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IL VERISMO E G.

VERGA
• IO HO CERCATO DI METTERMI NELLA PELLE DEI MIEI PERSONAGGI,
VEDERE LE COSE CON I LORO OCCHI ED ESPRIMERLE CON LE LORO
PAROLE…..(G.Verga)
• SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA E NASCITA DEL REGNO D’ITALIA, 17MARZO 1861 per grazia
di Dio e per volontà della nazione
• PROFONDE DIFFERENZE ECONOMICHE TRA NORD E SUD

L'esposizione del 1884, organizzata dalla


"Società promotrice dell'industria nazionale", si
tenne a Torino nel parco del Valentino. Era
articolata in otto Divisioni: Belle arti, Produzioni
scientifiche e letterarie, Didattica, Previdenza e
assistenza pubblica, Industrie estrattive e
chimiche, Industrie meccaniche, Industrie
manifatturiere, Economia Rurale. Ebbe 14.237
espositori e circa tre milioni di visitatori.
APRILE 1884- NOVEMBRE 1884
SUD ITALIA
• MANCANO QUASI COMPLETAMENTE LE VIE DI COMUNICAZIONE
• AGRICOLTURA ARRETRATA
• ALTO TASSO DI ANALFABETISMO
• MALARIA
……BRIGANTAGGIO
• QUANDO LE LEGGI IN VIGORE IN PIEMONTE, COME QUELLA CHE RENDE IL
SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO PER CINQUE ANNI, O LE NUOVE
TASSAZIONI (TASSA SUL MACINATO), VENGONO ESTESE A TUTTO IL
TERRITORIO NAZIONALE, AL SUD ESPLODE IL BRIGANTAGGIO, UNA VERA
GUERRA CONTRO LO STATO CHE DURA DAL 1861 AL 1865 E CHE VIENE
REPRESSA DALL’ESERCITO SENZA PERÒ ELIMINARE LE CAUSE SOCIALI CHE
L’HANNO DETERMINATA.
• SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE:
• SCOPERTE SCIENTIFICHE E TECNOLOGICHE

• QUESTIONE SOCIALE BORGHESIA


PROLETARIATO (operai)
QUESTI RAPIDI CAMBIAMENTI POLITICI E L’IMPETUOSO SVILUPPO
TECNOLOGICO DELLA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO
INFLUENZANO TUTTI GLI ASPETTI DELLA SOCIETÀ, SUSCITANDO NEGLI
INTELLETTUALI REAZIONI OPPOSTE
vediamo quali sono…..
1. IL POSITIVISMO: PENSIERO FILOSOFICO BASATO SU UNA FEDE
OTTIMISTICA NEI CONFRONTI DEL PROGRESSO E DELLA SCIENZA
2. ALTRI PENSATORI CONSIDERANO INVECE LA SOCIETÀ CONTEMPORANEA
CORROTTA E PRIVA DI IDEALI: TRA ESSI GIOSUE CARDUCCI IL QUALE
PROPONE UN RITORNO AI VALORI EROICI DEL PASSATO
3. GLI SCAPIGLIATI: MOVIMENTO SVILUPPATOSI NELL’ITALIA
SETTENTRIONALE TRA IL 1860 E IL1880, CHE ESPRIME IL PROPRIO
DISPREZZO NEI CONFRONTI DELLA CULTURA BORGHESE ADOTTANDO
COMPORTAMENTI TRASGRESSIVI E ANTICONFORMISTI E DESCRIVENDO
NELLE LORO OPERE LA CRUDA REALTÀ
DAL POSITIVISMO NASCONO IL

IL NATURALISMO FRANCESE IL VERISMO ITALIANO


Honoré de Balzac Grazia Deledda
Gustave Flaubert Matilde Serao
Émile Zola Luigi Capuana
Federico De Roberto
Giovanni Verga
• MOVIMENTO LETTERARIO
• ITALIA
• ULTIMO TRENTENNIO DELL’OTTOCENTO
• CARATTERE REGIONALISTICO: OGNI AUTORE DESCRIVE SOGGETTI DELLA PROPRIA
REGIONE IN TUTTA LA LORO CRUDEZZA E DRAMMATICITÀ CON TONI SPESSO
