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ANNA COLOMBO

VITA E OPERE
DI ION LUCA CARAGIALE

ROMA - ISTITUTO PER L'EUROPA ORIENTALE - ROMA


MCMXXXIV-XIL

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VITA E OPERE
DI ION LUCA CARAGIALE.

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PROPRIETA LEITERARIA RISERVATA

Tip. Consorzio Nazionale

Via E. Q. Visconti, 2

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Roma

Tel. 33094

PICCOLA BIBLIOTECA ROMENA


2

ANNA COLOMBO

VITA E OPERE
DI ION LUCA CARAGIALE

ROMA - ISTITUTO PER L'EUROPA ORIENTALE - ROMA


MCMXXXIV-XII.

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Questa collana e pubblicata sotto gli


auspici della Associazione Culturale italo-romena v in Roma.

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INTRODUZIONE.

La maggiore difficolt, che si presenti forse a chi voglia stu-

iliare uno scrittore straniero, 6 la necessiti, pur attenendosi al


principio della critics estetica, di certi raffronti, di certi richiami alla letteratura e ai costumi del paese dell'autore studiato.
Del mondo fantastico di uno scrittore, i libri da lui preferiti, la
societi in cui vissuto, fanno parte integrale: tanto pin quando
si tratti di uno scrittore, come Ion Luca Caragiale, che abbia attinto materia per l'arte sua dalla vita sociale e politica dei suoi

tempi, e che abbia avuto precursori non lontani in questo


campo.

Certo, se l'autore da me prescelto appartenesse ad una delle


maggiori letterature europee, le condizioni di civilth e di cultura
del suo paese, nel suo tempo, qualunque si fosse, sarebbero tal-

mente note fra noi ad ogni persona colta, Va rendere inutile


ogni preliminare esposizione; ma la letteratura, anzi, tutte le
condizioni di vita e di civilti della Romania sono ancora quasi
sconosciute in Italia, malgrado l'opera assidua, in questi ultimi
anni, di un gruppo di volonterosi traduttori; e perci6 io credo
indispensabile premettere ad uno studio serio dell'attivith letteraria di I. L. Caragiale un'introduzione storica, in cui, piii
brevemente che sia possibile, siano tratteggiate le condizioni
politiche e culturali del tempo e della societ, in cui la stilt
opera maturata, e che la sua opera rispecchia con straordinaria vivezza, per quanto trasfigurate dalla potenza creatrice
di una somma fantasia artistica.
Durante un mio recente e troppo breve soggiorno in Romania, molte volte mi si affacciato alla mente un paragone
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con l'Italia del Sud: e a questo paragone credo bene ricorrere


per rendere pin chiara e concretamente afferrabile la mia esposizione all'intelletto di un lettore italiano.
Come l'Italia del Sud stata per due secoli sottoposta al
rovinoso dominio spagnolo, corsa da eserciti stranieri, disseccats nelle fonti vive della sua prosperiti dalla rapacitil dei Vicern, dall'estendersi dei latifondi, dall'ignoranza e dal fanatismo delle classi inferiori, cosi la Romania, dal Seicento iu
poi, vegetO sotto l'egemonia turca: giogo questo ancora pin 'disastroso e intollerabile, perche j Turchi, maomettani, disprezzavano troppo profondamente gli infedeli sudditi balcanici per
curarsene in alcun modo; e a loro volta i cristiani si rinchiu'devano sempre pin, per necessith di conservazione, nell'ambito
ristretto della vita di villaggio.
Di pin, con l'avvento del Borboni al trono spagnuolo, il
Regno delle Due Sicilie si rende indipendente, e ha legami
sempre pin stretti, se pur non profondi, con il resto d'Italia:
ma fino al 1821 la Valacchia e la Moldavia rimangono nell'orbita della Turchia, senza ii minimo contatto serio con l'Occi'dente europeo. I Principi nominati dal Sultano erano greci
del Fanar, il quartiere greco di Costantinopoli, i quali comperavano la loro carica e se ne rivalevano poi sui loro sudditi,
ben sapendo breve il tempo del loro dominio: bastava infatti
che un altro pretendente offrisse una somma maggiore, perch
fosse sostituito al principe attuale.
un nuoQuesta incertezza e mutevolezza del governo
aveva
vo signore era insediato di solito ogni due o tre anni
naturalmente i peggiori effetti au tutto l'andamento del paese,
in quanto II Governo era assoluto, e ogni nuovo principe ridistribuiva tutte le cariche ai suoi favoriti, e accresceva a suo
piacere il peso delle imposte, le quail cadevano del resto solo
sui contadini: perche industria e commercio mancavano totalmente, e i nobili e il clero non solo erano esenti da ogni tributo, ma essi stessi percepivano dai contadini decline e tasse
fortissime in natura. Si aggiungano a questi fatti la preponderanza dei latifondi, e l'allontanamento delle classi superiori
dal popolo, essendo II clero in massima parte greco, e i nobili
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grecizzati di sangue, 'di lingua, ill costumi; 'si aggiungano ii


frequente disastroso passaggio degli eserciti, e lo spezzetta,
mento di una Bola regione etnica in due Principati, a cui di
pin la Transilvania e la Bucovina erano state sottratte dalrAustria, che ne tentava la snazionalizzazione: e si avr un'idea
delle condizioni miserabili della Romania nel primo Ottocento.
Per una coincidenza che io non credo solo casuale, l'inizio
della rinascita nazionale concorda, per la Romania, col risorgere del senso della latinitit.
Nella secenda meta del Settecento, in Transilvania si fa
sentire rinfluenza della Chiesa Romans, e la conoscenza del
latino porta alla scopert& della latiniti del a dialetto valacco D:
e la nuova corrente latinista, che sostituisce alla scrittura cirillica quella latina, con i suoi tentativi fruttuosi, per quanto
esagerati, di allontanare dalla lingua gli elementi slavi e greco-turchi, prepara gli spiriti pin eletti ad accogliere la civiltit
dell'Occidente. Pin tardi, al principio dell'Ottocento, la tragica
ritirata di Napoleone attraverso la Russia lascia anche nei
Principati dei dispersi, i quali, come segretari dei Principi e
dei patrizi, incominciano a diffondere la conoscenza della lingua francese, e il desiderio della cultura occidentale. A poco
a poco, i nobili acquistano l'abitudine di inviare i figli, per
gli studi, in Francia: e i giovani che ritornano in patria dopo
alcuni anni di soggiorno in Occidente, sebbene resi del tutto
stranieri alla lingua e alla tradizione avita, sono democratici
e patriotti per rinfluenza delle dottrine romantiche e rivoluzionarie e, aiutati flal prestigio della ricchezza, del nome, degli
studi, riescono, in un corso di anni relativamente breve, a sottrarre i Principati al dominio turco, a liberarsi della troppo
greve a protezione D russa, e in ultimo, nel 1859, a realizzare
runione dei due Principati in uno stato avente una costituzione
del tutto occidentale (1).
Le basi della nuova societh Bono cosi fondate: ma, se si
pensa che solo dopo il 1821 divenuto abituale, in Romania,
(1) lows, La Socit roumaine du XIXIa sicle dans le thefitre roumain,
Paris, 1926.

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l'insegnamento del romeno, che di borghesia fin ilopo il 1860


non si pub parlare, e che la servitit della gleba dura, in diritto,
fino al 1864, e in pratica molto oltre, si comprende facihnente
che tutta questa trasformazione, troppo rapida, non poteva
essere davvero profonda: la nuova societi era una creazione
d'ideologi, partita dall'alto, la quale poteva, si, dare l'impressione di un grande progresso: ma tutto si fermava all'apparenza, mentre la realti era ancora molto inferiore: l'economia
puramente agricola, la ricchezza mal distribuita e accumulata
in pochissime mani, l'organizzazione sociale arretrata, la cultura superficiale e retaggio di pochi (1).
Nel 1835 il maresciallo Moltke aveva cosi descritto la Valacchia:
a La fisionomia di questo paese mostra le tracce spaventevoli di nna
schiavitfi. Gli alberi mancano del tutto: a percii) questa terra sem bra davvero un vasto deserto, aspettante certo peri) solo pronte mani
a umane per ricompensare ad nsura ogni fatica... Ci si meraviglia d'incon-

o lunga

a trare in questo deserto una citta di centomila abitanti, come Bucarest 1) (2).

E un lettore italiano ricorda subito, a questo punto, le


lettere, ahime troppo simili, dei viaggiatori inglesi e francesi
del Settecento su Napoli e il Mezzogiorno d'Italia.
Dal 1860 al 1890, la meraviglia dello straniero che avesse
saputo osservare la realti nascosta sotto le splendide apparenze
li civilt, studiando non solo le classi alte, ma anche il popolo
acne cittit e delle campagne, sarebbe stata forse maggiore:
citt vaste ed eleganti, una nobilt colta e perfettamente fraucesizzata, cerimonie fastose, universitit, teatri, accademie... e
campagne quasi deserte, coltivate con metodi primitivi, senza
scuole, senza retta amministrazione, senza propriet aetermiData: i contadini vivevano in capanne di fango anguste e antigieniche, e lavoravano per conto jil padroni ignoti e lontani
sotto la sorveglianza della polizia; la borghesia sorgeva appena,
(1) GHEREA: a Neoiobilgia a; GARAGIALE: a 1907 a; LOVNESCU: a Istoria

civilizatiei romiine a.
(2) MOLTKE: Lettere mei avvenimenti della Turchia
PETREscH: a Caragiales Leben und Werke a.

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in 11. PETRA-

a stento, tra i figli dei contadini e degli artigiani attratti da/


fascino delle auk: e le nuove abitudini verbali, i nuovi costumi
che avidamente faceva propri, rendevano solo pin evidente,
per contrasto, la sua rozzezza ed incoltura profonda. Eppure,
proprio la borghesia, con tutti i suoi difetti, e la classe nuova,

la trionfatrice dell'avvenire: perche il patriziato decadente e


molle sta perdendosi in essa, dopo aver sperperato a Parigi e
a Montecarlo il patrimonio avito, e i contadini sono ancora
troppo primitivi, troppo schiavi, per poter avere importanza
nella vita politica e culturale della nazione.
E poich l'arte rispecchia sempre in s, ma iridate e arricchite di colori e di significati in un magico arcobaleno di
suoni e di armonie profonde, le condizioni della vita reale, noi
non ci stupiremo che il maggior artista di quest'epoca di transizione, I. L. Caragiale, abbia fatto oggetto del suo studio appunto la borghesia urbana, la classe destinata a conquistare II
primo posto nella nuova societb. Con tutti i suoi aspetti buffi
e antiquati, nella borghesia, ormai, pulsa la vita della nazione: e questo ha sentito l'intuito dell'artista, che pure e parse
un retrogrado per l'ironia e la crudezza con cui ha messo in
luce la comicith, l'insipienza, la tronfia goffagine dei nuovi
borghesi. Che egli si sia creduto, per molto tempo, un congervatore antiliberale, un vero a codino zo, e innegabile, malgrado
le molte contraddizioni facilmente rintracciabili nella sua teoria come nella sua arte: ma ad un artista, durante tutto lo svol-

gimento dell'opera sua, non si pub chiedere la ferrea logica


di un pensatore: non gli si pub imporre alcuna norma concettuale nell'estrinsecazione delle immagini elaborate dalla sua
fantasia.

Certo, queste immagini sono, appunto perche artistiche,


armoniose: rispondenti ciob a una loro intima logica di ordine
e di proporzione che permette e giustifica l'opera del critico;
al quale riesce perch) possibile il rifare a ritroso la strada percorsa in un attimo d'ispirazione dall'artista, e dall'opera che
ha dinanzi, rivivificata dalla comprensione con cui egli la avvicina, il cercare di giungere all'anima dell'artista, per scoprire
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e mettere in luce la ricchezza dei motivi artistici nascosti, o


meglio incarnati, in ogni pagina.
Critica psicologica!
mi si obbietterit; e certo, una tale
critica da sola non basta: ma 6 pur sempre necessaria. Perche
noi non comprendiamo veramente l'opera d'arte se non ricreandola in noi stessi, se non risentendola con un'intensiti e
una profonditi corrispondenti a quelle del primo creatore: del
quale noi perci6 dobbiamo risentire tutte le emozioni del momento di creazione, tutte le risonanze suscitate da ogni suono,
da ogni parola, da ogni immagine. Si badi per6 che io parlo del

ereatore, nel momento, nell'atto del creare: astraendo, cio6,


per quanto sia possibile, da tutta la vita quotidiana dell'uomo
e spiegher6
che solo raramente artista: e questo perche
meglio il mio pensiero a questo riguardo occupandomi partinell'uomo-artista, al momento
colarmente di I. L. Caragiale
della creazione, si produce come una scissione profonda tra le
sue convinzioni, le sue tesi umane, e quindi fatalmente venate
d'errore, e l'imperiosa necessith dell'opera d'arte, la quale
vuole che in se nulla contrasti all'infallibile legge dell'armonia e della coerenza estetica. Parrebbe quindi perfettamente
inutile considerare la vita quotidiana, le abitudini, i pensieri,
le convinzioni pratiche e teoriche, tutto ci6, insomma, che forma la materia della cosidetta analisi psicologica di un libro: ma

questo sarebbe possibile solo per un'opera di pura lirica, per


una breve poesia, in cui nessuna scoria si fosse unita all'oro
abbagliante dell'arte.
Ma, che le a due righe D del Valery o la a pagina D del
Croce siano superate, e noi vediamo i brani veramente artistici
emergere solo qua e l fra gli squarci, spesso lunghissimi, che
hanno II compito di legare fra loro, di dare un'uniti anche
apparente e formale alla varie opere d'arte contenute in un solo
volume. Questi squarci, non calati, come direbbe il De Sanctis,

nella forma artistica, non fusi del tutto nella fiamma della
fantasia creatrice, possono per6, se illuminati convenientemente,

giovare all'intelligenza dell'arte vera dell'opera; e perci6 necessario conoscere da quali sentimenti, da quail intenzioni sia
stato spinto, l'artista, a scrivere.
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A me poi
e sia questa l'ultima giustificazione della parte
della mia tesi che esula dal campo della critica estetica,
un

esame del tempo e della vita del Caragiale era imposto, sia
dal carattere stesso della sua opera, come ho detto all'inizio,
sia dal fatto che il mio lavoro, per quanto modesto, vorrebbe
essere, vero, soprattutto un omaggio reso all'arte di un autore
originale e veramente grande, come Ion Luca Caragiale, ma

pure un mezzo per far conoscere ed apprezzare in Italia non


lo scrittore soltanto, ma la terra e la nazione romena.
LA VITA DI ION LUCA CARAGIALE.

Nella famiglia di I. L. Caragiale l'amore alle lettere, e pia


precisamente al teatro, era una vera tradizione.
II nonno, Nafis o Costache Karagiali, di origine greca o albanese, allievo del famoso attore Aristia, aveva recitato in greco
alla corte di Ion Caragea, principe fanariota della Valacchia.
I suoi tre figli, Costache, Iorgu e Luca, ereditarono la sua
passione per il teatro; e, cresciuti in un tempo, in cui la co,
scienza nazionale incominciava a risvegliarsi nei Principati,
parteciparono alla creazione del teatro romeno. Romeni, perk
non si sentivano ancora: esiste anzi a questo proposito un in
teressante documento (1).
Nel 1848, i fratelli Caragiale furono molto vilipesi perche si
erano ritirati in campagna durante i torbidi rivoluzionari. In
propria difesa, Costache pubblica un opuscolo: a La giustizia del popolo giudichi i fratelli Karagial (notare l'ortografia, volutamente straniera), in cui, pur protestando II suo affetto per il popolo romeno, affermava di essersi tenuto in disparte con i suoi, perche a come stranieri, non conveniva partecipassero a dispute familiari B.
Singolare destino di questa famiglia straniera, vera dina-

stia di artisti, di cui ad ogni passo s'incontra ii nome nElla


(1) SenninAtorul a 1902, II, pag. 39; CHENDI:
ragiale D.

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a Un alt proces

Ca-

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otoria della letteratura romena, fino ai 'di nostri (1). Gilt nel
1846, il a Curierul roman 11 scriveva: Ix Dev'essere una dote del-

c la famiglia Caragiale che tutti i suoi membri godano di un


c grande talento ben riconosciuto dai Romeni D. E allora, infatti, la grande figura di Costache Caragiale, coadiuvato dai fra-

telli, dominava il teatro romeno, trionfando nei pia vari lavoti e preparando il pubblico, la scena, gli attori all'arte del
nipote.
Nato verso il 1815, Costache debuttO con successo nel 1835,

e quattro anni dopo assunse la direzione, a Bucarest, del Teatro di Dilettanti Romeni. Vicino a se aveva i due fratelli, con
le mogli loro, attrici apprezzate. Suscitavano entusiasmo nel
pubblico le co:nmedie dello stesso Costache, quasi tutte, pera,
traduzioni o adattamenti dal greco e dal francese.
a Costache era l'anima della compagnia: egli spiegava agli attori le
come a
a loro parti, insegnava loro il contegno da tenere sulla scena,
r casa loro, imitando sempre l'uomo com'e... a (2)

Nel 1852, divenne condirettore del nuovo Teatro Nazionale di Bucarest. Insignito di un titolo e aiutato con una larga
sovvenzione dal principe Stirbei, egli aveva l'unica ambizione
di mostrare al pubblico romeno che non per nulla aveva reeitato in vari teatri di Parigi. Ma nel 1854, per gli intrighi del
nuovo direttore, egli fu obbligato a ritirarsi dalla scena: e povero, avendo speso tutto il suo per il teatro, dovette cercare un
mezzo di sussistenza nella carriera di avvocato. Ma ritrovava
sempre il calore e la letizia degli anni giovanili per recitare
in compagnie di dilettanti. Mori nel 1877, in tale miseria, che
i funerali dovettero essere fatti a spese dello Stato (3).
Fu pure un attore apprezzato il secondo fratello, Iorgu,
ottimo nelle parti buffe (4).
Al contrario il terzo fratello, Luca, (1817-1885) non di(1) I due figli di I. L. Caragiale, Matei e Luca, sono poeti di valore.
(2) BELADOR: a Istoria teatrulni roman D.
(3) MINAR : a Caragiale D.
(4) CARACIALE: a Carnetul unui vechin suileur D.

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mostra mai eccessivo amore al teatro: dopo aver fatto parte,


per un certo tempo, della compagnia di Costache, abbandon6
le scene e si ritir in una piccola fattoria da lui comperata nel
comune di Margineni, nel distretto di Prahova.
Cola visse tranquillamente, fino alla morte, con la seconda moglie, una buona massaia senza pretese di cuhura, Catinca
Carabiit, nativa di Brapv, in Transilvania; e cola nacque da
loro, il 29 gennaio 1852, come scrisse lo stesso Caragiale nel
registro della societa Junimea di Iaci, ION LUCA CARAGIALE.

Dopo i primi anni trascorsi nella fattoria paterna, forge


con la distrazione di qualche viaggio a Bravov (1), e dopo essere

stato preparato privatamente all'esame di ammissione alla seconda classe elementare, fu inviato a Ploesti, presso un mereante
di candele, la cui vecchia casa ospitale risorgerit ancora, dopo
molti anni, nel ricordo nostalgico del fanciullo, divenuto uomo

ed artists (2).
Frequentate con onore le classi elementari, segui poi, sempre a Ploeqti, i corsi del ginnasio, fino alla quarta classe, con
buon risultato specialmente in latino, romeno e matematica (3).
Ma non fini gli studi, partendo per Bucarest, dove, nell'autunno del 1868, abitava nella stessa casa del grande attore Mihail Pascali, che gli fece conoscere II suggeritore della sua
compagnia, il poeta Eminescu (4). Che cosa avesse condotto il
giovinetto Ion in tale vicinanza, se il caso, un suo sogno fanciullesco di divenire attore, o gli incitamenti dello zio Iorgu,
non dato sapere: certo egli conobbe cola parecchi artisti, e
tra loro senti risorgere in se l'avita vocazione teatrale.
Notizie sicure della sua esistenza nei due o tre anni seguenti, non se ne hanno: perb, ricordando una sua lettera se(1) a Luceafirul a 1912, pag. 463; V. NEGRU : u Autornl lni Chicon
Rostogan a.

(2) a Moments D, pag. 46 (ed. Minerva): a Caut cash"... D.


(3) a Universul a 1912, n. 167; a Neamul romilnesc literar a, 1912,
rag. 377.
(4) CARACIALE - In Nirvana (ed. Zarifopol. III, p. 1); G. GALACTION 'Vita di Eminesen.

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mi-autobiografica al poeta VlahufA, in cui afferma di aver studiato tanto, quanto sarebbe stato sufficiente per entrare all'universita e divenire avvocato, si pub credere che durante gli
anni 1869,1870 abbia proseguito gli studi liceali, forse a Bucarest.

Certo, nell'estate del 1870 era a Ploetoi: lo provano la


precisione e la ricchezza di particolari con cui in a Boborul x (1)
egli rievoca il comico episodio della Rivoluzione Repubblicana

sorta e svanita in quella Citt, entro lo spazio di quindici ore,


1'8 agosto 1870.

