgado de la tela de alambre del cerco casi hundiéndolo con el peso, desparra-
150 mándose en el terrena y mezclándose en seguida con él, y yo empecé a ver de qué se trataba,
151 es decir, empecé a recoger sensaciones que me permitirían formarme una imagen visual de lo
152 que tenía delante, y entonces advertí otras salpicaduras más pequeñas diseminadas por todo el
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

153 pavimento de baldosas, algo como un lodo de moco ácido que penetraba en los estratos te-
154 rrestres, o mejor como un parásito vegetal que absorbía todo lo que tocaba incorporandolo a
155 su pulpa mucilaginosa, o como un suero en el que se aglomeraban colonias de microrganis-
156 mos atorbellinados y voracísimos, o un páncreas despedazado que tendía a juntarse abriendo
157 como ventosas las células de los bordes cercenados, o como…
158 Hubiera querido cerrar los ojos y no podía; pero oí la voz de Sibyl que decía: -Cierto que has-
159 ta a mí me da asco, pero si piensas que al fin, como está probado, la Tierra es diferente y su-
160 perior y estamos de este lado, creo que podemos por un momento darnos incluso el gusto de
161 hundirnos dentro, porque después de todo… -me volví rápidamente hacia ella. Su boca se
162 abría en una sonrisa que nunca le había visto: una sonrisa húmeda un poco animal…
163 La sensación que experimenté al verla así se confundió con el espanto provocado casi en el
164 mismo memento por la caída del gran fragmento lunar el que sumergió y destruyó nuestro
165 cottage y toda la avenida y el barrio residencial y gran parte del Condado en una única con-
166 moción caliente y melosa. Cavando en la materia lunar durante toda la noche logramos salir
167 de nuevo a la luz. Era el alba; la tempestad de meteoritos había terminado; la Tierra a nuestro
168 alrededor era irreconocible, recubierta por un altísimo estrato de fango empastelado de proli-
169 feraciones verdes y de organismos serpenteantes. De nuestras antiguas materias terrestres no
170 quedaba ninguna traza visible. La Luna iba alejándose por el cielo, pálida, irreconocible tam-
171 bién: aguzando la vista se la veía cubierta de una espesa capa de cascajos, añicos y cascotes,
172 brillantes, afilados, pulidos.
173 Lo que siguió es cosa conocida. Hace centenares de miles de siglos que tratamos de devolver
174 a la Tierra su aspecto natural de otro tiempo, que reconstruimos la primitiva corteza terrestre
175 de plástico y cemento y chapa y vidrio y esmalte y acrílico. Pero qué lejos estamos. Quién
176 sabe cuánto tiempo seguiremos condenados a hundirnos en la deyección lunar, putrefacción
177 de clorofila y jugos gástricos y rocío y grasas azoadas y crema y lágrimas. Cuanto nos falta
178 todavía para unir las chapas lisas y exactas del primigenio escudo terrestre a fin de borrar -o
179 esconder por lo menos- los aportes extraños y hostiles. Y con los materiales de ahora, ade-
180 más, armados a la buena de Dios, productos de una Tierra corrupta, que en vano tratan de
181 imitar las primeras, inigualables sustancias.
182 Los verdaderos materiales, los de entonces, dicen que ahora los hay sólo en la Luna, inutili-
183 zados y revueltos, y que sólo por eso valdría la pena ir: para recuperarlos. No quisiera hacer
184 el papel del que siempre tiene que decir cosas desagradables, pero la Luna sabemos todos en
185 qué estado esta, expuesta a las tempestades cósmicas, agujereada, corroída, gastada. Si va-
186 mos, sólo tendremos la desilusión de advertir que también nuestro material de entonces -la
187 gran razón y prueba de la superioridad terrestre- era cosa ordinaria, de corta duración, que ya
188 no sirve ni como cascote. Sospechas como éstas en un tiempo me hubiera guardada de trans-
189 mitirlas a Sibyl. Pero ahora -gorda, despeinada, perezosa, ávida de pastelitos con crema-,
190 ¿qué puede decirme todavía Sibyl?
Fonte: Italo Calvino, Tiempo Cero (Barcelona, Minotauro, 1985); traduzione: Aurora Bernár-
dez.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

Elsa Morante, Gli eccellenti Condottieri (1957)


1 Costante ci aveva lasciato, per la sera, del coniglio arrostito, e delle patate cotte nell'olio; ma
2 cercando negli altri vani della credenza, trovammo un pacco di pasta acquistata alla bottega,
3 un vaso di conserva e un pezzo di formaggio, ed essa dichiarò che con questi ingredienti po-
4 tevamo avere per cena anche la pasta condita. Quindi, rovistando nella cucina, essa ritrovò
5 pure qualche fascina secca, una secchia di carbone, e i fiammiferi; e tutta contenta decise che
6 intanto avrebbe subito acceso il fuoco, e messo su la pentola dell'acqua, aspettando mio padre
7 per buttare giú la pasta. Poi mi ripeté la medesima preghiera che m'aveva già fatto prima al
8 piano di sopra: di non lasciarla sola, in questa casa ancora sconosciuta per lei. E allora io mi
9 sdraiai là sulla panca, dopo aver preso dal cassetto un libro che in quell'epoca leggevo sempre
10 in cucina mentre mangiavo. Però, in quella serata cosí insolita, non avevo molta voglia di
11 leggere; e rimasi in ozio, appoggiato sui gomiti col libro davanti, senza nemmeno aprirlo.
12 La sposa, preparandosi ad accendere il fuoco, si mise a cantare, e io mi riscossi all'udire la
13 sua voce, che, nel canto, si faceva più agra e selvaggia. Ella andava su e giú dalla cassetta
14 delle fascine al focolare, con delle mosse avventate e fiere; aggrottava le ciglia, e aveva as-
15 sunto un'espressione rissosa. Pareva che, per lei, l'accensione del fuoco fosse una specie di
16 guerra, o di festa.
17 Non avendo trovato nessuna ventola in cucina, si dette a soffiare lei medesima sui carboni,
18 con grande energia; e io mi rammentai di una illustrazione delle Crociate, in cui si vedeva il
19 vento Aquilone, rappresentato come un arcangelo ricciuto, nell'atto di soffiare su una flotta.
20 A furia di soffi, i carboni finalmente furono accesi; e allora lei, per animare la fiamma, alzò
21 con le due mani il lembo davanti della propria gonna, e prese a sbatterlo furiosamente, come
22 una ventola, innanzi alla bocca del focolare. S'alzò un grande scoppio di faville, ma lei se-
23 guitò a sventolare la gonna con la foga violenta d'una ballerina gitana, e intanto cantava a
24 gola spiegata, dimenticandosi d'ogni timidezza, come fosse sola, e nella sua casa di Napoli.
25 Non cantava con abbandono sentimentale, ma con una asprezza infantile, spavalda; con certe
26 note acute che richiamavano qualche amaro canto animalesco: forse di cicogna, di uccelli
27 nomadi sui deserti. I carboni ormai divampavano, ed essa, riabbassata la gonna, andò all'ac-
28 quaio, e versò l'acqua nella pentola, senza smettere di cantare. Di una di quelle sue canzoni
29 (erano canzoni in lingua italiana, non in dialetto napoletano - e del tutto nuove per me) ram-
30 mento ancora un verso, che lei pronunciava nel seguente modo:
31 Forse ogni apascia già pronto ha il pugnal.
32 Incuriosito, le domandai che cosa volesse dire apascia (non avevo ancora mai sentito parlare
33 degli apaches e delle gigolettes che poi ho ritrovato in altre centinaia di canzoni), ed essa mi
34 rispose che veramente non lo sapeva nemmeno lei. Mi spiegò poi che quasi tutte le canzoni
35 che conosceva le aveva imparate ascoltando il radiogrammofono d'una sua vicina di casa. Era
36 una, quella, che aveva fatto molti soldi nel commercio, e poteva permettersi certe spese. Però,
37 era una brava cristiana e ogni volta che accendeva la radio, la apriva al massimo: e in tal mo-
38 do, tutti quanti, nel vicolo, standosene pacifici davanti alla soglia di casa loro, potevano as-
39 coltare le canzoni.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