PESSIMISTICI
• GENERE LETTERARIO DI RIFERIMENTO: ROMANZO, GENERE CHE MEGLIO
RISPONDE ALLE ESIGENZE DEL PUBBLICO DEI LETTORI COMUNI, STRUMENTO
ESPRESSIVO PIÙ ADATTO A RAPPRESENTARE VASTE PORZIONI DI REALTÀ SOCIALE
TEMI
• PREDILEZIONE PER LE CLASSI SOCIALI PIÙ UMILI (PREINDUSTRIALI)
• LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA
• MENO FIDUCIA NEL PROGRESSO E NELLA SCIENZA: LA REALTÀ APPARE NEGARE
OGNI POSSIBILITÀ DI PROGRESSO (LE ARRETRATE CAMPAGNE DEL SUD NE SONO
UN ESEMPIO)
C A R A T T E R I F O N DA M E NT A L I
• RAPPRESENTAZIONE DI UNA PRECISA REALTÀ UMANA E SOCIALE IN
MODO OBIETTIVO, QUASI FOTOGRAFICO
……ciò che viene raccontato deve porre il lettore «faccia a faccia col
fatto nudo e schietto», in modo che non abbia l’impressione di vederlo
attraverso «la lente dello scrittore»
• NARRAZIONE IMPERSONALE DEI FATTI, SENZA INTERVENTI (GIUDIZI,
CONSIDERAZIONI PERSONALI, PARTECIPAZIONE EMOTIVA) DA PARTE
DELLO SCRITTORE CHE RIMANE COSÌ COMPLETAMENTE ESTRANEO
ALLA VICENDA
• LINGUAGGIO SEMPLICE E DIRETTO CON L’USO DI FORME DIALETTALI
• CATANIA 1840-1922
• FAMIGLIA: PICCOLI PROPRIETARI TERRIERI
• STUDI PRIVATI
• 1858:STUDI UNIVERSITARI PRESSO LA FACOLTÀ DI LEGGE PRESTO
INTERROTTI
• 1865: SI TRASFERISCE A FIRENZE (CAPITALE ALLORA DEL NUOVO REGNO
D’ITALIA); CONOSCE CAPUANA, MAGGIOR TEORICO DEL VERISMO
• 1872: MILANO. ENTRA IN CONTATTO CON LA SCAPIGLIATURA MA SI
AVVICINA SEMPRE Più ALLA LETTERATURA VERISTA
• 1893: TORNA DEFINITIVAMENTE A CATANIA
• ROMANZI CHE RISENTONO DELL’INFLUSSO DEL ROMANTICISMO E DELLA SCAPIGLIATURA: UNA
PECCATRICE 1866, STORIA DI UNA CAPINERA 1871, EVA 1873, TIGRE REALE 1873, EROS 1875
• PASSAGGIO ALLA FASE VERISTA: NOVELLA NEDDA 1874, incentrata sulla tragica vicenda di una
giovane raccoglitrice di olive siciliana che vede morire di stenti tutti in suoi cari; SEGUONO VITA
DEI CAMPI 1880 E NOVELLE RUSTICANE 1883, due raccolte di novelle che descrivono la vita
semplice e dura della povera gente siciliana. Alcune novelle contenute in queste raccolte
vengono trasformate in opere teatrali di successo come LA CAVALLERIA RUSTICANA, musicata da
Piero Mascagni, e LA LUPA
• VERGA PROGETTA ANCHE DI SCRIVERE UN CICLO DI CINQUE ROMANZI I VINTI CON I QUALI
AVREBBE VOLUTO RAPPRESENTARE LE DIVERSE CLASSI SOCIALI DELL’ITALIA DI FINE OTTOCENTO
ACCOMUNATE DALLA LOTTA ALLA SOPRAVVIVENZA IN UN MONDO DOMINATO DALL’INTERESSE
ECONOMICO, DI ESSI PERÒ PUBBLICA SOLTANTO I MALAVOGLIA 1881 E MASTRO DON GESUALDO
1889 (narra la vita di un muratore che, a forza di duro lavoro e stenti, riesce a diventare un
imprenditore e marito di una nobildonna. Ma nonostante la sua ascesa sociale, finisce
miseramente solo e abbandonato, rimpiangendo tutta la sua «roba» accumulata nella vita e ora
dissipata dai familiari).
