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LI

EL
CH
NI
ZA

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Valitutti, Falasca, Amadio

Chimica:

LI
EL
concetti e modelli
Seconda edizione
CH
NI
ZA

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Capitolo 9

La struttura

LI
EL
dell’atomo
CH
NI
ZA

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Sommario
1. La doppia natura della luce

LI
2. La «luce» degli atomi

EL
3. L’atomo di idrogeno secondo Bohr

CH
4. L’elettrone: particella o onda?
5. L’elettrone e la meccanica quantistica
NI
6. L’equazione d’onda
ZA
7. Numeri quantici e orbitali
8. Dall’orbitale alla forma dell’atomo
9. La configurazione elettronica
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La doppia natura della luce
La conoscenza sulla struttura elettronica degli atomi

LI
viene dall’analisi della luce emessa o assorbita

EL
dalle sostanze.

CH
All’inizio del Novecento, il lavoro di Max Planck
NI
e Albert Einstein ha confermato per la luce una
doppia natura, ondulatoria e corpuscolare.
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La doppia natura della luce
A metà del 1800, James Clerk Maxwell afferma che

LI
la luce è un particolare tipo di onda elettromagnetica

EL
che nasce da una rapidissima oscillazione di cariche
elettriche.

CH
L’insieme delle
NI
onde elettromagnetiche
ZA
costituisce
lo spettro
elettromagnetico.
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La doppia natura della luce
Le grandezze che interessano i fenomeni ondulatori sono:

LI
EL
• la frequenza (), indica il numero di oscillazioni complete
compiute da un’onda in un secondo e si misura in hertz:

CH
1 Hz = 1 s−1; NI
• la lunghezza d’onda (λ), indica la distanza dopo la quale
un’onda si riproduce uguale a se stessa e si misura in metri,
ZA
nanometri o ångström;

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La doppia natura della luce
• la velocità di propagazione (v), per le radiazioni

LI
elettromagnetiche nel vuoto v è uguale alla velocità della

EL
luce, c, che è pari a 3,00 ∙ 108 m ∙ s−1.

CH
Queste tre grandezze sono legate dalla relazione:
NI
ZA

Lunghezza d’onda e frequenza sono grandezze


inversamente proporzionali.
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La doppia natura della luce
L’ampiezza dell’onda,

LI
cioè l’oscillazione della carica,

EL
determina l’intensità
o luminosità della radiazione.

CH
L’occhio umano è in grado di percepire solo una
NI
piccolissima parte dell’intero spettro, un ristretto intervallo
ZA
compreso tra circa 400 e 700 nm. Questa banda
è lo spettro del visibile e comprende i colori
dal violetto al rosso.
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La doppia natura della luce
La prova più evidente della natura ondulatoria della luce

LI
è legata al fenomeno della diffrazione, che si verifica

EL
quando un fascio di luce dopo una fenditura si allarga
formando zone

CH
chiare e scure NI
alternate, dette
ZA
frange di
interferenza.

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La doppia natura della luce
L’interazione della luce con la materia prova la sua natura

LI
corpuscolare.

EL
Un fascio di luce ultravioletta proiettato su una lastrina

CH
di zinco provoca l’espulsione di elettroni dalla superficie
NI
del metallo (effetto fotoelettrico) ma solo se
la frequenza della luce è superiore a un certo valore,
ZA
detto frequenza di soglia.

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La doppia natura della luce
La luce e tutte le radiazioni elettromagnetiche sono composte

LI
da «pacchetti di energia» chiamati fotoni o quanti di energia

EL
luminosa, capaci di cedere energia agli elettroni con cui
interagiscono.

CH
NI
ZA

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La doppia natura della luce
A ogni fotone è associata un’energia espressa dalla

LI
relazione:

EL
CH
Ricordando che  = c/λ: NI
ZA

dove h (il cui valore è pari a 6,63 ∙ 10−34 J ∙ s) è la


costante di Planck.
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La «luce» degli atomi
Se si scaldano fino all’incandescenza solidi e liquidi e si fa

LI
passare la luce bianca emessa attraverso una fenditura e poi

EL
un prisma di vetro, si ottiene uno spettro continuo.

