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ASHTANGA YOGA

INTRODUZIONE ALLA STORIA DELL’ASHTANGA YOGA - 1° parte

A cura di Giuliano Vecchiè

L’Ashtanga Yoga non nasce agli inizi del secolo scorso, ma da una tradizione millenaria portata avanti dal
lignaggio di tanti maestri nell’arco di vari millenni.
Nello specifico, tuttavia, l’Ashtanga Vinyasa Yoga lo si può effettivamente far nascere, come tecnica, agli
inizi del secolo scorso in quanto diffuso da Sri K. Pattabhi Jois, allievo di Sri T. Krishnamacharya.
Ma è da questo grande maestro che si dovrà partire per capire meglio come si è evoluta la tecnica e la
teoria dell’Ashtanga Vinyasa Yoga. Sri Tirumalai Krishnamacharya nasce il 18 novembre del 1888 in
Muchukundapuram nel Karnataka, India del Sud, da una famiglia di grandi insegnanti di Yoga con una
tradizione ancestrale risalente addirittura al grande Yogi Nathamuni, autore di Yoga Rahasya.

KRISHNAMACHARYA APPRENDE LO YOGA

Sri Krishnamacharya cominciò ad apprendere lo Yoga da suo padre, grande “pandit” (esperto) di Veda.
Un altro maestro di T.Krishnamacharya fu il grande Yogi H. H. Sri Srinivasa Brahmatantra che era a capo del
Parakala Math di Mysore. All’età di 12 anni, T. Krishnamacharya studiò grammatica sanscrita, filosofia
Vedanta e Tarka (Logica) con il grande Maestro Sri Krishna Bhramatantra Swami, guru religioso del
Maharaja di Mysore. Da questi studi, Krishnamacharya continuò poi con vari maestri per apprendere il più
possibile sia nel campo del Sanscrito che delle correnti filosofiche indiane e dell’Ayurveda.
Interessante è l’episodio riferito da suo figlio, Sri Desikachar, nel suo libro su T. Krishnamacharya, ove viene
raccontato il sogno che T. Krishnamacharya fece all’età di 16 anni relativamente al suo antenato Sri
Nathamuni, un grande Yogi di molti secoli fa. Sri Nathamuni, il primo della linea dei suoi antenati Acharya
(maestri di Yoga) di corrente Vaishnava, vissuto nel decimo secolo dopo Cristo, gli apparve in sogno e gli
chiese di andare ad Alvar Tirunagari nel Tamilnadu.

KRISHNAMACHARYA SOGNA IL SUO AVO SRI NATHAMUNI

Sri T. Krishnamacharya raccolse un po’ di danaro per il viaggio e andò ad Alvar per visitare il tempio di
Vishnu. Là egli vide un vecchio a cui chiese dove avrebbe potuto incontrare Sri Nathamuni.
Il vecchio girò la testa verso una particolare direzione. Krishnamacharya andò verso quella direzione, finché
arrivò sotto un albero di mango vicino al fiume Tamraparani. Era molto stanco e non aveva mangiato nulla
per tutto il giorno e così cadde a terra privo di sensi. Fu così che gli apparvero tre saggi davanti ai quali lui si
prostrò richiedendo di essere istruito nello Yoga Rahasya. Sri Nathamuni era seduto in mezzo ai due saggi e
cominciò a recitare i versi del testo. Krishnamacharya trovò la sua voce molto dolce e musicale e dopo
qualche ora aprì gli occhi e, guardandosi intorno, non vide nessuno intorno a sé. Anche l’albero di mango era
sparito. Krishnamacharya tornò indietro e rivide il vecchio seduto esattamente dove era prima.
Una volta che si fu avvicinato al vecchio, questi gli chiese se aveva ricevuto gli insegnamenti sullo Yoga
Rahasya e gli consigliò di entrare nel tempio per offrire le sue preghiere. Una volta uscito dal tempio, il
vecchio sparì. Fu allora che Krishnamacharya capì che quel vecchio altri non era che il saggio Nathamuni.
Egli aveva quindi ricevuto l’antico testo Yoga Rahasya direttamente dalle mani del suo antenato Sri
Nathamuni. Il testo quindi era ritornato alla luce in quello strano modo, forse al fine di evitare la morte di
una tradizione millenaria. Gli insegnamenti dello Yogi Nathamuni sono quindi da considerarsi come la vera
base da cui Krishnamacharya ricavò i principi della pratica e dello stile di vita dello Yoga. Dopo altri studi
con grandi maestri su vari argomenti come i Veda, il Vedanta, i Darshana indiani e il sanscrito.

KRISHNAMACHARYA ALLA RICERCA DEL SUO GURU

T. Krishnamacharya andò nel 1906 a Benares per approfondire la lingua sanscrita e altre materie.
A Benares, Krishnamacharya praticò le tecniche yoga insegnatagli dal padre, e un santo lo indirizzò ad un
noto esponente dello Yoga chiamato Sri Babu Bhagavan Das al quale egli chiese di sostenere l’esame nelle
tecniche Yoga.
In effetti si presentò come candidato alla Patna University e presto passò l’esame sia in Samkya che in Yoga.
I suoi esaminatori, Vamacarana Bhattacharya e Ganganath Jha furono impressionati dalle sue conoscenze e
dal suo desiderio di apprendere sempre di più, per cui Ganganath Jha gli diede un consiglio:
”Se veramente vuoi diventare Maestro di Yoga, devi andare oltre il Nepal in quanto là vive Yogisvara Rama
Mohan Brahmachari. In lingua Gurkha esiste un libro chiamato Yoga Kurantam, un libro che riporta
informazioni pratiche sullo Yoga e sulla salute. Se vai da Rama Mohan Brahmachari tu potrai apprendere
veramente il completo significato degli Yoga Sutra di Patanjali”.
Al sentire ciò, Krishnamacharya ebbe subito il desiderio di partire per incontrare quello che sarebbe
diventato per sette anni e mezzo il suo unico Guru nello Yoga: Sri Rama Mohan Brahmachari.

