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Il mistero svelato della

nascita del Vinyasa Yoga


Condividi questo articolo maggio 22, 2018

di Marco Sebastiani (liberamente tratto dal lavoro di


Christopher Tompkins e dall'intervista pubblicato da
Sutra Journal)

Da sempre esiste un argomento avvolto da un fitto


mistero: l'origine del sistema del Vinyasa Yoga. Con
questo termine si intende un particolare stile di yoga nel
quale le asana o posizioni, sono collegate tra loro in una
sequenza e a loro volta ogni posizione è raggiunta con
gesti, respiri, punti di attenzione dello sguardo, bandha,
eccetera, in qualche modo codificati. Questo sistema è
giunto a noi grazie all'opera di uno dei più grandi maestri
yoga della storia, Trimulai Krisnamacharya, e dei suoi
numerosi e famosi allievi. Ma in cosa consiste il mistero? Il
primo libro del maestro Krysnamacharya, Yoga
Makaranda, venne scritto ad inizio '900, non in Hindi ne in
Sanscrito, ma in lingua kannada, ed enunciava i principi
del vinyasa e le sue origini nei testi classici antichi,
imprescindibili secondo l'autore. La bibliografia (vedi
nota 1), le fonti antiche, fornite da Krisnamacharya erano
però quasi incomprensibili. Si faceva riferimento a 24
manoscritti dei quali 6 presunti testi Tantrici, indicati in
modo piuttosto vago e con il titolo non riportato
integralmente. Non sappiamo i motivi di questo
"oscuramento", possiamo soltanto immaginarlo: forse egli
non voleva evocare il termine Tantra, che poteva, a ragion
veduta, lasciare immaginare un culto segreto e iniziatico,
osteggiato durante la dominazione inglese; forse
Krysnamacharya era un grandissimo studioso, bramino
esperto e professore di tutti i sistemi filosofici Indiani, ma
potrebbe non aver avuto confidenza con una moderna
bibliografia occidentale oppure, sempre in termini
ipotetici, i manoscritti da lui studiati avrebbero potuto non
essere catalogati in maniera moderna o non avere un
nome univoco. Ad esempio, il maestro Pattabhi Jois,
allievo di Krisnamacharya racconterà, in tempi molto
successivi, di un testo antico, letto con il suo maestro e
denominato Vinyasa Krama, presente in una grande
biblioteca di Calcutta, che avrebbe enunciato il sistema
del vinyasa, ma di questo testo si sono perse le tracce. La
situazione era in ultima analisi diventata piuttosto
nebulosa ed i detrattori del Vinyasa Yoga o dell'Ashtanga
Vinyasa, iniziarono a sollevare dubbi, instillando
l'incertezza che questo stile di yoga fosse in realtà un
sistema moderno, ideato dallo stesso Krysnamacharya,
che avrebbe millantato le origini antiche. Qualcuno,
principalmente in occidente, arrivò a dire che il sistema
del vinyasa yoga era il risultato della commistione tra lo
yoga e la ginnastica a corpo libero o la ginnastica
svedese moderna. Non si capisce dove avrebbe appreso
Krisnamacharya la ginnastica a corpo libero svedese, ma
come ben sappiamo, quando si tratta di screditare il
lavoro altrui, magari a causa di forti interessi economici
sorti nel frattempo, si apre una gara di bassezze, delle
quali, comunque sia, non ci occuperemo.

