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LARTE DI VIVERE

di WILLIAM HART

La tecnica di meditazione Vipassana


come insegnata da S.N.Goenka

traduzione di

MARIA ANGELA FALA e


PIERLUIGI CONFALONIERI

Chapter Name 3

La saggezza la cosa principale;


perci acquista saggezza:
e con tutta questa saggezza
acquista conoscenza

Proverbi, IV, 7

4 Arte di Vivere
SOMMARIO
Premessa
Premessa all'edizione italiana
Prefazione
Introduzione....................................................3
Nuotologia
CAPITOLO PRIMO..........................................22
La ricerca
Percorrere il sentiero
CAPITOLO SECONDO.....................................35
Il punto di partenza
Il Buddha e lo Scienziato
CAPITOLO TERZO..........................................45
La causa immediata
Il seme e il frutto
CAPITOLO QUARTO...........................................
La radice del problema
I sassi e il ghee
CAPITOLO QUINTO
La pratica della condotta morale
La ricetta medica
CAPITOLO SESTO
La pratica della concentrazione
Un dolce di latte tutto curvo

Chapter Name 5
CAPITOLO SETTIMO
La pratica della saggezza
I due anelli
CAPITOLO OTTAVO
Consapevolezza ed Equanimit
Nientaltro che vedere
CAPITOLO NONO
La meta
La bottiglia d'olio
CAPITOLO DECIMO
L'arte di vivere
I rintocchi dellorologio
APPENDICE A
L'importanza di Vedana nell'insegnamento
del Buddha
APPENDICE B:
Passi su Vedana tratti da vari Sutta
Glossario dei termini pali
Note
Centri di meditazione Vipassana

6 Arte di Vivere

PREMESSA
Sar sempre grato alla meditazione Vipassana
per i cambiamenti che ha apportato nella mia
vita. Prima di imparare questa tecnica, mi
sembrava di vagare in un labirinto di vicoli
ciechi mentre ora, finalmente, ho trovato la
strada maestra. Sin da quando ho iniziato a
seguire questa via, e con il trascorrere degli
anni, a ogni passo la meta divenuta pi
chiara: la liberazione da tutte le sofferenze, la
piena illuminazione. Non posso dire di averla
raggiunta, ma non ho alcun dubbio che la via
conduca direttamente l.
Sar sempre debitore, per avermela mostrata, a
Sayagyi U Ba Khin e alla catena di maestri che
hanno mantenuto viva la tecnica attraverso i
millenni che ci separano dal tempo del Buddha.
A nome di costoro incoraggio altri a
intraprendere questa strada, perch possano
trovare la via per uscire dalla sofferenza.
Anche se migliaia di uomini e donne occidentali
l'hanno imparata, finora non era apparso alcun
libro che descrivesse accuratamente e in modo
completo questa forma di Vipassana e perci
sono lieto che, oggi, un serio meditatore si sia
cimentato a riempire questo vuoto.
Possa questo libro aiutare coloro che gi
praticano
la
meditazione
Vipassana
ad

Chapter Name 7
approfondirne la comprensione e a incoraggiare
altri a provarla, cos che anch'essi possano
sperimentare la felicit della liberazione. Possa
ogni lettore imparare l'arte di vivere, per
trovare pace e armonia dentro di s e generare
pace e armonia per gli altri.
Che tutti siano felici!
SATYA NARAYAN GOENKA
Bombay, aprile 1989

8 Arte di Vivere

PREMESSA ALL'EDIZIONE ITALIANA

Pur essendo originaria dellIndia e molto antica,


per il suo carattere scientifico e pratico la
tecnica
di
meditazione
Vipassana

perfettamente adeguata al mondo moderno, sia


orientale che occidentale. Molti di coloro che
hanno gi letto L'arte di vivere in inglese lo
hanno trovato interessante e prezioso. Sono
lieto che attraverso le traduzioni in altre lingue,
tra cui l'italiano, sia stato reso pi ampiamente
disponibile.
Spero che i lettori italiani di questo libro
possano trovarvi ispirazione per sperimentare di
persona ci che Vipassana, e goderne cos i
benefici nella vita di ogni giorno.
Che tutti siano felici!
SATYA NARAYAN GOENKA
agosto 1989

Chapter Name 9

PREFAZIONE
Fra i vari tipi di meditazione attualmente
praticati, il metodo Vipassana insegnato da S.N.
Goenka unico. Questa tecnica una via
semplice e logica per conseguire uneffettiva
pace mentale e condurre una vita felice e utile.
Mantenuta invita per lungo tempo all'interno
della comunit buddista della Birmania (oggi
Myanmar), la meditazione Vipassana non
contiene di per s alcun elemento di natura
settaria e pu essere accettata e applicata da
persone di qualsiasi origine.
Satya Narayan Goenka, nato in una famiglia
induista di stampo tradizionalista, un ex
industriale ed ex capo della comunit indiana in
Birmania. Sofferente di dolorose emicranie fin
dalla giovinezza, nel 1955 la ricerca di una cura
lo port in contatto con Sayagyi U Ba Khin, che
al ruolo pubblico di alto funzionario statale
univa il ruolo privato di insegnante di
meditazione. Imparando Vipassana da U Ba
Khin, Goenka scopr una disciplina che non solo
gli aveva alleviato i sintomi del malessere fisico,
ma andava ben oltre, trascendendo ogni
barriera culturale e religiosa. Durante gli anni
che seguirono, impegnati nella pratica e nello
studio sotto la guida del suo maestro, Vipassana
gradualmente trasform la sua vita.
Nel 1969 S.N. Goenka ottenne da U Ba Khin il

10 Arte di Vivere
permesso
di
insegnare
la
meditazione
Vipassana; quell'anno stesso and in India e fu
l che cominci linsegnamento, reintroducendo
la tecnica Vipassana nella sua terra dorigine. In
un paese ancora nettamente diviso in caste e
religioni, i corsi di Goenka hanno attratto
migliaia di persone di ogni ceto, nonch
altrettanti occidentali, affascinati dalla natura
pratica del metodo.
Lo stesso Goenka un esempio delle qualit
della meditazione Vipassana. una persona
pragmatica, alle prese con le difficolt della vita
quotidiana e capace di affrontarle con incisivit,
mantenendo in ogni situazione una straordinaria
calma mentale. Insieme con questa calma c'
una profonda compassione per gli altri, una
grande capacit di entrare in effettivo contatto
con qualsiasi essere umano. Inoltre non c' nulla
di solenne in lui: la sua ironia coinvolgente, e
la utilizza quando insegna. I partecipanti ai suoi
corsi ricordano a lungo il suo sorriso, la sua
risata e il motto che ripete spesso: "Siate felici!"
Chiaramente Vipassana gli ha portato felicit,
ed egli desideroso di condividerla con gli altri,
illustrando la tecnica che gli stata cos utile.
Nonostante la sua presenza magnetica, Goenka
non intende essere un guru che trasforma i suoi
discepoli in automi. Al contrario, insegna
l'autoresponsabilit. La prova concreta di
Vipassana, egli dice, la sua applicazione nella
vita. Incoraggia chi medita a non sedersi ai suoi
piedi, ma ad andarsene a vivere felicemente nel
mondo; e mentre evita ogni espressione di

Chapter Name 11
devozione nei suoi confronti, spinge gli studenti
a consacrarsi alla tecnica e alla verit che
trovano dentro se stessi.
In Birmania per tradizione, era prerogativa dei
monaci buddisti insegnare la meditazione.
Tuttavia, Goenka, come il suo maestro, un
laico a capo di una grande famiglia. Ci
nonostante, la chiarezza del suo insegnamento
e l'efficacia della tecnica hanno ottenuto
l'approvazione dei pi autorevoli monaci in
Birmania, India e Sri Lanka, alcuni dei quali
hanno frequentato dei corsi sotto la sua guida.
Per mantenere la sua purezza, ribadisce
Goenka, la meditazione non deve diventare un
affare. I corsi e i centri che operano sotto la sua
direzione sono assolutamente senza fine di
lucro.
Lui stesso non riceve alcun compenso per il suo
lavoro, diretto o indiretto che sia, e neppure gli
assistenti che ha autorizzato a tenere corsi in
sua
vece.
Offre
la
tecnica
Vipassana
semplicemente come un servizio all'umanit,
per aiutare chi ne ha bisogno.
S.N.Goenka uno dei pochi maestri spirituali
indiani che godono della massima stima sia in
India che in Occidente: non ha mai cercato di
farsi pubblicit ma si unicamente affidato al
messaggio verbale per diffondere l'interesse nei
confronti di Vipassana e ha sempre posto
laccento
sull'importanza
di
praticare
concretamente la meditazione piuttosto che
limitarsi a descriverla. Per tali ragioni meno
conosciuto di quanto non meriti. Questo libro

12 Arte di Vivere
il primo studio completo sul suo insegnamento,
redatto sotto la sua guida e con la sua
approvazione.
Le fonti principali di questo lavoro sono i discorsi
tenuti da Goenka durante un corso di Vipassana
di dieci giorni e, in misura minore, i suoi articoli
in inglese. Ho utilizzato questi materiali
liberamente, prendendo a prestito non solo gli
schemi degli argomenti e la trattazione di punti
specifici, ma anche gli esempi citati nei discorsi
e, spesso, anche parole testuali e intere frasi.
Coloro che hanno partecipato ai corsi di
meditazione Vipassana troveranno certamente
familiare buona parte di questo libro e saranno
persino in grado di identificare quel particolare
discorso o articolo che stato utilizzato in un
determinato punto del testo.
Durante i corsi, le spiegazioni dell'insegnante
sono
accompagnate
passo
per
passo
dall'esperienza fatta dai partecipanti durante la
meditazione. Qui invece il materiale stato
organizzato a favore di un diverso tipo di
fruitore, per quelle persone che hanno
semplicemente letto qualcosa sulla meditazione
senza averla necessariamente praticata.
Per tali lettori si tentato di presentare
l'insegnamento
come
viene
di
fatto
sperimentato: una progressione logica che
fluisce ininterrottamente dal primo gradino fino
alla meta finale. Questa organicit dinsieme
avvertibile pi facilmente da parte di chi gi si

Chapter Name 13
dedica alla meditazione, bench il presente
lavoro cerchi di offrire a chi alle prime armi
un'idea dell'insegnamento quale appare a chi lo
pratica.
Alcune parti conservano deliberatamente un
tono discorsivo per cercare di rendere con la
maggiore vivacit possibile il modo di insegnare
di Goenka. Si tratta dei racconti inseriti tra i vari
capitoli e delle domande e risposte che
concludono ciascun capitolo, ossia dei dialoghi
tratti da discorsi con gli studenti realmente
svoltisi durante i corsi o in colloqui privati.
Alcuni racconti sono tratti dalla vita del Buddha,
altri dalla ricca tradizione indiana di novelle
popolari, altri ancora dall'esperienza personale
di Goenka. Sono tutti narrati con le sue parole,
non con l'intenzione di approfittare dell'originale
ma, semplicemente, per presentarli in modo
fresco, ponendo laccento sulla loro importanza
per la pratica meditativa. Questi brevi racconti
alleggeriscono latmosfera molto intensa dei
corsi di Vipassana e offrono motivo di
ispirazione
illustrando
i
punti
centrali
dell'insegnamento in una forma facile da
ricordare. Delle molte storie raccontate in un
corso di dieci giorni stata riportata solo una
piccola scelta.
Sono state inoltre riprese citazioni dalle raccolte
pi antiche e ampiamente riconosciute delle
parole del Buddha, i suoi Discorsi (SuttaPiaka)
cos come sono stati conservati nell'antica
lingua pali nei paesi di tradizione buddista
Theravada.

14 Arte di Vivere

Per dare uniformit al libro ho cercato di


tradurre ex novo tutte le citazioni, attenendomi
allesempio dei maggiori traduttori moderni.
Tuttavia, dal momento che non si tratta di un
lavoro erudito, non mi sono sforzato di tradurre
accuratamente parola per parola dal pali, ma ho
cercato di rendere in termini semplici il senso di
ogni passo come appare al meditatore di
Vipassana alla luce della sua esperienza. Forse
la traduzione di determinate parole o passaggi
pu sembrare poco ortodossa, ma, nella
sostanza, spero di aver reso il significato pi
letterale dei testi originali.
Per coerenza e precisione, i termini Buddisti
usati nel testo sono stati citati nelle loro forme
pali anche se, in alcuni casi, la forma sanscrita
pi familiare ai lettori. Per esempio, il termine
pali Dhamma usato al posto del sanscrito
dharma, kamma in luogo di karma, nibbana in
luogo di nirvana, sankhara in luogo di
samskara.
In generale, per evitare inutili oscurit, si
contenuta al minimo l'utilizzazione di parole
pali. Tuttavia, dato che spesso riassumono
concisamente alcuni concetti non familiari al
pensiero occidentale che sarebbe arduo
esprimere con una sola parola, sembrato
talvolta preferibile utilizzare il pali piuttosto che
un lungo giro di parole. Per i termini pali in

Chapter Name 15
corsivo nel testo si rinvia al glossario in fondo al
volume.

La tecnica Vipassana offre uguali benefici a tutti


coloro che la praticano, senza alcuna distinzione
sulla base di razza, classe o sesso. Per rimanere
fedele al suo approccio universale, ho cercato di
evitare di usare un linguaggio sessualmente
discriminato, anche se in genere mi sono servito
del maschile per riferirmi a un meditatore di
genere indeterminato: questo senza alcuna
intenzione di escludere le donne o di dare una
preminenza non dovuta agli uomini, dal
momento che una tale parzialit sarebbe
contraria all'insegnamento fondamentale e allo
spirito di Vipassana.
Sono grato a tutti coloro che mi hanno aiutato a

16 Arte di Vivere
realizzare questo progetto. In particolare
desidero esprimere la mia profonda gratitudine
a S. N. Goenka, che ha sottratto tempo prezioso
ai suoi impegnativi programmi per esaminare il
lavoro durante la sua stesura e, in misura
ancora maggiore, per avermi guidato nei primi
passi sul sentiero qui descritto.
Nel senso pi profondo, il vero autore di questo
lavoro S. N. Goenka, poich io mi sono
unicamente proposto di presentare la sua
trasmissione dell'insegnamento del Buddha. Il
merito di questo lavoro appartiene a lui, mentre
mi ritengo personalmente responsabile di
qualsiasi eventuale mancanza.
W.H.

Chapter Name 17
INTRODUZIONE
Supponete di avere la possibilit di liberarvi da
tutte le responsabilit sociali per dieci giorni e di
poter vivere in un luogo tranquillo, appartato e
protetto da ogni occasione di disturbo. In tale
luogo si provveder alle vostre esigenze fisiche
fondamentali di vitto e alloggio, mentre alcuni
volontari baderanno a che, nel limite del
ragionevole, non vi manchi nulla. In cambio, ci
si aspetter da voi solo che evitiate i contatti
con gli altri e, a parte le attivit essenziali,
trascorriate tutte le ore di veglia con gli occhi
chiusi, mantenendo la mente focalizzata su un
ben determinato
oggetto di attenzione.
Accettereste l'offerta?
Supponete di aver semplicemente sentito che
una tale possibilit esiste e che persone come
voi non solo hanno la volont ma anche il
desiderio di trascorrere il proprio tempo libero in
questo modo. Come definireste la loro attivit?
Fissarsi lombelico, potreste dire; o anche
contemplazione, fuga o ritiro spirituale;
autointossicazione o autoricerca; introversione o
introspezione. Sia in senso negativo che
positivo, l'impressione comune che si ha in
merito alla meditazione che essa sia un ritiro
dal mondo. Anche se, ovviamente, esistono
tecniche
che
hanno
tale
funzione,
la
meditazione non necessariamente una fuga.
Pu anche essere un mezzo per incontrare il
mondo al fine di comprenderlo e di

18 Arte di Vivere
comprendere se stessi.
Ogni essere umano condizionato a presumere
che il mondo reale sia al di fuori, che per vivere
si debba entrare in contatto con una realt
esterna, cercando input, sia fisici che mentali,
dal di fuori. La maggior parte di noi non ha mai
considerato la possibilit di recidere i contatti
con l'esterno per vedere ci che accade
allinterno.
L'idea di agire in tal modo ci sembrerebbe
probabilmente come scegliere di trascorrere ore
e ore a fissare le righe di uno schermo
televisivo. Preferiremmo esplorare l'altra faccia
della luna o il fondo dell'oceano piuttosto che le
profondit nascoste dentro di noi.
In realt l'universo esiste per ognuno di noi solo
quando lo sperimentiamo con il corpo e con la
mente. Non mai altrove, ma sempre qui-e-ora.
Esplorando il qui-e-ora di noi stessi possiamo
esplorare il mondo. Senza indagare il nostro
mondo interiore, non potremo mai conoscere la
realt:
conosceremo
soltanto
le
nostre
convinzioni o le nostre concezioni intellettuali su
di essa. Osservandoci, invece, possiamo
arrivare a conoscere la realt direttamente e
imparare a gestirla in modo positivo e creativo.
Un metodo per esplorare il mondo interiore la
meditazione Vipassana insegnata da S. N.
Goenka. un modo pratico di esaminare la
realt del proprio corpo e della propria mente, di
portare alla luce e di risolvere qualsiasi
problema vi sia nascosto, di sviluppare nuovi
potenziali incanalandoli verso il bene proprio e

Chapter Name 19
degli altri.
Nell'antica lingua indiana pali Vipassana
significa
introspezione,
osservazione
e
comprensione profonda della realt, cos come
essa . l'essenza dell'insegnamento del
Buddha, l'esperienza concreta delle verit da lui
proclamate; egli stesso ha fatto quella
esperienza
attraverso
la
pratica
della
meditazione e quindi ha prima di tutto
insegnato la meditazione. Le sue parole
testimoniano la sua esperienza di meditazione,
come pure le istruzioni particolareggiate su
come procedere per fare diretta esperienza
della verit.
Tutto questo ampiamente accettato, ma
rimane il problema di come comprendere e
seguire le istruzioni date dal Buddha. Infatti,
mentre le sue parole sono state tramandate dai
testi riconosciuti come autentici, al di fuori di un
contesto di pratica viva l'interpretazione delle
sue istruzioni su come meditare appare difficile.
Ma se esiste una tecnica che si mantenuta per
innumerevoli generazioni e produce risultati
identici a quelli descritti dal Buddha, e se essa si
conforma in modo preciso alle sue istruzioni e
ne chiarisce dei punti che a lungo sono sembrati
oscuri, allora sicuramente merita di essere
indagata.
E questa tecnica Vipassana: straordinaria per
la sua semplicit, per l assenza di qualsiasi
dogma e, soprattutto, per i risultati offerti.
La meditazione Vipassana viene insegnata in
corsi della durata di dieci giorni, aperti a

20 Arte di Vivere
chiunque sinceramente desideri imparare la
tecnica e possieda le attitudini sia fisiche che
mentali per farlo. Per tutti e dieci i giorni, i
partecipanti non escono mai dal luogo in cui si
tiene il corso e non alcun contatto con il mondo
esterno. Si astengono dal leggere e dallo
scrivere e sospendono ogni altra pratica,
religiosa o no, attenendosi esattamente alle
istruzioni ricevute. Per l'intero periodo del corso
seguono un codice morale di base che
comprende lastensione da ogni attivit
sessuale e da ogni sostanza intossicante. Per i
primi nove giorni del corso osservano il silenzio
fra loro, mentre sono liberi di discutere i
problemi inerenti la meditazione con il maestro
e i problemi materiali con la direzione.
Durante i primi tre giorni e mezzo i partecipanti
praticano un esercizio di concentrazione
mentale preparatorio alla tecnica di Vipassana
vera e propria, che viene fatta conoscere il
quarto giorno. Gli altri elementi vengono
introdotti giorno per giorno, in modo che alla
fine del corso la tecnica stata presentata nel
suo insieme secondo uno schema generale. Al
decimo giorno il silenzio finisce e i meditatori
fanno ritorno a un genere di vita pi aperto ai
contatti con gli altri. Il corso si conclude nella
mattinata dellundicesimo giorno.
L'esperienza di questi dieci giorni riserva
probabilmente numerose sorprese ai meditatori.
La prima che la meditazione un lavoro duro!
Si sperimenta subito che essa non ha niente a
che vedere con il luogo comune che la

Chapter Name 21
rappresenta come una sorta di inattivit o di
rilassamento.

infatti
necessaria
unapplicazione
continua
per
guidare
consciamente i processi mentali in un
determinato modo. Si viene esortati a
mettercela tutta, seppure senza tensione, ma
finch non si impara come fare, l'esercizio pu
essere frustrante o persino estenuante.
Un'altra sorpresa che, tanto per cominciare, le
conoscenze profonde ottenute con l'autoosservazione non sono probabilmente tutte
piacevoli e beatificanti. Di norma siamo molto
selettivi nelle opinioni su noi stessi. Quando ci
guardiamo allo specchio, badiamo di assumere
la posa pi lusinghiera, l'espressione pi
gradevole. Allo stesso modo ognuno di noi ha
un'immagine mentale di s che, mentre
enfatizza le sue qualit migliori, minimizza i
difetti e omette del tutto alcuni lati del nostro
carattere. Vediamo l'immagine che desideriamo
vedere, non la realt. La meditazione Vipassana,
per, una tecnica per osservare la realt da
ogni angolazione. Invece che con un'immagine
di s attentamente costruita, il meditatore si
confronta con una verit completa, non
censurata. E certi aspetti di essa saranno difficili
da accettare.
Talvolta pu sembrare che, attraverso la
meditazione, invece di trovare la pace interiore
non si trovi altro che turbamento. Tutto, nel
corso, pu apparire insostenibile, inaccettabile:
l'orario pesante, la sistemazione, la disciplina, le
istruzioni e i consigli del maestro, la tecnica

22 Arte di Vivere
stessa. Un'altra sorpresa, tuttavia, che le
difficolt a un certo momento scompaiono.
Gradualmente i meditatori imparano a fare
sforzi senza sforzo, a mantenere un'attenzione
rilassata, un coinvolgimento distaccato. Invece
di
combattere,
vengono
assorbiti
completamente dalla pratica. A quel punto la
scomodit della sistemazione non sembra pi
importante, la disciplina diventa un utile
supporto,
le
ore
passano
rapidamente,
inosservate. La mente diviene calma come un
lago di montagna all'alba, che rispecchia
perfettamente i dintorni e nello stesso tempo
rivela le sue profondit a quelli che lo guardano
pi da vicino. Quando si fa strada questa
chiarezza, ogni momento pieno di conferme,
di bellezza, di pace.
Cos il meditatore scopre che la tecnica funziona
realmente. Ogni passo pu sembrare a volte un
salto enorme, ma ci si accorge che possibile
compierlo. Alla fine dei dieci giorni si nota
chiaramente quale lungo viaggio si compiuto
dall'inizio del corso. Il meditatore si sottoposto
a un processo analogo a un'operazione
chirurgica per incidere col bisturi una ferita
purulenta. Mettere a nudo la lesione e premere
per rimuovere il pus doloroso, ma senza di
questo la ferita non pu guarire. Una volta che il
pus stato rimosso, ci si liberati sia di esso
che del dolore e si avvia verso la guarigione.
Allo stesso modo, passando attraverso i dieci
giorni di corso, il meditatore libera la mente da
alcune delle sue tensioni e acquista una salute

Chapter Name 23
mentale migliore. Il metodo Vipassana ha
lavorato in profondit producendo cambiamenti
interni che persistono dopo la fine del corso. Il
meditatore verifica che tutta l'energia mentale
acquisita durante il corso, tutto ci che ha
imparato, pu essere applicato nella vita
quotidiana a proprio vantaggio e per il bene
degli altri. La vita diviene pi armoniosa,
fruttuosa e felice.
La tecnica Vipassana insegnata da S. N. Goenka
quella che egli ha imparato dal suo maestro
birmano, ora defunto, Sayagyi U Ba Khin, al
quale era stata insegnata da Saya U Thet, un
maestro di meditazione assai conosciuto in
Birmania nella prima met del novecento. A sua
volta Saya U Thet era stato allievo di Ledi
Sayadaw, un famoso monaco birmano vissuto
tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Risalendo
pi indietro nel tempo, non si ricordano altri
nomi di insegnanti di questa tecnica, ma coloro
che la praticano ritengono che Ledi Sayadaw
abbia appreso la meditazione Vipassana da
maestri tradizionali, che l'avevano mantenuta in
vita per intere generazioni, fin dallantichit,
allorquando l'insegnamento del Buddha era
stato per la prima volta introdotto in Birmania.
Non c dubbio che la tecnica concordi con le
istruzioni del Buddha sulla meditazione, con il
significato pi semplice e pi letterale delle sue
parole. E, cosa pi importante, produce dei
buoni risultati, personali, tangibili e immediati.
Questo libro non un manuale di fai-da-te per
praticare la meditazione Vipassana, e chiunque

24 Arte di Vivere
lo usi in tal modo lo fa a proprio rischio e
pericolo. La tecnica deve essere appresa
esclusivamente attraverso un corso, dove c'
lambiente adatto ad aiutare il meditatore e una
guida adeguatamente istruita. La meditazione
una cosa seria, e specialmente la tecnica
Vipassana, che affronta gli stati mentali
profondi. Non ci si dovrebbe mai avvicinare ad
essa con leggerezza o per caso. Se la lettura di
questo libro vi ispira a provare Vipassana,
potrete rivolgervi a uno degli indirizzi che
troverete in fondo al volume per sapere cercare
dove e quando si svolgono i corsi.
Il nostro proposito solo quello di offrire una
visione generale del metodo Vipassana cos
come insegnato da S. N. Goenka, nella speranza
che questo aiuti ad ampliare la comprensione
degli insegnamenti del Buddha e della tecnica di
meditazione che ne costituisce lessenza.

Chapter Name 25

Nuotologia

Una volta un giovane professore stava


compiendo un viaggio per mare. Era un uomo
assai colto, pieno di titoli, ma aveva poca
esperienza della vita. Tra lequipaggio della
nave su cui stava viaggiando c'era un vecchio
marinaio analfabeta. Ogni sera il marinaio
faceva visita al professore nella sua cabina per
ascoltarlo dissertare su diversi argomenti. Era
molto impressionato dalle conoscenze del
giovane.
Una sera, mentre il marinaio stava lasciando la
cabina dopo alcune ore di conversazione, il
professore gli chiese: "Dimmi, hai mai studiato
la geologia?"
"Che cos'?
"La scienza della terra."
"No, non sono mai stato a scuola.
"Allora hai proprio sprecato un quarto della tua
vita."
Il vecchio marinaio se ne and rattristato. "Se
una persona cos istruita dice questo,
certamente deve essere vero." pensava. "Ho
sprecato un quarto della mia vita!"
La sera seguente, mentre il marinaio stava per
lasciare la cabina, il professore gli chiese:
"Dimmi hai mai studiato l'oceanografia?"
"Che cos'?"

26 Arte di Vivere
"La scienza del mare."
"No, non ho mai studiato niente."
" Allora hai sprecato met della tua vita."
Il vecchio se ne and, ancora pi triste: "Ho
sprecato met della mia vita, cos dice
questuomo tanto istruito."
La sera seguente, ancora una volta il professore
chiese al marinaio: "Dimmi, hai mai studiato la
meteorologia?
" Che cos'? Non ne ho mai sentito parlare "
"Ma come! la scienza del vento, della pioggia,
del tempo."
"No. Non sono mai stato a scuola. Non ho mai
studiato."
" Non hai mai studiato la scienza della terra in
cui vivi, non hai mai studiato la scienza del
mare su cui ti guadagni da vivere, non hai mai
studiato la scienza del tempo che incontri ogni
giorno? Vecchio, hai sprecato tre quarti della tua
vita."
Il marinaio era molto infelice: "Quest'uomo
istruito dice che ho sprecato tre quarti della mia
vita! Devessere senzaltro vero.
Il giorno seguente, fu il turno del vecchio
marinaio. Corse alla cabina del giovane e url:
"Professore, avete studiato nuotologia?".
" Nuotologia? Che vuoi dire?"
"Sapete nuotare, professore?"
"No, non so nuotare."
" Professore, avete sprecato tutta la vostra vita!
La nave ha urtato contro una roccia e sta

Chapter Name 27
affondando. Quelli che sanno nuotare possono
raggiungere la spiaggia vicina, ma quelli che
non sanno nuotare annegheranno. Mi dispiace,
professore, ma avete sicuramente perso tutta la
vostra vita."
Potete studiare tutte le "ologie" del mondo, ma
se non imparate la nuotologia, tutti i vostri studi
sono inutili. Potete leggere e scrivere libri sul
nuoto, potete dibattere sui suoi sottili aspetti
teorici, ma come vi pu aiutare tutto questo se
vi rifiutate di entrare in acqua di persona?
Dovete
imparare a nuotare.