40 Fra questi discorsi, avendo terminato i suoi preparativi, la sposa venne a sedersi in terra pres-
41 so la mia panca. Osservò il libro che, ancora chiuso, era rimasto lí dinanzi a me, e faticosa-
42 mente, alla maniera dei mezzo analfabeti, ne compitò il titolo:
43 LE VI-TE DE-GLI EC-CEL-LEN-TI CON-DO-TT-IE-RI
44 - Le vite degli eccellenti Condottieri! - ripeté. E mi guardò ammirata, come se, per il solo
45 fatto di leggere un libro simile, io stesso meritassi il rango di condottiero eccellente. Quindi
46 mi domandò se mi piacesse di leggere. Risposi:
47 - Eh! si capisce! certo che mi piace!
48 Allora, mortificata, ma tuttavia con una sorta di rassegnazione fatalistica (come chi riconosca
49 un fatto su cui non c'è speranza né rimedio), essa mi confessò che a lei, invece, il leggere non
50 piaceva: tanto che quand'era piccerilla e andava a scuola piangeva ogni mattina solo a rive-
51 dersi il libro davanti. Di classi, a scuola, era arrivata a terminare la seconda, e poi aveva
52 smesso.
53 A casa sua, a Napoli, i libri c'erano: c'era un grande romanzo, che le aveva dato la sua coma-
54 re, e in più i libri di studio di sua sorella, che faceva la terza. Ma lei, fino da piccerilla, aveva
55 concluso che la lettura dei libri era solo una penitenza, senza nessun frutto. A lei pareva che
56 dentro i libri ci fosse solo una confusione di parole. A che valevano tutte quelle parole là ste-
57 se, morte e confuse, su una carta? Oltre alle parole, lei in un libro non ci capiva nient'altro.
58 Ecco tutto quello che arrivava a capirci: delle parole!
59 Tu, - io le dissi, - parli come Amleto.
60 Avevo letto, in traduzione italiana, la tragedia di Amleto (oltre a quelle di Otello, di Giulio
61 Cesare e di re Lear), e disapprovavo assolutamente la condotta di questo personaggio.
62 - Chi è Amleto? - essa domandò.
63 Con una smorfia sprezzante le risposi: - Un buffone, - e a questa mia risposta ella dette in uno
64 scroscio di risa un po' nervose. Non capii subito perché rídesse tanto; ma presto mi resi conto
65 che la qualifica di buffone, da me data ad Amleto, essa, come naturale conseguenza dei miei
66 discorsi, se l'era presa anche per sé. A tale idea, anch'io mi abbandonai a ridere. Poi ridivenni
67 serio, e le spiegai:
68 - Amleto era un buffone, e il perché lo so io. Ma tu non hai niente a fare con lui: hai capito?
69 Lui era il Principe di Danimarca!
70 Vidi che, a simile rivelazione, il suo volto esprimeva un riguardo considerevole; e allora es-
71 clamai, risoluto:
72 - Non fare quella faccia servile! La maggior parte dei re e dei principi sono tutti dei buffoni.
73 Questa era una delle conclusioni più recenti alle quali io ero arrivato; e mi avvidi che non
74 potevo annunciarla alla mia ignorante ascoltatrice senza aggiungere qualche spiegazione
75 adatta:
76 - Non basta mica possedere un trono, - le dissi, - per meritare il titolo di re! Un re dev'essere
77 il primo valoroso di tutto il suo popolo. Per esempio: Alessandro il Macedone! Lui fu un vero
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

