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di WILLIAM HART
traduzione di
Chapter Name 3
Proverbi, IV, 7
4 Arte di Vivere
SOMMARIO
Premessa
Premessa all'edizione italiana
Prefazione
Introduzione....................................................3
Nuotologia
CAPITOLO PRIMO..........................................22
La ricerca
Percorrere il sentiero
CAPITOLO SECONDO.....................................35
Il punto di partenza
Il Buddha e lo Scienziato
CAPITOLO TERZO..........................................45
La causa immediata
Il seme e il frutto
CAPITOLO QUARTO...........................................
La radice del problema
I sassi e il ghee
CAPITOLO QUINTO
La pratica della condotta morale
La ricetta medica
CAPITOLO SESTO
La pratica della concentrazione
Un dolce di latte tutto curvo
Chapter Name 5
CAPITOLO SETTIMO
La pratica della saggezza
I due anelli
CAPITOLO OTTAVO
Consapevolezza ed Equanimit
Nientaltro che vedere
CAPITOLO NONO
La meta
La bottiglia d'olio
CAPITOLO DECIMO
L'arte di vivere
I rintocchi dellorologio
APPENDICE A
L'importanza di Vedana nell'insegnamento
del Buddha
APPENDICE B:
Passi su Vedana tratti da vari Sutta
Glossario dei termini pali
Note
Centri di meditazione Vipassana
6 Arte di Vivere
PREMESSA
Sar sempre grato alla meditazione Vipassana
per i cambiamenti che ha apportato nella mia
vita. Prima di imparare questa tecnica, mi
sembrava di vagare in un labirinto di vicoli
ciechi mentre ora, finalmente, ho trovato la
strada maestra. Sin da quando ho iniziato a
seguire questa via, e con il trascorrere degli
anni, a ogni passo la meta divenuta pi
chiara: la liberazione da tutte le sofferenze, la
piena illuminazione. Non posso dire di averla
raggiunta, ma non ho alcun dubbio che la via
conduca direttamente l.
Sar sempre debitore, per avermela mostrata, a
Sayagyi U Ba Khin e alla catena di maestri che
hanno mantenuto viva la tecnica attraverso i
millenni che ci separano dal tempo del Buddha.
A nome di costoro incoraggio altri a
intraprendere questa strada, perch possano
trovare la via per uscire dalla sofferenza.
Anche se migliaia di uomini e donne occidentali
l'hanno imparata, finora non era apparso alcun
libro che descrivesse accuratamente e in modo
completo questa forma di Vipassana e perci
sono lieto che, oggi, un serio meditatore si sia
cimentato a riempire questo vuoto.
Possa questo libro aiutare coloro che gi
praticano
la
meditazione
Vipassana
ad
Chapter Name 7
approfondirne la comprensione e a incoraggiare
altri a provarla, cos che anch'essi possano
sperimentare la felicit della liberazione. Possa
ogni lettore imparare l'arte di vivere, per
trovare pace e armonia dentro di s e generare
pace e armonia per gli altri.
Che tutti siano felici!
SATYA NARAYAN GOENKA
Bombay, aprile 1989
8 Arte di Vivere
Chapter Name 9
PREFAZIONE
Fra i vari tipi di meditazione attualmente
praticati, il metodo Vipassana insegnato da S.N.
Goenka unico. Questa tecnica una via
semplice e logica per conseguire uneffettiva
pace mentale e condurre una vita felice e utile.
Mantenuta invita per lungo tempo all'interno
della comunit buddista della Birmania (oggi
Myanmar), la meditazione Vipassana non
contiene di per s alcun elemento di natura
settaria e pu essere accettata e applicata da
persone di qualsiasi origine.
Satya Narayan Goenka, nato in una famiglia
induista di stampo tradizionalista, un ex
industriale ed ex capo della comunit indiana in
Birmania. Sofferente di dolorose emicranie fin
dalla giovinezza, nel 1955 la ricerca di una cura
lo port in contatto con Sayagyi U Ba Khin, che
al ruolo pubblico di alto funzionario statale
univa il ruolo privato di insegnante di
meditazione. Imparando Vipassana da U Ba
Khin, Goenka scopr una disciplina che non solo
gli aveva alleviato i sintomi del malessere fisico,
ma andava ben oltre, trascendendo ogni
barriera culturale e religiosa. Durante gli anni
che seguirono, impegnati nella pratica e nello
studio sotto la guida del suo maestro, Vipassana
gradualmente trasform la sua vita.
Nel 1969 S.N. Goenka ottenne da U Ba Khin il
10 Arte di Vivere
permesso
di
insegnare
la
meditazione
Vipassana; quell'anno stesso and in India e fu
l che cominci linsegnamento, reintroducendo
la tecnica Vipassana nella sua terra dorigine. In
un paese ancora nettamente diviso in caste e
religioni, i corsi di Goenka hanno attratto
migliaia di persone di ogni ceto, nonch
altrettanti occidentali, affascinati dalla natura
pratica del metodo.
Lo stesso Goenka un esempio delle qualit
della meditazione Vipassana. una persona
pragmatica, alle prese con le difficolt della vita
quotidiana e capace di affrontarle con incisivit,
mantenendo in ogni situazione una straordinaria
calma mentale. Insieme con questa calma c'
una profonda compassione per gli altri, una
grande capacit di entrare in effettivo contatto
con qualsiasi essere umano. Inoltre non c' nulla
di solenne in lui: la sua ironia coinvolgente, e
la utilizza quando insegna. I partecipanti ai suoi
corsi ricordano a lungo il suo sorriso, la sua
risata e il motto che ripete spesso: "Siate felici!"
Chiaramente Vipassana gli ha portato felicit,
ed egli desideroso di condividerla con gli altri,
illustrando la tecnica che gli stata cos utile.
Nonostante la sua presenza magnetica, Goenka
non intende essere un guru che trasforma i suoi
discepoli in automi. Al contrario, insegna
l'autoresponsabilit. La prova concreta di
Vipassana, egli dice, la sua applicazione nella
vita. Incoraggia chi medita a non sedersi ai suoi
piedi, ma ad andarsene a vivere felicemente nel
mondo; e mentre evita ogni espressione di
Chapter Name 11
devozione nei suoi confronti, spinge gli studenti
a consacrarsi alla tecnica e alla verit che
trovano dentro se stessi.
In Birmania per tradizione, era prerogativa dei
monaci buddisti insegnare la meditazione.
Tuttavia, Goenka, come il suo maestro, un
laico a capo di una grande famiglia. Ci
nonostante, la chiarezza del suo insegnamento
e l'efficacia della tecnica hanno ottenuto
l'approvazione dei pi autorevoli monaci in
Birmania, India e Sri Lanka, alcuni dei quali
hanno frequentato dei corsi sotto la sua guida.
Per mantenere la sua purezza, ribadisce
Goenka, la meditazione non deve diventare un
affare. I corsi e i centri che operano sotto la sua
direzione sono assolutamente senza fine di
lucro.
Lui stesso non riceve alcun compenso per il suo
lavoro, diretto o indiretto che sia, e neppure gli
assistenti che ha autorizzato a tenere corsi in
sua
vece.
Offre
la
tecnica
Vipassana
semplicemente come un servizio all'umanit,
per aiutare chi ne ha bisogno.
S.N.Goenka uno dei pochi maestri spirituali
indiani che godono della massima stima sia in
India che in Occidente: non ha mai cercato di
farsi pubblicit ma si unicamente affidato al
messaggio verbale per diffondere l'interesse nei
confronti di Vipassana e ha sempre posto
laccento
sull'importanza
di
praticare
concretamente la meditazione piuttosto che
limitarsi a descriverla. Per tali ragioni meno
conosciuto di quanto non meriti. Questo libro
12 Arte di Vivere
il primo studio completo sul suo insegnamento,
redatto sotto la sua guida e con la sua
approvazione.
Le fonti principali di questo lavoro sono i discorsi
tenuti da Goenka durante un corso di Vipassana
di dieci giorni e, in misura minore, i suoi articoli
in inglese. Ho utilizzato questi materiali
liberamente, prendendo a prestito non solo gli
schemi degli argomenti e la trattazione di punti
specifici, ma anche gli esempi citati nei discorsi
e, spesso, anche parole testuali e intere frasi.
Coloro che hanno partecipato ai corsi di
meditazione Vipassana troveranno certamente
familiare buona parte di questo libro e saranno
persino in grado di identificare quel particolare
discorso o articolo che stato utilizzato in un
determinato punto del testo.
Durante i corsi, le spiegazioni dell'insegnante
sono
accompagnate
passo
per
passo
dall'esperienza fatta dai partecipanti durante la
meditazione. Qui invece il materiale stato
organizzato a favore di un diverso tipo di
fruitore, per quelle persone che hanno
semplicemente letto qualcosa sulla meditazione
senza averla necessariamente praticata.
Per tali lettori si tentato di presentare
l'insegnamento
come
viene
di
fatto
sperimentato: una progressione logica che
fluisce ininterrottamente dal primo gradino fino
alla meta finale. Questa organicit dinsieme
avvertibile pi facilmente da parte di chi gi si
Chapter Name 13
dedica alla meditazione, bench il presente
lavoro cerchi di offrire a chi alle prime armi
un'idea dell'insegnamento quale appare a chi lo
pratica.
Alcune parti conservano deliberatamente un
tono discorsivo per cercare di rendere con la
maggiore vivacit possibile il modo di insegnare
di Goenka. Si tratta dei racconti inseriti tra i vari
capitoli e delle domande e risposte che
concludono ciascun capitolo, ossia dei dialoghi
tratti da discorsi con gli studenti realmente
svoltisi durante i corsi o in colloqui privati.
Alcuni racconti sono tratti dalla vita del Buddha,
altri dalla ricca tradizione indiana di novelle
popolari, altri ancora dall'esperienza personale
di Goenka. Sono tutti narrati con le sue parole,
non con l'intenzione di approfittare dell'originale
ma, semplicemente, per presentarli in modo
fresco, ponendo laccento sulla loro importanza
per la pratica meditativa. Questi brevi racconti
alleggeriscono latmosfera molto intensa dei
corsi di Vipassana e offrono motivo di
ispirazione
illustrando
i
punti
centrali
dell'insegnamento in una forma facile da
ricordare. Delle molte storie raccontate in un
corso di dieci giorni stata riportata solo una
piccola scelta.
Sono state inoltre riprese citazioni dalle raccolte
pi antiche e ampiamente riconosciute delle
parole del Buddha, i suoi Discorsi (SuttaPiaka)
cos come sono stati conservati nell'antica
lingua pali nei paesi di tradizione buddista
Theravada.
14 Arte di Vivere
Chapter Name 15
corsivo nel testo si rinvia al glossario in fondo al
volume.
16 Arte di Vivere
realizzare questo progetto. In particolare
desidero esprimere la mia profonda gratitudine
a S. N. Goenka, che ha sottratto tempo prezioso
ai suoi impegnativi programmi per esaminare il
lavoro durante la sua stesura e, in misura
ancora maggiore, per avermi guidato nei primi
passi sul sentiero qui descritto.
Nel senso pi profondo, il vero autore di questo
lavoro S. N. Goenka, poich io mi sono
unicamente proposto di presentare la sua
trasmissione dell'insegnamento del Buddha. Il
merito di questo lavoro appartiene a lui, mentre
mi ritengo personalmente responsabile di
qualsiasi eventuale mancanza.
W.H.
Chapter Name 17
INTRODUZIONE
Supponete di avere la possibilit di liberarvi da
tutte le responsabilit sociali per dieci giorni e di
poter vivere in un luogo tranquillo, appartato e
protetto da ogni occasione di disturbo. In tale
luogo si provveder alle vostre esigenze fisiche
fondamentali di vitto e alloggio, mentre alcuni
volontari baderanno a che, nel limite del
ragionevole, non vi manchi nulla. In cambio, ci
si aspetter da voi solo che evitiate i contatti
con gli altri e, a parte le attivit essenziali,
trascorriate tutte le ore di veglia con gli occhi
chiusi, mantenendo la mente focalizzata su un
ben determinato
oggetto di attenzione.
Accettereste l'offerta?
Supponete di aver semplicemente sentito che
una tale possibilit esiste e che persone come
voi non solo hanno la volont ma anche il
desiderio di trascorrere il proprio tempo libero in
questo modo. Come definireste la loro attivit?
Fissarsi lombelico, potreste dire; o anche
contemplazione, fuga o ritiro spirituale;
autointossicazione o autoricerca; introversione o
introspezione. Sia in senso negativo che
positivo, l'impressione comune che si ha in
merito alla meditazione che essa sia un ritiro
dal mondo. Anche se, ovviamente, esistono
tecniche
che
hanno
tale
funzione,
la
meditazione non necessariamente una fuga.
Pu anche essere un mezzo per incontrare il
mondo al fine di comprenderlo e di
18 Arte di Vivere
comprendere se stessi.
Ogni essere umano condizionato a presumere
che il mondo reale sia al di fuori, che per vivere
si debba entrare in contatto con una realt
esterna, cercando input, sia fisici che mentali,
dal di fuori. La maggior parte di noi non ha mai
considerato la possibilit di recidere i contatti
con l'esterno per vedere ci che accade
allinterno.
L'idea di agire in tal modo ci sembrerebbe
probabilmente come scegliere di trascorrere ore
e ore a fissare le righe di uno schermo
televisivo. Preferiremmo esplorare l'altra faccia
della luna o il fondo dell'oceano piuttosto che le
profondit nascoste dentro di noi.
In realt l'universo esiste per ognuno di noi solo
quando lo sperimentiamo con il corpo e con la
mente. Non mai altrove, ma sempre qui-e-ora.
Esplorando il qui-e-ora di noi stessi possiamo
esplorare il mondo. Senza indagare il nostro
mondo interiore, non potremo mai conoscere la
realt:
conosceremo
soltanto
le
nostre
convinzioni o le nostre concezioni intellettuali su
di essa. Osservandoci, invece, possiamo
arrivare a conoscere la realt direttamente e
imparare a gestirla in modo positivo e creativo.
Un metodo per esplorare il mondo interiore la
meditazione Vipassana insegnata da S. N.
Goenka. un modo pratico di esaminare la
realt del proprio corpo e della propria mente, di
portare alla luce e di risolvere qualsiasi
problema vi sia nascosto, di sviluppare nuovi
potenziali incanalandoli verso il bene proprio e
Chapter Name 19
degli altri.
Nell'antica lingua indiana pali Vipassana
significa
introspezione,
osservazione
e
comprensione profonda della realt, cos come
essa . l'essenza dell'insegnamento del
Buddha, l'esperienza concreta delle verit da lui
proclamate; egli stesso ha fatto quella
esperienza
attraverso
la
pratica
della
meditazione e quindi ha prima di tutto
insegnato la meditazione. Le sue parole
testimoniano la sua esperienza di meditazione,
come pure le istruzioni particolareggiate su
come procedere per fare diretta esperienza
della verit.
Tutto questo ampiamente accettato, ma
rimane il problema di come comprendere e
seguire le istruzioni date dal Buddha. Infatti,
mentre le sue parole sono state tramandate dai
testi riconosciuti come autentici, al di fuori di un
contesto di pratica viva l'interpretazione delle
sue istruzioni su come meditare appare difficile.