28 Arte di Vivere
CAPITOLO PRIMO
LA RICERCA

Ognuno di noi cerca la pace e larmonia, perch


ci che manca alla nostra vita. Tutti vogliamo
essere felici; lo consideriamo un nostro diritto.
La felicit la meta a cui tendiamo, anche se
spesso difficile da ottenere. Tutti noi di quando
in quando sperimentiamo linsoddisfazione:
turbamenti, irritazione, disarmonia, sofferenza.
Anche se in questo momento siamo liberi da tali
negativit, tutti possiamo ricordare un periodo
in cui ci hanno tormentato e anche prevedere
quando torneranno. In ogni caso, tutti noi
dobbiamo affrontare la sofferenza della morte.
La nostra insoddisfazione personale, inoltre, non
resta limitata a noi stessi: al contrario, tendiamo
a farne partecipi gli altri. L'atmosfera attorno a
una persona infelice si carica di inquietudine,
cosicch chiunque entri in contatto con lei
finisce col sentirsi agitato e infelice. In tal modo
le tensioni individuali, combinandosi fra loro,
creano tensioni sociali.
E questo il problema fondamentale della vita: la
sua natura insoddisfacente. Avvengono cose
che non vogliamo, e le cose che vogliamo non
avvengono. E ignoriamo come e perch tale
processo si realizzi, proprio come ignoriamo
quale sia il nostro inizio e quale la nostra fine.
Venticinque secoli fa, nellIndia settentrionale,

Chapter Name 29
un uomo decise di indagare questo problema: il
problema della sofferenza umana. Dopo anni di
ricerca e di tentativi condotti con vari metodi,
scopr una via per ottenere una comprensione
profonda della realt della propria natura e
sperimentare la vera libert dalla sofferenza.
Avendo raggiunto la meta pi alta, ossia la
liberazione dall'infelicit e dai conflitti, dedic
quel che gli restava della vita ad aiutare gli altri
a fare ci che lui stesso aveva fatto, mostrando
loro la via per liberarsi.
Questa persona - Siddhatta Gotama, noto come
il Buddha, "l'Illuminato" - ha sempre dichiarato
di non essere altro che un uomo. Come accade
a tutti i grandi maestri, su di lui sono fiorite
numerose leggende, ma nonostante le storie
meravigliose che si raccontano sulle sue
passate esistenze e sui suoi poteri magici, tutti i
racconti concordano sul fatto che non si mai
dichiarato di origine divina o ispirato da un dio.
Quali che fossero le sue particolari doti, erano
doti eminentemente umane, che umane, che
egli
aveva
portato
alla
perfezione.
Di
conseguenza, tutto ci che egli ha realizzato
nelle possibilit di qualsiasi essere umano che
agisca come lui.
Il Buddha non ha insegnato n una religione n
una filosofia n un sistema di credenze.
Chiam il suo insegnamento Dhamma, ovvero
"legge", la legge della natura. Non aveva alcun
interesse nei dogmi o nelle speculazioni oziose.
Al contrario, offriva una soluzione pratica e
universale per un problema universale. "Ora

30 Arte di Vivere
come
sempre",egli
diceva;"
parlo
della
sofferenza e di come eliminarla." (1) Rifiut
persino di discutere su tutto ci che non avesse
a che fare con l'eliminazione delle miserie
umane.
Tale insegnamento, insisteva, non era qualche
cosa che aveva inventato o che gli era stato
rivelato da una divinit. Era semplicemente la
verit, la realt, che attraverso i suoi sforzi era
riuscito a scoprire, cos come tanti avevano
fatto prima di lui e come tanti avrebbero fatto
dopo di lui. Affermava di non avere il monopolio
della verit e non rivendicava unautorit
particolare come maestro, n perch la gente
aveva fede in lui n per la natura
evidentemente logica di ci che insegnava. Al
contrario, egli affermava che giusto dubitare e
provare tutto ci che va oltre la propria
esperienza:
Non credete a tutto ci che vi si dice o a tutto
ci che stato tramandato dalle generazioni
passate, e neppure a ci che opinione
corrente o che dicono i testi sacri. Non accettate
qualcosa come vera semplicemente basandovi
su una deduzione o su una illusione,
sullapparenza esteriore o sulla parzialit di una
certa prospettiva o in base alla sua plausibilit o
perch il vostro maestro vi dice che cos. Ma
quando voi, da soli, direttamente riconoscete:
"Questi principi non sono benefici, sono
biasimevoli, condannati dai saggi, se adottati e
messi in pratica producono danno e sofferenza",

Chapter Name 31
allora li dovete abbandonare. E quando da soli,
direttamente, riconoscete: "Questi principi sono
benefici, non biasimevoli, lodati dai saggi, se
adottati e messi in pratica conducono al
benessere e alla felicit. Allora li dovete
accettare e mettere in pratica." (2)
L'autorit pi alta la propria esperienza della
verit. Nulla deve essere accettato solo in base
alla fede. Dobbiamo esaminare ogni cosa per
vedere se logica, pratica, benefica. Neanche
l'aver esaminato un insegnamento utilizzando la
ragione

sufficiente
per
accettarlo
intellettualmente come vero. Se vogliamo trarre
beneficio dalla verit, dobbiamo sperimentarla
direttamente. Solo allora potremo sapere che
realmente vera. Il Buddha, come lui stesso ha
sempre sottolineato, insegnava solo ci che
aveva
sperimentato
direttamente
e
incoraggiava gli altri a sviluppare da soli tale
conoscenza e quindi divenire essi stessi
l'autorit a cui riferirsi: " Ognuno di voi sia
un'isola per se stesso; sia un rifugio per se
stesso; non c' altro rifugio. Sia la verit la
vostra isola, sia la verit il vostro rifugio; non c'
altro rifugio". (3)
Lunico vero rifugio nella vita, lunico terreno
solido su cui posare, la sola autorit che pu
dare una guida e una protezione sicura la
verit, il Dhamma, la legge della natura,
sperimentata e verificata di persona. Quindi, nel
suo insegnamento il Buddha ha sempre dato la
pi grande importanza all'esperienza diretta

32 Arte di Vivere
della verit.
Spiegava nel modo pi chiaro possibile quello
che aveva sperimentato, cos da fornire agli altri
delle linee di condotta da elaborare per
giungere alla personale realizzazione della
verit. Egli ha detto: "L'insegnamento che ho
presentato non ha due versioni separate, una
esteriore e una segreta. Nulla stato tenuto
nascosto nel pugno chiuso del maestro". (4) La
sua non era una dottrina esoterica per pochi
eletti: al contrario, egli desiderava far conoscere
la legge della natura in modo chiaro ed
esauriente, cosicch ne potesse beneficiare il
maggior numero di persone possibile.
Non era nemmeno interessato a fondare una
setta o un culto incentrato sulla sua persona. La
personalit di colui che insegna, egli affermava,

di
minor
importanza
rispetto
all'insegnamento. Il suo proposito era di
mostrare agli altri come liberarsi, non di farli
diventare ciecamente devoti. A un seguace che
gli mostrava eccessiva venerazione, disse: "Che
cosa ottieni a vedere questo corpo, che
soggetto al disfacimento? Chi vede il Dhamma,
vede me, chi vede me, vede il Dhamma." (5)
La devozione nei confronti di un'altra persona,
per quanto santa essa sia, non sufficiente a
liberare qualcuno; non ci pu essere liberazione
o salvezza senza l'esperienza diretta della
realt. Pertanto la supremazia della verit e
non di chi ne parla. Si deve rispettare chiunque
insegni la verit, ma la via migliore per
mostrare tale rispetto lavorare per realizzare

Chapter Name 33
la verit.
Quando verso la fine della vita gli furono
tributati onori eccessivi, il Buddha comment:
"Non cos che si onora un Illuminato, non
cos che gli si mostra rispetto, non cos che
deve essere stimato, o riverito o venerato.
Piuttosto sono il monaco o la monaca, il
seguace e la seguace laici che procedono con
costanza lungo il sentiero di Dhamma, dal primo
passo fino alla meta ultima, chi pratica il
Dhamma operando nel giusto modo, che
onorano, stimano, rispettano, riveriscono e
venerano al massimo grado l'Illuminato.". (6)
Ci che il Buddha ha insegnato era una via che
ogni essere umano pu seguire. Chiam questa
via il Nobile Ottuplice Sentiero, ossia una pratica
divisa in otto parti fra loro collegate. nobile nel
senso che chi segue il sentiero destinato a
diventare un uomo dal cuore nobile, una
persona santa, liberata dalle sofferenze.
un sentiero che porta a una comprensione
profonda della natura, della realt, un sentiero
di realizzazione della verit. Per risolvere i nostri
problemi, dobbiamo vedere come realmente
la nostra situazione. Dobbiamo imparare a
riconoscere la realt apparente, superficiale e
anche a penetrare al di l delle apparenze per
percepire le verit pi sottili sino alla verit
ultima, e quindi sperimentare la libert dalla
sofferenza. Qualsiasi nome scegliamo di dare a
questa verit di liberazione, sia esso, nibbana,
"paradiso", o qualsiasi altro, non ha importanza.
La cosa importante farne esperienza.

34 Arte di Vivere
Il solo modo per sperimentare direttamente la
verit di guardare dentro noi stessi, di
osservarci. Per tutta la vita siamo abituati a
guardare fuori. Siamo sempre interessati a ci
che accade fuori, a ci che fanno gli altri.
Raramente, se non mai, abbiamo cercato di
esaminare noi stessi, la nostra struttura
mentale e fisica, le nostre azioni, la nostra
realt. Perci siamo degli sconosciuti ai nostri
stessi occhi. Non comprendiamo quanto sia
dannosa questa ignoranza, quanto rimaniamo
schiavi delle nostre forze interiori di cui non
siamo consapevoli.
Questa oscurit interiore deve essere scacciata
dalla conoscenza della verit. Dobbiamo
conseguire la comprensione profonda della
nostra stessa natura per comprendere la natura
dell'esistenza. Pertanto, il sentiero che il Buddha
ha mostrato, il sentiero dell'introspezione,
dell'auto-osservazione. Egli ha detto: "Proprio
allinterno di questo corpo, che contiene la
mente con le sue percezioni, ho potuto
conoscere l'universo, la sua origine, la sua
cessazione e la via che conduce alla sua
cessazione." (7) L'intero universo e le leggi
della natura per mezzo delle quali esso opera
devono essere sperimentati all'interno di noi
stessi. Possono essere sperimentati solo
all'interno di noi stessi.
Il sentiero anche un sentiero di purificazione.
Ricerchiamo la verit su noi stessi non per
un'oziosa curiosit intellettuale quanto piuttosto
con uno scopo ben preciso. Osservandoci,

Chapter Name 35
diventiamo consapevoli per la prima volta delle
nostre reazioni condizionate, dei pregiudizi che
oscurano la nostra visione mentale, che ci
nascondono la realt e producono sofferenza.
Identifichiamo
le
tensioni
accumulate
interiormente che ci turbano e ci rendono
infelici e comprendiamo che possono essere
rimosse.
Impariamo gradualmente come permettere loro
di dissolversi; e le nostre menti diventano pure,
calme e felici.
Il sentiero un processo che richiede
un'applicazione
continua.
Possono
sopraggiungere improvvise intuizioni, ma sono il
risultato di uno sforzo continuo. necessario
lavorare passo per passo; del resto, ad ogni
passo i benefici sono immediati. Non seguiamo
il sentiero nella speranza di accumulare benefici
da godere solo nel futuro, o di ottenere, dopo la
morte, un paradiso che ora possiamo solo
immaginare. I benefici devono essere concreti,
vividi, personali, sperimentati qui-e-ora.
E, soprattutto, un insegnamento da praticare.
Avere semplicemente fede nel Buddha o nel
suo insegnamento non ci aiuter a liberarci
dalla sofferenza; n lo far una comprensione
meramente intellettuale del sentiero. Questo ha
valore solo se ci ispira a mettere in pratica
l'insegnamento. Solo la pratica concreta di ci
che il Buddha ha insegnato dar risultati
concreti e cambier in meglio la nostra vita.
Il Buddha ha detto:
Una persona pu recitare alla perfezione molti

36 Arte di Vivere
testi, ma se non li mette in pratica sventata
come il bovaro che conta solo le mucche degli
altri: non gode delle ricompense proprie della
vita di un ricercatore di verit.
Unaltra persona pu essere capace di recitare
solo poche parole dei testi, ma se conduce una
vita di Dhamma, procedendo passo dopo passo
verso la meta finale, allora pu godere delle
ricompense della vita di un ricercatore di verit.
(8)
Il sentiero deve essere seguito, l'insegnamento
deve essere messo in pratica, altrimenti
lesercizio privo di senso.
Non necessario definirsi un buddista per
praticare questo insegnamento. Le etichette
sono irrilevanti. La sofferenza non fa distinzioni,
ma comune a tutti: quindi il rimedio, per
essere
utile,
deve
essere
ugualmente
applicabile a tutti. N la pratica riservata agli
eremiti che si sono allontanati dalla vita
ordinaria. Sebbene sia necessario dedicare un
determinato periodo allapprendimento, una
volta che questo sia concluso, si deve applicare
l'insegnamento alla vita quotidiana. Chi lascia la
propria casa e le responsabilit del mondo per
seguire il sentiero ha la possibilit di lavorare
pi intensamente, di assimilare l'insegnamento
pi profondamente e quindi di progredire pi
rapidamente.
D'altra parte, chi coinvolto nella vita
mondana, impegnato a far fronte a molte e
diverse responsabilit, pu dedicare solo un
tempo limitato alla pratica.

Chapter Name 37
Ma Dhamma deve essere applicato sia da
coloro che hanno lasciato la casa, sia dai
capifamiglia.
Solo se viene applicato, Dhamma d dei
risultati. Se questa veramente la via che
conduce dalla sofferenza alla pace, allora, man
mano che progrediamo nella pratica la nostra
vita quotidiana deve diventare pi felice, pi
armoniosa, apportatrice di pace interiore. Nello
stesso tempo i nostri rapporti con gli altri
devono diventare pi pacifici e armoniosi.
Invece di aumentare le tensioni della societ,
dobbiamo essere capaci di fornire un contributo
positivo che accrescer la felicit e il benessere
di tutti. Per seguire il sentiero dobbiamo vivere
la vita di Dhamma, della verit, della purezza.
Questo

il
giusto
modo
di
seguire
l'insegnamento.
Dhamma,
correttamente
praticato, l'arte di vivere.
Domande e risposte
DOMANDA: Voi fate riferimento al Buddha.
Insegnate quindi il buddismo?
SATYA NARAYAN GOENKA: Non mi occupo di
"ismi". Insegno Dhamma, e cio quello che ha
insegnato il Buddha. Egli non ha mai insegnato
un "ismo"o una dottrina settaria. Ha insegnato
qualcosa da cui chiunque, quale che sia la sua
provenienza, pu trarre beneficio: un'arte di
vivere.
Rimanere nell'ignoranza dannoso per tutti:

38 Arte di Vivere
sviluppare la saggezza un bene per tutti. Cos,
chiunque pu praticare questa tecnica e trarne
beneficio. Un cristiano diventer un buon
cristiano, un ebreo diventer un buon ebreo, un
musulmano un buon musulmano, un ind un
buon ind, un buddista un buon buddista.
Ognuno deve diventare un buon essere umano,
altrimenti non potr mai essere un buon
cristiano, un buon ebreo, un buon musulmano,
un buon ind, un buon buddista. Come
diventare buoni essere umani: questa la cosa
pi importante.
Voi parlate del condizionamento. Questo tipo di
esercizio non anch'esso una forma di
condizionamento della mente, anche se positivo
?
Al
contrario,

un
processo
di
decondizionamento. Invece di imporre qualcosa
alla mente, automaticamente rimuove le qualit
non benefiche, cosicch rimangono solo quelle
positive e benefiche. Eliminando la negativit,
esso scopre la positivit, che la natura
fondamentale di una mente pura.
Ma il fatto che per un determinato periodo di
tempo si debba sedere in una certa posizione e
dirigere l'attenzione in un certo modo, non
una forma di condizionamento.
Se fate questo come un gioco o come un rito
meccanico, allora indubbiamente condizionate

Chapter Name 39
la mente. Ma sarebbe un uso sbagliato di
Vipassana, mentre quando la tecnica viene
praticata in modo corretto vi rende capaci di
sperimentare direttamente la verit, da soli. E
da questa esperienza si sviluppa naturalmente
la comprensione, che distrugge tutti i
condizionamenti precedenti.
Non egoistico dimenticare il mondo e limitarsi
a starsene seduti a meditare tutto il giorno?
Lo sarebbe se fosse fine a stesso, ma un
mezzo per raggiungere che non affatto
egoistico: una mente sana. Quando il vostro
corpo malato, andate in ospedale per
recuperare la salute. Non rimanete l per tutta
la vita, ma semplicemente per recuperare la
salute, di cui poi farete uso nella vita ordinaria.
Allo stesso tempo, frequentate un corso di
meditazione per ottenere la salute mentale che
utilizzerete nella vita di tutti i giorni per il bene
vostro e degli altri.
Rimanere felici ed in pace anche quando ci si
confronta con la sofferenza altrui non forse
pura insensibilit ?
Essere sensibili alle sofferenze degli altri non
significa che si debba diventare tristi. Al
contrario, dovete rimanere calmi ed equilibrati
cos da poter alleviare le sofferenze altrui. Se
anche voi diventate tristi, accrescete l'infelicit
attorno a voi; non aiutate gli altri e non aiutate

40 Arte di Vivere
voi stessi.
Perch non viviamo in pace ?
Perch ci manca la saggezza. Una vita senza
saggezza una vita di illusioni, uno stato di
agitazione e di sofferenze. La nostra prima
responsabilit di vivere una vita sana,
armoniosa, buona per noi e per tutti gli altri. Per
fare ci dobbiamo imparare ad usare le nostre
facolt di auto-osservazione, di osservazione
della verit.
Perch necessario un corso di dieci giorni per
apprendere questa tecnica ?
E certo che se poteste fermarvi per un periodo
pi lungo sarebbe ancor meglio! Ma dieci giorni
sono il tempo minimo che consente di
comprendere lo schema della tecnica.
Perch dobbiamo rimanere per dieci giorni nel
luogo in cui si tiene il corso?
Perch siete qui per compiere un'operazione
alla mente.
Cos come le operazioni chirurgiche devono
essere fatte in ospedale, in sale operatorie
protette da fonti di infezioni, cos qui, dentro i
confini del luogo dove si tiene il corso,
loperazione sulla vostra mente pu essere
compiuta senza essere disturbati da influenze
esterne. Quando il corso finisce, l'operazione

Chapter Name 41
finita e voi siete pronti a rientrare in contatto
con il mondo.
Questa tecnica guarisce malattie fisiche?
Si, come risultato secondario. Molti disturbi
psicosomatici
spariscono
spontaneamente
allorch le tensioni mentali si dissolvono. Se la
mente turbata, le malattie sono portate a
svilupparsi. Quando la mente diviene calma e
pura, scompaiono automaticamente. Ma se vi
prefiggete come scopo la cura di un malessere
fisico invece della purificazione della mente,
non raggiungerete n l'uno n l'altro risultato.
Ho verificato che chi segue il corso con lo scopo
di curare una malattia fissa l'attenzione solo su
questo per tutto il periodo del corso: "Oggi va
meglio? No, non va meglio.... Oggi sto
migliorando? No, nessun miglioramento!" E tutti
i dieci giorni se ne vanno in questo modo. Ma se
l'intenzione semplicemente quella di purificare
la mente, allora molti malanni scompariranno
automaticamente,
come
risultato
della
meditazione.
Qual secondo voi lo scopo della vita?
Uscire dall'infelicit. Gli esseri umani hanno la
meravigliosa capacit di scavare a fondo dentro
di s, di osservare la realt e uscire dalla
sofferenza. Non usare questa capacit significa
sprecare la propria vita. Utilizzatela per vivere
una vita sana e felice.

42 Arte di Vivere

Voi parlate di "essere sopraffatti" dalla


negativit. Cosa pensate del caso contrario,
cio di "essere sopraffatti" dalla positivit, per
esempio dall'amore?
Quello che voi definite "positivit" la natura
reale della mente. Quando la mente libera dal
condizionamento, sempre piena d'amore
amore puro- e ci si sente in pace e felici. Se si
rimuove la negativit, allora rimane la positivit,
rimane la purezza. Che tutto il mondo possa
essere sommerso da questa positivit!
Percorrere il sentiero
Nella citt di Savatthi, nel nord dell'India, il
Buddha aveva un grande centro dove la gente
poteva recarsi per meditare e ascoltare i suoi
insegnamenti sul Dhamma. Un giovane era
solito andare ogni sera ad ascoltare i suoi
discorsi. Per anni and ad ascoltare il Buddha,
ma non mise mai niente in pratica.
Dopo alcuni anni, una sera quest'uomo arriv in
anticipo e trov il Buddha da solo. Gli si avvicin
e gli disse: "Signore, c' una domanda che
continua a sorgere nella mia mente e che mi
provoca dei dubbi".
"Davvero? Non ci dovrebbero essere dubbi sul
sentiero del Dhamma; bisogna chiarirli. Qual il
problema?"

Chapter Name 43
"Signore, sono molti anni che vengo al vostro
centro di meditazione e ho notato che ci sono
molti eremiti intorno a voi, monaci e monache, e
alcuni di loro vi sono compagni da anni. Alcuni,
come
posso
vedere,
hanno
certamente
raggiunto lo stadio finale e di conseguenza sono
pienamente liberati. Vedo anche altri che hanno
sperimentato dei cambiamenti nella loro vita e
sono migliori di prima, sebbene non possa dire
che siano pienamente liberati.
Ma ho altres osservato che un gran numero di
persone, compreso me stesso, sono rimaste
quali erano, o, talvolta, sono persino peggiorati.
Non sono affatto cambiate o non sono cambiate
in meglio.
Perch succede questo? La gente viene da voi,
che siete un grande uomo, pienamente
illuminato, una persona tanto compassionevole
e potente. Perch non usate il vostro potere e la
vostra compassione per liberarli tutti?"
Il Buddha sorrise e disse: "Giovane, dove
abitate? E qual il vostro luogo di nascita?"
"Vivo qui a Savatthi, la capitale dello stato di
Kosala".
"S, ma i tratti del vostro viso mostrano che non
siete di queste parti del paese. Di dove siete
originario?"
"Sono della citt di Rajagaha, la capitale del
Magadha. Sono giunto qui e mi sono stabilito a
Savatthi alcuni anni fa."
"Avete forse cessato tutte le relazioni con
Rajagaha?"
"No, ho ancora dei parenti l. Ho degli amici, ho

44 Arte di Vivere
degli affari."
"Allora certamente dovrete recarvi da Savatthi a
Rajagaha abbastanza spesso?"
"S, molte volte allanno visito Rajagaha e
ritorno a Savatthi."
"Avendo percorso molte volte la via che va da
qui a Rajagaha, certamente dovete conoscerla
bene"
"S, la conosco perfettamente. Potrei quasi dire
che, persino se fossi cieco, potrei trovare la
strada per Rajagaha, tante volte l' ho percorsa."
"E i vostri amici, quelli che vi conoscono bene,
certamente sapranno che siete originario di
Rajagaha e che vi siete stabilito qui. Certamente
sapranno che andate spesso a visitare Rajagaha
e quindi ritornate, e che perci conoscete
perfettamente la strada da qui a Raagaha?"
" S. Tutti quelli che mi sono vicino, sanno che
vado spesso a Rajagaha e che conosco
perfettamente la strada."
"Allora pu accadere che qualcuno di loro venga
da voi e vi chieda di spiegargli la strada da qui a
Rajagaha. Gli nascondete qualcosa o gli
spiegate la strada in modo chiaro?"
"Che cosa c' da nascondere? Gliela spiego nel
modo pi chiaro che posso: inizia a camminare
verso est e poi diritto fino a Benares e continua
fino a raggiungere Gaya e poi Rajagaha. Lo
spiego con molta chiarezza, signore."
"E queste persone a cui date tali spiegazioni,
raggiungono tutti Rajagaha?"
"Come pu essere, signore? Solo quelli che
percorrono interamente il percorso, fino alla

Chapter Name 45
fine, solo essi raggiungeranno Rajagaha."
"E proprio questo che voglio spiegarvi, giovane.
La gente viene da me sapendo che sono
qualcuno che ha percorso il sentiero da qui al
nibbana, e lo conosce perfettamente. Vengono
da me a domandarmi: Qual il sentiero per il
nibbana, per la liberazione? E cosa c' da
nascondere? Glielo spiego in modo chiaro:
Questo il sentiero. Se qualcuno si limita ad
annuire e dice: Ben detto, ben detto, un
sentiero molto buono, ma non voglio muoverci
un passo, un sentiero meraviglioso, ma non
voglio prendermi la briga di percorrerlo. Come
pu allora questa persona raggiungere la meta
finale?
Non posso prendermi nessuno sulle spalle per
portarlo alla meta finale. Nessuno pu
trasportare un altro sulle spalle fino alla meta
finale. Al massimo, con amore e compassione, si
pu dire: "Questo il sentiero e in questo modo
io l'ho percorso. Lavorate anche voi, camminate
anche voi e raggiungerete la meta finale. Ma
ognuno deve compiere il cammino da s, deve
fare ogni passo sul sentiero da solo. Chi ha fatto
un passo, di un passo pi vicino alla meta.
Chi ha fatto cento passi, di cento passi pi
vicino alla meta. Chi ha fatto tutti i passi sul
sentiero, ha raggiunto la meta finale. Dovete voi
stessi percorrere il sentiero."

46 Arte di Vivere

Chapter Name 47

CAPITOLO SECONDO
IL PUNTO DI
PARTENZA
La fonte della sofferenza dentro ciascuno di
noi. Quando avremo imparato a conoscere
profondamente la nostra propria realt, allora
avremo trovato la soluzione al problema della
sofferenza. "Conosci te stesso: tutti i saggi lo
hanno
consigliato.
Dobbiamo
iniziare
a
conoscere la nostra propria natura, altrimenti
non potremo mai risolvere i nostri problemi o i
problemi del mondo.
Ma in realt che cosa sappiamo di noi? Ognuno
di noi convinto di essere importante, unico,
ma la conoscenza che abbiamo di noi stessi
solo superficiale. A livelli pi profondi, non ci
conosciamo affatto.
Il Buddha ha esaminato il fenomeno dell'essere
umano indagando la sua propria natura.
Lasciando da parte ogni pregiudizio, ha
esplorato la realt interiore e compreso che ogni
essere un insieme di cinque aggregati, quattro
mentali e uno fisico.
La materia
Cominciamo con l'aspetto fisico. il pi ovvio, la
nostra parte pi visibile, subito percepita dai
sensi, ma quanto poco la conosciamo in realt!
Possiamo controllare il corpo superficialmente:
si muove e agisce secondo la volont cosciente.
Ma a un altro livello, tutti gli organi interni

48 Arte di Vivere
funzionano fuori dal nostro controllo, senza che
noi sappiamo come. A un livello pi sottile, non
abbiamo la percezione delle incessanti reazioni
biochimiche che avvengono dentro ogni cellula
del corpo.
Ma questa non ancora la realt ultima del
fenomeno materia. In definitiva il corpo, che
sembra solido, composto di particelle
subatomiche e di spazi vuoti. Persino queste
particelle subatomiche non hanno una solidit
reale; il tempo di esistenza di una di esse
molto meno di un trilionesimo di secondo. Le
particelle nascono e svaniscono continuamente,
passando dentro e fuori dallo stato di esistenza,
come un flusso di vibrazioni. Questa la realt
ultima del corpo, di tutta la materia, scoperta
dal Buddha 2500 anni fa.
Con le loro ricerche, gli scienziati moderni
hanno riconosciuto e accettato questa realt
ultima dell'universo materiale, senza tuttavia
divenire delle persone liberate, illuminate. Con
la loro curiosit essi hanno indagato la natura
dell'universo utilizzando l'intelletto e affidandosi
agli strumenti per verificare le loro teorie. Il
Buddha, al contrario, era motivato non soltanto
dalla curiosit quanto piuttosto dal desiderio di
trovare una via duscita dalla sofferenza. Nella
sua ricerca non us altri strumenti tranne la
propria mente.
La verit che scopr non fu il risultato di una
razionalizzazione, bens della sua esperienza
diretta. Ecco perch riusc a liberarsi. Scopr che
l'intero universo materiale era composto di

Chapter Name 49
particelle, chiamate in pali kalapa "unit
indivisibili". Nelle loro infinite varianti queste
unit possiedono le qualit fondamentali della
materia: massa, coesione, temperatura e
movimento. Si combinano per formare strutture
che sembrano avere una qualche permanenza,
ma che di fatto sono tutte composte di
minuscole kalapa, che sono in uno stato di
continuo sorgere e sparire. Questa la realt
ultima della materia: un costante flusso di onde
o particelle. Questo il corpo che ciascuno di
noi chiama "me stesso".

La mente
Insieme con i processi fisici, c' il processo
psichico, la mente. Sebbene non possa essere
toccata
o
veduta,
sembra
ancor
pi
intimamente connessa a noi stessi che non i
nostri corpi: possiamo immaginarci un'esistenza
futura senza il corpo, ma non possiamo
immaginare tale esistenza senza la mente. E di
essa, tuttavia, conosciamo ben poco, e ben
poco siamo in grado di controllarla. Quanto
spesso essa rifiuta di fare ci che vogliamo, e fa
ci che non vogliamo! Il nostro controllo sulla
mente cosciente gi abbastanza debole, ma
l'inconscio sembra addirittura fuori del nostro
potere e della nostra comprensione, pieno di
forze che forse non approveremmo o di cui non

50 Arte di Vivere
siamo consapevoli.
Cos come esamin il corpo, il Buddha esamin
anche la mente e scopr che, essenzialmente,
nella sua totalit, essa consiste di quattro
processi:
coscienza
(viana), percezione
(saa), sensazione (vedana) e reazione
(sankhara).
Il primo processo, la coscienza, la parte
recettiva della mente, l'atto di consapevolezza
indifferenziata
o
cognizione.
Registra
semplicemente gli eventi fenomenici, la
recezione di ogni input fisico e mentale. Annota
i dati grezzi dell'esperienza senza assegnare
etichette o dare giudizi di valore.
Il secondo processo mentale la percezione,
l'atto di riconoscere. Questa parte della mente
identifica qualsiasi cosa sia stata annotata dalla
coscienza. Distingue, etichetta e divide in
categorie i dati grezzi e li valuta, in modo
positivo o negativo.
La fase successiva della mente consiste nella
sensazione. Di fatto, appena un input viene
ricevuto, sorge la sensazione, un segnale che
qualcosa avvenuto. Fino a quando l'input non
stato valutato, la sensazione rimane neutrale.
Ma una volta che si sia attribuito un valore, la
sensazione diviene piacevole o spiacevole,
secondo la valutazione data. Se la sensazione
piacevole, si avverte il desiderio di prolungare e
intensificare l'esperienza. Se, al contrario,
spiacevole, quello di mettervi fine, di scacciarla.

Chapter Name 51
La mente reagisce con sensazioni di piacere e
avversione. (1) Per esempio, quando l'orecchio
funziona normalmente e si ode un suono, la
cognizione al lavoro.
Quando il suono riconosciuto come "parole",
con connotazioni positive o negative, la
percezione comincia a funzionare. Poi segue la
sensazione. Se le parole sono di approvazione,
nasce una sensazione piacevole. Se sono insulti,
nasce una sensazione spiacevole. Tutto questo
subito seguito da una reazione. Se la sensazione
piacevole, si inizia a provarne piacere e si
desidera una quantit maggiore di parole di
approvazione. Se la sensazione spiacevole, si
inizia a provarne dispiacere, e si vuole che le
ingiurie finiscano.
Lo stesso processo avviene ogni volta che gli
altri sensi ricevono un input: coscienza,
percezione,
sensazione,
reazione.
Queste
quattro funzioni mentali sono anche pi
fluttuanti
delle
effimere
particelle
che
compongono la realt materiale. Ogniqualvolta i
sensi vengono in contatto con un oggetto, i
quattro processi mentali sopravvengono con la
rapidit del fulmine e si ripetono ad ogni
contatto;
del
resto
si
verificano
cos
rapidamente che non si consapevoli di cosa
stia avvenendo. solo quando una particolare
reazione si ripete per un lungo periodo e ha
preso una forma definita e intensa che se ne
consapevoli livello conscio.
L'aspetto pi singolare di questa descrizione

52 Arte di Vivere
dell'essere umano non consiste in ci che
include, ma in ci che omette. Occidentali od
orientali, cristiani o ebrei o musulmani o ind,
buddisti o atei o altro ancora, tutti noi abbiamo
la certezza congenita che, da qualche parte
dentro di noi, esiste un Io, un'identit
permanente.
Senza
rifletterci,
operiamo
presupponendo che la persona che esistita
dieci anni fa sia essenzialmente la stessa di oggi
e la stessa che esister tra dieci anni: forse
anche la stessa che esister in una vita futura
dopo la morte. Quale che sia la filosofia, la
teoria o il credo che noi consideriamo veri, di
fatto ognuno vive con una convinzione ben
radicata: "Io ero, io sono, io sar".
Il
Buddha
ha
sfidato
questa
istintiva
affermazione didentit. E nel farlo non ha
esposto un'altra visione speculativa per
combattere le teorie altrui, bens ha ribadito pi
e pi volte che non stava proponendo
un'opinione, ma semplicemente descrivendo la
verit che aveva sperimentato e che ogni
persona comune pu sperimentare.
"L'illuminato ha messo da parte tutte le teorie",
diceva, "perch ha visto la realt della materia,
della sensazione, della percezione, della
reazione e della coscienza, il loro sorgere e
svanire". (2) Nonostante le apparenze, aveva
scoperto che ogni essere umano in realt una
serie di eventi separati ma collegati fra loro.
Ogni evento il risultato del precedente e lo
segue senza soluzione di continuit. La
progressione ininterrotta di eventi intimamente

Chapter Name 53
connessi d l'apparenza della continuit,
dell'identit, ma si tratta solo di una realt
apparente e non della verit ultima.
Possiamo dare il nome a un fiume, ma in realt
un flusso dacqua che non smette mai di
scorrere. Possiamo pensare alla luce di una
candela come a qualcosa di costante, ma, se la
osserviamo da vicino, vediamo che in realt la
fiamma nasce da uno stoppino che brucia per
un istante ed subito rimpiazzata da una nuova
fiamma, istante dopo istante. Parliamo della
luce di una lampadina elettrica senza fermarci
mai a pensare che in realt, come il fiume, essa
un flusso costante: in questo caso un flusso di
energia prodotta da oscillazioni ad altissima
frequenza, che avvengono dentro il filamento. In
ogni momento, qualcosa di nuovo nasce come
prodotto del passato, per essere rimpiazzato da
qualcosaltro nel momento seguente. La
successione degli eventi cos rapida e
continua che difficile da discernere. In un
determinato punto del processo non possibile
affermare che ci che sta avvenendo uguale a
ci che avvenuto in precedenza, n si pu dire
che non lo sia. Ci nondimeno, il processo
avviene.
Allo stesso modo, il Buddha comprese che una
persona non un'entit finita e immutabile, ma
un processo che fluisce momento per momento.
Non c' un "essere" reale, solamente un flusso
che va, un processo continuo di divenire.
Naturalmente nella nostra vita quotidiana
dobbiamo trattare gli altri come persone

54 Arte di Vivere
provviste di una natura pi o meno definita, non
mutevole; dobbiamo accettare le apparenze
esterne, la realt apparente, altrimenti non
riusciremo a funzionare. La realt esteriore
una realt, ma solo quella superficiale. A livelli
pi profondi, la realt che l'intero universo,
animato e inanimato, in costante stato di
divenire: di nascere e svanire. Ognuno di noi, di
fatto, un flusso di particelle subatomiche in
costante mutamento, e insieme ad esso
mutano, ancor pi rapidamente dei processi
fisici, i processi di coscienza, di percezione, di
sensazione e di reazione.
Questa la realt ultima del s con cui ognuno
di noi deve fare i conti. questo il corso degli
eventi in cui siamo implicati. Se saremo in grado
di comprenderlo con esattezza, attraverso
l'esperienza diretta, troveremo la strada che ci
condurr fuori dalla sofferenza.
Domande e risposte
DOMANDA: Quando parlate di "mente", non
sono sicuro di cosa volete intendere. Mi
impossibile localizzare la mente.
SATYA NARAYAN GOENKA: ovunque, in ogni
atomo. Ovunque sentite qualcosa, l c' la
mente. La mente sente.
Dicendo mente allora non volete indicare il

Chapter Name 55
cervello?
Oh no, no. Qui in occidente si pensa che la
mente sia solo nella testa. un concetto
sbagliato.
La mente in tutto il corpo?
S, tutto il corpo contiene la mente, tutto il
corpo!
Lei parla dell'esperienza dell'Io solo in termini
negativi. Non ha un lato positivo? Non c'
un'esperienza dell'Io che riempie la persona di
gioia, di pace, di estasi?
Con la meditazione si scopre che tali piaceri
sensoriali vanno e vengono. Se questo Io
realmente ne gioisse, se fossero "miei" piaceri,
allora l'Io dovrebbe avere qualche potere su di
essi. Ma essi nascono e svaniscono al di fuori
del mio controllo. In questo caso, che cos' l'Io?
Non sto parlando di piaceri sensoriali, ma di
quelli a un livello molto profondo.
A quel livello l'Io non ha alcuna importanza.
Quando si raggiunge quel livello, l'ego si
dissolve. C' solo gioia. La questione dellIo
allora non si pone neppure.
Daccordo, invece di Io
l'esperienza della persona.

diciamo

allora

56 Arte di Vivere
E la sensazione stessa che sente; nessuno la
sente. Le cose stanno solo avvenendo, ecco
tutto. Ora, a voi sembra che ci debba essere un
Io che sente, ma con la pratica finirete col
raggiungere il livello in cui l'ego si dissolve. E a
quel punto questa domanda non avr pi
ragione di essere.
Io sono venuto qui perch sentivo che il mio Io
aveva bisogno di venire qui.
S. vero. Per gli scopi convenzionali, non
possiamo sfuggire dall'Io o dal "mio". Ma
attaccarci ad essi, considerarli reali nel senso
ultimo ci porter solo sofferenza.
Mi domando se ci sono delle persone che
provocano la nostra sofferenza?
Nessuno vi causa sofferenza. La sofferenza
nasce dentro di voi, allorch generate tensioni
nella mente. Sapendo come evitarlo diventa
facile rimanere in pace e felici in ogni
situazione.
E quando qualcuno ci fa del male?
Non dovete permettere che qualcuno vi faccia
del male. Ogni volta che qualcuno fa qualcosa di
sbagliato, fa male agli altri e nello stesso tempo
a se stesso. Se gli permettete di fare del male,
lo incoraggiate a farlo.