KRISHNAMACHARIYA INCONTRA SRI RAMA MOHANA BRAHAMACHARI

Dopo un lungo viaggio in Tibet, verso il 1916 Krishnamacharya arrivò in una località sperduta chiamata
Mansarovar e qui incontrò una figura altissima con una lunga barba, e indosso scarpe di legno.
Quella maestosa figura di eremita era Sri Rama Mohana Brahmachari. Il Maestro aveva una moglie e tre figli
e si nutriva esclusivamente di frutta e chapati. Per tutto il periodo in cui Krishnamacharya rimase con lui,
egli ebbe modo di apprendere tutte le tecniche di Hatha Yoga e Pranayama così come sono descritte in lingua
Gurkha nel testo Yoga Korunta, e che Krishnamacharya imparò a memoria, ed ebbe la possibilità di
comprendere fino in fondo il significato vero e profondo degli Yoga Sutra di Patanjali.
Nei primi tre anni di permanenza, Krishnamacharya memorizzò i testi sullo Yoga, tra cui gli Yoga Sutra, e il
Samkya Darsana. Nei tre anni successivi, apprese la pratica dello Yogabhyasa (il più autorevole
commentario sugli Yoga Sutra di Patanjali scritto da Vyasa forse tra il VII e il XII secolo) e nell’ultimo anno
e mezzo studiò altri importanti tecniche. Krishnamacharya avrebbe sicuramente voluto continuare a rimanere
presso il suo maestro per il resto della vita, ma fu proprio Sri Mohana Brahmachari a dirgli che doveva
ritornare nella società per sposarsi e trasmettere il messaggio dello Yoga.

KRISHNAMACHARYA RITORNA ALLA VITA SOCIALE

E’ per questo che Sri Krishnamacharya ritorna nella società nel 1922 per continuare i suoi studi, diventando
in seguito un grande esperto di Yoga, e una vera autorità nelle scritture. La svolta per Sri Krishnamacharya
avviene nel 1924-5 quando il Maharaja di Mysore, Krisnaraja Wadiyar va a Benares per il 60° di sua madre e
incontra Sri Krishnamacharya che diventa presto il maestro di Yoga suo e della sua famiglia.
Certamente Sri Krishnamacharya sarebbe potuto diventare capo di qualsiasi Istituzione pubblica, ma decise
invece di diventare Maestro di Yoga, scienza che all’epoca non era considerata in India né una filosofia
importante, né molto rispettata (strano, ma vero). Sri Krishnamacharya diventa invece il più importante
consigliere del Maharaja e crea la sua Yogasala all’interno del palazzo Jaganmohan.

KRISHNAMACHARYA: IL MAESTRO

A causa del suo legame con la tradizione e della sue solide basi pratiche, Krishnamacharya era conosciuto
come un maestro estremamente severo. Pochi studenti potevano resistere e corrispondere alle sue richieste.
Nella Yogasala (scuola di yoga) c’era una sala molto grande ove gli istruttori potevano insegnare ai loro
rispettivi allievi. All’epoca si potevano vedere allievi camminare sulle mani, altri saltare in Chaturanga
Dandasana e altri ancora praticare gli asana appesi ad una barra trapezoidale attaccata al soffitto.
Krishnamacharya stava in una sala separata ad esaminare il suoi pazienti mentre gli studenti, inclusi i suoi
figli, venivano istruiti dai suoi assistenti.

LA TECNICA DEL VINYASA KRAMA

La tecnica del Vinyasa Krama (serie di posizioni ordinate in una sequenza logica ed eseguite una dopo
l’altra fino ad arrivare di nuovo alla posizione di partenza) viene per prima applicata ai bambini che
vengono introdotti allo Yoga. Ai bambini venivano indicate le posizioni attraverso l’annunciazione di un
numero, così come si fa nell’Ashtanga Vinyasa Yoga (es. nel primo Saluto al Sole) ove il comando Ekam
(uno) indicava Samasthiti, Dwe (due) indicava Uttanasana, ecc... In questo modo i bambini apprendevano le
posizioni più attraverso il loro numero che attraverso il loro nome. Dopo un anno, i bambini dovevano
sostenere un esame su tre livelli: prathama, madhyama e uttama.
Ogni livello consisteva in una sequenza di posizioni e l’esame comprendeva un dimostrazione pratica
davanti a una giuria; ogni posizione doveva essere eseguita alla perfezione e dopo l’esame si procedeva a
premiare chi aveva eseguito le posizioni al meglio. Spesso questi esami avvenivano in presenza del Maharaja
o di una suo rappresentante.
Questo modo di trasmettere gli asana seguiva gli insegnamenti di Sri Nathamuni che diceva che ai bambini si
dovevano insegnare tutti gli asana per dare loro agilità e padronanza del corpo. Krishnamacharya divideva la
pratica in tre parti, per cui se uno voleva sviluppare la forza fisica, la forza di concentrazione, il potere di
eseguire posizioni difficili ecc., si utilizzava il “Shakti krama”, intendendo shakti come forza.
Il secondo tipo di pratica, chiamata “Adhyatmika krama”, significava andare oltre il fisico per comprendere
Dio o se stessi. Il terzo tipo di pratica era detta “Chikitsa krama”, yoga terapia, e comprendeva la modifica
delle posizioni e gli esercizi di pranayama al fine di ridurre un certo problema fisico.
In accordo con quanto diceva Krishnamacharya, il Cikitsa Krama serviva ad eliminare le impurità in quelli
che lui chiamava i Kosa (organi) e nadi (canali energetici). Il tenere aperti questi canali e il fare fluire senza
sforzo questa energia veniva ritenuto da lui molto importante per lo studente.