Ma se esiste una tecnica che si mantenuta per
innumerevoli generazioni e produce risultati
identici a quelli descritti dal Buddha, e se essa si
conforma in modo preciso alle sue istruzioni e
ne chiarisce dei punti che a lungo sono sembrati
oscuri, allora sicuramente merita di essere
indagata.
E questa tecnica Vipassana: straordinaria per
la sua semplicit, per l assenza di qualsiasi
dogma e, soprattutto, per i risultati offerti.
La meditazione Vipassana viene insegnata in
corsi della durata di dieci giorni, aperti a
20 Arte di Vivere
chiunque sinceramente desideri imparare la
tecnica e possieda le attitudini sia fisiche che
mentali per farlo. Per tutti e dieci i giorni, i
partecipanti non escono mai dal luogo in cui si
tiene il corso e non alcun contatto con il mondo
esterno. Si astengono dal leggere e dallo
scrivere e sospendono ogni altra pratica,
religiosa o no, attenendosi esattamente alle
istruzioni ricevute. Per l'intero periodo del corso
seguono un codice morale di base che
comprende lastensione da ogni attivit
sessuale e da ogni sostanza intossicante. Per i
primi nove giorni del corso osservano il silenzio
fra loro, mentre sono liberi di discutere i
problemi inerenti la meditazione con il maestro
e i problemi materiali con la direzione.
Durante i primi tre giorni e mezzo i partecipanti
praticano un esercizio di concentrazione
mentale preparatorio alla tecnica di Vipassana
vera e propria, che viene fatta conoscere il
quarto giorno. Gli altri elementi vengono
introdotti giorno per giorno, in modo che alla
fine del corso la tecnica stata presentata nel
suo insieme secondo uno schema generale. Al
decimo giorno il silenzio finisce e i meditatori
fanno ritorno a un genere di vita pi aperto ai
contatti con gli altri. Il corso si conclude nella
mattinata dellundicesimo giorno.
L'esperienza di questi dieci giorni riserva
probabilmente numerose sorprese ai meditatori.
La prima che la meditazione un lavoro duro!
Si sperimenta subito che essa non ha niente a
che vedere con il luogo comune che la
Chapter Name 21
rappresenta come una sorta di inattivit o di
rilassamento.
infatti
necessaria
unapplicazione
continua
per
guidare
consciamente i processi mentali in un
determinato modo. Si viene esortati a
mettercela tutta, seppure senza tensione, ma
finch non si impara come fare, l'esercizio pu
essere frustrante o persino estenuante.
Un'altra sorpresa che, tanto per cominciare, le
conoscenze profonde ottenute con l'autoosservazione non sono probabilmente tutte
piacevoli e beatificanti. Di norma siamo molto
selettivi nelle opinioni su noi stessi. Quando ci
guardiamo allo specchio, badiamo di assumere
la posa pi lusinghiera, l'espressione pi
gradevole. Allo stesso modo ognuno di noi ha
un'immagine mentale di s che, mentre
enfatizza le sue qualit migliori, minimizza i
difetti e omette del tutto alcuni lati del nostro
carattere. Vediamo l'immagine che desideriamo
vedere, non la realt. La meditazione Vipassana,
per, una tecnica per osservare la realt da
ogni angolazione. Invece che con un'immagine
di s attentamente costruita, il meditatore si
confronta con una verit completa, non
censurata. E certi aspetti di essa saranno difficili
da accettare.
Talvolta pu sembrare che, attraverso la
meditazione, invece di trovare la pace interiore
non si trovi altro che turbamento. Tutto, nel
corso, pu apparire insostenibile, inaccettabile:
l'orario pesante, la sistemazione, la disciplina, le
istruzioni e i consigli del maestro, la tecnica
22 Arte di Vivere
stessa. Un'altra sorpresa, tuttavia, che le
difficolt a un certo momento scompaiono.
Gradualmente i meditatori imparano a fare
sforzi senza sforzo, a mantenere un'attenzione
rilassata, un coinvolgimento distaccato. Invece
di
combattere,
vengono
assorbiti
completamente dalla pratica. A quel punto la
scomodit della sistemazione non sembra pi
importante, la disciplina diventa un utile
supporto,
le
ore
passano
rapidamente,
inosservate. La mente diviene calma come un
lago di montagna all'alba, che rispecchia
perfettamente i dintorni e nello stesso tempo
rivela le sue profondit a quelli che lo guardano
pi da vicino. Quando si fa strada questa
chiarezza, ogni momento pieno di conferme,
di bellezza, di pace.
Cos il meditatore scopre che la tecnica funziona
realmente. Ogni passo pu sembrare a volte un
salto enorme, ma ci si accorge che possibile
compierlo. Alla fine dei dieci giorni si nota
chiaramente quale lungo viaggio si compiuto
dall'inizio del corso. Il meditatore si sottoposto
a un processo analogo a un'operazione
chirurgica per incidere col bisturi una ferita
purulenta. Mettere a nudo la lesione e premere
per rimuovere il pus doloroso, ma senza di
questo la ferita non pu guarire. Una volta che il
pus stato rimosso, ci si liberati sia di esso
che del dolore e si avvia verso la guarigione.
Allo stesso modo, passando attraverso i dieci
giorni di corso, il meditatore libera la mente da
alcune delle sue tensioni e acquista una salute
Chapter Name 23
mentale migliore. Il metodo Vipassana ha
lavorato in profondit producendo cambiamenti
interni che persistono dopo la fine del corso. Il
meditatore verifica che tutta l'energia mentale
acquisita durante il corso, tutto ci che ha
imparato, pu essere applicato nella vita
quotidiana a proprio vantaggio e per il bene
degli altri. La vita diviene pi armoniosa,
fruttuosa e felice.
La tecnica Vipassana insegnata da S. N. Goenka
quella che egli ha imparato dal suo maestro
birmano, ora defunto, Sayagyi U Ba Khin, al
quale era stata insegnata da Saya U Thet, un
maestro di meditazione assai conosciuto in
Birmania nella prima met del novecento. A sua
volta Saya U Thet era stato allievo di Ledi
Sayadaw, un famoso monaco birmano vissuto
tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Risalendo
pi indietro nel tempo, non si ricordano altri
nomi di insegnanti di questa tecnica, ma coloro
che la praticano ritengono che Ledi Sayadaw
abbia appreso la meditazione Vipassana da
maestri tradizionali, che l'avevano mantenuta in
vita per intere generazioni, fin dallantichit,
allorquando l'insegnamento del Buddha era
stato per la prima volta introdotto in Birmania.
Non c dubbio che la tecnica concordi con le
istruzioni del Buddha sulla meditazione, con il
significato pi semplice e pi letterale delle sue
parole. E, cosa pi importante, produce dei
buoni risultati, personali, tangibili e immediati.
Questo libro non un manuale di fai-da-te per
praticare la meditazione Vipassana, e chiunque
24 Arte di Vivere
lo usi in tal modo lo fa a proprio rischio e
pericolo. La tecnica deve essere appresa
esclusivamente attraverso un corso, dove c'
lambiente adatto ad aiutare il meditatore e una
guida adeguatamente istruita. La meditazione
una cosa seria, e specialmente la tecnica
Vipassana, che affronta gli stati mentali
profondi. Non ci si dovrebbe mai avvicinare ad
essa con leggerezza o per caso. Se la lettura di
questo libro vi ispira a provare Vipassana,
potrete rivolgervi a uno degli indirizzi che
troverete in fondo al volume per sapere cercare
dove e quando si svolgono i corsi.
Il nostro proposito solo quello di offrire una
visione generale del metodo Vipassana cos
come insegnato da S. N. Goenka, nella speranza
che questo aiuti ad ampliare la comprensione
degli insegnamenti del Buddha e della tecnica di
meditazione che ne costituisce lessenza.
Chapter Name 25
Nuotologia
26 Arte di Vivere
"La scienza del mare."
"No, non ho mai studiato niente."
" Allora hai sprecato met della tua vita."
Il vecchio se ne and, ancora pi triste: "Ho
sprecato met della mia vita, cos dice
questuomo tanto istruito."
La sera seguente, ancora una volta il professore
chiese al marinaio: "Dimmi, hai mai studiato la
meteorologia?
" Che cos'? Non ne ho mai sentito parlare "
"Ma come! la scienza del vento, della pioggia,
del tempo."
"No. Non sono mai stato a scuola. Non ho mai
studiato."
" Non hai mai studiato la scienza della terra in
cui vivi, non hai mai studiato la scienza del
mare su cui ti guadagni da vivere, non hai mai
studiato la scienza del tempo che incontri ogni
giorno? Vecchio, hai sprecato tre quarti della tua
vita."
Il marinaio era molto infelice: "Quest'uomo
istruito dice che ho sprecato tre quarti della mia
vita! Devessere senzaltro vero.
Il giorno seguente, fu il turno del vecchio
marinaio. Corse alla cabina del giovane e url:
"Professore, avete studiato nuotologia?".
" Nuotologia? Che vuoi dire?"
"Sapete nuotare, professore?"
"No, non so nuotare."
" Professore, avete sprecato tutta la vostra vita!
La nave ha urtato contro una roccia e sta
Chapter Name 27
affondando. Quelli che sanno nuotare possono
raggiungere la spiaggia vicina, ma quelli che
non sanno nuotare annegheranno. Mi dispiace,
professore, ma avete sicuramente perso tutta la
vostra vita."
Potete studiare tutte le "ologie" del mondo, ma
se non imparate la nuotologia, tutti i vostri studi
sono inutili. Potete leggere e scrivere libri sul
nuoto, potete dibattere sui suoi sottili aspetti
teorici, ma come vi pu aiutare tutto questo se
vi rifiutate di entrare in acqua di persona?
Dovete
imparare a nuotare.
28 Arte di Vivere
CAPITOLO PRIMO
LA RICERCA
Chapter Name 29
un uomo decise di indagare questo problema: il
problema della sofferenza umana. Dopo anni di
ricerca e di tentativi condotti con vari metodi,
scopr una via per ottenere una comprensione
profonda della realt della propria natura e
sperimentare la vera libert dalla sofferenza.
Avendo raggiunto la meta pi alta, ossia la
liberazione dall'infelicit e dai conflitti, dedic
quel che gli restava della vita ad aiutare gli altri
a fare ci che lui stesso aveva fatto, mostrando
loro la via per liberarsi.
Questa persona - Siddhatta Gotama, noto come
il Buddha, "l'Illuminato" - ha sempre dichiarato
di non essere altro che un uomo. Come accade
a tutti i grandi maestri, su di lui sono fiorite
numerose leggende, ma nonostante le storie
meravigliose che si raccontano sulle sue
passate esistenze e sui suoi poteri magici, tutti i
racconti concordano sul fatto che non si mai
dichiarato di origine divina o ispirato da un dio.
Quali che fossero le sue particolari doti, erano
doti eminentemente umane, che umane, che
egli
aveva
portato
alla
perfezione.
Di
conseguenza, tutto ci che egli ha realizzato
nelle possibilit di qualsiasi essere umano che
agisca come lui.
Il Buddha non ha insegnato n una religione n
una filosofia n un sistema di credenze.
Chiam il suo insegnamento Dhamma, ovvero
"legge", la legge della natura. Non aveva alcun
interesse nei dogmi o nelle speculazioni oziose.
Al contrario, offriva una soluzione pratica e
universale per un problema universale. "Ora
30 Arte di Vivere
come
sempre",egli
diceva;"
parlo
della
sofferenza e di come eliminarla." (1) Rifiut
persino di discutere su tutto ci che non avesse
a che fare con l'eliminazione delle miserie
umane.
Tale insegnamento, insisteva, non era qualche
cosa che aveva inventato o che gli era stato
rivelato da una divinit. Era semplicemente la
verit, la realt, che attraverso i suoi sforzi era
riuscito a scoprire, cos come tanti avevano
fatto prima di lui e come tanti avrebbero fatto
dopo di lui. Affermava di non avere il monopolio
della verit e non rivendicava unautorit
particolare come maestro, n perch la gente
aveva fede in lui n per la natura
evidentemente logica di ci che insegnava. Al
contrario, egli affermava che giusto dubitare e
provare tutto ci che va oltre la propria
esperienza:
Non credete a tutto ci che vi si dice o a tutto
ci che stato tramandato dalle generazioni
passate, e neppure a ci che opinione
corrente o che dicono i testi sacri. Non accettate
qualcosa come vera semplicemente basandovi
su una deduzione o su una illusione,
sullapparenza esteriore o sulla parzialit di una
certa prospettiva o in base alla sua plausibilit o
perch il vostro maestro vi dice che cos. Ma
quando voi, da soli, direttamente riconoscete:
"Questi principi non sono benefici, sono
biasimevoli, condannati dai saggi, se adottati e
messi in pratica producono danno e sofferenza",
Chapter Name 31
allora li dovete abbandonare. E quando da soli,
direttamente, riconoscete: "Questi principi sono
benefici, non biasimevoli, lodati dai saggi, se
adottati e messi in pratica conducono al
benessere e alla felicit. Allora li dovete
accettare e mettere in pratica." (2)
L'autorit pi alta la propria esperienza della
verit. Nulla deve essere accettato solo in base
alla fede. Dobbiamo esaminare ogni cosa per
vedere se logica, pratica, benefica. Neanche
l'aver esaminato un insegnamento utilizzando la
ragione
sufficiente
per
accettarlo
intellettualmente come vero. Se vogliamo trarre
beneficio dalla verit, dobbiamo sperimentarla
direttamente. Solo allora potremo sapere che
realmente vera. Il Buddha, come lui stesso ha
sempre sottolineato, insegnava solo ci che
aveva
sperimentato
direttamente
e
incoraggiava gli altri a sviluppare da soli tale
conoscenza e quindi divenire essi stessi
l'autorit a cui riferirsi: " Ognuno di voi sia
un'isola per se stesso; sia un rifugio per se
stesso; non c' altro rifugio. Sia la verit la
vostra isola, sia la verit il vostro rifugio; non c'
altro rifugio". (3)
Lunico vero rifugio nella vita, lunico terreno
solido su cui posare, la sola autorit che pu
dare una guida e una protezione sicura la
verit, il Dhamma, la legge della natura,
sperimentata e verificata di persona. Quindi, nel
suo insegnamento il Buddha ha sempre dato la
pi grande importanza all'esperienza diretta
32 Arte di Vivere
della verit.
Spiegava nel modo pi chiaro possibile quello
che aveva sperimentato, cos da fornire agli altri
delle linee di condotta da elaborare per
giungere alla personale realizzazione della
verit. Egli ha detto: "L'insegnamento che ho
presentato non ha due versioni separate, una
esteriore e una segreta. Nulla stato tenuto
nascosto nel pugno chiuso del maestro". (4) La
sua non era una dottrina esoterica per pochi
eletti: al contrario, egli desiderava far conoscere
la legge della natura in modo chiaro ed
esauriente, cosicch ne potesse beneficiare il
maggior numero di persone possibile.
