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EL
CH
NI
ZA
Chimica:
LI
EL
concetti e modelli
Seconda edizione
CH
NI
ZA
La struttura
LI
EL
dell’atomo
CH
NI
ZA
LI
2. La «luce» degli atomi
EL
3. L’atomo di idrogeno secondo Bohr
CH
4. L’elettrone: particella o onda?
5. L’elettrone e la meccanica quantistica
NI
6. L’equazione d’onda
ZA
7. Numeri quantici e orbitali
8. Dall’orbitale alla forma dell’atomo
9. La configurazione elettronica
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Valitutti et al., Chimica: concetti e modelli 2ed © Zanichelli editore 2018 4
La doppia natura della luce
La conoscenza sulla struttura elettronica degli atomi
LI
viene dall’analisi della luce emessa o assorbita
EL
dalle sostanze.
CH
All’inizio del Novecento, il lavoro di Max Planck
NI
e Albert Einstein ha confermato per la luce una
doppia natura, ondulatoria e corpuscolare.
ZA
LI
la luce è un particolare tipo di onda elettromagnetica
EL
che nasce da una rapidissima oscillazione di cariche
elettriche.
CH
L’insieme delle
NI
onde elettromagnetiche
ZA
costituisce
lo spettro
elettromagnetico.
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La doppia natura della luce
Le grandezze che interessano i fenomeni ondulatori sono:
LI
EL
• la frequenza (), indica il numero di oscillazioni complete
compiute da un’onda in un secondo e si misura in hertz:
CH
1 Hz = 1 s−1; NI
• la lunghezza d’onda (λ), indica la distanza dopo la quale
un’onda si riproduce uguale a se stessa e si misura in metri,
ZA
nanometri o ångström;
LI
elettromagnetiche nel vuoto v è uguale alla velocità della
EL
luce, c, che è pari a 3,00 ∙ 108 m ∙ s−1.
CH
Queste tre grandezze sono legate dalla relazione:
NI
ZA
LI
cioè l’oscillazione della carica,
EL
determina l’intensità
o luminosità della radiazione.
CH
L’occhio umano è in grado di percepire solo una
NI
piccolissima parte dell’intero spettro, un ristretto intervallo
ZA
compreso tra circa 400 e 700 nm. Questa banda
è lo spettro del visibile e comprende i colori
dal violetto al rosso.
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La doppia natura della luce
La prova più evidente della natura ondulatoria della luce
LI
è legata al fenomeno della diffrazione, che si verifica
EL
quando un fascio di luce dopo una fenditura si allarga
formando zone
CH
chiare e scure NI
alternate, dette
ZA
frange di
interferenza.
LI
corpuscolare.
EL
Un fascio di luce ultravioletta proiettato su una lastrina
CH
di zinco provoca l’espulsione di elettroni dalla superficie
NI
del metallo (effetto fotoelettrico) ma solo se
la frequenza della luce è superiore a un certo valore,
ZA
detto frequenza di soglia.
LI
da «pacchetti di energia» chiamati fotoni o quanti di energia
EL
luminosa, capaci di cedere energia agli elettroni con cui
interagiscono.
CH
NI
ZA
LI
relazione:
EL
CH
Ricordando che = c/λ: NI
ZA
LI
passare la luce bianca emessa attraverso una fenditura e poi
EL
un prisma di vetro, si ottiene uno spettro continuo.
CH
La luce emessa da gas rarefatti ad alta temperatura forma
NI
uno spettro discontinuo, spettro a righe, ed è caratteristico
per ogni elemento chimico analizzato.
ZA
Spettri di emissione
di A sodio; B cadmio.
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Nel 1913, Niels Bohr comprende che l’emissione di luce, da
LI
parte degli atomi, ha a che fare con gli elettroni e che l’energia
EL
viene emessa o assorbita per piccole quantità definite.
Il suo modello per l’atomo di idrogeno si basa sulle seguenti
CH
assunzioni: NI
1. l’elettrone percorre soltanto determinate orbite circolari,
orbite stazionarie, senza assorbire o emettere energia;
ZA
2. all’elettrone sono permesse solo certe orbite, cui
corrispondono determinati valori di energia, ossia le orbite
sono quantizzate;
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
3. per passare da un’orbita a un’altra di livello energetico
LI
più elevato, l’elettrone assorbe un quanto di energia;
EL
4. quando un elettrone «cade» su un livello di energia
inferiore emette un fotone di opportuna frequenza;
CH
5. l’energia del fotone emesso o assorbito corrisponde
NI
alla differenza di energia tra le due orbite.