• PROTAGONISTI PRINCIPALI DELLE NOVELLE E DEI ROMANZI: CONTADINI E PESCATORI
DELL’ITALIA MERIDIONALE POSTUNITARIA
• MISERIA, IGNORANZA, SUPERSTIZIONE
• LOTTA DEGLI UMILI E DEGLI OPPRESSI, I «VINTI», CONTRO IL DESTINO CHE LI SOVRASTA
• ESTREMO PESSIMISMO: LE AZIONI UMANE SONO DETERMINATE DALL’INTERESSE
ECONOMICO E DALLA RICERCA DELL’UTILE
• CHI NASCE DEBOLE, SOCIALMENTE SVANTAGGIATO, LO RESTERÀ PER SEMPRE PERCHÉ
DESTINATO A SOCCOMBERE RISPETTO ACHI È PIÙ FORTE.
• CHI PROVA A MIGLIORARSI, RISPETTO ALLA SITUAZIONE DALLA QUALE PROVIENE,
RISPETTO ALLA FAMIGLIA D’ORIGINE, FINISCE PER PERDERSI: IDEALE DELL’OSTRICA ( COSì
COME L’OSTRICA STACCATA DAL SUO SCOGLIO, MUORE E VINE DIVORATA DAI PESCI PIÙ
GROSSI, ALLO STESSO MODO CHI SI STACCA DALLE SUE ORIGINI, DALLA SUA FAMIGLIA,
PER CERCARE FORTUNA LONTANO, FINISCE PER ESSERE DIVORATO DAL MONDO
CRUDELE)
IMPERSOBNALITÀ DELL’OPERA LETTERARIA: egli racconta luoghi, vicende e
personaggi senza intervenire in alcun modo, osservando con gli occhi dei
protagonisti, dal loro punto di vista. Non si lascia coinvolgere con interventi o
commenti personali (es. contrario: A. Manzoni-narratore onniscente)
IO HO CERCATO DI METTERMI NELLA PELLE DEI MIEI PERSONAGGI, VEDERE LE COSE
CON I LORO OCCHI ED ESPRIMERLE CON LE LORO PAROLE…..(G.Verga)
Per ottenere ciò egli adotta un artificio tipico della narrativa verista detto
REGRESSIONE: L’AUTORE ANNULLA TUTTE LE SUE RADICI COLTE PER REGREDIRE AL
LIVELLO CULTURALE DEI SUOI PERSONAGGI E POTERLI RACCONTARE NEL MODO
PIÙ SIMILE ALLA LORO REALTÀ
PER FAR QUESTO EGLI ADOTTA UNA LINGUA CHE SI AVVICINA MOLTO ALLA
PARLATA QUOTIDIANA, SPESSO RICCO DI TERMINI ED ESPRESSIONI DEL DIALETTO
SICILIANO
ACITREZZA
FARAGLIONI
• Romanzo verista
• Mondo rurale, arcaico
• Visione della vita tradizionale fondata sulla saggezza antica dei
proverbi
• L’azione nel romanzo ha inizio all’indomani dell’unità, nel 1863,
eprosegue fino al 1878.
• Ambientazione: Acitrezza, borgo di pescatori
• Protagonista: la famiglia dei Malavoglia in cui irrompe la storia e la
modernità con la coscrizione obbligatoria (servizio militare), ignota al
Regno borbonico
• La vicenda inizia proprio dalla partenza del giovane ‘Ntoni e dalle
seguenti difficoltà economiche e di sventure che seguono alla famiglia
Toscano
Capitolo 1
Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad
Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal
nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva
dir nulla, poichè da che il mondo era mondo, all’Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti
per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a
Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron ’Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch’era
ammarrata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron
Fortunato Cipolla. Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri Malavoglia, erano passate senza far
gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron ’Ntoni, per spiegare il
miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso — un pugno che sembrava fatto di legno di noce — Per menare il
remo bisogna che le cinque dita s’aiutino l’un l’altro.