Non era nemmeno interessato a fondare una
setta o un culto incentrato sulla sua persona. La
personalit di colui che insegna, egli affermava,
di
minor
importanza
rispetto
all'insegnamento. Il suo proposito era di
mostrare agli altri come liberarsi, non di farli
diventare ciecamente devoti. A un seguace che
gli mostrava eccessiva venerazione, disse: "Che
cosa ottieni a vedere questo corpo, che
soggetto al disfacimento? Chi vede il Dhamma,
vede me, chi vede me, vede il Dhamma." (5)
La devozione nei confronti di un'altra persona,
per quanto santa essa sia, non sufficiente a
liberare qualcuno; non ci pu essere liberazione
o salvezza senza l'esperienza diretta della
realt. Pertanto la supremazia della verit e
non di chi ne parla. Si deve rispettare chiunque
insegni la verit, ma la via migliore per
mostrare tale rispetto lavorare per realizzare
Chapter Name 33
la verit.
Quando verso la fine della vita gli furono
tributati onori eccessivi, il Buddha comment:
"Non cos che si onora un Illuminato, non
cos che gli si mostra rispetto, non cos che
deve essere stimato, o riverito o venerato.
Piuttosto sono il monaco o la monaca, il
seguace e la seguace laici che procedono con
costanza lungo il sentiero di Dhamma, dal primo
passo fino alla meta ultima, chi pratica il
Dhamma operando nel giusto modo, che
onorano, stimano, rispettano, riveriscono e
venerano al massimo grado l'Illuminato.". (6)
Ci che il Buddha ha insegnato era una via che
ogni essere umano pu seguire. Chiam questa
via il Nobile Ottuplice Sentiero, ossia una pratica
divisa in otto parti fra loro collegate. nobile nel
senso che chi segue il sentiero destinato a
diventare un uomo dal cuore nobile, una
persona santa, liberata dalle sofferenze.
un sentiero che porta a una comprensione
profonda della natura, della realt, un sentiero
di realizzazione della verit. Per risolvere i nostri
problemi, dobbiamo vedere come realmente
la nostra situazione. Dobbiamo imparare a
riconoscere la realt apparente, superficiale e
anche a penetrare al di l delle apparenze per
percepire le verit pi sottili sino alla verit
ultima, e quindi sperimentare la libert dalla
sofferenza. Qualsiasi nome scegliamo di dare a
questa verit di liberazione, sia esso, nibbana,
"paradiso", o qualsiasi altro, non ha importanza.
La cosa importante farne esperienza.
34 Arte di Vivere
Il solo modo per sperimentare direttamente la
verit di guardare dentro noi stessi, di
osservarci. Per tutta la vita siamo abituati a
guardare fuori. Siamo sempre interessati a ci
che accade fuori, a ci che fanno gli altri.
Raramente, se non mai, abbiamo cercato di
esaminare noi stessi, la nostra struttura
mentale e fisica, le nostre azioni, la nostra
realt. Perci siamo degli sconosciuti ai nostri
stessi occhi. Non comprendiamo quanto sia
dannosa questa ignoranza, quanto rimaniamo
schiavi delle nostre forze interiori di cui non
siamo consapevoli.
Questa oscurit interiore deve essere scacciata
dalla conoscenza della verit. Dobbiamo
conseguire la comprensione profonda della
nostra stessa natura per comprendere la natura
dell'esistenza. Pertanto, il sentiero che il Buddha
ha mostrato, il sentiero dell'introspezione,
dell'auto-osservazione. Egli ha detto: "Proprio
allinterno di questo corpo, che contiene la
mente con le sue percezioni, ho potuto
conoscere l'universo, la sua origine, la sua
cessazione e la via che conduce alla sua
cessazione." (7) L'intero universo e le leggi
della natura per mezzo delle quali esso opera
devono essere sperimentati all'interno di noi
stessi. Possono essere sperimentati solo
all'interno di noi stessi.
Il sentiero anche un sentiero di purificazione.
Ricerchiamo la verit su noi stessi non per
un'oziosa curiosit intellettuale quanto piuttosto
con uno scopo ben preciso. Osservandoci,
Chapter Name 35
diventiamo consapevoli per la prima volta delle
nostre reazioni condizionate, dei pregiudizi che
oscurano la nostra visione mentale, che ci
nascondono la realt e producono sofferenza.
Identifichiamo
le
tensioni
accumulate
interiormente che ci turbano e ci rendono
infelici e comprendiamo che possono essere
rimosse.
Impariamo gradualmente come permettere loro
di dissolversi; e le nostre menti diventano pure,
calme e felici.
Il sentiero un processo che richiede
un'applicazione
continua.
Possono
sopraggiungere improvvise intuizioni, ma sono il
risultato di uno sforzo continuo. necessario
lavorare passo per passo; del resto, ad ogni
passo i benefici sono immediati. Non seguiamo
il sentiero nella speranza di accumulare benefici
da godere solo nel futuro, o di ottenere, dopo la
morte, un paradiso che ora possiamo solo
immaginare. I benefici devono essere concreti,
vividi, personali, sperimentati qui-e-ora.
E, soprattutto, un insegnamento da praticare.
Avere semplicemente fede nel Buddha o nel
suo insegnamento non ci aiuter a liberarci
dalla sofferenza; n lo far una comprensione
meramente intellettuale del sentiero. Questo ha
valore solo se ci ispira a mettere in pratica
l'insegnamento. Solo la pratica concreta di ci
che il Buddha ha insegnato dar risultati
concreti e cambier in meglio la nostra vita.
Il Buddha ha detto:
Una persona pu recitare alla perfezione molti
36 Arte di Vivere
testi, ma se non li mette in pratica sventata
come il bovaro che conta solo le mucche degli
altri: non gode delle ricompense proprie della
vita di un ricercatore di verit.
Unaltra persona pu essere capace di recitare
solo poche parole dei testi, ma se conduce una
vita di Dhamma, procedendo passo dopo passo
verso la meta finale, allora pu godere delle
ricompense della vita di un ricercatore di verit.
(8)
Il sentiero deve essere seguito, l'insegnamento
deve essere messo in pratica, altrimenti
lesercizio privo di senso.
Non necessario definirsi un buddista per
praticare questo insegnamento. Le etichette
sono irrilevanti. La sofferenza non fa distinzioni,
ma comune a tutti: quindi il rimedio, per
essere
utile,
deve
essere
ugualmente
applicabile a tutti. N la pratica riservata agli
eremiti che si sono allontanati dalla vita
ordinaria. Sebbene sia necessario dedicare un
determinato periodo allapprendimento, una
volta che questo sia concluso, si deve applicare
l'insegnamento alla vita quotidiana. Chi lascia la
propria casa e le responsabilit del mondo per
seguire il sentiero ha la possibilit di lavorare
pi intensamente, di assimilare l'insegnamento
pi profondamente e quindi di progredire pi
rapidamente.
D'altra parte, chi coinvolto nella vita
mondana, impegnato a far fronte a molte e
diverse responsabilit, pu dedicare solo un
tempo limitato alla pratica.
Chapter Name 37
Ma Dhamma deve essere applicato sia da
coloro che hanno lasciato la casa, sia dai
capifamiglia.
Solo se viene applicato, Dhamma d dei
risultati. Se questa veramente la via che
conduce dalla sofferenza alla pace, allora, man
mano che progrediamo nella pratica la nostra
vita quotidiana deve diventare pi felice, pi
armoniosa, apportatrice di pace interiore. Nello
stesso tempo i nostri rapporti con gli altri
devono diventare pi pacifici e armoniosi.
Invece di aumentare le tensioni della societ,
dobbiamo essere capaci di fornire un contributo
positivo che accrescer la felicit e il benessere
di tutti. Per seguire il sentiero dobbiamo vivere
la vita di Dhamma, della verit, della purezza.
Questo
il
giusto
modo
di
seguire
l'insegnamento.
Dhamma,
correttamente
praticato, l'arte di vivere.
Domande e risposte
DOMANDA: Voi fate riferimento al Buddha.
Insegnate quindi il buddismo?
SATYA NARAYAN GOENKA: Non mi occupo di
"ismi". Insegno Dhamma, e cio quello che ha
insegnato il Buddha. Egli non ha mai insegnato
un "ismo"o una dottrina settaria. Ha insegnato
qualcosa da cui chiunque, quale che sia la sua
provenienza, pu trarre beneficio: un'arte di
vivere.
Rimanere nell'ignoranza dannoso per tutti:
38 Arte di Vivere
sviluppare la saggezza un bene per tutti. Cos,
chiunque pu praticare questa tecnica e trarne
beneficio. Un cristiano diventer un buon
cristiano, un ebreo diventer un buon ebreo, un
musulmano un buon musulmano, un ind un
buon ind, un buddista un buon buddista.
Ognuno deve diventare un buon essere umano,
altrimenti non potr mai essere un buon
cristiano, un buon ebreo, un buon musulmano,
un buon ind, un buon buddista. Come
diventare buoni essere umani: questa la cosa
pi importante.
Voi parlate del condizionamento. Questo tipo di
esercizio non anch'esso una forma di
condizionamento della mente, anche se positivo
?
Al
contrario,
un
processo
di
decondizionamento. Invece di imporre qualcosa
alla mente, automaticamente rimuove le qualit
non benefiche, cosicch rimangono solo quelle
positive e benefiche. Eliminando la negativit,
esso scopre la positivit, che la natura
fondamentale di una mente pura.
Ma il fatto che per un determinato periodo di
tempo si debba sedere in una certa posizione e
dirigere l'attenzione in un certo modo, non
una forma di condizionamento.
Se fate questo come un gioco o come un rito
meccanico, allora indubbiamente condizionate
Chapter Name 39
la mente. Ma sarebbe un uso sbagliato di
Vipassana, mentre quando la tecnica viene
praticata in modo corretto vi rende capaci di
sperimentare direttamente la verit, da soli. E
da questa esperienza si sviluppa naturalmente
la comprensione, che distrugge tutti i
condizionamenti precedenti.
Non egoistico dimenticare il mondo e limitarsi
a starsene seduti a meditare tutto il giorno?
Lo sarebbe se fosse fine a stesso, ma un
mezzo per raggiungere che non affatto
egoistico: una mente sana. Quando il vostro
corpo malato, andate in ospedale per
recuperare la salute. Non rimanete l per tutta
la vita, ma semplicemente per recuperare la
salute, di cui poi farete uso nella vita ordinaria.
Allo stesso tempo, frequentate un corso di
meditazione per ottenere la salute mentale che
utilizzerete nella vita di tutti i giorni per il bene
vostro e degli altri.
Rimanere felici ed in pace anche quando ci si
confronta con la sofferenza altrui non forse
pura insensibilit ?
Essere sensibili alle sofferenze degli altri non
significa che si debba diventare tristi. Al
contrario, dovete rimanere calmi ed equilibrati
cos da poter alleviare le sofferenze altrui. Se
anche voi diventate tristi, accrescete l'infelicit
attorno a voi; non aiutate gli altri e non aiutate
40 Arte di Vivere
voi stessi.
Perch non viviamo in pace ?
Perch ci manca la saggezza. Una vita senza
saggezza una vita di illusioni, uno stato di
agitazione e di sofferenze. La nostra prima
responsabilit di vivere una vita sana,
armoniosa, buona per noi e per tutti gli altri. Per
fare ci dobbiamo imparare ad usare le nostre
facolt di auto-osservazione, di osservazione
della verit.
Perch necessario un corso di dieci giorni per
apprendere questa tecnica ?
E certo che se poteste fermarvi per un periodo
pi lungo sarebbe ancor meglio! Ma dieci giorni
sono il tempo minimo che consente di
comprendere lo schema della tecnica.
Perch dobbiamo rimanere per dieci giorni nel
luogo in cui si tiene il corso?
Perch siete qui per compiere un'operazione
alla mente.
Cos come le operazioni chirurgiche devono
essere fatte in ospedale, in sale operatorie
protette da fonti di infezioni, cos qui, dentro i
confini del luogo dove si tiene il corso,
loperazione sulla vostra mente pu essere
compiuta senza essere disturbati da influenze
esterne. Quando il corso finisce, l'operazione
Chapter Name 41
finita e voi siete pronti a rientrare in contatto
con il mondo.
Questa tecnica guarisce malattie fisiche?
Si, come risultato secondario. Molti disturbi
psicosomatici
spariscono
spontaneamente
allorch le tensioni mentali si dissolvono. Se la
mente turbata, le malattie sono portate a
svilupparsi. Quando la mente diviene calma e
pura, scompaiono automaticamente. Ma se vi
prefiggete come scopo la cura di un malessere
fisico invece della purificazione della mente,
non raggiungerete n l'uno n l'altro risultato.
Ho verificato che chi segue il corso con lo scopo
di curare una malattia fissa l'attenzione solo su
questo per tutto il periodo del corso: "Oggi va
meglio? No, non va meglio.... Oggi sto
migliorando? No, nessun miglioramento!" E tutti
i dieci giorni se ne vanno in questo modo. Ma se
l'intenzione semplicemente quella di purificare
la mente, allora molti malanni scompariranno
automaticamente,
come
risultato
della
meditazione.
Qual secondo voi lo scopo della vita?
Uscire dall'infelicit. Gli esseri umani hanno la
meravigliosa capacit di scavare a fondo dentro
di s, di osservare la realt e uscire dalla
sofferenza. Non usare questa capacit significa
sprecare la propria vita. Utilizzatela per vivere
una vita sana e felice.
42 Arte di Vivere
Chapter Name 43
"Signore, sono molti anni che vengo al vostro
centro di meditazione e ho notato che ci sono
molti eremiti intorno a voi, monaci e monache, e
alcuni di loro vi sono compagni da anni. Alcuni,
come
posso
vedere,
hanno
certamente
raggiunto lo stadio finale e di conseguenza sono
pienamente liberati. Vedo anche altri che hanno
sperimentato dei cambiamenti nella loro vita e
sono migliori di prima, sebbene non possa dire
che siano pienamente liberati.
Ma ho altres osservato che un gran numero di
persone, compreso me stesso, sono rimaste
quali erano, o, talvolta, sono persino peggiorati.
Non sono affatto cambiate o non sono cambiate
in meglio.
Perch succede questo? La gente viene da voi,
che siete un grande uomo, pienamente
illuminato, una persona tanto compassionevole
e potente. Perch non usate il vostro potere e la
vostra compassione per liberarli tutti?"
Il Buddha sorrise e disse: "Giovane, dove
abitate? E qual il vostro luogo di nascita?"
"Vivo qui a Savatthi, la capitale dello stato di
Kosala".
"S, ma i tratti del vostro viso mostrano che non
siete di queste parti del paese. Di dove siete
originario?"
"Sono della citt di Rajagaha, la capitale del
Magadha. Sono giunto qui e mi sono stabilito a
Savatthi alcuni anni fa."
"Avete forse cessato tutte le relazioni con
Rajagaha?"
"No, ho ancora dei parenti l. Ho degli amici, ho
44 Arte di Vivere
degli affari."
"Allora certamente dovrete recarvi da Savatthi a
Rajagaha abbastanza spesso?"
"S, molte volte allanno visito Rajagaha e
ritorno a Savatthi."
"Avendo percorso molte volte la via che va da
qui a Rajagaha, certamente dovete conoscerla
bene"
"S, la conosco perfettamente. Potrei quasi dire
che, persino se fossi cieco, potrei trovare la
strada per Rajagaha, tante volte l' ho percorsa."