Chapter Name 57
Dovete usare tutta la vostra forza per fermarlo,
ma solo con benevolenza, con compassione e
simpatia per quella persona. Se agite con odio o
ira, allora aggravate la situazione. Ma voi non
potete avere benevolenza per tale persona a
meno che la vostra mente non sia calma e in
pace. Una volta che avrete appreso con la
pratica a sviluppare la pace dentro di voi, il
problema potr essere risolto.
A quale scopo cercare pace dentro di noi
quando non c' pace nel mondo?
Il mondo sar in pace solo quando la gente del
mondo sar in pace e felice. Il cambiamento
deve partire a livello individuale. Se la foresta si
inaridisse e voi voleste ridarle vita, dovreste
innaffiare ogni albero. Se volete un mondo di
pace, dovete imparare ad essere in pace con voi
stessi. Solo allora potrete portare la pace nel
mondo.
Posso capire come la meditazione sia in grado
di aiutare persone infelici, disadattate, ma per
chi si sente soddisfatto della sua vita, che gi
felice?
Chi rimane soddisfatto dai piaceri superficiali
della vita ignora i turbamenti profondi della
mente. Si illude di essere una persona felice, ma
i suoi piaceri non sono duraturi e le tensioni
generate nell'inconscio si accresceranno, per
apparire prima o poi al livello mentale conscio.

58 Arte di Vivere
Quando accade ci, questa cosiddetta persona
felice diventa triste. E allora, perch non iniziare
a lavorare qui-e-ora per allontanarsi da una
simile situazione?

Voi insegnate Mahayana o Hnayana?


Nessuno dei due. La parola yana, di fatto,
significa veicolo che vi porter alla meta
finale, ma oggi gli si d erroneamente una
connotazione settaria. Il Buddha non ha mai
insegnato qualcosa di settario. Ha insegnato il
Dhamma, che universale. E questa
universalit
che
mi
ha
attratto
verso
l'insegnamento del Buddha, ed da esso che ho
tratto giovamento. Quindi questo Dhamma
universale che offro a tutti con tutto il mio
amore e la mia compassione. Per me, il
Dhamma non n Mahayana n Hnayana, n
alcuna setta.
Il Buddha e lo scienziato
La realt fisica cambia costantemente ogni
momento. Questo ci che il Buddha ha
compreso esaminando se stesso. Con la mente
fortemente
concentrata,
ha
penetrato
profondamente nella sua stessa natura e
scoperto che l'intera struttura materiale
composta di minute particelle subatomiche, che

Chapter Name 59
compaiono e scompaiono continuamente. In
uno schiocco delle dita o in un battito di ciglia,
egli ha detto, ognuna di queste particelle
compare e scompare molti trilioni di volte.
"Incredibile", penser qualcuno che osserva solo
la realt visibile del corpo, apparentemente
tanto solida, tanto immutabile e permanente.
Ero solito pensare che la frase "molti trilioni di
volte" fosse soltanto un'espressione idiomatica
da non prendere alla lettera. E invece la scienza
moderna ha confermato questa affermazione.
Alcuni anni fa, il premio Nobel per la fisica
venne assegnato a uno scienziato americano
che per lunghi anni si era dedicato allo studio
delle particelle subatomiche di cui composto
l'universo fisico. Era gi noto che queste
particelle compaiono e scompaiono con grande
rapidit, continuamente; ora, questo scienziato
decise di sviluppare uno strumento che potesse
contare quante volte in un secondo una
particella
compare
e
scompare.
Molto
appropriatamente chiam lo strumento che
aveva inventato col nome di camera a bolle, e
scopr che in un secondo una particella
subatomica compare e scompare 10 volte alla
ventiduesima.
La verit scoperta dallo scienziato la stessa
sperimentata dal Buddha, ma che differenza tra
i due! Alcuni dei miei allievi americani che
hanno frequentato dei corsi in India, una volta
tornati in patria sono andati a far visita allo
scienziato e mi hanno riferito che, nonostante
egli avesse scoperto questa realt, era ancora

60 Arte di Vivere
una persona comune, con il consueto bagaglio
di infelicit che ha la gente comune porta con
s.
Non si era completamente liberato dalla
sofferenza. No, lo scienziato non era diventato
una persona illuminata, non si era liberato dalla
sofferenza perch non aveva sperimentato
direttamente la verit. Ci che aveva appreso
era solo un sapere intellettuale. Credeva a
questa verit perch aveva fiducia nello
strumento che aveva inventato, ma non aveva
sperimentato la verit di persona.
Non ho nulla contro quest'uomo n contro la
scienza moderna. Tuttavia, uno scienziato non
deve limitare le sue conoscenze al mondo
esteriore. Come il Buddha, lo scienziato deve
estendere le sue indagini al mondo interiore,
per sperimentare direttamente la verit. La
comprensione personale della verit cambier
automaticamente gli schemi abituali della
mente, e cos si comincer a vivere secondo
verit. Ogni azione diviene diretta al proprio
bene e a quello degli altri. Se manca questa
esperienza interiore, la scienza
pu venire
usata a fini distruttivi.
Ma se diventiamo scienziati della realt
interiore, faremo un uso appropriato della
scienza per la felicit di tutti.

Chapter Name 61
CAPITOLO TERZO
LA CAUSA
IMMEDIATA

Il mondo reale non regge il paragone con quello


delle fiabe, in cui ognuno vive felice per sempre.
Non possiamo nasconderci la verit, e cio che
la
vita

imperfetta,
incompleta,
insoddisfacente: la verit dell'esistenza della
sofferenza.
Assodata questa realt, ci che importante
sapere se la sofferenza abbia una causa e, in
caso affermativo, se sia possibile rimuovere tale
causa in modo che la sofferenza possa essere
rimossa. Se gli avvenimenti che provocano la
nostra sofferenza sono semplicemente delle
circostanze casuali su cui non abbiamo alcun
controllo o influenza, allora siamo impotenti e
possiamo lasciar perdere il tentativo di cercare
una via d'uscita. Se invece le nostre sofferenze
sono dettate da un essere onnipotente che
agisce in modo arbitrario e imperscrutabile,
allora dobbiamo scoprire come propiziarci tale
essere in modo che sia benevolo.
Il Buddha ha compreso che la nostra sofferenza
non solo un prodotto del caso. Ci sono delle
cause dietro ad essa, come ci sono cause per
tutti i fenomeni: la legge di causa ed effetto

62 Arte di Vivere
-kamma- universale e fondamentale per
l'esistenza; e non esistono cause al di l del
nostro controllo.
Kamma
Alla parola kamma (o, nella pi conosciuta
forma sanscrita, karma) viene generalmente
attribuito il significato di "fato". Purtroppo le
connotazioni di questa parola sono proprio il
contrario di ci che il Buddha intendeva con
kamma. Il fato qualcosa che sta fuori del
nostro controllo, il decreto della provvidenza,
ci che stato pre-ordinato per ognuno di noi.
Tuttavia,
kamma
letteralmente
significa
"azione". Proprio le nostre azioni sono la causa
di tutto ci che sperimentiamo: "Tutti gli esseri
compiono i loro atti, sono eredi dei loro atti,
hanno origine dai loro atti, sono legati ai loro
atti; i loro atti sono il loro rifugio. Cos come i
loro atti sono vili o nobili, altrettanto lo saranno
le loro esistenze. (1)
Tutto ci in cui ci imbattiamo nella nostra vita
il risultato delle nostre azioni. Di conseguenza,
tutti possiamo diventare padroni del nostro
destino diventando padroni delle nostre azioni.
Ognuno di noi responsabile delle azioni che
danno origine alla propria sofferenza. Ognuno di
noi ha i mezzi per porre fine alla sofferenza
provocata dalle proprie azioni. Il Buddha ha
detto:
Ciascuno maestro di se stesso;

Chapter Name 63
Ciascuno costruisce il proprio futuro. (2)
Cos, ognuno di noi come un uomo che non ha
mai imparato a guidare e siede con gli occhi
bendati al volante di unauto in corsa su una
strada piena di traffico. Non possibile che egli
raggiunga la destinazione senza incidenti.
Anche se pu pensare di essere lui a guidare la
macchina, in realt la macchina a guidare lui.
Se vuole evitare un incidente e fare in modo di
arrivare a destinazione, deve togliersi la benda
dagli occhi, imparare a guidare il veicolo e
condurlo fuori pericolo il pi rapidamente
possibile.
Analogamente,
noi
dobbiamo
diventare consapevoli di ci che facciamo, e
quindi imparare a compiere quelle determinate
azioni in grado di condurci dove vogliamo
realmente andare.
Le tre categorie di azioni
Ci sono tre categorie di azioni: fisica, verbale e
mentale.
Normalmente
diamo
maggior
importanza alle azioni fisiche, meno alle azioni
verbali e meno ancora alle azioni mentali.
Colpire una persona ci sembra un'azione pi
grave che insultarla, ed entrambe appaiono pi
pesanti di una malevolenza inespressa nei suoi
confronti. Di fatto, sarebbe questo il giudizio
conforme alle leggi emanate dagli uomini in
ogni paese. Ma secondo Dhamma, la legge della
natura, l'azione mentale la pi importante.

64 Arte di Vivere
Un'azione fisica o verbale assume un significato
completamente diverso a seconda delle
intenzioni con cui la si compie.
Un chirurgo usa il bisturi per operare d'urgenza
un uomo in pericolo di vita, ma lintervento non
ha successo e il paziente muore; un assassino
usa il pugnale per colpire a morte la sua vittima:
fisicamente le due azioni sono simili, con gli
stessi effetti, ma mentalmente sono agli
antipodi. Il chirurgo agisce per compassione,
l'assassino per odio. I risultati ottenuti sono
radicalmente diversi, perch diversa lazione
mentale.
Allo stesso modo, nel caso della parola, la cosa
pi importante l'intenzione. Un uomo discute
con un collega e lo ingiuria, definendolo pazzo.
Esprime ira. Lo stesso uomo vede suo figlio che
gioca nel fango e teneramente lo chiama pazzo.
Esprime amore. In entrambi i casi sono state
pronunciate le stesse parole, ma per esprimere
due opposti stati mentali. l'intenzione delle
nostre parole che determina il risultato.
Parole e azioni, e i loro effetti esterni, sono mere
conseguenze dell'azione mentale. Essi si
giudicano in relazione allintenzione che
esprimono.
L'azione mentale il vero kamma, la causa che
dar i risultati nel futuro. Comprendendo questa
verit il Buddha ha annunciato:
La mente precede tutti i fenomeni
la mente la cosa pi importante,
ogni cosa fatta dalla mente.

Chapter Name 65
Se con una mente impura
parlate o agite,
allora la sofferenza vi seguir,
come la ruota di un carro segue lanimale da
tiro.
Se con una mente pura parlate e agite,
allora la felicit vi seguir
come un'ombra che non svanisce mai. (3)
La causa della sofferenza
Ma quale azione mentale determina il nostro
destino? Se la mente non consiste di niente
altro che di conoscenza, percezione, sensazione
e reazione, quale di queste d origine alla
sofferenza? Ognuna di esse coinvolta in
qualche misura nel processo della sofferenza. Le
prime tre, tuttavia, sono principalmente
passive. La coscienza recepisce soltanto i primi
dati dell'esperienza, la percezione li inserisce in
una categoria, la sensazione segnala ci che
accaduto nei passaggi precedenti. Il lavoro di
queste tre azioni mentali quello di assimilare
di mano in mano digerire le informazioni
subentranti. Ma quando la mente inizia a
reagire, la passivit lascia il passo all'attrazione
o alla repulsione, al piacere o al dispiacere.
Questa reazione mette in moto una nuova
catena di eventi, all'inizio della quale c' la
reazione, sankhara. Ecco perch il Buddha ha
detto:

66 Arte di Vivere
Qualsiasi sofferenza sorga
ha una reazione quale causa.
Se tutte le reazioni cessassero
allora non ci sarebbe pi sofferenza. (4)
Il vero kamma, la vera causa della sofferenza,
la reazione della mente. Ogni fugace reazione di
piacere o dispiacere pu non essere molto forte
e pu non dare molti risultati, ma pu avere un
effetto cumulativo. La reazione ripetuta
momento per momento, intensificandosi a ogni
ripetizione e sviluppandosi verso la bramosia o
l'avversione: ci che nel suo primo sermone il
Buddha ha definito tanha, letteralmente "sete":
cio l'abitudine mentale allinsaziabile bramosia
di ci che non c', la quale implica una uguale e
irrimediabile insoddisfazione per ci che c. (5)
E man mano che bramosia e insoddisfazione
aumentano di intensit, pi profonda sar la
loro influenza sui nostri pensieri, sui nostri
discorsi e sulle nostre azioni: e maggiore la
sofferenza che provocheranno.
Alcune reazioni, ha detto il Buddha, sono come
linee tracciate su uno specchio d'acqua: appena
disegnate, si cancellano. Altre sono come linee
tracciate sulla sabbia: se sono state disegnate
al mattino, spariranno durante la notte,
eliminate dalla marea o dal vento. Altre sono
come linee incise profondamente nella roccia
con
scalpello
e
martello.
Anch'
esse
scompariranno a causa dellerosione, ma ci
vorr molto molto tempo. (6)

Chapter Name 67
Ogni giorno, per tutta la vita, la nostra mente
continua a generare reazioni: eppure se alla fine
di ciascun giorno cerchiamo di ricordarle, non
saremo in grado di richiamarne alla memoria
che una o due, ossia quelle che quel giorno ci
hanno maggiormente impressionato. Cos, se
cerchiamo di ricordare tutte le reazioni che
abbiamo avuto nel corso di un mese, saremo
capaci di rammentarne solo una o due che in
quel mese ci hanno impressionato pi
profondamente. E allo scadere di un anno
saremo capaci di ricordare solo una o due
reazioni che in quellanno hanno lasciato
l'impressione pi profonda. Le reazioni profonde
di questo tipo sono assai pericolose e
conducono a unimmensa sofferenza. Il primo
passo per emergere da tale sofferenza quello
di accettarne la realt, non come un concetto
filosofico o un articolo di fede, ma come un dato
della nostra stessa esistenza. Se accetteremo
questo e comprenderemo che cos la
sofferenza e perch soffriamo, cesseremo di
essere guidati e saremo noi a cominciare a
guidare. Imparando a comprendere la nostra
natura, potremo incamminarci sul sentiero che
conduce alla fine della sofferenza.
Domande e risposte
DOMANDA: La sofferenza non forse una parte
naturale della vita? Perch dobbiamo cercare di
sfuggirle?

68 Arte di Vivere
SATYA NARAYAN GOENKA: Siamo ormai cos
immischiati con la sofferenza che esserne esenti
ci
sembra
innaturale.
Ma
quando
sperimenterete la reale felicit della purezza
mentale, allora vi renderete conto che questo
uno stato naturale della mente.
L'esperienza della sofferenza pu nobilitare
una persona e aiutarla a fortificare il carattere?
S.
Questa
tecnica
infatti
utilizza
deliberatamente la sofferenza come uno
strumento per rendere nobile una persona. Ma
ci accadr solo se questa persona imparer a
osservare oggettivamente la sofferenza. Se
rimane
attaccata alla sua sofferenza,
l'esperienza non la nobiliter ed essa rimarr
sempre infelice.
Controllare le proprie azioni non una sorta di
repressione?
No. Si impara solo a osservare oggettivamente
ci che avviene. Se qualcuno adirato e cerca
di nascondere la sua collera, di sopportarla,
allora, s, c' repressione. Ma osservando la
collera, scoprirete che automaticamente essa
svanisce. Vi liberate dalla collera quando
imparate a osservarla oggettivamente.
Se continuiamo a osservare noi stessi, come

Chapter Name 69
possiamo vivere in modo naturale? Saremmo
cos impegnati a guardarci che non potremmo
agire liberamente o spontaneamente.
Non questo ci che le persone verificano dopo
aver completato un corso di meditazione. Qui
imparate un training mentale che vi metter in
grado di osservarvi nella vita quotidiana ogni
volta che ne avrete bisogno. Non che si debba
continuare a esercitarsi ad occhi chiusi tutto il
giorno per tutta la vita, ma cos come la forza
che si acquista attraverso l'esercizio fisico vi
aiuta nella vita quotidiana, analogamente
questo esercizio mentale vi fortificher. Quella
che viene chiamata "azione libera e spontanea"
in realt una reazione cieca, sempre
pericolosa. Imparando ad osservarvi, scoprirete
che possibile mantenere lequilibrio della
mente tutte le volte che vi trovate in una
situazione difficile. E questo equilibrio che vi
mette in grado di scegliere liberamente come
agire. Compirete allora un'azione reale, che
sempre positiva e sempre di beneficio per voi e
per gli altri.
Esistono avvenimenti fortuiti, eventi accidentali
senza una causa?
Nulla avviene senza una causa. E impossibile.
Talvolta i nostri sensi limitati e il nostro intelletto
non la possono discernere con chiarezza, ma
questo non significa che non ci sia.

70 Arte di Vivere
Voi affermate che ogni cosa nella vita
predeterminata?
Certamente le nostre azioni passate daranno
dei frutti, buoni o cattivi. Sono esse a
determinare il tipo di vita che conduciamo, la
situazione generale in cui ci troviamo. Ma ci
non significa che qualsiasi cosa ci accade sia
predestinata, stabilita dalle nostre azioni
passate, e che non possa accadere nient'altro.
Non cos. Le nostre azioni passate influenzano
il corso della nostra vita dirigendola verso
esperienze piacevoli o spiacevoli. Ma le azioni
presenti sono ugualmente importanti. La natura
ci ha dato la capacit di essere padroni delle
nostre azioni presenti: con tale padronanza
possiamo cambiare il nostro futuro.
Ma certamente anche le azioni degli altri ci
influenzano?
Naturalmente. Siamo influenzati da chi ci
circonda e dallambiente, cos come noi li
influenziamo. Se ad esempio la maggioranza
favorevole alla violenza, allora possono avvenire
guerre e distruzioni, provocando immani
sofferenze. Ma se la gente incomincia a
purificare la mente, allora non pu esserci
violenza. La radice del problema nella mente
di ogni essere umano, e dato che la societ
composta di individui, se ogni persona inizia a
cambiare, cambier anche la societ e guerre e
distruzioni diventeranno eventi rari.

Chapter Name 71
Come possiamo aiutarci l'un l'altro se ognuno di
noi deve confrontarsi con i risultati delle proprie
azioni?
Le nostre azioni mentali influenzano gli altri. Se
nella mente non generiamo altro che negativit,
tale negativit ha un effetto pericoloso su quelli
che entrano in contatto con noi. Se colmiamo la
mente di positivit e benevolenza verso gli altri,
questo avr un effetto giovevole su coloro che ci
circondano. Non potete controllare le azioni, il
kamma degli altri, ma potete diventare padroni
di voi stessi per esercitare un influsso positivo
su coloro che vi stanno intorno.
Perch essere ricchi un buon karma? Se
cos, significa forse che la maggior parte di
coloro che vivono in Occidente hanno un buon
karma e la maggior parte di coloro che vivono
nel Terzo mondo hanno un cattivo karma?
La ricchezza da sola non un buon karma. Se
diventate ricchi ma restate infelici, qual
l'utilit della vostra ricchezza? Essere ricchi e
anche felici, realmente felici: questo un buon
karma. La cosa pi importante essere felici,
ricchi o no.

Non forse innaturale non reagire mai?

72 Arte di Vivere
E ci che sembra a coloro che hanno
esperienza solo degli errati schemi abituali di
una mente impura. Ma naturale per una
mente pura rimanere distaccata, piena d'amore,
compassione,
benevolenza,
gioia
ed
equanimit. Dovete imparare a sperimentarlo.
Come possiamo essere coinvolti nella vita senza
reagire?
Invece di reagire, imparate ad agire, ad agire
con una mente equilibrata. Il meditatore di
Vipassana non diventa inattivo come un
vegetale. Impara ad agire positivamente.
Quando sarete in grado di cambiare gli schemi
abituali da reazione ad azione, allora avrete
ottenuto qualcosa di grande valore. E Vipassana
porta a questo cambiamento.

Il seme e il frutto
Ad ogni causa corrisponde un effetto. Ad ogni
seme corrisponde un frutto. Ad ogni azione
corrisponde un risultato. Un contadino semina
due semi nello stesso terreno: un seme di canna
da zucchero, e un seme di neem, una pianta
tropicale molto amara. I due semi sono nella
stessa terra, ricevono la stessa acqua, lo stesso
sole, la stessa aria; la natura d loro lo stesso

Chapter Name 73
nutrimento. Due pianticelle affiorano e iniziano
a crescere. E che cosa accade allalbero neem?
Cresce amaro in ogni sua fibra, mentre la canna
da zucchero cresce dolce in ogni sua fibra.
Perch la natura o, se preferite, Dio stato cos
buono con uno e cos crudele con l'altro?
No, la natura non crudele n buona, bens
opera secondo leggi fisse. La natura aiuta
soltanto la qualit del seme a manifestarsi.
Tutte
le sostanze
nutritive
si limitano
semplicemente ad aiutare i semi a rivelare la
qualit che in essi latente. Il seme della canna
da zucchero ha la qualit della dolcezza, quindi
la pianta non potr essere che dolce. Il seme
dell'albero neem ha la qualit dell'amaro, quindi
la pianta non potr essere che amara. Ad ogni
seme corrisponde il frutto. Il contadino va
dall'albero neem, si inchina tre volte, gli gira
attorno 108 volte e poi offre fiori, incenso,
candele, frutti e dolci.
Quindi inizia a pregare: "Ti prego, dio neem,
concedimi dei manghi dolci, voglio dei manghi
dolci!" Il povero dio neem non glieli pu dare,
non ha il potere di farlo. Se qualcuno vuole
manghi dolci, deve piantare semi di mango; cos
non avrebbe bisogno di lamentarsi e invocare
aiuto. I frutti che otterr saranno proprio dei
manghi dolci. Ad ogni seme corrisponde un
frutto.
Le nostre difficolt, la nostra ignoranza derivano
dal fatto che non stiamo attenti quando
piantiamo i semi. Continuiamo a piantare semi
di neem, ma quando viene il tempo di cogliere i

74 Arte di Vivere
frutti, ecco che vogliamo manghi dolci.
E
continuiamo a lamentarci e a pregare e a
sperare nei manghi. Ma non funziona. (7)

Chapter Name 75

CAPITOLO QUARTO
LA RADICE DEL
PROBLEMA

"La verit della sofferenza deve essere


esplorata fino alla radice", ha detto il Buddha.
(1) Nella notte in cui raggiunse l'illuminazione,
sedette risoluto a non alzarsi finch non avesse
compreso come nasce la sofferenza e come pu
essere sradicata.
Definizione della sofferenza
Il Buddha si rese conto chiaramente che la
sofferenza esiste. un fatto incontrovertibile,
per quanto spiacevole possa essere. La
sofferenza inizia con l'inizio della vita. Non
abbiamo alcun ricordo conscio dell'esistenza
intrauterina, ma l'esperienza comune che
veniamo alla luce piangendo. La nascita un
grande trauma.
Iniziata la vita, siamo tutti costretti ad affrontare
incontrare la sofferenza delle malattie e della
vecchiaia. Per quanto malati possiamo essere,
per quanto vecchi e decrepiti, nessuno di noi
vuole morire, perch la morte una grande

76 Arte di Vivere
infelicit.
Ogni creatura vivente deve far fronte a tutte
queste sofferenze. E mentre la nostra vita
scorre, siamo costretti ad affrontare altre
sofferenze, una variet di dolori sia fisici che
mentali. Siamo immersi nellinfelicit e la felicit
ci sfugge. Non riusciamo ad avere ci che
vogliamo e, al contrario, otteniamo ci che non
vogliamo. Sono tutti casi di sofferenza evidenti
per chiunque si fermi a riflettere. Ma il futuro
Buddha non era soddisfatto delle limitate
spiegazioni dell'intelletto. Continu ad esplorare
dentro di s per sperimentare la vera natura
della sofferenza e scopr che "l'attaccamento ai
cinque aggregati costituisce la sofferenza" (2).
A livello pi profondo, la sofferenza
l'attaccamento eccessivo che ognuno di noi ha
sviluppato per il proprio corpo e per la propria
mente, con le sue cognizioni, percezioni,
sensazioni e reazioni. La gente si attacca con
forza alla propria identit al proprio essere
fisico e mentale quando in realt ci sono solo
processi in evoluzione. Questo attaccamento a
un'idea irreale di s, a qualcosa che di fatto in
costante mutamento, sofferenza.
Lattaccamento
Ci sono diversi tipi di attaccamento. Per prima
cosa c' l'attaccamento all'abitudine di cercare
la gratificazione dei sensi. Un tossicomane si
droga
perch desidera sperimentare la

Chapter Name 77
sensazione piacevole che la droga gli procura,
anche se sa che drogandosi aumenta la sua
dipendenza. Analoga la nostra dipendenza da
desideri sempre nuovi: non appena un desiderio
soddisfatto, ne creiamo un altro. L'oggetto
secondario; in realt noi facciamo in modo di
prolungare allinfinito lo stato di desiderio, in
quanto esso fa sorgere in noi una sensazione
piacevole che vogliamo continuare a provare. Il
desiderare diventa un'abitudine che non
possiamo abbandonare una dipendenza. E
proprio come un drogato gradualmente sviluppa
assuefazione nei confronti della sostanza che
assume abitualmente e quindi ha bisogno di
dosi sempre maggiori, cos pi cerchiamo di
soddisfare i nostri desideri, pi essi diventano
forti, si trasformano in bramosia. E una via
senza uscita, perch finch desidereremo
ardentemente qualcosa, non potremo mai
essere felici.
Un altro grande attaccamento si ha verso lIo,
l'ego, l'immagine che abbiamo di noi stessi. Per
ciascuno di noi, lIo la persona pi importante
del mondo. Ci comportiamo come calamite che
accentrano automaticamente sopra se stesse la
limatura di ferro. Se riflettiamo un attimo, tutti
noi istintivamente cerchiamo di sistemare il
mondo a nostro piacimento, cercando di attrarre
ci che piacevole e di respingere ci che
spiacevole. Ma nessuno di noi solo al mondo;
ciascun Io costretto a entrare in conflitto con
un altro. Il modello che ognuno cerca di creare
disturbato dai campi magnetici degli altri e noi

78 Arte di Vivere
stessi siamo soggetti a repulsioni e ad
attrazioni. Il risultato non pu essere altro che
infelicit e sofferenza.
N limitiamo l'attaccamento allIo ma lo
estendiamo al "mio", a tutto ci che ci
appartiene.
Sviluppiamo
un
grande
attaccamento a ci che possediamo, perch
collegato a noi e sostiene l'immagine dell'Io.
Questo attaccamento non causerebbe problemi
se quello che chiamiamo "mio" fosse eterno e
l'Io ne potesse godere eternamente. Ma, nella
realt, prima o poi l'Io viene separato dal "mio".
Il
tempo
della
separazione
deve
necessariamente venire, e in quel momento la
sofferenza sar tanto pi intensa quanto pi
grande l'attaccamento al "mio".
Ma l'attaccamento va anche oltre: si estende
alle nostre opinioni e alle nostre convinzioni.
Quale che sia il loro contenuto, siano esse
giuste o sbagliate, se siamo attaccati ad esse
certamente ci renderanno infelici. Siamo tutti
convinti che le nostre opinioni e tradizioni siano
le migliori e ogni volta che le sentiamo criticare
ne restiamo colpiti. Se cerchiamo di spiegare le
nostre opinioni e gli altri non le accettano,
anche in questo caso ci turbiamo.
Non siamo capaci di riconoscere che ognuno ha
le proprie convinzioni. Invece di perdersi in futili
discussioni sulla validit o meno delle varie
opinioni, sarebbe pi proficuo lasciare da parte
le nozioni preconcette e cercare di vedere la
realt. Ma il nostro attaccamento alle opinioni ci
impedisce di far questo e cos restiamo infelici.

