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Lezione 5 -Fisica Medica-09/11/2021-Docente: Nadia Diano

Sbobinatore: Giuseppe Diana, Giovanni Pio Ipomedio

Relatore: Antonella Amodio

Dalla lezione precedente:

Il lavoro è la
modalità secondo
la quale noi
scambiamo
energia.

Lavoro ed energia
essendo due
grandezze
interscambiabili,
sono uguali
dimensionalmente e
quindi vengono misurate allo stesso modo ed hanno la stessa unità di misura. L ’energia può avere
delle forme differenti e quindi delle espressioni differenti, perché l’energia può dipendere da diverse
caratteristiche del corpo o del punto materiale
In particolare, l’energia relativa al movimento  quando un corpo è dotato di movimento, esso
possiede energia cinetica e quindi possiede una certa velocità.

L’espressione dell’energia cinetica, è data da .

Essa dipende dalla massa e dalla velocità che ha quell’oggetto in quell’istante. Grazie al teorema
dell’energia cinetica, possiamo affermare che poiché il lavoro è un mezzo per trasferire energia:
- se io compio lavoro sull’ambiente significa che io trasferisco energia sull’ambiente e di
conseguenza devo prenderla da qualche parte. Se la prendo dall’energia cinetica, ottengo
una diminuzione di energia cinetica;
- se invece l’ambiente esterno fa lavoro su di me, significa che devo incamerare l’energia e
quindi la mia velocità aumenta e quindi il lavoro è uguale alla variazione di energia
cinetica ( ).

Nella famiglia delle forze distinguiamo:


- le forze conservative
- le forze non conservative.
FORZE CONSERVATIVE
Le forze conservative sono quelle forze il cui lavoro non dipende dal percorso eseguito, ma
dipende esclusivamente dalla posizione iniziale alla posizione finale. Se io, ad esempio, devo
compiere lavoro per andare da A a B, il lavoro è indipendente dalla traiettoria che io ho seguito.
Quindi una forza si dice conservativa se il lavoro è indipendente.

FORZA PESO  Un esempio di forza conservativa è dato dalla forza peso ( P=mg), il cui lavoro è
indipendente dal percorso seguito.
ESEMPIO:

immaginiamo di avere un piano inclinato con un oggetto che dal punto A deve arrivare al punto B.
Che cosa succede? Possiamo optare per due tipologie di percorso:
- il percorso 1 (tratteggiato in blu) che va da A a B
- il percorso 2 (in rosso) dove la pallina prima viene lanciata da A a C, e poi da C raggiunge
B.
Andiamo a calcolarci il lavoro della forza peso nei due percorsi:
- Percorso 1 (A-B): il lavoro per andare da A a B è pari al prodotto scalare della forza per lo
spostamento . Per quanto riguarda l’angolo che formano la forza e lo spostamento,
si considera oppure anche .
Quindi il lavoro sarà pari a .

- Percorso 2: per calcolare il lavoro nel secondo percorso devo considerare i lavori nei due
tratti.
Sul tratto AC il lavoro è pari alla forza (forza peso) per lo spostamento (lunghezza h).
L’angolo formato tra di loro è 0 perché sono sovrapposti; il cos di 0 = 1, quindi lungo il
tratto AC il lavoro è pari ad mgh.
Sul tratto BC il lavoro è pari a 0 perché la forza mg è verticale, lo spostamento è orizzontale
e quindi l’angolo che formano è di 90 e noi sappiamo che cos90 è pari a 0.
In conclusione, si è verificato che: il lavoro della forza peso è uguale sia se mi muovo lungo il
percorso 1 sia lungo il percorso 2. La forza peso è una forza conservativa.

Il lavoro, quindi, in un qualsiasi percorso risulta essere indipendente da quest’ultimo ed in


particolare: il lavoro per andare da A a B è uguale a ; nel momento in cui devo andare da B
ad A, il lavoro è identico in modulo, cambia solo il segno. Quindi avrò:

Di conseguenza, il lavoro in valore assoluto per andare da A a B è uguale al lavoro in valore


assoluto per andare da B ad A. Ciò implica che il lavoro compiuto sul percorso chiuso risulta essere
uguale a 0.
 Quando mi muovo con forze conservative, il lavoro in percorso chiuso è sempre nullo.