"E i vostri amici, quelli che vi conoscono bene,
certamente sapranno che siete originario di
Rajagaha e che vi siete stabilito qui. Certamente
sapranno che andate spesso a visitare Rajagaha
e quindi ritornate, e che perci conoscete
perfettamente la strada da qui a Raagaha?"
" S. Tutti quelli che mi sono vicino, sanno che
vado spesso a Rajagaha e che conosco
perfettamente la strada."
"Allora pu accadere che qualcuno di loro venga
da voi e vi chieda di spiegargli la strada da qui a
Rajagaha. Gli nascondete qualcosa o gli
spiegate la strada in modo chiaro?"
"Che cosa c' da nascondere? Gliela spiego nel
modo pi chiaro che posso: inizia a camminare
verso est e poi diritto fino a Benares e continua
fino a raggiungere Gaya e poi Rajagaha. Lo
spiego con molta chiarezza, signore."
"E queste persone a cui date tali spiegazioni,
raggiungono tutti Rajagaha?"
"Come pu essere, signore? Solo quelli che
percorrono interamente il percorso, fino alla
Chapter Name 45
fine, solo essi raggiungeranno Rajagaha."
"E proprio questo che voglio spiegarvi, giovane.
La gente viene da me sapendo che sono
qualcuno che ha percorso il sentiero da qui al
nibbana, e lo conosce perfettamente. Vengono
da me a domandarmi: Qual il sentiero per il
nibbana, per la liberazione? E cosa c' da
nascondere? Glielo spiego in modo chiaro:
Questo il sentiero. Se qualcuno si limita ad
annuire e dice: Ben detto, ben detto, un
sentiero molto buono, ma non voglio muoverci
un passo, un sentiero meraviglioso, ma non
voglio prendermi la briga di percorrerlo. Come
pu allora questa persona raggiungere la meta
finale?
Non posso prendermi nessuno sulle spalle per
portarlo alla meta finale. Nessuno pu
trasportare un altro sulle spalle fino alla meta
finale. Al massimo, con amore e compassione, si
pu dire: "Questo il sentiero e in questo modo
io l'ho percorso. Lavorate anche voi, camminate
anche voi e raggiungerete la meta finale. Ma
ognuno deve compiere il cammino da s, deve
fare ogni passo sul sentiero da solo. Chi ha fatto
un passo, di un passo pi vicino alla meta.
Chi ha fatto cento passi, di cento passi pi
vicino alla meta. Chi ha fatto tutti i passi sul
sentiero, ha raggiunto la meta finale. Dovete voi
stessi percorrere il sentiero."
46 Arte di Vivere
Chapter Name 47
CAPITOLO SECONDO
IL PUNTO DI
PARTENZA
La fonte della sofferenza dentro ciascuno di
noi. Quando avremo imparato a conoscere
profondamente la nostra propria realt, allora
avremo trovato la soluzione al problema della
sofferenza. "Conosci te stesso: tutti i saggi lo
hanno
consigliato.
Dobbiamo
iniziare
a
conoscere la nostra propria natura, altrimenti
non potremo mai risolvere i nostri problemi o i
problemi del mondo.
Ma in realt che cosa sappiamo di noi? Ognuno
di noi convinto di essere importante, unico,
ma la conoscenza che abbiamo di noi stessi
solo superficiale. A livelli pi profondi, non ci
conosciamo affatto.
Il Buddha ha esaminato il fenomeno dell'essere
umano indagando la sua propria natura.
Lasciando da parte ogni pregiudizio, ha
esplorato la realt interiore e compreso che ogni
essere un insieme di cinque aggregati, quattro
mentali e uno fisico.
La materia
Cominciamo con l'aspetto fisico. il pi ovvio, la
nostra parte pi visibile, subito percepita dai
sensi, ma quanto poco la conosciamo in realt!
Possiamo controllare il corpo superficialmente:
si muove e agisce secondo la volont cosciente.
Ma a un altro livello, tutti gli organi interni
48 Arte di Vivere
funzionano fuori dal nostro controllo, senza che
noi sappiamo come. A un livello pi sottile, non
abbiamo la percezione delle incessanti reazioni
biochimiche che avvengono dentro ogni cellula
del corpo.
Ma questa non ancora la realt ultima del
fenomeno materia. In definitiva il corpo, che
sembra solido, composto di particelle
subatomiche e di spazi vuoti. Persino queste
particelle subatomiche non hanno una solidit
reale; il tempo di esistenza di una di esse
molto meno di un trilionesimo di secondo. Le
particelle nascono e svaniscono continuamente,
passando dentro e fuori dallo stato di esistenza,
come un flusso di vibrazioni. Questa la realt
ultima del corpo, di tutta la materia, scoperta
dal Buddha 2500 anni fa.
Con le loro ricerche, gli scienziati moderni
hanno riconosciuto e accettato questa realt
ultima dell'universo materiale, senza tuttavia
divenire delle persone liberate, illuminate. Con
la loro curiosit essi hanno indagato la natura
dell'universo utilizzando l'intelletto e affidandosi
agli strumenti per verificare le loro teorie. Il
Buddha, al contrario, era motivato non soltanto
dalla curiosit quanto piuttosto dal desiderio di
trovare una via duscita dalla sofferenza. Nella
sua ricerca non us altri strumenti tranne la
propria mente.
La verit che scopr non fu il risultato di una
razionalizzazione, bens della sua esperienza
diretta. Ecco perch riusc a liberarsi. Scopr che
l'intero universo materiale era composto di
Chapter Name 49
particelle, chiamate in pali kalapa "unit
indivisibili". Nelle loro infinite varianti queste
unit possiedono le qualit fondamentali della
materia: massa, coesione, temperatura e
movimento. Si combinano per formare strutture
che sembrano avere una qualche permanenza,
ma che di fatto sono tutte composte di
minuscole kalapa, che sono in uno stato di
continuo sorgere e sparire. Questa la realt
ultima della materia: un costante flusso di onde
o particelle. Questo il corpo che ciascuno di
noi chiama "me stesso".
La mente
Insieme con i processi fisici, c' il processo
psichico, la mente. Sebbene non possa essere
toccata
o
veduta,
sembra
ancor
pi
intimamente connessa a noi stessi che non i
nostri corpi: possiamo immaginarci un'esistenza
futura senza il corpo, ma non possiamo
immaginare tale esistenza senza la mente. E di
essa, tuttavia, conosciamo ben poco, e ben
poco siamo in grado di controllarla. Quanto
spesso essa rifiuta di fare ci che vogliamo, e fa
ci che non vogliamo! Il nostro controllo sulla
mente cosciente gi abbastanza debole, ma
l'inconscio sembra addirittura fuori del nostro
potere e della nostra comprensione, pieno di
forze che forse non approveremmo o di cui non
50 Arte di Vivere
siamo consapevoli.
Cos come esamin il corpo, il Buddha esamin
anche la mente e scopr che, essenzialmente,
nella sua totalit, essa consiste di quattro
processi:
coscienza
(viana), percezione
(saa), sensazione (vedana) e reazione
(sankhara).
Il primo processo, la coscienza, la parte
recettiva della mente, l'atto di consapevolezza
indifferenziata
o
cognizione.
Registra
semplicemente gli eventi fenomenici, la
recezione di ogni input fisico e mentale. Annota
i dati grezzi dell'esperienza senza assegnare
etichette o dare giudizi di valore.
Il secondo processo mentale la percezione,
l'atto di riconoscere. Questa parte della mente
identifica qualsiasi cosa sia stata annotata dalla
coscienza. Distingue, etichetta e divide in
categorie i dati grezzi e li valuta, in modo
positivo o negativo.
La fase successiva della mente consiste nella
sensazione. Di fatto, appena un input viene
ricevuto, sorge la sensazione, un segnale che
qualcosa avvenuto. Fino a quando l'input non
stato valutato, la sensazione rimane neutrale.
Ma una volta che si sia attribuito un valore, la
sensazione diviene piacevole o spiacevole,
secondo la valutazione data. Se la sensazione
piacevole, si avverte il desiderio di prolungare e
intensificare l'esperienza. Se, al contrario,
spiacevole, quello di mettervi fine, di scacciarla.
Chapter Name 51
La mente reagisce con sensazioni di piacere e
avversione. (1) Per esempio, quando l'orecchio
funziona normalmente e si ode un suono, la
cognizione al lavoro.
Quando il suono riconosciuto come "parole",
con connotazioni positive o negative, la
percezione comincia a funzionare. Poi segue la
sensazione. Se le parole sono di approvazione,
nasce una sensazione piacevole. Se sono insulti,
nasce una sensazione spiacevole. Tutto questo
subito seguito da una reazione. Se la sensazione
piacevole, si inizia a provarne piacere e si
desidera una quantit maggiore di parole di
approvazione. Se la sensazione spiacevole, si
inizia a provarne dispiacere, e si vuole che le
ingiurie finiscano.
Lo stesso processo avviene ogni volta che gli
altri sensi ricevono un input: coscienza,
percezione,
sensazione,
reazione.
Queste
quattro funzioni mentali sono anche pi
fluttuanti
delle
effimere
particelle
che
compongono la realt materiale. Ogniqualvolta i
sensi vengono in contatto con un oggetto, i
quattro processi mentali sopravvengono con la
rapidit del fulmine e si ripetono ad ogni
contatto;
del
resto
si
verificano
cos
rapidamente che non si consapevoli di cosa
stia avvenendo. solo quando una particolare
reazione si ripete per un lungo periodo e ha
preso una forma definita e intensa che se ne
consapevoli livello conscio.
L'aspetto pi singolare di questa descrizione
52 Arte di Vivere
dell'essere umano non consiste in ci che
include, ma in ci che omette. Occidentali od
orientali, cristiani o ebrei o musulmani o ind,
buddisti o atei o altro ancora, tutti noi abbiamo
la certezza congenita che, da qualche parte
dentro di noi, esiste un Io, un'identit
permanente.
Senza
rifletterci,
operiamo
presupponendo che la persona che esistita
dieci anni fa sia essenzialmente la stessa di oggi
e la stessa che esister tra dieci anni: forse
anche la stessa che esister in una vita futura
dopo la morte. Quale che sia la filosofia, la
teoria o il credo che noi consideriamo veri, di
fatto ognuno vive con una convinzione ben
radicata: "Io ero, io sono, io sar".
Il
Buddha
ha
sfidato
questa
istintiva
affermazione didentit. E nel farlo non ha
esposto un'altra visione speculativa per
combattere le teorie altrui, bens ha ribadito pi
e pi volte che non stava proponendo
un'opinione, ma semplicemente descrivendo la
verit che aveva sperimentato e che ogni
persona comune pu sperimentare.
"L'illuminato ha messo da parte tutte le teorie",
diceva, "perch ha visto la realt della materia,
della sensazione, della percezione, della
reazione e della coscienza, il loro sorgere e
svanire". (2) Nonostante le apparenze, aveva
scoperto che ogni essere umano in realt una
serie di eventi separati ma collegati fra loro.
Ogni evento il risultato del precedente e lo
segue senza soluzione di continuit. La
progressione ininterrotta di eventi intimamente
Chapter Name 53
connessi d l'apparenza della continuit,
dell'identit, ma si tratta solo di una realt
apparente e non della verit ultima.
Possiamo dare il nome a un fiume, ma in realt
un flusso dacqua che non smette mai di
scorrere. Possiamo pensare alla luce di una
candela come a qualcosa di costante, ma, se la
osserviamo da vicino, vediamo che in realt la
fiamma nasce da uno stoppino che brucia per
un istante ed subito rimpiazzata da una nuova
fiamma, istante dopo istante. Parliamo della
luce di una lampadina elettrica senza fermarci
mai a pensare che in realt, come il fiume, essa
un flusso costante: in questo caso un flusso di
energia prodotta da oscillazioni ad altissima
frequenza, che avvengono dentro il filamento. In
ogni momento, qualcosa di nuovo nasce come
prodotto del passato, per essere rimpiazzato da
qualcosaltro nel momento seguente. La
successione degli eventi cos rapida e
continua che difficile da discernere. In un
determinato punto del processo non possibile
affermare che ci che sta avvenendo uguale a
ci che avvenuto in precedenza, n si pu dire
che non lo sia. Ci nondimeno, il processo
avviene.
Allo stesso modo, il Buddha comprese che una
persona non un'entit finita e immutabile, ma
un processo che fluisce momento per momento.
Non c' un "essere" reale, solamente un flusso
che va, un processo continuo di divenire.
Naturalmente nella nostra vita quotidiana
dobbiamo trattare gli altri come persone
54 Arte di Vivere
provviste di una natura pi o meno definita, non
mutevole; dobbiamo accettare le apparenze
esterne, la realt apparente, altrimenti non
riusciremo a funzionare. La realt esteriore
una realt, ma solo quella superficiale. A livelli
pi profondi, la realt che l'intero universo,
animato e inanimato, in costante stato di
divenire: di nascere e svanire. Ognuno di noi, di
fatto, un flusso di particelle subatomiche in
costante mutamento, e insieme ad esso
mutano, ancor pi rapidamente dei processi
fisici, i processi di coscienza, di percezione, di
sensazione e di reazione.
Questa la realt ultima del s con cui ognuno
di noi deve fare i conti. questo il corso degli
eventi in cui siamo implicati. Se saremo in grado
di comprenderlo con esattezza, attraverso
l'esperienza diretta, troveremo la strada che ci
condurr fuori dalla sofferenza.
Domande e risposte
DOMANDA: Quando parlate di "mente", non
sono sicuro di cosa volete intendere. Mi
impossibile localizzare la mente.
SATYA NARAYAN GOENKA: ovunque, in ogni
atomo. Ovunque sentite qualcosa, l c' la
mente. La mente sente.
Dicendo mente allora non volete indicare il
Chapter Name 55
cervello?
Oh no, no. Qui in occidente si pensa che la
mente sia solo nella testa. un concetto
sbagliato.
La mente in tutto il corpo?
S, tutto il corpo contiene la mente, tutto il
corpo!
Lei parla dell'esperienza dell'Io solo in termini
negativi. Non ha un lato positivo? Non c'
un'esperienza dell'Io che riempie la persona di
gioia, di pace, di estasi?
Con la meditazione si scopre che tali piaceri
sensoriali vanno e vengono. Se questo Io
realmente ne gioisse, se fossero "miei" piaceri,
allora l'Io dovrebbe avere qualche potere su di
essi. Ma essi nascono e svaniscono al di fuori
del mio controllo. In questo caso, che cos' l'Io?
Non sto parlando di piaceri sensoriali, ma di
quelli a un livello molto profondo.
A quel livello l'Io non ha alcuna importanza.
Quando si raggiunge quel livello, l'ego si
dissolve. C' solo gioia. La questione dellIo
allora non si pone neppure.
Daccordo, invece di Io
l'esperienza della persona.
diciamo
allora
56 Arte di Vivere
E la sensazione stessa che sente; nessuno la
sente. Le cose stanno solo avvenendo, ecco
tutto. Ora, a voi sembra che ci debba essere un
Io che sente, ma con la pratica finirete col
raggiungere il livello in cui l'ego si dissolve. E a
quel punto questa domanda non avr pi
ragione di essere.
Io sono venuto qui perch sentivo che il mio Io
aveva bisogno di venire qui.