LO SCOPO DELLO YOGA

Secondo Krishnamacharya, la pratica degli asana e del pranayama rappresenta un punto d’inizio per la
maggior parte delle persone, tuttavia lo scopo dello yoga, inteso come “unione”, spesso si perde nel cercare
di rendere la pratica piacevole da vedere. Secondo Krishnamacharya, non si può sfuggire allo scopo ultimo
dello Yoga inteso come unione, e il respiro diventa di importanza fondamentale.
Il come la pratica potesse apparire era ritenuto da lui assolutamente irrilevante.
Ciò che conta è come l’individuo si sente durante la pratica e come l’esegue. Nel modo di pensare di
Krishnamacharya, l’uso del respiro durante la pratica dell’asana richiedeva da parte dell’allievo l’attenzione
in ciò che stava facendo, nel tentativo di coordinare il respiro con il movimento del corpo.
Ogni movimento è basato su ciò che il corpo normalmente fa durante ogni inspirazione ed ogni espirazione.
Così facendo la pratica dell’asana comprendeva l’unione del corpo, del respiro e della mente.
Da segnalare che T. Krishnamacharya, nel 1934, scrisse per il Maharaja Nalvadi Krishnaraja Odayar, da lui
curato da una seria malattia, il primo di quella che sarebbe dovuta diventare una serie di libri sullo Yoga.

YOGA MAKARANDA, il primo e unico fra questi, fu scritto in 7 giorni, stampato nel palazzo di Mysore, e
distribuito gratuitamente. Fu subito tradotto in Tamil e in altre lingue indiane. Venne tradotto in inglese solo
nel 1994. Esso è importante perché tutti gli asana ivi riportati vengono presentati in vinyasa-krama, il modo
in cui veniva insegnato anche ai bambini nella Yoga Shala del palazzo di Mysore e che è alla base
dell’Ashtanga Vinyasa Yoga.

NB: Alcune delle informazioni sopra riportate sono liberamente tratte dal testo “Sri Krishnamacharya The
Purnacharya” pubblicato dal Krishnamacharya Yoga Mandiram, che ringraziamo.

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INTRODUZIONE ALLA STORIA DELL’ASHTANGA YOGA - 2° parte

YOGA KORUNTA
Sri K. Pattabhi Jois riferì che, dato che Krishnamacharya aveva appreso il sistema del Vinyasa direttamente
dal suo Guru Rama Mohana Brahmachari, ed oltre agli Yoga Sutra di Patanjali, aveva memorizzato anche
tutto il testo Yoga Korunta (lo si può trovare scritto anche “Karunta” o anche “Kuranta”), un antico
manoscritto riportante gli asana, i vinyasa, i bandha, tutte e sei le sequenze, e tutto quello che è ora alla base
dell’Ashtanga Vinyasa Yoga.
Una volta lasciato il suo guru nel 1924, egli iniziò a cercare il manoscritto Yoga Korunta da tutte le parti.
Dopo grandi sforzi, finalmente ne trovò una copia nella biblioteca dell’Università di Calcutta.
Sfortunatamente però, dopo averlo trovato, il manoscritto si danneggiò notevolmente a causa dei ratti e fu
impossibile conservarlo più a lungo.
Comunque sembra che questo manoscritto, attribuito al saggio Vamana Rishi, fosse stato riportato da lui in
luce dopo che l’umanità aveva dimenticato l’Ashtanga Yoga. Sri Vamana Rishi imparò tutto il sistema
dell’Ashtanga Yoga dal dio Vishnù mentre era ancora nel grembo materno.
Dopo un normale periodo di gravidanza, Vamana non aveva tuttavia ancora appreso tutto il sistema
dell’Ashtanga Yoga e rifiutò di nascere fino a che non terminò i suoi studi di Ashtanga Yoga.

LA CATENA DEI MAESTRI

Il lignaggio dei Maestri dell’Ashtanga Vinyasa Yoga inizia (anche se un po’ impropriamente) con Sri Rama
Mohana Brahmachari, Guru di Sri T. Krishnamacharya, che fa apprendere a memoria al suo famoso allievo,
e sperimentare, le tecniche riportate nello “Yoga Korunta” di Sri Vimana Rishi, testo ormai perduto; a sua
volta Krishnamacharya insegna quanto appreso a Sri K. Pattabhi Jois, al quale affiderà il compito di
divulgare questa tecnica.
Pattabhi Jois, anche sulla base del testo Yoga Korunta, ritrovato insieme a Sri T.Krishnamacharya alla
biblioteca di Calcutta, e poi di nuovo perduto, fonda quindi l’Ashtanga Vinyasa Yoga così come oggi lo
conosciamo. Questa catena prosegue tuttora con altri grandi maestri, tutti allievi diretti di Sri U.K.Pattabhi
Jois, che stanno facendo la storia dell’Ashtanga Yoga.
Qui di seguito ne prenderemo in considerazione alcuni che, secondo noi, possono essere ritenuti a pieno
titolo coloro che per primi hanno fatto conoscere al mondo occidentale questa meravigliosa tecnica
millenaria. Ci scusiamo con tutti gli altri maestri che, per puri problemi di spazio, non sono stati inclusi in
questa lista