Ritornato poi a Bucarest, a diciannove anni egli gi alle


prese con le necessitit material. Da un'invincibile vocazione
letteraria attratto tra artisti e giornalisti, per intervento del
Pascal viene ricevuto come suggeritore al Teatro Nazionale:
ed apprezzatissimo in questo ufficio tanto delicato e difficile,
come attesta il grande attore Manolescu (2). Di giorno, ii Caragiale copiava le parti dei vari attori, valendosi della bella e
chiarissima scrittura di cui era molto orgoglioso, per un istinto
'di artista, sensibile a tutte le forme di eleganza e di armonia.
Lo Slavici (3) ricorda che 11 Caragiale era capace di riscrivere
anche dieci volte il pin insignificante articolo, pur di evitare
cancellature; e mette in luce l'ammirazione del nostro autore
per tutti gli aspetti della bellezza artistica: musica, danza, decorazione. In questo tempo, il Caragiale tradusse pure e adatt6
mole opere straniere: e in una a tourne D estiva in provincia
con il Manolescu, si rivel6 ottimo attore debuttando nella non
facile parte -del becchino nell'Amleto shakespeariano.
Cosi egli andava arricchendo la propria esperienza teatrale
per prepararsi ai lavori original.
Ma il suo misero stipendio non gli bastava: ed eccolo
carica ingrata fra
quindi correttore e gerente responsabile
nel
bisettimanale
a
Aleggtorul
liber
D,
fino al 1876, altutte
lorche passa, sempre come correttore, nel giornale a Unirea
(1) ed. Zarifopol - Tfl - p. 156.
(2) a Insemnirile male silnice (inedito).
(3) SLAVICI:

Amindri 30.

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Democratica D, dove lavora in una stanza oscura e malsana,


per poco pin di 100 lei al mese, facendosi tanto notare per la
sua cura della precisione ortografica e della proprietit grammaticale, da ottenere il soprannome, di cui molto lusingato,
di a Mof Virgula D (Papa Virgola) (1).

Nel 1877, egli tenta di fondare un giornale satirico: ma


del a Clciponul D (11 Cappone) escono soli pochi numeri, e un

Calendario, notevole per gli spunti umoristici, poi ripresi e


svolti dal Caragiale a distanza di anni. Si era nel periodo della
guerra russo-romeno-turca (1877-78), di cui molti ricordi, in
venial poco amabili per gli alleati russi, le cui truppe attraversavano allora Bucarest, si trovano sparsi nel a Claponul D e
nel a Calendarul Claponului D.
Pure nel 1877, il Caragiale iniziO la sua collaborazione al
giornale conservatore a Timpul D, chiamatovi dal poeta Eminescu, conservatore per convinzione profonda. II Caragiale, al
contrario, non si era mai occupato di politica: il suo tempera-

mento critico, la chiara limpidezza del suo acuto sguardo di


osservatore lo portavano a vedere i mali di tutti i partiti: ma,
oltre che, come ho detto nell'Introduzione, in cpiel periodo le
apparenze della nuova societ liberale e borghese erano particolarmente ridicole e urtanti, certo le opinioni conservatrici,
esposte con abbondanza di argomenti e ardore di convinzione
da persone e da circoli molto autorevoli per posizione sociale
e per cultura, dovevano avere un grande peso agli occhi di I.
L. Caragiale. Egli aveva letto molto, ma senza metodo, senza
direttive, e quasi esclusivamente letteratura amena: mancava
quindi di una solida base culturale, di cui pen!) comprendeva
bene l'importanza e che stimava e onorava negli altri. Di pin,.
era un giovane ancora ignoto, senza posizione sociale, senza
mezzi: e le opinioni conservatrici, sostenute con tanta fede da/
suo amico Eminescu, per la cui cultura e intelligenza egli aveva
grandissima stima, erano accettate pienamente dall'influentissimo circolo a Junimea B di Lug.
(1) A. Citiuctr, in Minar: Caragiale - e l'Introduzione di P. Zarifopol
alle Opere del Caragiale.

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Su questo circolo

Junimea n (La Gioventn) mi soffermo

alquanto per la sua importanza nella storia della cultura romena, e in particolare per la sua influenza sullo sviluppo dell'arte del nostro autore.
Come ho accennato nell'Introduzione, importanza decisiva
ha, nella storia della Romania nel secolo XIX, l'influenza culturale francese. I giovani romeni andavano a studiare in Francia, dove tutti I nobili trascorrevano lunghi mesi ogni anno; e
col Regolamento Organico imposto dai Russi (1829-34), si giunse

a proclamare II francese lingua ufficiale dei Principati. Come


ben slice il Petrescu (1), fino a poco tempo fa si poteva ripetere
per la Romania cia che il Voltaire aveva detto di Potsdam nel
Settecento:
c

Mi trovo qui in Francia. Si parla solo la nostra lingua. 11 tedescb,


6 la lingua dei soldati soltanto e dei cavalli: pub essere necessario solo

.6 in viaggio a.

Questa cultura francese era naturalmente improntata a con,.


cetti democratici e liberali in politica, razionalisti in filosofia,
romantici in letteratura: a lei, anche per mezzo di ferventi mazziniani, si devono la rivoluzione del 1848 e la costituzione del
1859, praticamente inattuabile in un paese semi-orientale, ma
certo moderna, logica e a razionale a; a lei si devono le prime
opere letterarie romene, come le poesie e le commedie di Vasile
Alecsandri
di cui dovra ancora occuparmi
e le innumerevoli traduzioni dal francese in un romeno infranciosato spesso
ohre ogni limite del lmon senso (2).
Verso il 1864, quando le difficolth del nuovo stato di cose
ai fecero pin evidenti, e l'opposizione ai progressi troppo radicall divenne pin forte, specie da parte dei nobili, pin colti e
pin direttamente colpiti, in Iasi, fino allora capitale intellettuale
della Romania, un gruppo di giovani fondO una societ letteraria, la a Junimea z, che ben presto ebbe un organo suo nella
rivista a Convorbiri literare z. Si noti che quasi tutti i suoi mem(1) H. PETRA PETRESCU: Caragiales Leben und Werke.

(2) P. &um De l'influence frangaise sur l'esprit public en Ronmanic.

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bri avevano studiato in Germania: l'avversione cio della nuova

societh ai principi che avevano trionfato negli ultinfr anni in


Romania, e che erano stati servilmente copiati dalla Francia, non
era un alcunche d'improvviso, di ex novo, di nazionale, ma era

attinta e inspirata in tutto alla cultura tedesca.


Alla filosofia razionalistica, gi da tempo, in Germania, si
era sostituita la filosofia hegeliana, basata sul concetto di
svolgimento: e da essa muove ora la a Junimea sia denunciando, nel campo politico, affrettata e dannosa l'applicazione
delle a forme occidentali D al a fondo orientale D della societi ro-

mena, sia affermando, nel campo letterario, i diritti della critica, e ponendo limiti all'incitamento dell'Heliade R5du1escu:
o Scrivete, scrivete, giovani, purche sia romeno! D, con la richiesta del talento, del buon gusto, dell'onesti letteraria (quasi
tutte le opere in lingua romena, fino allora, erano state inconfes-

sate traduzioni dal francese). Capo riconosciuto della societit


era Titu Maiorescu, critico notevole per cultura e per gusto, pia
tardi professore universitario e Ministro. Membri della a Junimea D erano pure gli scrittori V. Alecsandri, I. Negruzzi, Th.
Rosetti, lo statista P. Carp, il filosofo V. Conta: tutte persone
che, o per fama letteraria, o per celebrith di nome storico e di
fortuna, dovevano imporsi all'attenzione del Caragiale. Questi
si associ alla Junimeax, nel 1878, mentre continuava a collaborare al a Timpul accanto all'Eminescu. I rapporti fra questi due grandi scrittori ci vengono raccontati molto diversamente:
certo, all'entusiasta Eminescu non poteva sempre piacere lo spi-

rito troppo ironico e tagliente del Caragiale, la cui continua


opposizione gli pareva mossa non da intime convinzioni, ma dal

piacere di contraddire e di argomentare (1); pure, in quegli


anni di formazione artistica le loro continue discussioni furono

di grande vantaggio ad ambedue. Lo spirito critico e l'acuta


ironia del Caragiale costringevano l'Eminescu ad un assiduo e
proficuo lavoro di revisione e di moderazione dei propri gim
dizi: inoltre, era incontestabile la superiorith del Caragiale yer
ci che riguarda la perfetta padronanza della sintassi romena;
(1) a F1acrtra D, 1913, pag. 311: AL.

F.RBArr: Eminescu

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i Caragiale.

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ma, d'altra parte, la cultura vastissima, specialmente nel campo


'della filosofia e della letteratura tedesca, e dell'antici letteratura

romena, posseduta dall'Eminescu, di giorno in giorno si trasfondeva nella mente del Caragiale (1).
Ion Luca, frattanto, lavorava assiduamente, con la curs minuziosa di ogni particolare che e propria di una vera coscienza

artistica, alla suit prima opera originale: la commedia a Una


notte burrascosa , che nell'ottobre del 1878 egli lease nel circolo a Junimea , suscitando grande entusiasmo (2).

Per concorde testimonianza di quanti lo conobbero, I. L.


Caragiale era un lettore meraviglioso: e nella a Junimea z era
apprezzatissimo, sia come lettore di opere proprie e altrui, sia
come critico: lo stesso olimpico Alecsandri attendeva con impazienza il giudizio del Caragiale, del resto sempre molto rispettoso. Non tale era tuttavia con gli autori minori, che poneva in
ridicolo con una prontezza, una sagacitit e una mordacitit straordinarie (3).
Appunto in conseguenza del suo successo nel cerchio della
a Junimea , a Una notte burrascosa viene pubblicata sulle
a Convorbiri literare , e rappresentata al Teatro Nazionale di
Bucarest il 18 gennaio 1879.
Nel 1878 vi era stata rappresentata la traduzione poetica
del Caragiale della tragedia a Rome vaincue del Parodi; traduzione, che dal critico Dame meritti di essere preferita all'originale, e che fece giudicare l'allora ignoto traduttore, dall'Alecsandri, un perfeuo possessore della lingua romena. Ora, perb,
a Una notte burrascosa JD non ebbe molta fortuna, ne presso i
critici, accecati da vieti pregiudizi moralistici, n presso il pubblico, troppo urtato dalle satire contro la guardia nazionale, da
poco allora fondata. 11 Caragiale racconta addirittura (4) di es(1) STAvira: Amintiri.

(2) J. NEGRUZZI: Amintiri din Jun imea.


(3) a Literatura si Arta romenii a, II, pag. 672.

PETRACU: Cara-

giale.

(4) a Universul D, 1899, XVII, pag. 248. Contro la guardia nazionale,


si veda la satira a Baioneta inteligentil a ed. Zarifopol, III, p. 126.

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19

sere stato accusato di tradimento, sla un giornalista, dopo la


prima rappresentazione; e di essere stato oltraggiato e minacciato, dopo la seconda, la un gruppo di a patriotti D dinanzi al
teatro. Solo l'intervento di alcuni ufficiali lo 'avrebbe sottratto
al pericolo: ma l'opera avrebbe dovuto, per ciO, essere tolta
dal cartellone.

In realt, perb, anche alla prima rappresentazione mold


spettatori apprezzarono e applaudirono la commedia (1).
Alla rappresentazione della breve commedia a Conul Leonida fa cu reactiunea (I1 sor Leonida alle prese con la reazione) avvenuta il 10 febbraio 1880, seguono: gli a Arnintiri
teatrale D (Ricordi teatrali), pubblicati sulle a Convorbiri D, la
commediola a 0 Soacrci D (Una suocera), scritta per una festa
di beneficenza, e rappresentata anonima, con poco successo,
nel 1883, e un'operetta a Hatmanul Baltag, scritta in collaborazione con J. Negruzzi, per la musica del maestro Caudella, e
rappresentata nel 1884. In questo stesso anno, il 13 novembre,

si rappresenta ii capolavoro drammatico del Caragiale, a0


Scrisoare Pierdutd D (Una lettera smarrita).

L'8 aprile 1885, la rappresentazione della farsa a D' Ale


Carnavalului D (Cose... di carnevale) gli ottiene dalla direzione
del teatro un premio di duemila lei, ma non ha successo presso

ii pubblico; anzi, un giornale liberale chiede l'intervento del


governo per proibire la rappresentazione di questa a sordida
stupidaggine , in cui si insultano ii popolo e le istituzioni del
paese D (2).

Nello stesso anno 1885, gli muore il padre, e ii Caragiale


costretto, con i suoi scarsissimi guadagni, a provvedere anche
alla madre e alla sorella. Al a Timpul D riusciva solo con difficoltit ad avere lo stipendio, per quanto, con paradossi e a trovate D origins% molte volte giungesse perfino a strappare anticipazioni al disgraziato cassiere: e non poteva certo sperare,
data la piccolezza degli incassi, di ricavare un guadagno materiale dalla rappresentazione delle sue commedie. Pur colla(1) A. ROMANESCV: 30 de ani.
(2) Mmoitzscu: Critice, ilL

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borando a vari giornali e riviste, gi nel 1884 era stato impiegato alla Regia dei Monopoli: ma il suo amore dell'indipendenza e la mobiliti del suo spirito non lo lasciavano sostare a
lungo in alcun ufficio: eccolo quindi ispettore scolastico, e pin

tardi, per breve tempo, professore supplente in un liceo di


Bucarest (1).
Nel 1888, saliti al potere i conservatori, il Caragiale chiede
al Maiorescu la carica di direttore del Teatro Nazionale. Il Negruzzi, interpellato dal Maiorescu, di parere sfavorevole, perelle un artista non gli pare adatto ad un ufficio in cui si richiede
grande esperienza amministrativa, e grande abilith e tatto per
destreggiarsi fra gli attori e gli autori, gens irritabilis zo fra
tutte (2).

Tuttavia il Caragiale ottiene la nomina desiderata: e nel


1889, attirati a se molti attori di grande fama, egli riesce a
rappresentare decorosamente una composizione del Gusti, a Le
manovre autunnali D, di mediocre valore artistico, ma di sicuro
effetto teatrale. Per6 in breve 6 costretto a dimettersi, appunto
perche manca delle doti richieste dal Negruzzi.
Il 3 febbraio 1890 avviene la rappresentazione del dramma
a Ncipasta D (La calunnia); nel 1892 esce la prima edizione di
alcune novelle; e nel 1893 a Iali i fratelli araga pubblicano il
suo Teatro e alcune sue note intorno all'Eminescu, pagandogli
per cth la cospicua somma di 300 lei (3). Questo volume viene
dal Caragiale presentato ad un concorso bandito dall'Accademia
Romena; ma l'opera non 6 premiata, perch6 a immorale D.

La vera ragione 6 per6 ben diversa: sempre nel 1893, il


Caragiale aveva fondato un bisettimanale satirico, il a Moftul
roman (La a spacconata z romena), celebre negli annali del
giornalismo romeno per lo spirito e il brio dovuti alla collaborazione del Caragiale con lo scrittore A. C. Bacalbaqa. In
questo giornale, non erano state risparmiate le satire agli ac(1) a Univeraul u, 1900, n. 47; a Flacira ).), I, pag. 122.
(2) a Convorbiri literare a, 1912, n. 6.
SATEANU: Invoelile
(3) a Viata romineascil a, 1921, vol. XLVIH.
editoriale ale lui Caragiale.

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cademici, specialmente a D. Sturdza e allo storico Haqdeu: i


quali, naturalmente, serbarono rancore al Caragiale e gli fecero
rifiutare il premio dell'Accademia (1).
Piil tardi, nel 1902, il Caragiale presente pure i suoi bozzetti, i a Momente ad un concorso dell'Accademia per un
premio di quattromila lei; ma, benche il rapporto del relatore,
lo storico del teatro 011anescu, fosse favorevole, e benche ormai

fosse grandissima la fama dell'autore, l'Accademia gli rifiute

ancora il premio. Era presidente dei ministri il suo antico


avversario, Dimitrie Sturdza.

Nell'aprile del 1893, probabilmente per incitamento del


suo collaboratore, il BacaMaga, il Caragiale partecipe ad un
congresso socialista: ma se ne ritrasse ben presto (2).
Nel giugno dello stesso anno il a Moftul roman , abbandonato dal Bacalbaga, cessava le pubblicazioni.
Allora, disgustatosi del giornalismo, il Caragiale, che doveva anche pensare ai suoi figli, apri, in societa con un altro,
la birreria a Bene Bibenti D a Bucarest: e, per quanto si possa
riconoscere giusta l'indignazione del poeta Macedonski, pure
tanto bistrattato nel a Moftul , al pensiero che un grande artista fosse costretto a tale mestiere (3), forge la permanenza in un locale ove, pin che altrove, gli era dato di studiare
i vari tipi della borghesia, le diverse a macchiette del suo
tempo a Bucarest, non fu inutile all'arte del Caragiale. Pin
tardi, questi eserci il caffe a Cooperativa , e il ristorante della
stazione di Buzau.
Nel 1894 fonde, con gli scrittori G. Cqmic e I. Slavici, la
rivista a Vatra D (11 Focolare), flalle cui colonne sostenne lunghe e interessanti polemiche con la rivista a Viata D dell'amico
suo, il poeta Vlahuta. Sempre in questo periodo, credo, si deve
collocare il comico episodio della sua collaborazione al a Constitutional D cosi narrato dal Teleor:
(1) Sul Hasdeu, piit tardi il Caragiale espresse le pia entusiastiche
opinioni - ed. Zarifopol, III, p. 166, P. 244 e segg.
(2) CARACIALE: a Versuri D, pag. 31 - nota del LAZIREANU.

(3) / Literatorul I), 1893, n. 6.

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a Al a Constitutional D, il Caragiale, che aveva uno stipendio di 500


a lei al mese, diede nel primo mese una traduzione da Mark Twain, nel
4 secondo un articoletto intorno alle parole cristallizzate, nel terzo nulla,
a nel quarto una lettera all'amministrazione per essere pagato, e nel
a quinto un telegramma con lo stesso scopo a (1).

L'importanza e il significato di questa spensierata pigrizia


del Caragiale, li vedremo posti in luce dal suo ultimo e pin
profondo critico, Paul Zarifopol.
Nel 1895, collabor all'a Epoca Literarii con una eerie
'di articoli satirici contro diversi uomini politici, dal titolo a Caradalele Budalalele , molto apprezzati dai lettori; iniziO in questo frattempo la sus collaborazione a a Foi Satirice , a a Gazeta Poporului , a a Ziva , e all'a Universul , nel quale ultimo scrisse, per lunghi anni, regolarmente al venerdi; e nel
1900 tenth inutilmente di risuscitare il a Moftul roman D.
Un'eredit di 400.000 lei sembrava doverlo porre al coperto dalle necessith economiche; ma una sventurata speculazione finanziaria gli fece perdere tutto. Eccolo quindi registratore della Regia dei Monopoli: nel 1901, un programma
di economie del governo gli tolse anche questo impiego.
In questo stesso anno, un altro fatto venne ad aumentare
ancora la noia e il disgusto dell'artista per la bassezza e la vol.
garith della societh borghese in cui viveva, dandogli una prova
luminosa di disonestit e di malafede: un giovane giornalista,
C. A. Ionescu, lo accusO ripetutamente di plagio per il suo
klramma a Niipasta , che sarebbe stato una copia quasi letterale di un dramma ungherese tradotto in romeno molti anni
prima. Il Ionescu adduceva a prova scene intere dei due drammi,
Clati e date a profusione. Indignato, il Caragiale chiamO il Ionescu in giudizio, e allora l'accusa sfumb: prove, date, scene,
tutto era solo un parto della fervida fantasia del Ionescu: e il
difensore del Caragiale, lo scrittore e avvocato B. Delavrancea,
dimostr splendidamente che neppure tra Nipasta D e la a Potenza delle tenebre D del Tolstoi, tardivamente addotta in campo
dal Ionescu, sussiste alcuna profonda somiglianza. Malgrado
(1) a Adeviiral ilustrat D, 24 giugno 1896.

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eio, il Ioneseu venue assolto; e per quanto il maestro si dimostrasse, a parole, lieto della sentenza, certo l'amarezza e II disgusto giunsero in questo momento al colmo, nell'animo suo.
Tutti coloro che lo conobbero sono concordi nel descriverlo
franco, leale, amico fedele e sicuro, amantissimo della famiglia: a per nulla al mondo egli avrebbe detto ci6 che non pensava 7) (1). E le sue stesse discussioni con l'Eminescu e con il
Vlabuti, in cui sostenne che talvolta necessario tacere, e non
dire tutto il nostro pensiero, provano quanto questo problema
di delicatezza lo assillasse, e quanto scrupoloso egli fosse di
fronte alla propria coscienza. Si comprende percin come gli
dovesse riuscire insopportabile II vivere in un ambiente pieno
ai menzogne e di vilth.
Cosi, fatta una seconda eredith, suo unico pensiero fu di allontanarsi da Bucarest: e da Arad in Transilvania pass6 a Berlino, ove si stabill definitivamente nel 1904. Berlino gli piaceva

per quella regolarith, quell'ordine severo e un po' freddo,


proprio delle citt teutoniche, e a cui certo qualcosa rispondeva nel suo spirito: per convincersene, basta osservare le linee
marcate e un po' dure del suo volto, basta ripensare alla meecanicith, alla regolarith voluta e troppo apparente che si rimprovera, non a torto, alle sue opere.