Diceva pure: — Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo
deve far da dito piccolo. —
E la famigliuola di padron ’Ntoni era realmente disposta come le dita della mano. Prima veniva lui, il dito grosso,
che comandava le feste e le quarant’ore; poi suo figlio Bastiano, Bastianazzo, perchè era grande e grosso quanto il
San Cristoforo che c’era dipinto sotto l’arco della pescheria della città; e così grande e grosso com’era filava diritto
alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto «sóffiati il naso» tanto
che s’era tolta in moglie la Longa quando gli avevano detto «pigliatela». Poi veniva la Longa, una piccina che
badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia; infine i nipoti, in ordine di anzianità: ’Ntoni il
maggiore, un bighellone di vent’anni, che si buscava tutt’ora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più
giù per rimettere l’equilibrio, quando lo scappellotto era stato troppo forte; Luca, «che aveva più giudizio del
grande» ripeteva il nonno; Mena (Filomena) soprannominata «Sant’Agata» perchè stava sempre al telaio, e si suol
dire «donna di telaio, gallina di pollaio, e triglia di gennaio»; Alessi (Alessio) un moccioso tutto suo nonno colui!; e
Lia (Rosalia) ancora nè carne nè pesce. — Alla domenica, quando entravano in chiesa, l’uno dietro l’altro, pareva
una processione.
• Dopo la partenza del nipote, il nonno decide di prendere a credito un
carico di lupini da zio Crocifisso per venderlo a Riposto. Ma la barca
dei Malavoglia, la Provvidenza, fa naufragio durante una tremenda
tempesta
Capitolo 3
Dopo la mezzanotte il vento s'era messo a fare il diavolo, come
se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese, e a scuotere le
imposte. Il mare si udiva muggire attorno ai fariglioni che pareva
ci fossero riuniti i buoi della fiera di S. Alfio, e il giorno era
apparso nero peggio dell'anima di Giuda. Insomma una brutta
domenica di settembre, di quel settembre traditore che vi lascia
andare un colpo di mare fra capo e collo, come una
schioppettata tra i fichidindia. Le barche del villaggio erano tirate
sulla spiaggia, e bene ammarate alle grosse pietre sotto il
lavatoio; perciò i monelli si divertivano a vociare e fischiare
quando si vedeva passare in lontananza qualche vela
sbrindellata, in mezzo al vento e alla nebbia, che pareva ci
avesse il diavolo in poppa; le donne invece si facevano la croce,
quasi vedessero cogli occhi la povera gente che vi era dentro.
Il vento faceva volare le gonnelle e le foglie secche, sicché Vanni
Pizzuto col rasoio in aria, teneva pel naso quelli a cui faceva la
barba, per voltarsi a guardare che passava, e si metteva il pugno
sul fianco, coi capelli arricciati e lustri come la seta; e lo speziale
se ne stava sull'uscio della sua bottega, sotto quel cappellaccio
che sembrava avesse il paracqua in testa, fingendo di aver
discorsi grossi con don Silvestro il segretario, perché sua moglie
non lo mandasse in chiesa per forza…..
- Ci sono i diavoli per aria! diceva la Santuzza facendosi la croce
coll'acqua santa. - Una giornata da far peccati!
La Zuppidda, lì vicino, abburattava avemarie, seduta sulle
calcagna, e saettava occhiatacce di qua e di là, che pareva ce
l'avesse con tutto il paese, e a quelli che volevano sentirla
ripeteva: - Comare la Longa non ci viene in chiesa, eppure ci ha
il marito in mare con questo tempaccio! Poi non bisogna stare a
cercare perché il Signore ci castiga! - Persino la madre di Menico
stava in chiesa, sebbene non sapesse far altro che veder volare
le mosche!
Sull'imbrunire comare Maruzza coi suoi figliuoletti era andata ad aspettare
sulla sciara, d'onde si scopriva un bel pezzo di mare, e udendolo urlare a
quel modo trasaliva e si grattava il capo senza dir nulla. La piccina
piangeva, e quei poveretti, dimenticati sulla sciara, a quell'ora, parevano le
anime del purgatorio.