T. KRISHNAMACHARYA

Discendente di uno yogi dell’India del Sud, Yogi Nathamuni, del 7°/8°secolo, nasce nel villaggio di
Muchukunte, Stato di Karnataka, nel 1888.
Educazione formale: Sanscrito, incluse molte lauree da diverse Università dell’India del Nord.
Sette anni e mezzo passati in Tibet sotto la guida di un grande yogi indiano: Sri Rama Mohana Brahmachari,
che lo istruì sull’uso terapeutico degli asana e del pranayama, e gli affidò l’incarico di fare conoscere lo
Yoga. Ritornato in India del Sud, fonda una Scuola di yoga (Yogashala) nel palazzo del Maharajah di
Mysore. Nathamuni fu un grande yogi che scrisse due opere molto importanti: lo Yoga Rahasya e il Naya
Tattva. Lo Yoga Rahasya non fu mai stampato e in gioventù, Shri T.Krishnamacharya, in un sogno relativo
ad un pellegrinaggio mistico, ebbe una rivelazione dei contenuti di quel libro direttamente da Nathamuni.
Molti dei suoi insegnamenti trovano radice in quel testo. Dopo l’indipendenza, T. Krishnamacharya si
trasferì a Madras dove divenne molto noto per il suo uso terapeutico dello yoga. Si sposò con la sorella di
B.K.S. Iyengar, ed ebbe 6 figli, due dei quali insegnano tuttora Yoga. (Sri Desikachar and Sri Bashyam).
Shri T.Krishnamacharya sintetizzò in se una vasta quantità di conoscenze religiose e sullo yoga. Morì nel
1989 all’età di 101 anni

SRI K. PATTABHI JOIS

Morto all’età di 93 anni (1915 - 2009), fondatore e divulgatore dell’Ashtanga Vinyasa Yoga.
Con lui nasce la tecnica dell’Ashtanga Vinyasa Yoga che verrà poi divulgata in tutto il mondo, insieme a tutti
i suoi allievi americani e non. A tutti loro spetta il compito di continuare la catena dei maestri capaci di
mantenere la tecnica e lo spirito dell’Ashtanga Vinyasa Yoga fedele nel tempo così com’è stato, e continua
ad essere insegnato, dalla scuola di Mysore e da suo figlio Manju P. Jois.
Sri Krishna Pattabhi Jois nacque il 26 luglio 1915, giorno di luna piena “Guru Purnima”.
Il padre di Pattabhi Jois era un astrologo ed un sacerdote. Fin dalla prima infanzia, come per la maggior parte
dei bambini bramini, Pattabhi Jois studiò i Veda e i rituali Hindu.
All’età di 12 anni, Guruji partecipò ad una dimostrazione di yoga che si teneva nelle scuole medie da lui
frequentate in Hassan. Il giorno dopo incontrò il grande yogi che aveva tenuto la dimostrazione, un signore
chiamato Sri T. Krishnamacharya.
Per i successivi due anni, Pattabhi Jois praticò con il suo Guru ogni giorno.
All’età di 14 anni, si sottopose alla cerimonia del filo, riservata ai bramini.
Krishnamacharya lasciò l’ Hassan per viaggiare ed insegnare, e Pattabhi Jois lasciò a sua volta il suo
villaggio per andare a Mysore. Pattabhi Jois voleva frequentare la Sanskrit University di Mysore.
Con due sole rupie in tasca se ne andò insieme a due amici. Viaggiarono per oltre 100 km in bicicletta.
Per i primi due anni la vita fu molto difficile. Tuttavia Pattabhi Jois riuscì a frequentare l’Istituto e a portare
avanti i suoi studi. Quindi, verso il 1930, gli capitò di assistere a una dimostrazione di Yoga e in
quell’occasione rivide il suo Guru.
Allora gli venne dinnanzi e si prostrò, e da quel momento ricominciò il suo rapporto con Sri
Krishnamacharya, riprendendo la sua pratica di Yoga.
Pattabhi Jois praticò Yoga con Sri T. Krishnamacharya per 25 anni e, insieme a lui, riscoprì nella biblioteca
di Calcutta il testo “Yoga Korunta” di Vamana Rishi del 500-1500 d.C., poi andato di nuovo perso.
Su quella base crea l’Ashtanga Vinyasa Yoga.
Il Maharaja di Mysore, Krishna Rajendra Wodeyar, si era ammalato. Apprese che vi era un grande yogi che
era arrivato da Mysore. Krishnamacharya fu chiamato al suo cospetto e lo curò. Il Maharaja divenne quindi il
suo patron e gli costruì una yoga shala (scuola di yoga) al pianterreno del Palace Art Gallery.
Anche Pattabhi Jois ebbe modo di insegnare qualche volta dal Maharaja, e venne chiamato parecchie volte a
tenere delle dimostrazioni.
Il Maharaja lo prese a ben volere e gli disse: ”Voglio che tu insegni yoga al Sanskrit College. Tu insegnerai
ed io ti darò una borsa di studio per andare a scuola, vitto alla mia mensa e uno stipendio.”
Pattabhi jois, fu molto felice, ma chiese il permesso al suo guru. Krishnamacharya gli diede il suo consenso e
lo Yoga Department, al Sanskrit College inizia la sua attività il 1° marzo 1937.
Dal 1937 al 1973 Sri Pattabhi Jois lavorerà, col titolo di Vidvan al Sanskrit College di Mysore.
Lavorerà come Maestro di Ashtanga Vinyasa Yoga dal 1927. Sposato con la sua amatissima moglie
Savitramma, avrà tre figli: Manju, Ramesh e Saraswati, la quale diventerà la madre di Sharat, nato nel 1971
ed ora condirettore della loro scuola di Mysore, in sostituzione del nonno.

Nel 1964 Andrè Van Lysebeth divenne il primo occidentale a studiare con Pattabhi Jois e nel 1972 i primi
americani arrivarono a Mysore (David Wiliams, Nany Gilgoff e altri) dopo avere visto Manju praticare allo
Swami Gitananda Ashram a Pondicherry. Nel 1975 Manju e Guruji fecero il loro primo viaggio negli USA, e
da lì l’Ashtanga Vinyasa Yoga iniziò a diffondersi nel mondo
Tra il 1958 e il 1960, Pattabhi Joi scrisse un piccolo libro sull’Ashtanga Yoga, chiamato "Yoga Mala" (Mala
= ghirlanda). Esso fu pubblicato in India nel 1962 da uno dei suoi studenti, un coltivatore di caffè di Coorg.