78 re! Lui, - aggiunsi con una certa invidia, - era il primo di tutto il suo popolo, non solo per il
79 valore, ma anche per la bellezza! Era di bellezza divina! Aveva dei capelli biondi, fatti a ricci,
80 che parevano un bell'elmo d'oro!
81 Essa mi ascoltava, al solito, con profonda attenzione e rispetto. Osservò, ammirata: - Tu sei
82 più guaglione di me e capisci tante cose! - Io proseguii, spazientito per quella sua parola gua-
83 glione:
84 - Ma di re come lui ce ne stanno pochi! E quelli che accettano il titolo di re, senza avere la
85 stessa bravura di lui, sai che cosa sono? sono dei fetenti senza onore, degli usurpatori del co-
86 mando!
87 - Certo, chi sta al comando deve fare bene più degli altri -, ella assentì urnilmente, con voce
88 timida, - perché se chi sta in alto non dà l'esempio, come si può mantenere, questo mondo?
89 Indi aggiunse, dopo una meditazione:
90 - Ma cosí va! pure chi sta in alto, non sempre si ricorda di pagare il suo debito al Signore!
91 Anche i potenti si sbagliano, mica solo i disgraziati. Eh, non sono tanti i cristiani che tengono
92 la giusta coscienza. Per questa il Figlio di Dio, lassú nel cielo, cammina ancora con la ghir-
93 landa di spini; e la sua passione, chi sa quando sarà finita!
94 Cosí dicendo, sospirava, come una fantastica monachella, sulle pene millenarie di quell'iddio
95 infelice (i suoi riccetti accompagnavano, dondolando, le sue deplorazioni). E senza ricordare
96 che parlava a un ateo, mi guardava con occhi confidenti e fraterni, come se le sue Certezze
97 Assolute concordassero con le mie!
98 Io mi limitai, tuttavia, in risposta, a sogguardarla con espressione tollerante. E ripresi, segui-
99 tando íl mio ragionarnento interrotto:
100 - La colpa è pure delle popolazioni! Si vede proprio chiaro, a leggere la Storia Mondiale, e
101 anche a guardare certi paesi! che una massa di gente non conosce l'unica speranza della vita,
102 e non capisce il sentimento dei veri re. Per questo si può vedere perfino che i più bei valorosi
103 stanno isolati, come dei feroci corsari. Nessuno li accompagna, fuorché la loro fedele scorta,
104 o magari un solo amico, che li segue sempre e li difende con la sua persona: l'unico che co-
105 nosce il loro cuore! Il resto della gente sta divisa da loro, come un branco di vili catturati,
106 buttati in fondo alla stiva della nave grandiosa!
107 - La nave grandiosa, - (l'avvertii a questo punto), - sono parole che t'ho detto per fare un sim-
108 bolo di poesia. Questi qua non sono discorsi materiali. La nave sarebbe: l'onore della vita!
109 Fra simili spiegazioni, m'ero drizzato, sedendomi a cavallo della panca. Era la prima volta
110 che svelavo a una persona umana i risultati delle mie solitarie meditazioni. La sua espressione
111 era assai grave, quasi religiosa. Rimasi un poco in silenzio, considerandola ogni tanto con
112 brevi occhiate prima di decidermi a parlare ancora; e alla fine le dissi:
113 - L'ideale di tutta quanta la storia mondiale sarebbe questo: che i veri re s'incontrassero con
114 una popolazione del loro stesso sentimento. Allora, potrebbero fare qualsiasi azione magnifi-
115 ca, potrebbero mettersi a conquistare perfino il futuro!
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

116 «A uno non basta la contentezza di essere un valoroso, se tutti quanti gli altri non sono uguali
117 a lui, e non si può fare amicizia. Il giorno che ogni uomo avrà il cuore valoroso e pieno d'ono-
118 re, come un vero re, tutte le antipatie saranno buttate a mare. E la gente non saprà più che
119 farsene, allora, dei re. Perché ogni uomo, sarà re di se stesso!!
120 Quest'ultima idea - altisonante e grandiosa - suonò nuova ai miei stessi orecchi, giacché m'era
121 nata in quel preciso minuto, come niente, discorrendo, senza che mai l'avessi pensata prima; e
122 me ne rallegrai, fra me, come di una vera scoperta filosofica, degna di un primario pensatore!
123 A un'occhiata, potei accorgemi che il viso della mia ascoltatrice come un devoto specchio,
124 s’era illuminato, anch'esso, di un'ammirazione raggiante! E allora, accendendomi di nuova
125 foga, proclamai, con baldanza e sícurezza:
126 - Io voglio leggere tutti i libri di scienza e di vera bellezza: mi farò istruito come un grande
127 poeta! E per il resto, quanto a forza, per quella sono a posto: posso fare qualsiasi esercizio, ho
128 incominciato a addestrarmi da quando avevo sette o otto mesi. Ancora un paio d'estati, e vo-
129 glio vedere chi ce la fa, contro di me: si presentasse pure un campione internazionale! Poi,
130 alla prima occasione, devo imparare l'uso delle armi, e avvezzarmi a combattere. Appena
131 avrò l'età, io, dovunque si combatte, andrò volontario, per fare la mia prova! Voglio compiere
132 delle azioni gloriose, da fare imparare il mio nome a tutti quanti! Questa parola: Arturo Gera-
133 ce si deve conoscere per tutti i paesi!
134 Essa incominciò a ridere di un piccolo riso incantato, fanciullesco mirandomi con una fede
135 assoluta: come se io fossi uno dei suoi fratelli, disceso a raccontarle le prodezze che fa l'Ar-
136 cangelo Michele in Paradiso.
137 Allora, non esitai più a farle sapere anche i miei progetti più gelosi e ambiziosi: e non soltan-
138 to quelli a cui credevo ancora, in coscienza, come a cose attuabili; ma pure quelli leggendari,
139 che avevo meditato da ragazzino, e che non potrebbero avverarsi mai. Io adesso, alla mia età,
140 non ignorava più che certi miei antichi progetti erano favole; ma glieli dissi lo stesso, ben
141 sapendo che lei, tanto, m'avrebbe creduto.
142 - Beh, e poi, - incominciai, - quando sarò diventato il primo valoroso, proprio come un vero
143 re, sai che farò? Andrò coi miei fedeli a conquistare le popolazioni, e insegnerò a tutta la gen-
144 te la vera bravura! e l'onore! A tutti quei disgraziati, svergognati, glielo farò capire io, quanto
145 sono ignoranti! C'è un mucchio di gente, che, appena nasce, si prende paura, e rimane sempre
146 con la paura di tutte le cose! Io voglio spiegare a tutti quanti la bellezza del valore, che vince
147 la misera víltà!
148 «E una delle imprese che farò, sarà questa. Prossimamente, come t'ho detto, mio padre e io ce
149 ne andremo assieme lontano, per molto tempo, finché un giorno ci vedono sbarcare qua a
150 Procida, a capo d'una superba flotta. Tutta la gente ci acclama, e i Procidani, col nostro esem-
151 pio, si fanno i più bravi eroi di tutte le nazioni, come i Macedoni; e anche molto alteri, e sig-
152 norili, come fossero fratelli a mio padre. Saranno nostri fedeli, e ci seguiranno nelle nostre
153 azioni. Per prima cosa, andiamo all'assalto del Penitenziario, a liberare tutti i carcerati; e in
154 cima alla fortezza issiamo una bandiera con una stella, che si vedrà per tutta quanta la marina
155 intorno!
156 «L'isola di Procida sarà tutta imbandierata, come una bella nave: diventerà meglio di Roma!
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