Da Berlino si allontan6 solo pin per soddisfare un suo


antico sogno, per visitare l'Italia: e in Romania, nell'ultimo
decennio della sua vita, fece solo brevi apparizioni, ora per porre

in ordine i suoi affari, ora per rivedere gli amid. Si redo pure,
talvolta, nella Transilvania, che gli era molto cara, e dove aveva
molte amicizie: e dimostrava grande simpatia per il movimento
irredentista di questa regione, allora unita alla corona ungherese. Nel 1907, una terribile e sanguinosa rivolta dei contadini
gli diede campo di manifestare le sue idee politiche e sociali
in un opuscolo
a 1907I) -; e quando lo statista Take Ionescu
fond6 un partito conservatore-democratico, egli vi entrO e tenne
alcuni discorsi in varie citti, dove la sua eloquenza sobria e
succosa fu molto efficace ed ammirata.
(1) SLAvict: a Amintiri s.

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Ma rifiutb ostinatamente il suo concorso a tutte le opere


ufficiali; anzi, quando nel gennaio del 1912 in occasione del
suo sessantesimo compleanno, tutta la Romania decise di onorarlo, egli ricusb recisamente di intervenire e di lasciar rappresentare le sue opere: come scrive il Locusteanu (1), questo
rifiuto asciutto e orgoglioso avr certo voluto significare il disgusto del Caragiale al pensiero di vedersi attorno. ossequenti
e ammiratori, quegli stessi esseri da lui sempre posti in ridicolo, e che per tanto tempo avevano negato di riconoscere il
valore dell'arte sua.
La sera del 10 giugno 1912, dopo un'ultima conversazione,
intorno a Shakespeare, con il figlio Luca, a cui si era molto avvicinato negli ultimi anni, si ritirb tranquillamente nella propria camera: al mattino dopo, i familiari lo trovarono morto,
per un attacco improvviso di angina.
Per accordo tra la famiglia e gli amici accorsi da Bucarest, il cadavere fu sepolto provvisoriamente, senza alcun fasto,
a Berlino.
Nell'autunno, fu poi trasportato a Bucarest dove, il 27
novembre, avvenne la sepoltura nel Cimitero Belu. Al corteo
funebre presero parte le pib alte personalith, dinanzi alle quali
commemorarono il grande artista defunto i maggiori scrittori
viventi.

Alla vedova e alla figlia del Caragiale, il governo accords


una pensione mensile.
L'OPERA DI ION LUCA CARAGIALE.

L'opera letteraria di Ion Luca Caragiale si pub distinguere

in tre gruppi:
I
Scritti umoristico-satirici (Le Commedie e i a Momente). Caragiale junimista e drammaturgo.
II
Scritti di argomento serio (1 dramma Nipasta xp
e le Novelle).
Caragiale e i contadini
&amnia al racconto.
(1) a Flacira a, I, pag. 123.

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La transizione dal

25

III
Schizzi Nuovi )
L'ultima tappa: la serenitit.
Naturalmente, queste divisioni hanno solo un valore relativo: perche, come spero cli poter climostrare, l'arte del Caragiale sempre animata dello stesso spirito, e ha un'impronta
unitaria, originale, personalissima.
Per comodith, tuttavia, di trattazione, e per seguire lo svolgimento dell'arte del Caragiale, io esaminerO l'un dopo l'altro
questi txe gruppi, incominciando appunto dalle sue prime opere,
cioe dagli scritti umoristico-satirici.
Si potrebbe credere che fosse invece meglio considerare

prima gli scritti teorici lasciatici dal Caragiale, in cui sembrerebbe naturale che egli avesse esposto i concetti che l'hanno

guidato nella vita e nell'arte: ma in verita, poich, come si 6


gi detto, il Caragiale non era un pensatore, ma un artiste, i
suoi concetti sono ben spesso inconciliabili con do che egli ha
realmente attuato; di pia, quasi tutti gli scritti teorici sono
frutto degli ultimi anni della sua vita, e io preferisco invece,
seguendo la cronologia delle opere, tentare di scoprire lo sviluppo naturale e armonioso del suo pensiero e dell'arte sua.
Questa m'interessa soprattutto; e quindi degli scritti teorici io
mi varrO solo in quanto essi mi parranno servire ad illuminare
e a spiegare questa o quella parte dell'opera sua pia propriamente letteraria.
LE COMMEDIE.

Nel 1874, la a Revista Contimporanil D aveva pubblicato

alcuni versi del Caragiale diretti ad un amico (1). Da queste


strofe elegiache di alessandrini sonanti, piene di apostrofi melodrammatiche e di un pessimismo troppo teatrale per essere
sincero, nessuno di noi potrebbe certo essere tratto a prevedere
il futuro artiste sobrio, stringato, alieno da ogni dimostrazione
e da ogni pose. L'inesperienza dei ventidue anni non spiega
sufficientemente come l'autore di questi versi (che egli stesso,
(1) Versuri amicului C. D.

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vent'anni dopo, kloveva in parte ristampare come una parodia


dei poeti simbolisti, nel a Moftul Roman D del 1893), abbia potuto trasformarsi, in poco tempo, nello scrittore di a Una notte
burrascosa D : anzi, questa evoluzione rests sorprendente anche
per chi esamini il a Cliponul D del 1877. In esso, noi troviamo
bozzetti ben riusciti, quail a Sotrocea si Motocea a e (Leonia
Ciupicescu , in cui si mostrano gii alcune particolariti stili-

stiche che perdureranno nelle opere della maturiti come i


a tic verbali, i nomi sonori, e la ripetizione troppo evidente
dei fatti e dei caratteri; ma vi manca ancora quell'acuiti straordinaria di satira contro le istituzioni liberali, e specialmente
quella cura minuziosa dell'arte in ogni frase, in ogni parola,
che sari pia tardi caratteristica del Caragiale.
Deve esservi dunque stato qualche avvenimento, nella vita
del nostro autore, tale da mutare e maturare l'uomo e l'artista: e questo dovette essere l'entrata nella a Junimea D. La critica tenace e fruttuosa che, per opera di questa societi, liberb
la letteratura romena dal vizio della facioneria e della declamazione, invadente, sotto pretesto di patriottismo, tutto il
campo dell'arte (1), ebbe uno straordinario influsso sul Caragiale: anzi, in un primo tempo, dominato in tutto dalle idee
del Maiorescu, egli, con lo zelo del neofita, le porta all'estremo,
le applica in tutta la loro rigidezza. Una critica implacabile, a
cui era indotto, forse, anche dalle miserie economiche fra cui
si dibatteva e che lo rendevano acre, e la caratteristica delle
sue prime opere; critica, secondo i concetti della a Junimea ,
non manifestata con declamazioni e invettive, ma con una
rappresentazione apparentemente obbiettiva, contenuta nei limiti della pia stretta verosimiglianza, e sferzante a sangue,
mentre pur suscita il riso.
11 suffragio universale (a Una Notte Burrascosa 09 la costituzione dello Stato (a Una Lettera Smarrita ))), l'ardore rivoluzionario (a 11 sor Leonida alle prese con la reazione 09
tutto cia che era stato esaltato nel decennio dal '48 al '59, viene
(1) Il Caragiale riconosce esplicitamente questo merito del Maiorescn
in un articolo del 1897 (v. ed. Zarifopol, III, p. 239).

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posto in ridicolo, senza piet, dal Caragiale. Si osservi peril


the, mentre nelle commedie di Vasile Alecsandri le stesse istituzioni liberali erano messe in caricatura, qui, invece, il comico risulta dalla sproporzione,
tra le istituzioni
che in se stesse possono essere ideali e perfette
e i costumi secolari, ancora arretrati: ii che rientra nelle teorie
della a Junitnea D, conservatrice, si, ma entro l'ambito del regime costituzionale (1).
Come, nelle menti dei piccoli borghesi, ignoranti e rozzi,
dei sobborghi di Bucarest e delle cittadine di provincia, si rifranga e si deformi curiosamente ogni idea, ogni concetto, ogni

costume introdotto dall'Occidente: ecco, in generale, il contenuto bruto delle sue commedie e de' suoi bozzetti, i a Momente a, che qui giova unire nella stessa indagine. Ma in quell'avverbio curiosamente che mi apparso naturalissimo nello
scrivere, b gi implicito cib che rende tanto originale l'opera,
e impossibile II distinguervi, come si pub fare solo in uno scritto

di mediocre valore, un contenuto bruto dalla forma.


Desiderio del Caragiale, quando si accingeva a scrivere,
io voglio bene ammettere che sia stato il dipingere a colori
foschi la nuova societit, il a castigare ridendo mores D: ma
quando egli si b ricordato di queste teorie durante il lavoro e
ha a voluto applicarle, egli ha caricato le tinte, e ha fatto
opera non artistica. Di solito, invece, la materia, o, per meglio
dire, il a fantasma poetico D lo trascinava, lo dominava impedendogli di attuare i suoi preconcetti satirici: ed egli diveniva
lo scrivano intelligente e attento, se cosi ci si pub esprimere,
dell'intimo adettatores dantesco, che gli mostrava quadri splendenti di vita, e come la vita, interessanti da ogni lato, privi di
un'esplicita e ristretta morale umana.
Un osservatore curioso e divertito di un mondo pieno di
contrasti comici, di cui egli racconta volentieri le avventure,
ridendone per il primo e accarezzando con lo sguardo e con
la voce i suoi personaggi: ecco Ion Caragiale commediografo,
)1)

(1) TEODORESCTJ-BRANIM: a Oameni 0 Ciro D, pag. 19.

societe roumaine du XIX slide dans le theritre roumain a.

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IORGA: a La

28

artists superiore all'uomo e a' suoi pregiudizi conservatori,


quanto la vita 6 superiore alle teorie (1).
Come lo zio Costache, egli sapeva il prezzo della verosimiglianza, sulla scena e ovunque, nell'arte: a grande cosa, saper parlare come tutti gli uomini! a predicava a un attore (2);
e a questo principio egli si attenne sempre, rifuggendo
meno
che in una novella
a Peccato... a , ove si sente l'eco delle
abitudini giornalistiche
da ogni intervento dell'autore, da
ogni indulgenza per le proprie tendenze.
a Non in grazia delle parole ho inventato il racconto, ma in grazia
a di questo ho trovato le parole A (3);

e altrove:
a Stavo dinanzi al foglio, e aspettavo... udivo un personaggio dir
a qaalcosa, e scrivevo. Se taceva e tentavo di proseguire da solo, il giorno
a dopo dovevo strappare YAM a (4).

Che egli sia perfettamente obbiettivo e verista, non lo affermo certo: egli rispecchia, nell'opera, un suo fantasma interiore: fantasma che ha tutte le apparenze della vita reale,
ma che e pure una creazione dell'artista, e serba in tutto l'impronta del suo genio (5). Le parole vane, le conversazioni, tanto frequenti nella vita quotidiana, macchinalmente ricalcate eu
un modello immutabile, dettato dalla buona educazione e dall'abitudine, Bono abolite nelle sue pagine: ogni gesto, ogni pa-

rola vi e pregna di significato, importante ai fini dell'azione;


e la stessa osservazione dell'IbrAileanu (6), che cio il Cara(1) In qnesto gindizio, non condiviso dai maggiori critici romeni, con
me concorda il BERTONI : a 11 Caragiale tende Porecchio al dialogo de' end

stessi personaggi come se non l'avesse scritto lui a. (Lingua e pensiero,


p. 232).
(2) LIVESCl/ :

a Treizeci de ani de teatru a.

(3) a Abu-Flasan a : Poveste.


(4) DRACOMIRESCU:

a Prelegeri de literatura romfinii v.

(5) a CR) che si direbhe verismo, si trova essere lo stesso atteggiamento


a d'ello scrittore a (BERTONI, op. cit., p. 232).
(6) Scriitori romfini ai streini a - Pe marginea Noma Furtunoase.

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29

giale ha quasi sempre trattato benevohnente le donne, tra cui


ha scelto i suoi glue unici personaggi non del tutto egoisti, dimostra che la realth si coloriva in modo speciale riflettendosi
nel suo spirito. E gli stessi difetti, che ritornano e si ripetono
nelle Commedie, sono visibilmente dovuti all'autore, non alla
realti ritratta D.
Percie io non credo che le commedie del Caragiale possano

essere una fonte sicura di notizie per lo storico: pia l'autore si


cela e si cura studiosamente di mostrarsi obbiettivo, pia vi e da
temere che il suo talento abbia lasciato un'impronta profonda
sulla lastra impressionabile della realt esteriore.
0 Noapte Furtunoasii.

Un negoziante di legna di un sobborgo di Bucarest, il signor Dumitrache, gelosissimo della moglie Veta, molto pia
giovane di lui. Dovendo frequentemente assentarsi anche per i
doveri impostigli dal suo grado di capitano della guardia nazionale, affida la custodia del suo onore al proprio garzone, Chiriac,

che e in realth proprio l'amante della padrona. Talvolta Duni.


trache conduce Veta e la sorella di questa, Zita, una giovane divorziata, a teatro. Quivi, per ben due volte consecutive, un giovanotto continua a lanciare occhiate alle donne, con grande

furore di Dumitrache, II quale, vedendosi poi all'uscita seguito anche per la strada, vorrebbe dare una buona lezione a
quel damerino. Ma avvicinandosi a casa, lo perde di vista. Co-

munica allora i suoi sospetti a Chiriac, ii quale, per riflesso,


fa una scene di gelosia a Veta e le fa promettere di non andare
pia a teatro. Chi non contenta di cio e Zita, alla quale in
realt erano rivolte le attenzioni dello sconosciuto, che alla
sera ella attende in casa sua, al n. 9 della via, in cui al n. 6
abita Veta. E' sera tardi: mentre II padrone fuori, Chiriac
si riconcilia con Veta, che poi, lasciatolo, sta per andare tranquillamente a letto quando la sorprende l'entrata dello scowww.dacoromanica.ro

30 --

nosciuto, lo studente Rica Venturiano, che ha sbagliato porta


e sbaglia ora persona, rivolgendo a Veta una dichiarazione d'amore infocato.
Veta, dapprima spaventata, infine comprende, e vuol fare
uscire tacitamente Rica: ma il marito, che sta compiendo, come
capitano della guardia nazionale, la solita ronda notturna,
passa proprio ora dinanzi alla casa, vede attraverso la finestra

le due ombre di Rici e di Veta, e vuol vendicarsi di 66 che


crede un tradimento. Per fortuna, proprio quando Rica e in
pericolo, capita Zita: si riconosce in Rica lo scrittore pin apprezzato del giornale sulito di Dumitrache, si combinano le
nozze, e Dumitrache progetta di far suo socio il bravo e fedelissimo Chiriac.

Una Notte Burrascosa z, essendo la prima opera da me


considerata, mi dark materia a molte osservazioni, egualmente
riferibili a tutte le Commedie. Per le altre, quindi, potrO procedere pin brevemente.
La comicit delle situazioni, originata dalla fiducia cieca
del marito nell'amante della moglie
spunto che vedremo ri-

preso in Una Lettera SmarritaB - certo piuttosto volgare,


e neppure originale: non bisogna porre in oblio che il Caragiale aveva appreso la tecnica scenica dalle commedie e dai
vaudevilles francesi del Secondo hnpero: Labiche, Sardou,
Pailleron, Scribe, gli fornirono in grande misura esempi e
insegnamenti. Per questo, egli usa ancora, perfino in a Una
Lettera Smarrita B, nomi che, come quell soliti nei vaudevilles, richiamano comicamente col loro suono l'idea di oggetti comuni e volgari: per questo, egli non abolisce, come gil
fanno al suo tempo i naturalisti tedeschi, l'uso dei monologhi,
cui pub abbrevia e dirada; per questo, un osservatore pratico
delle scene, come il P. Eliade (1), sentiva un qualcosa di troppo
francese nel suo modo di annodare e snodare l'azione, e giudi-

cava la sua tecnica teatrale invecchiata e superata in poco


volger d'anni.
(1) P. ELTADE: a Causeries litteraires s,

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In real* la predilezione per il s vecchio D era caratteristica del Caragiale, che dimostr6 inoltre sempre un gusto vivacissimo per le scene francamente farsesche, tanto da frequentare con assiduiti i circhi e da entusiasmarsi alle buffonate dei
clowns (1).

Ma questa tecnica non nuova si adattava mirabilmente alla


sua vena comica, diretta non tanto a studiare grandi conflitti di
passioni, quanto costumi e caratteri non certo elevati al di so-

pra delle convenzionalit quotidiane; e del resto non si deve


dimenticare che quei procedimenti di teatralith e di comicitit
un po' troppo facile gli erano imposti dal gusto del pubblico
per cui scriveva.
Nessun autore, credo, pu6 evitare del tutto di partecipare
alle idee e ai sentimenti del suo tempo: tanto pin quando l'opera drammatica, e deve perci6 venir subito giudicata, non
da una minoranza eletta, ma da un largo pubblico. Ora, le
condizioni del teatro romeno al tempo del Caragiale erano
queste (2): un'opera, per quanto buona, non era rappresentata
pin di dieci volte in un anno, sempre con scarso concorso di
pubblico colto, e con miserrimo risultato finanziario: lo scrittore non poteva quindi sperare di vivere del suo lavoro, e neppure poteva contare sul giudizio della critica, poiche, se si
eccettua il Maiorescu, gli altri critici, anche se intelligenti,
erano dominati da preconcetti estranei all'arte: egli doveva
quindi piegarsi ai desideri della massa, che richiedeva spettacoli grandiosi e melodrammatici, o farse piene di una comiciti facile e apparente. Neils sua arte, in verita, II Caragiale
non si dimostr6 troppo schiavo di questa esigenza, tranne in
a Cose... di Carnevale n; e le sue commedie furono tutte tanto
concordemente fischiate, da far credere che egli ricercasse e si
compiacesse quasi del suo insuccesso, per un suo orgoglioso di-

sprezzo del giudizio del pubblico. Al contrario, a questo egli


dava, in teoria, tale somma importanza, da essere indotto ad
(1) P. ZARIFOPOL: a Artigti

i idei literare romine v. E ii Brarovn:

(op. cit.): a 11 grottesco prevale nell'opera del nostro scrinore v.


(2) Otannscu: e Istoria teatrului rominesc a.

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affermare che le opere teatrali


le quali agiscono immediatamente sugli spettatori attraverso la parola viva e incarnata, non

attraverso la ponclerata e lenta lettura , non appartengono


all'arte letteraria (1). A questa teoria si pu6 facilmente rispondere con la semplice constatazione che le migliori opere
teatrali, non escluse quelle dello stesso Caragiale, possono essere benissimo gustate alla sola lettura.
L'influenza del tempo sul Caragiale si manifests soprattutto attraverso i suoi concetti junimisti e lo studio costante
degli autori drammatici stranieri.
Ma lasciamo da parte la comiciti dell'intreccio, e trascuriamo pure l'abilita somma della composizione, per cui si potrebbe
notare che
a il personaggio di Rica a addotto in scena con arte straordinaria: egli apa pare solo tardi, ma qnando ormai lo si conosce e lo si aspetta. Con vera
.a ingegnosite l'autore ha saputo opporre l'uno all'altro i due atti della
.a commedia: il primo, ci mostra soprattutto la vita intima dei personage gi, il secondo, le loro relazioni esterne; mentre il primo e calmo, e si
a compone di lunghe conversazioni, il secondo e movimentato e pieno
a d'azione; poiche nel primo ci appare il livello intellettuale dei persoa naggi, doe il loro modo di comprendere; nel secondo il loro tempera"4 mento, cioe il loro modo di agire a (2).

Anche l'abilita della composizione 6, in fondo, un pregio


astrinseco: ma in a Una Notte Burrascosa a, come in tutte le
commedie, vi sono ben altre sorgenti di arte vera. Prima di tutto,

senza dubbio, la lingua: una lingua che non 6 comica in se,


ma fa tutt'uno col personaggio e ne 6 la migliore caratteristica,
perch6 ogni scorrettezza grammaticale e sintattica, ogni deformazione di forma e di suono significa ed esprime qualche lato

tlell'indole e della mente del parlante; una lingua storpiata,


corrotta, sfigurata, e che pure conserva sempre una a simmetria
di movimenti, di accento, di pause, d'espressione a (3) che la
rende elegante, sommamente originale, caragialesca, in una pa-rola.
(1) CARAGIALE: Oare teatrul este literaturi? (ed. Zarifopol, III, p. 293).
(2) P. ELIADE: a Causeries litteraires a.
(3) M. DIUGOMIRESCU: a Critica dramatidi D.

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- 33
E' una lingua vivacissima, in cui ogni sfumatura di suono
e il'accento ha il suo significato, la sua importanza: e appunto
per questo essa, che manifesta e prova la grandezza dell'arte
e della penetrazione psicologica dell'autore,
il quale ha saputo sempre indovinare, sulla base dell'analogia e dell'etimologia popolare, come una parola nuova si sarebbe storpiata nella
bocca di un ignorante, e creare un linguaggio e un tono speciale
per ogni sua creatura,
essa il maggior impedimento a che
Ion Caragiale sia conosciuto e onorato fuori dei confini della
sua patria.

II mondo descritto nelle Conunedie e nei a Momente )),


per quanto curioso, per quanto caratteristico di un'epoca determinata, umano, e perciti comprensibile ad ogni uomo;
do che rende davvero intraducibile le sue conunedie, 6 la
lingua.