S. vero. Per gli scopi convenzionali, non
possiamo sfuggire dall'Io o dal "mio". Ma
attaccarci ad essi, considerarli reali nel senso
ultimo ci porter solo sofferenza.
Mi domando se ci sono delle persone che
provocano la nostra sofferenza?
Nessuno vi causa sofferenza. La sofferenza
nasce dentro di voi, allorch generate tensioni
nella mente. Sapendo come evitarlo diventa
facile rimanere in pace e felici in ogni
situazione.
E quando qualcuno ci fa del male?
Non dovete permettere che qualcuno vi faccia
del male. Ogni volta che qualcuno fa qualcosa di
sbagliato, fa male agli altri e nello stesso tempo
a se stesso. Se gli permettete di fare del male,
lo incoraggiate a farlo.
Chapter Name 57
Dovete usare tutta la vostra forza per fermarlo,
ma solo con benevolenza, con compassione e
simpatia per quella persona. Se agite con odio o
ira, allora aggravate la situazione. Ma voi non
potete avere benevolenza per tale persona a
meno che la vostra mente non sia calma e in
pace. Una volta che avrete appreso con la
pratica a sviluppare la pace dentro di voi, il
problema potr essere risolto.
A quale scopo cercare pace dentro di noi
quando non c' pace nel mondo?
Il mondo sar in pace solo quando la gente del
mondo sar in pace e felice. Il cambiamento
deve partire a livello individuale. Se la foresta si
inaridisse e voi voleste ridarle vita, dovreste
innaffiare ogni albero. Se volete un mondo di
pace, dovete imparare ad essere in pace con voi
stessi. Solo allora potrete portare la pace nel
mondo.
Posso capire come la meditazione sia in grado
di aiutare persone infelici, disadattate, ma per
chi si sente soddisfatto della sua vita, che gi
felice?
Chi rimane soddisfatto dai piaceri superficiali
della vita ignora i turbamenti profondi della
mente. Si illude di essere una persona felice, ma
i suoi piaceri non sono duraturi e le tensioni
generate nell'inconscio si accresceranno, per
apparire prima o poi al livello mentale conscio.
58 Arte di Vivere
Quando accade ci, questa cosiddetta persona
felice diventa triste. E allora, perch non iniziare
a lavorare qui-e-ora per allontanarsi da una
simile situazione?
Chapter Name 59
compaiono e scompaiono continuamente. In
uno schiocco delle dita o in un battito di ciglia,
egli ha detto, ognuna di queste particelle
compare e scompare molti trilioni di volte.
"Incredibile", penser qualcuno che osserva solo
la realt visibile del corpo, apparentemente
tanto solida, tanto immutabile e permanente.
Ero solito pensare che la frase "molti trilioni di
volte" fosse soltanto un'espressione idiomatica
da non prendere alla lettera. E invece la scienza
moderna ha confermato questa affermazione.
Alcuni anni fa, il premio Nobel per la fisica
venne assegnato a uno scienziato americano
che per lunghi anni si era dedicato allo studio
delle particelle subatomiche di cui composto
l'universo fisico. Era gi noto che queste
particelle compaiono e scompaiono con grande
rapidit, continuamente; ora, questo scienziato
decise di sviluppare uno strumento che potesse
contare quante volte in un secondo una
particella
compare
e
scompare.
Molto
appropriatamente chiam lo strumento che
aveva inventato col nome di camera a bolle, e
scopr che in un secondo una particella
subatomica compare e scompare 10 volte alla
ventiduesima.
La verit scoperta dallo scienziato la stessa
sperimentata dal Buddha, ma che differenza tra
i due! Alcuni dei miei allievi americani che
hanno frequentato dei corsi in India, una volta
tornati in patria sono andati a far visita allo
scienziato e mi hanno riferito che, nonostante
egli avesse scoperto questa realt, era ancora
60 Arte di Vivere
una persona comune, con il consueto bagaglio
di infelicit che ha la gente comune porta con
s.
Non si era completamente liberato dalla
sofferenza. No, lo scienziato non era diventato
una persona illuminata, non si era liberato dalla
sofferenza perch non aveva sperimentato
direttamente la verit. Ci che aveva appreso
era solo un sapere intellettuale. Credeva a
questa verit perch aveva fiducia nello
strumento che aveva inventato, ma non aveva
sperimentato la verit di persona.
Non ho nulla contro quest'uomo n contro la
scienza moderna. Tuttavia, uno scienziato non
deve limitare le sue conoscenze al mondo
esteriore. Come il Buddha, lo scienziato deve
estendere le sue indagini al mondo interiore,
per sperimentare direttamente la verit. La
comprensione personale della verit cambier
automaticamente gli schemi abituali della
mente, e cos si comincer a vivere secondo
verit. Ogni azione diviene diretta al proprio
bene e a quello degli altri. Se manca questa
esperienza interiore, la scienza
pu venire
usata a fini distruttivi.
Ma se diventiamo scienziati della realt
interiore, faremo un uso appropriato della
scienza per la felicit di tutti.
Chapter Name 61
CAPITOLO TERZO
LA CAUSA
IMMEDIATA
imperfetta,
incompleta,
insoddisfacente: la verit dell'esistenza della
sofferenza.
Assodata questa realt, ci che importante
sapere se la sofferenza abbia una causa e, in
caso affermativo, se sia possibile rimuovere tale
causa in modo che la sofferenza possa essere
rimossa. Se gli avvenimenti che provocano la
nostra sofferenza sono semplicemente delle
circostanze casuali su cui non abbiamo alcun
controllo o influenza, allora siamo impotenti e
possiamo lasciar perdere il tentativo di cercare
una via d'uscita. Se invece le nostre sofferenze
sono dettate da un essere onnipotente che
agisce in modo arbitrario e imperscrutabile,
allora dobbiamo scoprire come propiziarci tale
essere in modo che sia benevolo.
Il Buddha ha compreso che la nostra sofferenza
non solo un prodotto del caso. Ci sono delle
cause dietro ad essa, come ci sono cause per
tutti i fenomeni: la legge di causa ed effetto
62 Arte di Vivere
-kamma- universale e fondamentale per
l'esistenza; e non esistono cause al di l del
nostro controllo.
Kamma
Alla parola kamma (o, nella pi conosciuta
forma sanscrita, karma) viene generalmente
attribuito il significato di "fato". Purtroppo le
connotazioni di questa parola sono proprio il
contrario di ci che il Buddha intendeva con
kamma. Il fato qualcosa che sta fuori del
nostro controllo, il decreto della provvidenza,
ci che stato pre-ordinato per ognuno di noi.
Tuttavia,
kamma
letteralmente
significa
"azione". Proprio le nostre azioni sono la causa
di tutto ci che sperimentiamo: "Tutti gli esseri
compiono i loro atti, sono eredi dei loro atti,
hanno origine dai loro atti, sono legati ai loro
atti; i loro atti sono il loro rifugio. Cos come i
loro atti sono vili o nobili, altrettanto lo saranno
le loro esistenze. (1)
Tutto ci in cui ci imbattiamo nella nostra vita
il risultato delle nostre azioni. Di conseguenza,
tutti possiamo diventare padroni del nostro
destino diventando padroni delle nostre azioni.
Ognuno di noi responsabile delle azioni che
danno origine alla propria sofferenza. Ognuno di
noi ha i mezzi per porre fine alla sofferenza
provocata dalle proprie azioni. Il Buddha ha
detto:
Ciascuno maestro di se stesso;
Chapter Name 63
Ciascuno costruisce il proprio futuro. (2)
Cos, ognuno di noi come un uomo che non ha
mai imparato a guidare e siede con gli occhi
bendati al volante di unauto in corsa su una
strada piena di traffico. Non possibile che egli
raggiunga la destinazione senza incidenti.
Anche se pu pensare di essere lui a guidare la
macchina, in realt la macchina a guidare lui.
Se vuole evitare un incidente e fare in modo di
arrivare a destinazione, deve togliersi la benda
dagli occhi, imparare a guidare il veicolo e
condurlo fuori pericolo il pi rapidamente
possibile.
Analogamente,
noi
dobbiamo
diventare consapevoli di ci che facciamo, e
quindi imparare a compiere quelle determinate
azioni in grado di condurci dove vogliamo
realmente andare.
Le tre categorie di azioni
Ci sono tre categorie di azioni: fisica, verbale e
mentale.
Normalmente
diamo
maggior
importanza alle azioni fisiche, meno alle azioni
verbali e meno ancora alle azioni mentali.
Colpire una persona ci sembra un'azione pi
grave che insultarla, ed entrambe appaiono pi
pesanti di una malevolenza inespressa nei suoi
confronti. Di fatto, sarebbe questo il giudizio
conforme alle leggi emanate dagli uomini in
ogni paese. Ma secondo Dhamma, la legge della
natura, l'azione mentale la pi importante.
64 Arte di Vivere
Un'azione fisica o verbale assume un significato
completamente diverso a seconda delle
intenzioni con cui la si compie.
Un chirurgo usa il bisturi per operare d'urgenza
un uomo in pericolo di vita, ma lintervento non
ha successo e il paziente muore; un assassino
usa il pugnale per colpire a morte la sua vittima:
fisicamente le due azioni sono simili, con gli
stessi effetti, ma mentalmente sono agli
antipodi. Il chirurgo agisce per compassione,
l'assassino per odio. I risultati ottenuti sono
radicalmente diversi, perch diversa lazione
mentale.
Allo stesso modo, nel caso della parola, la cosa
pi importante l'intenzione. Un uomo discute
con un collega e lo ingiuria, definendolo pazzo.
Esprime ira. Lo stesso uomo vede suo figlio che
gioca nel fango e teneramente lo chiama pazzo.
Esprime amore. In entrambi i casi sono state
pronunciate le stesse parole, ma per esprimere
due opposti stati mentali. l'intenzione delle
nostre parole che determina il risultato.
Parole e azioni, e i loro effetti esterni, sono mere
conseguenze dell'azione mentale. Essi si
giudicano in relazione allintenzione che
esprimono.
L'azione mentale il vero kamma, la causa che
dar i risultati nel futuro. Comprendendo questa
verit il Buddha ha annunciato:
La mente precede tutti i fenomeni
la mente la cosa pi importante,
ogni cosa fatta dalla mente.
Chapter Name 65
Se con una mente impura
parlate o agite,
allora la sofferenza vi seguir,
come la ruota di un carro segue lanimale da
tiro.
Se con una mente pura parlate e agite,
allora la felicit vi seguir
come un'ombra che non svanisce mai. (3)
La causa della sofferenza
Ma quale azione mentale determina il nostro
destino? Se la mente non consiste di niente
altro che di conoscenza, percezione, sensazione
e reazione, quale di queste d origine alla
sofferenza? Ognuna di esse coinvolta in
qualche misura nel processo della sofferenza. Le
prime tre, tuttavia, sono principalmente
passive. La coscienza recepisce soltanto i primi
dati dell'esperienza, la percezione li inserisce in
una categoria, la sensazione segnala ci che
accaduto nei passaggi precedenti. Il lavoro di
queste tre azioni mentali quello di assimilare
di mano in mano digerire le informazioni
subentranti. Ma quando la mente inizia a
reagire, la passivit lascia il passo all'attrazione
o alla repulsione, al piacere o al dispiacere.
Questa reazione mette in moto una nuova
catena di eventi, all'inizio della quale c' la
reazione, sankhara. Ecco perch il Buddha ha
detto:
66 Arte di Vivere
Qualsiasi sofferenza sorga
ha una reazione quale causa.
Se tutte le reazioni cessassero
allora non ci sarebbe pi sofferenza. (4)
Il vero kamma, la vera causa della sofferenza,
la reazione della mente. Ogni fugace reazione di
piacere o dispiacere pu non essere molto forte
e pu non dare molti risultati, ma pu avere un
effetto cumulativo. La reazione ripetuta
momento per momento, intensificandosi a ogni
ripetizione e sviluppandosi verso la bramosia o
l'avversione: ci che nel suo primo sermone il
Buddha ha definito tanha, letteralmente "sete":
cio l'abitudine mentale allinsaziabile bramosia
di ci che non c', la quale implica una uguale e
irrimediabile insoddisfazione per ci che c. (5)
E man mano che bramosia e insoddisfazione
aumentano di intensit, pi profonda sar la
loro influenza sui nostri pensieri, sui nostri
discorsi e sulle nostre azioni: e maggiore la
sofferenza che provocheranno.
Alcune reazioni, ha detto il Buddha, sono come
linee tracciate su uno specchio d'acqua: appena
disegnate, si cancellano. Altre sono come linee
tracciate sulla sabbia: se sono state disegnate
al mattino, spariranno durante la notte,
eliminate dalla marea o dal vento. Altre sono
come linee incise profondamente nella roccia
con
scalpello
e
martello.
Anch'
esse
scompariranno a causa dellerosione, ma ci
vorr molto molto tempo. (6)
Chapter Name 67
Ogni giorno, per tutta la vita, la nostra mente
continua a generare reazioni: eppure se alla fine
di ciascun giorno cerchiamo di ricordarle, non
saremo in grado di richiamarne alla memoria
che una o due, ossia quelle che quel giorno ci
hanno maggiormente impressionato. Cos, se
cerchiamo di ricordare tutte le reazioni che
abbiamo avuto nel corso di un mese, saremo
capaci di rammentarne solo una o due che in
quel mese ci hanno impressionato pi
profondamente. E allo scadere di un anno
saremo capaci di ricordare solo una o due
reazioni che in quellanno hanno lasciato
l'impressione pi profonda. Le reazioni profonde
di questo tipo sono assai pericolose e
conducono a unimmensa sofferenza. Il primo
passo per emergere da tale sofferenza quello
di accettarne la realt, non come un concetto
filosofico o un articolo di fede, ma come un dato
della nostra stessa esistenza. Se accetteremo
questo e comprenderemo che cos la
sofferenza e perch soffriamo, cesseremo di
essere guidati e saremo noi a cominciare a
guidare. Imparando a comprendere la nostra
natura, potremo incamminarci sul sentiero che
conduce alla fine della sofferenza.
Domande e risposte
DOMANDA: La sofferenza non forse una parte
naturale della vita? Perch dobbiamo cercare di
sfuggirle?
68 Arte di Vivere
SATYA NARAYAN GOENKA: Siamo ormai cos
immischiati con la sofferenza che esserne esenti
ci
sembra
innaturale.
Ma
quando
sperimenterete la reale felicit della purezza
mentale, allora vi renderete conto che questo
uno stato naturale della mente.
L'esperienza della sofferenza pu nobilitare
una persona e aiutarla a fortificare il carattere?
S.
Questa
tecnica
infatti
utilizza
deliberatamente la sofferenza come uno
strumento per rendere nobile una persona. Ma
ci accadr solo se questa persona imparer a
osservare oggettivamente la sofferenza. Se
rimane
attaccata alla sua sofferenza,
l'esperienza non la nobiliter ed essa rimarr
sempre infelice.
Controllare le proprie azioni non una sorta di
repressione?
No. Si impara solo a osservare oggettivamente
ci che avviene. Se qualcuno adirato e cerca
di nascondere la sua collera, di sopportarla,
allora, s, c' repressione. Ma osservando la
collera, scoprirete che automaticamente essa
svanisce. Vi liberate dalla collera quando
imparate a osservarla oggettivamente.