157 Qua, in aria di sfida, io la fissai in volto. Difatti, in seguito al parere da lei espresso in carroz-
158 za, poche ore prima, circa i galeotti e le galere, esisteva tuttora una questione sospesa, su
159 questo punto, fra noi due! Ma sul suo volto, adesso, il mio sguardo non trovò altro che una
160 solidarietà esultante, come se ella già fosse impaziente di vedere la mia bandiera sventolare
161 sulla rocca dell'isola, e già se ne promettesse una gran festa di canti e balli! Allora, a conclu-
162 sione dei miei discorsi, io ripresi a dire, battendo la copertitina degli Eccellenti Condottieri
163 col rovescio della mano:
164 - Questo qui non è un libro di racconti inventati, è proprio storia vera, è scienza! I condottieri
165 storici, pure i più famosi come Alessandro di Macedonia, non erano persone fatate (le perso-
166 ne fatate sono favole); erano persone uguali alle altre in tutte le cose, fuorché nei pensieri!
167 Uno, per principiare a essere come loro, e anche meglio di loro, deve prima tenere nella men-
168 te certi veri, grandi pensieri… E questi pensieri, io li so!
169 - Che pensieri…? - interrogò essa, intenta.
170 - Beh, - io le confidai dopo qualche esitazione, corrugando i cigli, - il primo pensiero, il mas-
171 simo di tutti, è questo: Non bisogna importarsene della morte!
172 Cosí, ormai, le avevo svelato perfino la famosa reticenza del mio famoso Codice: la più spa-
173 valda, cioè, e la più difficile delle mie Certezze Assolute (e anche la mia suprema, più segreta
174 incertezza!) Essa approvò, in tono grave:
175 - Questa, è la prima verità -. E aggiunse:
176 - Che ce la insegna pure Iddio.
177 Ma,a questo punto, io quasi non la ascoltavo più. Ero pieno di una tale soddisfazione, che non
178 avevo più pazienza di stare a discorrere.
179 Sbuffai. Subitamente, la cucina mi pareva una prigione. Avrei voluto esscre nel pieno dell'es-
180 tate, di mattina, sulla spiaggia, e arrampicarmi sulle rocce, tuffarmi, rivoltarmi nell'acqua; ero
181 preso da una voglia impaziente di giocare e di fare prodezze. D'un tratto mi volsi a lei con
182 impeto: - Guarda! - le gridai. E sfilatemi le scarpe, rapido presi la rincorsa dalla parete oppos-
183 ta verso l'inferriata della finestra, alta forse due metri da terra. In un balzo solo fui aggrappato
184 con le mani a una delle sbarre di mezzo; e quasi nel medesimo istante, con una spinta impe-
185 tuosa delle gambe e di tutto il corpo, mi portai coi piedi fra due sbarre più alte, arrovesciando
186 indietro il collo. Da questa posizione, potei scorgere lei, fra tutti i suoi riccioli, che applaudi-
187 va estasiata.
188 Provavo un senso di estrema felicità. Eseguita una specie di capriola, mi ritrovai sospeso con
189 le mani all'inferriata, e mi divertii a fare lo spiritoso con volteggi e altalene; quindi esclamai:
190 - Guarda! la bandiera!
191 E afferrandomi alle sbarre con una sola mano, forzai coi muscoli del braccio, fino a protende-
192 re il corpo in fuori, come un vessillo. Mantenni questa posa per vari secondi, alla maniera
193 d'un virtuoso che tiene la nota; alla fine, mi lasciai cadere giú a terra, e di qua, avventandomi,
194 partii di corsa in un grande salto, come attraverso un ponte aereo, e piombai dritto e a piedi
195 uniti sulla tavola, tre o quattro metri più in là.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

196 Essa mi contemplava come se io fossi balzato non su una tavola di cucina, ma sulla tolda di
197 una nave conquistata; e io, trascinato dal mio slancio, mi sentivo oramai quasi un mozzo leg-
198 gendario, che volava con destrezza fantastica dal cassero, alle torri, alle vedette! Feci così
199 mostra di altri vari esercizi simili, tutti assai ammirati da lei.
200 Alla fine, ritornai presso di lei, e mi sedetti in terra. Avevo i piedi nudi, perché, le calze,
201 erano fra quegli indurnenti di cui mio padre e io facevamo spesso a meno. Le mie scarpe gia-
202 cevano là sui pavimento, a poca distanza da me; allungando il piede, io ne afferrai una fra
203 l'alluce e il medio, e con fierezza dissi:
204 - Guarda! ho il piede prensile.
205 Essa ammirò questa mia capacità non meno delle altre mie bravure precedenti; e io le spiegai
206 che solo da poco tempo, con l'esercizio, avevo acquistato una simile capacità. Qui a Procida,
207 soggiunsi, da quando ero nato, io facevo la vera vita del marinaio. E un marinaio, secondo
208 una sentenza da me letta in un libro d'avventure, deve possedere l'agilità della scimmia, l'oc-
209 chio dell'aquila e il cuore del leone!
210 Le raccontai poi la storia, letta da ragazzo, di un pirata che aveva perduto entrambe le mani in
211 combattimento, e, da allora, al posto degli arti mancanti portava sempre due pistole cariche,
212 strettamente legate ai moncherin! Egli aveva imparato a sparare le sue pistole premendone il
213 grilletto col piede, e aveva acquistato una mira infallibile, tanto che nel romanzo veniva men-
214 zionato sempre come il Monco Infernale, o anche Lo Sterminatore del Pacifico.
215 - Quante cose sai! - ella osservò, con umiltà devota; poi, levando la testa come se cantasse,
216 esclamò in un sorriso felice, impulsivo: - Quando sarai diventato uguale a un re, ti verremo
217 tutti a onorare. Io ci porterò pure mia madre e mia sorella! ci voglio portare tutto il Pallonet-
218 to! e tutta Chiaia! e tutta Napoli!
219 Rimase a fantasticare un momento, e aggiunse, quasi in segretezza: - Ci credi, Artú? quando
220 tu dici questuo pensiero, che vuoi diventare uguale a un re, a me pare di vederti, come fosse
221 già proprio vero, naturale: vestito magnificamente, con una bella camicia di seta, coi botton-
222 cini d'oro, e il manto, e la corona d'oro, e tanti begli anelli preziosi…
223 - Eh! - io la interruppi, con superba noncuranza, - che vai pensando? La corona e il manto
224 eccetera!!! Si dice questa parola: re, e tu pensi subito ai re titolati! I re che dico io sono re
225 speciali, che non vanno vestiti da buffoni come dici tu.
226 - E come vanno vestiti? - ella domandò interdetta, ma tuttavia curiosa.
227 - Vanno vestiti senza curarsi, come gli pare! - io dichiarai pronto. Indi subito, senza doverci
228 pensare troppo, precisai:- D'estate, con un paio di pantaloni e una camicia qualsiasi, magari
229 pure stracciata e sbottonata… e… così.. un fazzoletto fiorato al collo… E d'inverno, con una
230 giacca qualsiasi, per esempio, a quadri… insomma, sportiva!
231 Ella sembrava un poco delusa; ma, dopo un momento, i suoi occhi mi rimirarono con ingenua
232 dedizione, e disse convinta, tentennando il capo:
233 - Eh, tanto, tu, seppure ti vesti da pezzente, sembri un principino lo stesso…
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