Un breve esempio basteri a provare tutta la difficolti della traduzione: Dumitrache, nella prima scena di a Una Notte
Burrascosa B, parla cosi:
a Pe coate-goale, domnule, pe moftangiul, pe mate-fripte, domnule!
a Fir'ai al dracului de pungas!... Bagabontul, nene, en sticlele 'n ochi,
a en giubenul in cap, si cn basmaua iac'asa scoasi. Cum m'a vizut... a
a sfeclit-o... A intors capul incolo si a inceput s bea din tigari asa, niznai.
a Dar ma triigea cu coada ochiului D.

La traduzione letterale sarebbe:


a Un gomiti-nudi, signor mio, uno spaccone, nn arso dalla fame fin
a negli intestini, signor mio! Che vada al diavolo, quel birbante!... Un
a vagabondo, caro, con i vetri negli occhi, con il cilindro sulla testa e
a col fazzoletto fuori, cosi, ecco. Come mi ha visto,... si dimostrato
e tutto sconcertato... ha volto il capo in l e ha incominciato a sorbir
a dal sigaro cosi, senza darsene per inteso. Ma mi seguiva con la coda
a dell'occhio a.

A forza di perifrasi, il senso l'abbiamo reso: ma quanto


gr grosso modo ! - c Domnule u, non 6 il nostro rispettoso
g signore D, g Nene D pi familiare di a caro D, a niznai e
una parola di origine russa (=a non so n) quasi intraducibile;
a molt JD 6 g spacconata, frottola, e stupidaggine x insieme; a a
sfeclit-o B, ricorda vivamente ii colore violaceo della barbabie3

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--

tola (-sfecla), ed 6 ben pia e ben meglio del nostro vc seoncertato (1).

Un grande scrittore, che maneggi da padrone la propria


lingua, 6 sempre intraducibile; e si badi che ho scelto a bello
studio una frase, in cui le parole deformate, i francesismi caratteristici, le espressioni enfatiche e riiiicole, non si trovino
affatto.

Ma come tradurre l'a arabitul a di Dumitrache, la a politiune a di Zita, l'a andrisantul a del cittadino ubbriaco, la
a faradic a di Ghitl, il plebiscit a di Trahanache, l'a amor
sacru a di Criciinel, ecc.! dovrebbe provarsi a ci6 uno suittore di genio, che conoscesse perfettamente quello strato della
popolazione italiana, in cui il vertice della coltura rappresentato dai a Segretari Galanti a e dalle cartoline illustrate
con un cuore immancabilmente attraversato da una freccia. Ma
questo strato gociale troppo pia basso della borghesia caragialesca, e non ha nella nostra vita culturale alcuna importanza: talche l'opera si rivelerebbe difficilissima anche a cotesto ipotetico autore geniale.
Come rendere, inoltre, per esempio, tutto il sapore dei
a tic a verbali dei personaggi caragialeschi? Essi sono stati
rimproverati, come un vero artificio scenico, all'artista: ma
questi aveva ben spesso potuto osservarli nella realta,
a essendo un vezzo frequente negli strati popolari urbani delle terre mea ridionali. Sovente, il a tic a e. con ogni probabilit, un semplice effetto
a della vivacitit e dell'esuberanza di espressione, una specie di gesto les sicale; ma chi rignardi pin profondamente vi scorgerit nascosta un'ina nocente vanitit di sottolineare i propri pensieri con frasi sentenzios,
a specie allorch in questa frasi entrino parole godenti del prestigio di
a essere di moda zo (2).

In Una Notte Burrascosa a, per esempio, un personaggio secondario approva sempre cia che dicono gli altri con la
parola a rezon! a che certo doveva parergli molto elegante,
perche tratta dal francese a raison D.
Ma il a tic a verbale non 6, pelle Commedie, solo un meza Caragiales Leben und Werke a..
(2) ZARIFOPOL: a Introduzione elle Opere del Caragiale a, I.
(1) PETRESCU :

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zo irresistibile di comicith: il Caragiale, trasformandone e arricchendone il significato, ne ha fatto una delle pin sicure vie
per penetrare e rivelare il carattere dei personaggi, la loro a idea
fissa D espressa con le parole che meglio possono mostrarne
l'indole e il ridicolo. Cosi, ogni due parole, il signor Dumi-

trache parler del suo onore di famiglia, e ogni qual volta


la 'defipenser a Vets
che lo tradisce tranquillamente
niri a pudica e vergognosa D.
Perche, nella loro apparente semplicitit, i personaggi del
Caragiale hanno caratteri studiati e bene analizzati dall'artista.
A chi li consideri solo superficialmente, la presenza dei a tic 3),
l'aggirarsi di tutte le Commedie sempre nello stesso ambiente,
la somiglianza degli intrecci e il ritorno dei nomi, possono
dare certo l'impressione di una mancanza di varietal, di un
tipeggiamento uniforme: ma a chi approfondisca, ecco come
pub presentarsi, per esempio, il carattere del signor Dumitrache:
e nelronore di famiglia, non entra per il signor Dumitrache .solo la fedelta

della moglie, ma anche il huon contegno del marito a suo riguardo.


a Egli non vuole farla arrossire, egli si comporta con Zita come un fraa tello maggiore, accontentandola in ogni modo; e in bottega sa appreza zare con riconoscenza Pattivitit di Chiriac, e senza orgoglio d'arricchito
a progetta di farselo socio a (1).

Tutti particolari, che fanno di Dumitrache un'individualiti ben distinta, non riducibile alla nota della gelosia, o, come altri vuole, alla funzione di rappresentante della borghesia
del suo tempo. A questa, egli appartiene per il suo disprezzo
per gli a scribacchini v, i piccoli funzionari senza un soldo:
egli ha l'orgoglio del proprio denaro, e in ogni sua frase la-gioia robusta, l'ottimismo e la sicurezza della classe che, non
ancora stancata e abbattuta dalle lotte e dai contrasti, sta salendo, piena di forza, al cuhnine della societi, si rivela in
pieno. Ma questa classe, ripetiamolo, non parla attraverso una
marionetta: Dumitrache 6 un uomo reale, che partecipa natu(1) IBRXILEANU :

a Scriitori romini si streini a

Pe marginea Noptii

Furtunoase.

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ralmente ai sentimenti e alle idee della borghesia, a cui appartiene; mentre invece, quando ii Caragiale ha voluto coscien-

temente fare opera di satira sociale, ha fatto una caricatura,


in cui si sente l'artificio.
Tale 6, sempre in a Una Notte Burrascosa , Rica Venturiano. Che abbia mai potuto esistere un uomo capace di serivere frasi assurde come quelle dell'articolo e della lettera di
Rica, non esito a credere. Lo stesso Dobrogeanu-Gherea, critico
abbakanza severo, riporta a questo proposito una frase auten-

tica della rivista a Ste luta di Roman: a Nutriamo la devozione di collaborare per il progresso D. E Rica: a Lo scopo
della Democrazia romena 6 di persuadere i cittadini che nessuno deve mangiare dai doveri che ci impone la Costituzione .
Dove a mangiare D (manes) un c piccolo sbaglio 3, per
mancare (lips1), botto l'influenza del francese manquer a.

Quando un incolto scrive, le frasi lette cozzano e si confondono bizzarramente nella sua testa e sotto la sua penna;
ma 6 inammissibile che, di fronte a un pericolo reale, l'incolto
continui a ricordare le sue letture, e a dire parole roboanti. E
questo fa invece Rica, quando sta tremando dal timore che il
marito di Veta lo sorprenda e lo uccida. a Madame, signora!

abbiate pieta di un romeno giovinetto nella primavera della


sua esistenza! D ecc.

La comicita quindi innegabile del personaggio di Rica 6


certo A tutto svantaggio della coerenza estetica, la quale invece perfettamente conservata in ogni parola li Zita, pure
vero corrispondente femminile di Rica.

Zita una giovane romantica, alla quale tre anni passati


in un pensionato hanno dato la mania delle frasi sonore, dei
gesti teatrali, e hanno insegnato qualche parola francese: ella
ha letto, e ci dice che cosa : a I Drammi di Parigi, quanti Bono
stati pubblicati fino ad ora, II ho letti tutti per tre yoke D. E,
offesa, risponde: a Non le permetto, signore, di avanzarsi a un
tale affronto . Ma tutto cia rientra nel suo carattere, impulsivo e fantastico, sul quale le frasi lette hanno grande effetto,
ma che pure rivela tutta la forza e la spontaneitit primitiva
nella descrizione del suo contrasto con l'ex-marito ubbriaco,
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nell'abbondanza di qualifiche volgari, ma espressive, con cui


onora il suo interlocutore, nella forma corrente del suo discorso volubile, ma chiaro, nella violenza con cui difende, contro Dumitrache, a il suo avvenire D nella persona di Rica.
Molto clifferente da lei, pia tranquilla, piii riflessiva, senza pose di cultura, ma con ben maggiore profondita di sentimenti, e la Borah Veta: 6 buona, e protegge il piccolo garzone
Spiridon contro le punizioni troppo sommarie del marito: non
.6 intaccata ancora per nulla dalla semi-coltura che vizia tutti
gll altri personaggi, e si muove libera e serenamente umana
nell'ambito della sua casa, del suo amore per Chiriac; tune
le sue preoccupazioni, tutti i suoi affetti sono quindi per cose
ben reali, ben serie. Particolare, questo, di cui mi riserbo di
porre in luce il significato, quando avr6 esaminato partitamente le Commedie e i Momente D. Veta 6 quindi rappresentata senza alcuna intenzione di satira: e seria e commovente 6 la sua discussione con il geloso Chiriac, finche riesce
a convincerlo del suo torto, e a farsi chiedere perdono da chi
pure si credeva offeso. In questa scena, l'analisi psicologica e
profonda, ogni parola e a suo posto; qui l'autore non 6 piii
un umorista, e nemmeno un freddo osservatore delle debolezze umane: egli comprende pienamente le emozioni e i sentimenti de' suoi personaggi, egli soffre e gode, non di loro, ma
in loro: e tocca perci il culmine dell'arte pia vera e pia grande, che non ride, non scherza, perche partecipa con vera a simpatia D , nel senso etimologico della parola, a cia che provano
le sue creature, e quindi 6 sempre pensosa e drammatica.
Questa scena, dimostrando fin dalla sua prima opera la
grandezza dell'artista, avrebbe potuto controbattere, da sola,
l'obbiezione abituale: che cioe i personaggi !idle Commedie
non siano abbastanza analizzati, abbastanza approfonditi. Io
direi, con maggiore precisione, che essi non sono profondi:
non per colpa dell'autore, ma della loro stessa individualit:
sono gente comune, che non brilla ne per intelligenza ne per
cuore, abituata a una vita monotona, attaccata alle sue costumanze grette e minuziose, sempre pronta ad interessarsi dei
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fatti altrui, ad occuparsi all'esterno perche le manca in s6


qualcosa di cui interessarsi seriamente (1).

Questa gente, nessuno potri negare che esista nella vita


reale: i nove decimi dei piccoli borghesi, sempre pronti ad

appassionarsi per l'ultimo delitto sensazionale o per le sorti


del campionato di calcio, sono persone che spendono fatalmente all'estemo un'attivith, che in loro stessi non troverebbe
come esplicarsi. Sono
cosi si potrebbe definirli
oziosi
psichici per natura: e, corrispondentemente, hanno invece per
ii mondo esterno una cap acith di interesse e di agitazione, che
resta incomprensibile per uno spirito pensoso e rifiessivo.
Questi vede la mancanza di una causa profonda,
e

l'assurdita di tanto affaccendarsi per cose da nulls, estranee al


vero campo d'azione dell'individuo: e percib indotto a vedere in questa gente, priva di un intimo centro di riflessione e
sempre in atto di seguire la massa, delle marionette facenti
gesti e pronunzianti parole, di cui il vero significato resta a
loro ignoto, e che acquista pieno sapore solo per chi, distinguendo da un palco i vari fili del burattinaio, ne sorrida, divertito e distante. E questa 6 in realti l'atteggiamento solito del
Caragiale: e tanto maggiore II merito di essere riuscito, con

Parte sua, ad interessarci alle vicende e alle sorti di esseri


cosi nulli, e di aver saputo estrarre da loro quanto pub commuoverci, quanto pub avere in noi un'eco, una risonanza.
In a Una Notte Burrascosa , questa prova egli l'ha tentata, e con pieno successo, solo nella scena tra Vets e Chiriac:
ma noi vedremo che anche in altre commedie, specialmente
in a Una Lettera Smarrita D, spuntano motivi lirici, e non
semplicemente umoristici.

Conu Leonido fatli cu Reactiunea.

E' una commedia in un atto, brevissima, eppure talinente


caratteristica, da invogliarmi a tradurne la prima scena, tanto
(1) a I personaggi del Caragiale hanno ii loro centro di gravitit fnori
dell'orbita della loro coscienza D (Bzwrorn, op. cit. p. 235).

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pia che non se ne trova ancora alcuna traduzione edita in


italiano.
11 signor Leonida

notare il nome bellicoso


un vecalio pensionato, sta slescrivendo alla sua seconda moglie, Efimita, prima di andare a letto, la rivoluzione del 1848, a cui
ha a partecipato D. E vediamo come:
LEONIDA.

E cosi, come ti ho el detto, mi sveglio un mattino, e, sai


la mia abitudine, immediatamente prendo in mano l' a Aurora democratica D, per vedere come va il paese.

L'apro... e che cosa leggo? Guarda, me ne ricordo ancora:


a 11 Febbraio... e cadnta la tirannia! viva la Repubblica! v.
EPIMITA.
LEONIDA.

EFIMITA.
LEONIDA.

Vedi nn p09!
la mia prima moglie
La defunta

-- non si era ancora alzata. Salto gill dal letto e grido: a Svegliati, madama, e rallegrad, che anche tu sei madre del popolo; svegliati, che It
giunta al potere la libertit! v.
(con approvazione) Eh!
Quando ode parlare di libertit, salta dal letto anche la defunta... che, era repubblicana! a Preparati in fretta, Mita, e...
via anche noi alla revolnzione! D. Ci vestiamo per benino,
signor mio, e in fretta ci avviamo a piedi fino al teatro...
(con gravita) Eh, quando ho udito... sai che io non accetto
un'idea 11 per 11

Emma.
LEONIDA.

EFIMITA.
LEONIDA.

EFIMITA.
LEONIDA.

Proprio tn!... ta non sei di quelli. Eh, eh! Come te, cuoricino
mio, it raro trovarne!...
0 che dici non so che e non so come, ciat che a ora, dove
sei tu repubblicano partecipi alla nazione a...
Ma proprio!...
Ma, quando ho visto, ho detto anch'io: ti salvi Iddio dalla
furia del popolo!... Che ti vedi, signor mio? Bandiere, mu
siche, grida, baccano, roba da matti, e gente, gente.... da
farti venir le vertigini,, non altro.
Fortuna che non ero a Bucarest in quel tempo! Come sono
nevricosa io, Dio scampi! ne soffrivo ben altre...
Ma non dir questo: potevi anche trarne qualche profitto.
(cambiando tono). Ebbene, quanto pensi che sia durato il
colmo della rivoluzione?

EFIMITA.
LEONIDA.

EFIMITA.

Fino a sera.
(sorride di tanta ingenuita, e poi con serieta). Tre settimane
intiere, signor mio.
(meravigliandosi). Non farmi impazzire, sorella!

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LEONIDA. - Che cosa credi, tu, che sia stata una cosa tanto da poco?
Fattene un'idea: se anche Galibardi, di 1aggi, di dove sta, ha
scritto allora una lettera anti nazione romena!
EmitTA.
(con interesse) Per davvero?
C'e bisogno di dirlo!
LEONIDA.

Damp.

E come dunque?

LEONIDA. - Vedi, e piaciuto anche a lui come abbiamo noi condotto la

cosa, piana piana, tanto da dar ii buon esempio all'Evropa,


e si creduto debitore, lui, come uno che fa politica, di

- (curiosa). Ma... die cosa diceva nella lettera?


quattro, ma pawl*
congratularsi con noi...

&Imp.
LEONIDA.

(con importanza) Quattro parole, solo

per davvero, siamo giusti! Vedi, mi ricordo ancora:


a Brava, nazione! Te ne venga bene! Viva la Repubblica!
Viva i Principati-Uniti! a. E in basso firmato in originale:
a Galibardi a.

Emma.

(soddisfatta) Ebbene, se ; cosi, ha parlato abbastanza bene,


quell'uomo! .

LEONIDA. - Eh, eh! C'e un solo Galibardi, al mondo: uomo, nna volts
e mezzo! (con orgoglio e sicurezza) Eh, gente latina, signor
mio, non c'e da obbiettare. Perch; ha fano venire i brividi,
pensa nn po', a tutti gli imperatori a al Papa di Roma?
EFnurp.
(stupita) E al Papa di Roma? Senti, sorella?
LEONIDA. - Ma questo nulla! Gli ha tirato nna frecciata, che piacinta
anche a lui. Che ti ha detto il Papa
gesuita, del resto non
e uno stnpido!
quando ha veduto che non la vince con
ha? a Bene, caro, qaesto non uno scherzo; cosi come la
vedo io, non va avanti, come, Perbacco!, con qualsiasi altro;
meglio che lo pigli con politica, e che me lo faccia compare D.

E 11 per 11, tira e molla, o bella o brutta che sia, ha decise


Galibardi a tenergli a battesimo nn bambino.
EFiltirTA.

(con ironia) Ha ben conosciuto, l'ometto, ii sno compare!

LEONIDA. - Vedi bene! E ora di nit po': quanti uomini, su per


t'immagini che abbia Galibardi?

giik,

Un'infinitid
LEONIDA. - Mile, signor mio, solo mille.
EFIMITA.
EFIMITA.

Eh! c'e da restar soffocati! E se solo con mille...

LEONIDA. - (interrompendola) Si, ma chiedimi un po' che razza di uomini


sono!...

Cosi continua il dialogo ancora un po' : infine, dopo che


Leonida ha spiegato, a modo suo, ad Efimita, che cosa sia la

repubblica, (o nessuno paga le tasse, ogni cittadino ha un


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buon stipendio oltre l'antica pensione, nessuno ha diritto di


pagare i propri debiti... ) si addormentano. Ma Efimita e
d'un tratto risvegliata da un gran baccano esterno: dapprima,
Leonida cerca di calmarla, assicurandole che si tratta di un
sogno, come se ne leggono tanti, di persona nervosa ( a Un tale,
per esempio, un bel giorno, per non so che mai, essenda

nevricoso, per curiositi, si mette in testa un'idea: s'e messo in


testa un'idea? La fandasia e pronta; ebbene!, e 'dopo die,
dalla fandasia cade in ipocondria ).
Ma quando anch'egli ode grida e spari, si spaventa e trema, credendo che sia la reazione, che venga a punirlo, lui, il
notissimo repubblicano: e si barrica in casa. Per fortuna, e
stato solo il passaggio, per la straaa, di qualche poliziotto ubbriaco; il che d occasione all'ultimo trionfo di Leonida.
Quando ancora cercava di calmare Efimita, aveva sostenuto
che non poteva trattarsi di colpi d'arma da fuoco, perche la
polizia li aveva proibiti; ora Efimita gli osserva ridendo che
Bono stati proprio spari; ma egli replica, pronto: a Bene, ma
non vedi che e stata proprio la polizia a sparare? . E il sipario cala sull'ammirazione riconquistata di Efimita: a Eh,
cuoricino mio, come le sai tutte tu, raro un altro come te! .
Questa commedia, nella sua apparente insignificanza,
pochi personaggi possono essere cosi comuni e miseri spiritualmente, come i due coniugi di Conu Leonida
ha anche
per me il valore grandissimo che le attribuisce l'Ibrileanu (1).

In essa, in realt, mancano gli episodi neutri o lirici, esulanti


dal campo del puro umorismo: il Caragiale vi ha scelto, degli aspetti della vita, solo cie che e a caragialesco D. PerciO,
l'uniti del quadro e a priori conservata: l'autore non ha pi
alcun bisogno di intervenire, di ravvivare le tinte: Conu Leonida, reale com'e, e pure una perfetta incarnazione di tuna
cie che il Caragiale rendeva oggetto 4elle sue satire.
E che cos', in verita, cii) che sveglia il demone del risa
nel Caragiale?. Tutti i suoi conoscenti, ed egli per primo, la
(1) IBRXILEANU :

Scriitori romfini i streini D.

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affermano: non 6 il vizio, non 6 neppure il difetto o l'idea


fissa: tutte cose, che possono benissimo conciliarsi con grandezza d'animo, con nobilth di mente e di cuore, e lasciar sussistere simpatia e commozione, sentimenti contrari allo stato
li pura contemplazione, richiesta, in special modo, dalle opere
comiche, essendo necessario che una persona ci sia indifferente,
perch6 possa muoverci a riso (1): ci6 che irrita soprattutto ii
Caragiale, e ne eccita l'a estro bizzarro )), 6 la stupidaggine,
ci6 che i romeni dicono, con un vocabolo espressivo, a prostia D. Cosi si esprimeva il Caragiale (2):
a Lo stupido ha una concezione tellurica della vita... sopra di lui,
a passano tune le correnti. Nulla piii difficile, che governare gli stua pidi... essi hanno un istinto di opposizione organica. In tuna la vita,
a non ho mai potato soffrire in stupidaggine... Povero me, quando vedo
a uno stupido, mi vien male... t'assicuro, provo un dolore fisico... mi

a prende freddo qui, alla radice dei capelli... D.