Se continuiamo a osservare noi stessi, come
Chapter Name 69
possiamo vivere in modo naturale? Saremmo
cos impegnati a guardarci che non potremmo
agire liberamente o spontaneamente.
Non questo ci che le persone verificano dopo
aver completato un corso di meditazione. Qui
imparate un training mentale che vi metter in
grado di osservarvi nella vita quotidiana ogni
volta che ne avrete bisogno. Non che si debba
continuare a esercitarsi ad occhi chiusi tutto il
giorno per tutta la vita, ma cos come la forza
che si acquista attraverso l'esercizio fisico vi
aiuta nella vita quotidiana, analogamente
questo esercizio mentale vi fortificher. Quella
che viene chiamata "azione libera e spontanea"
in realt una reazione cieca, sempre
pericolosa. Imparando ad osservarvi, scoprirete
che possibile mantenere lequilibrio della
mente tutte le volte che vi trovate in una
situazione difficile. E questo equilibrio che vi
mette in grado di scegliere liberamente come
agire. Compirete allora un'azione reale, che
sempre positiva e sempre di beneficio per voi e
per gli altri.
Esistono avvenimenti fortuiti, eventi accidentali
senza una causa?
Nulla avviene senza una causa. E impossibile.
Talvolta i nostri sensi limitati e il nostro intelletto
non la possono discernere con chiarezza, ma
questo non significa che non ci sia.
70 Arte di Vivere
Voi affermate che ogni cosa nella vita
predeterminata?
Certamente le nostre azioni passate daranno
dei frutti, buoni o cattivi. Sono esse a
determinare il tipo di vita che conduciamo, la
situazione generale in cui ci troviamo. Ma ci
non significa che qualsiasi cosa ci accade sia
predestinata, stabilita dalle nostre azioni
passate, e che non possa accadere nient'altro.
Non cos. Le nostre azioni passate influenzano
il corso della nostra vita dirigendola verso
esperienze piacevoli o spiacevoli. Ma le azioni
presenti sono ugualmente importanti. La natura
ci ha dato la capacit di essere padroni delle
nostre azioni presenti: con tale padronanza
possiamo cambiare il nostro futuro.
Ma certamente anche le azioni degli altri ci
influenzano?
Naturalmente. Siamo influenzati da chi ci
circonda e dallambiente, cos come noi li
influenziamo. Se ad esempio la maggioranza
favorevole alla violenza, allora possono avvenire
guerre e distruzioni, provocando immani
sofferenze. Ma se la gente incomincia a
purificare la mente, allora non pu esserci
violenza. La radice del problema nella mente
di ogni essere umano, e dato che la societ
composta di individui, se ogni persona inizia a
cambiare, cambier anche la societ e guerre e
distruzioni diventeranno eventi rari.
Chapter Name 71
Come possiamo aiutarci l'un l'altro se ognuno di
noi deve confrontarsi con i risultati delle proprie
azioni?
Le nostre azioni mentali influenzano gli altri. Se
nella mente non generiamo altro che negativit,
tale negativit ha un effetto pericoloso su quelli
che entrano in contatto con noi. Se colmiamo la
mente di positivit e benevolenza verso gli altri,
questo avr un effetto giovevole su coloro che ci
circondano. Non potete controllare le azioni, il
kamma degli altri, ma potete diventare padroni
di voi stessi per esercitare un influsso positivo
su coloro che vi stanno intorno.
Perch essere ricchi un buon karma? Se
cos, significa forse che la maggior parte di
coloro che vivono in Occidente hanno un buon
karma e la maggior parte di coloro che vivono
nel Terzo mondo hanno un cattivo karma?
La ricchezza da sola non un buon karma. Se
diventate ricchi ma restate infelici, qual
l'utilit della vostra ricchezza? Essere ricchi e
anche felici, realmente felici: questo un buon
karma. La cosa pi importante essere felici,
ricchi o no.
72 Arte di Vivere
E ci che sembra a coloro che hanno
esperienza solo degli errati schemi abituali di
una mente impura. Ma naturale per una
mente pura rimanere distaccata, piena d'amore,
compassione,
benevolenza,
gioia
ed
equanimit. Dovete imparare a sperimentarlo.
Come possiamo essere coinvolti nella vita senza
reagire?
Invece di reagire, imparate ad agire, ad agire
con una mente equilibrata. Il meditatore di
Vipassana non diventa inattivo come un
vegetale. Impara ad agire positivamente.
Quando sarete in grado di cambiare gli schemi
abituali da reazione ad azione, allora avrete
ottenuto qualcosa di grande valore. E Vipassana
porta a questo cambiamento.
Il seme e il frutto
Ad ogni causa corrisponde un effetto. Ad ogni
seme corrisponde un frutto. Ad ogni azione
corrisponde un risultato. Un contadino semina
due semi nello stesso terreno: un seme di canna
da zucchero, e un seme di neem, una pianta
tropicale molto amara. I due semi sono nella
stessa terra, ricevono la stessa acqua, lo stesso
sole, la stessa aria; la natura d loro lo stesso
Chapter Name 73
nutrimento. Due pianticelle affiorano e iniziano
a crescere. E che cosa accade allalbero neem?
Cresce amaro in ogni sua fibra, mentre la canna
da zucchero cresce dolce in ogni sua fibra.
Perch la natura o, se preferite, Dio stato cos
buono con uno e cos crudele con l'altro?
No, la natura non crudele n buona, bens
opera secondo leggi fisse. La natura aiuta
soltanto la qualit del seme a manifestarsi.
Tutte
le sostanze
nutritive
si limitano
semplicemente ad aiutare i semi a rivelare la
qualit che in essi latente. Il seme della canna
da zucchero ha la qualit della dolcezza, quindi
la pianta non potr essere che dolce. Il seme
dell'albero neem ha la qualit dell'amaro, quindi
la pianta non potr essere che amara. Ad ogni
seme corrisponde il frutto. Il contadino va
dall'albero neem, si inchina tre volte, gli gira
attorno 108 volte e poi offre fiori, incenso,
candele, frutti e dolci.
Quindi inizia a pregare: "Ti prego, dio neem,
concedimi dei manghi dolci, voglio dei manghi
dolci!" Il povero dio neem non glieli pu dare,
non ha il potere di farlo. Se qualcuno vuole
manghi dolci, deve piantare semi di mango; cos
non avrebbe bisogno di lamentarsi e invocare
aiuto. I frutti che otterr saranno proprio dei
manghi dolci. Ad ogni seme corrisponde un
frutto.
Le nostre difficolt, la nostra ignoranza derivano
dal fatto che non stiamo attenti quando
piantiamo i semi. Continuiamo a piantare semi
di neem, ma quando viene il tempo di cogliere i
74 Arte di Vivere
frutti, ecco che vogliamo manghi dolci.
E
continuiamo a lamentarci e a pregare e a
sperare nei manghi. Ma non funziona. (7)
Chapter Name 75
CAPITOLO QUARTO
LA RADICE DEL
PROBLEMA
76 Arte di Vivere
infelicit.
Ogni creatura vivente deve far fronte a tutte
queste sofferenze. E mentre la nostra vita
scorre, siamo costretti ad affrontare altre
sofferenze, una variet di dolori sia fisici che
mentali. Siamo immersi nellinfelicit e la felicit
ci sfugge. Non riusciamo ad avere ci che
vogliamo e, al contrario, otteniamo ci che non
vogliamo. Sono tutti casi di sofferenza evidenti
per chiunque si fermi a riflettere. Ma il futuro
Buddha non era soddisfatto delle limitate
spiegazioni dell'intelletto. Continu ad esplorare
dentro di s per sperimentare la vera natura
della sofferenza e scopr che "l'attaccamento ai
cinque aggregati costituisce la sofferenza" (2).
A livello pi profondo, la sofferenza
l'attaccamento eccessivo che ognuno di noi ha
sviluppato per il proprio corpo e per la propria
mente, con le sue cognizioni, percezioni,
sensazioni e reazioni. La gente si attacca con
forza alla propria identit al proprio essere
fisico e mentale quando in realt ci sono solo
processi in evoluzione. Questo attaccamento a
un'idea irreale di s, a qualcosa che di fatto in
costante mutamento, sofferenza.
Lattaccamento
Ci sono diversi tipi di attaccamento. Per prima
cosa c' l'attaccamento all'abitudine di cercare
la gratificazione dei sensi. Un tossicomane si
droga
perch desidera sperimentare la
Chapter Name 77
sensazione piacevole che la droga gli procura,
anche se sa che drogandosi aumenta la sua
dipendenza. Analoga la nostra dipendenza da
desideri sempre nuovi: non appena un desiderio
soddisfatto, ne creiamo un altro. L'oggetto
secondario; in realt noi facciamo in modo di
prolungare allinfinito lo stato di desiderio, in
quanto esso fa sorgere in noi una sensazione
piacevole che vogliamo continuare a provare. Il
desiderare diventa un'abitudine che non
possiamo abbandonare una dipendenza. E
proprio come un drogato gradualmente sviluppa
assuefazione nei confronti della sostanza che
assume abitualmente e quindi ha bisogno di
dosi sempre maggiori, cos pi cerchiamo di
soddisfare i nostri desideri, pi essi diventano
forti, si trasformano in bramosia. E una via
senza uscita, perch finch desidereremo
ardentemente qualcosa, non potremo mai
essere felici.
Un altro grande attaccamento si ha verso lIo,
l'ego, l'immagine che abbiamo di noi stessi. Per
ciascuno di noi, lIo la persona pi importante
del mondo. Ci comportiamo come calamite che
accentrano automaticamente sopra se stesse la
limatura di ferro. Se riflettiamo un attimo, tutti
noi istintivamente cerchiamo di sistemare il
mondo a nostro piacimento, cercando di attrarre
ci che piacevole e di respingere ci che
spiacevole. Ma nessuno di noi solo al mondo;
ciascun Io costretto a entrare in conflitto con
un altro. Il modello che ognuno cerca di creare
disturbato dai campi magnetici degli altri e noi
78 Arte di Vivere
stessi siamo soggetti a repulsioni e ad
attrazioni. Il risultato non pu essere altro che
infelicit e sofferenza.
N limitiamo l'attaccamento allIo ma lo
estendiamo al "mio", a tutto ci che ci
appartiene.
Sviluppiamo
un
grande
attaccamento a ci che possediamo, perch
collegato a noi e sostiene l'immagine dell'Io.
Questo attaccamento non causerebbe problemi
se quello che chiamiamo "mio" fosse eterno e
l'Io ne potesse godere eternamente. Ma, nella
realt, prima o poi l'Io viene separato dal "mio".
Il
tempo
della
separazione
deve
necessariamente venire, e in quel momento la
sofferenza sar tanto pi intensa quanto pi
grande l'attaccamento al "mio".
Ma l'attaccamento va anche oltre: si estende
alle nostre opinioni e alle nostre convinzioni.
Quale che sia il loro contenuto, siano esse
giuste o sbagliate, se siamo attaccati ad esse
certamente ci renderanno infelici. Siamo tutti
convinti che le nostre opinioni e tradizioni siano
le migliori e ogni volta che le sentiamo criticare
ne restiamo colpiti. Se cerchiamo di spiegare le
nostre opinioni e gli altri non le accettano,
anche in questo caso ci turbiamo.
Non siamo capaci di riconoscere che ognuno ha
le proprie convinzioni. Invece di perdersi in futili
discussioni sulla validit o meno delle varie
opinioni, sarebbe pi proficuo lasciare da parte
le nozioni preconcette e cercare di vedere la
realt. Ma il nostro attaccamento alle opinioni ci
impedisce di far questo e cos restiamo infelici.
Chapter Name 79
Infine, c' l'attaccamento alla religione e alle
relative cerimonie. Tendiamo ad attribuire pi
importanza alle manifestazioni esteriori della
religione piuttosto che al loro significato
intrinseco e pensiamo che chi non compie tali
cerimonie non pu essere una persona
veramente religiosa. Dimentichiamo che senza
la sua essenza, l'aspetto formale della religione
un guscio vuoto. Recitare devotamente le
preghiere o partecipare assiduamente alle
funzioni non ha valore se la mente rimane
colma di ira, collera e malevolenza. Per essere
veramente
religiosi
dobbiamo
sviluppare
un'attitudine religiosa: purezza di cuore, amore
e compassione per tutti. Tuttavia lattaccamento
alle forme esteriori della religione ci induce a
dare maggiore importanza alla lettera piuttosto
che allo spirito. Perdiamo l'essenza della
religione e quindi rimaniamo infelici.
Tutte le nostre sofferenze, di qualunque genere
possano essere, sono collegate alluno o all'altro
di questi attaccamenti. Attaccamento e
sofferenza vanno sempre di pari passo.
Il Sorgere Condizionato: la catena di causa
ed effetto da cui trae origine la sofferenza.
Che cosa provoca l'attaccamento? Come sorge?
Analizzando la sua propria natura, il futuro
Buddha scopr che esso si sviluppa a causa di
reazioni mentali momentanee di piacere e
dispiacere. Le reazioni brevi e inconsce della
80 Arte di Vivere
mente si ripetono e si intensificano momento
per momento, fino a trasformarsi in potenti
attrazioni e repulsioni e in tutte le nostre forme
di attaccamento. L'attaccamento non altro che
la forma sviluppata di una reazione transitoria.
E questa la causa immediata della sofferenza.
Che cosa provoca le reazioni di piacere e
dispiacere? Andando ancora pi a fondo, il
Buddha osserv che esse sono causate da una
sensazione: proviamo una sensazione piacevole
e iniziamo ad amarla; ne proviamo una
spiacevole e iniziamo a rifiutarla, a respingerla.
Ora, perch queste sensazioni? Che cosa le
provoca?
Analizzandosi
ancor
pi
profondamente, egli vide che sorgono a causa
di un contatto: contatto dell'occhio con una cosa
visibile, contatto dell'orecchio con un suono,
contatto del naso con un odore, contatto della
lingua con un sapore, contatto del corpo con un
oggetto tangibile, contatto della mente con un
pensiero, un'emozione, un'idea, una fantasia o
un ricordo. E con i cinque sensi fisici e con la
mente che noi sperimentiamo il mondo. Ogni
volta che un oggetto o un fenomeno entra in
contatto con una di queste sei basi
dell'esperienza, si produce una sensazione,
piacevole o spiacevole.
E perch questo contatto il primo a prodursi?
Il futuro Buddha vide che il contatto avviene
proprio in quanto esistono le sei basi sensoriali,
ovvero i cinque sensi fisici pi la mente. Il
mondo pieno di innumerevoli fenomeni:
visioni, suoni, odori, sapori, oggetti, pensieri ed
Chapter Name 81
emozioni. Per tutto il tempo in cui i nostri
recettori sono in funzione, il contatto
inevitabile.