234 Io non risposi, rimanendo a labbra serrate, per mostrare indifferenza; quand'ecco, là per là,
235 d'un tratto uscii a ridere, tanto quel complimento mi faceva piacere.
236 Di lì a poco, si udí il passo di mio padre che scendeva le scale; e il più misterioso di tutti ri-
237 comparve fra noi.
238 Si vide allora che l'acqua della pentola, bollendo da un pezzo, era per metà evaporata, senza
239 che noialtri due ce ne accorgessimo; e le braci s'erano quasi consunte. Questa fatto ritardò la
240 cena, e, nell'attesa, mio padre incominciò a bere del vino d'lschía, che era il suo preferito. Egli
241 s'era levato dalla siesta riposato, e di umore ridente,e pareva contento, come a un gioco, di
242 cenare noi tre assieme, nel Castello dei Gerace. Questa sua allegria esaltò tutti: e la serata
243 prese un'aria di grande festa.
Fonte: Elsa Morante, L’isola di Arturo (Torino, Einaudi, 2008).
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

Els estrenus cabdills


1 En Costante ens havia deixat, per a sopar, conill rostit i patates fregides, però en un altre pres-
2 tatge del tinell trobàrem un paquet de fideus comprats a la tenda, un pot de conserva i un tros
3 de formatge, i la núvia digué que amb tots aquells ingredients podíem preparar, a més a més,
4 un bon plat de fideus. Resseguia els racons de la cuina i trobà un davantal, un feix de llenya
5 seca, mig sac de carbó i una capsa de cerilles. Tota contenta es posà a la feina mentre deia
6 que encendria foc i posa- ria una olla d'aigua a bullir, perquè, quan arribés el pare, tot esti-
7 gués a punt per a coure els fideus. Després em repetí el que ja m'havia dit dalt, al dormitori:
8 que no la deixés sola en aquella casa que ella encara no coneixia. Vaig treure del calaix de la
9 taula un llibre que aleshores solia llegir mentre menjava i em vaig estirar damunt l'escó. Però
10 aquella vetlla era tan diferent de les altres, que no tenia ganes de llegir i vaig quedar-me oci-
11 ós, descansant sobre els colzes, amb el llibre davant meu, sense ni tan sols obrir-lo.
12 Mentre encenia el foc, la núvia es posà a cantar i jo vaig tenir com una esgarrifança; la seva
13 veu, en el cant, encara es tomava més aspra i salvatge. Ella anava i venia del llenyer a la llar
14 de foc, diligent i desimbolta; arrufava les celles i tenia una expressió resoluda. Semblava que,
15 per a ella, encendre foc era una mena de guerra o de festa ritual.
16 Com que no trobà cap ventall, ella mateixa bufava el foc amb molta força, i allò em va recor-
17 dar una il·lustració de la Història de les Croades, en la qual hom veia el vent Aquiló, repre-
18 sentat com un arcàngel de cabells arrissats, en el moment en què empenyia una flota bufant
19 contra les veles de les naus. A força de bufades el foc prengué, i aleshores ella, per tal d'avi-
20 var la flama féu servir enèrgicament de ventall el davantal que portava. S'aixecà un remolí
21 d'espurnes, però ella continuava ventant amb la violència d'una ballarina gitana; mentrestant,
22 cantava estentòriament oblidada tota timidesa, com si es trobés sola a la seva caseta de Nà-
23 pols.
24 No cantava amb abandó sentimental, sinó amb aspror infantil, gairebé amb desvergonyiment.
25 Llançava unes notes agudes que semblaven xiscles de cigonya o dels ocells nòmades que
26 sobrevolen els deserts. Al fogar ja hi havia un bon braser, i aleshores deixà caure el davantal i
27 s'acostà a l'aigüera, on omplí una olla d'aigua sense para de cantar. D'un d'aquelles cançons,
28 que cantava en italià i no pas en dialecte napolità - i m'eren del tot desconegudes -, recordo
29 encara un vers que deia, segons ella:
30 Forse ogni apascia già pronto ha il pugnal!
31 Encuriosit, li vaig preguntar què volia dir «apatxe» -perquè jo aleshores encara no havia sen-
32 tit parlar dels apatxes ni de les gigolettes, que després he trobat en moltes cançons-, i em va
33 respondre que ella tampoc no ho sabia. Em contà que gairebé totes les cançons que sabia les
34 havia apreses escoltant la ràdio-gramola d'una veïna seva que havia fet qui sap els diners co-
35 merciejant i podia permetre's certes despeses. Però era una dona molt com cal. Cada cop que
36 engegava la ràdio la posava tan forta com podia, i així tots els veïns l'escoltaven asseguts a la
37 porta de llurs cases.
38 Mentre xerrava, no parava de feinejar, Quan estigué llesta, vingué a asseure's a terra, al peu
39 de l'escó on jo estava estirat. Allargant el coll, mirà el llibre, encara tancat, que jo tenia da-
40 vant, i en confegí el títol, com fan els qui tot just saben de llegir:
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