A fare chiarezza in questo orizzonte, giunge un esimio


professore di sanscrito e filosofia indiana, un luminare,
master degree ad Harvard e Berkeley, nonché praticante
assiduo di yoga, Christopher Tompkins. Egli tiene
conferenze in tutto il mondo e la sua ricerca appassionata
e metodica getta una nuova luce sulle origini del Vinyasa,
chiarendo tutte le controversie in essere. In particolare in
un articolo pubblicato su Sutra Journal, dal titolo "Le
origini del Vinyasa" presenta una serie di rivelazioni in
merito, utilizzando le sue stesse parole, "a beneficio di
tutti gli studiosi e praticanti". Di seguito andiamo a
riassumere il suo pensiero, testimoniato in prima persona
nell'articolo citato.
Sia Krishnamacharya che Yogananda, probabilmente i
due maestri più influenti per gli sviluppi moderni del
vinyasa yoga in Occidente, affermavano costantemente
di attingere a una tradizione basata sui testi antichi, in
particolare una tradizione basata sui "Shastras", ovvero
proprio i sacri antichi manuali sanscriti. Christopher
Tompkins ha iniziato i suoi studi di sanscrito 17 anni fa ad
Harvard. Fu lì che per la prima volta si interessò allo
Shaivismo del Kashmir e principalmente della sua filosofia
non dualistica collegata con lo yoga. Si recò poi
all'Università di Berkeley, dove alla fine studiò per un
certo periodo con Somadeva Vasudeva, brillante
professore di Oxford, tra i pochi studiosi al mondo dello
Yoga nello Shaivismo tantrico. In questo contesto, si
dedicarono alla raccolta di testi e manoscritti sanscriti
antichi sull'argomento, per la maggior parte ereditati da
studiosi di diverse generazioni, ma anche acquisiti per la
prima volta per uno studio di ricerca sistematico. Così,
all'improvviso, si trovarono una mole impressionante di
fonti, archiviate e indicizzate in modo moderno ed
accessibili in formato digitale per compiere ricerche ed
analisi. Questo accadeva 11 anni fa.

La sua area di interesse come Indianista è la filosofia e la


filologia, ovvero lo studio della lingua, che egli ritiene
un'arte di scoperta molto più consolidata tra gli Indianisti
europei che non americani. Gradualmente Tompkins
divenne abile nel portare alla luce gli insegnamenti di
yoga spesso criptici e immersi all'interno di più complessi
rituali tantrici, dove trovò anche le pratiche particolari
che Yogananda e Krisnamacharya avevano ereditato. Ma
ci sono voluti anni di attenta indagine all'interno di un
vasto corpus di testi, prima che ciò accadesse. Il corpus
di cui stiamo parlando è un corpus di scritture
"divinamente rivelate", conosciute come Tantra, Āgama o
Śāstra, quest'ultima è la parola usata da Yogananda e in
particolare da Krishnamacharya quando si riferiscono alle
scritture "divinamente rivelate" della tradizione tantrica
nella sua declinazione shivaita, buddista o visnuita. La
tradizione nel suo insieme è durata dal 5° al 15° secolo,
ovvero per circa 1000 anni.
Ciò che lo studioso trovò in tutti i Tantra è un singolare
Sâdhana Yoga, uno yoga della realizzazione, innovativo,
che veniva leggermente modificato in molti aspetti, ma
secondari, a seconda della linea di discendenza, a
seconda del cosiddetto lignaggio e in ultima analisi anche
da testo a testo.

E' un fatto poco noto agli studiosi che questo vinyasa


yoga, come tecnica di affermazione della vita e risveglio
energetico, fosse prescritto come rituale domestico
giornaliero e non tanto per i praticanti rinuciatari o
sannyasin. Pochi sono gli studi su questi rituali yoga che
coinvolgono tutta la tradizione tantrica, pensati non per
tutti, ma solamente per gli adepti iniziati, o sadhaka, e per
i maestri.
Tompkins trovò inizialmente non poche difficoltà nel
mettere insieme il vinyasa yoga di questi testi, perchè,
una delle differenze più evidenti tra i manuali di Hata Yoga
e i testi Tantra, è che il sadhana, la pratica quotidiana nel
suo insieme, è quasi sempre distribuita in modo
frammentario all'interno del manoscritto, che tratta nella
quasi totalità dei casi, anche di altre pratiche rituali. La
maggior parte dei Tantra infatti è molto più lunga e
complessa di qualsiasi altro testo successivo.
Ad esempio Krishnamacharya ha fornito nella prefazione
del 1934 al suo primo libro, lo Yoga Makaranda, 27 opere
di riferimento, tra le quali i sei Tantra raccolgono insieme
circa 55.000 versi, mentre le altre opere non superano
individualmente i 200. Però i Tantra sono gli unici testi
che descrivono il sistema dei vinyasa, seppure questo
sistema venga poi impiegato anche negli altri manoscritti.