ZA
LI
contenuto energetico di un elettrone in un’orbita. L’equazione
EL
comprende un numero intero, n, detto numero quantico
principale. Riunendo tutte le costanti fisiche in un’unica
CH
costante K, l’equazione di Bohr diventa: NI
En = −K/n2, dove K = 2,18 ∙ 10−18 J.
ZA
I livelli di energia delle orbite che l’elettrone dell’idrogeno può
raggiungere dipendono dal numero quantico principale, n,
che assume solo valori interi: 1, 2, 3…
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Il livello di energia più basso è quello con numero
LI
quantico n uguale a 1. Tale livello è chiamato
EL
stato fondamentale e ha un’energia uguale a E1.
CH
I livelli di energia superiore E2, E3, … sono chiamati
NI
stati eccitati.
ZA
L’elettrone può raggiungerli soltanto se riceve l’esatta
quantità di energia necessaria per il salto
(salto quantico).
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Gli elettroni degli atomi eccitati, attratti dal nucleo,
LI
ritornano nello stato fondamentale direttamente
EL
(per esempio da E5 a E1) o passando per i livelli inferiori
di energia, con l’emissione di un fotone per ogni «salto»
CH
di orbita. NI
ZA
LI
livello energetico inferiore è caratterizzata da una riga nello
EL
spettro di emissione.
CH
Spettro NI
semplificato
dell’atomo
ZA
di idrogeno.
LI
comportamento ambivalente della luce, corpuscolare
EL
e ondulatorio, sia una proprietà caratteristica della materia
e associa a ogni particella in movimento un’onda,
CH
che chiama onda di materia. NI
ZA
LI
la cui lunghezza è espressa dalla relazione E = h ∙ c/λ,
EL
mentre dall’equivalenza di Einstein si ha che E = m ∙ c2,
per determinare la lunghezza d’onda associata
CH
a un corpo in moto, si può operare una sintesi NI
delle due relazioni:
ZA
LI
come a una particella di materia e il valore della quantità
EL
di moto dipende dalla lunghezza dell’onda
elettromagnetica con cui si propaga.
CH
NI
Ipotizzando che anche a ciascun elettrone corrisponda
un’onda ben definita, la sua lunghezza d’onda sarà:
ZA
LI
EL
a ciascun corpo in movimento (con massa m e velocità v)
è associata una lunghezza d’onda ricavabile dalla
CH
relazione λ = h/(m ∙ v). NI
Pochi anni dopo, Clinton J. Davisson e Lester H. Germer
ZA
confermano sperimentalmente l’ipotesi di de Broglie.
LI
comportamento di elettroni, fotoni e altre particelle
EL
microscopiche basandosi su leggi statistiche è detta
meccanica quantistica.
CH
NI
La meccanica quantistica permette di determinare la
probabilità che una particella si trovi in un determinato
ZA
punto oppure che abbia una certa velocità.
LI
enunciato nel 1927, stabilisce che la precisione con cui si
EL
può misurare la posizione di una particella in un dato istante
è inversamente proporzionale alla precisione con cui si può
CH
misurare contemporaneamente la sua quantità di moto.
NI
ZA
LI
atomico, il suo moto non è libero, perché l’attrazione
EL
del nucleo lo vincola entro il ristretto volume dell’atomo.
L’onda a esso associata deve essere, allora, un’onda
CH
stazionaria. NI
Un’onda è detta stazionaria quando la posizione
ZA
dei suoi nodi e dei suoi ventri rimane inalterata durante
tutta la vibrazione.
LI
pizzicando una corda di chitarra:
EL
CH
NI
ZA
LI
non oscilla in una sola dimensione, come quella della
EL
corda, ma in tutte e tre le dimensioni, deve quindi
instaurarsi un insieme di onde stazionarie le cui
CH
lunghezze d’onda possono assumere soltanto alcuni
NI
valori.
ZA
La lunghezza dell’onda associata all’elettrone è pertanto
quantizzata e ciò determina la quantizzazione
dell’energia dell’elettrone.
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L’equazione d’onda
Nel 1926, Erwin Schrödinger formula un’equazione
LI
nota come equazione d’onda.
EL
L’equazione d’onda presenta come soluzioni, anziché
CH
dei numeri, delle funzioni chiamate funzioni d’onda.
NI
Una funzione d’onda, ψ, è una funzione delle tre
ZA
coordinate spaziali x, y e z e del tempo t; il suo simbolo
è quindi ψ (x, y, z, t).
LI
all’elettrone, consente di determinare la probabilità di presenza
EL
dell’elettrone in ogni punto dello spazio attraversato.
CH
Il quadrato della funzione d’onda, ψ2, fornisce la probabilità
NI
che un elettrone si trovi, durante l’intervallo di tempo Δt,
in un volume ΔV il cui centro ha coordinate x, y, z.