41
42 LES VI-DES DELS ES-TRE-NUS CAB-DILLS
43 - «Les vides dels estrenus cabdills!» - repetí.
44 I em mirà amb admiració, com si el sol fet de llegir un llibre semblant em posés a l'altura d'a-
45 quells coratjosos cabdills. Em preguntà si m'agradava de llegir.
46 - És clar que sí! M'agrada molt! - vaig respondre.
47 Aleshores, mortificada, amb una mena de resignació fatal, com de qui reconeix un fet lamen-
48 table que no té remei, em confessà que a ella no li agradava gens, fins al punt que, quan de
49 marreca anava a l'escola, només de veure el llibre es posava a plorar. Havia arribat a fer la
50 segona classe, i després no tornà més a l'escola.
51 A casa seva n'hi havia uns quants, de llibres. Una novel·la que li havia regalat la seva padrina
52 i els llibres d'estudi de la seva germana, que feia el tercer grau. Ella creia, des de menuda, que
53 els llibres eren una penitència sense cap profit. Li semblava que dins els llibres només hi ha-
54 via una barreja de paraules de les quals no es podia treure l'entrellat. ¿Què volien dir totes
55 aquelles lletres arrenglerades allà, mortes i negres damunt el paper? Fora de les paraules, ella
56 no hi veia res, en els llibres. Era l'única cosa que en podia entendre: les paraules.
57 - Parles com Hamlet!- li vaig dir.
58 Jo havia llegit en una versió italiana la tragèdia de Hamlet, a més de la d’Otel·lo, de Juli Cè-
59 sar i del rei Lear, i desaprovava en absolut la conducta del primer.
60 -Qui és aqueix Hamlet? - preguntà.
61 Amb una ganyota despectiva vaig dir:
62 -Un bufó.
63 En sentir aquesta paraula, ella féu una rialla nerviosa. De moment no vaig comprendre per
64 què reia, però aviat vaig adonar-me que en dir jo que Hamlet era un bufó, cregué, com una
65 conseqüència natural del que li havia dit abans, que també em referia a ella. I aleshores jo
66 tampoc no em vaig poder estar de riure. Però de seguida em vaig posar seriós i li vaig aclarir:
67 -Hamlet era un bufó, i jo sé per què. Però tu no tens res a veure amb ell, entens ? Ell era prín-
68 cep de Dinamarca.
69 Davant aquesta revelació, el seu rostre mostrà un respecte considerable, i aleshores vaig ex-
70 clamar:
71 -No facis aquesta cara servil! La majoria dels reis i dels prínceps són uns bufons.
72 Feia molt poc temps que havia arribat a semblant conclusió i vaig creure que no podia enun-
73 ciar-la a la meva ignara interlocutora sense una explicació adequada.
74 -No n'hi ha prou de posseir una corona per a merèixer la dignitat de rei. Un rei ha de ser l'ho-
75 me més coratjós de tot el seu reialme. Per exemple, Alexandre Magne sí que va ser un rei de
76 debò. Ell -vaig afegir amb una mica d'enveja- era el primer de tot el seu poble, no solament
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

77 pel valor, sinó també per la bellesa. Era d'una bellesa divina! Tenia uns cabells rossos tots
78 arrissats, que semblaven un elm d'or!
79 Ella m'escoltava atentament, respectuosament. De sobte observà amb els ulls plens d'admira-
80 ció:
81 -Tu ets més petit que jo i saps tantes coses!
82 Una mica neguitós per allò de petit, vaig prosseguir:
83 -Però, de reis com ell, n’hi ha molt pocs. ¿I saps que son els qui accepten el títol de rei sense
84 tenir el coratge que cal per a ser-ho? Són uns miserables sense honor, uns usurpadors del po-
85 der!
86 -Això sí. Els qui manen han de ser més bons que els altres - assentí ella humilment, amb veu
87 tímida-. Si els qui són dalt no donen l'exemple, ¿com pot anar bé el món?
88 I, després de meditar una mica, afegí:
89 -I no hi va pas gaire, de bé! Els qui governen no es recorden sempre de pagar el que deuen al
90 Senyor. També els poderosos s'equivoquen. Ah, són molts els cristians que no tenen la cons-
91 ciència tranquil·la! Per això el Fill de Déu, dalt del cel, encara porta la corona d'espines, i qui
92 sap quan s'acabarà la seva passió!
93 I dient això sospirava com una mena de monja, a causa dels mil·lenaris sofriments d'un déu
94 infeliç i els seus rínxols acompanyaven amb llur balanceig aquelles lamentacions. I, sense
95 recordar-se que parlava amb un ateu, em mirava amb ulls confiats i germanívols, com si les
96 seves Certeses Absolutes coincidissin amb les meves. Em vaig limitar a mirar-la de reüll,
97 amb aire tolerant. I, reprenent el meu discurs, vaig dir:
98 -La culpa és també del poble! Això es veu tot seguit llegint la Història Universal i mirant el
99 que passa a certs països on una gran massa de gent és incapaç de conèixer l'única esperança
100 de la vida, incapaç de comprendre les idees dels veritables reis. Per això veiem que els homes
101 més coratjosos resten aïllats, com uns ferotges corsaris. Ningú no els segueix, fora d'una es-
102 corta de companys fidels, o a vegades un sol amic que els acompanya arreu i, si cal, els de-
103 fensa fins a jugar-se la vida; i aquest és l'únic que coneix i estima llur valor! Els altres es tro-
104 ben lluny d'ells, com un grapat de miserables captius, estibats com un llast al ions de la bode-
105 ga de la nau grandiosa. La nau grandiosa - vaig aclarir - és un símbol, una figura poètica.
106 Aquestes no són paraules materials. La nau significa l'honor de la vida.
107 A mesura que enraonava m'havia anat dreçant, fins a trobar-me encamellat damunt l'escó. Per
108 primer cop revelava a algú les meves meditacions solitàries. L'expressió de la núvia era molt
109 greu, gairebé religiosa. Vaig fer una pausa, tot llançant-li de tant en tant ràpides ullades,
110 abans de decidir-me a continuar el meu parlament.
111 -L'ideal de la història del món - vaig continuar - fóra aquest: que els reis de debò trobessin un
112 poble digne d'ells. Aleshores podrien emprendre les accions més magnífiques, podrien inten-
113 tar la conquesta del futur! No n'hi ha prou que el rei sigui valent si els altres són covards, per-
114 què entre valents i covards no hi pot haver amistat ni entesa. El dia que cada home tindrà el
115 cor coratjós i honrat, com el d'un veritable rei, tots els odis i totes les enveges seran llençades
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