E l'Eliade (3):
a La stupidaggine romena, ecco la piccola specialita del Caragiale.
Quando gli si parla, egli vi prova con straordinario talento a forza di
a persuasione che noi siamo una razza stupida, e che nulla ci si pua atteno

a dere da noi D.

Non basta, per6: la stupidaggine in s6, lo muove piuttosto a noia: ed Efimita, infatti, che 6 solo sciocca, non 6 ridicola se non perch& ha di fronte Leonida. Ci6 che invece eccita
una vera animositi, per cosi dire, nel Caragiale, 6 a la stupidaggine pretenziosa, potenziata ed esibita con l'aiuto di una
infarinatura di coltura a (4). Come egli stesso diceva: a Lo
stupido,. se non 6 tronfio, non 6 divertente a.
E divertenti, invece, in sommo grado, sono gli stupidi 'da
lui ritratti. In questa categoria, rientrano i due mariti gabbati della sua opera: i quail non sono comici penile ingannati, ma perche sicuri e orgogliosi della loro oculatezza nel
custodire la moglie affidandola... all'amante.
(1) BERGSON: a Le rire D.

(2) 0. GOGA: a Precursori a.


(3) EuADE: a Causeries litteraires a RI.
(4) ImanEANu: a Scriitori romfini i streini D.

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A questo proposito, per illustrare il concetto della a stupidaggine pretenziosa D, credo convenga ricordare a C. F. R. D,
un bozzetto dei a Momente D.

Due amici, in una birreria, sono avvicinati, a tarda sera,


da un uomo mezzo brillo, che fa loro le sue confidenze. E' un
magazziniere delle ferrovie, sposato da pochi mesi a una bellissima donna
di eui mostra la fotografia ; egli 6 il beniamino del capo-stazione, che gli 6 largo di permessi speciali.
Uno, ne ha avuto anche oggi; e ne ha approfittato per venire
a Bucarest, mentre la moglie fa un viaggio col Capo, in scornpartimento separato; e l'ubbriaco la segue ora col pensiero,
ad ogni istante nominando le stazioni in cui si ferma il treno,
e sostenendo che la moglie stark dormendo vicino al Capo.
( a Un gran bel ragazzo D - e moetra la fotografia). S'immaginano le riflessioni e le induzioni dei due amici: essi hanno
di fronte un magnifico esemplare di marito ingannato e contento. Essi si divertono infinitamente, e sono pieni di gentilezza e di simpatia. Ma, nella sua estasi, in ultimo l'ubbriaco
rivela, casualmente, che il Capo 6 fratello della moglie: immediatamente, tutta l'amicizia dei due ascoltatori svanisce: essi
si alzano per partire, e alla stupefazione liel buon magazziniere rispondono freddamente: a Non sei pin divertente! D.
E l'opinione dei due amici 6 proprio condivisa dal Caragiale: cib che spiega inoltre la grande serenith, la comicial pura delle sue commedie. Come ho gilt accennato, un vizio pub
lasciar persistere la simpatia o suscitare odio, ed eccitare in
noi il desiderio di .correggere, di migliorare, di agire, insomma, sull'individuo che ne 6 macchiato: ma la stupidaggine, che
non 6 gravemente dannosa e che 6 di pin inguaribile, pub addurre solo un sorriso di compatimento sulle nostre labbra. Anche questa pieti, perb, 6 contraria al riso sincero, che nasce
soltanto dinanzi ad una persona indifferente: ed ecco percib il
Caragiale allontanare ogni motivo di interesse sentimentale,
fornendo il suo stupido, nelle sue molteplici varieti, di ceciti
e di orgoglio. E come compatire un uomo felice e beato della
propria sciocchezza? Si pub riderne, semplicemente, di cuore.
Sbagliano quindi coloro che hanno visto nei personaggi
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del Caragiale degli uomini cattivi e immorali: egoisti, al, lo


sono (gli stupidi sono sempre tali), ma se pure fanno il male,
essi non ne comprendono il valore
e lo vedremo meglio in
a Una Lettera Smarrita ));

essi non si accorgono mai di essere

disonesti e ridicoli, non si osservano, non si studiano: come


dice lo Zarifopol (1):
a il mondo caragialesco si distingue per una grande mancanza di perversitit: gli uomini fanno il male senza peccare. La perversith, a vizio nel
a vero senso della parole, il vizio tragico, Bono possibili soltanto cola,
a dove, per mezzo di una lunge e profonda costrizione morale e religiose,
%

a hanno potnto formarsi quelk duplicith e quei conflitti da eui "mace


q la complicate coscienza del bene e del male morale. Al contrario, questi
a civadini del Caragiale mi sembrano tutti egualmente candidi, in bene e
a in male. Cosi posso comprendere perche le figure del Caragiale sian-s
a tanto radicalmente divertenti, e penile cinesto artiste cosi sicnro si sia
a ben guardato dall'approfondire la psicologia dei snoi personaggi a.

Egli voleva provocare il sorriso, non la commozione: ed e


riuscito mirabilmente nel suo intento. Ma questo, perche, cor
rispondentemente al precetto oraziano, egli per primo ha pro.

vato il sentimento che ha desiderato eccitare: perch, senza


preoccupazioni estranee all'arte, egli si glivertiva in somm i
grado delle sue a spiritose invenzioni a
direbbe il Lelio goldoniano
e ne rideva per il primo, di gusto, come osservi) a
suo tempo il Dobrogeanu-Gherea. Ma questo critico, viziato da
preconcetti moralistico-sociali, ne provb stupore: perch egli
aveva visto nelle Commedie delle perfette satire sociali, che

avrebbero fatto onore al senso morale dell'autore


ma non
so quanto all'arte sua: e non riusciva certo a capire come, serivendo una feroce e indignata satira, si potesse ridere tanto di
gusto.

E perci il Gherea (2) non pote apprezzare a Conu Leonida )), opera che *e
a poco profonda come satire sociale, perche tocca appena lo straw supera ficiale dei mali. Quei poveri vecchi Bono tanto stupidi, ma ancbe tanto
a inoffensivi a.

(1) ZARIFOPOL: e Artiti si idei literare romfine D.


(2) GHEREA: a Critice a I, II.

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E questa appunto invece la ragione, per cui Conu Leonida D mi parso di una compiuta perfezione artistica. Contro Conu Leonida, non possiamo sentirci irritati: noi ridianao
sonoramente nel suo Galibardi D , del suo Papa a gesuita,
del resto non 6 uno stupido D , della sua cara Repubblica: sen-

tiamo, istintivamente, che questo personaggio vero e vivo e


che ogni parola a suo posto, in perfetta coerenza con tutto
il carattere del vecchio pensionato. Conu Leonida a colto D :
nei calendari e nei giornali
egli ha letto tanto,
e tanto
pieno di a idee D, che lo sentiamo incap ace di conoscere, li
pensare una qualsiasi realt concreta, per quanto semplice. La
sua descrizione della rivoluzione, se lo caratterizza splendidamente, perb, in se, del tutto mancata. Per ricordare gli avvenimenti egli manca della seriet e dell'obbiettivitit necessarie: egli li ha visti solo conforme alle proprie concezioni. E'
un vero esemplare di chiacchierone: e questi infatti parla, ma
non sa narrare (1).
Naturalmente, appunto perch6 6 cosi bene individuato,
Conn Leonida non spazia nel tempo, ma appartiene ad una

epoca determinata: e noi potremo quindi, con l'Ibraileanu,


ritrovare in lui il tipo di tutti i mali plia profondi della societh romena sulla fine dell'Ottocento: la mancanza di iniziativa individuale, il concetto dell'onnipotenza dello Stato
non complesso e creazione dei cittadini, ma loro tiranno
la mania delle frasi incendiarie, senza seguito nella realtit.
Tutto vero : ma, come per il Dumitrache di Una Notte
Burrascosa D, si dovr dire anche qui che, non perche incarna
queste ides Coma Leonida interessante, ma in quanto una
creatura vivente, pue esprimere idee politiche e sociali, e dar
loro riievo e colore.
A questo scopo serve anche il personaggio di Efimita. Uno
stupido, fu detto, trova sempre uno pin stupido di lui, pronto
ad ammirarlo: e questa funzione compie qui la buona Efimita,
sempre attonita dinanzi alle idee e alla logica del marito, del
suo a cuoricino D. E' una vera comare, la sora Efinaita, tanto
(1) IBRXILEANU :

a Scriitori ronuini

i streini v.

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abituata a trattare con le donnicciole, da avere sulle labbra,


macchinalmente, l'epiteto di a sorella v, anche parlando al

marito; e con lei si appaia mirabilmente il sor Leonida, il


terribile rivoluzionario Lla tavolino, che glalle sue interminabill sedute al caffe ha tratto l'abitudine di rivolgersi a tutti,
anche alle donne, con signor mio D. La megalomania dell'uno viene completata dalla natura ammirativa dell'altra: cosi
anche in quest'opera, il Caragiale realizza quella a coloritura
armonica dei personaggi, posti in luce l'uno slall'altro , che
6 una delle sue migliori viral.
L'unico difetto, che si pub notare in a Conn Leonida , e
la sua poca shammaticith: la prima parte, la piix importante,
consiste in una pacifies e lenta conversazione; e la seconda
parte, con la a barricata xi, 6 posta solo per una necessiti seenica d'azione: ma, anche cosi, di vera azione drammatica la
commedia manca; e perci si comprende che venga poco rappresentata.

0 Scrisoare Pierduta.
Del capolavoro comico del Caragiale darb l'intreccio in
breve, senza soffermarmi: perche esso e stato tradotto nel
miglior modo possibile (1), e quindi ognuno pub consuhare il
testo, direttamente, senza bisogno d'una mia parziale e manchevole traduzione.

In una eft-a di provincia, nel 1883, si aspetta con ansia la


proclamazione del candidato ufficiale
gi A priori, dati i costumi politici del tempo, sicuramente eletto,
per le elezioni

alla Camera, che deve procedere alla revisione della Costituzione.

11 prefetto, Fiinica Tipiteseu, e i suoi fidi, tra i quali primi la sua amante Zoe e il di lei marito, il buon vecchio Trahanache, hanno gilt quasi deciso di scegliere un avvocato della
citti, il metodico Farfuridi. Ma Zoe perde, una sera, una letters d'amore del prefetto, il quale si vede percib obbligato,
per non comprometterla, a piegarsi ai voleri di chi ha in Immo
(1) Una lettera smarrita, trad. di C. Isopeseu a A. Silvestri-Giorgi,
pref. di G. Bertoni. a La Nuova Italia a, Firenze, 1929.

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ii foglio prezioso, e che minaccia di pubblicarlo. E' proprio il


pin pericoloso avversario dei poteri costituiti, l'avvocato Nae
quale nome pin adatto, per l'urlante demagogo,
Catavencu
'di questo, dal suono al fluro stridente?
capo del partito
oppositore, ma pronto a divenire un benpensante, purche Tipiltescu lo proclami deputato. E II prefetto ha gin promesso di
piegarsi a questa dura necessiti, quando scopre una cambiale
falsificata da Catavencu, e, potendo quindi ormai ricattare il
proprio ricattatore, libero di eleggere II candidato impostogli da un ordine imperioso del Ministero. Per tre giomi, dopo
la proclamazione della nuova candidatura, Zoe vive nello spasimo procuratole dal timore della vendetta di Catavencu: per
sua maggiore amarezza, il nuovo eletto, Dandanache, oltre ad
essere un vecchio rimbecillito, molto inferiore a Catavencu, ha
ottenuto la protezione del Ministero solo rubando (proprio come Catavencu!) una letters amorosa ad una altissima personaliti. Ma Catavencu si cela invece perche ha perso la lettera,
ed quindi disarmato di fronte a Tipitescu, ii quale conserva
preziosamente la sua cambiale. Zoe 6 disperata, perche non sa
in mano di chi sia caduta la prova del suo legame con Tip&
tescu; ma questa 6 stata ritrovata da un ubbriaco, proprio
quello che si era gin lasciato sottrarre una prima volta la lettera da Catavencu, e che ora, con onesti inconscia del proprio
merito, la riporta a Zoe, legittima proprietaria. Zoe 6 felice,
e perdona a Catavencu, a patto per6 che egli guidi una manifestazione popolare in onore di Dandanache; e Catavencu accetta con riconoscenza.

L'idea della lettera perduta e ritrovata fu certo attinta dal


Caragiale a a Les Pattes de Mouche D del Sardou, opera rappresentata nel 1860 a Parigi. Ma 66 che per il Sardou un
semplice gioco a rimpiattino, diventa, per il Caragiale, ii meccanismo per porre in movimento e mostrare in piena luce tutta
una aerie di fenomeni individuali e collettivi di grande interesse. E come e semplice ii meccanismo, coal l'intrigo non 6
artificioso, ne la soluzione voluta: l'azione si svolge naturalmente, e i personaggi si muovono con grande spontaneiti, seawww.dacoromanica.ro

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za che mai l'autore detti loro un gesto o una parola, per costringerli ad esprimere questa o quella idea sua propria.
Percin, da chi non ne ha compreso l'arte raffinata, questa
opera ha potuto essere incolpata di immoralith o di antiliberalismo: non 6 forse ridicolo il discorso del progressista Catavencu? Non Bono forse felici, alla fine, i due amanti Zoe e
Tipitescu? Ergo...
Certo, Zoe 6 colpevole, e Catavencu un'orribile incarnazione della demagogia: ma, nell'arte, sarebbe del tutto assurdo
richiedere o immaginare una Zoe pentita e piangente, o un

Catavencu ridotto ad un umiliato silenzio: perche essi non


hanno coscienza della loro colpa: essi vivono cosi a animalmente , per cosi dire, che posto per la riflessione e II giudizio, in loro, non v'e. Zoe inganna il marito con il suo migliore
amico: un terzo scopre una sua lettera d'amore, e la minaccia
di una pubblicith vergognosa: ebbene! neppure per un istante
Zoe pronuncia le parole, sacramentali in tale situazione in ogni
dramma che si rispetti: Mio Dio! Un uomo sa ii mio colpevole legame! Io non oso pin sollevare lo sguardo. Oh, beati
tempi d'innocenza e di purit! ecc. v. Neppure per sogno. Ci6

che l'atterrisce, il pensiero di essere mostrata a dito nella


citti, non come adultera, ma come adultera che si lasciata
stupidamente scoprire; ed ella pu6 parlare con Catavencu, con
ii Cittadino ubbriaco, con Ghita, ii poliziotto, della lettera
smarrita e del suo legame con il Prefetto, con piena tranquilMit di spirito. Si sente bene che, se qualcuno le parlasse dei
suoi doveri coniugali, ella ascolterebbe senza nemmeno capire.

La moralit non ha parte, in questo mondo: per tutti, si


tratta solo, come ben dice il Dragomirescu, di prestigio )) (1):

cosi 6 per Zoe, che vuol rimanere la prima dama della provincia; cosi 6 per Trahanache, tanto orgoglioso della sua amicizia col Prefetto, da non vedere altro; cosi perfino per il
Cittadino ubbriaco, il quale restituisce la lettera a Zoe, non
per coscienza di onest'uomo, ma perche, un tempo portalettere, aveva imparato che le lettere si devono consegnare, quan(1) DRACOMIRESCU: EPrelegeri de literaturi romfinit s, 1920.

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do noto I'indirizzo del destinatario: ed egli ci tiene a dimeatrare questa sua conoscenza, e ad ottenere in cambio il nome
del candidato per cui votare. Non si scherza! quando si e
elettore...

Se tale 6 la moraliti privata, ci si immagina facilmente


quale sari Ia moralita pubblica, la cura per gli interessi dello
Stato. Certo, tutti si sentono romeni ( pin o meno onesti... a
dichiara Catavencu in ultimo); tutti la amano, la loro
Romania: ma perche la sfruttano con perfetta naturatezza.
Esempio edificante Trahanache, onest'uomo ne' suoi affari privati, pieno di indignazione per la cambiale falsificata
da Catavencu, ma indulgente per la lettera che egli persuaso
sia pure una falsificazione dello stesso Catavencu: e sentiamo
ii perch6:
a Quella della tua letters a Zoina, la capisco: lo ammetto: per poliquando. in gioco l'interesse del paese, come ogni romeno, ha
u cercato, colni, di forzarti la mano... ma questa cambiale? E' forse per
o tica

a politica? D.

Curioso modo, certo, di servire la Patria attraverso falsi


e ricatti: ma questo giudizio logico, dato II carattere di Trahanache e di tutti coloro che lo circondano. Se in a Conn Leonida z abbiamo visto il concetto che lo Stato il tiranno lontano e misterioso de' suoi sudditi, qui, nelle alte sfere sociali,
abbiamo ii pensiero contrario, o meglio coniplementare: lo

Stato la cosa di tutti, di cui tutti possono servirsi, da cui


tutti possono trarre sussistenza e onori, senza spese e senza fatiche, solo a con un po' di pazienza )2., come airebbe l'ottimo
Trahanache.
Eppure, satira politica a Una Lettera Smarrita i) non 6: se
anche ridicolissimo il discorso del demagogo Catavencu, certo ispirato al Caragiale Valla sua antipatia per i liberali pili

accesi del gruppo diretto kla C. A. Rosetti, altrettanto ridicol, per lo meno, il discorso del moderato e prudente Farfuridi; e lo stesso fatto che alla fine tutti gli uomini di tutti
i partiti Bono concordi e soddisfatti, prova che l'intenzione del-

la satira non aveva trionfato nell'animo del Caragiale. Come


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questi soleva 'dire (1), egli era partigiano non dell'arte con
tendenza, ma della tendenza con arte: intendendo con ci6, che
le sue intenzioni critiche si manifestavano solo se l'arte non

gli imponeva una via diversa, che egli era sempre pronto a
seguire. (2)

a Una Lettera Smarrita a si pub meglio definire, con il


Dragomirescu, una serena e comica visione ;:lella vita politica,

in cui appare tutta la piccolezza e la poca importanza degli


ideali, delle cause politiche pur tanto strombazzate, di fronte
alle molle spirituali degli individui, ai loro piaceri, al loro
interesse particoIare. E questa serenit di visione, tanto difficile in questo campo, che mold non la distinguono, e si affannano a cercare chissh quali simboli occulti nella geniale opera
caragialesca, appunto la fonte prima dell'arte, e fa di a Una
Lettera Smarrita a un vero capolavoro, originalissimo, e li cui
b

quindi vano cercare I precedenti e i modern in opere an-

teriori.

male secolare della vita


L'attacco contro i politicanti
ha esempi antichi: gi Costache Caragiale,
sociale romena
in una satira, aveva scritto:
a I deputati vivono nel lusso, per due ducati vendono ii loro voto, e
a tradiscono la loro missione per un piatto di minestra: e ii coltivatore fi
a lamenta e grida, egli che viene scorticato, mantra i deputati si rimpina zano, e hanno cavalli e carrozze a.

11 pia illustre esempio di questa satira forse il a Clevetici, l'ultra-demagogo a di V. Alecsandri (3). Eccolo presentarsi

sulk scena, per porre la sua candidatura.


a Clevetici (in frac nero, panciotto alla Robespierre, cravatta di seta
a bianca, e barbetta a due pnnte).
Salute e fraterniti, Signori Cittadini!
(1) VumuiX: a Dreptate a, pag. 144.
(2) Il Caragiale afferma esplicitamente l'indipendenza dell'arte dalla
morale in un articolo del 1897 ripubblicato dallo Zarifopol (DI, 237).
(3) ALEcsAnaru: a Teatru a I. pag. 18.

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g Ho saputo che siete adunati in collegio elettorale per relezione di un


a deputato, ed eccomi: corro per esporvi la mia professione di fede:
Io sono il famoso Clevetici
Sol ors da voi conosciuto:
Reporter e nitra-liberale
E ben anche costitnzionale.
Per gli nni sono io demagogo,

Per gli altri son solo nno scemo...


Ma calmo io tutto sopporto,
Gran patriotta qual sono.

(La traduzione non 6 troppo elegante, ma neppure Poriginale 6 senza mende).


a ... Voglio prima di unto la consacrazione della Rivoluzione, perche
g e solo opera mia. E malgrado ci6, non sono ancora neppure ministro!
In secondo luogo, voglio il rispetto della Costituzione a pano che sia tutta
a cainbiata, perche e state elaborate da stranieri, senza il concorso patriotg tico dei Romeni... In terzo lnogo, voglio il suffragio nniversale, perche
a tutto il paese si trasformi in un'urna elettorale. Di pifi, anzi, Signori;
voglio che ogni abitante sia Rappresentante della Nazione. Che grandioso
a spettacolo! Quattro milioni di deputed riuniti, e chiedenti la parole! a.

Questo saggio baster a provare l'immensa differenza tra


l'Alecsandri e il Caragiale, o, se si vuole, tra Clevetici e Catavencu.

Clevetici 6 una semplice marionetta caricaturale, che rappresenta drammaticamente tutto ci6 che l'Alecsandri odiava
nel liberalismo, come egli lo vedeva. Lo stesso Alecsandri scriveva (1) di aver tracciato il promo di Clevetici secondo quello
'di due statisti romeni, C. A. Rosetti e I. Britianu; e aggiungeva : a I miei personaggi Bono tanto ridicoli, quanto i loro
modelli a. (2)
Caragiale, al contrario, crea una persona viva, che esprime le proprie idee, che studia il proprio pubblico e cerca, in
un discorso che 6 un vero capolavoro di demagogia e di potenza oratoria, di agire sugli ascoltatori e di trascinarli con
(1) Mss. Acad. Rom. 803-91 citato dal Dragomirescu.
(2) 11 giudizio misnrato, a tanto pi6 severo, del Caragiale ad Rosetti
6 pubblicato dello Zarifopol (III, p. 131).