La prima traduzione in Inglese fu fatta da Eddie Stern, un suo allievo senior americano. Il libro fu scritto
qualche tempo prima che il suo primo studente occidentale (il belga Andreè van Lysebeth) arrivasse da
Pattabhi Jois nel 1964. Così si può dire che il libro riporta il vero e puro Ashtanga Yoga delle origini.
Ora quel libro è disponibile anche in lingua italiana essendo stato tradotto da mia moglie, Barbisio
Margherita, e richiedibile presso l’Ashtanga Yoga School di Roma del M° Lino Miele (www.astanga.it)
Pattabhi Jois ha insegnato ininterrottamente fino al 2008, anno del suo ritiro ufficiale dall’insegnamento a 92
anni!
Morirà alle ore 14,30 (ora indiana) del 18 maggio 2009 alla veneranda età di quasi 94 anni a Mysore,
lasciando grande sconforto in tutti i suoi allievi che sempre lo hanno amato e sempre lo ameranno.
Sito Ufficiale di Pattabhi Jois: www.kpjayi.org

SRI MANJU PATTABHI JOIS

Manju Jois, Ashtanga Yoga guru di Mysore, India del Sud, è il figlio più anziano di Sri K. Pattabhi Jois.
Manju è nato il 16 novembre 1944.
All’età di 7 anni, Manju veniva svegliato prestissimo ogni giorno da suo padre per iniziare le lezioni che
avrebbero cambiato per sempre il corso della sua vita e delle vite di coloro che avrebbero poi studiato con lui
negli anni a venire.
Manju iniziò ad insegnare all’età di 15 anni, assieme a suo padre, e da quel momento non ha mai smesso di
insegnare fino ai giorni nostri. Dopo le scuole superiori, Manju viaggiò per tutta l’India per tenere
dimostrazioni di Yoga e insegnare l’Ashtanga Yoga ai suoi studenti indiani.
Decise poi di non diventare Professore di Yoga alla Benares Hindu University per continuare a viaggiare e
insegnare la tradizione dell’Ashtanga.
A Manju Jois si deve la vera e propria divulgazione dell'Ashtanga Yoga in occidente, dopo che David
Williams lo vide praticare nel Gitananda Ashram di Pondicherry rimanendone talmente colpito da volere
subito apprendere questa tecnica, che poi avrebbe contribuito a divulgare per primo negli USA e quindi in
Occidente.
A Manju Jois si deve la vera e propria divulgazione dell’Ashtanga Yoga in occidente, dopo che David
Williams lo vide praticare nel Gitananda Ashram di Pondicherry rimanendone talmente colpito da volere
subito apprendere questa tecnica, che poi avrebbe contribuito a divulgare per primo negli USA e quindi in
Occidente.
Infatti, Manju e suo padre, Shri K. Pattabhi Jois, portarono l’Ashtanga Vinyasa Yoga negli Stati Uniti nel
1975 e continuarono poi a viaggiare in tutto il mondo per trasmettere questa forma tradizionale di Yoga così
come fu insegnata a Pattabhi Jois dal suo leggendario maestro Sri Krishnamacharya.
Oggi Manju insegna in tutto il mondo e in selezionate località degli Stati Uniti.
Sito Manju: www.manjujois.com

SRI SHARAT RANGASWAMI JOIS

R.Sharath è nato il 29 settembre 1971 a Mysore, India del Sud, da Saraswathi Rangaswamy, figlia del grande
Maestro Sri K. Pattabhi Jois.
Crescendo in una casa piena di yoghi, Sharath imparò i suoi primi asana all’età di 7 anni e praticò tutte le
posture della prima e seconda Serie fino ai 14 anni. Sebbene avesse passato i successivi tre anni
focalizzandosi sui suoi studi scolastici, guadagnandosi anche un diploma in elettronica, Sharath
tuttavia realizzò che un giorno avrebbe dovuto seguire il cammino dell’Ashtanga segnato dal suo leggendario
nonno.
Incoraggiato da sua madre, Sharath intraprese questo inevitabile viaggio yoga all’età di 19 anni.
Egli si sarebbe dovuto svegliare tutte le mattine alle 3:30, andare al Lakshmipuram Yogashala per prima
praticare, e poi assistere Guruji, una routine che ha seguito per molti anni.
Esempio di sincera dedizione e disciplina, Sharath ancora adesso si alza sei giorni su sette molto presto alla
mattina (ora alle 2:00) per praticare prima che i suoi primi studenti comincino ad arrivare al nuovo Sri K.
Pattabhi Jois Ashtanga Yoga Institute (KPJAYI) ora ubicato a Gokulam, dove lavora, insieme a sua madre
Saraswati, quale Condirettore in sostituzione di suo nonno.
Sharath è l’unico studente di Sri Pattabhi Jois che ha appreso tutte le cinque serie dell’Ashtanga Yoga ed ora
stà apprendendo molte posizioni della sesta serie e delle serie finali. Risiede a Mysore con sua moglie
Shruthi e sua figlia Shraddha.
***

Altre radici dell’Ashtanga Vinyasa Yoga


Nel sito www.ashtangayoga.info viene riportata un’interessante informazione che mi preme trascrivere anche
qui e che può dare un’idea di come il concetto di Vinyasa trovi altre fonti ben più antiche già nei Veda.
Si sa infatti che ci sono 4 Veda: Rigveda, Yajurveda, Samaveda e Atharvaveda.
Due di questi Veda contengono degli accenni relativi all’Ashtanga Vinyasa Yoga e il sistema del Vinyasa.
Il primo ad essere scritto lo si trova nel RigVeda, che si crede risalga all’8000 a.C.
Lo Yajurveda si colloca più tardi pur rimanendo un testo molto antico. In entrambi si possono trovare
spiegazioni relative al movimento e al respiro, specialmente per quanto riguarda il Suryanamaskar.
Sono anche dettagliati sia i benefici fisici che quelli spirituali.
Nello Yajurveda c’è un mantra chiamato Aruna Mantra, che riporta il conteggio dei Vinyasa del Surya
Namaskara A a 9. E il Maha Saura Mantra del RigVeda riporta il conteggio dei Vinyasa del Surya Namaskara
B d 17, esattamente come ora. (riferito da Pattabhi Jois nel 2004)

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SUGGERIMENTI PER LA PRATICA


di Richard Freeman - traduzione di Giuliano Vecchiè

CHE COSA VESTIRE

I vestiti dovrebbero essere comodi, senza impacci e adatti al variare della temperatura corporea.
Gli Shorts e una T-shirt, e le tipiche tute da esercitazione funzionano bene.
Non si portino calzini, top a collo rigido o corrugati e slip da bagno.