116 per la borda. I els pobles no sabran què fer-ne, dels reis, perquè cada home serà ell mateix, un
117 rei.
118 Aquesta darrera idea -altisonant i grandiosa- se m'acabava d'ocórrer en aquell moment i em
119 sorprengué com una cosa nova. Mai no l'havia pensada abans. Em va sortir sense més ni més,
120 tot enraonant. I me'n vaig alegrar, com d'un autèntic descobriment filosòfic digne d'un pensa-
121 dor de primera.
122 Amb un cop d'ull em vaig adonar que el rostre de la meva oïdora, com un mirall amatent i
123 devot, refulgia d'admiració. I aleshores, amb renovada empenta, vaig proclamar, aplomat i
124 enèrgic:
125 -Vull llegir tots els llibres de ciència i les obres de més gran bellesa; vull ser savi i inspirat
126 com un gran poeta! De força, ja en tinc, i puc fer qualsevol exercici; vaig començar a entre-
127 nar-me quan tenia set o vuit mesos. Dos estius més, i vejam qui se les podrà heure amb mi, ni
128 que sigui un campió internacional! Després, així que pugui, haig d'aprendre el maneig de les
129 armes i d'acostumar-me a combatre. Més tard, quan ja tindré l'edat convenient, me n'aniré de
130 soldat voluntari a qualsevol guerra i faré la prova! Vull portar a terme accions glorioses i no
131 pararé fins que tothom conegui l'Arturo Gerace! El meu nom ha de sonar arreu del món!
132 La núvia començà a riure amb una rialleta encantadora i infantil: em mirava amb una fe abso-
133 luta, com si jo fos un dels seus germanets, baixat del Paradís per contar-li les proeses de l'ar-
134 càngel sant Miquel.
135 Aleshores no vaig titubejar a revelar-li els meus projectes més secrets i ambiciosos; no tan
136 sols els que a consciència creia encara realitzables, sinó fins i tot els més llegendaris, els que
137 havia anat meditant a través dels anys i que en aquell moment ja considerava impossibles. A
138 la meva edat no ignorava que certs projectes eren pures faules, però també els hi vaig expo-
139 sar, sabent que ella no faria distinció entre els uns i els altres.
140 Vaig prosseguir, doncs, amb aquestes paraules:
141 -Quan m'hauré convertit en l'home més coratjós del món, igual que un rei dels de debò, saps
142 què faré? Amb els meus fidels companys, emprendré la conquesta dels pobles per tal d'ense-
143 nyar-los el veritable coratge i la llei de l'honor. Faré comprendre a tots aqueixos desgraciats, a
144 tots aqueixos poca-vergonyes, que són una colla d'ignorants. Són gent que ja neixen amb la
145 por al cos i es passen tota la vida acovardits. Vull ensenyar a tothom la bellesa del coratge,
146 d'aquesta virtut capaç de vèncer la mísera vilesa. Portaré a cap grans empreses, i una de les
147 primeres serà aquesta: molt aviat, com t'he dit, el pare i jo partirem plegats, molt lluny, per
148 molt temps. I un dia tornarem a Pròixida al davant d'una poderosa flota. Tothom ens aclama-
149 rà, i els proixitans seguiran el nostre exemple i esdevindran els homes més valents del món,
150 com els macedonis, i seran altius i senyorívols i ens ajudaran en les nostres grans accions.
151 Primer de tot, assaltarem el presidi per tal d'alliberar tots els presos, i al cim de la fortalesa
152 hissarem una bandera amb una estrella, que es veurà de molt lluny. L'illa de Pròixida sembla-
153 rà una bella nau embanderada al mig del mar! I esdevindrà millor que Roma!
154 Vaig fitar la núvia amb aire de repte. De fet, entre ella i jo, hi havia una qüestió pendent, des
155 que unes hores abans, al cotxe, havia expressat el seu parer sobre els presidis i els presidiaris.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

156 Però, aleshores, en el seu rostre no vaig veure sinó senyals d'una solidaritat exaltada, com si li
157 trigués de veure la meva bandera onejant a la torre més alta de l'illa i pressentís una gran festa
158 de cants, de danses i lluminàries. Finalment, tot descarregant un seguit de cops de puny sobre
159 les tapes dels Estrenus cabdills, vaig reblar la meva arenga amb aquestes paraules:
160 -Aquest no és un llibre de relats imaginaris, sinó història de debò, pura ciència! Els cabdills,
161 com Alexandre Magne, no eren personatges embruixats; els personatges embruixats són in-
162 vencions ridícules, però ells eren homes de carn i ossos com tots, llevat de la grandesa de
163 llurs idees. Si un vol arribar a ser com ells, o millor que ells, ha de tenir al cervell unes certes
164 veritats, uns pensaments sublims… I jo sé quines són aquestes veritats i aquests pensaments!
165 -Quins pensaments són, aquests? - preguntà ella amb avidesa.
166 -Quins són… ? - vaig dir.
167 Dubtava de dur més enllà les meves confidències. Vaig arrufar les celles. Finalment, no em
168 vaig saber estar de confessar-li:
169 -La primera i més important de totes aquestes idees és la següent: Cal menysprear la mort!
170 Així fou com vaig arribar a revelar-li allò que constituïa el punt crític del meu famós Codi, la
171 més revessa de les meves Certeses Absolutes, i, de fet, la meva suprema i secreta incertesa.
172 Ella aprovà en to greu:
173 -És una gran veritat. - I afegí: - Ens l'ensenya el mateix Déu.
174 Però jo a penes l'escoltava. Em sentia tan satisfet, tan curullat, que ja no tenia esma de conti-
175 nuar discursejant.
176 Esbufegava. Sobtadament, la cuina em semblà una presó. Hauria volgut trobar-me a la platja,
177 un matí d'estiu, per tal de grimpar per les roques i capbussar-me i rebolcar-me pel rompent.
178 Sentia un afany terrible de córrer, de saltar, d'arriscar-me en exercicis violents i perillosos. De
179 cop em vaig tombar cap a ella i vaig cridar com un foll:
180 -Mira!
181 Ràpidament em vaig descalçar i, prenent embranzida, vaig córrer cap a la paret oposada on, a
182 dos met es de terra ressortia la reixa de la finestra. D'un bot vaig engrapar amb les dues mans
183 un dels barrots del mig, i, gairebé al mateix instant, projectava impetuosament les cames cap
184 enlaire i em quedava cap per avall; amb els peus tocava les barres més altes. Aleshores vaig
185 torçar el coll i vaig veure la núvia amb tots els seus rínxols, que aplaudia amb entusiasme.
186 Experimentava una sensació d'extrema felicitat. Després d'una mena de cabriola, vaig quedar
187 penjat amb les mans a la reixa i em vaig divertir fent el graciós, amb giravoltes i gronxades,
188 fins que de cop vaig exclamar:
189 - Mira, la bandera!
190 I aferrant-me als barrots amb una sola mà, vaig treure el cos enfora, com un estendard. Vaig
191 mantenir aqueixa posició uns quants segons, com un cantant que aguanta una nota alta. Fi-
192 nalment vaig deixar-me caure a terra, i tot seguit, donant-me aire, vaig fer un gran salt, en
193 direcció de la taula, on vaig aterrar, dret i amb els peus junts. .
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