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se. Egli non si qualificherebbe mai un demagogo, e non si


lamenterebbe mai, pubblicamente, di non essere ancora ministro; anzi! egli protesta di volere solo il bene della Nazione, e
piange al pensiero della sua cara Romania, e si vanta, al pin,
di essere progressista.
E non in bocca di Catavencu, infatti, il Caragiale pone la
frase sul c rispetto dovuto alla Costituzione, la quale perb deve essere cambiata totalmente : ma sulle labbra del ben dif-

ferente Farfuridi, ingenuo, ottuso, incolto, e per di pin, durante il suo discorso, intimidito ed emozionato, non padrone
di se come l'assurdo Clevetici.
Inoltre si osservi che le frasi pronunciate da quest'ultimo
sono dirette agli spettatori dalla ribalta, e perciO sono chiaramente artificiose e caricaturali: mentre slit Farfuridi Bono dette in un comizio, dove di solito
come osserva il Dragomirescu (1):
g gli ascoltatori si rendon conto, non del legame sintattico e logico fra gli
g elementi dell'eaposizione, ma solo del senso di alcune proposizioni ed
a espressioni, tehe essi afferrano intuitivamente, aiutati della voce e dall'at.
s titudine dell'oratore e dal senso generale dell'intero discorso D.

Probabilmente, il Caragiale si b ricordato della frase di


Clevetici: ma, in ogni caso, egli, ponendola sulle labbra di
Farfuridi, o adattandola al discorso di questo, ne ha fano un
uso nuovo, l'ha ricreata genialmente: come diceva il Moliere,
ogni grande artista pub davvero a prendre son bien on il le
trouve a perche, prendendolo, lo rinnova, lo trasforma, facendone un organo indissolubile di un corpo vivente, qual'
l'opera d'arte.
Farfuridi e Catavencu, come il Rica Venturiano di a Una
Notte Burrascosa a, sono tipi caratteristici 'di quella che il romeno dice, espressivamente, c becia de cuvinte a (orgia di
frasi, ubbriacatura di parole):
a la fraseologia pretenziosa e disordintha, caroms da associazioni incoea renti di parole, che si produce in special modo quando un semi.colto viene
(1) a Convorbiri Critice D IT, N. 7, pag. 291.

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a a contatto con idee e problerni superiori al suo interesse reale e alla sua
intelligenza D (1).

Originale in sommo grado 6 poi la creazione di Dandanache, l'imbecille trionfante che riassume in se le qualia di Farfuridi e di Catavencu.
Dandanache una eonclusione di genio... Caragiale raccontava spesso

a in quale tormentosa incertezza l'avesse tenuto a lungo ii contrasto fra


queste due eccellenze: Farfuridi e Camvencu, e quale violenta soddisfaa zione gli avesse poi dato la soluzione balenatagli improvvisamente a (2).

Questa soluzione non 6 un parallelo o una ripetizione 4ell'avventura di Zoe e Tipiitescu, sebbene Dandanache riesca con
lo stesso mezzo, invano tentato da Catavencu: 6 un eccellente
mezzo per mostrare come solo un caso cieco, e non l'immora-

lita o l'amoralith di Catavencu, l'abbia fatto fallire: poiche


una punizione etica contrasterebbe con tutta l'atmosfera della
commedia.

Per tutto die che si detto, quindi, ii paragone con il


a Clevetici o dell'Alecsandri fa solo meglio risaltare, per contrasto, Parte di una a Lettera Smarrita : come ha provato II
Drouhet (3), l'Alecsandri ha solo localizzato e adattato commedie, o meglio, come 6 chiaro anche dal breve squarcio da
me tradotto, vaudevilles e riviste francesi; mentre II Caragiale
ha compiuto opera di alta originalite, assurgendo anzi, proprio
in a Una Lettera Smarrita , ad un'arte personalissima, serena
e compiuta, in tali la satira si attenua in un sorriso di umorismo, e talvolta scompare, per lasciar dominatrice la pura
emozione Erica.

Si legga, per esempio, la prima scena tra il prefetto e ii


suo accolito, ii poliziotto Ghita: questi, nell'occasione di una
festa nazionale, si fano pagare ben quarantaquattro bandiere, mentre in realth ne ha esposto solo dieci o undici: ma come si fa a rimproverarlo? Egli ha una famiglia numerosa:
a nove bambini, sor Stefanino! e lo stipendio misero, per il
bilancio... . 11 prefetto sorride, e noi lo imitiarno.
ccScriitori romni i streini a.
a Artisti i idei literare rornfine D.
(3) DROUHET: a Modelele franceze ale teatrului lui V. A. D.
(1) IBRAILEANU:
(2) ZARIFOPOL:

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Pi tariii, Zoe 6 finalmente rientrata in possesso 'della preziosa letters smarrita: sola, e arfle dal desiderio di comuni-

care a Tipgtescu la grande notizia: ancora agitata e commossa: quale occasione migliore per un gran monologo d'effet-

to, con grida di passione e gesti teatrali? Ma il Caragiale e


troppo artista per cadere in questi difetti; ed ecco quindi come plipinge i vari sentimenti di Zoe, con brevit, naturalezza,
e somma efficacia:
E' vero, o un sogno? (si siede su una sedia, tira Mori la
lettere, la legge, la bacia) Stefanino! (si alza ridendo, la rilegge, la
bacia parecchie volte e si siede di nuovo) Stefanino! (pianto nervoso...
dopo una pausa, si alza sorridendo, si asciuga gli occhi e sospira di
aollievo) Ah!... passatal... Stefanino!... (sale in fretta la scale e

ZOE (sole).

scompare).

Due o tre movimenti, un breve pianto, qualche parola interrotta, un nome ripetuto: e noi abbiamo viva, dinanzi a noi,
una donna di cui tutti i sentimenti, ora, ci commuovono, mentre le pin belle declamazioni ci avrebbero lasciato freddi.
In questo breve brano, chi, superando lo stadio della sintesi estetica, voglia analizzare I procedimenti artistici, nota
subito tin particolare: le parole sono brevissime e rare, gli incisi numerosi e diffusi. E' questa una vera caratteristica dell'arte delle Commeclie: per esempio: in a Conn Leonida B vi
sono scene in cui sono pronunciate due o tre parole in tutto,
mentre gli incisi occupano pagine intere: questo perche, per
il Caragiale, i suoi personaggi Bono cosi vivi, ed egli h vede
cosi distintamente, in ogni loro movimento, che le parole non
gli bastana, ed egli deve indicare minuziosamente tutti i gesti,
tutte le espressioni mutevoli del volto, che ha potuto cogliere
in loro. E questo fa si che gli incisi siano interessanti quanto
le parole dei personaggi, e che si raggiunga senza pena una
grande efficacia artistica, come nella brevissima scena ora tradotta.
a La forma del dialogo nel Caragiale b specialmente dettata della tens denza drammatica della slut fantasia: la sua brevith spesso citata, con le

repliche sovente indicate solo per mezzo di pause, di esclamazioni, di


domande accumulate, it ii risultato esasperato di nna visione interne estree mamente viva. L'artista non sa come evitare le parole per mostrare quanto

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put sia possibile direttarnente le figure che traboccano ohre la lentezza


a e la freddezza astratte della frasi a (1).

Per tutte le ragioni fin qui considerate, 6 chiaro che la


qualifica di capolavoro non 6 esagerata per u Una Lettera
Smarrita a: non si trova, tra i suoi personaggi, un tipo forzato, come 6 Rica Venturiano in Una Notte Burrascosa a;
non vi 6 uniforme quella comicith caratteristica, la quale domina incontrastata in a Conn Leonida a; ne la comicita delle
situazioni e delle parole vela all'attenzione dello spettatore caratteri dati solo in superficie, come in a Cose... di Carnevale a:
qui, vicino alle creature, come l'ineffabile Trahanache, II Cittadino ubbriaco e II povero Ghita, cui la loro nullita interiore
e comicit inconscia e profonda rendono t caragialesche D per
definizione, vi Bono Zoe e Tipitescu, seH e semplicemente

umani; qui il quadro vasto, tutti i particolari sono studiati


con cura minuziosa, tutti i personaggi perfettamente individuati, senza che alcuno primeggi fra gli altri, a scapito della
verosimiglianza: tanto che ii Caragiale stesso, a scandalo dei
rigidi custodi delle regole drammatiche, non sapeva indicare
un protagonista nell'opera sua.
a Una Lettera Smarrita a 6 il vero capolavoro drammatico
della letteratura romena; e, poiche ii politicantismo un vizio
di tutti i tempi e di tutti i regimi, poich6 stupidi, ubbriachi,
innamorati sono ovunque, e polizioui, demagoghi, avvocati e
prefetti sono sempre esistiti, io credo di poter affermare che
a Una Lettera Smarrita a appartiene alla letteratura universale.
Che io sappia, l'arte non 6, ne fu mai, proprietit esclusiva di
una stirpe: come diceva lo stesso Caragiale,
A non esiste una coltura romena: esiste nna coltura nmana, e basta. I Roa meni possono avere nna caratteristica speciale, nell'ambito di questa
a grande coltura umana, precisamente come i Fiorentini del Rinascimento,
a ma di piir no a (2).

Certo, anche per a Una Lettera Smarrita a la lingua 6 un


grande ostacolo alla conoscenza del Caragiale all'estero: e ba(1) ZARIFOPOL : a Artisti

(2) In a Luceafilrul a

i idei literare marine a.


Sibiu XI - p. 463; V. NEGRI.% a Autorul lui

Chicos, Rostogan a.

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steri un breve esempio per far comprendere tutta la difficolt


di una traduzione. Leggendo a Una Lettera Smarrita D nella
ottima traduzione italiana di a La Nuova Italia D una cosa si

nota: per rendere II tono popolare e piano dell'originale, e


per poter piegare la lingua italiana alle storpiature e alle deformazioni che imprimono al romeno i personaggi del Caragiale, i traduttori sono stati obbligati a ricorrere al dialetto
toscano. a Conu Partied divenuto Sor Stefanino ; a Coana Zoitial D, a Sora Zoina D, ecc.... e questo, riconosco, era lo
unico mezzo per superare la straordinaria difficoltit, sensibilissima anche nelle traduzioni francesi e tedesche, ma forse massima quando si tratti dell'italiano: perche questo non 6 una
lingua popolare, e manca dell'agilit e della pieghevolezza che
l'uso del volgo d ai dialetti: e perci si deve ricorrere a queogni
come hanno fatto anche i pi illustri traduttori
sti
qualvoha si ha dinanzi un testo scritto in linguaggio popolare.
Ma il dialetto pur sempre troppo diverso dall'italiano, e
manca di quell'universalith, che solo l'uso letterario di ad una
lingua; e vi Bono intraducibili quei motti, quelle frasi, abituali
ai personaggi del Caragiale, in cui la semi-coltura acquistata
nella lettura dei giornali e dei calendari, scritti ad uso degli
incolti a base di parole roboanti e sonore, ma prive di senso,
colors stranamente, a tratti, il linguaggio semplice e piano della vita giornaliera.
E non si tratta solo di frasi che affiorino qua e l, per far
ridere la platea: nelle Comme4ie ogni parola, nella sua unione inscindibile di suono e di significato, presenta una sfuma.tura, sensibile solo in romeno, che serve a determinare meglio
i personaggi: i quali, poi, non hanno, come nella commedia
Menandrea, caratteri fissi, immutabili, colti dal solo punto di
vista del loro vizio fondamentale talmente predominante in loro, da potersi quasi dire che essi non sono uomini reali, ma
vizi incarnati; qui, la serenith dell'autore gli permette di ve'dere e di ritrarre i diversi lati dei caratteri de' suoi personaggi, di inspirare loro la vita. Per questo appunto ii. Caragiale poteva vantarsi giustamente di essere un moraliste D come ii
Labruyere, cio6 un perfetto conoscitore del cuore umano; e d'al-

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tro lato la sua serenitit imperturbablle lo avvicina allo Shake.


speare, il quale nelle sue fantastiche commedie svolge la ricchissima tela delle sue libere immaginazioni senza mai introdurvi un estraneo concetto logico.
Si 6 detto die le commedie del Caragiale abbiano aumentato la popolazione romena di un'intera famiglia di cittadini,
ai quali Parte dell'autore ha dato gli atti dello stato civile (I):
e questa forma immaginosa e metaforica esprime fino a qual
punto un gangue ricco e impetuoso circoli nelle vene dei personaggi delle Commedie.
Eppure, a questo proposito i maggiori critici del Caragiale non sono affatto concordi: per gli uni, i suoi personaggi Bono troppo meccanizzati: tipi e marionette, non uomini, specialmente in virth dei a tic D verbali, che egli predilige; per
gli altri, al contrario, i suoi personaggi non sono abbastanza tipici, e non sono riducibili ad una sola qualiti; cosa per cui non
potranno mai passare nel linguaggio comune, e servire a definire un'intera categoria di uomini, come Tartuffe, Harpagon,
Otello, ecc. (2).
A quest'ultima accusa, mi pare si possa rispondere che,
se Otello, per esempio, stato assunto a puro simbolo della
gelosia, questa 6 avvenuto solo per mezzo di un vero processo
di semplificazione, ad opera dei critici e soprattutto del popolo. In Otello, come in tutti gli uomini, un sentimento non
domina, non detta tutti gli atti della vita: solo gli spettatori,
dimenticando tutto ci6 che rende concreto e individuale il personaggio di Otello, hanno potuto renderlo tanto astratto, da
poter essere applicato, come una vuota categoria mentale, ad
una data serie di persone.
E io stessa ho sentito, in Romania, dire di un demagogo:
c un vero Catavencu! D, dimenticando cio6, corrispondentemente, tutto ci6 che rende vivo e personale il personaggio di
questo nome in a Una Lettera Smarrita D.
(1) LovmEnti: a Critice )), Ill.

(2) In a Literature i Arta romfine a II, pag. 672: Petraqcu: a Cara.


giale a.

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Ma sia pur vero che in genere i personaggi del Caragiale


siano assolutamente irriducibili a tipi: ci6 6 solo una riprova
della profonda verita dei loro caratteri. Si pensi infatti che,
se dei nostri conoscenti noi, considerandoli dall'esterno e con
quel minima interesse che di solito doniamo agli altri, sappiamo facilmente definire il carattere con una parola che ne denoti la caratteristica fondamentale, sli noi stessi non riusciremo
per6 mai a dire quale sia la nota dominante. Nessuno mai si 6
definito a un geloso v, o a un bugiardo D, o a un millantatore D,
ecc... perche di noi stessi noi conosciamo, non il promo generale, distinguibile solo a distanza, ma i vafi particolari: e sappiamo che in noi, vicino alla gelosia, pu6 esistere
dir6 anzi
che esiste certo
la possibilitit di un momento di cieca fiducia; che, anche mentendo abituahnente, in molti casi abbiamo
aetto il vero, ecc.
Ora, proprio questo fa il Caragiale. Egli vive i suoi personaggi e quindi sa, quanto ricchi essi siano di aspetti inattesi;
e non si impaurisce della loro apparente poverti di pensiero,
ma trionf a con meravigliosa naturalezza di questa difficoltit, che
parrebbe insuperabile: rendere interessante una classe sociale,
seeks fra tutte ad aumentare la monotonia: perch6 ai borghesi
manes il pittoresco che lo sfondo della natura e dei costumi

patriarcali dona con tanta facilit ai contadini; e ai piccoli


borghesi manca inoltre anche quella minuta differenziazione
the la cultura, la raffinatezza di vita, i viaggi e i contatti con
le aristocrazie de' piii vafi paesi causano nel seno delle classi
pia alte.
Una classe, quindi, in cui l'individualith 6 poco accentuata dall'esterno, in cui i costumi non differiscono, e gli abiti Bo-

no eguali per tutti: in cui la legge 6: a fare ci6 che tutti fanno, e perch& tutti fanno cosi D. Perciet, nei a Momente v i vari
personaggi potranno mancar del cognome e avere solo dei no-

mignoli eguali per tutti, che denotano l'assenza di un'apparente individualith. Eppure, in questa borghesia, il Caragiale
ha saputo distinguere infinite a macchiette v, creature originali; come egli affermava,
a la natura non lavora in eerie, ma forma ogni persona secondo an modello

a diverso. Uno e contorto in an modo, nno in an altro, ognuno in modo

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a particolare, cosicche non ti sazi mai di vederli e di divertirti alle lore


a spalle a (1).

Se poi la lingua del Caragiale rende difficile la traduzione,


si ricordi perb che quest'ultima non di mai interamente l'arte
di un'opera, in cui sempre parola e pensiero, suono e significato sono inscindibili: o e una nuova creazione, o e una mi.
sera e sbiadita copia prosastica di un testo poetico nel senso
crociano della parola. Solo dall'originale si pub giudicare un
autore: e io credo di aver chiarito in qualche parte, con le mie
note, quanti tesori d'arte vera e grande il Caragiale abbia diffuso nell'opera sua.
Ora, un breve sguardo alle altre sue produzioni comiche
teatrali; e poi passerb ad occuparmi dei c Momente D.
0 Soacrci (La suocera).

E' una commediola di scarsissimo valore artistico, scritta


in una notte sul modello di alcune analoghe commedie francesi. Un tipo originale di giovane suocera a bas-bleu D e in fondo romantica e ritratto solo esternamente, senza per nulla approfondire la psicologia; gli altri caratteri Bono anche piii
trascurati: tutto si basa su una comicial di frasi e di situazioni,
che non riesce neppure a velare la grande poverat artistica. CiO
nonostante, il Caragiale, che non l'aveva firmata sul cartellone

del Teatro Nazionale, la introdusse poi nella prima edizione


del suo Teatro. Ma e ora, a ragione, del tutto dimenticata, come due monologhi (I Aprilie; Modern - inedito) e un prologo
(Incepent!) scritto nel 1909 per la compagnia Davila.
Dupg o mai de ani. Dopo cent'anni.
Anche questa rivista storico-patriottica rappresentata nel
1899 al Teatro Nazionale di Bucarest e una faticosa costruzione
in diversi quadri, con versi enfatici e sonori, degnissimi di
oblio.

D'Ale Carnavalului.

Mita Baston e fuori di se perchis sospetta di essere tradita


dal suo amante del cuore, il barbiere Nae Girimea. Si reca nel(1) SLAvIct: a Amintiri D.

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la bottega di questo, e, durante la sus assenza, vi conosce


Iancu Pampon, che 6 in cerca anch'egli di Nae, perch& lo suppone preferito a se dalla propria amante Didina Mazu. I due

traditi giurano di vendicarsi: ma il bollente Pampon schiaffeggia invece, credendolo Nae, l'amante in titolo di Mita,
Cricinel.
Alla sera, in un circolo del sobborgo vi un hallo in maschera, a cui si son dati convegno Didina e Nae: e vi si trovano anche, in cerca dei due amanti, tutti gli altri personaggi.
I costumi da hallo vengono spesso mutati, dando luogo a molti
equivoci.

Un impiegato

tipo perfetto dello a stupido D caragia-

lesco, avendo indossato il costume

di Nae, viene picchiato

da Pampon, e riceve sul viso ii contenuto di una bottiglia di


vetriolo, lanciatogli da Mita. Per fortuna, II farmacista aveva
riempito la bottiglietta d'innocente inchiostro. Nae e Didina
fuggono alla bottega del primo: per entrarvi dopo di loro,
Pampon e Cricinel scassinano la porta, e vengono percin arrestati come ladri dalla polizia. Nae, che II fa liberare, accolto
'da loro come un salvatore, e una serie di ben combinate menzogne fa Ea che essi chiedano perdono a Mita e a Didina dei
loro sospetti: e tutti si adunano a banchetto nella bottega di
Nae, che d appul_tamento, per diverse ore, sia a Mita, sia a
Didina.

Ho dato solo lo schema generale della commedia, che in


realti ha un intrigo moho pin faticoso e complicato, tanto che
lo scioglimento avviene solo tra le quinte; ma gin dal mio breve riassunto si pun avere un'idea di quanto sia diversa questa,
che a ragione dai critici detta una farsa, dalle altre comme'die. I giuochi di parole, altrove usati solo per far comprendere l'incoltura, l'ottusit, e in genere il carattere di un personaggio, qui sono invece abbondantissimi per necessiti
trigo: i nomi stessi dei personaggi, Pampon (che an personaggio pronuncia invece di pompon )) - pennacchio), e Mazu
(un tennine di gioco, alle carte), danno l'occasione di complicare sempre pin l'intrigo. I pin vieti artifici teatrali, gli equiwww.dacoromanica.ro

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voci, i trucchi, i travestimenti, le bastonate, Bono posti in opera senza risparmio; ma queste mende non basterebbero a ginstificare la poca stima che tutti i critici hanno per a Cose... di
Carnevale D.