Chapter Name 79
Infine, c' l'attaccamento alla religione e alle
relative cerimonie. Tendiamo ad attribuire pi
importanza alle manifestazioni esteriori della
religione piuttosto che al loro significato
intrinseco e pensiamo che chi non compie tali
cerimonie non pu essere una persona
veramente religiosa. Dimentichiamo che senza
la sua essenza, l'aspetto formale della religione
un guscio vuoto. Recitare devotamente le
preghiere o partecipare assiduamente alle
funzioni non ha valore se la mente rimane
colma di ira, collera e malevolenza. Per essere
veramente
religiosi
dobbiamo
sviluppare
un'attitudine religiosa: purezza di cuore, amore
e compassione per tutti. Tuttavia lattaccamento
alle forme esteriori della religione ci induce a
dare maggiore importanza alla lettera piuttosto
che allo spirito. Perdiamo l'essenza della
religione e quindi rimaniamo infelici.
Tutte le nostre sofferenze, di qualunque genere
possano essere, sono collegate alluno o all'altro
di questi attaccamenti. Attaccamento e
sofferenza vanno sempre di pari passo.
Il Sorgere Condizionato: la catena di causa
ed effetto da cui trae origine la sofferenza.
Che cosa provoca l'attaccamento? Come sorge?
Analizzando la sua propria natura, il futuro
Buddha scopr che esso si sviluppa a causa di
reazioni mentali momentanee di piacere e
dispiacere. Le reazioni brevi e inconsce della

80 Arte di Vivere
mente si ripetono e si intensificano momento
per momento, fino a trasformarsi in potenti
attrazioni e repulsioni e in tutte le nostre forme
di attaccamento. L'attaccamento non altro che
la forma sviluppata di una reazione transitoria.
E questa la causa immediata della sofferenza.
Che cosa provoca le reazioni di piacere e
dispiacere? Andando ancora pi a fondo, il
Buddha osserv che esse sono causate da una
sensazione: proviamo una sensazione piacevole
e iniziamo ad amarla; ne proviamo una
spiacevole e iniziamo a rifiutarla, a respingerla.
Ora, perch queste sensazioni? Che cosa le
provoca?
Analizzandosi
ancor
pi
profondamente, egli vide che sorgono a causa
di un contatto: contatto dell'occhio con una cosa
visibile, contatto dell'orecchio con un suono,
contatto del naso con un odore, contatto della
lingua con un sapore, contatto del corpo con un
oggetto tangibile, contatto della mente con un
pensiero, un'emozione, un'idea, una fantasia o
un ricordo. E con i cinque sensi fisici e con la
mente che noi sperimentiamo il mondo. Ogni
volta che un oggetto o un fenomeno entra in
contatto con una di queste sei basi
dell'esperienza, si produce una sensazione,
piacevole o spiacevole.
E perch questo contatto il primo a prodursi?
Il futuro Buddha vide che il contatto avviene
proprio in quanto esistono le sei basi sensoriali,
ovvero i cinque sensi fisici pi la mente. Il
mondo pieno di innumerevoli fenomeni:
visioni, suoni, odori, sapori, oggetti, pensieri ed

Chapter Name 81
emozioni. Per tutto il tempo in cui i nostri
recettori sono in funzione, il contatto
inevitabile.
E perch esistono le sei basi sensoriali? Perch
sono gli aspetti essenziali del fluire della mente
e della materia. Perch allora questo flusso di
mente e materia? Che cosa lo provoca? Il futuro
Buddha comprese che il processo sorge a causa
della coscienza, l'atto cognitivo che separa il
mondo in conoscente e conosciuto, soggetto e
oggetto, lIo e gli "altri". Da questa separazione
deriva l'identit, la "nascita". Ad ogni istante la
coscienza sorge e assume una specifica forma
mentale e fisica. Nellistante successivo, di
nuovo, la coscienza prende una forma
leggermente diversa. La coscienza fluisce e
muta attraverso tutta l'esistenza. Alla fine arriva
la morte, ma la coscienza non si ferma: senza
alcun intervallo, nellistante successivo, assume
una forma nuova. Da un'esistenza a un'altra,
vita dopo vita, il fluire della coscienza continua.
Qual dunque la causa di questo fluire della
coscienza? Egli ne vide il sorgere da una
reazione. La mente costantemente reattiva e
ogni reazione d forza al fluire della coscienza,
cos da perpetuarsi nellistante successivo. Pi
una reazione forte, pi grande l'impulso che
suscita. La reazione leggera di un istante
sostiene il fluire della coscienza solo per un
istante. Ma se quella reazione momentanea di
piacere o dispiacere si intensifica in bramosia o
avversione, guadagna forza e sostiene il fluire
della coscienza per molti momenti, per minuti,

82 Arte di Vivere
per ore. E se la reazione di bramosia o
avversione si intensifica ancora, sostiene il
flusso per giorni, mesi, anni. E se durante la sua
vita una persona tende a ripetere e intensificare
certe reazioni, esse sviluppano una forza
sufficiente a sostenere il fluire della coscienza
non solo da un istante all'altro, da un giorno
all'altro, da un anno all'altro, ma da una vita
all'altra.
E
che
cosa
provoca
queste
reazioni?
Osservando la realt a un livello pi profondo,
egli comprese che le reazioni avvengono a
causa dell'ignoranza. Siamo inconsapevoli del
fatto che reagiamo, e altrettanto inconsapevoli
della vera natura di ci a cui reagiamo. Siamo
alloscuro della natura impermanente e
impersonale della nostra esistenza e ignoriamo
che l'attaccamento a essa ci procura soltanto
sofferenza. Non conoscendo la nostra vera
natura reagiamo alla cieca. Non sapendo
neppure di aver reagito, persistiamo nelle
nostre reazioni cieche e permettiamo loro di
intensificarsi. Cos, a causa dell'ignoranza,
diventiamo prigionieri dell'abitudine a reagire.
Ecco come la ruota della sofferenza inizia a
girare:
Se sorge l'ignoranza, c' la reazione;
se sorge la reazione, c' la coscienza;
se sorge la coscienza, ci sono la mente e la
materia;
se sorgono la mente e la materia, ci sono i sei
sensi;

Chapter Name 83
se sorgono i sei sensi, c' il contatto;
se sorge il contatto, c' la sensazione;
se sorge la sensazione, ci sono la bramosia e
l'avversione;
se sorgono la bramosia e l'avversione, c'
l'attaccamento;
se sorge l'attaccamento, c' il processo del
divenire;
se sorge il processo del divenire, c' la nascita;
se c' la nascita, ci sono l'invecchiamento e la
morte,
insieme
a
dolore,
lamentazione,
sofferenze fisiche e mentali, tribolazioni.
In questo modo sorge l'intera massa di
sofferenza. (3)
Da questa catena di causa ed effetto il sorgere
condizionato siamo stati condotti nel nostro
presente stato di esistenza, ad affrontare un
futuro di sofferenza. Alla fine la verit gli fu
chiara: la sofferenza inizia con l'ignoranza della
realt della nostra vera natura, del fenomeno
etichettato come Io. E la causa successiva di
sofferenza il sankhara, l'abitudine mentale alla
reazione. Accecati dall'ignoranza, generiamo
reazioni di bramosia e avversione, che si
sviluppano in attaccamento, il quale conduce a
tutti i generi di infelicit. L'abitudine a reagire
il kamma, il modellatore del nostro futuro.
Dunque la reazione sorge solo a causa
dell'ignoranza circa la nostra vera natura.
Ignoranza, bramosia e avversione sono le tre
radici da cui nascono tutte le sofferenze della
nostra vita.

84 Arte di Vivere

La via duscita dalla sofferenza


Avendo compreso cosa sia la sofferenza e quale
ne sia la sua origine, il futuro Buddha affront il
problema successivo: come si pu far cessare la
sofferenza? Ricordando la legge del kamma, la
legge di causa ed effetto: "Se questo esiste,
quello avviene; quello sorge dal sorgere di
questo. Se questo non esiste, quello non
avviene; quello cessa dal cessare di questo".
(4) Nulla accade senza una causa. Se la causa
viene sradicata, allora non ci saranno effetti. In
tal modo, il processo del sorgere della
sofferenza pu essere ribaltato:
Se l'ignoranza sradicata e finisce del tutto, la
reazione finisce;
se la reazione finisce, la coscienza finisce;
se la coscienza finisce, la mente e la materia
finiscono;
se la mente e la materia finiscono, i sei sensi
finiscono;
se i sei sensi finiscono, il contatto finisce;
se il contatto finisce, la sensazione finisce;
se la sensazione finisce, la bramosia e
l'avversione finiscono;
se la bramosia e l'avversione finiscono,
l'attaccamento finisce;
se l'attaccamento finisce, finisce il processo del
divenire;
se il processo del divenire finisce, la nascita

Chapter Name 85
finisce;
se la nascita finisce, linvecchiamento e la
morte finiscono, insieme a dolore, lamenti,
sofferenze mentali e fisiche e tribolazioni.
Cos finisce l'intera massa della sofferenza. (5)
Se mettiamo fine all'ignoranza, allora non ci
saranno reazioni cieche con il loro seguito di
sofferenze di vario genere. E se non vi sar pi
sofferenza, allora sperimenteremo la vera pace,
la vera felicit. La ruota della sofferenza pu
mutarsi nella ruota della liberazione.
Questo ci che Siddhattha Gotama ha fatto
per conseguire l'illuminazione. Questo ci che
ha insegnato a fare agli altri. Egli disse:
Compiendo delle azioni negative
vi contaminate.
Non compiendo azioni negative
vi purificate. (6)
Ognuno di noi responsabile delle reazioni che
causano la nostra sofferenza. Accettando
questa responsabilit, possiamo imparare ad
eliminare la sofferenza.
Il flusso delle esistenze successive
Con la Ruota del Sorgere Condizionato il Buddha
ha spiegato il processo di rinascita o samsara.
Nell'India dei suoi tempi, questo concetto era
comunemente accettato come un dato di fatto,

86 Arte di Vivere
mentre oggi, per molti, pu sembrare una
dottrina estranea, forse insostenibile. Prima di
accettarla o rigettarla, dovremmo tuttavia
comprendere di che cosa si tratta e di che cosa
non si tratta. Samsara il ciclo delle esistenze
ripetute, la successione delle vite passate e
future. Le nostre azioni sono le forze che ci
spingono di vita in vita. Ogni vita, di basso o
alto grado, sar come sono state le nostre
azioni, vili o nobili. Sotto questo aspetto il
concetto non differisce in sostanza da quello di
molte religioni che predicano un'esistenza
futura in cui riceveremo la ricompensa o il
premio per le nostre azioni in questa vita.
Il Buddha ha per compreso che anche
nell'esistenza pi esaltante
pu esservi
sofferenza.
Quindi non dobbiamo lottare per avere una
rinascita fortunata, dal momento che nessuna
rinascita completamente fortunata. Il nostro
scopo, piuttosto, dovrebbe essere la liberazione
da tutte le sofferenze. Quando ci liberiamo dal
ciclo delle sofferenze, sperimentiamo una
felicit pura pi grande di qualsiasi piacere del
mondo. Il Buddha ha insegnato una via per
sperimentare tale felicit proprio in questa vita.
Samsara
non

l'idea
popolare
della
trasmigrazione di un'anima o di un s che
mantiene un'identit fissa attraverso ripetute
reincarnazioni. Questo, ha detto il Buddha,
proprio ci che non accade, e ha ripetutamente
affermato
che
non
esiste
un'identit
immutabile, che passa da una vita all'altra:

Chapter Name 87
"Proprio come da una mucca proviene il latte,
dal latte la cagliata, dalla cagliata il burro, dal
burro fresco il burro chiarificato, dal burro
chiarificato la scrematura grassa. Quando c' il
latte, non si pensa che sia cagliata o burro
fresco o burro chiarificato o scrematura.
Analogamente, ogni volta va considerato reale
solo lo stato di esistenza presente e non il
passato n il futuro". (7) Il Buddha non riteneva
che un ego fisso si reincarnasse in esistenze
successive e neppure che non ci fossero
esistenze passate o future. Al contrario, egli ha
compreso e insegnato che il processo del
divenire continua da un'esistenza all'altra, per
tutto il tempo in cui le nostre azioni gli danno
impulso. Anche se non si crede che ci sia
unaltra esistenza oltre la presente, la Ruota del
Sorgere Condizionato ha ancora la sua
importanza. Ogni momento in cui ignoriamo che
le nostre reazioni sono cieche, creiamo della
sofferenza che sperimentiamo qui-e-ora. Se
eliminiamo l'ignoranza e smettiamo di reagire
ciecamente, faremo esperienza della pace che
ne deriva, qui-e-ora. Il paradiso e l'inferno
esistono qui-e-ora, possono essere sperimentati
in questa vita, in questo corpo. Il Buddha ha
affermato: "Anche se < qualcuno crede> che
non ci sia un altro mondo, n una ricompensa
futura per le buone azioni n una punizione per
le cattive, gi in questa stessa vita pu vivere
felicemente, mantenendosi libero dall'odio, dalla
malevolenza e dall'ansia." (8)
Sia che crediamo o non crediamo in esistenze

88 Arte di Vivere
passate o future, dobbiamo tuttavia affrontare i
problemi della vita presente, problemi causati
proprio dalle nostre reazioni cieche. La cosa pi
importante per noi di risolvere questi problemi
ora, fare dei passi in avanti per porre fine alla
nostra sofferenza ponendo fine all'abitudine a
reagire, e in tal modo sperimentare ora la
felicit della liberazione.
Domande e risposte
DOMANDA: Ci possono essere bramosie e
avversioni benefiche: per esempio combattere
contro l'ingiustizia, bramare la libert, temere i
malanni fisici?
SATYA
NARAYAN
GOENKA:
Avversione
e
bramosia non possono mai essere benefiche. Vi
renderanno sempre tesi e infelici. Se agite
avendo nella mente bramosia e avversione, sia
pure spinti da uno scopo encomiabile, il mezzo
usato per raggiungerlo non sano. Certo dovete
agire per proteggervi dai pericoli. Potete farlo
sopraffatti dalla paura, ma in questo modo
sviluppate un complesso di paure che alla lunga
saranno dannose. Oppure, avendo odio nella
mente, potete avere successo combattendo
contro l'ingiustizia, ma quell'odio diventer un
complesso
mentale
dannoso.
Dovete
combattere
contro
l'ingiustizia,
dovete
proteggervi dai pericoli, ma potete farlo con una
mente equilibrata, senza tensioni. E potete
lavorare in modo equilibrato per raggiungere
qualcosa di buono, per amore degli altri. Una

Chapter Name 89
mente equilibrata sempre utile e dar i
risultati migliori.
Cosa c' di sbagliato nel desiderare cose
materiali per avere una vita pi confortevole?
Se un'esigenza reale, non c' nulla di
sbagliato purch lo facciate senza attaccarvi a
ci. Per esempio, se avete sete e desiderate
dellacqua, non c' nulla di dannoso in questo.
Avete bisogno di acqua e quindi fate in modo di
ottenerla e placare la vostra sete. Ma se questo
diventa un'ossessione, non potr aiutarvi; anzi,
vi fa del male. Dovete lavorare per ottenere ci
di cui avete necessit. Se non riuscite a
ottenere qualcosa, ebbene dovete sorridere e
tentare ancora, in un modo diverso. Se ci
riuscite, rallegratevi di ci che avete ottenuto,
ma senza attaccamento.
Che cosa potete dire circa la pianificazione del
futuro? Si potrebbe chiamare attaccamento?
Ancora una volta, dipende quanto siete
attaccati ai vostri piani. Ognuno deve
provvedere al suo futuro. Se i vostri progetti non
hanno successo e iniziate a lamentarvi: questa
la prova del fatto che contavate troppo su di
essi. Ma se non avete successo e riuscite
ugualmente a sorridere pensando: "Ho fatto del
mio meglio. In che cosa ho fallito? Prover
ancora!",allora state lavorando in modo
distaccato e restate felici.

90 Arte di Vivere
Fermare la Ruota del Sorgere Condizionato
sembra una specie di suicidio, di autoannullamento. Perch dovremmo volerlo?
Cercare l'annientamento della vita certamente
dannoso, cos come attaccarsi alla vita. Ma, al
contrario, si impara a permettere alla natura di
fare
il
suo
lavoro,
senza
desiderare
ardentemente nulla, neanche la liberazione.
Ma avete detto che non appena la catena dei
sankhara ha termine, allora anche la rinascita si
ferma.
S, ma questa una cosa ben lontana.
Interessatevi ora della vita presente! Non
preoccupatevi per il futuro. Rendete buono il
presente, il futuro sar automaticamente buono.
Certamente, allorch vengono eliminati tutti i
sankhara, che sono responsabili di una nuova
nascita, il processo di vita e morte si ferma.
Non forse
un'estinzione?

questo

un

annullamento,

L'annullamento dell'illusione dell'Io, l'estinzione


della sofferenza. Questo il significato della
parola nibbana: l'estinzione del bruciare.
Bruciamo
costantemente
nella
bramosia,
nellavversione,
nell'ignoranza.
Quando
il
bruciare si ferma, l'infelicit si ferma, e ci che
rimane solo positivo. Ma descriverlo in parole
non possibile, perch qualcosa che va al di

Chapter Name 91
l del campo sensoriale. Dovete sperimentarlo
in questa vita, solo cos saprete di che cosa si
tratta. Allora la paura dell'annullamento
scomparir.
Cosa accade poi alla coscienza?
Perch preoccuparsene? Non aiuta nessuno
speculare su qualcosa che pu solo essere
sperimentato, non descritto. Questo non fa che
distrarre dallo scopo reale, che lavorare per
arrivarci. Quando raggiungerete quel livello, ne
gioirete e tutte le domande spariranno. Non
avrete altre domande! Lavorate per raggiungere
quello stadio.

Come pu funzionare il mondo senza


attaccamento? Se i genitori sono distaccati,
allora non si prenderanno certamente cura dei
figli. Come possibile amare ed essere coinvolti
nella vita senza attaccamento?
Distacco non significa indifferenza; corretto
chiamarlo "santa indifferenza". Come genitori,
dovete assumere la responsabilit di prendervi
cura dei vostri figli con tutto l'amore possibile,
ma senza attaccamento. Dovete fare il vostro
dovere per amore. Supponete di aver cura di un
malato e che, nonostante le vostre attenzioni,
questi non si ristabilisca. Non iniziate a
lamentarvi,
sarebbe
inutile.
Con
mente

92 Arte di Vivere
equilibrata, cercate di trovare un altro modo di
aiutarlo. Questa la santa indifferenza: n
inazione n reazione, ma un'azione concreta e
positiva con una mente equilibrata.
Molto difficile.
S, ma ci che bisogna imparare.
I sassi e il ghee
Un giorno un giovane si rec dal Buddha
piangendo e lamentandosi. Il Buddha gli chiese:
"Che cosa che c' non va, giovane?" "Signore, il
mio vecchio padre morto."
"Che si possiamo farci? Se morto, piangere
non lo riporter indietro."
"S, capisco; piangere non riporter indietro mio
padre. Ma sono venuto da voi con una richiesta
speciale: per favore, fate qualcosa per mio
padre morto!"
Come? Ma cosa posso fare per vostro padre
morto?"
"Signore, vi prego, fate qualcosa. Siete una
persona tanto potente, certamente sapete cosa
fare. Guardate questi sacerdoti, venditori di
indulgenze e raccoglitori di elemosine che
celebrano ogni sorta di riti e di rituali per
aiutare i morti. Appena il rituale viene celebrato
quaggi, il cancello del regno dei cieli si apre e il
morto pu entrarvi, ottiene il visto di ingresso.
Voi, signore, che siete cos potente, se celebrate
un rito per mio padre morto, non solo egli
otterr il permesso di entrarvi, ma avr la

Chapter Name 93
garanzia di potervi soggiornare a vita! Per
favore, fate qualcosa per lui!"
Il poveretto era cos sopraffatto dal dolore che
non
poteva
comprendere
alcuna
argomentazione razionale. Il Buddha dovette
usare un altro modo per aiutarlo a capire. Cos
gli disse: "Andate al mercato e comprate due
vasi di terracotta." Il giovane era molto felice,
pensando che il Buddha avesse acconsentito a
celebrare un rito per suo padre. Corse al
mercato e torn con due vasi. "Bene", disse il
Buddha, " ora riempitene uno di ghee, di burro
chiarificato." Il giovane lo fece. "Riempite l'altro
di sassi." Il giovane ubbid. Ora chiudeteli e
sigillateli bene. Il giovane esegu anche questo.
"E ora deponeteli nel laghetto laggi." Il giovane
esegu, ed entrambi i vasi affondarono. "Ora",
disse il Buddha, "prendete un bastone e fatte a
pezzi i vasi." Il giovane si rallegr moltissimo,
pensando che il Buddha stesse celebrando un
rito meraviglioso per suo padre.
Secondo lantica tradizione indiana, quando un
uomo muore, suo figlio ne porta il corpo sul
luogo della cremazione, lo depone sulla pira e lo
brucia. Quando il corpo bruciato per met, il
figlio prende un grosso bastone e gli spezza il
cranio. Secondo le vecchie credenze, appena il
cranio aperto quaggi, in questo mondo, lass
il cancello del regno dei cieli si apre. Cos ora, il
giovane pensava tra s e s: "Il corpo di mio
padre stato bruciato e ridotto in cenere ieri.
Come un simbolo, il Buddha ora vuole che io
rompa i vasi per aprirli!" Era molto felice di

94 Arte di Vivere
come si stava svolgendo il rito.
Impugn con forza il bastone e, come aveva
detto il Buddha, il giovane ruppe entrambi i
vasi. Subito il burro contenuto in uno di essi
venne fuori e si sparse sulla superficie
dell'acqua. I sassi contenuti nell'altro vaso,
invece, uscirono e rimasero sul fondo. Allora il
Buddha disse: "Bene, giovane, questo il
massimo che posso fare. Ora chiamate i vostri
sacerdoti e operatori di miracoli e chiedete loro
di iniziare a cantare e a pregare: "Oh, sassi,
risalite, risalite alla superficie! Oh, burro, scendi,
scendi sul fondo!" Fatemi vedere se ci accade."
"Oh, signore, perch mi prendete in giro! Come
possibile? I sassi, pi pesanti dell'acqua, sono
costretti a restare sul fondo: non possono
riemergere, questa la legge di natura! Il burro
pi leggero dell'acqua, costretto a rimanere
in superficie: non pu scendere, questa la
legge di natura!" "O giovane, conoscete tanto
bene le leggi di natura, ma non avete capito
questa legge naturale: se durante tutta la sua
vita vostro padre ha compiuto azioni pesanti
come sassi, costretto ad affondare; chi pu
riportarlo su? E se tutte le sue azioni sono state
leggere come questo burro, costretto a salire;
chi pu tirarlo gi?"
Tanto pi presto comprenderemo le leggi di
natura e cominceremo a vivere secondo i suoi
dettami, quanto prima usciremo dall'infelicit.
(9)

Chapter Name 95

96 Arte di Vivere

CAPITOLO
QUINTO
LA PRATICA DELLA CONDOTTA
MORALE
Il nostro compito di eliminare la sofferenza
sradicandone le cause: ignoranza, bramosia e
avversione. Per conseguire questo scopo, il
Buddha ha scoperto, seguito e insegnato una
via pratica. Ha chiamato questa via il Nobile
Ottuplice Sentiero. (*Per una definizione del
Nobile Ottuplice Sentiero v. il Glossario sotto la
voce ariya atthangika magga). Una volta, alla
richiesta di spiegare la via con parole semplici, il
Buddha disse:
"Astenersi dalle azioni malvagie,
compiere solo azioni buone,
purificare la mente:
questo

l'insegnamento
delle
illuminate. (1)

persone

Chapter Name 97
un'esposizione molto chiara che pu essere
accettata da tutti.
Tutti sono d'accordo sul fatto che si dovrebbero
evitare azioni dannose e compiere solo quelle
benefiche. Ma come definire ci che benefico
e ci che dannoso, ci che buono e ci che
nocivo? Quando cerchiamo di far ci ci basiamo
sulle
nostre
opinioni,
sulle
convinzioni
tradizionali, sulle nostre preferenze e i nostri
pregiudizi
e
di
conseguenza
otteniamo
definizioni parziali e settarie che sono
accettabili per qualcuno ma inaccettabili per
altri. In luogo di tali ristrette interpretazioni il
Buddha ha offerto una definizione universale di
buono e dannoso, di piet e colpa. Ogni azione
che reca danno agli altri, che disturba la loro
pace e armonia, un'azione colpevole,
un'azione dannosa. Ogni azione che aiuta gli
altri, che contribuisce alla loro pace e armonia,
un'azione pia, un'azione valida.
Inoltre, la mente viene veramente purificata
non attraverso cerimonie religiose o esercizi
intellettuali, ma sperimentando direttamente la
propria realt e lavorando sistematicamente per
rimuovere i condizionamenti che danno origine
alla sofferenza. Il Nobile Ottuplice Sentiero pu
essere diviso in tre livelli di educazione: sla,
samadhi e paa. Sla la pratica morale,
l'astensione da tutte le azioni dannose sia
fisiche che verbali. Samadhi la pratica della
concentrazione, che sviluppa l'abilit di
controllare e dirigere coscientemente i propri

98 Arte di Vivere
processi mentali. Paa la saggezza, lo
sviluppo di una osservazione e comprensione
profonda, purificatrice, della propria natura.
Il valore della pratica morale
Chiunque desideri praticare Dhamma deve
iniziare con la pratica di sla. Questo il primo
passo, senza il quale non si pu avanzare.
Dobbiamo astenerci da tutte le azioni, parole e
gesti che recano danno agli altri. una cosa
facile da capire, in quanto la societ richiede un
simile comportamento per evitare la propria
disgregazione. Ma, in effetti, ci asteniamo da tali
azioni non solo perch danneggiano gli altri, ma
anche perch danneggiano noi stessi.
impossibile commettere un'azione cattiva
insultare, uccidere, rubare o violentare senza
che ci generi grande agitazione mentale,
bramosia, avversione. Queste manifestazioni
momentanee di bramosia e avversione sono
causa di infelicit ora, e pi ancora in futuro. Il
Buddha ha detto:
Bruciare ora, bruciare in futuro,
chi fa del male soffre doppiamente.
Essere felice ora, essere felice in futuro,
la persona virtuosa gioisce doppiamente. (2)
Non dobbiamo aspettare fin dopo la morte per
sperimentare il paradiso e l'inferno; possiamo
sperimentarli in questa vita, dentro di noi.

Chapter Name 99
Quando commettiamo un'azione negativa
sperimentiamo il fuoco dell'inferno della
bramosia e dellavversione. Quando compiamo
un'azione positiva sperimentiamo il paradiso
della pace interiore. Quindi non solo per il
bene degli altri che ci asteniamo da parole e
gesti nocivi, ma a nostro stesso beneficio, per
evitare di danneggiare noi stessi.
C' anche un'altra ragione per intraprendere la
pratica di sla. E laspirazione ad esaminarci, a
vedere nel profondo della nostra realt. Fare
questo richiede una mente molto calma e
tranquilla. impossibile vedere nelle profondit
di uno specchio d'acqua quando agitato.
L'introspezione richiede una mente calma,
libera da qualsiasi turbamento. Ogni volta che si
commette un'azione negativa, la mente
pervasa dall'agitazione. Quando ci si astiene da
tutte le azioni negative, sia fisiche che mentali,
solo allora la mente ha la possibilit di
raggiungere uno stato di pace tale per cui pu
avvenire lintrospezione.
C' ancora un'altra ragione per cui sla
essenziale: chi pratica Dhamma sta lavorando
verso lo scopo ultimo della liberazione da tutte
le sofferenze. E mentre assorbito in questo
compito non pu essere coinvolto in azioni che
rinforzerebbero proprio le abitudini mentali che
cerca di sradicare. Ogni azione che danneggia
gli
altri

necessariamente causata
e
accompagnata da bramosia, avversione e
ignoranza. Commettere tali azioni significa
retrocedere di due passi per ogni passo che si fa

100 Arte di Vivere


in avanti sul sentiero, cio impedire ogni
progresso verso la meta.
La pratica di sla, inoltre, non solo necessaria
per il bene della societ nel suo complesso, ma
per il bene di ogni suo membro; e non solo per il
benessere materiale di una persona, ma anche
per consentirle di progredire lungo il sentiero di
Dhamma. Tre parti del Nobile Ottuplice Sentiero
rientrano nellammaestramento di sla: giusta
parola,
giusta
azione,
giusti
mezzi
di
sussistenza.
Giusta parola
Bisogna parlare in modo puro e benefico. La
purezza si raggiunge eliminando limpurit, e
quindi in primo luogo deve esserci chiaro che
cosa significhi linguaggio impuro. In esso sono
compresi atti quali: dire bugie, cio dire pi o
meno la verit, riferire racconti che possono
seminare zizzania tra amici, calunniare e
diffamare,
pronunciare
parole
dure
che
disturbano gli altri e che non hanno buoni
effetti, darsi a pettegolezzi inutili e chiacchiere
senza senso, che sono tempo perso sia per chi
le fa che per chi le ascolta. Astenersi da questo
linguaggio impuro porta automaticamente a un
giusto parlare.
Non si tratta per di un concetto
esclusivamente negativo. Chi pratica la giusta
parola, ha spiegato il Buddha:

Chapter Name 101


" colui che dice la verit ed fermo nella sua
sincerit, degno di fede, sicuro, leale con gli
altri. Riconcilia i litiganti e incoraggia l'unit.
Ama l'armonia, ricerca l'armonia, gioisce
dell'armonia e crea armonia con le sue parole. Il
suo dire garbato, piacevole per l'orecchio,
gentile, scalda il cuore, cortese, gradevole a
molti. Egli parla al momento opportuno,
secondo i fatti, secondo ci che utile, secondo
il Dhamma e il Codice di condotta. Le sue parole
meritano di essere ricordate, sono tempestive,
ben ragionate, ben scelte e costruttive." (3)

Giusta azione
Anche l'azione deve essere pura. Come gi a
proposito della parola, dobbiamo comprendere
in che cosa consista l'azione impura, in modo da
potercene astenere. Nel comportamento impuro
sono compresi atti quali: uccidere una creatura
vivente, rubare, condurre una vita sessuale
disdicevole, per esempio commettere adulterio
o violenza carnale, o intossicarsi fino a non
essere pi in s e non sapere quello che si dice
o si fa. Evitare queste cinque azioni impure
porta automaticamente a un giusto e positivo
comportamento.

102 Arte di Vivere


Anche questo non un concetto esclusivamente
negativo. Descrivendo chi pratica la corretta
azione fisica, il Buddha ha detto: "Lasciando da
parte il bastone e la spada, egli attento a non
recar danno a nessuno, pieno di gentilezza, alla
ricerca del bene per tutte le creature viventi.
Libero da ogni ambiguit, la sua stessa condotta
quella di un essere puro." (4)
I precetti morali
Per la gente comune, coinvolta nella vita
sociale, la via per seguire la giusta parola e la
giusta azione quella di osservare i Cinque
Precetti, che sono:
1. astenersi dall'uccidere qualsiasi creatura
vivente;
2. astenersi dal rubare;
3. astenersi da una condotta sessuale
biasimevole;
4. astenersi dal dire il falso;
5. astenersi da sostanze intossicanti.
Questi Cinque Precetti sono il minimo essenziale
necessario per tenere una condotta moralmente
accettabile e devono essere seguiti da chiunque
desideri praticare il Dhamma.
A volte, nel corso della vita, tuttavia, pu
presentarsi la possibilit di accantonare
temporaneamente forse per pochi giorni, forse
solo per un giorno i problemi quotidiani per
purificare la mente e lavorare per la liberazione.
E il tempo da dedicare a una seria pratica di
Dhamma, e di conseguenza la propria condotta

Chapter Name 103


deve essere ancor pi attenta che nella vita
ordinaria. importante inoltre evitare azioni che
possano distrarre dallopera di autopurificazione
o interferire con essa. E in questo periodo che
si
osservano
gli
otto
precetti.
Questi
comprendono i cinque precetti di base, con una
modifica: invece di astenersi solo da una
condotta sessuale biasimevole, ci si astiene da
ogni attivit sessuale. Inoltre ci si impegna a
non mangiare fuori del tempo previsto (ovvero
dopo mezzogiorno), ad astenersi da ogni
piacere sensuale e ornamento fisico, nonch
dall'uso di letti troppo confortevoli. La richiesta
di astinenza sessuale e i precetti addizionali
favoriscono la calma e l'attenzione necessarie
per il lavoro interiore, e aiutano a liberare la
mente da tutte le interferenze esterne. Gli Otto
Precetti devono essere seguiti solo nel periodo
dedicato alla pratica intensiva di Dhamma.
Quando il periodo concluso, come guida per la
condotta morale i laici possono fare di nuovo
capo ai Cinque Precetti.
Infine ci sono i Dieci Precetti per chi ha scelto di
vivere senza casa, come gli eremiti, i monaci
mendicanti, le monache. Questi Dieci Precetti
sono comprensivi dei primi otto, con il settimo
diviso in due parti pi un ulteriore precetto:
astenersi dall'accettare denaro. Gli eremiti
devono sostentarsi solamente con la carit
ricevuta per essere liberi di dedicarsi
completamente al lavoro di purificazione della
mente a beneficio proprio e di tutti. I precetti,
siano essi cinque, otto o dieci, non sono delle

104 Arte di Vivere


vuote formule dettate dalla tradizione: sono,
letteralmente, " passi per proseguire nel
cammino", dei mezzi molto pratici per ottenere
la certezza che le proprie parole e le proprie
azioni non recano danno n agli altri n a se
stessi.
Giusti mezzi di sussistenza
Ogni persona deve sostentarsi in modo
appropriato. Ci sono due criteri per stabilire un
giusto modo di guadagnarsi la vita. Innanzitutto,
non dovrebbe essere necessario trasgredire i
Cinque Precetti nel proprio lavoro, perch chi si
comporta in questo modo, ovviamente,
danneggia gli altri. Inoltre, non si dovrebbe far
nulla che incoraggi gli altri a trasgredire i
precetti, dal momento che anche questo causa
danno. I nostri mezzi di sussistenza non
dovrebbero comportare danni agli altri esseri,
n direttamente n indirettamente.
Per cui ogni mezzo di sussistenza che richieda
l'uccisione sia di esseri umani che di animali,
chiaramente un mezzo di sussistenza non
giusto. Ma anche se l'uccisione viene compiuta
da altri e si ha a che fare semplicemente con le
parti dell'animale macellato la pelle, la carne,
le ossa e cos via anche questo non un giusto
mezzo di sussistenza, perch si dipendenti
dalle cattive azioni altrui. Vendere liquori o
droghe pu essere molto remunerativo, ma
anche se non li si consuma personalmente,

Chapter Name 105


l'atto di vendere incoraggia gli altri a fare uso di
sostanze intossicanti e quindi a danneggiarsi.
Gestire una casa da gioco consente forti
guadagni, ma tutti quelli che la frequentano si
procurano un danno. Vendere veleni o
armamenti armi, munizioni, bombe, missili
un buon affare, ma nuoce alla pace e
all'armonia dei popoli. Nessuno di questi un
mezzo di sussistenza corretto.
Anche se un certo tipo di lavoro pu in effetti
non recare danno ad alcuno, se per compiuto
con l'intenzione di danneggiare gli altri non un
giusto mezzo di sussistenza. Il medico che
spera in unepidemia o il commerciante che
spera in una carestia non praticano un giusto
modo di sussistenza.
Ogni essere umano membro della societ.
Rispondiamo ai nostri obblighi nei confronti
della societ con il lavoro che facciamo,
servendo il nostro prossimo in modi diversi. In
cambio riceviamo dei mezzi di sussistenza.
Anche un monaco, un eremita ha un preciso
lavoro per mezzo del quale si guadagna le
elemosine che riceve: il lavoro di purificare la
sua mente per il bene e il beneficio di tutti. Se
inizia a sfruttare gli altri, ingannando la gente
con riti magici o con false affermazioni di
grande crescita spirituale, allora egli non pratica
un giusto modo di sussistenza.
Qualsiasi remunerazione ci viene data in cambio
del nostro lavoro, deve essere utilizzata per
sostentarci e sostentare chi dipende da noi. Se
c' uneccedenza, almeno una parte dovrebbe

106 Arte di Vivere


essere restituita alla societ per venire utilizzata
a favore di altri. Se c' l'intenzione di essere utili
alla societ, mantenendo se stessi e aiutando
gli altri, allora il lavoro che si fa un giusto
mezzo di sussistenza.
La pratica di sla in
meditazione Vipassana.

un

corso

di

La giusta parola, la giusta azione e i giusti mezzi


di sussistenza dovrebbero essere messi in
pratica perch hanno un senso sia per noi che
per gli altri. Un corso di meditazione Vipassana
offre la possibilit di applicare tutti questi
aspetti di sla. Eun periodo destinato alla
pratica intensiva di Dhamma e quindi tutti i
partecipanti si attengono agli Otto Precetti.
Tuttavia, chi frequenta il corso per la prima volta
e chi ha dei problemi di salute godono di un
trattamento speciale, in quanto possono
consumare un pasto leggero la sera. Per questa
ragione tali persone seguono formalmente solo i
Cinque Precetti, anche se sotto tutti gli altri
aspetti osservano effettivamente gli Otto
Precetti.
Oltre ai precetti, tutti i partecipanti devono
osservare il silenzio fino all'ultimo giorno del
corso. Possono parlare con l'insegnante o con gli
organizzatori, ma non con gli altri meditatori. In
questo modo si limitano al minimo le distrazioni
e le persone possono vivere e lavorare in spazi
ristretti senza disturbarsi a vicenda. In questa

Chapter Name 107


atmosfera calma, tranquilla
e pacifica,
possibile
dedicarsi
al
delicato
compito
dell'introspezione.
In cambio della loro attivit di introspezione, i
meditatori ricevono cibo e alloggio, il cui costo
stato sostenuto da altri. In tal modo, durante il
corso, essi vivono pi o meno come veri
monaci, contando sulla carit di altri.
Compiendo il proprio lavoro nel modo migliore,
per il bene proprio e degli altri, i meditatori che
partecipano a un corso di Vipassana praticano
un modo corretto di sussistenza. La pratica di
sla parte integrante del sentiero di Dhamma.
Senza di essa non ci sarebbero progressi sul
sentiero, perch la mente rimarrebbe troppo
agitata per indagare la realt interiore. Ci sono
quelli che insegnano che lo sviluppo spirituale
possibile senza sla. Qualsiasi cosa dicano di
fare, tali persone non seguono l'insegnamento
del Buddha. Senza praticare sla possibile
sperimentare vari stati di estasi, ma un errore
considerare questi ultimi come realizzazioni
spirituali. Certamente senza sla non si pu mai
liberare
la
mente
dalla
sofferenza
e
sperimentare la verit ultima.
Domande e risposte
DOMANDA: Compiere un'azione giusta una
forma di attaccamento?