DOVE ESERCITARSI

In uno spazio pulito, piano, caldo, bene-arieggiato e riservato. Ci dovrebbero essere spazio in
altezza sufficiente per l'estensione completa delle braccia in Surya Namaskara, o quando ci si
esercita nelle posizioni sulle braccia. Non è raccomandato esercitarsi alla luce solare diretta.
Allo stesso tempo, il cercare a tutti i costi il luogo “giusto„ per la pratica può a volte trasformarsi in
una scusa per evitare la pratica. Quando vi è la volontà di praticare, quasi tutti i posti ove sia
possibile stendere il nostro tappetino possono andare bene. La concentrazione costruirà nel tempo la
nostra volontà così che esercitarsi in circostanze non-ideali diventerà possibile.

QUANDO ESERCITARSI

Praticare a stomaco vuoto. Attendete tre - quattro ore dopo un pasto abbondante, e uno o due ore
dopo uno spuntino leggero. La mattina presto, prima di avere fatto colazione, è il periodo migliore.
Esercitarsi in quando c’è il numero minimo di distrazioni e di preoccupazioni quotidiane.
Per tradizione, nell’Ashtanga Vinyasa è tradizione non praticare gli asana (posizioni) nei giorni di
luna nuova e luna piena.
L'osservanza di questa pausa può essere utile per non fissarsi troppo sulla pratica, né sulla routine.
Inoltre fornisce al corpo il giusto tempo per il riposo e il recupero delle forze.

PER QUANTO TEMPO ESERCITARSI

Una pratica di due o tre ore giornaliere, una volta al giorno, è ideale per gli studenti avanzati.
Tuttavia, ciò non è sempre possibile. Mezzora, un’ora al giorno è quindi un tempo sufficiente per
trarre beneficio dalla pratica. In circostanze straordinarie piccole sessioni da due a cinque minuti
distribuite durante la giornata possono essere utili. Ricordare che cinque minuti di pratica sono
sempre meglio che niente!

EQUIPAGGIAMENTO

Una superficie antisdrucciolevole e piana, quali un buon parquet di legno duro, un linoleum o una
coperta stabile può fornire la necessaria stabilità.
Le moquette e le coperte variano notevolmente dalla trazione che forniscono. Quando una
superficie diventa bagnata a causa del sudore, le relative proprietà cambiano; i pavimenti di legno
diventano sdrucciolevoli mentre i tessuti in cotone e le coperte assicurano la trazione migliore.
Un materassino antiscivolo e una coperta di cotone sono l’ideale.
Durante le posizioni in piedi o alcune posture sedute, le persone rigide troveranno utile l'uso di un
blocchetto di sughero di 9” x 5” x 2 " (un libro può sostituire il blocco).
Anche cinghie, coperte unpo' spesse, cuscini ecc. potrebbero risultare utili.

IL CICLO MESTRUALE

Le donne non dovrebbero fare la pratica regolare di asana durante il flusso. La pratica vigorosa può
interrompere o arrestare il flusso. In particolare le posizioni invertite devono essere evitate. Tuttavia, la
pratica delle posizioni quali Trikonasana, Baddha Konasana, Balasana e Upavistha Konasana possono
alleviare i crampi e il dolore intorno al sacro e alle anche. Queste posizioni inoltre promuovono la
respirazione più profonda che favorisce uno stato meditativo della mente. Consultare un insegnante
qualificato per maggiori dettagli su una pratica più specifica per il ciclo mestruale.

GRAVIDANZA
La pratica di Yoga è benefica durante la gravidanza e può alleviare molti dei disagi che essa comporta.
Tuttavia, determinate posizioni non sono consigliabili e, poiché lo sviluppo fetale continua, varie posizioni
devono essere eliminate dalla serie. Che cosa praticare dipende in gran parte dal livello di pratica della madre
prima del concepimento. È consigliabile partecipare alle classi di yoga prenatale con il consenso del vostro
medico! Generalmente, le posizioni dovrebbero essere eliminate o modificate se causano un accorciamento
del respiro, diventano difficili o causano disagio. Gli allievi non dovrebbero provare nuove posizioni
complesse o rischiose che potrebbero mettere in pericolo la madre o il feto. È una questione di buonsenso.

APPLICAZIONI TERAPEUTICHE

Lo Yoga è per sua natura terapeutico e porta a una salute eccellente.


Tuttavia, l'uso dello yoga per problemi di salute specifici dovrebbe essere fatto sotto una guida
personale e con la consulenza di un medico. L’Ashtanga Yoga insegna il giusto allineamento e la
respirazione adeguati, che sono, naturalmente, favorevoli a salute. Ma quando si tratta di curare seri
problemi di salute, sono di fondamentale importanza delle indicazioni più specifiche.
Pertanto cercare sempre la guida di qualificati professionisti del settore medico-sanitario.

TRASPIRAZIONE

Lo Yoga è “l'arte del lavoro,, significando con ciò che esso coltiva l'azione con una sempre
maggiore efficienza e intelligenza.
Tuttavia, uno dovrebbe essere preparato a sudare abbondantemente.
Essere ”molto caldo„ è la migliore protezione contro gli infortuni, poiché aiuta a muoversi in un
modo più integrato e naturale. Non asciugarsi mai il sudore con un tovagliolo o un panno. Godetelo!