ZA
LI
non qualsiasi, e che sono indicati con le lettere n, l e m.
EL
CH
Un numero quantico è un numero che specifica il valore
di una proprietà dell’elettrone e contribuisce a definire lo
NI
stato quantico dell’elettrone stesso.
ZA
LI
da una particolare terna di valori dei numeri quantici
EL
n, l e m; a ciascuna terna corrisponde un particolare
stato quantico dell’elettrone.
CH
NI
Un quarto numero quantico, che non deriva dall’equazione
di Schrödinger, descrive una proprietà tipica dell’elettrone:
ZA
il numero quantico di spin, ms.
LI
l’energia dell’elettrone.
EL
• Il numero quantico secondario l (l = 0, 1, 2, 3, … n - 1)
CH
determina le caratteristiche geometriche della funzione
NI
di distribuzione della probabilità, pertanto definisce il
sottolivello energetico a cui appartiene quel certo orbitale.
ZA
valori di l 0 1 2 3
sottolivello energetico s p d f
numero di orbitali 1 3 5 7
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Numeri quantici e orbitali
• Il numero quantico magnetico m (m = −l, 0, +l) definisce
LI
il numero di orbitali di ciascun sottolivello energetico.
EL
• Il quarto numero quantico è il numero quantico
CH
magnetico di spin, ms, o spin dell’elettrone (ms = ± ½).
NI
Lo spin è una proprietà intrinseca dell’elettrone
ZA
che si manifesta quando l’elettrone, sottoposto all’azione
di un campo magnetico esterno disomogeneo,
assume due diversi stati energetici.
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Numeri quantici e orbitali
Gli orbitali dei primi quattro livelli di energia.
LI
EL
CH
NI
ZA
LI
a enunciare, nel 1925, una legge fondamentale nota
EL
con il nome di principio di esclusione di Pauli.
CH
Un orbitale può descrivere lo stato quantico di due soli
NI
elettroni; essi devono avere spin opposto, cioè antiparallelo.
ZA
Anche i nuclei atomici, come gli elettroni, sono dotati di
spin: questa proprietà permette la produzione di immagini
per risonanza magnetica (MRI) a scopo diagnostico.
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Dall’orbitale alla forma dell’atomo
La forma degli orbitali è determinata dal valore del
LI
numero quantico secondario l, mentre il volume dipende
EL
anche dal numero quantico principale n.
CH
La superficie di contorno (o superficie limite) di un orbitale
NI
riunisce tutti i punti caratterizzati dalla stessa probabilità
di presenza dell’elettrone.
ZA
LI
è situato il nucleo. Il volume della sfera aumenta
EL
al crescere del numero quantico principale n.
CH
NI
ZA
LI
una forma con un doppio lobo; il nucleo si trova nel punto
EL
di congiunzione dei due lobi.
CH
NI
ZA
Le tre superfici di contorno, del tutto equivalenti,
si distinguono solo perché si espandono lungo gli assi
x, y e z di un sistema di tre assi cartesiani ortogonali.
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Dall’orbitale alla forma dell’atomo
Agli orbitali d, che sono in tutto cinque, corrispondono
LI
forme a quattro lobi. Ancora più complessa è la forma dei
EL
sette orbitali f.
CH
NI
ZA
LI
è l’insieme degli orbitali necessari a descrivere tutti i suoi
EL
elettroni, riportato in ordine crescente di energia.
CH
La configurazione elettronica dell’atomo di idrogeno nel
NI
suo stato fondamentale è:
ZA
LI
EL
CH
NI
ZA
LI
qualsiasi nel suo stato fondamentale si segue
EL
il principio di Aufbau, che si articola in quattro punti:
CH
1. Determinare il numero di elettroni dell’atomo.
NI
2. Distribuire gli elettroni negli orbitali in ordine di energia
crescente:
ZA
LI
in base al valore di n crescente.
EL
4. Controllare che la somma di tutti gli esponenti
corrisponda al numero di elettroni.
CH
NI
La successione degli orbitali in ordine
ZA
di energia crescente
si ricava seguendo
l’andamento delle frecce.
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Valitutti et al., Chimica: concetti e modelli 2ed © Zanichelli editore 2018 45
La configurazione elettronica
Gli elettroni appartenenti a uno stesso sottolivello, tendono ad
LI
avere spin parallelo in orbitali distinti, affinché si attenuino le
EL
forze repulsive; perciò la regola di Hund stabilisce che:
CH
nella configurazione elettronica più stabile di un atomo, gli
NI
elettroni appartenenti a un medesimo
sottolivello tendono ad assumere
ZA
lo stesso spin.