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TRATTAMENTI TERMICI DEGLI ACCIAI

Trattamenti termici degli acciai

Interazione tra le curve di raffreddamento corrispondenti a


diversi trattamenti termici e le curve CCC di un acciaio
eutettoidico

Ricottura e normalizzazione
➜ Il trattamento di ricottura è finalizzato al ripristino delle condizioni di equilibrio, chimico,
strutturale, meccanico. Nella ricottura completa, l’acciaio viene riscaldato lentamente fino ad arrivare
nella regione austenitica (circa 40° sopra A3 per gli acciai ipoeutettodici, A1 per gli eutettoidici, comunque
A1 per gli ipereutettoidici), mantenuto a quella temperatura un tempo necessario per ripristinare le
condizioni di equilibrio evitando, al contempo, pericoli di ingrossamento del grano austenitico ed infine
raffreddando lentamente, in forno spento. Si ottiene una struttura ferritico-perlitica (per gli ipoeutettoidici),
non particolarmente resistente, ma duttile e malleabile. Nella ricottura di lavorabilità (o distensione), il
riscaldamento è effettuato a temperatura inferiore all’eutettoide (550-650 °C) e l’obiettivo è solo il
rilassamento delle tensioni interne indotte dalle deformazioni a freddo. Esiste ancora la ricottura
isotermica – effettuata riscaldando in regione austenitica, raffreddando poi rapidamente sotto i 723°C e
mantenendo infine costante la temperatura fino al completamento della trasformazione – ed infine, per gli
acciai ipereutettoidici, la ricottura di globalizzazione. In quest’ultimo caso si raggiunge A1 e si inizia ad
oscillare intorno a questo punto, in modo da fare sciogliere e riformare la cementite, che assume così una
struttura globulare di elevata qualità.
➜ La normalizzazione differisce dalla ricottura completa solo perché il raffreddamento è effettuato
fuori dal forno, in aria calma. La struttura che si ottiene sarà ancora ferritico-perlitica (per un acciaio
eutettoidico), ma con grana più fine. In tal modo aumenta la resistenza meccanica (rispetto alla ricottura) e
si ottiene una struttura uniforme e scarica di tensioni interne.
Tempra e rinvenimento
➜ La tempra consiste nel riscaldamento dell’acciaio 50°C sopra A3, nel mantenimento a questa
temperatura per il tempo sufficiente alla completa austenitizzazione (fino al cuore) e nel raffreddamento
con una velocità superiore a quella critica in modo da ottenere a temperatura ambiente una struttura
interamente martensitica ed evitando la trasformazione in ferrite e cementite. Per gli acciai
ipereutettoidici il riscaldamento avviene a 50°C sopra A1 per evitare surriscaldamenti ed ingrossamento del
grano austenitico. Il raffreddamento avviene immergendo il pezzo in un bagno temprante, che può essere,
in ordine di severità crescente, aria, olio, acqua, salamoia (soluzione concentrata di sali in acqua). Gli acciai
con forti tenori di elementi in lega si temprano in aria, quelli legati al cromo, nichel, molibdeno in olio, gli
acciai al solo carbonio in acqua o in salamoia.

➜ La tempra, però, induce uno sforzo tensionale interno rilevante, che può portare a deformazioni o
addirittura a cricche e fratture. La ragione sta nel fatto che la martensite, per la sua struttura reticolare
distorta, ha un volume superiore del 4% rispetto all’austenite. Ora, se il pezzo ha dimensioni rilevanti
la velocità di raffreddamento in superficie e al cuore può essere significativamente differente e, soprattutto,
la trasformazione dell’austenite del cuore in martensite avviene dopo che la superficie si è trasformata ed
indurita. In tal modo l’espansione del cuore (proprio dovuta alla differenza di volume tra austenite e
martensite) è ostacolata dalla martensite superficiale e questo determina uno stato tensionale interno, di
trazione in superficie, di compressione al cuore.
➜ Per ovviare a questi problemi, si ricorre a volte alla tempra martensitica differita o alla tempra
bainitica completa.