Le comari, mentre tornavano dall'osteria, coll'orciolino dell'olio, o col
fiaschetto del vino, si fermavano a barattare qualche parola con la Longa
senza aver l'aria di nulla, e qualche amico di suo marito Bastianazzo,
compar Cipolla, per esempio, o compare Mangiacarrubbe, passando
dalla sciara per dare un'occhiata verso il mare, e vedere di che umore si
addormentasse il vecchio brontolone, andavano a domandare a comare la
Longa di suo marito, e stavano un tantino a farle compagnia, fumandole in
silenzio la pipa sotto il naso, o parlando sottovoce fra di loro. La poveretta,
sgomenta da quelle attenzioni insolite, li guardava in faccia sbigottita, e si
stringeva al petto la bimba, come se volessero rubargliela. Finalmente il più
duro o il più compassionevole la prese per un braccio e la condusse a casa.
Ella si lasciava condurre, e badava a ripetere: - Oh! Vergine Maria! Oh!
Vergine Maria! - I figliuoli la seguivano aggrappandosi alla gonnella, quasi
avessero paura che rubassero qualcosa anche a loro. Mentre passavano
dinanzi all'osteria, tutti gli avventori si affacciarono sulla porta, in mezzo al
gran fumo, e tacquero per vederla passare come fosse già una cosa
curiosa.
Come continua la storia……..
• Dopo il naufragio della Provvidenza , padron ‘Ntoni, che è un
galantuomo, pur di pagare il debito contratto con zio Crocifisso per il
carico di lupini, tra l’altro risultato anche avariato, vende la casa del
Nespolo e va a lavorare a giornata.
• Ma i guai non finiscono: Luca muore nella battaglia di Lissa; ‘Ntoni,
tornato dal servizio militare, tenta di far fortuna dandosi al
contrabbando; scoperto dal brigadiere, lo accoltella e finisce in
prigione; Lia, divenuta oggetto delle chiacchiere del paese, fugge e si
perde nella città di Catania; il vecchio padron ‘Ntoni, anziano e inabile
al lavoro, muore solo in ospedale. Della famiglia rimangono Mena,
che ha dovuto rinunciare all’amore per Alfio il carrettiere, e il più
piccolo, Alessi, che riesce a ricomprare la casa del nespolo e a
ricostruire il nucleo familiare.
• ‘Ntoni, uscito dopo cinque anni da prigione, ritorna a casa per vedere
i suoi, ma capisce di non potere più restare in quel mondo di cui ha
tradito i valori e si allontana per sempre.
Capitolo 15
L’addio di ‘Ntoni
Una sera, tardi, il cane si mise ad abbaiare dietro l'uscio del cortile, e lo stesso Alessi, che andò ad aprire, non riconobbe 'Ntoni il quale tornava
colla sporta sotto il braccio, tanto era mutato, coperto di polvere, e colla barba lunga. Come fu entrato e si fu messo a sedere in un cantuccio,
non osavano quasi fargli festa. Ei non sembrava piú quello, e andava guardando in giro le pareti, come non le avesse mai viste; fino il cane gli
abbaiava, ché non l'aveva conosciuto mai. Gli misero fra le gambe la scodella, perché aveva fame e sete, ed egli mangiò in silenzio la minestra
che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio da otto giorni, col naso nel piatto; ma gli altri non avevano fame, tanto avevano il cuore
serrato. Poi 'Ntoni, quando si fu sfamato e riposato alquanto, prese la sua sporta e si alzò per andarsene.
Alessi non osava dirgli nulla, tanto suo fratello era mutato. Ma al vedergli riprendere la sporta, si senti balzare il cuore dal petto, e Mena gli disse
tutta smarrita:
- Te ne vai?
- Sì! - rispose 'Ntoni.
- E dove vai? - chiese Alessi.
- Non lo so. Venni per vedervi.
Ma dacché son qui la minestra mi è andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, ché tutti mi conoscono, e perciò son venuto di sera.
Andrò lontano, dove troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono.
Gli altri non osavano fiatare, perché ci avevano il cuore stretto in una morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così. 'Ntoni continuava a
guardare dappertutto, e stava sulla porta, e non sapeva risolversi ad andarsene. - Ve lo farò sapere dove sarò - disse infine e come fu nel
cortile, sotto il nespolo, che era scuro, disse anche:
- E il nonno?
Alessi non rispose; 'Ntoni tacque anche lui, e dopo un pezzetto:
- E la Lia, che non l'ho vista?