CH
La luce emessa da gas rarefatti ad alta temperatura forma
NI
uno spettro discontinuo, spettro a righe, ed è caratteristico
per ogni elemento chimico analizzato.
ZA

Spettri di emissione
di A sodio; B cadmio.
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Nel 1913, Niels Bohr comprende che l’emissione di luce, da

LI
parte degli atomi, ha a che fare con gli elettroni e che l’energia

EL
viene emessa o assorbita per piccole quantità definite.
Il suo modello per l’atomo di idrogeno si basa sulle seguenti

CH
assunzioni: NI
1. l’elettrone percorre soltanto determinate orbite circolari,
orbite stazionarie, senza assorbire o emettere energia;
ZA
2. all’elettrone sono permesse solo certe orbite, cui
corrispondono determinati valori di energia, ossia le orbite
sono quantizzate;
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
3. per passare da un’orbita a un’altra di livello energetico

LI
più elevato, l’elettrone assorbe un quanto di energia;

EL
4. quando un elettrone «cade» su un livello di energia
inferiore emette un fotone di opportuna frequenza;

CH
5. l’energia del fotone emesso o assorbito corrisponde
NI
alla differenza di energia tra le due orbite.
ZA

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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Bohr elabora un’equazione matematica per determinare il

LI
contenuto energetico di un elettrone in un’orbita. L’equazione

EL
comprende un numero intero, n, detto numero quantico
principale. Riunendo tutte le costanti fisiche in un’unica

CH
costante K, l’equazione di Bohr diventa: NI
En = −K/n2, dove K = 2,18 ∙ 10−18 J.
ZA
I livelli di energia delle orbite che l’elettrone dell’idrogeno può
raggiungere dipendono dal numero quantico principale, n,
che assume solo valori interi: 1, 2, 3…
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Il livello di energia più basso è quello con numero

LI
quantico n uguale a 1. Tale livello è chiamato

EL
stato fondamentale e ha un’energia uguale a E1.

CH
I livelli di energia superiore E2, E3, … sono chiamati
NI
stati eccitati.
ZA
L’elettrone può raggiungerli soltanto se riceve l’esatta
quantità di energia necessaria per il salto
(salto quantico).
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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Gli elettroni degli atomi eccitati, attratti dal nucleo,

LI
ritornano nello stato fondamentale direttamente

EL
(per esempio da E5 a E1) o passando per i livelli inferiori
di energia, con l’emissione di un fotone per ogni «salto»

CH
di orbita. NI
ZA

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L’atomo di idrogeno secondo Bohr
Ogni transizione dell’elettrone da uno stato eccitato a un

LI
livello energetico inferiore è caratterizzata da una riga nello

EL
spettro di emissione.

CH
Spettro NI
semplificato
dell’atomo
ZA
di idrogeno.

Il modello non spiega lo spettro a righe di altri elementi.


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L’elettrone: particella o onda?
Nel 1924, Louis-Victor de Broglie ipotizza che il

LI
comportamento ambivalente della luce, corpuscolare

EL
e ondulatorio, sia una proprietà caratteristica della materia
e associa a ogni particella in movimento un’onda,

CH
che chiama onda di materia. NI
ZA

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L’elettrone: particella o onda?
Dato che a ciascun fotone corrisponde un’onda

LI
la cui lunghezza è espressa dalla relazione E = h ∙ c/λ,

EL
mentre dall’equivalenza di Einstein si ha che E = m ∙ c2,
per determinare la lunghezza d’onda associata

CH
a un corpo in moto, si può operare una sintesi NI
delle due relazioni:
ZA

La relazione λ = h/(m ∙ c) collega le proprietà corpuscolari


dei fotoni alle proprietà ondulatorie.
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L’elettrone: particella o onda?
A ciascun fotone si può associare una quantità di moto

LI
come a una particella di materia e il valore della quantità

EL
di moto dipende dalla lunghezza dell’onda
elettromagnetica con cui si propaga.

CH
NI
Ipotizzando che anche a ciascun elettrone corrisponda
un’onda ben definita, la sua lunghezza d’onda sarà:
ZA

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L’elettrone: particella o onda?
In generale:

LI
EL
a ciascun corpo in movimento (con massa m e velocità v)
è associata una lunghezza d’onda ricavabile dalla

CH
relazione λ = h/(m ∙ v). NI
Pochi anni dopo, Clinton J. Davisson e Lester H. Germer
ZA
confermano sperimentalmente l’ipotesi di de Broglie.