SFORZO

Non confondere l'entusiasmo con l’ambizione.


Non forzare mai, non serrare i denti, non alzare le spalle o non trattenere il respiro!
Ritornare sempre ai principi fondamentali della pratica: la respirazione, la direzione dello sguardo e
l’allineamento della posizione.
Una pratica lenta, costante e solida porterà sicuramente al risultato.
Occasionali scatti di aggressività, una pratica squilibrata con obiettivi di auto flagellazione o di
espansione dell’ego, sono pericolosi.

DOLORINI

Alcuni piccoli dolori ad alcuni muscoli non sono una cosa strana, specialmente se si sta
progredendo con un intelligente entusiasmo. Ciò va bene.
Tuttavia i dolori alle giunture, sono indicazione di posizioni e/o allineamenti non precisi.
In questo caso, tornare indietro, e cercare di studiare la posizione in modo più approfondito (stare
sulla posizione, NT). Il consiglio di un insegnante è sempre consigliabile.

RESPIRAZIONE

La corretta respirazione nelle posizioni è essenziale. Non dovrebbe essere né troppo veloce, né
troppo lenta. Il suo suono dovrebbe essere dolce e regolare. Soprattutto dovrebbe essere piacevole e
dovrebbe portare consapevolezza e allineamento in tutto il corpo.

COME PRATICARE CON INTELLIGENZA

Per prima cosa occorre apprendere bene i Saluti al Sole e i loro elementi.
I loro movimenti rappresentano le fondamenta delle altre forme e svilupperanno rapidamente la
forza, la resistenza e la flessibilità.
Uno dovrebbe praticarlo fino all’apparire di una leggera sudorazione.
Dovrebbero essere sempre praticati prima di procedere con le altre posizioni!
Come loro pratica giornaliera, alcuni principianti eseguono solo i Saluti al Sole per 10-15 minuti e
quindi si riposano nella posizione del Cadavere.
Settimana dopo settimana, gradualmente essi aggiungono alcune altre posizioni fino ad arrivare
lentamente a completare la serie.
Fino a che non si è sufficientemente pratici, non si riuscirà, né si dovrebbe cercare di riuscire a
completare le altre posizioni della serie. E’ un lento processo cumulativo, come nell’evoluzione.
Perciò, in base alle vostre capacità, stabilite il vostro ritmo di esecuzione.
Per prima cosa, imparate bene le basi della pratica.
La Serie potrebbe essere leggermente modificata in caso di limitazioni di tempo.
Per esempio, se avete solo un’ora a disposizione per la pratica, potreste fare la prima metà della
serie (fino alla posizione della Barca, Navasana) e quindi passare alle posizioni di chiusura.
Il giorno dopo, completerete le posizioni in piedi e quindi la seconda parte della serie e le posizioni
di chiusura.
Le posizioni in piedi formano già da sole un gruppo equilibrato, in caso di un limite di tempo di 30
o 40 minuti. Le posizioni in piedi sono importanti per i principianti perché creano il giusto
allineamento e stabilità. In caso di poco tempo disponibile, esse rappresentano per la maggior parte
delle persone il migliore tipo di posture.
Naturalmente, la pratica di tutta la prima Serie è preferibile al fine di completare l’intera gamma di
movimenti e di posture.
Talvolta può capitare che, a causa di debolezza o d’infortuni, si debba saltare una posizione o una
serie di posizioni. Quando la cosa risulta essere sicura, occorre imparare o ritornare il prima
possibile a quelle posizioni. Mantenete l’integrità della Serie in modo intelligente, piuttosto che
giocare sui vostri punti di forza ed evitare i punti di debolezza.
Sostituite il prima possibile le forme più facili e affrontate le difficoltà con coraggio e intelligenza.
Avanzare significa lavorare in modo compassionevole sulle situazioni attuali.
Si dovrebbe arrivare alle serie o posture più avanzate in modo organico ed equilibrato, e non in base
a sforzi eccessivi.
Il completamento della Prima Serie dovrebbe avvenire in un periodo di due anni e oltre.
Dopo di ciò, ci sono molte altre Serie. Utilizzate le Serie come un metodo per scoprire i principi più
profondi in base ai quali esse sono state elaborate. Questi principi contengono il valore, l’interesse e
lo scopo della pratica. Siate pazienti e godetevi ora il processo di apprendimento.
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COMPORTAMENTO IN AULA
di Richard Freeman - Libera traduzione di Giuliano Vecchiè

Come in tutte le attività, anche nello Yoga riteniamo sia necessario rispettare quella che potremmo chiamare
Etichetta d’Aula. Ecco quindi alcuni punti che riteniamo importanti per una più piacevole esperienza comune
della lezione:
Rispetto dell’aula
L’aula di Yoga (Yoga Shala) anche se collocata in una palestra multifunzionale, deve essere vista
comunque come il luogo ove si pratica con umiltà e fatica e va pertanto rispettata. Ciò comporta
quindi di evitare il più possibile di trasformarla in un ripostiglio di abiti, borse e quant’altro,
tenendo conto che in genere la palestra fornisce sempre uno spogliatoio ove potersi cambiare.

Arrivare in aula per tempo. Rispetto degli orari indicati


Ciò significa avere il tempo sufficiente per effettuare tutte quelle attività amministrative
eventualmente necessarie, cambiarsi negli appositi spogliatoi (e non in aula) e arrivare pronti in
aula. Arrivare in ritardo è deleterio per il fluire della pratica da parte della classe e rende difficile
l’attività di insegnamento da parte dell’istruttore.
Non abbandonare l’aula durante il Savasana (il rilassamento finale). Ciò sarebbe molto irritante per
tutti gli altri praticanti che desiderano rilassarsi in silenzio e più profondamente. Se dovete lasciare
l’aula prima del termine, informare l’insegnante prima che inizi la lezione e assicurarsi di lasciare
l’aula con tutte le proprie cose personali, prima che inizi il rilassamento.
Non è assolutamente accettato lasciare l’aula prima del termine della lezione, senza avere avvisato
l’istruttore prima dell’inizio della lezione, a meno che la cosa non venga concordata al momento
con l’istruttore sulla base di una reale necessità.