➜ In ogni caso una struttura totalmente martensitica sarebbe estremamente dura, ma anche molto
fragile e quindi inadatta alle applicazioni dei pezzi meccanici. A questi fini occorre rendere l’acciaio meno
duro e resistente, ma in compenso più duttile e tenace. Inoltre lo stato di metastabilità della martensite non
è auspicabile. La tempra è quindi sempre seguita dal trattamento di rinvenimento.
➜ Nel rinvenimento l’acciaio è gradualmente riscaldato fino ad una temperatura inferiore
all’eutettoide e funzione del grado finale di durezza desiderato, comunque non superiore ai 600-650°C. In
una prima fase (150-200°C) si rilasciano gli sforzi interni, si riduce la densità delle dislocazioni e la
martensite comincia a rilasciare un precipitato, chiamato carburo epsilon �𝐹𝑒�2,4�𝐶, con un tenore di
carbonio dell’8,2%. In tal modo si riduce il tenore di carbonio della martensite, la sua tetragonalità e la sua
durezza. Intorno ai 300°C l’eventuale austenite residua non trasformata nel processo di tempra si converte
in bainite. Tra i 300 e i 400°C, invece, la martensite perde completamente la tetragonalità trasformandosi in
ferrite, mentre il carburo epsilon si ridissolve e si forma cementite prima con una geometria costituita da
sottili laminette, poi, intorno ai 600°C, con forma globulare, tondeggiante, chiaramente visibile al
microscopio ottico. La struttura così ottenuta, detta sorbite, costituisce il miglior compromesso
tra resistenza meccanica, durezza e duttilità.
➜ Negli acciai caratterizzati da una elevata presenza di elementi in lega, come cromo, tungsteno,
vanadio, molibdeno, intorno ai 600°C si verifica anche la precipitazione di alcuni carburi complessi di
questi elementi, finemente dispersi, che determinano una rilevante crescita della durezza del materiale. In
tal modo, mentre la durezza di un acciaio al solo carbonio decresce rapidamente all’aumentare della
temperature di rinvenimento, per questi acciai – tipicamente utilizzati per la costruzione di utensili – si
assiste al fenomeno della durezza secondaria, dovuto nei fatti ad una tempra di soluzione.

➜ La permanenza prolungata alla temperatura di 450-


600°C può determinare il fenomeno della fragilità al
rinvenimento, che comporta una riduzione notevole della
resilienza dell’acciaio ed il conseguente pericolo di rotture
fragili in esercizio. Per evitare questo fenomeno si aggiunge
alla lega il molibdeno, nella percentuale dello 0,3%.
➜ L’insieme dei trattamenti di tempra e rinvenimento
prende il nome di bonifica.

Trattamenti termomeccanici
➜ I trattamenti termo-meccanici combinano l’effetto di un trattamento termico ad alta temperatura
con la contemporanea azione meccanica di un processo di deformazione plastica a caldo: la combinazione
degli effetti, opportunamente controllati, determina un netto miglioramento delle proprietà dell’acciaio.
Tutte le variabili principali, la composizione, la temperatura di riscaldamento, i parametri della formatura a
caldo - inclusa l’entità della deformazione, ma anche il momento di applicazione della stessa, la velocità di
raffreddamento, sono ottimizzate e controllate in modo da ottenere l’affinamento della microstruttura,
l’aumento della resistenza, ma anche della tenacità e della resistenza a fatica. In tal senso si parla di
TMCP (Thermo-Mechanical Controlled Processing). I risultati sono paragonabili a quelli ottenibili ricorrendo ad
una rilevante presenza di elementi in lega, ma con un costo di gran lunga inferiore.
I processi si distinguono in tre gruppi principali, a seconda che la deformazione si applicata prima,
durante o dopo la trasformazione dell’austenite in ferrite-perlite, bainite o maertensite.
➜ Deformazione prima della trasformazione dell’austenite

Laminazione controllata, per acciai di uso generale, con


raffreddamento in campo ferritico-perlitico. Il miglioramento
della resistenza è essenzialmente dovuto all’affinamento del
grano austenitico che si traduce in grani di ferrite e noduli di
perlite molto più fini.

TTM ad alta temperatura con struttura martensitica, per acciai


con medio-alto %C, con raffreddamento in campo martensitico. Il
miglioramento della resistenza è essenzialmente dovuto
all’incrudimento che l’austenite subisce, i cui effetti non sono annullati
dalla ricristallizzazione.

Ausforming, per acciai fortemente legati in


modo da avere le curve di trasformazione
molto spostate a destra. La deformazione è
quindi applicata nel campo dell’austenite
instabile e il raffreddamento determina una
struttura martensitica o bainitica. Anche qui
migliora la resistenza senza peggiorare la
tenacità, anche grazie alla precipitazione dei
carburi degli elementi in lega.
➜Deformazione durante o dopo la trasformazione dell’austenite
Isoforming, per acciai basso legati, con una struttura ferritico-perlitica
fine, con un miglioramento della tenacità a parità di resistenza.Altro caso
particolare è quello degli acciai TRIP, caratterizzati da elevata presenza di
Ni, Mn e Si. La struttura è costituita essenzialmente da una matrice
ferritica contenente almeno il 5-10% di austenite residua, non trasformata
e metastabile. Manganese e Silicio aumentano la stabilità dell’austenite
residua; il manganese inoltre promuove la trasformazione dell’austenite in
martensite per deformazione plastica. Durante la deformazione plastica i
carburi precipitano e ciò equivale ad un calo del tenore di carbonio con
conseguente aumento della temperatura Ms che per questi acciai sarebbe sotto lo zero. Ne consegue una
trasformazione in martensite indotta dalla deformazione (effetto TRIP).
Perlitoforming e marforming, in cui la
deformazione è applicata a trasformazione
completata, rispettivamente su perlite o
martensite. In entrambi i casi l’incremento
di resistenza è associato all’incrudimento. Il
marforming ha limitatissime applicazioni
soprattutto a causa delle elevatissime
potenze necessarie per la deformazione a
freddo di un materiale così resistente.

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