CARATTERISTICHE DELLE FORZE CONSERVATIVE


Le forze conservative hanno una particolare caratteristica: il lavoro può essere espresso mediante
l’opposto della variazione di una forma di energia che si chiama energia potenziale.
L’energia potenziale non ha mai un’espressione univoca, ma cambia a seconda della forza che
compie lavoro e a cui si riferisce.
A seconda anche dell’altezza a cui mi trovo io posso avere un’energia potenziale gravitazionale
diversa che mi porta ad avere:
- un’energia potenziale iniziale pari a mgh se mi trovo ad un’altezza h ;
- un’energia potenziale finale pari a 0 se la mia altezza h corrisponde al suolo.
(Quando considero una quota h, in realtà sto imponendo un punto di riferimento rispetto al quale io
calcolo l’h)
Inoltre, l’energia potenziale, rispetto all’energia cinetica, non ha mai un valore assoluto ma sempre
relativo. Ciò significa che, nel momento in cui considero un oggetto a un’altezza h ( un metro dalla
scrivania) e la scrivania è il mio zero, l’energia potenziale iniziale avrà valore mgh perché si trova
ad un metro dalla scrivania, mentre la mia energia potenziale finale sarà pari a 0 perché si troverà
sulla scrivania che costituisce il mio 0.
Oltre la forza peso abbiamo anche altre tipologie di forze conservative: la forza elastica e la forza
elettrica.
FORZA ELASTICA
Per forza elastica si intende una forza posseduta da particolari corpi che hanno un comportamento
elastico.
Che significa avere un comportamento elastico?
- Un corpo ha un comportamento elastico nel momento in cui lo sottopongo ad una
determinata deformazione mediante una forza e al cessare di quella forza, il corpo ritorna
nella sua conformazione originaria. Il corpo elastico per eccellenza è la molla.

Considero la molla
nella figura a, essa si
trova nella condizione
di riposo e posso
misurarla da un
estremo all’altro la sua
lunghezza.
Nel momento in cui
prendo la molla e la
sottopongo ad una
forza esterna
allungandol, la molla
passa da una
lunghezza l ad una
lunghezza l+Δl. Quando tolgo la forza esterna la molla torna dalla posizione nella posizione
originale.
Qual è la forza elastica?
La forza elastica è la forza posseduta dalla molla ed è una forza di richiamo che nel momento in
cui finisce la forza esterna, la riporta nella sua condizione originaria. La forza elastica è un vettore
uguale a
Il modulo della forza è dato k che è una costante, la costante elastica, per la deformazione x,
l’allungamento che la molla ha subito. Il modulo è pari a -k Δx e quel meno sta a rappresentare la
forza che è opposta alla deformazione. Questa rappresenta la legge di Hooke.
La forza elastica, proprio come la forza peso, è una forza conservativa e quindi il lavoro della forza
elastica si può come l’opposto della variazione dell’energia potenziale. L’espressione dell’energia
potenziale elastica è e lo si ottiene andando a considerare l’integrale del lavoro che va da A a
B.
Essendo il lavoro l’opposto della
variazione dell’energia
potenziale elastica:
- quando ho un lavoro positivo
l’energia potenziale elastica
diminuisce.
- quando ho un lavoro negativo,
l’energia potenziale elastica
aumenta.

FORZE NON CONSERVATIVE


La forza per eccellenza è la forza d’attrito, il cui lavoro non è indipendente dal percorso seguito
per andare dal punto A al punto B, ma il lavoro è dipendente dal percorso.
Quindi in questo caso per lavoro di forza d’attrito non parleremo di energia potenziale.
Nel momento in cui si va a considerare il lavoro delle forze conservative, il lavoro si può esprimere
in due modi come variazione di energia cinetica e come l’opposto della variazione di energia
potenziale.
(Teorema dell’energia cinetica vale per tutte le forze)
ENERGIA MECCANICA

Nel momento in cui nel sistema è presente


una forza conservativa, il lavoro da A a B è
uguale a:

I lavori devono essere gli stessi quindi:

A questo punto porto le energie con il pedice


B da una parte e quelle con il pedice A
dall’altra e quindi ottengo che la somma
dell’energia cinetica e dell’energia
potenziale in B deve essere uguale alla
somma dell’energia cinetica e potenziale di A. La somma dell’energia cinetica e potenziale prende
il nome di energia meccanica totale. Se nel mio sistema sono presenti solo forze conservative,
l’energia meccanica si conserva, quindi:

Questo significa che queste due forme di energia si interscambiano tra di loro.
Se volessi riscrivere l’espressione dell’energia meccanica in un sistema non conservativo,
nell’esprimere l’energia meccanica posso andare a calcolare il lavoro delle forze non conservative
perché nel caso di forze non conservative il lavoro dell’energia meccanica totale non si conserva.
Quindi quando calcolo il lavoro per
andare da A a B, il lavoro sarà
uguale a destra alla variazione di
energia cinetica. A sinistra avrò il
lavoro delle forze conservative ( )
più il lavoro delle forze non
conservative ( ).
Dopo esplicito il lavoro delle forze
non conservative andando a porre al
secondo membro le due energie
potenziali (cinetica e potenziale).
Quindi matematicamente posso dire
che il lavoro delle forze non
conservative è un lavoro dissipativo
che determina una variazione
dell’energia meccanica totale del mio sistema, ciò implica che non si conserva.
Quando la variazione è uguale a 0, il lavoro delle forze conservative è pari a 0 e quindi
possiamo dire che non agiscono forze conservative all’interno del sistema.
Esercizio conservazione energia meccanica:
Abbiamo detto che, inizialmente,
in posizione A ha tutta energia
potenziale, mentre quando
raggiunge la posizione B diventa
tutta energia cinetica. Quindi
l’energia potenziale B è 0 perché
si trova ad un’altezza pari a 0,
mentre l’energia cinetica in A è 0
perché la pallina parte da ferma.
Quindi avrò che energia
potenziale in A=energia cinetica
in B.
Semplifico le masse e ottengo
che la velocità finale è pari a
.

Questo esercizio lo posso risolvere sia dal punto di vista cinetico che dinamico.
Cinetico dove descrivo il moto, in questo caso un moto uniformemente accelerato con accelerazione
g diretta verso il basso. Oppure risolvo l’esercizio dal punto di vista dinamico applicando il
principio di conservazione dell’energia meccanica.

esercizio con energia potenziale elastica:


Il corpo si muove con una
velocità iniziale finché non
raggiunge la molla. Il corpo, dato
che non ci sono forze d’attrito, si
sta muovendo con un’energia
cinetica . Dopo che il
corpo ha compresso la molla,
succede che il corpo si ferma e
quindi l’ energia cinetica finale è
nulla e nel frattempo la molla si è
compressa. Quindi ora ha
un’energia potenziale pari
ad . Ora posso applicare il
teorema di conservazione
dell’energia meccanica e ottengo
che, dato che l’energia potenziale iniziale è nulla e l’energia cinetica finale è nulla, avrò:

Semplifico e e ottengo con la formula inversa il valore dello spostamento x dal punto di riposo.
esercizio con molla:
Sempre energia meccanica totale che
si conserva solo che in questo caso
ho l’energia potenziale elastica
iniziale e l’energia cinetica finale.
Non c’è l’energia potenziale finale
perché ho scelto che nel momento in
cui la molla è in condizioni di riposo,
essa coincide con il punto di origine
che è pari a 0.
Si procede come nel problema
precedente; in questo caso abbiamo
energia potenziale iniziale=energia
cinetica finale.

INTRODUZIONE PENDOLO
Il pendolo è costituito da una
fune inestensibile di massa
trascurabile con un oggetto di
massa m. Il pendolo lo posso
trattare anche con un moto
circolare uniforme.
Io ho un pendolo con una massa
attaccata ad una corda
inestensibile e si trova in
posizione verticale. A questo
punto lo spingo con una certa
forza dandogli una velocità
iniziale.
Se io vado a considerare la
posizione del pendolo nella
condizione iniziale di riposo avrò che il pendolo non ha energia potenziale perché la sua posizione
coincide con il piano, quindi con il mio 0.
Quando gli imprimo una certa velocità, il pendolo sale e l’oggetto di massa m seguirà una traiettoria
circolare il cui raggio sarà pari alla lunghezza della corda. Però se considero le posizioni
dell’oggetto posso dire che dalla posizione iniziale in cui ha energia cinetica massima e energia
potenziale nulla, raggiunge il punto più alto. Nel punto più alto si ferma perché l’energia cinetica
che io gli ho dato all’inizio si trasformerà in energia potenziale che sarà pari .
La nostra h è il dislivello, la
distanza, tra l’oggetto e il piano.
Considero il nostro oggetto che si
trova sul piano e non ha energia
potenziale, dopo averlo spinto, il
pendolo si porta in una posizione
dove avrà una distanza h dal
piano e avrò che:

dove h può essere espressa come h= . Metto l in evidenza e avrò che la


velocità sarà uguale a v= .

esercizio pendolo:
Considero l’accelerazione
centripeta, che ricordiamo aver
incontrato nel moto circolare
uniforme.
Essa è data dalla velocità al
quadrato fratto L (raggio).
Conoscendo nel problema sia L
che a, mi calcolo la velocità con
la formula inversa.