Attenzione agli odori


In occasione della lezione, siete pregati di non usare profumi, Acqua di Colonia, dopobarba, oli
essenziali, o altri tipi di deodorante, shampoo o conditioners. Come per l’odore naturale del corpo,
anche questi odori artificiali vengono intensificati dal calore provocato dalla pratica. Alcuni studenti
sono talvolta molto sensibili a questo tipo di odori e potrebbero averne molto fastidio. Siete pregati
di aiutarli. Ciò include anche tutti gli odori “naturali” o “organici”. Assicuratevi perciò che il vostro
corpo, i vostri abiti e il vostro materassino siano sempre puliti ed privi di odori particolari.
In genere, è tradizione farsi una doccia sia prima che dopo la lezione (per la doccia finale, aspettare
almeno una mezzora dopo la pratica. NT)

Cura del proprio materassino


ll materassino è un oggetto molto personale e quindi non dovrebbe mai essere chiesto in prestito
dovendo poi sudarci sopra. Ognuno porti il suo.
Una volta in aula, abbiate cura di srotolare con cura il vostro materassino, rispettando il vicino e
allineandolo con gli altri presenti in aula secondo la direzione indicata dall’istruttore. Ciò non è solo
per una questione di ordine, ma anche perché ciò facilita lo stabilizzarsi sulla propria pratica. Se
qualcun altro sta cercando dove piazzare il proprio materassino, cercate di favorirlo spostandovi per
fargli spazio. Spesso la gente si vergogna di chiedervelo. Se si deve camminare in aula per una
qualsiasi ragione, cercate di non pestare i materassini altrui.
Nel caso di uso di un qualche strumento quale coperte, cinghie o altro, si è pregati di riporli con
cura al loro posto dopo l’uso.

Altri suggerimenti consigliati (di Giuliano Vecchiè):


MANTRA INIZIALE: Anche se il mantra di apertura non deve essere vissuto come obbligatorio,
tuttavia esso è parte integrante della pratica e sarebbe apprezzato cercare di trovarsi tutti in aula al
momento della recita dello stesso. Nel caso non ci si sentisse di cantarlo, è richiesto comunque il
rispetto e silenzio dovuti durante la sua recitazione da parte degli altri.

GIOIELLI PERSONALI: E’ bello avere i propri gioielli addosso, ma per la pratica ciò non è
molto indicato, anche perché potrebbero interferire con gli esercizi. Si consiglia quindi di venire in
aula senza di essi.

ASCIUGAMANO PERSONALE: Visto che l’istruttore deve spesso intervenire per apportare
delle correzioni, è gradito che ogni allievo abbia il suo asciugamano personale da utilizzare anche a
questo scopo.

Lasciare il proprio EGO fuori dall’aula!


Lo Yoga deve essere vissuto come una disciplina e non come una tecnica capace di fornirci delle
abilità da mostrare agli altri ad ogni occasione. L’espansione dell’Ego rischia di fermare la
maturazione della propria pratica, facendoci pensare di essere già arrivati al traguardo solo perché si
è molto sciolti.
Grazie e buona pratica
IMPORTANTI NOTE DI “CLASS ETIQUETTE”

1. Si prega di RISPETTARE il rapporto studente-insegnante e di seguire ogni indicazione del


proprio insegnante.
2. Il primo giorno di pratica a Operazione Fitness praticare la Prima Serie
3. Si prega di RISPETTARE e SEGUIRE il METODO TRADIZIONALE di Ashtanga così come
insegnato da Sri K. Pattabhi Jois e da Manju Jois.
Si prega inoltre di non aggiungere, saltare o, in alcun modo deviare dalla sequenza tradizionale
di asana se non dietro specifica indicazione dell’insegnante.
Se non si conosce la sequenza o se la postura che segue non è per voi eseguibile per varie
ragioni, si prega di parlarne con l’insegnante al fine di ottenere una posizione alternativa o altri
suggerimenti.
4. Si prega di restare sempre sul proprio materassino e di astenersi dall’aiutare altre persone.
5. Non eseguite altri asana senza il preventivo accordo del vostro insegnante
6. Per favore, lasciare le scarpe fuori dalla Yoga Shala e le vostre borse ed effetti personali nello
spogliatoio. Spegnere il proprio cellulare.
7. Rispettare i proprio limiti. Siate consapevoli che il vostro corpo e la vostra mente si sentiranno
diversi ogni giorno; ascoltate ciò che il corpo vi dice e praticate con i vostri tempi seguendo il
vostro respiro.
8. Praticate con attenzione e considerando sia se stessi che gli altri.
9. Astenersi da inutili chiacchiere
10. Astenersi dal mangiare se non almeno 2 ore prima e 30 minuti dopo la pratica.
Bere molta acqua dopo la pratica.
11. L’igiene personale è un elemento integrale della pratica yoga.
Assicuratevi pertanto di essere puliti voi stessi e i vostri vestiti.
12. In caso di turbe emozionali prima o dopo la sessione di yoga (gioia, tristezza, irritazione ecc.)
accettatele e date loro il benvenuto. Se ciò dovesse risultare difficile, parlatene tranquillamente
con l’insegnante.
13. Non sottostimate gli effetti dell’Ashtanga yoga.
E’ un’efficacissima auto-terapia per lo sviluppo personale, fisico, mentale e spirituale.
Considerate una pratica equilibrata che integri sia l’azione che il rilassamento, l’impegno attivo,
quanto la morbidezza, quale mezzo per il vostro progresso.
14. Non fare Mysore in luna piena e nuova.

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