Tompkins esorta ad usare in questo contesto i termini


Vinyasa, sequenza, e Krama, successione, nel senso
attribuito loro dai Tantra, in cui questi termini tecnici non
sono mai stati usati semplicemente in riferimento ad una
sequenza di posizioni yoga, ovvero nel modo in cui
"vinyasa" è definito oggigiorno. E' invece corretto dire
che il collegamento dinamico delle serie di asana veniva
incluso nel più ampio rituale tantrico del Vinyāsa ,
disegnato come insieme di pratiche che definivano lo
Yoga e composto da mantra, pranayama, pratiche di
visualizzazione, etc., sequenziate in un flusso specifico
per raggiungere lo stato di liberazione.

Se analizziamo più in dettaglio una particolare sequenza


o "krama" all'interno del rituale yoga giornaliero, troviamo
un vinyasa all'interno di un vinyasa, cioè una sequenza
all'interno di una pratica più estesa, definita anch'essa in
una sequenza. Un buon esempio di ciò è il rituale pan-
tantrico chiamato pradakshina vidhi , parte dei riti
mattutini preliminari che iniziano all'alba, e parte della più
estesa pratica quotidiana detta Vinyāsa, prescritta a tutti
gli iniziati tantrici.
Questa è la procedura di deambulazione in cerchio in cui
il praticante iniziato esegue un yātra , ovvero
"pellegrinaggio" corporeo, più volte, attorno al proprio
maṇḍala, o simbolo sacro, designato per la pratica rituale.
I momenti chiave in questo movimento circolare si
verificano in ciascuno dei punti cardinali. Lì si deve
eseguire il Vinyāsa chiamato Namaskāra ("dare
riverenza"), di solito una sequenza posturale in dodici
parti che include un modo molto particolare di prostrarsi
sulla terra - cioè con otto parti del corpo e nota come "
Astanga pranama" o "Ashtanga Namaskara". Il Vinyāsa qui
non riguarda solo i movimenti corporei, ma include anche
dei mantra e il lavoro del respiro che conduce il
movimento fisico attraverso le dodici fasi, e così via.
Questa pratica è naturalmente quella che divenne nota
come "Sūrya Namaskāra" o "saluto al Sole". I dettagli
forniti per questo rituale quotidiano Namaskāra variano
da Tantra a Tantra; tuttavia Tompkins asserisce di non
conoscere nessun Tantra che non lo includa tra i suoi
rituali, e che alcune scuole di Yoga moderne hanno
ereditato questa sequenza in circa 12 movimenti in modo
molto vicino a come è stato scritto più di 1.000 anni fa.

Tompkins rivela inoltre una sua teoria molto importante


secondo la quale, i manuali post-tantrici di Hatha Yoga
sarebbero essenzialmente raccolte critiche e, come tali,
non contengano praticamente materiale originale. Questi
sono per lo più costituiti da cataloghi di pratiche, estratte
dai rituali tantrici, da cui provenivano quasi tutte. Il punto
principale su cui l'autore vuole attirare l'attenzione è che il
Vinyasa (noto anche come Vidhi Krama ), ovvero il
sequenziamento, cruciale per l'applicazione dei riti dello
yoga, è del tutto escluso da queste opere post-tantriche,
tranne che per l'uso occasionale della parola Vinyasa
quando viene spiegato l'ordine di come muovere gli arti in
una determinata posizione, ma queste opere provano
solamente a replicare le pratiche di "hatha yoga" originali
e innovative dei più antichi testi tantrici che le ponevano
in sequenza all'interno dei loro rituali.

Ma quindi come si pone Christopher Tompkins difronte


alle accuse mosse a Krisnamacharya di aver ideato un
sistema dal nulla, senza basi nei testi antichi?

Lo studioso afferma di non conoscere una singola


pubblicazione sulla storia dello yoga, che abbia
riconosciuto e accuratamente descritto come nella
tradizione millenaria del Tantra siano definiti alcuni aspetti
fondamentali dello Yoga, come ad esempio l'innovazione
basata sul sequenziamento delle asana non seduti.
Invece, soprattutto all'interno della cultura occidentale, si
è scelto di glissare su questa tradizione e si è scelto di
selezionare i manuali di riferimento di Hata Yoga, perché
più brevi e semplici, che sono privi del sistema del
Vinyasa all'interno del quale queste pratiche erano
originariamente applicate.
Quasi tutti i cosiddetti testi di hatha yoga basano la
propria autorità come manuali di riferimento e la loro fama
sulla base dell'essere collegati a un lignaggio tantrico, o "
Shastra ", "Rivelazione divina", sia visnuita che shivaita.
Testi che Tompkins definisce in realtà semplici e ottusi
rispetto alla sofisticata complessità dei rituali tantrici
basati sullo Yoga, e che infatti sono molto più brevi e
accessibili dei Tantra. In pratica una lista della spesa di
pratiche categorizzate con poche istruzioni su come
metterle insieme.