108 Arte di Vivere


SATYA NARAYAN GOENKA: No, semplicemente
fare del proprio meglio, comprendendo che i
risultati sono al di l del nostro controllo. Fate il
vostro lavoro e lasciate i risultati alla natura, a
Dhamma: " Ci che deve accadere, accadr.
Allora dobbiamo essere disposti a commettere
degli errori?
Se commettete un errore, accettatelo e cercate
di non ripeterlo la prossima volta. Se vi capita di
sbagliare ancora, sorridete di nuovo e cercate
una via diversa. Se potete sorridere di fronte al
fallimento, non c attaccamento. Ma se il
fallimento vi deprime e il successo vi esalta, c
senzaltro attaccamento.
Allora lazione corretta solo lo sforzo di fare,
non il risultato ?
Esatto. Il risultato sar automaticamente buono
se la nostra azione buona. Dhamma se ne
prender cura. Non abbiamo il potere di
scegliere il risultato, ma possiamo scegliere la
nostra azione. Fate solo il meglio che potete.
un'azione sbagliata fare del male ad un altro
accidentalmente ?
No. Ci deve essere lintenzione di fare il male ad
un essere particolare e si deve riuscire a
provocare un danno; solo allora un'azione
negativa completa. Sla non dovrebbe essere

Chapter Name 109


portata all'estremo, il che non n pratico n
benefico. D'altra parte, ugualmente pericoloso
essere cos sventati nelle azioni da far male agli
altri e poi scusarsi per il fatto che non se ne
aveva lintenzione. Dhamma ci insegna ad
essere consapevoli.
Qual' la differenza tra una comportamento
sessuale corretto e comportamento sbagliato?
una questione di volont?
No. Il sesso ha un suo posto nella vita di un
laico. Non deve essere forzatamente soppresso,
perch lastinenza forzata produce tensioni che
a loro volta creano altri problemi, altre difficolt.
Tuttavia, chi d libero sfogo alle urgenze
sessuali e si permette di avere relazioni sessuali
con
chiunque,
ogniqualvolta
nasce
una
passione, allora non potr mai liberare la sua
mente dalle passioni. Evitando questi due
estremi ugualmente pericolosi, Dhamma offre
una via di mezzo, una sana espressione della
sessualit che permette lo sviluppo spirituale, e
cio una relazione sessuale tra un uomo e una
donna che si sono impegnati l'uno con l'altro. E
se entrambi i partner sono meditatori di
Vipassana, quando la passione sorge, entrambi
la osservano. Questo non n repressione n
licenza. Per mezzo dellosservazione possibile
liberarsi facilmente dalla passione. A volte una
coppia avr ancora dei rapporti sessuali, ma
gradualmente raggiunger lo stadio in cui il
sesso non ha pi alcun significato. Questo lo
stadio dellastinenza reale, naturale, in cui la

110 Arte di Vivere


mente non neppure sfiorata dall'idea della
passione. Questa astinenza d una gioia che va
oltre ogni soddisfazione sessuale. Ci si sente
sempre contenti, armoniosi. Si deve imparare a
sperimentare questa autentica felicit.
In Occidente molti pensano che i rapporti
sessuali tra due adulti consenzienti sono leciti.
Questa opinione molto lontana da Dhamma.
Chi ha rapporti sessuali con una persona, e poi
con unaltra e poi con unaltra ancora, moltiplica
la sua passione e la sua infelicit. Bisogna
essere impegnati con una sola persona o
scegliere il celibato.
Cosa
pensate
dell'uso
di
droghe
per
sperimentare altri stati di coscienza e di realt
diverse ?
Alcuni studenti mi hanno riferito che con l'uso di
droghe psichedeliche sono passati attraverso
esperienze simili a quelle che hanno incontrato
con la meditazione. Sia che questo sia o non sia
vero, avere unesperienza indotta da una droga
una forma di dipendenza da un agente
esterno. Dhamma, invece, vi insegna a
diventare padroni di voi stessi cos da poter
sperimentare la realt a vostro piacimento, ogni
volta che lo desiderate. Un'altra differenza
molto importante che l'uso di droghe fa
perdere a molti l'equilibrio mentale e li
danneggia, mentre l'esperienza della verit

Chapter Name 111


fatta con la pratica di Dhamma rende i
meditatori pi equilibrati, senza arrecare danno
a se stessi o ad altri.
Il quinto precetto significa astenersi da sostanze
intossicanti
o
astenersi
dal
diventare
intossicato? Dopo tutto, bere con moderazione,
senza
ubriacarsi,
non
mi
sembra
particolarmente dannoso. Oppure affermate
che bere anche un solo bicchiere di alcol
significa contravvenire a sla?
Bevendo anche solo una piccola quantit, alla
lunga si sviluppa bramosia per l'alcol. La gente
non se ne accorge, ma fa il primo passo verso la
dipendenza, che certamente dannosa per
tutti. Ogni dipendenza inizia da un solo
bicchiere. Perch fare il primo passo verso la
sofferenza?
Chi
pratica
seriamente
la
meditazione e un giorno beve un bicchiere di
vino senza pensarci o per convenienza sociale,
quel giorno scoprir che la sua meditazione
debole. Dhamma non va d'accordo con l'uso di
sostanze intossicanti. Chi desidera veramente
svilupparsi in Dhamma, deve rimanere libero da
tutte le sostanze intossicanti. Questa
l'esperienza di migliaia di meditatori.
I due precetti concernenti il comportamento
sessuale scorretto e l'uso di sostanze
intossicanti devono essere ben compresi dagli
occidentali.
La gente spesso dice: " Se ti fa sentir bene,

112 Arte di Vivere


deve essere giusto."
Perch non vede la realt. Quando fate
un'azione con avversione, automaticamente
diventate consapevoli del turbamento mentale
che questa provoca.
Quando per fate un'azione spinti dalla
bramosia, essa sembra piacevole al livello
superficiale della mente, ma c' agitazione a un
livello pi profondo. Vi sembra di star bene solo
per ignoranza. Quando comprendete che con
tali azioni vi fate del male, naturalmente non le
fate pi.
Mangiare carne contravvenire a sla?
No, a meno che non abbia lui stesso ucciso
l'animale. Se una persona trova della carne
cucinata per lei, e la gradisce come qualsiasi
altro
cibo,
non
c
trasgressione.
Ma,
certamente, mangiando carne, si incoraggia
indirettamente qualcun altro a trasgredire il
precetto uccidendo. Mangiare carne, poi,
dannoso anche a un livello pi sottile.
Ad ogni istante gli animali generano bramosia e
avversione, sono incapaci di osservarsi e di
purificarsi la mente. Ogni fibra del loro corpo
permeata di bramosia e avversione. Questo il
messaggio che le persone ricevono allorch non
mangiano dei cibi vegetariani. Un meditatore
cerca di sradicare bramosia e avversione, e
quindi trover utile evitare tali cibi.

Chapter Name 113


E questo il motivo per cui durante un corso la
dieta vegetariana?
S, la cosa migliore per la meditazione
Vipassana.
Raccomandate una dieta vegetariana anche
nella vita quotidiana ?
E utile anche questo.
Per un meditatore accettabile arricchirsi?
Se praticate Dhamma, siete felici anche se non
vi arricchite. Ma se vi arricchite e non praticate
Dhamma, restate infelici. Dhamma pi
importante. Chi vive nel mondo, deve
sostentarsi, deve guadagnarsi da vivere
onestamente, con il duro lavoro, e non c'
niente di sbagliato in questo: ma fatelo con
Dhamma.
Se capita che il proprio lavoro abbia un effetto
negativo, se ci che si fa pu essere usato in
modo negativo, questo un mezzo improprio di
sussistenza?
Dipende dalle intenzioni. Se a una persona
interessa solo accumulare denaro, e quindi
pensa: "Non mi importa che gli altri siano
danneggiati, finch faccio soldi", questo un
modo sbagliato di guadagnarsi da vivere. Ma se
ha lintenzione di essere utile alla societ e,

114 Arte di Vivere


nonostante questo, qualcuno danneggiato,
non pu essere biasimata per questo.
La societ per cui lavoro produce uno
strumento che fra le altre cose usato per
ottenere dati sulle esplosioni atomiche. Mi
hanno chiesto di occuparmi di questo prodotto
e in qualche modo non mi sembra giusto.
Se una certa cosa verr utilizzata solo per fare
del male ad altri, certamente non dovete essere
coinvolti. Ma se pu essere usata sia per scopi
positivi che negativi, non siete responsabili
dell'uso che altri possono farne. Fate il vostro
lavoro con l'intenzione che gli altri lo utilizzino
esclusivamente a fini leciti. Non c' nulla di
sbagliato in questo.
Che ne pensate del pacifismo?
Se per pacifismo si intende linazione di fronte
all'aggressione,
certamente

sbagliato.
Dhamma insegna ad agire in modo positivo, ad
essere pratici.
E cosa pensate delluso della resistenza
passiva, insegnato dal Mahatma Gandhi e da
Martin Luther King?
Dipende dalla situazione. Se un aggressore non
capisce altro linguaggio che quello della forza, si
deve usare la forza fisica, mantenendo sempre
l'equanimit. Altrimenti si deve usare la

Chapter Name 115


resistenza passiva: non per paura ma come un
atto di coraggio morale. Questa la via di
Dhamma e questo ci che Gandhi aveva
insegnato a fare alla gente. Fronteggiare a mani
vuote un'aggressione armata richiede coraggio;
per farlo si deve essere preparati a morire. La
morte arriver certamente prima o poi. Si pu
morire con paura o con coraggio. Gandhi era
solito dire ai suoi seguaci che dovevano
affrontare un'opposizione violenta: "Che le ferite
siano sul vostro petto e non sulle vostre spalle".
Egli ha raggiunto il suo scopo, perch Dhamma
era in lui.
Voi stesso avete detto che la gente pu avere
meravigliose esperienze durante la meditazione
pur senza osservare i precetti. Non le sembra
dogmatico e categorico sottolineare cos
fortemente la condotta morale?
Ho visto, sulla base dellesperienza di molti
studenti, che chi non d importanza a sla non
pu fare progressi sul sentiero. Queste persone
possono frequentare i corsi per anni e avere
meravigliose esperienze di meditazione, ma
senza che nella loro vita ci siano cambiamenti.
Restano agitati e infelici perch stanno solo
giocando con Vipassana, cos come hanno
giocato con altri metodi. Persone cos sono dei
veri perdenti. Quelli che vogliono davvero
servirsi di Dhamma per cambiare la propria vita
in meglio, debbono praticare sla il pi
attentamente possibile.

116 Arte di Vivere


La ricetta medica
Un uomo si ammala e va dal medico. Questi lo
visita, poi gli prescrive delle medicine. L'uomo
ha molta fiducia nel suo medico. Ritorna a casa
e nella sua stanza di preghiera mette un ritratto
o una bellissima statua del medico. Poi si siede
e tributa onori alla statua o al ritratto: si inchina
tre volte e gli offre fiori e incenso. Quindi prende
la ricetta e la recita solennemente: "Due pillole
al mattino! Due pillole al pomeriggio! Due pillole
alla sera!" Tutti i giorni, per tutta la vita,
continua a recitare la ricetta, perch ha grande
fiducia nel suo medico, ma la sola ricetta non lo
aiuta.
L'uomo decide di saperne di pi sulla ricetta e
cos corre di nuovo dal medico e gli chiede:
"Perch mi avete prescritto questa medicina? In
che modo potr giovarmi?" Il medico, che una
persona intelligente, gli spiegher: "La vostra
malattia questa, e la causa della malattia
questaltra: se prendete la medicina che vi ho
prescritto, essa eliminer la causa della vostra
malattia. Quando la causa sar eliminata, la
malattia automaticamente sparir." L'uomo
pensa: "Meraviglioso! Il mio medico cos
intelligente! Le sue ricette sono cos utili!" Va a
casa e inizia a litigare con i suoi vicini e
conoscenti insistendo: "Il mio medico il
migliore! Tutti gli altri non servono a niente!" Ma
che cosa ottiene con questi discorsi? Pu
continuare a discutere per tutta la vita, ma
questo non lo aiuter affatto. Solo se prender

Chapter Name 117


la medicina uscir fuori dalla sua infelicit, dalla
malattia. Solo allora la medicina lo aiuter. Ogni
persona liberata come un medico. Spinto dalla
compassione, prescrive delle ricette per aiutare
gli altri a liberarsi dalla sofferenza. Ma la gente
sviluppa una fede cieca in queste persone e
trasforma le ricette in dogmi, iniziando a
combattere con altre sette per affermare la
supremazia dell'insegnamento del fondatore
della propria religione, invece di praticare
l'insegnamento, di prendere la medicina
prescritta per eliminare la malattia.
Avere fiducia in un medico utile se incoraggia
il paziente a seguire i suoi consigli. Capire come
agisce un medicamento utile se ne incoraggia
lassunzione. Ma senza prendere effettivamente
la medicina, non si pu curare la malattia. E
quindi ciascuno di voi personalmente deve
prendere la propria medicina.

CAPITOLO SESTO
LA PRATICA DELLA CONCENTRAZIONE

Con la pratica di sla tentiamo di controllare le


nostre parole e le nostre azioni fisiche. Tuttavia,

118 Arte di Vivere


le cause della sofferenza si trovano nelle nostre
azioni mentali. Misurare soltanto le nostre
parole e azioni inutile se la mente continua a
ribollire fra bramosie, avversioni e azioni
mentali dannose. Sdoppiati in questo modo, non
potremo mai essere felici. Prima o poi bramosia
e avversione proromperanno e ci spingeranno a
trasgredire sla, danneggiando noi stessi e gli
altri.
Il nostro intelletto ci avverte che sbagliato
commettere azioni dannose: dopo tutto, per
migliaia di anni le religioni hanno predicato
l'importanza
della
morale.
Ma
quando
sopraggiunge una tentazione, essa sovrasta la
mente e allora si trasgredisce sla. Un
alcolizzato pu essere perfettamente conscio
che non dovrebbe bere perch l'alcol gli fa
male, ma, quando il desiderio nasce, egli cerca
l'alcol e si intossica. Non pu fermarsi, perch
non ha alcun controllo sulla sua mente. Ma
quando si impara a non commettere unazione
mentale dannosa, diviene facile trattenersi da
parole e azioni dannose.
Poich il problema ha origine nella mente,
dobbiamo confrontarci con esso a livello
mentale; e per farlo dobbiamo intraprendere la
pratica di bhavana, che significa letteralmente
"sviluppo mentale" e che, nel linguaggio
comune,
si
designa
con
il
termine
meditazione.
Sin dai tempi del Buddha, il significato della
parola bhavana era diventato vago in quanto la
pratica era caduta in disuso. In tempi recenti

Chapter Name 119


stata utilizzata in riferimento a qualsiasi tipo di
esercizio mentale o di elevazione spirituale,
persino ad attivit come leggere, parlare,
ascoltare o riflettere su Dhamma. Il termine
"meditazione", come viene per lo pi tradotto il
sostantivo pali bhavana, viene usato anche in
riferimento a svariate attivit, dal rilassamento
mentale ai sogni a occhi aperti e alle libere
associazioni fino all'autoipnosi. Tutto questo
ben lontano da ci che il Buddha intendeva
significare con bhavana. Con questo termine
egli si riferiva a specifici esercizi mentali, a
tecniche precise per concentrare e purificare la
mente.
Bhavana comprende due importanti parti o
sezioni: la concentrazione (samadhi) e la
saggezza
(paa).
La
pratica
della
concentrazione anche definita "sviluppo della
tranquillit " (samatha-bhavana) e quella della
saggezza
"sviluppo
della
comprensione
profonda, (vipassana-bhavana). La pratica di
bhavana inizia con la concentrazione che la
seconda suddivisione del Nobile Ottuplice
Sentiero. l'azione benefica di imparare a
controllare i processi mentali, per padroneggiare
la propria mente. Tre parti del sentiero si
collocano sotto questo tipo di pratica: il giusto
sforzo, la giusta consapevolezza e la giusta
concentrazione.
Il giusto sforzo

120 Arte di Vivere


E il primo passo della pratica di bhavana. La
mente
viene
facilmente
sopraffatta
dall'ignoranza, influenzata dalla bramosia e
dall'avversione.Sta a noi rinforzarla, cos che
diventi salda e stabile, uno strumento utile per
esaminare la nostra natura ai livelli pi profondi,
per scoprire e quindi rimuovere i nostri
condizionamenti.
Il medico che desidera diagnosticare la malattia
di un suo paziente, prelever un campione di
sangue e lo esaminer al microscopio: e per far
questo innanzitutto dovr metterlo a fuoco e
fissarlo in questa posizione. Solo allora sar
possibile osservare il campione, scoprire la
causa della malattia e determinare la cura
appropriata per eliminarla. Allo stesso modo noi
dobbiamo imparare a mettere a fuoco la mente,
fissarla e mantenerla su un singolo oggetto di
attenzione. In tal modo la trasformiamo in uno
strumento atto ad esaminare la nostra realt
pi sottile e profonda.
Il Buddha ha indicato varie tecniche per
concentrare
la
mente,
adattandole
alle
caratteristiche di ciascuna persona che andava
da lui per ricevere linsegnamento. La tecnica
pi appropriata per esplorare la realt interiore,
la tecnica che il Buddha stesso pratic, quella
dellanapana-sati, la
"consapevolezza della respirazione".
La respirazione un oggetto su cui concentrare
l'attenzione alla portata di tutti, perch tutti
respiriamo dal momento in cui veniamo alla
luce fino al momento in cui moriremo. un

Chapter Name 121


oggetto
di
meditazione
universalmente
accessibile e universalmente accettabile. Per
iniziare la pratica di bhavana, i meditatori si
siedono, assumono una posizione eretta e
confortevole e chiudono gli occhi. Dovrebbero
stare in una stanza tranquilla, senza possibilit
di distrazioni. Volgendosi dal mondo esteriore a
quello interiore, essi constatano che l'attivit
pi preminente il loro respiro; per cui
rivolgono lattenzione a questo oggetto: il
respiro che entra ed esce dalle loro narici.
Non si tratta di un esercizio di respirazione, ma
di un esercizio di consapevolezza. Lo sforzo non
quello di controllare il respiro, ma di prendere
coscienza di come il respiro stesso si manifesta:
se lungo o corto, pesante o leggero, forte o
delicato. Si fissa l'attenzione sul respiro il pi a
lungo possibile, senza alcuna distrazione che
rompa la continuit della consapevolezza.
Tutti i meditatori si accorgono subito di quanto
sia difficile. Se ci sforziamo di concentrarci sulla
respirazione, iniziamo a lamentare dei dolori alle
gambe. Se cerchiamo di eliminare tutti i pensieri
che ci distraggono, ecco che ci si presentano
alla mente migliaia di cose: ricordi, progetti,
speranze, paure. Una di queste ci cattura
l'attenzione e dopo un po ci rendiamo conto
che abbiamo completamente dimenticato il
respiro. Iniziamo di nuovo, con rinnovata
determinazione, e di nuovo, poco dopo, ci
rendiamo conto che la mente sgusciata via a
nostra insaputa. Chi che controlla? Quando ci
si dedica a questo esercizio, diviene subito

122 Arte di Vivere


molto chiaro che di fatto la mente al di fuori
del nostro controllo. Come un bambino viziato
che prende un giocattolo, si annoia e ne prende
un altro, e poi un altro ancora, la mente corre da
un pensiero, da un oggetto di attenzione a un
altro, fuggendo dalla realt.
Questa unabitudine radicata della nostra
mente, il modo in cui si sempre comportata
durante la nostra vita. Ma una volta che
iniziamo a indagare la nostra vera natura,
questa distrazione deve cessare. Dobbiamo
cambiare gli schemi mentali abituali e imparare
a rimanere nella realt. Cominciamo facendo in
modo di fissare l'attenzione sul respiro. Quando
notiamo che essa sta divagando, con calma e
pazienza riportiamola di nuovo indietro. Se non
ci riusciamo, riproviamo una seconda volta e
magari una terza. Sorridendo, senza tensione,
senza scoraggiarci, continuiamo a ripetere
l'esercizio. Dopo tutto, le abitudini di una vita
non si cambiano in pochi minuti. Il compito
richiede una pratica continua e ripetuta, molta
calma e pazienza. Ecco come sviluppare la
consapevolezza della realt. Questo il giusto
modo di compiere degli sforzi.
Il Buddha ha descritto quattro tipi di giusto
sforzo:
-prevenire linsorgere di stati d'animo malvagi e
nocivi;
-abbandonarli qualora dovessero sorgere;
-generare stati d'animo benefici che ancora non
ci sono;

Chapter Name 123


-mantenerli senza interruzione, sviluppandoli
fino alla piena maturit e perfezione. (1)
Praticando la consapevolezza del respiro, si
praticano contemporaneamente tutti e quattro i
tipi di sforzo sopraelencati. Sedendoci tranquilli
e fissando lattenzione sul respiro senza che
intervengano altri pensieri, inneschiamo e
manteniamo
un
salutare
stato
di
autoconsapevolezza. Ci sforziamo di non cadere
in distrazioni o in assenze, di non perdere di
vista la realt. Se sorge un pensiero, non lo
seguiamo ma riportiamo di nuovo la nostra
attenzione sul respiro. In tal modo, sviluppiamo
la capacit della mente di rimanere concentrata
su un determinato oggetto di attenzione e di
resistere alle distrazioni: due qualit essenziali
per la concentrazione.
La giusta consapevolezza
Osservare la respirazione anche un mezzo per
praticare la giusta consapevolezza. La nostra
sofferenza discende dall'ignoranza. Reagiamo
perch non conosciamo la nostra realt. La
mente trascorre la maggior parte del tempo
persa in fantasie e illusioni, rivivendo
esperienze piacevoli e spiacevoli e anticipando
il futuro con impazienza o con paura. Mentre
siamo persi in tali bramosie e avversioni, non
siamo consapevoli di ci che sta avvenendo in
questo istante, di ci che stiamo facendo ora. E

124 Arte di Vivere


tuttavia, per ciascuno di noi, questo istante, quie-ora, proprio il pi importante. Non possiamo
vivere nel passato, perch se ne andato. Non
possiamo vivere nel futuro, perch sempre al
di l della nostra portata. Possiamo vivere solo
nel presente.
Se siamo inconsapevoli delle nostre azioni
presenti, siamo condannati a ripetere gli errori
del passato e non potremo mai riuscire a
realizzare i nostri sogni nel futuro. Ma se siamo
in grado di sviluppare la capacit di essere
consapevoli del momento presente, possiamo
servirci del passato come di una guida per
regolare le nostre azioni future, cos da poter
conseguire il nostro scopo.
Dhamma il sentiero del qui-e-ora. Pertanto
dobbiamo sviluppare la nostra capacit di
essere consapevoli del momento presente.
Abbiamo bisogno di un metodo per concentrare
l'attenzione sulla nostra realt del momento, e
questo metodo la tecnica di anapana-sati. La
sua pratica sviluppa la consapevolezza di s
qui-e-ora: in questo momento inspirando, in
questo momento espirando. Praticando la
consapevolezza
del
respiro,
diventiamo
consapevoli del momento presente.
Un'altra
ragione
per
sviluppare
la
consapevolezza del respiro il desiderio di
sperimentare la realt ultima. Concentrarsi sul
respiro pu aiutarci a esplorare qualsiasi cosa di
noi che ci ancora sconosciuta, a portare alla
coscienza tutto ci che inconscio. Tale
concentrazione agisce da ponte fra la parte

Chapter Name 125


conscia e quella inconscia della mente, perch il
respiro
funziona
sia
consciamente
che
inconsciamente. Possiamo decidere di respirare
in un modo particolare, di controllare la
respirazione. Possiamo persino smettere di
respirare per un po. E tuttavia, quando
interrompiamo i tentativi di controllare la
respirazione, essa continua senza alcuna
sollecitazione.
Per esempio, possiamo iniziare a respirare
intenzionalmente, con una certa forza, per
fissare pi facilmente la nostra attenzione.
Appena la consapevolezza del respiro diventa
chiara e stabile, permettiamo al respiro di
procedere naturalmente, sia esso forte o
leggero, profondo o superficiale, lungo o corto,
veloce o lento. Non facciamo alcuno sforzo per
regolarlo, lo sforzo solo quello di esserne
consapevoli. Attraverso la consapevolezza della
respirazione naturale, possiamo cominciare a
osservare il funzionamento automatico del
corpo, un'attivit che generalmente inconscia.
Dall'osservazione della realt grossolana del
respiro intenzionale, siamo passati ad osservare
la realt pi sottile del respiro naturale.
Abbiamo iniziato a muoverci oltre la realt
superficiale verso la consapevolezza di una
realt pi sottile.
Unaltra
ragione
per
sviluppare
la
consapevolezza del respiro consiste nel fatto
che essa ci permette di liberarci dalla bramosia,
dall'avversione e dall'ignoranza, divenendone in
primo luogo consapevoli. E unoperazione in cui

126 Arte di Vivere


il respiro ci pu aiutare, in quanto agisce come
riflesso del proprio stato mentale. Quando la
mente calma e in pace, il respiro regolare e
non faticoso. Ma ogni volta che nella mente
sorgono stati negativi, siano essi di ira, odio,
paura o passione, allora il respiro diventa pi
aspro, pesante e rapido, avvertendoci cos del
nostro stato mentale e consentendoci di
affrontarlo.
C' per un'altra ragione per praticare la
consapevolezza del respiro. Dal momento che il
nostro scopo conseguire una mente libera da
qualsiasi negativit, dobbiamo fare attenzione
che ogni passo che compiamo verso tale scopo
sia puro e benefico. Anche allo stadio iniziale del
conseguimento di samadhi, dobbiamo usare un
oggetto di attenzione benefico, come lo il
respiro. Infatti non possiamo provare bramosia e
avversione nei confronti del respiro, in quanto
una realt totalmente scissa sia dall'illusione
che dalla delusione. Costituisce quindi un
oggetto dattenzione appropriato.
Nel momento in cui la mente pienamente
concentrata sul respiro, libera dalla bramosia,
libera dall'avversione, libera dall'ignoranza. Per
quanto breve possa essere tale momento di
purezza, tuttavia assai potente perch sfida
tutti i nostri condizionamenti passati. Tutte le
reazioni accumulate sono stimolate e iniziano a
manifestarsi come difficolt di vario tipo,
mentali o fisiche, che ostacolano i nostri sforzi
tesi a sviluppare la consapevolezza. Possiamo
sperimentare l'impazienza di progredire, che

Chapter Name 127


una forma di bramosia, cos come pu sorgere
avversione,
sotto
forma
di
collera
e
depressione, perch i progressi ci sembrano
lenti.
Talvolta
veniamo
sopraffatti
dalla
sonnolenza e ci assopiamo non appena ci
sediamo a meditare. Talvolta siamo in uno stato
di agitazione tale che non riusciamo a star fermi
o cerchiamo delle scuse per evitare di meditare.
Talvolta, infine, lo scetticismo mina la volont di
lavorare: dubbi ossessivi e irragionevoli sul
nostro insegnante o sull'insegnamento stesso,
oppure
sulla nostra capacit di meditare.
Quando sorgono queste difficolt, ci viene
persino
in
mente
di
lasciar
perdere
completamente la pratica.
E in queste circostanze che dobbiamo
comprendere che questi ostacoli sono una
reazione al nostro successo nella pratica della
consapevolezza del respiro. Se perseveriamo,
poco per volta essi spariranno e il lavoro
diventer pi facile, in quanto anche in questo
primo stadio della pratica alcuni strati di
condizionamento
vengono
sradicati
dalla
superficie della mente. In tal modo, anche
quando pratichiamo la consapevolezza del
respiro, iniziamo a ripulire la mente e ad
avanzare verso la liberazione.
La giusta concentrazione
Fissare l'attenzione sul respiro sviluppa la
consapevolezza del momento presente. E una

128 Arte di Vivere


giusta concentrazione consiste nel mantenere
questa consapevolezza momento per momento,
il pi a lungo possibile.
Anche nelle azioni quotidiane della vita
ordinaria richiesta la concentrazione ma
questa
non

necessariamente
giusta
concentrazione. Una persona pu concentrarsi
per soddisfare un desiderio sensuale o per
prevenire una paura. Un gatto aspetta con tutta
l'attenzione concentrata sulla tana di un topo,
pronto ad assalirlo non appena compare. Un
borsaiolo si concentra sul portafoglio della sua
vittima, aspettando il momento per prenderlo.
Di notte, dal suo lettino, un bimbo fissa
impaurito l'angolo pi scuro della stanza,
immaginando dei mostri nascosti nell'ombra. In
nessuno di questi casi c la giusta
concentrazione, la concentrazione, cio, che
pu essere usata per la liberazione. Samadhi
deve avere come suo centro un oggetto che
libero da tutte le bramosie, da tutte le
avversioni e da tutte le illusioni. Nel praticare la
consapevolezza del respiro si scopre quanto sia
difficile
mantenere
una
consapevolezza
ininterrotta.
Nonostante
la
ferma
determinazione di non distogliere l'attenzione
dal respiro, in qualche modo essa scivola via
inosservata. Scopriamo di essere come un
ubriaco che, cercando di camminare lungo una
linea retta, procede invece a zigzag. Ed
effettivamente siamo ubriachi, per la nostra
ignoranza e le nostre illusioni, e cos
continuiamo a vagare nel passato o nel futuro,