E perch esistono le sei basi sensoriali? Perch
sono gli aspetti essenziali del fluire della mente
e della materia. Perch allora questo flusso di
mente e materia? Che cosa lo provoca? Il futuro
Buddha comprese che il processo sorge a causa
della coscienza, l'atto cognitivo che separa il
mondo in conoscente e conosciuto, soggetto e
oggetto, lIo e gli "altri". Da questa separazione
deriva l'identit, la "nascita". Ad ogni istante la
coscienza sorge e assume una specifica forma
mentale e fisica. Nellistante successivo, di
nuovo, la coscienza prende una forma
leggermente diversa. La coscienza fluisce e
muta attraverso tutta l'esistenza. Alla fine arriva
la morte, ma la coscienza non si ferma: senza
alcun intervallo, nellistante successivo, assume
una forma nuova. Da un'esistenza a un'altra,
vita dopo vita, il fluire della coscienza continua.
Qual dunque la causa di questo fluire della
coscienza? Egli ne vide il sorgere da una
reazione. La mente costantemente reattiva e
ogni reazione d forza al fluire della coscienza,
cos da perpetuarsi nellistante successivo. Pi
una reazione forte, pi grande l'impulso che
suscita. La reazione leggera di un istante
sostiene il fluire della coscienza solo per un
istante. Ma se quella reazione momentanea di
piacere o dispiacere si intensifica in bramosia o
avversione, guadagna forza e sostiene il fluire
della coscienza per molti momenti, per minuti,
82 Arte di Vivere
per ore. E se la reazione di bramosia o
avversione si intensifica ancora, sostiene il
flusso per giorni, mesi, anni. E se durante la sua
vita una persona tende a ripetere e intensificare
certe reazioni, esse sviluppano una forza
sufficiente a sostenere il fluire della coscienza
non solo da un istante all'altro, da un giorno
all'altro, da un anno all'altro, ma da una vita
all'altra.
E
che
cosa
provoca
queste
reazioni?
Osservando la realt a un livello pi profondo,
egli comprese che le reazioni avvengono a
causa dell'ignoranza. Siamo inconsapevoli del
fatto che reagiamo, e altrettanto inconsapevoli
della vera natura di ci a cui reagiamo. Siamo
alloscuro della natura impermanente e
impersonale della nostra esistenza e ignoriamo
che l'attaccamento a essa ci procura soltanto
sofferenza. Non conoscendo la nostra vera
natura reagiamo alla cieca. Non sapendo
neppure di aver reagito, persistiamo nelle
nostre reazioni cieche e permettiamo loro di
intensificarsi. Cos, a causa dell'ignoranza,
diventiamo prigionieri dell'abitudine a reagire.
Ecco come la ruota della sofferenza inizia a
girare:
Se sorge l'ignoranza, c' la reazione;
se sorge la reazione, c' la coscienza;
se sorge la coscienza, ci sono la mente e la
materia;
se sorgono la mente e la materia, ci sono i sei
sensi;
Chapter Name 83
se sorgono i sei sensi, c' il contatto;
se sorge il contatto, c' la sensazione;
se sorge la sensazione, ci sono la bramosia e
l'avversione;
se sorgono la bramosia e l'avversione, c'
l'attaccamento;
se sorge l'attaccamento, c' il processo del
divenire;
se sorge il processo del divenire, c' la nascita;
se c' la nascita, ci sono l'invecchiamento e la
morte,
insieme
a
dolore,
lamentazione,
sofferenze fisiche e mentali, tribolazioni.
In questo modo sorge l'intera massa di
sofferenza. (3)
Da questa catena di causa ed effetto il sorgere
condizionato siamo stati condotti nel nostro
presente stato di esistenza, ad affrontare un
futuro di sofferenza. Alla fine la verit gli fu
chiara: la sofferenza inizia con l'ignoranza della
realt della nostra vera natura, del fenomeno
etichettato come Io. E la causa successiva di
sofferenza il sankhara, l'abitudine mentale alla
reazione. Accecati dall'ignoranza, generiamo
reazioni di bramosia e avversione, che si
sviluppano in attaccamento, il quale conduce a
tutti i generi di infelicit. L'abitudine a reagire
il kamma, il modellatore del nostro futuro.
Dunque la reazione sorge solo a causa
dell'ignoranza circa la nostra vera natura.
Ignoranza, bramosia e avversione sono le tre
radici da cui nascono tutte le sofferenze della
nostra vita.
84 Arte di Vivere
Chapter Name 85
finisce;
se la nascita finisce, linvecchiamento e la
morte finiscono, insieme a dolore, lamenti,
sofferenze mentali e fisiche e tribolazioni.
Cos finisce l'intera massa della sofferenza. (5)
Se mettiamo fine all'ignoranza, allora non ci
saranno reazioni cieche con il loro seguito di
sofferenze di vario genere. E se non vi sar pi
sofferenza, allora sperimenteremo la vera pace,
la vera felicit. La ruota della sofferenza pu
mutarsi nella ruota della liberazione.
Questo ci che Siddhattha Gotama ha fatto
per conseguire l'illuminazione. Questo ci che
ha insegnato a fare agli altri. Egli disse:
Compiendo delle azioni negative
vi contaminate.
Non compiendo azioni negative
vi purificate. (6)
Ognuno di noi responsabile delle reazioni che
causano la nostra sofferenza. Accettando
questa responsabilit, possiamo imparare ad
eliminare la sofferenza.
Il flusso delle esistenze successive
Con la Ruota del Sorgere Condizionato il Buddha
ha spiegato il processo di rinascita o samsara.
Nell'India dei suoi tempi, questo concetto era
comunemente accettato come un dato di fatto,
86 Arte di Vivere
mentre oggi, per molti, pu sembrare una
dottrina estranea, forse insostenibile. Prima di
accettarla o rigettarla, dovremmo tuttavia
comprendere di che cosa si tratta e di che cosa
non si tratta. Samsara il ciclo delle esistenze
ripetute, la successione delle vite passate e
future. Le nostre azioni sono le forze che ci
spingono di vita in vita. Ogni vita, di basso o
alto grado, sar come sono state le nostre
azioni, vili o nobili. Sotto questo aspetto il
concetto non differisce in sostanza da quello di
molte religioni che predicano un'esistenza
futura in cui riceveremo la ricompensa o il
premio per le nostre azioni in questa vita.
Il Buddha ha per compreso che anche
nell'esistenza pi esaltante
pu esservi
sofferenza.
Quindi non dobbiamo lottare per avere una
rinascita fortunata, dal momento che nessuna
rinascita completamente fortunata. Il nostro
scopo, piuttosto, dovrebbe essere la liberazione
da tutte le sofferenze. Quando ci liberiamo dal
ciclo delle sofferenze, sperimentiamo una
felicit pura pi grande di qualsiasi piacere del
mondo. Il Buddha ha insegnato una via per
sperimentare tale felicit proprio in questa vita.
Samsara
non
l'idea
popolare
della
trasmigrazione di un'anima o di un s che
mantiene un'identit fissa attraverso ripetute
reincarnazioni. Questo, ha detto il Buddha,
proprio ci che non accade, e ha ripetutamente
affermato
che
non
esiste
un'identit
immutabile, che passa da una vita all'altra:
Chapter Name 87
"Proprio come da una mucca proviene il latte,
dal latte la cagliata, dalla cagliata il burro, dal
burro fresco il burro chiarificato, dal burro
chiarificato la scrematura grassa. Quando c' il
latte, non si pensa che sia cagliata o burro
fresco o burro chiarificato o scrematura.
Analogamente, ogni volta va considerato reale
solo lo stato di esistenza presente e non il
passato n il futuro". (7) Il Buddha non riteneva
che un ego fisso si reincarnasse in esistenze
successive e neppure che non ci fossero
esistenze passate o future. Al contrario, egli ha
compreso e insegnato che il processo del
divenire continua da un'esistenza all'altra, per
tutto il tempo in cui le nostre azioni gli danno
impulso. Anche se non si crede che ci sia
unaltra esistenza oltre la presente, la Ruota del
Sorgere Condizionato ha ancora la sua
importanza. Ogni momento in cui ignoriamo che
le nostre reazioni sono cieche, creiamo della
sofferenza che sperimentiamo qui-e-ora. Se
eliminiamo l'ignoranza e smettiamo di reagire
ciecamente, faremo esperienza della pace che
ne deriva, qui-e-ora. Il paradiso e l'inferno
esistono qui-e-ora, possono essere sperimentati
in questa vita, in questo corpo. Il Buddha ha
affermato: "Anche se < qualcuno crede> che
non ci sia un altro mondo, n una ricompensa
futura per le buone azioni n una punizione per
le cattive, gi in questa stessa vita pu vivere
felicemente, mantenendosi libero dall'odio, dalla
malevolenza e dall'ansia." (8)
Sia che crediamo o non crediamo in esistenze
88 Arte di Vivere
passate o future, dobbiamo tuttavia affrontare i
problemi della vita presente, problemi causati
proprio dalle nostre reazioni cieche. La cosa pi
importante per noi di risolvere questi problemi
ora, fare dei passi in avanti per porre fine alla
nostra sofferenza ponendo fine all'abitudine a
reagire, e in tal modo sperimentare ora la
felicit della liberazione.
Domande e risposte
DOMANDA: Ci possono essere bramosie e
avversioni benefiche: per esempio combattere
contro l'ingiustizia, bramare la libert, temere i
malanni fisici?
SATYA
NARAYAN
GOENKA:
Avversione
e
bramosia non possono mai essere benefiche. Vi
renderanno sempre tesi e infelici. Se agite
avendo nella mente bramosia e avversione, sia
pure spinti da uno scopo encomiabile, il mezzo
usato per raggiungerlo non sano. Certo dovete
agire per proteggervi dai pericoli. Potete farlo
sopraffatti dalla paura, ma in questo modo
sviluppate un complesso di paure che alla lunga
saranno dannose. Oppure, avendo odio nella
mente, potete avere successo combattendo
contro l'ingiustizia, ma quell'odio diventer un
complesso
mentale
dannoso.
Dovete
combattere
contro
l'ingiustizia,
dovete
proteggervi dai pericoli, ma potete farlo con una
mente equilibrata, senza tensioni. E potete
lavorare in modo equilibrato per raggiungere
qualcosa di buono, per amore degli altri. Una
Chapter Name 89
mente equilibrata sempre utile e dar i
risultati migliori.
Cosa c' di sbagliato nel desiderare cose
materiali per avere una vita pi confortevole?
Se un'esigenza reale, non c' nulla di
sbagliato purch lo facciate senza attaccarvi a
ci. Per esempio, se avete sete e desiderate
dellacqua, non c' nulla di dannoso in questo.
Avete bisogno di acqua e quindi fate in modo di
ottenerla e placare la vostra sete. Ma se questo
diventa un'ossessione, non potr aiutarvi; anzi,
vi fa del male. Dovete lavorare per ottenere ci
di cui avete necessit. Se non riuscite a
ottenere qualcosa, ebbene dovete sorridere e
tentare ancora, in un modo diverso. Se ci
riuscite, rallegratevi di ci che avete ottenuto,
ma senza attaccamento.
Che cosa potete dire circa la pianificazione del
futuro? Si potrebbe chiamare attaccamento?
Ancora una volta, dipende quanto siete
attaccati ai vostri piani. Ognuno deve
provvedere al suo futuro. Se i vostri progetti non
hanno successo e iniziate a lamentarvi: questa
la prova del fatto che contavate troppo su di
essi. Ma se non avete successo e riuscite
ugualmente a sorridere pensando: "Ho fatto del
mio meglio. In che cosa ho fallito? Prover
ancora!",allora state lavorando in modo
distaccato e restate felici.
90 Arte di Vivere
Fermare la Ruota del Sorgere Condizionato
sembra una specie di suicidio, di autoannullamento. Perch dovremmo volerlo?
Cercare l'annientamento della vita certamente
dannoso, cos come attaccarsi alla vita. Ma, al
contrario, si impara a permettere alla natura di
fare
il
suo
lavoro,
senza
desiderare
ardentemente nulla, neanche la liberazione.
Ma avete detto che non appena la catena dei
sankhara ha termine, allora anche la rinascita si
ferma.
S, ma questa una cosa ben lontana.
Interessatevi ora della vita presente! Non
preoccupatevi per il futuro. Rendete buono il
presente, il futuro sar automaticamente buono.
Certamente, allorch vengono eliminati tutti i
sankhara, che sono responsabili di una nuova
nascita, il processo di vita e morte si ferma.
Non forse
un'estinzione?
questo
un
annullamento,
Chapter Name 91
l del campo sensoriale. Dovete sperimentarlo
in questa vita, solo cos saprete di che cosa si
tratta. Allora la paura dell'annullamento
scomparir.
Cosa accade poi alla coscienza?
Perch preoccuparsene? Non aiuta nessuno
speculare su qualcosa che pu solo essere
sperimentato, non descritto. Questo non fa che
distrarre dallo scopo reale, che lavorare per
arrivarci. Quando raggiungerete quel livello, ne
gioirete e tutte le domande spariranno. Non
avrete altre domande! Lavorate per raggiungere
quello stadio.
92 Arte di Vivere
equilibrata, cercate di trovare un altro modo di
aiutarlo. Questa la santa indifferenza: n
inazione n reazione, ma un'azione concreta e
positiva con una mente equilibrata.
Molto difficile.
S, ma ci che bisogna imparare.
I sassi e il ghee
Un giorno un giovane si rec dal Buddha
piangendo e lamentandosi. Il Buddha gli chiese:
"Che cosa che c' non va, giovane?" "Signore, il
mio vecchio padre morto."
"Che si possiamo farci? Se morto, piangere
non lo riporter indietro."
"S, capisco; piangere non riporter indietro mio
padre. Ma sono venuto da voi con una richiesta
speciale: per favore, fate qualcosa per mio
padre morto!"
Come? Ma cosa posso fare per vostro padre
morto?"
"Signore, vi prego, fate qualcosa. Siete una
persona tanto potente, certamente sapete cosa
fare. Guardate questi sacerdoti, venditori di
indulgenze e raccoglitori di elemosine che
celebrano ogni sorta di riti e di rituali per
aiutare i morti. Appena il rituale viene celebrato
quaggi, il cancello del regno dei cieli si apre e il
morto pu entrarvi, ottiene il visto di ingresso.
Voi, signore, che siete cos potente, se celebrate
un rito per mio padre morto, non solo egli
otterr il permesso di entrarvi, ma avr la
Chapter Name 93
garanzia di potervi soggiornare a vita! Per
favore, fate qualcosa per lui!"
Il poveretto era cos sopraffatto dal dolore che
non
poteva
comprendere
alcuna
argomentazione razionale. Il Buddha dovette
usare un altro modo per aiutarlo a capire. Cos
gli disse: "Andate al mercato e comprate due
vasi di terracotta." Il giovane era molto felice,
pensando che il Buddha avesse acconsentito a
celebrare un rito per suo padre. Corse al
mercato e torn con due vasi. "Bene", disse il
Buddha, " ora riempitene uno di ghee, di burro
chiarificato." Il giovane lo fece. "Riempite l'altro
di sassi." Il giovane ubbid. Ora chiudeteli e
sigillateli bene. Il giovane esegu anche questo.
"E ora deponeteli nel laghetto laggi." Il giovane
esegu, ed entrambi i vasi affondarono. "Ora",
disse il Buddha, "prendete un bastone e fatte a
pezzi i vasi." Il giovane si rallegr moltissimo,
pensando che il Buddha stesse celebrando un
rito meraviglioso per suo padre.