Dopo aver calcolato la velocità, dal secondo principio della dinamica calcolo la tensione della fune;
infatti, se analizzo il diagramma delle forze, ottengo che la massa M è soggetta alla tensione T e alla
forza peso P.
Applico quindi il secondo principio e calcolo la tensione della fune tale che:

T-
EQUILIBRIO DI UN CORPO ESTESO
Antecedentemente nella parte della meccanica si sono considerati dei corpi possidenti massa e dimensioni
trascurabili; nella statica, invece, si considerano tutti quei corpi che si possono definire estesi, cioè
possidenti tre dimensioni lungo x, y e z. La statica quindi studia tutte le condizioni in cui un corpo esteso è
fermo (al contrario della dinamica che riguarda il movimento).
Per analizzare le condizioni di equilibrio di un corpo esteso, si prende in analisi il corpo rigido, che é un
corpo non elastico le cui dimensioni non sono trascurabili.
- Un corpo rigido è tale quando prendendo due punti appartenenti a quest’ultimo, si osserva che la loro
distanza permane invariata nel tempo
- Un corpo rigido a differenza di un punto materiale oltre a poter traslare nello spazio, se
opportunamente vincolato, può anche ruotare intorno ad un’asse ideale o un’asse che passa in un
determinato vincolo. Se si considera un disco e lo si pone vincolato su di un’asse verticale, quel
disco ruota anche se dal punto di vista traslazionale è fermo, avrà quindi solo movimento
rotazionale;
- si vanno dunque a modificare le condizioni di equilibrio (che per un punto materiale erano
riconducibili alla Σforze = 0), infatti quando si applica una forza (su di un corpo rigido) è importante
definire di quest’ultima non solo la direzione ed il verso ma anche il punto di applicazione.
Quindi quando si prende in esame un corpo rigido bisogna analizzarne in anzitutto la forza peso; essa viene
applicata in un punto del corpo rigido denominato
baricentro, esso è:
- un punto ideale di un corpo in cui si
immagina possa essere applicata la forza peso
complessiva del corpo stesso. Nel caso di corpi con
forme definite è molto più semplice calcolare il
punto del baricentro (Es. pallone da calcio, cubo); ci
può essere il caso in cui però non appartenga al
corpo stesso (Es. salvagente); in conclusione
qualsiasi sia la forma dell’oggetto, si suddivide
quest’ultimo in tanti elementi piccoli, per ognuno di
questi si considera un punto materiale in cui è applicata la forza peso, dopodiché facendo la
sommatoria di tutte le forze peso si ottiene un’unica risultante
Quando si considera il corpo rigido e il suo equilibrio, il fatto che la risultante delle forze applicate su di esso
è uguale a zero è una condizione necessaria ma non sufficiente.
Considerando le due barrette (immaginando che siano vincolate nel loro punto centrale) si può notare che in
entrambi i casi vengono applicate due forze F1 ed F2 che hanno
stessa direzione, ma verso opposto. Dato che le barrette sono
corpi rigidi (al contrario dei punti materiali) bisogna considerare
i punti di applicazioni delle forze; quindi nel casoA il corpo sarà
fermo, mentre nel casoB il corpo ruoterà. In entrambi i casi la
sommatoria delle forze sarà zero ma in particolare nel casoB
non si riesce a conservare l’equilibrio rotatorio.
In conclusione quindi la Σforze = 0 è:
- una condizione necessaria e sufficiente per garantire il moto traslazionale;
- condizione necessaria ma non sufficiente nel caso in cui si parla di un moto rotazionale.
Si introduce quindi il momento della forza, ovvero il punto di applicazione di quest’ultima.
Si può considerare una porta chiusa: essa è vincolata lateralmente; quando si va ad aprire la porta la si spinge
dove è ubicata la maniglia, poiché se il punto di applicazione della forza fosse spostato verso il centro o
verso il lato opposto alla maniglia, la forza impiegata potrebbe essere non sufficiente e quindi la porta stessa
sarebbe difficile o addirittura impossibile da aprire. È importante quindi notare che il punto in cui si applica
la forza, in questo caso per aprire la porta, sia collocato in un punto il più distante possibile dal vincolo.