Chapter Name 129


nella bramosia o nell'avversione. Non possiamo
rimanere
sul
giusto
sentiero
della
consapevolezza prolungata.
I meditatori dovrebbero essere sufficientemente
saggi da non farsi deprimere o scoraggiare da
queste difficolt, bens comprendere che ci
vuole molto tempo per cambiare le abitudini
mentali sedimentate nel corso di tanti anni e
che ci pu essere fatto solo attraverso un
lavoro costante, ininterrotto, paziente e
perseverante. Il nostro compito consiste
semplicemente nel riportare lattenzione al
respiro non appena notiamo che si smarrita.
Se possiamo far questo, abbiamo compiuto un
importante passo verso il cambiamento di tutte
le abitudini vagabonde della nostra mente. E
attraverso una pratica ripetuta diventa possibile
riportare di nuovo l'attenzione sul respiro
sempre pi rapidamente. Con gradualit, i
periodi di negligenza si accorciano sempre pi,
mentre aumentano quelli di samadhi, di
consapevolezza prolungata.
Quando
la
concentrazione
si
rafforza,
cominciamo a sentirci rilassati, felici e pieni di
energia. A poco a poco il respiro cambia, diviene
pi lieve, regolare, leggero, superficiale. A volte
pu sembrare che la respirazione sia del tutto
cessata. Di fatto, appena la mente si
tranquillizza, anche il corpo si calma e il
metabolismo rallenta, per cui richiesto meno
ossigeno. A questo livello, alcuni possono avere
delle esperienze inusuali: vedere luci o avere
visioni mentre siedono ad occhi chiusi, o udire

130 Arte di Vivere


suoni fuori dall'ordinario, per esempio. Tutte
queste cosiddette esperienze extrasensoriali
sono dei semplici segnali che indicano che la
mente ha conseguito un pi alto livello di
concentrazione. In se stessi, questi fenomeni
non hanno importanza e non bisogna prestar
loro attenzione. L'oggetto della consapevolezza
rimane il respiro, tutto il resto distrazione. N
ci si deve aspettare tali esperienze: in alcuni
casi avvengono, in altri no. Tutte queste
esperienze inusuali sono unicamente delle
pietre miliari che segnalano un progresso sul
sentiero. Talvolta queste pietre miliari possono
essere fuori vista, o noi possiamo essere cos
attenti al sentiero che tiriamo dritto senza
notarle. Ma se prendiamo una di queste pietre
miliari come meta finale e ci aggrappiamo ad
essa, cessiamo di fare progressi. Dopotutto,
sono innumerevoli le esperienze sensoriali
inusuali che si possono avere. Coloro che
praticano Dhamma non cercano tali esperienze,
ma piuttosto la comprensione profonda della
realt, cos da ottenere la liberazione dalla
sofferenza.
Pertanto continuiamo a prestare attenzione solo
al respiro. Non appena la mente acquista
maggiore concentrazione, il respiro diviene pi
leggero e pi difficile da seguire, e quindi per
rimanere consapevoli bisogna esercitare uno
sforzo di attenzione ancora pi grande. In tal
modo continuiamo a levigare la mente, a
rendere pi acuta la concentrazione, fino a farla
diventare uno strumento con cui penetrare al di

Chapter Name 131


l della realt apparente, in grado di osservare
la realt interiore pi sottile all'interno di noi
stessi.
Esistono molte altre tecniche per sviluppare la
concentrazione: ripetere una parola o fissarsi su
unimmagine visiva o anche compiere pi e pi
volte una determinata azione fisica. Cos
facendo ci si assorbe nell'oggetto di attenzione
e si consegue uno stato beato di trance.
Sebbene tale stato sia senza dubbio molto
piacevole per tutta la sua durata, quando finisce
ci si ritrova catapultati nella vita ordinaria con
gli stessi problemi di prima. Queste tecniche
operano sviluppando uno strato di pace e di
gioia alla superficie della mente, ma in
profondit il condizionamento rimane intatto. Gli
oggetti che queste tecniche utilizzano per
conseguire la concentrazione non hanno alcun
nesso con la nostra realt momento per
momento. La beatitudine che si ottiene
sovrapposta, creata intenzionalmente piuttosto
che sorta spontaneamente dalle profondit di
una mente purificata. Il giusto samadhi non pu
essere un'intossicazione spirituale. Deve essere
libero da ogni artificio, da ogni illusione.
Anche nell'insegnamento del Buddha sono vari
gli stati di trance jhana che possono essere
ottenuti. Al Buddha stesso furono insegnati otto
stati di assorbimento mentale prima di divenire
illuminato, ed egli continu a praticarli per tutta
la vita. Tuttavia, gli stati di trance da soli non
poterono liberarlo. Perci, quando insegnava gli
stati di assorbimento, sottolineava che la loro

132 Arte di Vivere


funzione era unicamente quella di aiutare a
sviluppare la comprensione profonda della
realt, al pari delle pietre che servono per
attraversare un fiume. I meditatori sviluppano la
facolt
della
concentrazione
non
per
sperimentare stati di beatitudine o di estasi,
quanto piuttosto per forgiare la mente come
uno strumento con cui esaminare la propria
realt e rimuovere i condizionamenti che
causano sofferenza. Questa la giusta
concentrazione.
Domande e risposte
DOMANDA: Perch insegnate agli studenti a
praticare anapana-sati concentrandosi sulle
narici e non sull'addome?
SATYA NARAYAN GOENKA: Perch per noi
anapana-sati
viene
utilizzato
come
preparazione per la pratica di Vipassana, e in
questo tipo di Vipassana necessaria una
concentrazione particolarmente forte. Pi l'area
di attenzione limitata, pi forte sar la
concentrazione.
Per
sviluppare
la
concentrazione a un tale grado, l'addome
troppo grande. L'area pi adatta quella delle
narici. Ecco perch il Buddha ci ha consigliato di
lavorare su quest'area.
Mentre si pratica la consapevolezza del respiro,
permesso contare i respiri o dire "dentro"

Chapter Name 133


mentre si inspira e "fuori" mentre si espira ?
No, non ci deve essere una continua
verbalizzazione. Se ogni volta aggiungete una
parola alla consapevolezza della respirazione,
gradualmente la parola diventer predominante
e vi dimenticherete completamente del respiro.
Direte "dentro" o "fuori non facendo pi
attenzione allatto dellinspirare o dellespirare."
La parola diventer un mantra. Rimanete
soltanto con il respiro, il semplice respiro,
nientaltro che il respiro.
Perch la pratica di samadhi non sufficiente
per la liberazione?
Perch la purezza mentale sviluppata con
samadhi raggiunta principalmente per mezzo
della soppressione, non delleliminazione del
condizionamento. proprio come se qualcuno
pulisse una cisterna di acqua fangosa
aggiungendo
una
sostanza
che
faccia
precipitare la soluzione, per esempio l'allume.
L'allume fa s che le particelle di fango sospese
nell'acqua precipitino sul fondo della cisterna,
lasciando l'acqua cristallina. Allo stesso modo
samadhi rende cristallini i livelli superiori della
mente, ma nell'inconscio resta un deposito di
impurit. Per raggiungere la liberazione, queste
impurit latenti devono essere rimosse. E per
rimuovere le impurit dalla profondit della
mente si deve praticare Vipassana.

134 Arte di Vivere


Non dannoso dimenticare il passato e il futuro
e prestare attenzione solo al momento
presente?Dopotutto, non cos che vivono gli
animali? Sicuramente chiunque dimentichi il
passato condannato a ripeterlo.
Questa tecnica non vi insegner a dimenticare
interamente il passato o a non avere interesse
per il futuro. Ma labitudine attuale della mente
quella di immergersi costantemente nei ricordi
passati e in desideri, progetti, o timori per il
futuro e di rimanere ignoranti del presente.
Questa abitudine malsana ci rende la vita
infelice. Con la meditazione si impara a
mantenere uno stabile punto d'appoggio nella
realt presente. Con questa solida base
possibile trarre la necessaria guida dal passato
e fare giuste previsioni per il futuro.
Trovo che, quando medito e la mente vaga, pu
sorgere una bramosia; poi penso che non devo
sviluppare bramosia, e comincio ad agitarmi.
Come devo comportarmi in questi casi?
Per quale motivo essere agitati a causa della
bramosia? Basta che accettiate il fatto: "Oh,
guarda, c' bramosia ecco tutto. E ne uscirete
fuori. Quando scoprite che la mente ha vagato,
basta
accettare
questo
fatto,
e
automaticamente essa ritorner al respiro. Non
dovete creare tensioni perch c' bramosia o
perch la mente ha divagato; cos facendo si
crea nuova avversione. Accettate la realt:

Chapter Name 135


sufficiente questo.
Tutte le tecniche di meditazione buddiste erano
gi praticate nello yoga. Che cosa c'era di
veramente nuovo nella meditazione insegnata
dal Buddha?
Quello che oggi viene definito yoga in realt
uno sviluppo posteriore. Patanjali visse circa
500 anni dopo i tempi del Buddha e
naturalmente il suo Yoga Stra mostra
l'influenza dell'insegnamento del Buddha. Certo
le pratiche yoga erano note in India anche
prima del Buddha ed egli stesso, prima di
conseguire l'illuminazione, le speriment. Tutte
queste pratiche, tuttavia, erano limitate a sla e
a samadhi, la concentrazione fino al livello
dell'ottavo
jhana,
l'ottavo
stadio
di
assorbimento che si trova ancora nel campo
dell'esperienza sensoriale. Il Buddha scopr il
nono jhana, Vipassana, cio lo sviluppo della
comprensione profonda della realt che porta il
meditatore alla meta ultima al di l
dell'esperienza sensoriale.
Mi accorgo di essere molto propenso a sminuire
gli altri. Qual' il modo migliore per affrontare
questo problema?
La meditazione. Se l'ego forte, si cerca di
sminuire gli altri, di abbassare la loro
importanza e accrescere la propria. Ma la
meditazione dissolve naturalmente l'ego. E

136 Arte di Vivere


quando esso si dissolve, non pi possibile fare
qualcosa che offenda un altro. Lavorate e il
problema si risolver automaticamente.
A volte mi sento in colpa per ci che ho fatto.
Sentirvi in colpa non vi aiuter, vi causer solo
danno. La colpa non ha posto nel sentiero di
Dhamma. Se vi accorgete di aver agito in modo
errato, accettate semplicemente il fatto senza
cercare di giustificarlo o di nasconderlo. Potete
anche andare da qualcuno che rispettate e
dirgli: "Ho fatto questo errore, ma in futuro star
attento a non ripeterlo". E poi meditate, e
scoprirete di poter superare tutte le difficolt.
Perch tendo a rinforzare questo ego? Perch
continuo a voler essere Io?
Questo ci che la mente stata condizionata
a fare, a causa dell'ignoranza. Ma Vipassana
pu
liberarvi
da
questo
dannoso
condizionamento. Invece di pensare sempre a
voi stessi, imparerete a pensare agli altri.
Come succede questo?
Il primo passo riconoscere quanto si sia egoisti
ed egocentrici. A meno che non si comprenda
questa verit, non si pu emergere dalla pazzia
dell'amore di s. Man mano che proseguirete
nella pratica, vi accorgerete che anche il vostro
amore per gli altri nei fatti un amore egoistico.

Chapter Name 137


Capirete di amare qualcuno perch vi aspettate
qualcosa da lui, vi aspettate che si comporti in
un modo che vi piace: nel momento in cui
questo qualcuno inizia a comportarsi in modo
diverso, il vostro amore sparisce. Cos vi
domanderete se amate questa persona o voi
stessi. La risposta vi diventer chiara, ma non
cercandola a livello intellettuale, bens con la
pratica di Vipassana. E una volta che avrete
fatto questa esperienza diretta, potrete iniziare
a emergere dal vostro egoismo, imparando a
sviluppare un amore reale per gli altri, un amore
altruistico, a senso unico: dare senza aspettarsi
niente in cambio.
Io lavoro in un luogo in cui ci sono molti
emarginati che chiedono lelemosina.
Anche in occidente? Pensavo che i mendicanti
esistessero solo nei paesi poveri!
So che molti di questi emarginati hanno a che
fare con la droga. Mi chiedo se dando loro dei
soldi, non li incoraggio a drogarsi.
Ecco perch dovete fare attenzione che ogni
donazione
elargita
venga
utilizzata
correttamente. In caso contrario non aiuta
nessuno. Invece di dare dei soldi a queste
persone, renderete loro un vero servizio
aiutandoli a uscire dalla tossicodipendenza.
Qualsiasi cosa decidete di fare, dovete farla con
saggezza.

138 Arte di Vivere


Quando dite "Siate felici", l'altra faccia della
medaglia per me "Siate tristi" !
Perch essere tristi? Uscite dalla tristezza!
Giusto, ma pensavo che stessimo lavorando per
raggiungere un equilibrio.
E l'equilibrio che rende felici. Senza equilibrio,
c la tristezza. Siate equilibrati, siate felici!
E non: " Siate equilibrati, non siate niente "?
L'equilibrio rende felici, non annulla. Si diventa
positivi quando la mente equilibrata.

Un dolce di latte tutto curvo

Due ragazzi molto poveri vivevano mendicando


cibo di casa in casa, in citt e in campagna. Uno
di essi era cieco dalla nascita, e l'altro lo
aiutava; in questo modo se ne andavano
insieme per procurarsi da mangiare.
Un giorno il ragazzo cieco si ammal. Il suo
compagno disse: "Rimani qui e riposati. Andr io
in giro a mendicare per tutti e due e ti porter di
che cibarti." E se ne and a chiedere

Chapter Name 139


l'elemosina. Quel giorno avvenne che al ragazzo
fosse dato un piatto molto gustoso: del khir, un
budino di latte all'indiana. Non aveva mai
assaggiato un tale piatto prima e gli piacque
moltissimo. Ma sfortunatamente non aveva un
contenitore con cui portare il dolce al suo
amico, e cos se lo mangi tutto. Quando ritorn
dal compagno cieco, il ragazzo disse: "Sono
molto dispiaciuto, oggi mi stato dato un piatto
meraviglioso, un dolce di latte, ma non ho
potuto portartelo." Il ragazzo cieco gli chiese:
"Che cos' questo dolce di latte?"
Oh, bianco. Il dolce di latte bianco."
Essendo cieco dalla nascita, il suo compagno
non capiva: "Che cos' il bianco?"
"Non sai che cos' il bianco?"
"No."
" l'opposto del nero."
"E il nero cos'?" Egli non sapeva neanche cosa
fosse il nero.
"Cerca di capire, ti prego; bianco!" Ma il
ragazzo cieco non poteva capire. Cos il suo
amico si guard intorno e vedendo una gru
bianca, la acchiapp e la port al ragazzo cieco
dicendo: "Bianco come quest'uccello."
Non avendo occhi, il ragazzo cieco allung la
mano per toccare la gru con le dita. "Ah, ora
capisco cosa sia il bianco! E soffice."
"No, no, non ha niente a che fare con l'essere
soffice. Bianco bianco! Cerca di capire."
"Ma, mi hai detto che come la gru e io ho
esaminato la gru, e la gru soffice. Cos il dolce
di latte soffice. Bianco significa soffice."

140 Arte di Vivere


"No, non hai capito. Prova ancora."
Di nuovo il ragazzo cieco esamin la gru,
passando la sua mano su e gi dal becco al
collo, dal corpo fino alla punta della coda.
" Ah, ora ho capito. E tutto curvo! Il dolce di
latte tutto curvo!"
Il ragazzo cieco non pu capire perch non ha la
facolt di sperimentare che cosa sia il bianco.
Allo stesso modo, se non avete la facolt di
sperimentare la realt cos com, per voi sar
sempre tutta curva, distorta.

CAPITOLO SETTIMO
LA PRATICA DELLA SAGGEZZA

N sla n samadhi sono insegnamenti esclusivi


del Buddha. Entrambi erano gi noti e praticati
prima della sua illuminazione; infatti mentre
stava cercando la via per diventare illuminato, il
futuro Buddha aveva appreso samadhi da due
maestri con cui aveva studiato. Nel prescrivere
le due pratiche il Buddha concordava con i
maestri delle religioni convenzionali. Tutte le
religioni infatti insistono sulla necessit di un
comportamento morale e offrono anche la

Chapter Name 141


possibilit di ottenere degli stati di beatitudine
sia per mezzo di preghiere, rituali, digiuni o altri
esercizi di austerit, sia con varie forme di
meditazione. Lo scopo di tali esercizi
semplicemente quello di raggiungere uno stato
di assorbimento mentale profondo. Si tratta
dell"estasi" sperimentata dai mistici delle varie
religioni.
Tale concentrazione, anche quando non
sviluppata fino al livello di trance, molto utile.
Acquieta la mente, distogliendo l'attenzione da
situazioni in cui altrimenti si reagirebbe con
bramosia e avversione. Contare lentamente fino
a dieci per prevenire uno scoppio di ira una
forma rudimentale di samadhi. Altre forme,
persino pi ovvie, sono la ripetizione di una
parola o di un mantra o la concentrazione su un
oggetto. Tutte funzionano: quando l'attenzione
rivolta verso un certo oggetto, sembra che la
mente divenga calma, piena di pace.
La calma acquisita in tal modo, tuttavia, non
una vera liberazione. Anche se estremamente
utile, la pratica della concentrazione opera solo
a livello mentale conscio.
Quasi venticinque secoli prima dell'invenzione
della moderna psicologia, il Buddha comprese
lesistenza dellinconscio, che chiam anusaya.
Egli scopr che bramosia e avversione si
possono controllare a livello conscio col
distogliere lattenzione, ma che, in realt,
questo non le elimina: al contrario, le spinge in
profondit, a livello inconscio, dove rimangono
pericolose come sempre, anche se assopite.

142 Arte di Vivere


Pertanto, nella mente a livello superficiale pu
esserci uno strato di pace e armonia, mentre in
profondit c' un vulcano addormentato di
negativit
soppresse che prima
o poi
erutteranno con violenza.
Il Buddha ha detto:
Se le radici rimangono intatte e solide nel
terreno,
un albero abbattuto butter ancora fuori nuovi
getti.
Se labitudine latente alla bramosia e
all'avversione non viene estirpata alle radici,
la sofferenza risorger da capo continuamente.
(1)
Sino a quando il condizionamento rimane a
livello inconscio, alla prima occasione esso dar
vita a nuovi germogli, provocando sofferenza.
Per questo, persino dopo aver raggiunto i pi
alti stati conseguibili con la pratica della
concentrazione, il Buddha non era convinto di
aver raggiunto la liberazione. Stabil dunque di
continuare la sua ricerca per trovare la via di
uscita dalla sofferenza e il sentiero che conduce
alla felicit.
Vide che c'erano due possibilit di scelta. La
prima era il sentiero dellautoindulgenza, che
dava via libera al soddisfacimento di tutti i
desideri. E questo il sentiero mondano, quello
che segue la maggior parte della gente,
consapevolmente o no. Ma egli vide con
chiarezza che non poteva portare alla vera

Chapter Name 143


felicit. Non esiste nessuno nell'universo i cui
desideri siano sempre soddisfatti, e nella cui
vita ogni cosa desiderata si avveri senza che gli
accada mai nulla di indesiderato. Chi segue
questo sentiero, inevitabilmente soffre quando
non riesce a soddisfare i propri desideri, cio
soffre per il disappunto e l'insoddisfazione. Ma
soffre ugualmente quando ottiene ci che
desidera: soffre per la paura che l'oggetto
desiderato svanisca, che il momento della
gratificazione si dimostri transitorio: come di
fatto . Nel cercare, nell'ottenere e nel perdere
ci che desiderano, tali persone sono sempre
agitate. Il futuro Buddha aveva sperimentato
questo
sentiero
di
persona
prima
di
abbandonare il mondo per farsi eremita, e
quindi sapeva che esso non porta alla pace.
L'alternativa il sentiero dell'autocontrollo,
dell'astenersi deliberatamente dal soddisfare i
propri desideri. In India, 2.500 anni fa, il sentiero
dell'autocontrollo veniva
portato all'eccesso,
fino a evitare tutte le esperienze piacevoli e
infliggersi quelle spiacevoli: si pensava in tal
modo di guarire dall'abitudine alla bramosia e
all'avversione, e di conseguenza, la mente si
sarebbe purificata. Del resto, queste pratiche
rigide sono comuni alla vita religiosa di qualsiasi
parte del mondo e il futuro Buddha le aveva
sperimentate per anni dopo aver abbandonato
la vita laica. Aveva provato diverse pratiche
ascetiche fino a ridursi in uno stato di estrema
magrezza, per poi scoprire che ancora non si
era liberato. Punire il corpo non purifica la

144 Arte di Vivere


mente.
L'autocontrollo non deve essere spinto a questi
estremi: si pu praticarlo in una forma pi
moderata astenendosi dal gratificare i desideri
che implicano azioni dannose. Questo tipo di
autolimitazione
sembra
assai
preferibile
allautoindulgenza perch, nel praticarlo, si
evita almeno di compiere azioni immorali. Ma se
l'autocontrollo viene raggiunto solo con
lautorepressione,
le
tensioni
mentali
aumenteranno fino a un livello pericoloso. Tutti i
desideri soppressi si accumuleranno come
acque in piena dietro la diga dell'autocontrollo.
Un giorno la diga sar costretta a cedere e a
dare via libera a una distruttiva inondazione.
Fino a quando la nostra mente non si liberer
dai condizionamenti, non potremo essere n al
sicuro n in pace. Per quanto benefico, sla, non
pu essere mantenuto dalla pura e semplice
forza di volont. Anche samadhi pu aiutare, ma
si tratta solo di una soluzione parziale che non
opera ai livelli mentali profondi dove si trovano
le radici del problema, le radici delle impurit.
Per cui, fino a quando queste radici rimarranno
sepolte nell'inconscio, non ci potr essere n
una vera e duratura felicit, n la liberazione.
Ma se possibile rimuovere dalla mente le
radici del condizionamento, allora non ci sar
pericolo di indulgere in azioni dannose, n
necessit di autorepressione, perch l'impulso
stesso di compiere un'azione negativa sar
scomparso. Liberati dalla tensione sia della
ricerca che del rifiuto, ciascuno potr vivere in

Chapter Name 145


pace.
Per rimuovere le radici necessario un metodo
col quale penetrare nelle profondit della mente
e raggiungere le impurit proprio dove esse si
annidano. E questo il metodo scoperto dal
Buddha: la pratica della saggezza o paa, che
lo ha guidato all'illuminazione, chiamata anche
vipassana-bhavana,
lo
sviluppo
della
comprensione profonda della propria natura, per
mezzo della quale si possono riconoscere ed
eliminare le cause della sofferenza.
Questo ci che il Buddha ha scoperto, ci che
egli ha praticato per raggiungere la sua
liberazione e che ha insegnato agli altri per
tutta la vita, lelemento peculiare del suo
insegnamento al quale attribuiva la massima
importanza. Egli ripeteva spesso che "Se
sostenuta dalla moralit, la concentrazione
molto fruttuosa, molto benefica. Se sostenuta
dalla concentrazione, la saggezza molto
fruttuosa, molto benefica. Se sostenuta dalla
saggezza, la mente si libera da tutte le
impurit". (2)
La moralit e la concentrazione sla e
samadhi sono preziose di per s, ma il loro
vero scopo di condurre alla saggezza. solo
attraverso lo sviluppo di paa che troviamo il
sentiero che sta a mezzo fra gli estremi
dellautoindulgenza e dell'autorepressione. Con
la pratica della moralit, evitiamo di compiere le
azioni che provocano le forme pi gravi di
agitazione mentale. Concentrando la mente,
poi, la calmiamo ulteriormente e nello stesso

146 Arte di Vivere


tempo la prepariamo a intraprendere il lavoro di
autointrospezione. Ma solo sviluppando la
saggezza saremo in grado di penetrare nella
realt interiore e liberarci da ogni ignoranza e
attaccamento.
Due parti del Nobile Ottuplice sentiero
riguardano la pratica dell'educazione alla
saggezza: il giusto pensiero e la giusta
comprensione.
Il giusto pensiero
Prima di iniziare vipassana-bhavana non
necessario che tutti i pensieri se ne siano andati
durante la meditazione. I pensieri possono
ancora persistere, ma per iniziare a lavorare
sufficiente
mantenere
la
consapevolezza
momento per momento.
I pensieri possono rimanere, ma la natura del
loro corso cambia. Con la consapevolezza del
respiro, bramosia e avversione si sono calmati.
La mente divenuta tranquilla, almeno a livello
conscio, e ha iniziato a pensare a Dhamma, alla
via per uscire dalla sofferenza. Le difficolt che
si sono presentate agli esordi della pratica della
consapevolezza del respiro ora sono terminate,
o almeno sono state in parte superate. Si
pronti per il passo successivo: la giusta
comprensione.

Chapter Name 147


La giusta comprensione
E questa la vera saggezza. Pensare alla verit
non abbastanza. Dobbiamo noi stessi
realizzare la verit, dobbiamo vedere le cose
come sono realmente, non solo come appaiono.
La verit apparente anchessa una realt, ma
quella che dobbiamo penetrare per
sperimentare la nostra realt ultima e cos
eliminare la sofferenza.
Ci sono tre tipi di saggezza: la saggezza
ricevuta (suta-maya paa), la saggezza
intellettuale (cinta-maya paa) e la saggezza
basata sull'esperienza (bhavana-maya paa).
Letteralmente, la frase suta-maya paa
significa "saggezza ascoltata": la saggezza
imparata dagli altri, ad esempio leggendo libri o
ascoltando discorsi o conferenze; la saggezza
di un'altra persona che si decide di fare propria.
L'accettazione
pu
essere
causata
dall'ignoranza. Per
esempio,
le persone
cresciute in una comunit con una certa
ideologia, una certa religione o altro, possono
accettare
senza
discutere.
Oppure
l'accettazione pu essere causata dal desiderio.
I capi della comunit possono dichiarare che
accettare
l'ideologia
stabilita,
il
credo
tradizionale, garantisce un futuro meraviglioso;
pu anche darsi che affermino che tutti i fedeli,
dopo la morte, andranno in paradiso.
Naturalmente la beatitudine del paradiso attrae
molto, e cos si accetta volentieri. Oppure
l'accettazione pu provenire dalla paura. I capi

148 Arte di Vivere


intuiscono che la gente comincia ad avere dei
dubbi e a fare domande sull'ideologia della
comunit, cos ordinano di conformarsi al credo
comune, minacciando punizioni terribili se non
ci si adegua ad esso: forse affermano anche
che tutti quelli che non credono dopo la morte
andranno all'inferno. Naturalmente la gente non
vuole andare all'inferno, cos soffoca i suoi dubbi
e adotta il credo della comunit.
Sia che venga accettata per cieca fede, per
desiderio o per paura, la saggezza ricevuta non
la propria saggezza, n qualcosa sperimentato
di persona: una saggezza presa a prestito.
Il secondo tipo di saggezza la comprensione
intellettuale. Dopo aver letto o ascoltato un
certo insegnamento, ci si riflette sopra e lo si
esamina per stabilire se davvero razionale,
benefico e pratico. E se soddisfa a livello
intellettuale, lo si accetta come vero. Anche in
questo caso si tratta di una conoscenza che non
la propria, ma solo un ragionamento sulla
saggezza che si ascoltata.
Il terzo tipo di saggezza quella che nasce dalla
propria
esperienza,
dalla
realizzazione
personale della verit. la saggezza che si vive,
la saggezza reale che porter un cambiamento
nella propria vita, mutando la natura stessa
della mente.
Nelle faccende del mondo, non sempre la
saggezza basata sull'esperienza pu essere
necessaria o utile. sufficiente accettare
lavvertimento degli altri sul fatto che il fuoco
pericoloso, oppure convalidare i fatti con dei

Chapter Name 149


ragionamenti deduttivi. sconsiderato insistere
a buttarsi tra le fiamme prima di accettare il
fatto che il fuoco brucia. In Dhamma, per, la
saggezza
che
deriva
dall'esperienza

essenziale, dal momento che solo essa rende


capaci di liberarci dai condizionamenti.
La saggezza che si acquisisce ascoltando gli
altri e la saggezza acquisita con la ricerca
intellettuale sono utili se ci ispirano e ci guidano
verso il terzo tipo di paa, la saggezza basata
sull'esperienza. Ma se ci accontentiamo di
accettare la saggezza ricevuta senza discutere,
questo diventa una forma di schiavit, una
barriera che non ci permette di ottenere la
comprensione a livello di esperienza. Per la
stessa ragione, se ci accontentiamo solo di
contemplare
la
verit,
di
studiarla
e
comprenderla
intellettualmente,
ma
non
facciamo alcuno sforzo per sperimentarla
direttamente,
allora
tutta
la
nostra
comprensione intellettuale, invece di un aiuto
per la liberazione, diventa una schiavit.
Ognuno di noi deve vivere la verit
sperimentandola direttamente con la pratica di
bhavana. Soltanto questa esperienza vissuta
liberer la mente. Anche la realizzazione della
verit di qualcun'altro non potr liberarci;
persino l'illuminazione del Buddha pot liberare
una sola persona, Siddhatta Gotama. Tutt'al pi
la realizzazione di qualcuno pu agire come
ispirazione per altri, offrendo loro delle tracce
da seguire, ma in definitiva ognuno di noi deve
lavorare per conto proprio. Come ha detto il

150 Arte di Vivere


Buddha :
Ciascuno di voi deve lavorare e compiere il
proprio sforzo,
coloro che hanno raggiunto la meta finale
vi mostreranno solamente la via. (3)
La verit pu essere vissuta, e sperimentata
direttamente, solo all'interno di se stessi. Tutto
ci che esterno sempre lontano da noi. Solo
interiormente possiamo avere un'esperienza
viva, diretta e autentica della realt.
Dei tre tipi di saggezza, i primi due non sono
peculiari dell'insegnamento del Buddha, poich
entrambi esistevano in India prima di lui e
anche ai suoi tempi c'era chi affermava di
insegnare gi qualsiasi cosa egli andava
insegnando. (4) Il contributo specifico del
Buddha al mondo stata la via per realizzare
personalmente la verit e sviluppare cos la
saggezza
basata
sull'esperienza
diretta,
bhavana-mayapaa.
Questo
modo
per
conseguire la realizzazione diretta della verit
la tecnica di vipassana-bhavana.
Vipassana-bhavana
Vipassana spesso viene spesso descritta come
un
lampo
di
comprensione
profonda,
un'improvvisa intuizione della verit. La
descrizione corretta, ma di fatto c' un
metodo graduale che il meditatore pu usare

Chapter Name 151


per avanzare fino al punto in cui si diventa
capaci di avere una simile intuizione. Questo
metodo vipassana-bhavana, sviluppo della
comprensione
profonda,
comunemente
chiamato meditazione Vipassana.
La parola passana significa "vedere", quel tipo
ordinario di visione che abbiamo quando
apriamo gli occhi. Vipassana significa un tipo di
visione speciale: l'osservazione della realt
all'interno di se stessi. Questa si raggiunge
prendendo come oggetto di attenzione le
proprie sensazioni fisiche. La tecnica consiste
nell'osservazione sistematica e imparziale delle
sensazioni dentro di s, unosservazione che
svela la realt totale della mente e del corpo.
Perch la sensazione? Innanzitutto perch con
la sensazione che sperimentiamo direttamente
la realt. Qualunque cosa deve entrare in
contatto con i nostri cinque sensi fisici o con la
mente, altrimenti per noi non esiste. Queste
sono le vie daccesso attraverso le quali
sperimentiamo il mondo, le basi di tutte le
nostre esperienze. E ogniqualvolta qualcosa
viene in contatto con queste sei basi sensorie, si
ha una sensazione.
Il Buddha ha cos descritto questo processo: "Se
qualcuno prende due pezzetti di legno e li
strofina luno contro l'altro, dalla frizione si
forma del calore e si produce una scintilla. Allo
stesso modo, quale risultato di un contatto che
si sperimentato come piacevole, sorge una
sensazione piacevole, quale risultato di un
contatto che si sperimentato come spiacevole,

152 Arte di Vivere


sorge una sensazione spiacevole, quale risultato
di un contatto che si sperimentato come
neutro, sorge una sensazione neutra." (5)
Il contatto di un oggetto con la mente o con il
corpo produce una scintilla di sensazione. Tale
sensazione il legame attraverso cui
sperimentiamo il mondo con tutti i suoi
fenomeni, fisici e mentali. Per sviluppare la
saggezza basata sull'esperienza, dobbiamo
diventare consapevoli di ci che realmente
proviamo,
cio
dobbiamo
sviluppare
la
consapevolezza delle sensazioni.
Inoltre, le sensazioni fisiche sono strettamente
connesse con la mente e, come il respiro,
offrono un riflesso dello stato mentale presente.
Quando degli oggetti mentali pensieri, idee,
fantasie, emozioni, ricordi, speranze, timori
vengono in contatto con la mente, sorgono le
sensazioni. Ogni pensiero, ogni emozione, ogni
azione mentale accompagnata da una
sensazione corrispondente all'interno del corpo.
Quindi, osservando le sensazioni fisiche,
osserviamo anche la mente.
La sensazione indispensabile per esplorare
fino in fondo la verit. Ogni cosa in cui ci
imbattiamo nel mondo provoca una sensazione
allinterno del corpo. La sensazione un
crocevia in cui mente e corpo si incontrano.
Sebbene sia di natura fisica, altres uno dei
processi mentali (vedi capitolo secondo). Sorge
dentro il corpo ed sentita dalla mente. In un
corpo morto o nella materia inanimata non ci
pu essere sensazione perch non vi mente.