Ma molti Tantra sono stati pubblicati e accessibili per anni


- compresi tutti e sei gli Shastra di Krishnamacharya di
cui Tompkins si sta occupando in questi anni e che
appartengono al lignaggio tantrico Visnuita noto come
"Pancha Ratra ".
L'esimio professore ha infatti scoperto prove che questi
sei Tantra contengono il "Vinyasa-Krama " all'epoca
finemente teorizzato, ma poi largamente perduto, che
Krishnamacharya tentò di far rivivere. Dei suoi 27 testi,
solo questi sei contengono la parvenza del vinyasa yoga
che egli ha insegnato.

Oggi il termine 'vinyasa' è giunto a volte fino a noi come il


sequenziamento delle pose, ma questo non è il modo in
cui Krishnamacharya ha definito quel termine. Quando
egli parla di "vinyasa" come gruppi di posizioni, intende i
vari gruppi di vinyasas all'interno di una più ampia
sequenza di pratica, che era originariamente guidata dai
Mantra. Se osserviamo attentamente i suoi scritti (in
particolare il suo Yoga Makaranda ), continua Tompkins,
egli delinea un rito iniziale ( Upāsana ) che comprende il
coordinamento ritualizzato dei Mantra con le mani e con il
corpo. Definisce "la sequenza di Vinyasa" come la
coreografia di Mantra, Asana, Pranayama e Mudra e ci
dice che questo Yoga ritualizzato deriva dagli antichi
Shastra. In altre parole, non ha mai inteso " Vinyasa " per
descrivere solo la sequenza di pose da sola, ma anche gli
elementi transitori da una posizione all'altra, da un
gruppo all'altro e molti altri aspetti.
Krishnamacharya mette in correlazione questa pratica
rituale iniziale con le pratiche di Asana coordinate con il
pranayama in sotto-sequenze chiamate anche esse
Vinyasa. Egli dice allo studente di assicurarsi di seguire il
corretto Vinyasa per l'asana corrispondente. In breve,
dopo che l'innovazione delle Asana in sequenza si diffuse
nel decimo secolo, la stessa metodologia fu applicata per
le posizioni stesse, che venivano sempre eseguite con i
loro mantra e con il pranayama prescritto.
Fino ad oggi Tompkins afferma di aver trovato dozzine di
Vinyasa applicati alle singole Asana, insegnati in modo
criptico nei Tantra, in particolare nei lignaggi di Vaishnava
e Kaula. La sua ricerca sta convergendo in questo
momento sulla raccolta di prove testuali che dimostrano
che le asana, erano originariamente definite come i
"troni" su cui le divinità e i siddha, i santi del Mandala,
dovevano essere immaginati, mentre l'adepto eseguiva
pradakshina vidhi, ovvero i movimenti in cerchio rituali.
Questo è il primo dei rituali quotidiani di movimento in
cerchio intorno al centro del proprio Mandala, che oggi si
chiama Surya Namaskara . Questa fu una pratica
fondamentale dello Yoga Tantrico e in particolare la
sequenza di 12 parti di asthanga pranata (prostrazione).
Sia Mark Singleton che Norman Sjoman affermano invece
ingiustamente, sempre secondo Tompkins, che sia stata
un'ivenzione del XX secolo di Krishnamacharya e dei suoi
allievi, accusandolo di aver adottato gran parte della
tradizione ginnica occidentale.
Entrambi questi autori respingono infatti la bibliografia dei
testi di Krishnamacharya, e definiscono queste pratiche
estranee alla tradizione che cercava di far rivivere.
Tompkins dichiara personalmente di aver smentito questo
punto di vista grazie ai 55.000 versi trovati nei sei Tantra
indicati da Krisnamacharya e di aver confutato la teoria
delle origini moderne di Surya Namaskara, la sequenza di
asana del cosiddetto saluto al Sole, nonchè la sequenza
di movimenti e respiri che portano ad ogni singola
posizione. Allo stesso modo sono antiche le asana della
sequenza, come è documentato in una raccolta di
centinaia di fonti tantriche ancora parzialmente inedite.