Il momento della forza in conclusione è: un vettore dato da x

Quindi il prodotto vettoriale dato dal vettore posizione (ovvero il vettore posizione del punto di
applicazione della forza rispetto ad un polo O ) per il vettore (vettore
forza). Essendo un prodotto vettoriale c’è bisogno di definire modulo
direzione e verso:
- Il modulo di questo prodotto vettoriale è dato dal modulo di R per il modulo di F, per il seno
dell’angolo compreso: M = R F┴ => R F => L F .
“R x corrisponde al braccio della forza (retta in verde) ovvero la distanza della retta della
direzione della forza rispetto ad O;

- Per quanto riguarda la direzione in questo caso osservando dall’alto si ha che la forza e la spinta
formano un piano orizzontale, ciò significa che il momento ha una componete verticale rispetto al
piano orizzontale, ovvero una componente perpendicolare al piano individuato da R e da F;

- Analizzando il verso è tale che R si deve sovrapporre ad F (deve assumere la stessa direzione di F)
seguendo un senso antiorario;

Il momento è positivo se la forza determina una rotazione antioraria del corpo, invece è negativo se
determina una rotazione oraria.
MOMENTO DI UNA COPPIA DI FORZE
Si può considerare ora la coppia di forze: quelle due forze che sono applicate ad un corpo rigido, aventi lo
stesso modulo, direzione parallela, verso opposto e diverso punto di applicazione. Considerando la Σ FORZE, si
consta che essa è uguale a zero.

Per calcolare il momento della coppia di forze (nel caso della figura sopra) si considera la distanza di un polo
O (in questo caso il centro dell’asta rigida), di conseguenza il momento della forza F che sta in alto è pari ad
R F (in questo caso l’angolo è di 90° e quindi il seno sarà pari ad 1, quindi il braccio coincide con il vettore
posizione) ed è positivo in quanto la forza provoca una rotazione antioraria; il momento della forza F in
basso, possiede modulo pari ad R ∙ F ( anche qui il seno è pari ad 1) ed il verso è antiorario; i due momenti
quindi in questo caso si vanno a sommare. Da ciò il momento totale della coppia di forze è pari a:

MTOT = 2M => 2 ( R ∙ F ) => B F


B è il braccio della coppia di forze, ovvero la distanza tra le due rette parallele che implicano la direzione
della coppia di forze. Se le forze vengono applicate al centro dell’asta il momento vale 0, quindi è nullo.
È possibile conservare la condizione di equilibrio rotazionale quando la sommatoria di tutti i momenti delle
forze è uguale a zero.
Per un corpo rigido esistono tre tipi di equilibrio:
esercizi dinamica:

Innanzitutto bisogna procedere


analizzando il diagramma delle
forze. L’oggetto “m” è soggetto
alla tensione rivolta verso l’alto
quindi concorde all’asse y scelto
verso l’alto e la forza peso rivolta
verso il basso. L’oggetto “M” si
muove lungo il piano inclinato, nel
quale consideriamo la componente
“x” rivolta verso l’alto e la “y”
perpendicolare alla x ; l’oggetto
quindi sarà soggetto:
- alla forza peso
- alla tensione T(concorde all’as.
x)
- alla forza di attrito che si
oppone al movimento

- la reazione vincolare N.
Si applica quindi il secondo
principio di Newton FORZE =
massa accelerazione. Per il
corpo che si muove verticalmente
tutto sarà proiettato sull’asse y;
per il corpo che si muove sul
piano inclinato si ha la proiezione
sia sull’asse x che sull’asse y.
L’accelerazione vale zero perché
il moto dei due corpi è di tipo
uniforme. Per il corpo di massa M
si mettono a sistema le forze in modo da ottenere la componente in x ed in y.
GIRO DELLA MORTE
Per quanto riguarda il moto circolare, se si considera l’esempio della ruota panoramica, se il corpo è nel
punto più basso l’accelerazione centripeta ( a C ) è rivolta verso l’alto; se il corpo invece è nel punto più alto
la forza centripeta è rivolta verso il basso.
Si avrà quindi una reazione vincolare, in entrambi i casi, rivolta verso l’alto, la forza peso (in entrambi i
casi) verso il basso e la forza centripeta una volta rivolta verso il basso ed una volta verso l’alto.
Nel caso del problema in analisi l’oggetto si muove lungo una circonferenza verticale quindi all’interno di
essa. L’oggetto in figura è soggetto all’ aC rivolta verso il basso ed alla forza peso rivolta verso il basso.
L’oggetto arriva nel punto più alto solo se possiede una velocità minima. Si sceglie l’asse y rivolto verso il
centro della circonferenza; la
forza peso e la forza vincolare
saranno rivolte entrambe verso
il centro.
Dal secondo principio della
dinamica si ha che la ΣFORZE =
massa ∙ ac.. Le forze sono N
(reazione vincolare) e P (forza
peso). N può anche assumere
valore uguale a zero poiché è
diverso da zero solo se
l’oggetto è schiacciato sulla
circonferenza (quindi tocca il
piano circolare su cui sta
ruotando).
Si svolge di seguito come in figura sopra.

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