Chapter Name 153


Se siamo inconsapevoli di questa esperienza, la
nostra indagine della realt rimane incompleta
e superficiale. Proprio come quando, liberando
un giardino dalle erbacce, dobbiamo essere
consapevoli delle radici nascoste e della loro
funzione vitale, allo stesso modo dobbiamo
essere consapevoli delle sensazioni la maggior
parte delle quali generalmente ci rimangono
nascoste se vogliamo comprendere la nostra
natura e confrontarci con essa in modo
appropriato.
Le sensazioni si avvicendano senza sosta nel
nostro corpo. Ogni contatto, mentale o fisico,
produce
una
sensazione. Ogni
reazione
biochimica d origine a una sensazione. Nella
vita ordinaria, la mente conscia manca della
concentrazione
necessaria
per
essere
consapevole di tutte le sensazioni tranne le pi
intense ma una volta che abbiamo affilato la
mente con la pratica di anapana-sati e
sviluppato la facolt della consapevolezza,
diventiamo
capaci
di
sperimentare
consciamente la realt di ogni sensazione che
proviamo dentro di noi.
Nella pratica della consapevolezza della
respirazione, lo sforzo sta nell'osservare il
respiro naturale, senza controllarlo o regolarlo.
Analogamente, nella pratica di vipassanabhavana
osserviamo
semplicemente
le
sensazioni fisiche.
Facciamo
scorrere
l'attenzione
sistematicamente attraverso tutta la struttura
fisica, dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa,

154 Arte di Vivere


da un'estremit all'altra, ma cos facendo non
andiamo alla ricerca di qualche tipo particolare
di sensazione, n cerchiamo di evitare
sensazioni di altro tipo. Lo sforzo solo quello di
osservare
oggettivamente,
di
essere
consapevoli di qualsiasi sensazione si manifesti
nel corpo. Le sensazioni possono essere di
qualsiasi tipo: calore, freddo, pesantezza,
leggerezza, prurito, palpitazione, contrazione,
espansione,
pressione,
dolore,
formicolio,
pulsazione, vibrazione e altro ancora.
Il
meditatore
non
cerca
qualcosa
di
straordinario, ma osserva semplicemente le
sensazioni fisiche ordinarie cos come si
manifestano naturalmente. N deve fare sforzo
alcuno per scoprire la causa di una sensazione:
essa pu nascere dalle condizioni atmosferiche,
o per la posizione in cui si seduti, o per gli
effetti di una vecchia malattia o della debolezza
del corpo, o anche per il cibo che si ingerito.
La ragione non importante e non ci interessa.
La cosa importante di essere consapevoli
della sensazione che proviamo in quel
determinato momento nella parte del corpo in
cui l'attenzione concentrata.
Quando ci dedichiamo a questa pratica per la
prima volta, possiamo essere capaci di
percepire le sensazioni in alcune parti del corpo
e non in altre. Quando la facolt della
consapevolezza non ancora pienamente
sviluppata, sperimentiamo solo le sensazioni
intense e non le pi fini, le pi sottili. Tuttavia,
alternativamente, continuiamo a rivolgere

Chapter Name 155


lattenzione a ogni parte del corpo, muovendo
la nostra consapevolezza in ordine sistematico,
senza permettere all'attenzione di essere
attratta indebitamente da sensazioni pi forti.
Essendo gi educati alla concentrazione,
abbiamo
sviluppato
l'abilit
di
fissare
l'attenzione su un oggetto scelto consciamente.
Ora utilizziamo tale abilit per muovere la
consapevolezza su ogni parte del corpo in
ordine progressivo, senza tralasciare le parti in
cui la sensazione poco chiara per passare a
quelle dove pi forte, senza soffermarci su
qualche sensazione particolare e neppure
cercare di
evitarne altre. In tal modo ci
troveremo gradualmente nella situazione in cui
potremo sperimentare le sensazioni in ogni
parte del corpo.
Quando si intraprende la pratica della
consapevolezza della respirazione, il respiro
sar spesso pesante e irregolare. Poi man mano
si calma e diventa progressivamente pi
leggero, fine e delicato. Allo stesso modo,
allinizio della pratica di vipassana-bhavana,
spesso si sperimentano sensazioni forti, intense
e spiacevoli che sembrano durare a lungo, cos
come possono sorgere emozioni forti, pensieri a
lungo dimenticati, ricordi che apportano con s
disagi fisici e mentali, persino dolore. Gli
ostacoli della bramosia e dellavversione, della
pigrizia, dell'agitazione e del dubbio, che
impediscono di progredire durante la pratica
della consapevolezza del respiro, possono ora
ricomparire,
e
tanto
forti
da
rendere

156 Arte di Vivere


completamente
impossibile
mantenere
la
consapevolezza delle sensazioni.
Di fronte a una tale situazione, non si ha altra
alternativa se non quella di ritornare alla pratica
della consapevolezza del respiro per calmare e
affinare ancora una volta la mente.
Pazientemente,
senza
sentirci
sconfitti,
riprendiamo a operare per ristabilire la
concentrazione, ben sapendo che tutte queste
difficolt in realt sono il risultato del nostro
successo iniziale. Alcuni condizionamenti sepolti
in profondit sono stati stimolati e hanno
cominciato ad apparire a livello conscio.
Gradualmente, con uno sforzo prolungato, ma
senza tensioni, la mente riacquista la
tranquillit e la concentrazione. I pensieri forti e
le emozioni scompaiono e si pu ritornare alla
consapevolezza delle sensazioni. Con una
pratica continua e ripetuta, le sensazioni
intense tendono a dissolversi in sensazioni pi
uniformi e sottili e alla fine in semplici
vibrazioni, che sorgono e se ne vanno con
grande rapidit.
Ma ai fini della meditazione irrilevante che le
sensazioni siano piacevoli o spiacevoli, intense
o sottili, uniformi o variate. Il compito dei
meditatori semplicemente quello di osservare
con oggettivit. Sia che le sensazioni spiacevoli
ci abbiano procurato disagio, sia che quelle
piacevoli ci abbiano attratto, non dobbiamo
fermare il nostro lavoro, n permettere ad esse
di distrarci o intrappolarci; il nostro compito
consiste solo nellosservare noi stessi con lo

Chapter Name 157


stesso distacco di uno scienziato alle prese con
esperimenti di laboratorio.
Impermanenza,
sofferenza

inesistenza

dellIo,

Perseverando
nella
meditazione,
comprenderemo ben presto un fatto basilare: le
nostre sensazioni mutano costantemente. Ad
ogni istante, in ogni parte del corpo, sorge una
sensazione e ogni sensazione indice di
mutamento. Ad ogni istante avvengono dei
cambiamenti in ogni parte del corpo, delle
reazioni elettromagnetiche e biochimiche. Ad
ogni istante, e pi rapidamente ancora, i
processi mentali cambiano e si manifestano con
mutamenti fisici.
Questa la realt della mente e della materia:
mutevole e impermanente: anicca. Ad ogni
istante le particelle subatomiche di cui
composto il corpo nascono e svaniscono. Ad
ogni istante le funzioni mentali compaiono e
scompaiono, una dopo l'altra. Ogni cosa interna,
fisica e mentale, cos come il mondo esterno,
cambia ad ogni istante. E se in precedenza
potevamo aver riconosciuto, aver compreso
intellettualmente che questo era vero, ora, con
la pratica di vipassana-bhavana, sperimentiamo
la realt dell'impermanenza dentro la struttura
del nostro corpo. L'esperienza diretta della
transitoriet delle sensazioni ci prova la nostra
natura effimera.

158 Arte di Vivere


Ogni parte del corpo, ogni processo mentale
in uno stato di fluire continuo. Non c' niente
che permanga al di l del singolo istante,
nessun nucleo a cui potersi aggrappare, nulla
che si possa chiamare "Io" o "mio". Questo Io
solo una combinazione di processi in continuo
mutamento.
Cos il meditatore arriva a comprendere un'altra
realt fondamentale: anatta, la non-esistenza di
un Io reale, di un s o di un ego permanente.
L'ego a cui si cos attaccati un'illusione
creata dalla combinazione di processi fisici e
mentali, processi in costante fluire. Avendo
esplorato il corpo e la mente fino ai livelli pi
profondi, si verifica che non c' un nucleo
immutabile, un'essenza che sia indipendente
dai processi, nulla che sia esente dalla legge
dell'impermanenza. C' solo un fenomeno
impersonale, che cambia al di fuori del nostro
controllo. Allora un'altra realt diviene chiara.
Qualsiasi sforzo di aggrapparsi a qualcosa,
dicendo: "questo l'Io, questo me, questo
mio", ci costringe all'infelicit, perch prima o
poi questo qualcosa a cui ci aggrappiamo se ne
andr, e anche lIo se ne andr. L'attaccamento
a ci che impermanente, transitorio, illusorio e
fuori dal nostro controllo sofferenza, dukkha.
Comprendiamo tutto questo non perch
qualcuno ci dice che cos, ma perch lo
sperimentiamo
osservando
le
sensazioni
all'interno del nostro corpo.

Chapter Name 159


Equanimit
Come si fa allora a non essere infelici? Come si
fa a vivere senza sofferenza? Limitandosi ad
osservare senza reagire: invece di cercare di far
durare un'esperienza o di evitarne un'altra, di
procurarsene una o di scacciarne unaltra
ancora, non si fa altro che esaminare ogni
fenomeno oggettivamente, con equanimit, con
la mente equilibrata.
Sembra abbastanza semplice, ma che fare
quando ci sediamo con lintenzione di meditare
per un'ora e dopo dieci minuti ci fanno male le
ginocchia? Cominciamo subito a odiare il dolore,
a volere che se ne vada. Ma non se ne va; al
contrario, pi lo odiamo, pi diventa forte. Il
dolore fisico diviene un dolore mentale, che
provoca grande sofferenza.
Se possiamo apprendere per un momento solo a
osservare il dolore fisico, e sia pure
temporaneamente,
possiamo
liberarci
dall'illusione che il nostro dolore, che siamo
noi a sentire dolore, se possiamo esaminare la
sensazione oggettivamente come un medico
esamina il dolore di qualcun altro, allora ci
accorgiamo che il dolore stesso cambia. Non
fisso,
cambia ad ogni istante, se ne va,
ricomincia, cambia di nuovo .
Quando comprendiamo questo attraverso
l'esperienza personale, scopriamo che il dolore
non potr pi sopraffarci n controllarci a lungo.
Forse se ne andr via rapidamente, forse no, ma

160 Arte di Vivere


non importa. Non soffriamo pi per il dolore
perch possiamo osservarlo con distacco.
La via che conduce alla liberazione
Possiamo liberarci dalla sofferenza sviluppando
consapevolezza ed equanimit. La sofferenza ha
il suo principio nell'ignoranza della propria
realt. Nel buio di questa ignoranza, la mente
reagisce ad ogni sensazione con piacere o
dispiacere, bramosia o avversione.
Ogni reazione di tale tipo crea sofferenza ora e
mette in moto una catena di eventi che in futuro
non porteranno altro che sofferenza. Come si
pu rompere questa catena di cause ed effetti?
In qualche modo, a causa di azioni passate
compiute nell'ignoranza, la vita cominciata, il
flusso di mente e materia ha avuto inizio. Allora
ci si dovrebbe suicidare? No, questo non
risolverebbe il problema. Nel momento in cui ci
si uccide, la mente colma di infelicit, colma
di avversione. Qualsiasi cosa verr dopo,
anch'essa sar colma di infelicit. Tale azione
non pu condurre alla felicit. La vita ha avuto
inizio e da essa non si pu scappare. Allora si
dovrebbero
distruggere
le
sei
basi
dell'esperienza sensoriale? Ci si potrebbe
strappare gli occhi, mozzare la lingua,
distruggere naso e orecchie. Ma come si
potrebbe distruggere il corpo? Come si potrebbe
distruggere la mente? Si tratterebbe di nuovo di
suicidio, ossia di un atto inutile.

Chapter Name 161


Si dovrebbero distruggere gli oggetti propri di
ognuna delle sei basi sensoriali, tutte le cose
visibili, i suoni e cos via?
Non possibile. L'universo gremito di
innumerevoli oggetti; nessuno riuscirebbe a
distruggerli tutti. Dato che le sei basi sensoriali
esistono, impossibile prevenirne il contatto
con i rispettivi oggetti. Appena avviene il
contatto, si costretti a provare una
sensazione.
Ma questo il punto in cui la catena pu essere
rotta. Il legame cruciale avviene nellistante
della sensazione. Ogni sensazione d origine a
piacere
o
dispiacere.
Queste
reazioni
momentanee, inconsce, di piacere e dispiacere
sono
immediatamente
moltiplicate
e
intensificate in bramosia e avversione, in
attaccamento, e producono infelicit sia ora che
nel futuro. un'abitudine cieca che ripetiamo
meccanicamente.
Con la pratica di vipassana-bhavana, per,
sviluppiamo
la
consapevolezza
di
ogni
sensazione. E sviluppiamo l'equanimit: non
reagiamo.
Esaminiamo
la
sensazione
spassionatamente, senza che ci piaccia o ci
dispiaccia, senza bramosia, avversione o
attaccamento. Invece di dar origine a reazioni
nuove, ogni sensazione d ora origine soltanto a
saggezza, paa, alla comprensione profonda:
"Tutto
ci

impermanente,
transitorio,
destinato a cambiare, a sorgere per poi sparire.
"

162 Arte di Vivere


La catena stata rotta, la sofferenza stata
fermata. Non c' alcuna nuova reazione di
bramosia o avversione e quindi nessuna causa
da cui la sofferenza possa scaturire.
La causa della sofferenza il kamma, l'azione
mentale, ovvero la reazione cieca di bramosia e
avversione, il sankhara. Quando la mente
consapevole della sensazione, ma mantiene
l'equanimit, non c' una reazione di questo
tipo, non ci sono cause che produrranno
sofferenza:
abbiamo
smesso
di
creare
sofferenza per noi stessi.

Il Buddha ha detto:
Tutti i sankhara sono impermanenti.
Quando realizzerete ci con vera comprensione
profonda,
allora vi staccherete dalla sofferenza:
questo il sentiero della purificazione. (6)
Qui la parola sankhara ha un significato molto
ampio. Una reazione mentale cieca definita
sankhara, ma il risultato di tale azione, il suo
frutto anchesso noto come sankhara: da un
certo seme, un certo frutto. Ogni cosa in cui ci
imbattiamo nella vita in ultima analisi il
risultato delle nostre azioni mentali. Quindi, nel
senso pi ampio, sankhara non significa altro

Chapter Name 163


che il mondo condizionato, tutto ci che si
formato e composto. Ne consegue che "Tutte le
cose esistenti sono impermanenti", siano esse
mentali o fisiche: ogni cosa nell'universo.
Quando si osserva questa verit con la
saggezza basata sull'esperienza per mezzo della
pratica
di
vipassana-bhavana,
allora
la
sofferenza scompare, perch ci si allontana
dalle cause della sofferenza, si abbandona cio
l'abitudine alla bramosia e all'avversione.
Questo il sentiero della liberazione.
Tutto lo sforzo sta nell'apprendere come non
reagire, come non produrre un nuovo sankhara.
Sorge una sensazione e ha inizio il piacere o il
dispiacere. Questo momento transitorio, se non
ne siamo consapevoli, viene ripetuto e si
intensifica in bramosia e avversione, diventando
un'emozione forte che talora opprime la mente
conscia. Veniamo imprigionati dallemozione e
tutti i nostri migliori propositi sono spazzati via.
Il risultato che ci troviamo impegnati in azioni
e discorsi malsani, nocivi a noi e agli altri.
A causa di un momento di reazione cieca, ci
procuriamo dolore e sofferenza, ora e in futuro.
Ma se siamo consapevoli del punto in cui il
processo di reazione inizia se siamo cio
consapevoli
della
sensazione
possiamo
scegliere di non permettere alle reazioni di aver
luogo o di intensificarsi. Osserviamo la
sensazione senza reagire, senza provare n
piacere n dispiacere per essa. Cos essa non ha
alcuna possibilit di svilupparsi in bramosia o
avversione, in un'emozione forte che possa

164 Arte di Vivere


sopraffarci: semplicemente sorge e svanisce. La
mente rimane in equilibrio, in pace. Siamo felici
ora e non possiamo aspettarci altro che felicit
in futuro, poich non abbiamo reagito.
Questa capacit di non reagire di grande
valore. Se siamo consapevoli della sensazione
all'interno del corpo e nello stesso tempo
manteniamo l'equanimit, in quegli istanti la
mente libera. Forse all'inizio durante il periodo
di meditazione questi istanti possono essere
brevissimi, mentre per il resto del tempo la
mente resta sommersa dalle vecchie abitudini
di reazione alle sensazioni, al vecchio circolo
vizioso di bramosia, avversione e infelicit. Ma
con una pratica ripetuta, quei brevi attimi
diventeranno secondi, e poi minuti, finch
cesser la vecchia abitudine alla reazione e la
mente sar costantemente in pace. Ecco come
la sofferenza pu essere fermata. Ecco come
possiamo smettere di procurarci infelicit.
Domande e risposte
DOMANDA: Perch dobbiamo far scorrere la
nostra attenzione lungo il corpo seguendo un
ordine preciso?
SATYA
NARAYAN
GOENKA:
Perch
state
lavorando per esplorare la completa realt della
mente e della materia. Per far questo
necessario sviluppare la capacit di percepire
ci che accade in ogni parte del corpo: nessuna
parte dovrebbe rimanere insensibile. Dovete
anche sviluppare la capacit di osservare tutta

Chapter Name 165


la gamma delle sensazioni. Il Buddha ha
descritto la pratica in questi termini: "In ogni
luogo dentro i confini del corpo si sperimentano
sensazioni, dovunque ci sia vita nel corpo." (7)
Se permettete all'attenzione di muoversi a caso
da una parte a un'altra, da una sensazione a
un'altra, naturalmente sar sempre attratta
dalle zone interessate da sensazioni pi forti. La
vostra
osservazione
rimarr
parziale,
incompleta, superficiale. Quindi essenziale
muovere sempre l'attenzione con ordine.
Come possiamo capire che non stiamo creando
delle sensazioni?
Potete fare una prova. Se dubitate che le
sensazioni che state provando siano reali,
potete darvi due o tre ordini, autosuggestioni.
Se scoprite che le sensazioni cambiano a vostro
comando, significa che non sono reali. In quel
caso
dovete
gettare
via
tutta
quanta
l'esperienza e ricominciare osservando il respiro
per un p. Ma se scoprite di non poter
controllare le sensazioni, ma che esse al
contrario non cambiano a vostro piacimento,
allora dovete scacciare i dubbi e accettare il
fatto che l'esperienza reale.
Se queste sensazioni sono reali, perch non le
proviamo nella vita ordinaria?
Lo fate a livello inconscio. La mente conscia
inconsapevole, ma in ogni momento la mente
inconscia prova delle sensazioni nel corpo e

166 Arte di Vivere


reagisce ad esse. Questo processo avviene
ventiquattro ore su ventiquattro. Con la pratica
di Vipassana, tuttavia, si abbattono le barriere
tra
il
conscio
e
l'inconscio.
Diventate
consapevoli di ogni cosa che accade all'interno
della vostra struttura fisica e mentale, di ogni
cosa che sperimentate.
Permettere
a
noi
stessi
di
provare
deliberatamente dolore fisico pu sembrare
masochismo.
Lo sarebbe se vi si chiedesse di sperimentare
solo dolore. Ma, al contrario, vi si chiede di
osservare il dolore oggettivamente. Quando
osservate senza reagire, automaticamente la
mente inizia a penetrare al di l della realt
apparente del dolore fino alla sua natura sottile,
che consiste unicamente in
vibrazioni che
nascono e svaniscono ad ogni istante. E quando
sperimentate tale sottile realt, il dolore non
pu sopraffarvi. Siete voi i padroni di voi stessi,
siete liberi dal dolore.
Ma certamente il dolore pu essere un segnale
che c' deficienza di sangue in qualche parte
del corpo. saggio ignorare tale segnale?
Ebbene, abbiamo scoperto che questo esercizio
non causa danni. Se lo facesse, non ve lo
raccomanderemmo. Migliaia di persone hanno
praticato questa tecnica. Non conosco neppure
un solo caso in cui qualcuno che si stava

Chapter Name 167


esercitando in modo corretto si sia fatto del
male. L'esperienza comune che il corpo
diventa docile e flessibile. Il dolore scompare
quando imparate ad affrontarlo con mente
equilibrata.
Non possibile praticare Vipassana osservando
una delle sei porte dei sensi, per esempio,
osservando il contatto degli occhi con la visione
e delle orecchie con il suono ?
Certamente. Ma anche questa osservazione
deve comportare la consapevolezza della
sensazione. Ogni volta che avviene un contatto
in una delle sei basi sensoriali occhi, orecchie,
naso, lingua, corpo, mente si produce una
sensazione. Rimanendone inconsapevoli, si
perde di vista il punto in cui inizia la reazione.
Nel caso della maggior parte dei sensi, il
contatto pu essere solo intermittente. A volte
le vostre orecchie possono udire un suono, a
volte no. Ma ai livelli pi profondi c' ad ogni
istante un contatto tra mente e materia che
origina costantemente delle sensazioni. Per
questa ragione, osservare le sensazioni la via
pi accessibile e vivida per sperimentare il fatto
dell'impermanenza.
Prima
di
tentare
di
osservare le altre porte dei sensi, bisogna
padroneggiare questa via.
Se dobbiamo solo accettare e osservare le cose
cos come vengono, in che modo pu esserci
progresso?

168 Arte di Vivere


Il progresso si misura secondo lo sviluppo
dell'equanimit. Non avete altra scelta se non
l'equanimit, perch non potete cambiare le
sensazioni, non potete creare le sensazioni.
Qualsiasi cosa sorge, sorge. Pu essere
gradevole o sgradevole, di questo o di quel tipo,
ma
se
mantenete
l'equanimit,
state
certamente avanzando sul sentiero, state
perdendo le vecchie abitudini mentali alla
reazione.
Questo accade nella meditazione, ma come
riferirlo alla vita ?
Quando nella vita quotidiana nasce un
problema, bisogna fermarsi il tempo necessario
per osservare le nostre sensazioni con mente
equilibrata. Quando la mente calma ed
equilibrata, qualsiasi decisione si prenda sar
quella buona. Quando la mente turbata, la
decisione sar una reazione. Bisogna imparare a
trasformare il proprio comportamento in modo
da passare da reazioni negative ad azioni
positive.
Quindi se non si in collera o critici, ma si nota
che qualcosa pu essere fatto in modo diverso,
e migliore, allora si pu andare avanti e agire?
Si, bisogna agire. La vita fatta per l'azione,
non bisogna diventare inattivi. Ma l'azione deve
essere compiuta con una mente equilibrata.

Chapter Name 169


Oggi stavo impegnandomi per provare una
sensazione in una parte del corpo che era
intorpidita, e non appena la sensazione sorta
la mente ha fatto un sobbalzo, mi sono sentito
come se avessi segnato un punto per la mia
squadra. E mi sono mentalmente udito urlare:"
Bene!" Poi ho pensato: "No, non voglio reagire
cos." Ma mi chiedo, una volta tornato nel
mondo, come posso andare a una partita di
baseball o di calcio e non reagire?
Anche in un incontro di calcio agirete, non
reagirete, e scoprirete di divertirvi un mondo.
Un piacere accompagnato dalla tensione della
reazione non un vero piacere. Quando la
reazione cessa la tensione scompare, e solo
allora possibile cominciare a godere la vita.
Allora posso saltare su e gi e gridare come
voglio?
Si, con equanimit. Fatelo con equanimit.
E che cosa faccio se la mia squadra perde?
In quel caso dovrete sorridere e dire "Siate
felici!". Siate felici in ogni situazione!
Mi sembra un punto fondamentale.
S!

170 Arte di Vivere


I due anelli
Un uomo ricco mor in et avanzata, lasciando
due
figli.
Per
qualche
tempo
costoro
continuarono a vivere secondo il costume
indiano tradizionale, in un'unica famiglia, una
famiglia allargata. Ma poi litigarono e decisero
di separarsi e di dividere tra loro tutte le
propriet, al cinquanta per cento. Quando la
transazione fu fatta, scoprirono un pacchettino
che il padre aveva nascosto con cura. Lo
aprirono e vi trovarono due anelli: uno era
adorno di un diamante di notevole valore,
mentre laltro era un semplice anello d'argento
da poche rupie.
Vedendo il diamante, il fratello pi anziano,
preso dallavidit, cominci a spiegare al
giovane: "Mi sembra che quest'anello non sia
propriet di nostro padre, ma piuttosto un bene
proveniente dai suoi antenati; ecco perch lo ha
tenuto separato dalle altre propriet. E dal
momento che stato conservato per
generazioni nella nostra famiglia, deve rimanere
per la generazione futura. Quindi io, essendo il
maggiore, lo conserver. meglio che tu prenda
l'anello d'argento". Il pi giovane sorrise e disse:
"Va bene, sii felice con l'anello di diamanti. Io
sar felice con quello d'argento. Entrambi si
misero gli anelli al dito e se ne andarono per la
loro strada.
Il pi giovane pensava tra s: " facilmente
comprensibile che mio padre abbia custodito

Chapter Name 171


l'anello di diamanti, perch di grande valore.
Ma perch ha conservato questo comune anello
d'argento?". Esamin l'anello da vicino e vide
che vera incisa la frase: "Anche questo
cambier". "Ecco
il mantra di mio padre,
pens il giovane: "Anche questo cambier'. E
rimise l'anello al dito.
Entrambi i fratelli affrontarono gli alti e bassi
della vita. Quando arrivava la primavera, il
fratello pi anziano si esaltava, perdendo
l'equilibrio mentale. Quando veniva l'autunno o
l'inverno, veniva colto dalla depressione e di
nuovo perdeva l'equilibrio mentale. Divenne
teso e svilupp una forte ipertensione. Incapace
di dormire la notte, inizi a prendere sonniferi,
tranquillanti e ogni sorta di medicine sempre pi
forti. Infine, le sue condizioni divennero tali, per
cui fu necessario sottoporlo a elettroshock. Era
il fratello che aveva l'anello con il diamante.
In quanto al fratello pi giovane, quello che
aveva avuto l'anello d'argento, quando veniva
la primavera ne godeva, non cercava di
sfuggirle. Ne godeva, ma guardava il suo anello
e si ricordava: "Anche questo cambier". E
quando cambiava, poteva sorridere e dire:
"Bene, sapevo che stava per cambiare.
cambiata, ecco tutto!" Quando l'autunno o
l'inverno arrivavano, di nuovo guardava il suo
anello e si ricordava: "Anche questo cambier".
Non cominciava a lamentarsi, sapendo che
anche quello sarebbe cambiato. E davvero,
anche quello cambiava, se ne andava. Di tutti
gli alti e bassi della vita, di tutte le vicissitudini

172 Arte di Vivere


egli sapeva che nulla eterno, che ogni cosa
viene solo per andarsene. Non perse l'equilibrio
mentale e visse una vita felice e in pace.
Questo era il fratello con l'anello d'argento.

CAPITOLO OTTAVO
CONSAPEVOLEZZA ED
EQUANIMITA'

Consapevolezza ed equanimit: in questo


consiste la meditazione Vipassana. Se praticate
assieme, esse conducono alla liberazione dalla
sofferenza. Se una o l'altra debole o
insufficiente, non possibile avanzare lungo il
sentiero che porta alla meta. Sono entrambe
essenziali, come un uccello che ha bisogno di
due ali per volare o un carro di due ruote per
muoversi. E devono essere ugualmente forti. Se
un'ala debole e l'altra potente, luccello non
pu volare correttamente. Se una ruota
piccola e l'altra grande, il carro continuer a
muoversi in tondo. Per avanzare lungo il

Chapter Name 173


sentiero, il meditatore deve sviluppare sia la
consapevolezza che l'equanimit.
Dobbiamo diventare consapevoli della totalit
della mente e della materia nella loro natura pi
sottile. A questo scopo non basta essere
consapevoli solo degli aspetti superficiali del
corpo e della mente, quali i movimenti fisici o i
pensieri.
Dobbiamo
sviluppare
la
consapevolezza delle sensazioni in tutto il corpo
e conservare l'equanimit nei loro riguardi.
Se siamo consapevoli ma manchiamo di
equanimit, tanto pi allora
diventiamo
coscienti e sensibili alle sensazioni interiori,
quanto pi
aumenteranno le probabilit di
reagire, e perci di accrescere la sofferenza.
D'altra
parte,
se
abbiamo
raggiunto
l'equanimit
ma
ignoriamo
tutto
delle
sensazioni interiori, allora questa equanimit
solo superficiale e mantiene a livello inconscio
le reazioni che si avvicendano costantemente
nelle profondit della mente senza che ce ne
accorgiamo. Dobbiamo quindi cercare di
sviluppare
sia
la
consapevolezza
che
l'equanimit ai livelli pi profondi. Dobbiamo
fare in modo di essere consapevoli di ci che
accade dentro di noi e, nello stesso tempo, di
non reagire, sapendo che cambier.
Questa la vera saggezza: la comprensione
della propria natura, una comprensione
conseguita con l'esperienza diretta della verit
all'interno di se stessi. Questo ci che il
Buddha chiamava yatha-bhta-ana-dassana, la
saggezza che nasce dall'osservazione della

174 Arte di Vivere


realt cos com'. Con questa saggezza si pu
uscire dalla sofferenza. Ogni sensazione che si
presenta dar origine solo alla comprensione
dell'impermanenza. Cessano tutte le reazioni,
tutti
i
sankhara
della
bramosia
e
dellavversione. Imparando ad osservare la
realt oggettivamente, si smette di creare
sofferenza per se stessi.
Il deposito delle reazioni passate.
Rimanere consapevoli ed equilibrati la via per
fermare il prodursi di nuove reazioni, di nuove
fonti di infelicit. Ma c un'altra dimensione
della nostra sofferenza con cui dobbiamo
confrontarci. Smettendo di reagire da questo
momento in poi, possiamo impedire ulteriori
cause di infelicit, ma in ciascuno di noi esiste
un accumulo di condizionamenti, ovvero la
somma totale delle nostre reazioni passate.
Anche se non aggiungiamo nulla di nuovo a
questo deposito, i vecchi sankhara accumulati ci
provocheranno ulteriore sofferenza.
La parola sankhara pu essere tradotta come
"formazione", intendendo con questo sia l'atto
del formare sia ci che formato. Ogni reazione
l'ultimo passo, il risultato di una sequenza di
processi mentali, ma pu anche essere il primo
passo, la causa di una nuova sequenza mentale.
Ogni sankhara condizionato dai processi che
conducono ad esso, e contemporaneamente
condiziona anche i processi successivi.