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L’elettrone e la meccanica
quantistica
La parte della chimica-fisica che descrive il

LI
comportamento di elettroni, fotoni e altre particelle

EL
microscopiche basandosi su leggi statistiche è detta
meccanica quantistica.

CH
NI
La meccanica quantistica permette di determinare la
probabilità che una particella si trovi in un determinato
ZA
punto oppure che abbia una certa velocità.

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L’elettrone e la meccanica
quantistica
Il principio di indeterminazione di Werner Heisenberg,

LI
enunciato nel 1927, stabilisce che la precisione con cui si

EL
può misurare la posizione di una particella in un dato istante
è inversamente proporzionale alla precisione con cui si può

CH
misurare contemporaneamente la sua quantità di moto.
NI
ZA

La meccanica quantistica non consente di conoscere


simultaneamente tutte le proprietà di un sistema.
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L’equazione d’onda
Quando un elettrone si muove nel campo di un nucleo

LI
atomico, il suo moto non è libero, perché l’attrazione

EL
del nucleo lo vincola entro il ristretto volume dell’atomo.
L’onda a esso associata deve essere, allora, un’onda

CH
stazionaria. NI
Un’onda è detta stazionaria quando la posizione
ZA
dei suoi nodi e dei suoi ventri rimane inalterata durante
tutta la vibrazione.

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L’equazione d’onda
Un esempio di onda stazionaria è quella che si produce

LI
pizzicando una corda di chitarra:

EL
CH
NI
ZA

La lunghezza d’onda non può assumere qualsiasi valore,


ma deve variare in modo discontinuo.
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L’equazione d’onda
L’onda, che genera un elettrone in moto entro un atomo,

LI
non oscilla in una sola dimensione, come quella della

EL
corda, ma in tutte e tre le dimensioni, deve quindi
instaurarsi un insieme di onde stazionarie le cui

CH
lunghezze d’onda possono assumere soltanto alcuni
NI
valori.
ZA
La lunghezza dell’onda associata all’elettrone è pertanto
quantizzata e ciò determina la quantizzazione
dell’energia dell’elettrone.
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L’equazione d’onda
Nel 1926, Erwin Schrödinger formula un’equazione

LI
nota come equazione d’onda.

EL
L’equazione d’onda presenta come soluzioni, anziché

CH
dei numeri, delle funzioni chiamate funzioni d’onda.
NI
Una funzione d’onda, ψ, è una funzione delle tre
ZA
coordinate spaziali x, y e z e del tempo t; il suo simbolo
è quindi ψ (x, y, z, t).

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L’equazione d’onda
La funzione matematica che descrive le onde associate

LI
all’elettrone, consente di determinare la probabilità di presenza

EL
dell’elettrone in ogni punto dello spazio attraversato.

CH
Il quadrato della funzione d’onda, ψ2, fornisce la probabilità
NI
che un elettrone si trovi, durante l’intervallo di tempo Δt,
in un volume ΔV il cui centro ha coordinate x, y, z.
ZA

Dove ψ2 è grande, è grande la probabilità di trovare l’elettrone;


viceversa, dove ψ2 è piccolo, l’elettrone si trova raramente.
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Numeri quantici e orbitali
La funzione d’onda ψ contiene tre numeri interi, chiamati
numeri quantici, che possono assumere valori diversi, ma

LI
non qualsiasi, e che sono indicati con le lettere n, l e m.

EL
CH
Un numero quantico è un numero che specifica il valore
di una proprietà dell’elettrone e contribuisce a definire lo
NI
stato quantico dell’elettrone stesso.
ZA

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Numeri quantici e orbitali
L’orbitale è una funzione d’onda elettronica caratterizzata

LI
da una particolare terna di valori dei numeri quantici

EL
n, l e m; a ciascuna terna corrisponde un particolare
stato quantico dell’elettrone.

CH
NI
Un quarto numero quantico, che non deriva dall’equazione
di Schrödinger, descrive una proprietà tipica dell’elettrone:
ZA
il numero quantico di spin, ms.

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Numeri quantici e orbitali
• Il numero quantico principale n (n = 1, 2, 3, …) definisce

LI
l’energia dell’elettrone.

EL
• Il numero quantico secondario l (l = 0, 1, 2, 3, … n - 1)

CH
determina le caratteristiche geometriche della funzione
NI
di distribuzione della probabilità, pertanto definisce il
sottolivello energetico a cui appartiene quel certo orbitale.
ZA
valori di l 0 1 2 3
sottolivello energetico s p d f
numero di orbitali 1 3 5 7
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Numeri quantici e orbitali
• Il numero quantico magnetico m (m = −l, 0, +l) definisce

LI
il numero di orbitali di ciascun sottolivello energetico.