Certo, la caduta di questa commedia alla prima rappresentazione si deve attribuire a cause pnramente extra-artistiche: al fatto cio6 che in essa non sono risparmiate le satire
aperte contro il liberalismo, impersonato nella a repubblicana D

Mita Baston. Ma anche in seguito, anche presso i critici pia


naturalmente indulgenti per queste satire, come il Maiorescu,
a Cose... di Carnevale D fu sempre considerata come l'opera di
minor valore, fra tutte le commedie del Caragiale.

E con ragione: perche lo studio glei caratteri, vi manca


quasi del tutto..
Solo u.n personaggio 6 ben riuscito: 6 l'impiegato semiidiota, affiitto da un dente cariato, e cleciso a curarsi con mezzi...

empirici, quali: il farsi mostrare le tenaglie dal dentista perche la paura suscitata da loro fa scomparire il dolore; oppure
il a magnetizzarsi D con rhum: perche il dolore al dente, secondo lui, proviene dal freddo, e l'unica cura efficace sari quindi il calore.
Eccetto questo splendido esemplare d'innocua e umoristica
stupidith (si noti la scena in cui l'impiegato, ormai brillo, perseguita con le pia sciocche frasi Didina, ed 6 persuaso, e tutto
orgoglioso, di saperla a punzecchiare z, cosi, la vero Don Gio-

vanni), eccetto dunque l'impiegato, tutti gli altri personaggi


Bono semplici maschere.

11 damerino Nae Girimea, che parrebbe 'clover fornire al


Caragiale l'occasione di un magnifico ritratto alla Labruyere,
6 invece posto sulla scena solo per suscitare le azioni, spesso
non sufficientemente motivate, dei vari personaggi.
Pampon 6 il solito a Furioso D delle Commedie dell'Arte:
la sua parte consiste, in fondo, nello schiaffeggiare, metodicamente, tutti gli altri personaggi, e nell'incutere un terribile
spavento al a vigliacco D tipico, al buon Cricinel, che ricorda
certe figure ben note di a cocu magnifique D delle riviste Iraneesi.

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Didina quasi inesistente; e Mita, che la sua indole impe,


tuosa e la sus cieca gelosia individualizzerebbero meglio, resa
del tutto assurda dalle frasi rivoluzionarie che l'autore le pone
sulle labbra a sproposito. Una donnicciuola come Mita, igno-

rante e di facili costumi, tutta presa, per di pin, da un sentimento acutissimo di furore e cli gelosia, non dice all'amante
che la tradisce:
a SI, voglio Imo scandalo, si... perche hai dimenticato me, hai dimenticato tntto: hai dimenticato che Bono figlia del popolo e che Bono
violenta; hai dimenticato che sono repnbblicana, che nelle mie vene scorre
il gangue dei martiri dell'll febbraio. (Formidabile). Hai dimenticato che
sono di Ploesti: el, di Ploesti! Nae, a che ti farb rum revolnzione, sl, una
revolnzione... da ricordarti di me! a.

Mita allude, in questa frase, alla sommossa dell'll febbraio 1866 a Bucarest e alla Repubblica di Ploeqti del 1870, di
cui ho parlato trattando della vita del Caragiale (p. 14).

E al ballo, quando medita di venclicarsi di Nae, Mita


esclama:
a Ginro per unto ciO che mi 6 rimasto di pin prezioso, ginro per la
statua della Liberal in Ploesti, che sari Tina vera storia! D.

Incongruenze e assurdita, che tolgono ogni armonia al carattere di Mita, e fanno delle sue frasi a revoluzionarie ), come

di quelle a poetiche a di Rica Venturiano, una satira troppo


cruda e incoerente, del tutto fuori del campo dell'arte.
Certo, anche in a Cose... di Carnevale a i pregi non mancano; la vivaciti del dialogo, l'indiavolata comicita dale repliche e delle situazioni, le battute spiritose abbondano, e sostengono anzi, da sole, tutto il debole intreccio: e anche qui
la composizione accurata, e segue uno svolgimento, notevole

per la sua costanza attraverso tutta l'opera drammatica del


Caragiale.

Di solito, nella prima scena uno dei personaggi pia importanti narra a un altro l'antefatto: l'esposizione viene fatta con
molta abiit e grande scienza teatrale, e gli avvenimenti vengono posti in moto, in segaito, per mezzo della lettura di un
giornale. Cosi avviene in a Una Notte Burrascosa D Mumitrache

e II suo amico Ipingescu leggono e a commentano a a modo


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loro un articolo :di Rica) e in a Una Lettera Smarrita D (Tipitescu legge un articolo di Catavencu slinanzi a Ghita); cosi avverra pure nel dramma a Nipasta D. In a Conn Leonida D, invece, il giornale sostituito dal racconto sconclusionato e retorico del protagonista. Quest'importanza slel giornale, nell'intrigo delle Commedie, si spiega per due ragioni: da un lato,
la grande influenza dei quotidiani sui borghesi descritti dal Caragiale, i quali attingono tutta la loro coltura ai giornali, a cui
credono ciecamente, pure intendendoli a rovescio; e dall'altro
lato, l'importanza dei giornali nella vita dello stesso Caragiale.
Questi ha trascorso anni interi nelle redazioni di Bucarest, ha
collaborato a moltissimi giornali, ne ha diretto, ed cosciente
dci mali e dei vantaggi della stampa, specie di quella periodica.
Ohre alla Cronaca letteraria (1), si pub vedere, a questo proposito, una sua favola, assai graziosa, sull'invenzione della
stampa (2).
Si presentO un giorno al Signore il demonietto Aghiuti (i/
Belfagor del Machiavelli) e gli chiese le anime umane in caso
riuscisse a dimostrare che tutti i mortali Bono indegni della grazia divina. In un istante di malumore, il Signore lo allontanb
senza dargli risposta; ma Aghiuta, credendo che II patto fosse
stato concluso, si precipitb sulla terra e... suggeri a Guttemberg
l'invenzione della stamps. Pochi anni, e Aghiuta arriva al Cie lo
con un cumulo di libri e di giornali, comprovanti pi che a
sufficienza l'empieti e la malvagita degli uomini. 11 Signore non
sa che dire; poi si decide: a Via di qua B1 E il povero Aghiufa

rotola gin dal Cie lo, con la coda fra le gambe e tutti i volumi
dietro.

II giornale faceva quindi parte in un grado troppo eminente della vita quotidiana dell'autore e dei suoi personaggi,
perch6 non sia naturale ritrovarlo nelle sue opere.
Nel primo atto si inizia lo svolgimento dell'intrigo, ma
quando gia vicina l'esplosione degli affetti: negli atti seguenti
si ha l'acme dell'azione (cosi nel terzo atto di a Una Lettera
Smarrita xi, con il comizio per la proclamazione del candidato;
(1) Ed.
(2) a 0

Zarifopol, III, p. 321.


inveNie mare D, ed. Zarifopol, III, p. 38.

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cosi nel secondo atto di a Cose di Carnevale D e nelle scene tra


Veta e Chiriac e poi Rica, in cc Una Notte Burrascosa ): nel-

l'ultimo atto, a tout s'arrange 3 le parti si danno la mano, e


il sipario cala su Un momento li perfetta serenitit.
Quando si osservi, inoltre, che l'unita di tempo 6 conservata ovunque, eccetto che in a Una Lettera Smarrita D ove del

resto tutti gli avvenimenti occupano lo spazio di pochissimi


giorni; e che, anche quando l'unith dell'azione non 6 strettamente conservata, e l'intrigo duplice, come in a Una Notte
Burrascosa , (l'amore di Veta e Chiriac, e quello di Zip. e
Rica) le fila dell'azione sono sempre intrecciate e quasi inscindibili, si ha chiaramente l'impressione di trovarsi 51inanzi
ad un drammaturgo di tendenza classica. E tale era infatti il
Caragiale: sia per temperamento, come vedremo pin tardi, sia
per preferenze teoriche (egli am!, sempre, come si detto, il
a vecchio ), sia per l'energia di un talento che si sentiva sicuro
di cia che una volta aveva appreso, sia per una pigrizia da vero

orientale, che lo spingeva a fuggire l'irritante fatica, inevitabile in ogni seria revisione delle nostre idee pin saldamente
fissate (1).

Fino alla morte il Caragiale continua a dir male dei drammi dello Strindberg e dell'Ibsen, senza averli mai letti, e neppure uditi, dato che, fin da quando era ancora a Bucarest, si
teneva ostinatamente lontano dai teatri, per a paura degli incendi D. Fece una volta pert!) eccezione per Ermete Novelli; e
mi piace riferire quest'episodio, in omaggio all'arte del grande
attore italiano (2).
Recatosi per curiosita a udire a Morte civile )) del Gimemetti, l'ascolta con crescente emozione finche giunse all'uhima
scena, la morte del protagonista impersonato dal Novelli. Al-

lora balza in piedi, afferrando il braccio dell'amico Nerva


.11odoq, che gli era a fianco: a Nerva! Ma costui muore! Nerva
mio, costui non recita: muore, muore davvero... D.
Ritornando alla a classiciti 21 del Caragiale, certo, egli vi
(1) ZARIFOPOL: a Introduzione alle Opere del Caragiale s, Vol. I.
(2) I. LIIWSCI.T: a 30 de ani de teatra D.

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si atteneva coscientemente; ma se vedremo pin tardi, a proposito del flratuma a Nipasta D, le dannose conseguenze di una
concezione troppo rigidamente classica della drammaticit, nelle commedie invece quel certo che di duro e di forzato che
avrebbe potuto originare l'auenersi ad una teoria, era reso
nullo sia dalla materia, animata continuamente da maliziose e
spiritose battute e dalla a vis comica D del genio caragialesco;
sia dal fatto che l'autore stesso era, al tempo delle commedie,
ancora molto giovane, pieno di vivacit, d'impeto, ai forza
audace.

Ma e ora, dato che ci siamo soffertnati sulle commedie


quanto bastava per metterne in luce i caratteri e l'arte, che
passiamo ai a Momente x), i quail completano 0 svolgono i mo-

tivi delle opere fin qui considerate, e non escono dal mondo
dell'umorismo caragialesco.
I a MOMENTE D

Questi a Istanti colti a volto v, pin che bozzetti, furono pub-

blicati negli anni 1899-1900, l'un dopo l'altro, sul giornale


a Universul a. Ebbero immediatamente un grande successo, che
si accrebbe, quando furono riuniti in volume. Ma io considererb, insieme a questi, tutti gli schizzi di eguale carattere sparsi
negli ahri volumi di novelle, (Nuvele, Schite utioare, Abu-

Hasan) e quasi tutti riuniti nei tre volumi editi a cura dello
Zarifopol.

Sono scenette delle strade della capitale e della provincia,


dei salotti, della scuola, delle birrerie: tutte tratteggiate con
vera maestria, racchiudenti in poche linee il quadro e lo sfondo,

nel quale e sul quale i personaggi si muovono, si bisticciano,


gridano, e piii di tutto, interminabilmente parlano, con la loquacith, l'abbandono e la vivacitit propria dei meridionali.
Certo,
vr per l'istinto caricatnrista e l'allegro brio del Caragiale dovette essere
a un eccellente stimolo il carattere vivace, pittoresco, vanitoso, della bor-

e ghesia da lui stndiata a (1);


(1) ZARIFOPOL: a Artisti si idei literare romilne D.
5

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ma il talento dell'artista seppe sfruttare a meraviglia le quaIlia dell'ambiente, e coglierne tutto ii sapore, per ridarlo in
pagine aventi uno straordinario potere di esatta evocazione.
Anche qui, come nelle Commedie, la classe particolarmen-

te studiata la borghesia: sempre lo sguardo del Caragiale


fisso sulla nuova classe, che adesso, verso il 1900, si Oa consolidata, ma che ancora serba nelle sue abitudini, ne' suoi costumi, nelle sue parole, qualcosa d'orientale, in profondo contrasto con le apparenze civili e moderne della sua vita. Questi
borghesi sono affluiti nelle citti dai paesi, dove la vita ancora del tutto patriarcale: e non possono togliersi il vizio
segreto B delle origini cosi facilmente, come hanno abbandonato il costume tradizionale per il moderno vestito a alla te,
&sea B (nemtesc); e la forza delle abitudini avite si rivela nella
loro pigrizia, nell'ozio, per cosi dire, loro naturale, nella passione per le discussioni al caffe, e pia di tutto nella facilit con
cui trascurano tutto cia che loro interesse reale per occuparsi
di frivolezze, o per intrattenersi aegli affari pubblici, dando
rapida soluzione ai pia gravi problemi con un'incomprensione
e una faciloneria sbalorditiva. Tutta l'atmosfera viziata: ogni
impulso si perde, ogni movimento rallenta, e la vita trascorre
in chiacchiere e pettegolezzi infiniti: dal ministro al giornalista
e all'impiegatuccio, dal vecchio al bimbo, dalla donnina elegante alla comare in ciabatte, tutti sono macchiati della stessa
colpa: la mancanza di seriet, di responsabilitit, con cui considerano il proprio ufficio, la propria vita.
I nuovi costumi occidentali non sono compresi affatto nel
loro spirito, nel loro valore: per questi nuovi cittadini, in cui
ad ogni passo occhieggia il a suddito B orientale, lo Stato ancora un'entit nebulosa, a cui preferiscono sostituire questo o
quel ministro, dotato, secondo loro, di un potere assoluto. I
profesori, sol per pura malignita non vogfiono dare un voto
migliore ai figli di questa o quella signora; gli impiegati, Bono
gente da corrompere per ottenerne favori, come se ne ottenevano prima, con un buon a bacqit ii (mancia), dall'ufficiale turco
ammiuistrante la giustizia da un divano, tra ii fumo del narghile, ecc. Alcuni di questi bozzetti sono stati tradotti dal CiaL
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dea (1): ma poiche tutti Bono interessantissimi, e poich uno


non ancora tradotto mi pare specialmente tipico e caratteristico,
cerchera di tradurlo.
Una Petizione.

In piena estate, quando gli uffici pubblici si aprono al mattino alle


sette e si chiudono alle due del pomeriggio. Per tuna la notte ha perdurato un calore opprimente, e ora, in un cielo sereno sorto il sole, minacciando un'afa spaventevole. Che cosa sari durante il giorno?
Son le sette meno dieci del mattino. In un nfficio del registro, Pimpiegato aspetta che scocchi l'ora, per alzare l'imposta del finestrino da cal
gli si avanzano la corrispondenza ufficiale e le petizioni particolari. Mentre
si asciuga il sudore pensando a chissi che cosa, ode colpi all'imposta abbassata. Guarda l'orologio, regolato or ora su quello ufficiale: sette meno
cinque minuti... alza le spalle, si terge nuovamente la fronte, e si rimette
a pensare... I colpi di fuori sono cessati; ma poco dopo ricominciano con
maggior forza e insistenza. L'impiegato guarda l'ora: sette meno due mi-

nuti. Scuote le spalle, si asciuga il sudore e segue il corso dei propri intimi pensieri... I colpi raddoppiano, violenti... Infine, i due minuti sono
trascorsi: l'orologio indica le sette in panto. L'impiegato tira ii chiavisteno e rialza l'imposta, lasciando ii finestrino chiuso solo dal vetro.
Guarda fuori. Al vetro, c'e un signore che aspetta: probabilmente, proprio lui bussava. L'impiegato alza anche il vetro. a Era lei che bussava
cosi? a.
a SI D.

a Ma lei non sa che l'ufficio si apre alle Bette? v.


a Ma el a. E dicendo questo, il signore caccia profondamente la testa
dentro per il finestrino: l'impiegato, sorpreso da questo movimento, si fa
indietro e abbandona con la mano il vetro mobile, che piomba sul collo
del signore come la lama di una ghigliottina. Il signore vuol tirare fuori
ii capo, ma non put).
a Alzi, signore! )). Grida allora con gli occhi sbarrati. L'impiegato
alza per bene il finestrino: il signore ritira il capo.
a Che cosa vuole? a.
k Ho un affare da registrare... D.
a Favorisca entrare dentro, se ha un affare!... v.
II signore obbedisce... E' un nomo ne molto giovane, ne molto vecchio: pare molto stanco, e un occhio esperto vedrebbe immediatamente
che costui non ha dormito, questa notte. E' sudato e impolverato: i suoi
movimenti sono incerti come l'articolazione delle sue parole... Tiene in
mano un cappello di paglia tutto schiacchiato...
(1) a 11 Divorzio )10,

ed. La Nuova halls, Venezia, 1929.

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a ..Non avete una seggiola? a.


a Si accomodi D. Il signore si siede accanto al tavolo.
a Sono terribilmente stanco... D. Dicendo questo il signore fissa a lungo

aulla tavola un bicchiere quasi vuoto, in cui ha bevuto l'impiegato.


a La prego, se non le rincresce, c'e acqua? )).
a SI a.

a E' fredda? a.
a Abbastanza a.

a Vi mettete del ghiaccio? a.


a Ma certo )).
a Proprio? Vi mettete del ghiaccio? a.
a Naturalmente D.

a E il flir? II flir... quel... D.


a Si, abbiamo un filtro a.
a Mio caro signore, le rincresce se la prego di un bicchier d'acqua?
Ho una sate terribile! a. L'impiegato suona, e si presents tin usciere.
a Un bicchier d'acqua... a. E poi, dopo una pausa, al signore:
a Diceva d'avere una faccenda... a.
a SI, ho una faccenda... a.
a Qui da noi? D.
a Si, da lore... Una faccenda... forse, ora e andato a trarla dal pozzo... s
e Come, a trarla dal pozzo? D.

a L'acqua... Vedo che non pensa troppo a venire, Pamico... a. Lo


usciere entra. 11 signore afferra il bicchiere e lo vuota tutto d'un fiato;
poi, alzando sull'usciere due occhi pieni di dolcezza e di riconoscenza:
a Grazie. Se non ii rincresce... dannnene ancora uno... D. L'usciere
va. 1.1 signore, dopo aver cercato in tune le tasche, all'impiegato:
a E' andato al diavolo! L'ho perduto! D.
a Che cosa? a.

a Che cosa, che cosa... questo e, l'ho perduto! a.


a Era una petizione? D.
a No, caro mio, il fazzoletto... Caro signore, le rincresce se la prego
di darmi il suo fazzoletto?... Solo un memento... D. Dicendo questo, prende sul tavolo il fazzoletto dell'impiegato, e prima che questi possa anche
solo pronunciare una sillaba, si pulisce la bocca.
a Anche lei Buda quanto me D. L'impiegato fa per riprendersi il faz.
zoletto:

ll signore tira indietro la mane, si asciuga il sudore e poi si

pulisce il naso; quindi rende il fazzoletto, riponendolo al suo posto sul


tavolo.

a Anch'io sudo maledettamente a. L'impiegato prende il fazzoletto e lo

butta lontano, all'altro capo del tavolo: poi si mette a posto, prende la
penna e incomincia a registrare degli atti. L'usciere entra col secondo
bicchiere d'acqua. 11 signore lo prende e lo vuota d'un fiato: poi, con
tono dolce dolce, facendo segno che gli passi il fazzoletto:

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a Se non le rincresce... D. L'impiegato finge di non ndire. Colni si


alza, gira intorno al tavolo e prende il fazzoletto. L'impiegato vuole pren-

derglielo: ma il signore s'e gal asciugato la fronte e il naso; poi, gettando il fazzoletto a posto:
a Grazie! )).
a Signore,

lei dice di essere vennto per nit


dice l'impiegato
affare... La prego... Noi, qui, non abbiamo tempo di stare a fare conversazione. Lo Stato ci paga lo stipendio perche lavoriamo. La prego, che
affare e? a.
a Aspetti, che glielo dico... Che calore internale D. Va al campanello
e preme il bottone. 11 campanello mons a lungo. L'impiegato, impazientito:

a Basta, signor mio! Che cosa vuole? )).


a Se non le rincresce, ancora un bicchiere... ho nna sate maledetta.
Stanotte Bono andato in giro con qualche amico... Non ho neppur dormito... Sa... a. Dopo nna pause: a Non a vero che si conosce, che non ho
dormito? a.
a Ma no davvero! a.
a Dove mai non sono stato! D.
L'usciere viene. 11 signore, con grande gentilezza:

a Caro mio, se non ti rincresce, ti pregherei... ancora nn bicchier


d'acqua... a. L'usciere va. 11 signore, con pensiero delicato, all'impiegato:
a Avete motto lavoro qui? D.
L'impiegato: a Ne troppo, ne troppo poco... Abbastanza D. L'usciere
porta l'acqua. 11 signore la beve tutta d'tm fiato...
All'usciere: a Grazie D. E all'impiegato: a Se non le rincresce, la pregherei... il fazzoletto... )).
comprenda una bnona volts che
grida l'impiegato
a Signore!
qui, lo Stato non ci paga per far conversazione... Parli: che cosa vuole?
Qui nessuno ha il diritto di entrare sewn nn affare. Qual'e iI sno? D.
a Che affare?... D.
a Si! Che affare? D.

a Ho fatto nna richiesta... Voglio sapere che cosa ne a avvenuto. Me


ne dia il nnmero D.
a Non le e stato dato, quando ha fatto la richiesta? D.
a No. a.

a Perche non l'ha chiesto? D.


a Non l'ho presentata io D.
a Ma chi? )).
a L'ho mandata per mezzo di nn altro D.
a Ma quando? In che giorno? D.
a Circa due mesi fa... D.
a Non sa quando precisamente? D.
a Che ne so io ? a.