Chapter Name 175


Il condizionamento opera influenzando la
seconda funzione mentale, la percezione
(trattata nel Capitolo Secondo). La coscienza
fondamentalmente
indifferenziata,
non
discriminante: ha il solo scopo di registrare i
contatti che avvengono nella mente o nel corpo.
La percezione, invece, discriminante: attinge
dal deposito delle esperienze passate per
valutare e catalogare ogni nuovo fenomeno. Le
reazioni passate sono dei punti di riferimento
con cui cercare di spiegare una nuova
esperienza; la giudichiamo e la classifichiamo
secondo i nostri passati sankhara.
In tal modo le vecchie reazioni di bramosia e
avversione influenzano la nostra percezione del
presente. Invece di vedere la realt, vediamo
"come attraverso delle lenti affumicate. La
nostra percezione del mondo esterno e di quello
interno distorta e oscurata dai nostri passati
condizionamenti, dalle nostre preferenze e dai
nostri
pregiudizi.
In
conseguenza
della
percezione
distorta,
una
sensazione
essenzialmente
neutra
diventa
immediatamente piacevole o spiacevole. A
questa sensazione reagiamo ulteriormente,
creando un nuovo condizionamento che distorce
ancora di pi la nostra percezione. In tal modo
ogni reazione diventa la causa di reazioni future,
tutte condizionate dal passato e condizionanti a
loro volta il futuro.
La doppia funzione dei sankhara illustrata
nella Catena del Sorgere Condizionato (vedi
Capitolo Quarto). Il secondo anello della catena

176 Arte di Vivere


il sankhara, ossia la pre-condizione immediata
del sorgere della coscienza, il primo dei quattro
processi mentali. Tuttavia, sankhara anche
l'ultimo della serie dei processi, dopo la
coscienza, la percezione e la sensazione.
Riappare sotto questa forma, pi avanti nella
catena e dopo la sensazione, come reazione di
bramosia e avversione. Bramosia e avversione
si sviluppano in attaccamento, il quale diventa
sorgente di una nuova fase di attivit fisica e
mentale. Cos il processo si alimenta da solo.
Ogni sankhara mette in moto una catena di
eventi che creano un nuovo sankhara, il quale a
sua volta mette in moto una nuova catena di
eventi che si ripetono allinfinito, in un circolo
vizioso. Ogni volta che reagiamo, rafforziamo la
nostra attitudine mentale alla reazione. Ogni
volta che sviluppiamo bramosia e avversione,
rafforziamo la tendenza della mente a
continuare a generarli. E quando questo schema
mentale si ben radicato, ne siamo catturati.
Per esempio, un uomo impedisce a qualcuno di
ottenere un oggetto desiderato. La persona
frustrata crede che quell'uomo sia molto cattivo
e lo detesta. Questa opinione profondamente
impressa nella mente inconscia della persona
frustrata non si basa su considerazioni circa il
carattere delluomo, ma unicamente sul fatto
che egli ha frustrato il desiderio della seconda
persona.
Ogni
successivo
contatto
con
quell'uomo porter impresso questo marchio e
far nascere sensazioni spiacevoli, le quali
produrranno a loro volta nuova avversione,

Chapter Name 177


rafforzando ulteriormente l'immagine. Anche se
i due si incontrano dopo un intervallo di
vent'anni, la persona che stata frustrata tanto
tempo prima pensa immediatamente che
quell'uomo sia molto cattivo e di nuovo prova
antipatia. In vent'anni, il carattere del primo
uomo pu essere totalmente cambiato, ma il
secondo lo giudica con i criteri della passata
esperienza. La reazione non avviene
nei
confronti delluomo, ma dell'opinione su di lui
basata su una reazione cieca originaria e quindi
prevenuta.
In un altro caso, un uomo aiuta qualcuno a
ottenere un oggetto desiderato. La persona che
stata aiutata crede che quell'uomo sia molto
buono e lo stima. L'opinione basata solo sul
fatto che l'uomo ha aiutato una seconda
persona a soddisfare il suo desiderio, non su
una attenta considerazione del suo carattere.
L'opinione positiva registrata nella mente
inconscia e connota il successivo contatto con
quell'uomo,
facendo
sorgere
sensazioni
piacevoli che danno come risultato una simpatia
pi forte, il quale a sua volta
rafforza
ulteriormente l'opinione. Per quanti anni
possano trascorrere tra un incontro e laltro, lo
stesso modello si ripete ad ogni nuovo contatto.
Sia la persona frustrata che la persona
gratificata non reagiscono alluomo in se stesso,
ma esclusivamente alla loro opinione su di lui,
basata sulla cieca reazione originaria .
In questo modo un sankhara pu dare origine a
una nuova reazione, sia nell'immediato che nel

178 Arte di Vivere


lontano futuro. E ogni reazione successiva
diventa causa di ulteriori reazioni, destinate a
non portare ad altro che a uninfelicit sempre
maggiore. E questo il processo di ripetizione
delle reazioni, della sofferenza. Pensiamo di
trovarci di fronte alla realt esterna mentre in
realt stiamo reagendo alle nostre sensazioni, le
quali sono condizionate dalle nostre percezioni,
le quali a loro volta sono condizionate dalle
nostre reazioni. Anche se a partire da un dato
momento
smettiamo
di
generare
nuovi
sankhara, dobbiamo ancora fare i conti con
quelli accumulati nel passato. Permane quindi in
noi una tendenza a reagire che pu riaffermarsi
in qualsiasi circostanza, rendendoci infelici. E
finch
persiste
questo
vecchio
condizionamento, non siamo completamente
liberi dalla sofferenza.
Come possiamo sradicare le vecchie reazioni?
Per trovare una risposta a questa domanda
necessario comprendere pi profondamente
come procede la meditazione Vipassana.

Sradicare i vecchi condizionamenti.


Nel praticare Vipassana, il nostro compito
semplicemente quello di osservare le sensazioni
del corpo. La causa di ogni particolare
sensazione non ci interessa; sufficiente
comprendere che ogni sensazione indica un

Chapter Name 179


cambiamento interno, che pu essere di origine
fisica o mentale, giacch
mente e corpo
funzionano in modo interdipendente e spesso
non si possono differenziare: ci che accade a
un livello si riflette nell'altro.
A livello fisico, come stato trattato nel Capitolo
secondo, il corpo composto di particelle
subatomiche kalapa che in ogni momento
nascono e spariscono con grande rapidit,
manifestando
in
un'infinita
variet
di
combinazioni le qualit basilari della materia
massa, coesione, temperatura e movimento e
producendo dentro di noi l'intera gamma delle
sensazioni.
Sono quattro le possibili cause del sorgere di
kalapa. La prima il cibo che mangiamo; la
seconda l'ambiente in cui viviamo. Ma tutto
ci che accade nella mente ha un effetto sul
corpo e pu essere responsabile del sorgere di
kalapa. E quindi le altre due cause possono
essere o le reazioni mentali in corso oppure le
reazioni accumulate nel passato che stanno
influenzando lo stato mentale presente. Per
funzionare, il corpo richiede cibo. Tuttavia,
anche se non viene alimentato, il corpo non
crolla subito. Pu continuare a sostenersi per
settimane, consumando le energie conservate
nei suoi tessuti. Quando tutte le energie
immagazzinate sono consumate, il corpo crolla
e muore: il flusso fisico perviene alla fine.
Analogamente la mente deve restare attiva per
mantenere il fluire della coscienza. Questa
attivit mentale il sankhara. Secondo la

180 Arte di Vivere


Catena del Sorgere Condizionato, la coscienza
ha origine dalle reazioni (vedi Capitolo quarto
pag.).
Ogni
reazione
mentale

responsabile
dell'impeto dato al fluire della coscienza. E
mentre il corpo richiede cibo solo ad intervalli,
la mente richiede sempre nuove stimolazioni.
Senza di queste, il fluire della coscienza non pu
continuare neanche per un istante. Per esempio,
se a un dato momento generiamo avversione
nella mente, nel momento successivo la
coscienza che sorge il prodotto di questa
avversione e cos via, momento per momento.
Noi continuiamo a ripetere la reazione di
avversione momento dopo momento, e a dare
nuova energia alla mente.
Con la pratica di Vipassana, per, il meditatore
impara a non reagire. A un dato momento non
crea pi sankhara, non d nuovi stimoli alla
mente. Che accade allora al flusso psichico?
Non si ferma subito: al contrario, luna o laltra
della
reazioni
accumulate
nel
passato
affioreranno alla mente per mantenere il flusso.
Nascer una risposta condizionata dal passato e
su questa base la coscienza continua per un
altro momento. Il condizionamento apparir a
livello fisico causando il nascere di un
particolare tipo di kalapa, che poi si sperimenta
come una sensazione nel corpo. Pu forse
sorgere un passato sankhara di avversione,
manifestandosi in qualit di particelle che si
sperimentano
come
spiacevoli
sensazioni
brucianti allinterno del corpo. Se a quelle

Chapter Name 181


sensazioni si reagisce con fastidio, si crea nuova
avversione: si inizia a dare nuova energia al
fluire della coscienza e non si permette pi ad
un altro sankhara proveniente dal deposito delle
reazioni passate di emergere a livello conscio.
Tuttavia, se capita una sensazione spiacevole e
non si reagisce, allora non si creano nuovi
sankhara. I sankhara scaturiti dal vecchio
deposito se ne vanno. Nellistante successivo,
un altro sankhara del passato sorge come una
sensazione. Di nuovo, se non si reagisce, se ne
va. In tal modo, mantenendo l'equanimit,
permettiamo alle reazioni accumulate nel
passato di affiorare alla mente, una dopo l'altra,
manifestandosi come sensazioni. Gradualmente,
conservando consapevolezza ed equanimit nei
riguardi
delle
sensazioni,
sradichiamo
i
condizionamenti passati.
Finch permangono i condizionamenti di
avversione, la tendenza inconscia della mente
sar di reagire con avversione allorch si
imbatte in qualche esperienza spiacevole.
Finch permangono i condizionamenti di
bramosia, la mente tender a reagire con
bramosia
ad
ogni
situazione
piacevole.
Vipassana opera erodendo queste risposte
condizionate. Mentre procediamo nella pratica,
continuiamo a imbatterci in sensazioni piacevoli
e spiacevoli, e osservando ciascuna di esse con
equanimit, indeboliamo gradualmente, fino a
distruggerle, le tendenze alla bramosia e
all'avversione. Quando le risposte condizionate
di un certo tipo sono sradicate, si liberi da

182 Arte di Vivere


quel tipo di sofferenza. E quando tutte le
risposte condizionate sono state sradicate, una
dopo l'altra, la mente completamente libera.
Colui che ha compreso a fondo questo processo
ha detto:
In
verit
impermanenti
sono
le
cose
condizionate,
avendo esse la natura del nascere e del passare
.
Se nascono e vengono estinte,
il loro sradicamento porta la vera felicit. (1)
Ogni sankhara nasce e scompare, per sorgere
ancora nellistante successivo in una ripetizione
infinita. Se sviluppiamo la saggezza e iniziamo
ad osservare oggettivamente, la ripetizione si
ferma per dare il via allo sradicamento. Strato
dopo strato, i vecchi sankhara sorgono e
vengono sradicati, a patto che non reagiamo.
Per quanti sankhara abbiamo sradicato,
godremo di altrettanta felicit, la felicit della
libert dalla sofferenza. Se tutti i sankhara
passati sono sradicati, godiamo la felicit
illimitata della piena liberazione.
La meditazione Vipassana quindi un tipo di
digiuno mentale che ha lo scopo di eliminare i
condizionamenti passati. In ogni momento, per
tutta la durata della nostra vita abbiamo
generato delle reazioni: ora, conservandoci
consapevoli ed equilibrati, abbiamo alcuni
momenti in cui non reagiamo e quindi non
generiamo
nuovi
sankhara.
Quei
pochi
momenti, per quanto brevi possano essere,

Chapter Name 183


sono molto potenti; mettono in moto il processo
inverso, il processo di purificazione.
Per far scattare questo processo, non dobbiamo
letteralmente fare nulla, dobbiamo cio
semplicemente astenerci da ogni nuova
reazione. Qualsiasi sia la causa delle sensazioni
che proviamo, vanno osservate con equanimit.
L'atto
di
generare
consapevolezza
ed
equanimit eliminer automaticamente le
vecchie reazioni, proprio come l'atto di
accendere una lampada disperde loscurit di
una stanza.
Il Buddha ha narrato un giorno la storia di un
uomo che aveva fatto molti doni caritatevoli,
concludendola con queste parole:
Anche se costui ha compiuto gli atti pi
caritatevoli, sarebbe stato ancor pi fruttuoso
per
lui
rifugiarsi
col
cuore
disponibile
nell'Illuminato, in Dhamma e in tutte le persone
sante. E dopo aver fatto questo, sarebbe stato
ancor pi fruttuoso per lui impegnarsi col cuore
disponibile nei cinque precetti. E dopo di ci,
sarebbe stato ancor pi fruttuoso per lui
coltivare la benevolenza verso tutti giusto il
tempo necessario a mungere una mucca. E una
volta fatto tutto questo, sarebbe stato ancor pi
fruttuoso per lui sviluppare la consapevolezza
dell'impermanenza
giusto
per
il
tempo
necessario a schioccare le dita. (2)
A volte il meditatore pu essere consapevole
della realt delle sensazioni nel corpo solo per

184 Arte di Vivere


un attimo e non reagisce perch ne comprende
la natura transitoria. Ma anche questo breve
momento avr un effetto potente. Con una
pratica paziente, ripetuta, continua, quei pochi
momenti di equanimit aumenteranno e i
momenti reattivi diminuiranno. Gradualmente
l'abitudine mentale alla reazione si interromper
e i vecchi condizionamenti saranno sradicati,
finch verr il tempo in cui la mente sar
liberata da tutte le reazioni, passate e presenti,
liberata da tutte le sofferenze.
Domande e risposte
DOMANDA: Questo pomeriggio ho cercato una
nuova posizione in cui mi fosse facile sedere a
lungo senza muovermi, mantenendo la schiena
eretta, ma non ho potuto provare molte
sensazioni. Mi chiedo se le sensazioni verranno
o se devo ritornare alla vecchia posizione.
SATYA NARAYAN GOENKA: Non cercate di creare
sensazioni scegliendo una posizione scomoda.
Se quello fosse il modo giusto di praticare, vi
chiederemmo di sedere su un letto di chiodi! Tali
estremi non aiutano. Scegliete una posizione
confortevole in cui il corpo sia eretto e lasciate
che le sensazioni vengano naturalmente. Non
cercate di crearle per forza, consentite loro solo
di apparire. Verranno, perch esistono: e se
anche vi aspettate una sensazione gi provata
in
precedenza,
ci
pu
sempre
essere

Chapter Name 185


qualcosaltro.
Ho provato sensazioni pi sottili delle
precedenti. Nella mia prima posizione era arduo
rimanere seduto per pi di un breve periodo
senza muovermi.
Allora bene che abbiate trovato una posizione
pi confortevole. Ora lasciate che la sensazione
sia naturale. Forse alcune sensazioni forti sono
scomparse, ed il momento per voi di
affrontare quelle pi sottili, ma la mente non
ancora tanto acuta per sentirle. Per renderla pi
acuta, lavorate sulla consapevolezza della
respirazione per un p. Questa migliorer la
concentrazione e vi sar pi facile sentire le
sensazioni sottili.
Pensavo che fosse meglio provare delle
sensazioni forti, perch questo significava che
un vecchio sankhara era riemerso.
Non necessariamente. Certe impurit appaiono
come sensazioni molto sottili. Perch desiderare
ardentemente sensazioni forti? Qualsiasi cosa
appaia, forte o sottile, il vostro lavoro di
osservarla.
Dobbiamo
cercare
di
identificare
quale
sensazione associata con una data reazione?
Sarebbe una perdita inutile di energia. Sarebbe
come se qualcuno, lavando un vestito sporco, si

186 Arte di Vivere


fermasse su ogni macchia per controllare ci
che lha provocata. Questo non lo aiuterebbe
nel suo lavoro, che solo quello di pulire il
vestito: e per farlo, quel che importa avere un
pezzo di sapone da bucato e usarlo nel modo
giusto. Se il vestito viene lavato correttamente,
tutto lo sporco scompare. Allo stesso modo, chi
ha ricevuto il sapone di Vipassana deve usarlo
per rimuovere tutte le impurit della mente. Chi
ricerca la causa di alcune particolari sensazioni,
sta facendo un gioco intellettuale e si dimentica
di
anicca
e
di
anatta.
Questa
intellettualizzazione non pu aiutare nessuno a
uscire dalla sofferenza.
Sono confuso su chi sta osservando e chi o cosa
viene osservato.
Nessuna risposta intellettuale pu essere
soddisfacente. Ciascuno deve indagare per
proprio conto. Che cos' questo Io che sta
facendo tutto questo? Chi questo Io? Bisogna
continuare a esplorare, ad analizzare, a vedere
se viene fuori un qualche Io; se cos,
osservatelo. Vedete se viene fuori un qualche
Io; se cos, osservatelo. Se non viene fuori
niente, allora bisogna accettare: Questo Io
un'illusione".
Alcuni tipi di condizionamenti mentali non sono
forse positivi? Perch cercare di sradicarli?

Chapter Name 187


I condizionamenti positivi ci motivano a lavorare
per la liberazione dalla sofferenza. Ma quando
questo scopo ottenuto, tutti i condizionamenti,
positivi e negativi, devono essere abbandonati.
come usare una zattera per attraversare un
fiume. Una volta che il fiume sia stato
attraversato, non si continua il viaggio
portandosi la zattera in testa. Una volta che
servita allo scopo diventa inutile e deve essere
abbandonata. (3) Allo stesso modo, chi
completamente liberato non ha bisogno di
condizionamenti. Una persona liberata non a
causa di condizionamenti positivi, ma a causa
della purezza della mente.
Perch sperimentiamo sensazioni spiacevoli
quando iniziamo a praticare Vipassana e perch
le
sensazioni
piacevoli
arrivano
successivamente?
Vipassana opera sradicando dapprima le
impurit pi grossolane. Quando puliamo un
pavimento, dapprima raduniamo i rifiuti pi
grossi; quindi, ad ogni passata, raccogliamo la
polvere sempre pi fine. Cos nella pratica di
Vipassana: dapprima vengono sradicate le
impurit mentali pi grossolane, mentre le pi
sottili rimangono, apparendo come sensazioni
piacevoli. Ma pericoloso sviluppare bramosia
per queste sensazioni piacevoli. Quindi dovete
stare attenti a non scambiare una piacevole
esperienza sensibile per la meta finale. Per
sradicare tutte le reazioni condizionate bisogna

188 Arte di Vivere


continuare ad osservare
oggettivamente.

ogni

sensazione

Avete affermato che ciascuno di noi ha i suoi


panni sporchi, e anche il sapone per lavarli.
Oggi mi sento come se fossi rimasto pressoch
senza sapone! Questa mattina la mia pratica
stata molto intensa, ma nel pomeriggio ho
cominciato a sentirmi realmente disperato e
arrabbiato, e a chiedermi cosa fosse lutilit di
tutto. E stato come se, quando ero nel pieno
della meditazione, sorgesse a contrastare
questa forza un nemico interno l'ego forse a
mettermi fuori combattimento. Sentivo inoltre
di non avere la forza per combatterlo. C' un
modo per mettersi da parte cos da non dover
combattere tanto duramente, qualche modo
intelligente per farlo?
Mantenere l'equanimit, ecco la via pi
intelligente! Quello che avete sperimentato
assai naturale. Quando vi sembrava che la
meditazione andasse per il meglio, la mente era
equilibrata
e
penetrava
in
profondit
nell'inconscio. Come risultato di tale operazione
in profondit, una reazione del passato stata
smossa ed emersa alla superficie della mente,
cos nella seduta successiva avete dovuto
affrontare una burrasca di negativit. In tale
situazione l'equanimit essenziale, perch in
caso contrario la negativit avrebbe il
sopravvento e non potreste lavorare. Se
l'equanimit appare debole, bisogna applicare la

Chapter Name 189


consapevolezza del respiro. Quando viene una
grossa burrasca, bisogna gettare l'ncora e
aspettare che passi. In questi casi, il respiro
che funge da ncora. Utilizzatelo, e la burrasca
passer. bene che questa negativit sia
emersa, dandovi la possibilit di liberarvene. Se
saprete conservare l'equanimit, scomparir
facilmente.
Anche se non provo dolore, posso ugualmente
avvantaggiarmi da questi esercizi?
Se siete consapevoli ed equilibrati, allora
dolore o non dolore state certamente facendo
dei progressi. Non necessario sentire dolore
per fare progressi sul sentiero. Se non c'
dolore, bisogna accettare il fatto che non c'
dolore. Bisogna solo osservare ci che c'.
Ieri ho avuto un'esperienza in cui tutto il mio
corpo si sentiva come dissolto, come se fosse
ovunque solo una massa di vibrazioni
S?
Quando questo accadeva mi sono ricordato che
da bambino avevo avuto un'esperienza simile.
Per tutti questi anni ho cercato una via per
provare ancora unesperienza simile. Ed eccola
di nuovo.
S?

190 Arte di Vivere


Naturalmente
volevo
che
lesperienza
continuasse, la volevo prolungare. Ma essa
cambiata e se n andata. E allora ho cercato di
farla tornare ancora, ma senza risultato. Anzi,
da questa mattina ho avuto solo esperienze
grossolane.
S?
E poi ho compreso quanto mi rendevo infelice a
cercare di ottenere quella esperienza.
S?
E poi ho compreso che in realt non siamo qui
per fare delle esperienze particolari. Giusto?
Giusto.
Che in realt siamo qui per imparare ad
osservare ogni esperienza senza reagire.
Giusto?
Giusto.
Per cui, ci di cui tratta realmente questa
meditazione lo sviluppo dell'equanimit.
Giusto?
Giusto!
Mi sembra che ci voglia uneternit per
eliminare uno alla volta tutti i passati sankhara.

Chapter Name 191


Sarebbe cos se ad ogni singolo momento di
equanimit corrispondesse un singolo sankhara
del passato in meno. Ma nei fatti la
consapevolezza delle sensazioni vi porta al
livello pi profondo della mente e vi permette di
tagliare le radici dei condizionamenti passati. In
questo modo, in un tempo relativamente breve
potete eliminare interi complessi di sankhara, a
patto che la vostra consapevolezza e la vostra
equanimit siano forti.
E allora quanto tempo occorre per questo
processo di purificazione?
Ci dipende da quanto grande il vostro
deposito di sankhara che dovete eliminare, e
quanto forte la vostra meditazione. Non
potete calcolare il vostro deposito passato, ma
potete
essere
certi
che
pi
meditate
seriamente, pi velocemente vi avvicinate alla
liberazione. Continuate a lavorare risolutamente
verso quella meta. Verr il tempo, pi presto di
quanto pensiate, in cui la raggiungerete.

Nient altro che vedere

Un eremita viveva nei pressi del luogo dove


oggi sorge la citt di Bombay. Era un vero

192 Arte di Vivere


sant'uomo. Tutti quelli che lo incontravano lo
veneravano per la sua purezza mentale e molti
affermavano che doveva essere pienamente
liberato. Udendo con quali alte parole parlavano
di lui, naturalmente quest'uomo cominci a
chiedersi: "Forse sono davvero pienamente
liberato". Ma, essendo una persona onesta, si
esamin attentamente e vide che nella sua
mente c'erano ancora tracce di impurit e
quindi,
finch le impurit non fossero
scomparse, non avrebbe potuto raggiungere lo
stadio della perfetta santit. Allora chiese a
quelli che venivano ad onorarlo: "Non c'
qualcun altro nel mondo, oggi, che ritenuto
completamente liberato?"
"S" essi replicarono. "C' il monaco Gotama,
chiamato il Buddha, che vive nella citt di
Savatthi. Viene ritenuto pienamente liberato e
insegna la tecnica per mezzo della quale ha
potuto conseguire la liberazione".
"Devo andare da quest'uomo" decise l'eremita.
"Devo imparare da lui la via per diventare
pienamente liberato". Cos inizi a camminare
da Bombay attraverso tutta l'India centrale e
alla fine arriv a Savatthi, che oggi nello stato
dell'Uttar Pradesh, nel nord dell'India. Una volta
arrivato a Savatthi, raggiunse il centro di
meditazione del Buddha e chiese dove potesse
trovarlo.
" uscito" rispose uno dei monaci. " uscito per
elemosinare il cibo in citt. Aspettate qui e
riposatevi dal viaggio, ritorner tra poco".
"Non posso aspettare. Non ho tempo di

Chapter Name 193


aspettare! Mostratemi la strada che ha preso e
io la seguir ".
"Va bene, dato che insistete, ecco la strada che
ha preso. Se volete, potete trovarlo l". Senza
perdere un momento, l'eremita si mise di nuovo
in cammino e arriv nel centro della citt. L
vide un monaco che andava di casa in casa
elemosinando cibo. La meravigliosa atmosfera
di pace e armonia che circondava questa
persona convinse l'eremita di trovarsi di fronte
al Buddha; e, avendolo domandato a un
passante, scopr che era proprio lui.
Allora, in mezzo alla strada, l'eremita si avvicin
al Buddha, si inginocchi e gli tocc i piedi.
"Signore "disse" mi stato detto che siete
pienamente liberato e che insegnate una via
per
ottenere
la
liberazione.
Vi
prego,
insegnatemi questa tecnica".
Il Buddha rispose: "S, insegno questa tecnica e
ve la posso insegnare. Ma non n il tempo n
il luogo opportuno. Andate e aspettatemi al
centro di meditazione. Ritorner presto e ve la
insegner.".
"No, non posso aspettare".
"Cosa dite, neanche per mezz'ora?"
"No, non posso aspettare! Chi sa? Tra mezz'ora
potrei anche morire. In mezz'ora potreste morire
voi. In mezz'ora tutta la fiducia che ho in voi
potrebbe morire e allora non sarei pi capace di
imparare questa tecnica. Ora, signore, il
tempo. Per favore, insegnatemela ora!"
Il Buddha lo guard e riflett: "S, a quest'uomo
resta poco tempo, morir fra pochi minuti. Devo

194 Arte di Vivere


dargli il Dhamma, qui-e-ora." Ma come
insegnare Dhamma stando in mezzo alla
strada? Disse solo poche parole, che pure
contenevano tutto l'insegnamento:
"Nel vostro vedere ci sia solo il vedere, nel
vostro sentire nientaltro che il sentire, nel
vostro odorare, assaporare, toccare nientaltro
che odorare, assaporare, toccare, nel vostro
conoscere nientaltro che il conoscere." Quando
avviene il contatto per mezzo di una delle sei
basi dell'esperienza sensoriale, non ci deve
essere alcuna valutazione, alcuna percezione
condizionata. Dal momento che la percezione
comincia a valutare un'esperienza come buona
o cattiva, si vede il mondo in modo distorto a
causa delle proprie reazioni cieche. Per liberare
la mente da tutti i condizionamenti, bisogna
imparare a bloccare la valutazione basata sulle
reazioni del passato ed essere solamente
consapevoli, senza valutare e senza reagire.
L'eremita era un uomo con una mente cos pura
che queste istruzioni gli bastarono. L, seduto
sul bordo della strada, fiss la sua attenzione
sulla realt interiore: nessuna valutazione,
nessuna reazione, osserv semplicemente il
processo dei cambiamenti interiori. E nei pochi
minuti che gli rimanevano da vivere raggiunse
la meta finale, divenne pienamente liberato. (4)

Chapter Name 195

CAPITOLO NONO
LA META
"Qualsiasi cosa abbia la natura del nascere, ha
anche la natura del finire". (1) L'esperienza di
questa realt l'essenza dell'insegnamento del
Buddha. Mente e corpo sono soltanto un
insieme di processi che nascono e scompaiono
costantemente. La nostra sofferenza sorge
quando sviluppiamo attaccamento per i
processi, per ci che in realt effimero e non
ha sostanza. Se siamo in grado di comprendere
direttamente la natura impermanente di questi
processi, il nostro attaccamento ad essi svanir.
Questo il compito che si assumono i
meditatori: capire la propria natura transitoria
osservando le sensazioni interne in continuo
mutamento.
Quando
si
presenta
una
sensazione, non reagiscono, ma le permettono
di nascere e sparire. Cos facendo consentono ai
vecchi condizionamenti mentali di emergere in
superficie e sparire. Quando condizionamento e
attaccamento cessano, cessa la sofferenza e si
sperimenta la liberazione. un compito lungo,
che richiede un'applicazione costante. I benefici

196 Arte di Vivere


compaiono ad ogni passo lungo la via, ma
ottenerli richiede uno sforzo ripetuto. Solo
esercitandosi con pazienza, perseveranza e
continuit il meditatore pu avanzare verso la
meta.
Il raggiungimento della verit ultima
Ci sono tre livelli di progresso sul sentiero. Il
primo consiste solo nellimparare la tecnica,
come funziona e perch. Il secondo consiste nel
metterla in pratica. Il terzo la penetrazione,
cio luso della tecnica per penetrare in
profondit nella propria realt e perci
progredire verso la meta finale.
Il Buddha non negava l'esistenza di un mondo
apparente di strutture, forme, colori, sapori,
odori, dolori e piaceri, pensieri ed emozioni, di
esseri se stessi e gli altri. Si limitava ad
affermare che questa non la realt ultima. Con
la visione ordinaria percepiamo solo i modelli su
larga scala in cui i fenomeni pi sottili si
organizzano. Vedendo solo i modelli e non i
componenti sottostanti, siamo innanzitutto
consapevoli delle loro differenze, e quindi
facciamo distinzioni, assegniamo etichette, ci
formiamo preferenze e pregiudizi, cominciamo a
provare piacere e dispiacere: tutto il processo
che poi si sviluppa in bramosia e avversione.
Per abbandonare l'abitudine alla bramosia e
all'avversione, necessario non solo avere una
visione completa, ma vedere le cose in
profondit, percepire i fenomeni sottostanti che

Chapter Name 197


compongono la realt apparente. Questo
precisamente
ci
che
la
pratica
della
meditazione Vipassana ci permette di fare.
Ogni autoesame inizia naturalmente con
laspetto pi ovvio di ciascuno di noi: le diverse
parti del corpo, le varie membra e i vari organi.
Un'ispezione pi ravvicinata rivela che alcune
parti del corpo sono solide, altre liquide, altre in
movimento,
altre
ancora
ferme.
Forse
percepiamo la temperatura corporea distinta
dalla temperatura dell'atmosfera circostante.
Tutte queste osservazioni possono aiutarci a
sviluppare una maggiore autoconsapevolezza,
ma sono ancora dei risultati di un esame della
realt apparente in un composto di strutture e
forme. Quindi persistono le distinzioni, le
preferenze e i pregiudizi, le bramosie e le
avversioni.
La meditazione ci conduce oltre, attraverso
lesercizio della consapevolezza delle sensazioni
interiori, che rivelano senzaltro una realt pi
sottile della quale in precedenza eravamo
ignoranti. Dapprima siamo consapevoli dei
diversi tipi di sensazione nelle diverse parti del
corpo, sensazioni che sembrano sorgere,
permanere per qualche tempo e finalmente
sparire. Sebbene siamo ormai avanzati oltre il
livello superficiale, stiamo ancora osservando gli
schemi integrati della realt apparente. Per
questa ragione non siamo ancora liberi dalla
discriminazione,
dalla
bramosia
e
dall'avversione.
Se continuiamo a praticare con diligenza, prima

198 Arte di Vivere


o poi arriveremo al livello in cui la natura delle
sensazioni cambia. Ora siamo consapevoli
dell'uniformit delle sensazioni sottili attraverso
tutto il corpo: sorgono e spariscono con grande
rapidit. Siamo penetrati al di l degli schemi
integrati sino a percepire i fenomeni sottostanti
di cui sono composti, le particelle subatomiche
di
cui
tutta
la
materia

costituita.
Sperimentiamo direttamente la natura effimera
di queste particelle, che nascono e scompaiono
continuamente. Ora, di tutto ci che osserviamo
interiormente, sia esso sangue od ossa, solido o
liquido o gassoso, bello o brutto, percepiamo
solo una massa di vibrazioni indistinte. Alla fine
il processo che ci porta a fare distinzioni e ad
assegnare etichette cessa. Abbiamo esperienza
di ci che c' all'interno della struttura dei nostri
corpi, la verit ultima della materia: un flusso
costante, che nasce e scompare.
Analogamente, la realt apparente dei processi
mentali pu essere penetrata sino ai livelli pi
sottili. Per esempio, capita un momento di
piacere o di dispiacere, basato su un
condizionamento passato. Il momento seguente
la mente ripete la reazione di piacere o
dispiacere e la rinforza attimo per attimo fino a
svilupparla in bramosia o avversione.
Di solito siamo consapevoli solo delle reazioni
intensificate.
Con
questa
percezione
superficiale, cominciamo a identificare e
discriminare tra piacevole e spiacevole, buono e
cattivo, voluto e non voluto. Ma un'emozione
intensificata si comporta esattamente come una

Chapter Name 199


realt materiale apparente: quando iniziamo a
esaminarla osservando le sensazioni interiori,
essa si dissolve. Cos come la materia non
altro se non sottili ondicine di particelle
subatomiche, cos una forte emozione solo la
forma consolidata di piaceri e dispiaceri
momentanei, di momentanee reazioni alle
sensazioni. Una volta che una forte emozione si
sia dissolta in forme pi sottili, non ha pi il
potere di sopraffarci.
Dall'osservazione delle diverse sensazioni
consolidate nelle diverse parti del corpo
avanziamo verso la consapevolezza delle
sensazioni pi sottili di natura uniforme, che
nascono e svaniscono costantemente in tutta la
struttura fisica. A causa della grande rapidit
con cui le sensazioni compaiono e scompaiono,
possono essere sperimentate come un flus