EL
• Il quarto numero quantico è il numero quantico

CH
magnetico di spin, ms, o spin dell’elettrone (ms = ± ½).
NI
Lo spin è una proprietà intrinseca dell’elettrone
ZA
che si manifesta quando l’elettrone, sottoposto all’azione
di un campo magnetico esterno disomogeneo,
assume due diversi stati energetici.
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Numeri quantici e orbitali
Gli orbitali dei primi quattro livelli di energia.

LI
EL
CH
NI
ZA

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Numeri quantici e orbitali
La scoperta dello spin dell’elettrone porta Wolfgang Pauli

LI
a enunciare, nel 1925, una legge fondamentale nota

EL
con il nome di principio di esclusione di Pauli.

CH
Un orbitale può descrivere lo stato quantico di due soli
NI
elettroni; essi devono avere spin opposto, cioè antiparallelo.
ZA
Anche i nuclei atomici, come gli elettroni, sono dotati di
spin: questa proprietà permette la produzione di immagini
per risonanza magnetica (MRI) a scopo diagnostico.
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Dall’orbitale alla forma dell’atomo
La forma degli orbitali è determinata dal valore del

LI
numero quantico secondario l, mentre il volume dipende

EL
anche dal numero quantico principale n.

CH
La superficie di contorno (o superficie limite) di un orbitale
NI
riunisce tutti i punti caratterizzati dalla stessa probabilità
di presenza dell’elettrone.
ZA

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Dall’orbitale alla forma dell’atomo
La forma degli orbitali s è sferica e al centro della sfera

LI
è situato il nucleo. Il volume della sfera aumenta

EL
al crescere del numero quantico principale n.

CH
NI
ZA

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Dall’orbitale alla forma dell’atomo
Ai tre orbitali p, di uguale energia, px , py e pz , corrisponde

LI
una forma con un doppio lobo; il nucleo si trova nel punto

EL
di congiunzione dei due lobi.

CH
NI
ZA
Le tre superfici di contorno, del tutto equivalenti,
si distinguono solo perché si espandono lungo gli assi
x, y e z di un sistema di tre assi cartesiani ortogonali.
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Dall’orbitale alla forma dell’atomo
Agli orbitali d, che sono in tutto cinque, corrispondono

LI
forme a quattro lobi. Ancora più complessa è la forma dei

EL
sette orbitali f.

CH
NI
ZA

La distribuzione complessiva degli elettroni di qualunque


atomo isolato è sempre perfettamente sferica.
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La configurazione elettronica
La configurazione elettronica di un atomo o di uno ione

LI
è l’insieme degli orbitali necessari a descrivere tutti i suoi

EL
elettroni, riportato in ordine crescente di energia.

CH
La configurazione elettronica dell’atomo di idrogeno nel
NI
suo stato fondamentale è:
ZA

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La configurazione elettronica
La configurazione elettronica dei primi 18 elementi.

LI
EL
CH
NI
ZA

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La configurazione elettronica
Per scrivere la configurazione elettronica di un atomo

LI
qualsiasi nel suo stato fondamentale si segue

EL
il principio di Aufbau, che si articola in quattro punti:

CH
1. Determinare il numero di elettroni dell’atomo.
NI
2. Distribuire gli elettroni negli orbitali in ordine di energia
crescente:
ZA

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La configurazione elettronica
3. Se necessario, riorganizzare la configurazione elettronica

LI
in base al valore di n crescente.

EL
4. Controllare che la somma di tutti gli esponenti
corrisponda al numero di elettroni.

CH
NI
La successione degli orbitali in ordine
ZA
di energia crescente
si ricava seguendo
l’andamento delle frecce.
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La configurazione elettronica
Gli elettroni appartenenti a uno stesso sottolivello, tendono ad

LI
avere spin parallelo in orbitali distinti, affinché si attenuino le

EL
forze repulsive; perciò la regola di Hund stabilisce che:

CH
nella configurazione elettronica più stabile di un atomo, gli
NI
elettroni appartenenti a un medesimo
sottolivello tendono ad assumere
ZA
lo stesso spin.

La configurazione dell’atomo di carbonio:


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