E siccome aspettava inutilmente la risposta, aggiunse colla voce tremante, quasi avesse freddo:
- E' morta anche lei?
Alessi non rispose nemmeno; allora 'Ntoni che era sotto il nespolo colla sporta in mano, fece per sedersi, poiché le gambe gli
tremavano ma si rizzò di botto, balbettando:
- Addio addio! Lo vedete che devo andarmene?
Prima d'andarsene voleva fare un giro per la casa, onde vedere se ogni cosa fosse al suo posto come prima[..]. Alessi che gli vide negli occhi il
desiderio, lo fece entrare nella stalla, col pretesto del vitello che aveva comperato la Nunziata, ed era grasso e lucente; e in un canto c'era pure la
chioccia coi pulcini; poi lo condusse in cucina, dove avevano fatto il forno nuovo, e nella camera accanto, che vi dormiva la Mena coi bambini della
Nunziata, e pareva che li avesse fatti lei. 'Ntoni guardava ogni cosa, e approvava col capo, e diceva - Qui pure il nonno avrebbe voluto
metterci il vitello, qui c'erano le chiocce, e qui dormivano le ragazze, quando c'era anche quell'altra... -[...] Gli altri stettero zitti, e per
tutto il paese era un gran silenzio, soltanto si udiva sbattere ancora qualche porta che si chiudeva; e Alessi a quelle parole si fece coraggio per
dirgli:
- Se volessi anche tu ci hai la tua casa. Di là c'è apposta il letto per te.
- No! - rispose 'Ntoni. - Io devo andarmene. Là c'era il letto della mamma, che lei inzuppava tutto di lagrime quando volevo andarmene. Ti
rammenti le belle chiacchierate che si facevano la sera, mentre si salavano le acciughe? e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma, e
la Lia, tutti lì, al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese, come fossimo tutti una famiglia? Anch'io allora non sapevo nulla, e
qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene. In quel momento parlava cogli occhi fissi a terra, e il capo rannicchiato nelle
spalle. Allora Alessi gli buttò le braccia al collo.
- Addio - ripeté 'Ntoni. - Vedi che avevo ragione d'andarmene! qui non posso starci. Addio, perdonatemi tutti.
E se ne andò colla sua sporta sotto il braccio; poi, quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erana chiusi, si fermò
ad ascoltare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro, e gli diceva col suo abbaiare che era solo in
mezzo al paese. Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni2, perché il mare non ha paese nemmeno li, ed è di
tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si
riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe e par la voce di un amico.
Allora 'Ntoni si fermò in mezzo alla strada a guardare il paese tutto nero, come non gli bastasse il cuore di staccarsene, adesso che sapeva ogni
cosa, e sedette sul muricciuolo della vigoa di massaro Filippo.
Così stette un gran pezzo pensando a tante cose, guardando il paese nero e
ascoltando il mare che gli brontalava lì sotto. E ci stette fin quando cominciarono
ad udirsi certi rumori ch'ei conosceva, e delle voci che si chiamavano dietro gli usci,
e sbatter d'imposte, e dei passi per le strade buie. Sulla riva, in fondo alla piazza,
cominciavano a formicolare dei lumi. Egli levò il capo a guardare i Tre Re che
luccicavano, e la Puddara3 che annunziava l'alba, come l'aveva vista tante volte.
Allora tornò a chinare il capo sul petto, e a pensare a tutta la sua storia. A poco a
poco il mare cominciò a farsi bianco, e i Tre Re ad impallidire, e le case
spuntavano ad una ad una nelle vie scure, cogli usci chiusi, che si conoscevano
tutte, e solo davanti alla bottega di Pizzuto c'era il lumicino, e Rocco Spatu colle
mani nelle tasche che tossiva e sputacchiava. - Fra poco lo zio Santoro aprirà la
porta - pensò 'Ntoni, - e si accoccolerà sull'uscio a cominciare la sua giornata
anche lui. - Tornò a guardare il mare, che s'era fatto amaranto4, tutto
seminato di barche che avevano cominciato la loro giornata anche loro,
riprese la sua sporta, e disse: - Ora è tempo d'andarsene, perché fra poco
comincerà a passar gente. Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata è stato
Rocco Spatu.

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