194 Ella em mirava, no pas com un que salta sobre una taula de cuina, sinó sobre la coberta d'una
195 nau enemiga, i jo ja em sentia empès per un destí heroic i volava del castell de popa al pont
196 de comandament i a la torre dels guaites! Encara vaig fer d'altres exercicis d'agilitat i destre-
197 sa, que també foren entusiàsticament admirats.
198 Finalment vaig tornar prop d'ella i em vaig asseure a terra. Anava amb els peus nus, perquè
199 els mitjons eren peces de vestir que tant el pare com jo teníem avorrides. Les meves sabates
200 reposaven allà, a una passa de mi. Vaig estirar la cama i, amb dos dits del peu, vaig aferrar
201 una sabata, mentre deia amb orgull:
202 - Mira! Puc agafar les coses amb el peu!
203 La núvia admirà aquesta habilitat no menys que les altres proves. Li vaig explicar que havia
204 adquirit aquella aptitud darrerament, després de molt temps d'exercitar-m'hi.
205 -Aquí a Pròixida -vaig afegir-, faig vida de mariner des que vaig néixer. I un mariner, segons
206 una sentència estampada en un cert llibre, ha de posseir «l'agilitat d'un simi, la mirada d'una
207 àguila i el cor d'un lleó». Aleshores li vaig contar la història d'un pirata que havia llegit anys
208 enrera; d'un pirata que havia perdut totes dues mans en un combat i, des d'aleshores, en lloc
209 d'aquells membres portava sempre dues pistoles carregades, estretament lligades als mo-
210 nyons. Havia après de disparar les pistoles prement el gallet amb el peu, i havia adquirit una
211 punteria tan infal·lible, que a la novella li deien el Manc Infernal i també l'Exterminador del
212 Pacífic.
213 - Que en saps, de coses! - remarcà amb humil devoció la núvia.
214 Després, alçant el cap com qui va a cantar, digué, feliç i impulsiva:
215 - Quan arribaràs a ser com un rei, vindrem tots a honrar-te. Portaré la mare i la germana. Vin-
216 dran tots els del Pallonetto, tots els de Chiaia, tot Nàpols!
217 I, deixant-se endur per la fantasia, afegí gairebé en secret:
218 -Saps què, Artú! Quan dius totes aquestes coses, que vols arribar a ser un rei, em sembla que
219 ja et veig, com si tot ja fos veritat: et veig vestit magníficament, amb una finíssima camisa de
220 seda, amb botons d'or, i un mantell, i la corona d'or, i molts anells preciosíssims…
221 La vaig interrompre amb una ganyota de fàstic:
222 -Què dius? Ve't aquí en què penses! La corona i el mantell i tot això… Un diu «rei», i tu ja
223 t'imagines qualsevol d'aquests reis amb títol. Els reis que jo dic són reis especials, que no van
224 vestits com bufons.
225 -Com van vestits, doncs ? - preguntà intimidada, però encuriosida.
226 -Van vestits com els sembla! - vaig declarar sense pensar-m'hi.
227 I tot seguit vaig precisar, una mica a l'atzar:
228 -A l'estiu porten uns pantalons i una camisa qualsevol, estripada i sense botons, tant se val! I
229 un mocador florejat al coll… I a l'hivern… , a l'hivern porten una americana com totes; per
230 exemple, de quadres… , esportiva.
Facultat de Filologia, Traducció i Comunicació Introduzione ai testi letterari in italiano
prof. Andrea Bombi

231 Semblà una mica desil·lusionada, però al cap d'un moment els seus ulls em miraren amb in-
232 genu convenciment, i digué tot movent el cap en senyal d'aquiescència:
233 -Al capdavall, tu, encara que anessis vestit com un captaire, semblaries un petit príncep…
234 No vaig respondre i vaig serrar els llavis, per tal de mostrar indiferència; però de sobte em
235 vaig posar a riure, perquè aquell compliment m'havia afalagat molt.
236 Tot d'una vam sentir els passos del pare, que baixava l'escala. Al cap d'un moment, el gran
237 misteriós tornava a ser entre nosaltres.
238 Aleshores ens adonàrem que l'aigua de l'olla, que estona ha que bullia, s'havia evaporat en
239 bona part, i que les brases gairebé s'havien consumit. Això retardà una mica el sopar, i, tot
240 esperant-lo, el pare començà a beure vi d'Ísquia, que era el que li agradava més. La sesta l'ha-
241 via assossegat i se'l veia content i de bon humor. Allò de sopar tots tres junts al Castell dels
242 Gerace semblava divertir-lo com un joc. La seva alegria ens exaltà tots, i la vetlla prengué un
243 aire de gran festa.
Fonte: Elsa Morante, La meva illa (l’isola di Arturo). Memòries d’un noi (Barcelona, Proa,
1981), traduzione di Joan Oliver.

Potrebbero piacerti anche