Tompkins pone infine l'accento su di un aspetto molto


importante e cioè che Krishnamacharya abbia
praticamente implorato il popolo indiano, nel suo Yoga
Makaranda, di non lasciare che l'Occidente adulterasse
queste pratiche Yoga preziose e antiche, mescolandole
con la ginnastica e con altre attività, ed ha espresso la
speranza che le generazioni future continuassero a
studiare le fonti ed i testi antichi. Egli ha fornito le sue
fonti, che sono state chiaramente ignorate da quegli
stessi cosiddetti studiosi occidentali che oggi hanno
convinto la maggior parte del mondo dello Yoga che il
sistema di Yoga di Krishnamacharya, chiamato Vinyasa-
Krama è stato amalgamato con la ginnastica moderna
occidentale. Tompkins si dice in grado di dimostrare
facilmente che, al contrario, questo sistema pone le sue
basi nelle fonti sanscrite medievali, come sosteneva
sinceramente Krishnamacharya. È infatti impossibile
indovinare quanti manoscritti della tradizione tantrica
giacevano sparsi per tutto il sub-continente e le centinaia
di migliaia, o più, che si trovavano nelle sole biblioteche di
manoscritti indiani. Moltissimi di questi tesori sono stati
scoperti a marcire in case abbandonate, e molti altri sono
stati trafugati dall'India per diventare reliquie nelle
università o in collezioni private in Occidente, che
Tompkins dice di aver visto con i propri occhi.

Ci auguriamo che queste rivelazioni del professor


Tompkins, in verità di alcuni anni addietro, mettano
definitivamente a tacere qualsiasi strumentale
controversia intorno al vinyasa yoga e al nome del più
grande maestro contemporaneo di yoga: Trimulay
Krisnamacharya. Chi ha letto la sua opera, conosciuto la
storia della sua vita o sentito le sue parole, non ha
d'altronde dubbi sulla completa buona fede e sul
tradizionalismo del suo insegnamento appreso fin dalla
sua infazia da grandi maestri come Sri Babu Bhagavan
Das, ma soprattutto il maestro Yogeshwara Ramamohana
Brahmachari che lo accolse per sette anni come studente
e con il quale approfondì gli antichi tantra e gli antichi
sutra.

Registriamo invece purtroppo che acquietata una


polemica strumentale allo svilimento di uno stile molto in
voga di yoga, e che raccoglie oggi molti consensi, ne
sorgono altre, altrettanto strumentali. Non potendo più
infangare il maestro, viene infangato il suo allievo
prediletto, ma questa è un'altra storia.

nota 1
La bibliografia fornita da Trimulai Krisnamacharya nel suo
Yoga Makaranda
1. Rajayoga Ratnakaram.
opera in più di cento capitoli sull'ayurveda
2. Hathayoga Pradipika
duecento versi in quattro libri descrive materialmente la
pratica
3. Yoga Saravalli
4. Yoga Balaprathipikai
5. Ravana Nadi (Nadi Pariksa of Ravana)
6. Bhairava Kalpam
7. Sri Tattvanidhi
8. Yoga Ratnakarandam
9. Mano Narayaneeyam
10. Rudrayameelam (Rudrayamalam)
11. Brahmayameelam
12. Atharvana Rahasyam
13. Patanjala Yogadarshanam
14. Kapilasutram
15. Yogayajnavalkyam
16. Gheranda Samhita
17. Narada Pancharatra Samhita
18. Satvata Samhita
19. Siva Samhita
20. Dhyana Bindu Upanishad
21. Chandilya Upanishad
22. Yoga Shika Upanishad
23. Yoga Kundalya Upanishad
24. Ahir Buddhniya Samhita
25. Nada Bindu Upanishad
26. Amrita Bindu Upanishad
27. Garbha Upanishad

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