Secondo lantica tradizione indiana, quando un
uomo muore, suo figlio ne porta il corpo sul
luogo della cremazione, lo depone sulla pira e lo
brucia. Quando il corpo bruciato per met, il
figlio prende un grosso bastone e gli spezza il
cranio. Secondo le vecchie credenze, appena il
cranio aperto quaggi, in questo mondo, lass
il cancello del regno dei cieli si apre. Cos ora, il
giovane pensava tra s e s: "Il corpo di mio
padre stato bruciato e ridotto in cenere ieri.
Come un simbolo, il Buddha ora vuole che io
rompa i vasi per aprirli!" Era molto felice di
94 Arte di Vivere
come si stava svolgendo il rito.
Impugn con forza il bastone e, come aveva
detto il Buddha, il giovane ruppe entrambi i
vasi. Subito il burro contenuto in uno di essi
venne fuori e si sparse sulla superficie
dell'acqua. I sassi contenuti nell'altro vaso,
invece, uscirono e rimasero sul fondo. Allora il
Buddha disse: "Bene, giovane, questo il
massimo che posso fare. Ora chiamate i vostri
sacerdoti e operatori di miracoli e chiedete loro
di iniziare a cantare e a pregare: "Oh, sassi,
risalite, risalite alla superficie! Oh, burro, scendi,
scendi sul fondo!" Fatemi vedere se ci accade."
"Oh, signore, perch mi prendete in giro! Come
possibile? I sassi, pi pesanti dell'acqua, sono
costretti a restare sul fondo: non possono
riemergere, questa la legge di natura! Il burro
pi leggero dell'acqua, costretto a rimanere
in superficie: non pu scendere, questa la
legge di natura!" "O giovane, conoscete tanto
bene le leggi di natura, ma non avete capito
questa legge naturale: se durante tutta la sua
vita vostro padre ha compiuto azioni pesanti
come sassi, costretto ad affondare; chi pu
riportarlo su? E se tutte le sue azioni sono state
leggere come questo burro, costretto a salire;
chi pu tirarlo gi?"
Tanto pi presto comprenderemo le leggi di
natura e cominceremo a vivere secondo i suoi
dettami, quanto prima usciremo dall'infelicit.
(9)
Chapter Name 95
96 Arte di Vivere
CAPITOLO
QUINTO
LA PRATICA DELLA CONDOTTA
MORALE
Il nostro compito di eliminare la sofferenza
sradicandone le cause: ignoranza, bramosia e
avversione. Per conseguire questo scopo, il
Buddha ha scoperto, seguito e insegnato una
via pratica. Ha chiamato questa via il Nobile
Ottuplice Sentiero. (*Per una definizione del
Nobile Ottuplice Sentiero v. il Glossario sotto la
voce ariya atthangika magga). Una volta, alla
richiesta di spiegare la via con parole semplici, il
Buddha disse:
"Astenersi dalle azioni malvagie,
compiere solo azioni buone,
purificare la mente:
questo
l'insegnamento
delle
illuminate. (1)
persone
Chapter Name 97
un'esposizione molto chiara che pu essere
accettata da tutti.
Tutti sono d'accordo sul fatto che si dovrebbero
evitare azioni dannose e compiere solo quelle
benefiche. Ma come definire ci che benefico
e ci che dannoso, ci che buono e ci che
nocivo? Quando cerchiamo di far ci ci basiamo
sulle
nostre
opinioni,
sulle
convinzioni
tradizionali, sulle nostre preferenze e i nostri
pregiudizi
e
di
conseguenza
otteniamo
definizioni parziali e settarie che sono
accettabili per qualcuno ma inaccettabili per
altri. In luogo di tali ristrette interpretazioni il
Buddha ha offerto una definizione universale di
buono e dannoso, di piet e colpa. Ogni azione
che reca danno agli altri, che disturba la loro
pace e armonia, un'azione colpevole,
un'azione dannosa. Ogni azione che aiuta gli
altri, che contribuisce alla loro pace e armonia,
un'azione pia, un'azione valida.
Inoltre, la mente viene veramente purificata
non attraverso cerimonie religiose o esercizi
intellettuali, ma sperimentando direttamente la
propria realt e lavorando sistematicamente per
rimuovere i condizionamenti che danno origine
alla sofferenza. Il Nobile Ottuplice Sentiero pu
essere diviso in tre livelli di educazione: sla,
samadhi e paa. Sla la pratica morale,
l'astensione da tutte le azioni dannose sia
fisiche che verbali. Samadhi la pratica della
concentrazione, che sviluppa l'abilit di
controllare e dirigere coscientemente i propri
98 Arte di Vivere
processi mentali. Paa la saggezza, lo
sviluppo di una osservazione e comprensione
profonda, purificatrice, della propria natura.
Il valore della pratica morale
Chiunque desideri praticare Dhamma deve
iniziare con la pratica di sla. Questo il primo
passo, senza il quale non si pu avanzare.
Dobbiamo astenerci da tutte le azioni, parole e
gesti che recano danno agli altri. una cosa
facile da capire, in quanto la societ richiede un
simile comportamento per evitare la propria
disgregazione. Ma, in effetti, ci asteniamo da tali
azioni non solo perch danneggiano gli altri, ma
anche perch danneggiano noi stessi.
impossibile commettere un'azione cattiva
insultare, uccidere, rubare o violentare senza
che ci generi grande agitazione mentale,
bramosia, avversione. Queste manifestazioni
momentanee di bramosia e avversione sono
causa di infelicit ora, e pi ancora in futuro. Il
Buddha ha detto:
Bruciare ora, bruciare in futuro,
chi fa del male soffre doppiamente.
Essere felice ora, essere felice in futuro,
la persona virtuosa gioisce doppiamente. (2)
Non dobbiamo aspettare fin dopo la morte per
sperimentare il paradiso e l'inferno; possiamo
sperimentarli in questa vita, dentro di noi.
Chapter Name 99
Quando commettiamo un'azione negativa
sperimentiamo il fuoco dell'inferno della
bramosia e dellavversione. Quando compiamo
un'azione positiva sperimentiamo il paradiso
della pace interiore. Quindi non solo per il
bene degli altri che ci asteniamo da parole e
gesti nocivi, ma a nostro stesso beneficio, per
evitare di danneggiare noi stessi.
C' anche un'altra ragione per intraprendere la
pratica di sla. E laspirazione ad esaminarci, a
vedere nel profondo della nostra realt. Fare
questo richiede una mente molto calma e
tranquilla. impossibile vedere nelle profondit
di uno specchio d'acqua quando agitato.
L'introspezione richiede una mente calma,
libera da qualsiasi turbamento. Ogni volta che si
commette un'azione negativa, la mente
pervasa dall'agitazione. Quando ci si astiene da
tutte le azioni negative, sia fisiche che mentali,
solo allora la mente ha la possibilit di
raggiungere uno stato di pace tale per cui pu
avvenire lintrospezione.
C' ancora un'altra ragione per cui sla
essenziale: chi pratica Dhamma sta lavorando
verso lo scopo ultimo della liberazione da tutte
le sofferenze. E mentre assorbito in questo
compito non pu essere coinvolto in azioni che
rinforzerebbero proprio le abitudini mentali che
cerca di sradicare. Ogni azione che danneggia
gli
altri
necessariamente causata
e
accompagnata da bramosia, avversione e
ignoranza. Commettere tali azioni significa
retrocedere di due passi per ogni passo che si fa
Giusta azione
Anche l'azione deve essere pura. Come gi a
proposito della parola, dobbiamo comprendere
in che cosa consista l'azione impura, in modo da
potercene astenere. Nel comportamento impuro
sono compresi atti quali: uccidere una creatura
vivente, rubare, condurre una vita sessuale
disdicevole, per esempio commettere adulterio
o violenza carnale, o intossicarsi fino a non
essere pi in s e non sapere quello che si dice
o si fa. Evitare queste cinque azioni impure
porta automaticamente a un giusto e positivo
comportamento.
un
corso
di
sbagliato.
Dhamma insegna ad agire in modo positivo, ad
essere pratici.
E cosa pensate delluso della resistenza
passiva, insegnato dal Mahatma Gandhi e da
Martin Luther King?
Dipende dalla situazione. Se un aggressore non
capisce altro linguaggio che quello della forza, si
deve usare la forza fisica, mantenendo sempre
l'equanimit. Altrimenti si deve usare la
CAPITOLO SESTO
LA PRATICA DELLA CONCENTRAZIONE
necessariamente
giusta
concentrazione. Una persona pu concentrarsi
per soddisfare un desiderio sensuale o per
prevenire una paura. Un gatto aspetta con tutta
l'attenzione concentrata sulla tana di un topo,
pronto ad assalirlo non appena compare. Un
borsaiolo si concentra sul portafoglio della sua
vittima, aspettando il momento per prenderlo.
Di notte, dal suo lettino, un bimbo fissa
impaurito l'angolo pi scuro della stanza,
immaginando dei mostri nascosti nell'ombra. In
nessuno di questi casi c la giusta
concentrazione, la concentrazione, cio, che
pu essere usata per la liberazione. Samadhi
deve avere come suo centro un oggetto che
libero da tutte le bramosie, da tutte le
avversioni e da tutte le illusioni. Nel praticare la
consapevolezza del respiro si scopre quanto sia
difficile
mantenere
una
consapevolezza
ininterrotta.
Nonostante
la
ferma
determinazione di non distogliere l'attenzione
dal respiro, in qualche modo essa scivola via
inosservata. Scopriamo di essere come un
ubriaco che, cercando di camminare lungo una
linea retta, procede invece a zigzag. Ed
effettivamente siamo ubriachi, per la nostra
ignoranza e le nostre illusioni, e cos
continuiamo a vagare nel passato o nel futuro,
CAPITOLO SETTIMO
LA PRATICA DELLA SAGGEZZA
inesistenza
dellIo,
Perseverando
nella
meditazione,
comprenderemo ben presto un fatto basilare: le
nostre sensazioni mutano costantemente. Ad
ogni istante, in ogni parte del corpo, sorge una
sensazione e ogni sensazione indice di
mutamento. Ad ogni istante avvengono dei
cambiamenti in ogni parte del corpo, delle
reazioni elettromagnetiche e biochimiche. Ad
ogni istante, e pi rapidamente ancora, i
processi mentali cambiano e si manifestano con
mutamenti fisici.
Questa la realt della mente e della materia:
mutevole e impermanente: anicca. Ad ogni
istante le particelle subatomiche di cui
composto il corpo nascono e svaniscono. Ad
ogni istante le funzioni mentali compaiono e
scompaiono, una dopo l'altra. Ogni cosa interna,
fisica e mentale, cos come il mondo esterno,
cambia ad ogni istante. E se in precedenza
potevamo aver riconosciuto, aver compreso
intellettualmente che questo era vero, ora, con
la pratica di vipassana-bhavana, sperimentiamo
la realt dell'impermanenza dentro la struttura
del nostro corpo. L'esperienza diretta della
transitoriet delle sensazioni ci prova la nostra
natura effimera.
impermanente,
transitorio,
destinato a cambiare, a sorgere per poi sparire.
"
Il Buddha ha detto:
Tutti i sankhara sono impermanenti.
Quando realizzerete ci con vera comprensione
profonda,
allora vi staccherete dalla sofferenza:
questo il sentiero della purificazione. (6)
Qui la parola sankhara ha un significato molto
ampio. Una reazione mentale cieca definita
sankhara, ma il risultato di tale azione, il suo
frutto anchesso noto come sankhara: da un
certo seme, un certo frutto. Ogni cosa in cui ci
imbattiamo nella vita in ultima analisi il
risultato delle nostre azioni mentali. Quindi, nel
senso pi ampio, sankhara non significa altro
CAPITOLO OTTAVO
CONSAPEVOLEZZA ED
EQUANIMITA'
responsabile
dell'impeto dato al fluire della coscienza. E
mentre il corpo richiede cibo solo ad intervalli,
la mente richiede sempre nuove stimolazioni.
Senza di queste, il fluire della coscienza non pu
continuare neanche per un istante. Per esempio,
se a un dato momento generiamo avversione
nella mente, nel momento successivo la
coscienza che sorge il prodotto di questa
avversione e cos via, momento per momento.
Noi continuiamo a ripetere la reazione di
avversione momento dopo momento, e a dare
nuova energia alla mente.
Con la pratica di Vipassana, per, il meditatore
impara a non reagire. A un dato momento non
crea pi sankhara, non d nuovi stimoli alla
mente. Che accade allora al flusso psichico?
Non si ferma subito: al contrario, luna o laltra
della
reazioni
accumulate
nel
passato
affioreranno alla mente per mantenere il flusso.
Nascer una risposta condizionata dal passato e
su questa base la coscienza continua per un
altro momento. Il condizionamento apparir a
livello fisico causando il nascere di un
particolare tipo di kalapa, che poi si sperimenta
come una sensazione nel corpo. Pu forse
sorgere un passato sankhara di avversione,
manifestandosi in qualit di particelle che si
sperimentano
come
spiacevoli
sensazioni
brucianti allinterno del corpo. Se a quelle
ogni
sensazione
CAPITOLO NONO
LA META
"Qualsiasi cosa abbia la natura del nascere, ha
anche la natura del finire". (1) L'esperienza di
questa realt l'essenza dell'insegnamento del
Buddha. Mente e corpo sono soltanto un
insieme di processi che nascono e scompaiono
costantemente. La nostra sofferenza sorge
quando sviluppiamo attaccamento per i
processi, per ci che in realt effimero e non
ha sostanza. Se siamo in grado di comprendere
direttamente la natura impermanente di questi
processi, il nostro attaccamento ad essi svanir.
Questo il compito che si assumono i
meditatori: capire la propria natura transitoria
osservando le sensazioni interne in continuo
mutamento.
Quando
si
presenta
una
sensazione, non reagiscono, ma le permettono
di nascere e sparire. Cos facendo consentono ai
vecchi condizionamenti mentali di emergere in
superficie e sparire. Quando condizionamento e
attaccamento cessano, cessa la sofferenza e si
sperimenta la liberazione. un compito lungo,
che richiede un'applicazione costante. I benefici
costituita.
Sperimentiamo direttamente la natura effimera
di queste particelle, che nascono e scompaiono
continuamente. Ora, di tutto ci che osserviamo
interiormente, sia esso sangue od ossa, solido o
liquido o gassoso, bello o brutto, percepiamo
solo una massa di vibrazioni indistinte. Alla fine
il processo che ci porta a fare distinzioni e ad
assegnare etichette cessa. Abbiamo esperienza
di ci che c' all'interno della struttura dei nostri
corpi, la verit ultima della materia: un flusso
costante, che nasce e scompare.
Analogamente, la realt apparente dei processi
mentali pu essere penetrata sino ai livelli pi
sottili. Per esempio, capita un momento di
piacere o di dispiacere, basato su un
condizionamento passato. Il momento seguente
la mente ripete la reazione di piacere o
dispiacere e la rinforza attimo per attimo fino a
svilupparla in bramosia o avversione.
Di solito siamo consapevoli solo delle reazioni
intensificate.
Con
questa
percezione
superficiale, cominciamo a identificare e
discriminare tra piacevole e spiacevole, buono e
cattivo, voluto e non voluto. Ma un'emozione
intensificata si comporta esattamente come una