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70

a Come, non lo sa? Come si chiama Lei? D.


a Nae Ionescu D.

a Che cosa chiedeva nella richiesta? D.


a Io, non chiedevo nulls D.
a Come? D.

a La richiesta non era mia D.


a Ma di chi? .
a Di un amico D.
a Quale amico? D.
a Un tale Ghitil Vasilescu D.
a Che cosa richiedeva? D.
a Lui, niente D.
a Come, niente? D.

a Non chiedeva niente; non era sua, la richiesta D.


a Ma di chi? a.
a Di una sua zia... Sapeva che dovevo venire a Bucarest, e Illi ha pregato di presentarla D.
a Come si chiama la zia del signor Ghitil? D.
a Non lo so D.
a Non sa neppure che cosa chiede? .
a Ma si, mi pare che chiedesse... D.
a Che cosa? D.
a Una pensione!... v.

L'impiegato, nscendo dai gangheri e nrlando:


a Ma qui, signore, e l'ufficio del registro! Qui non si ricevono richiede di pensionel Vada all'ufficio pensioni! D.
a Davvero? Dimque l'ufficio pensioni? D.

Va al campanello e preme il bottone: il campanello suona molto a


tango.
Basta, signore! a.

a Vede, se non le rincresce, vorrei pregarla ancora d'un bicchiere


d'acqua )). L'usciere entra. a Vedi, caro mio, se non ti rincresce, ti pregherel ancora di un bicchier d'acqua D. L'usciere va; l'impiegato scoppia
d'ira e scrive con gli occhi chini sul registro.
a Ah, davvero? Dunque, all'ufficio pensioni? a. L'usciere viene. II
signore prende il bicchiere.
L'impiegato, dopo averlo lasciato bere tranqaillamente, all'usciere:
a Buttalo fuori! D -- n signore, partendo, molto cortesemente:
a Grazie... Vado... Ah! dunque, all'ufficio pensioni, dunque? D.

Questa scenetta e un vivo esempio del modo con cui sono


state comprese le istituzioni occidentali nella Romania dell'800:

4 lo spirito del a lasciar andare ) permeante tutta la vita sowww.dacoromanica.ro

71

ciale, corrodente le basi glens nuova collettivitil, in cui il tempo


flovrebbe essere moneta, e le forme dovrebbero essere sentita
nella loro importanza, e adeguate al fondo.
11 signore dello schizzo non pu6 capire che l'impiegato
non abbia tempo 5Ia perdere: egli 6 prontissimo a raccontargli
le sue avventure notturne, a trattarlo come un intimo amico,
a fare dell'ufficio statale un luogo, ove riposarsi delle fatiche
kl'una notte passata nelle birrerie di Bucarest.
Questa stessa profonda incomprensione messa hi luce in
mohi altri schizzi: in a 25 minuti n, i Sovrani devono attendere in una stazione di provincia che siano loro presentate le
famiglie pia importanti della cittii, e la Regina si ode rivolgere cosi la parola, patriarcalmente, gla una signora:
a Ho inteso, mia cara, che siete stata un po' malata! Mi dispiacinto
enormemente... Ma ora vi siete riznessa. Si vede bene quanto siete bellal
a Ma guardatevi dalla jettatura! Dio vi protegga! a.

Cosi in a Un giorno solenne n (1), dove un sindaco muove

cielo e terra per ottenere che nella sua cittadina ii treno Bucarest-Berlino si fermi un minuto, non perch6 se ne senta la
necessit, ma per maggior gloria della cittadina e del suo sinlaco; cosi in a Urgente z (2), dove la legna richiesta in novembre da una scuola viene concessa in marzo, quando ormai
l'inverno sta per finire, e scolare e maestre sono tutte Ammar
late; ecc.
E questo valore, che hanno gli schizzi dei cc Momente D
di documento dello stadio culturale della Romania sulla fine
dell'800, Ii avvicina realmente, come ben nota il Petrescu, ai
bozzetti del Gogol; e del resto anche a Una Lettera Smarrita
ritrae un mondo che ha molta somiglianza con quello del a Revisore a dello stesso Gogol. Non che questi abbia ispirato ii

Caragiale, anzi, lo spirito dei due autori totalmente diverso:


ma lo stato della Russia in quell'epoca aveva molti punti di
contatto con quello della Romania.
Basta ricordare i bozzetti e le novelle del Cecov, rispec(1) Ed. curata dallo ZARIFOPOL, p. 261, Vol. I.

(2) Ed. cit., p. 203, Vol. I.

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72

chianti anch'essi le condizioni della Russia sotto gli Zar; basta


ricordare cib che scriveva il De Vogue sulla Russia (Le Roman
Russe p. IX):
a Traversez cent villages: par les traits, les attitudes et le costumer
a tons les gens nue vous rencontrerez soot frappes a la meme effigie. Com4 me dans la plupart des civilisations tres nenves, l'effort personnel ne les.
a a pas degages du lien collectif a.

E corrispondentemente, come ho gilt accennato (pag. 58), il

Caragiale non pub vedere grandi differenze esterne tra i vari


personaggi dei a Momente a, non ne descrive mai il fisico, e
non credo neppure necessario di dar loro un nome veramente
distintivo: tutti si chiamano Nae, Lache, Mache, Miticii, (come
sarebbero, per noi, Pietro, Giovanni, Giuseppe); e se anche
hanno un cognome, esso 6 tale, che indica subito la bassa estrazione dell'individuo, e lo confonde maggiormente nella massa
generica de' suoi simili, perche 6: Vasilescu, Ionescu... (figlio
ai Basilic), di Giovanni, ecc.) oppure Popescu, Discilescu....
(figlio del popa, del maestro, ecc.). Come dice l'Ibraleanu,
questi nomi sono veramente, secondo il precetto di comicith del
Bergson, du mecanique plaque sur du vivant a. E non, come
crede l'Ibfaileanu, perche i personaggi non abbiano individuaEa, ma perche anzi meglio si noti, pur attraverso la caratteriz-

zazione artistica operata dal Caragiale, la loro appartenenza a


una classe comune, mancante di originalith e di differenziazione
esteriore.

L'Ibrileanu (Studii literare) ha dedicato un intiero saggio


ai a Nomi propri nell'opera comica del Caragiale a, il che non

pub stupire chi sappia con quanta cura l'autore sceglieva il


nome appropriato ad ogni personaggio, egli che ripeteva spesso

che: a non poteva vedere chiaramente una figura, se non ne


sapeva il nome a. Egli stesso ci ha lasciato una ricca eerie di
nomi propri (ora pubblicata dallo Zarifopol), veramente interessanti per suono, grafia e formazione etimologica. In questa
sua cura per i nomi, il Caragiale aveva maestri e predecessori
illustri: 11 Moliere, per esempio, e, tra gli scrittori da lui prewww.dacoromanica.ro

73

feriti, lo Scarron (1). Ma non poco gli ay/it giovato, in questa


ricerca, il suo finissimo sentimento musicale; e in realta tutte
le sensazioni auditive sono rese fla lui con straordinaria potenza.
Specialmente interessanti sono i nomi dei a Momente D: ol-

tre quell gilt considerati, che indicano l'assenza di caratteristiche apparenti notevoli, si puO osservare come essi segnino, con

fine gradazione, le differenze tra le varie generazioni: i vecchi,

ancora attaccati ai path costumi, ignoranti e senza la ben


nota a cultura x caragialesca, hanno dato alle figlie nomi umili
e comuni: Ghioala, Anica, Zamfira, Leanca; ma le giovani si
chiamano ormai: Lucretia, Matilda, Esmeralda, Aglae.

Eguale trasformazione nei nomi maschili. Se un tale


vorra essere molto elegante, cambiera la finale del proprio cognome e si chiamera, alla francese, Popesco, Pi-

scopesco, Venturiano; e se il Caragiale vorra indicare che un


suo personaggio a un peaante della scuola latinista
specialmente se 6 originario della Transilvania, ove fiorirono queste
assurde teorie di romanizzazione artificiale del linguaggio
lo chiamera Coriolan.
Cosi, questi nomi caratterizzano giit i personaggi, ne indicano gia, in qualche modo, la condizione sociale e la cultura: e
si noti qui, a questo proposito, che il Caragiale, il quale evita,
si direbbe studiosamente, ogni descrizione di paesaggi, non di
perb un' a aria senza tempo tints D : l'uomo, ne' suoi schizzi,
si crea da solo, per cosi glire, definisce, in ogni movimento, in
ogni gesto, con ogni parola, l'ambiente in cui si muove. Chi
non vede l'ufficio della a Petizione D , e le innumerevoli binerie in cui si svolgono quasi tutte le scene? I luoghi Bono davvero, qui, un riffesso delle persone che vi si aggirano; e queste
Bono cosi vive, cosi concrete spiritualmente, che danno rilievo
anche alle cose inanimate.
Appunto per questa sua arte nel creare dei caratteri, il Caragiale a molto superiore al suo diletto maestro, J. Negruzzi,
che per le sue novelle aveva preso a proprio motto la frase del
Boileau:
(1) Prrazscu: cc Caragiale a, in Revista teatralii . Bragov I, n. I.

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_ 74 _
La nature, feconde en bizarres portraits,
En cheque time est marquee a de differents traits:
Un geste la decouvre, tin rien la fait paraitre... (1)

E' chiara la somiglianza fra questa frase e le idee del Caragiale da me citate a pag. 59. Anche per il Caragiale la natura forma ogni uomo secondo un modello inconfondibile: ma
egli vede l'uomo, mentre il Negruzzi vede solo il freddo e immobile modello: questi d tipi generali, e ii Caragiale veri caratteri individuali, riuniti, si, in una categoria comune, ma
vivi e a ognuno contorto in modo particolare a.
Lo stesso uso del semplice nome di battesimo potrebbe ben
significare, come crede lo Zarifopol, che i personaggi sono tanto
familiari al Caragiale, che questi non Bente ii bisogno di indicarne anche il cognome: poiche in lui non ha prevalso la a volonti a pratica di ridicolizzare i piccoli borghesi: questi, in
realti,
si sottoponevano gi spontaneamente a mode a ad abitudini straniere,
a la cui tirannia, esagerata dalla vanit cieca degli imitatori, contribuiva
a a dar loro un colorito uniforme n (2).
e

In verita, nei a Momente a in special modo, tutta la borghesia romena, mascherata di coltura, si mostra, come dice il
Lovinescu, a nella camicia da notte dell'ignoranza z. Ma non questa rende tanto caratteristici, tanto ridicoli, i
personaggi dei a Momente a e delle Commedie: cia che li specifica, e che posto in maggior luce dal Caragiale, e, come ho
gi accennato, la mancanza di seriet, del senso di responsabilith. Tutti, essi sono persone che non hanno un'occupazione serial in stretto legame con la vera realt della vita: e questo per
le ragioni spirituali che ho gilt notato parlando delle Commedie: poiche esse e i a Momente a, tolta una sottile differenza
che accennerO fra poco, si possono in tutto considerare insieme.

In una terra ancora ad economia agricola, la borghesia solo in

piccola parte utile, e lavora seriamente: gli abitanti delle


citti sono in maggioranza degli studenti senza alcuna seria in(1) J. NECRUZZI: a Copii de pe naturii a.
(2) ZARIFOPOL: a Introduzione alle Opere del Caragiale a, V01. I.

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75

tenzione 1i studiare, dei piccoli funzionari a cui II loro ufficio


non d alcun pensiero, dei pensionati oziosi ed annoiati: a questi cittadini, in verita, si pub applicare cib che II Caragiale diceva amaramente di tutti i romeni del suo tempo: a Nascono
con una borsa di studio, vivono funzionari, muoiono pensionati D.

Che cosa debbono essi fare, dunque, se nulla li interessa


seriamente, se il lavoro, quando pure lo hanno, lo compiono
pensando ad altro? Passano le ore libere al can o per le strade,
alla ricerca di qualcuno con cui parlare, con cui discutere le
ultime notizie politiche, con la profonditit giudiziosa di cui si
pub avere facilmente un'idea; seguono II passaggio di ogni
persona con lunghi commenti, pettegolano... e la loro vita trascorre cosi in un completo vuoto spirituale.
Che tutto cib sia in relazione con la mancanza di un serio
lavoro, di un contatto con le realt palpabili e profonde della
vita, nessuno porr in dubbio: basta riflettere alla differenza
tra un contadino, serio, semplice, attivo, anche nella maggiore
ignoranza vivo e interessante, e un borghesuccio alla Caragiale D , pure intinto di coltura.
E del resto, la stessa speciale semi-coltura dei personaggi
'del Caragiale non dipende dalla loro vita? Chi 6 seriamente occupato nella vita privata o in quella pubblica non pub dedicare

tanto tempo alla lettura e al commento dei giornali: in questi

si perde solo colui che passa ore ed ore ad un tavolino da


caffe, aspettando un amico, o discutendo con lui le a notizie
del giorno s.
Questa semi-coltura dit appunto loro quel caratteristico lin-

guaggio deformato, irto di frasi xidicole e sconclusionate, di


parole infranciosate e storpiate. Cosi, per esempio, in a Una
Notte Burrascosa D solo Veta sfugge al contagio della deforma-

zione del linguaggio: e Veta proprio l'unica persona che si


occupi di una realth seria. (pag. 37). Cosi, in specie, nei a Momente D, si leggano le deliziose pagine di a Situazione D (ed. cit.

I pag. 288): l'autore incontra di notte un amico, Nae, in una


birreria. Nae b pieno di preoccupazione e di ansia per la grave
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situazione politica: a Non bisogna parlar di queste cose con


tanta leggerezza: son cose serie! Momenti gravi! )), ecc.

E' tardi, e l'autore vorrebbe rincasare: ma Nae lo trattie,


ne, per avere una compagnia: egli non put recarsi a casa perthe, spiega tranquillamente, in quella notte sua moglie deve
partorire. Passa la levatrice, che annuncia a Nae la nascita di
un bimbo. Alla felicitazioni dell'autore, il padre risponde:
a Grazie... bene, ora non son pia in pensiero... Su, andiamo
a in un forno a mangiar delle focacce...
e mi prende il brace do.
Sai che cosa ci vorrebbe da noi? Una tirannia come in
a Russia. La Costituzione... ecc. D.
Si legga poi, al contrario, uno dei rad schizzi d'argomento

tragico: a Ispezione D (ed. cit. II p. 59): ebbene, dato che il


protagonista ha qui un ufficio di responsabiliti

cassiere,

ii suo nome serio, Anghelache, ed egli parla normalmente; e normal.<

mente parlano tutti gli altri funzionari dello schizzo, i quail sono ano-

a nimi, perche gli abituali nomi caragialeschi avrebbero stonato nell'atmo-

a sfera generale del quadro. Ma questi funzionari, durante la notte, ink contrano un collega ubbriaco. Poiche questi non ha parte nell'avventura
a tragica, Caragiale pub dargli un nome: e lo chiama, nataralmente, Mi-

a lid D

(1).

Non solo i funzionari, pert, sono descritti nei a Momente :


ecco le indimenticabili figure dei giornalisti ( a Ultima ora )) a Boris Sarafoff a ecc.), sempre pronti ad inventare, con fantasia inesauribile, le notizie pia sbalorditive; ecco i maestri e
i professori, consideranti la scuola come un mezzo per far piacere agli amici promuovendone i protetti (a Lantul Slisbiciunilor D - a Bacalaureat D ), e incolti, maneschi, servili ( a Un
pedagog de vcoalii nou5 D); ecco gli uomini politici, oggi in
lotta per interessi privati, domani abbracciantisi per poter meglib, in compagnia, vivere a spese dello Stato (a Telegrame A ).
Ecco pure la macchietta caratteristica delle grandi capitali, lo
a Amico X D, che conosce tutti, sa gli affari li tutti, saluta familiarmente ministri e deputati, da del tu alle pia grandi personaliti... almeno, secondo quanto racconta per le birrerie...);
(1) 18111JIMUNIJ :

eScriitorj romani i streini v.

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77

ecco i bambini maleducati e prepotenti (a D-I Goe D - a Visita D ) e le dame spettegolanti ( a Five o' Clock D - a Highlife D ); ecco l'amoralit imperturbabile di questi uomini, sempre disposti a vivere delle a piccole economie ).) delle mogli gioIrani e belle (a Regalo D - a Diplomazia D ecc.); e soprattutto,

ecco la noia inconfessata che aduggia tutta la loro vita senza


scopo, senza senso: essi vanno in cerca di qualcosa che li metta
in moto, tentano di procurarsi artificialmente un lavoro: si yeda, per esempio, il caratteristico bozzetto a Da affittare D9 dove
si dipinge la mania di cambiamento che prende tante signore,

quando tutti mutano alloggio (il nostro S. Martino...): per


quanto stiano bene nella vecchia casa, devono cambiare, a qualsiasi costo, a patto perfino di star peggio, o di trasferirsi in un
appartamento identico a quello lasciato. Ma questo bozzetto ha
anche un altro significato: tanta facilith di cambiamento b dayvero caratteristica di chi non ha a profonditi di affetti D9 di chi

pub staccarsi senza pena dalle cose abituali, perchb non vi


legato da alcun ricordo familiare o dal sentimento di aver contribuito a crearle: sentimento che pub provare invece un contadino per il suo campo, un artigiano per la sua bottega: la
freddezza per la casa, la mancanza di a home D di chi vive ai
cafe, di chi non ha vera famiglia, ma solo, intorno a se, interlocutori, ammiratori, e magari compiacenti creditori, come il
Nae di a Situazione D, la sora Efimita di a Conn Leonida D9 e
le mogli belle di tanti mariti caragialeschi.
Come si vede, sempre II mondo, e l'arte, delle Commedie. La forma esteriore di narrazione non pub ingannare nessuno : questi bozzetti
si ricordi a Petizione D
Bono molte
volte yeti dialoghi, di una vivaciti straordinaria, in cui la parte
narrativa potrebbe essere facilmente trasformata negli incisi di
un'opera drammatica. II Caragiale stesso sentiva questa possibiliti: uno degli schizzi, tradotto dal Cialdea col titolo a DL Divorzio D, era stato dapprima pubblicato sotto forma di commedia. Certo, qualche schizzo fa eccezione: per esempio, una
parte descrittiva abbastanza estesa hanno a Ispezione D9 e a Ulthna Emissione D (ed. cit. II pag. 50): due cioe tra i migliori

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bozzetti, veramente artistici per la mancanza di spunti satirici


e per la cura dei particolari.
Con i a Momente D possono essere considerati anche i ricordi teatrali del Caragiale ( a Din carnetul unui vechiu sufieur D):
a Scene splendide di comicial, in cui l'aneddoto a scelto e stilizzato
teatralmente, e i personaggi, pure tratteggiati in poche battute, diven.
a tano subito tipi e caratteri D (I).

Ill sostanza, dunque, l'arte del Caragiale resta, nei a Momente D, dratumatica; e si pub chiedere, ora, perche il Caragiale

sia ricorso alla forma narrativa, abbandonando il teatro, a cui


erano abituati e l'autore e i lettori, e in cui egli aveva um maestria riconosciuta. E non 6 questa una domanda oziosa, un processo alle intenzioni: poiche nella risposta io credo di avere anche trovato la spiegazione di un fatto, giustamente notato dal
Philippide (2): a Cosa strana! Mentre il mondo del teatro del
a Caragiale pare gi in parte glefunto, il mondo dei a Momente :0 6 ancora attuale D.

La vera ragione, 6 che tra le Commedie e i a Momente D


vi 6 stata soluzione di continuit: per quanto lentamente e impercettibilmente, tra il 1885 e il 1900 la borghesia 6 cambiata:
ma questo avrebbe poca importanza, se non fosse cambiato lo
spirito dello stesso Caragiale.

E un cambiamento invece vi 6 stato, e profondo: tra a Cose... di Carnevale D eia Momente D, si pongono il dramnaa
a Niipasta D e le Novelle.

IL DRAMMA a NAPASTA to

Si ricorderi che, parlando delle Commedie, abbiamo posto in luce quale influenza abbia aviato sull'attiviti letteraria
del Caragiale la societi a Junimea D. Questa societit era caratterizzata dall'opposizione alle istituzioni liberali; opposizione
(1) ZszooPoL: a Introduzione alle Opera del Caragiale a, Vol. I.
(2) PHILIPPIDE: a Opere complete ale lui Caragiale a in a Viata Romineascii a, Aprile 1930.

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79

pen!, che assumeva diverso aspetto nei vari membri, seconilo


clic essi provenivano dalla nobiltit o dal popolo.
Ambedue queste classi avevano motivo di odiare la borghesia, che si era incuneata fra loro, e mentre da un lato minacciava la supremazia secolare della nobilti, dall'altro opprimeva, forse peggio del patriziato, perch6 pin avida e pin capace, i contadini (il proletariato industriale non esisteva): ma,
come 6 naturale, nobili e popolani consideravano ben diversamente la borghesia.
Per i primi, l'assalto dato da questa alle loro posizio-

ni non li feriva oltremodo: essi si sentivano o si credevano


troppo superiori ai borghesi, per temerli seriamente: e se anche avevano chiara coscienza del pericolo che li minacciava, il
loro motto era ben pin: a Apres moi, le deluge! z, che un grid()

d'allarme. Si leggano, a questo proposito, le pagine in cui il


finissimo artista M. Sadoveanu descrive i sentimenti di un vero
patrizio, sulla fine dell'800, dinanzi alle ruberie e all'insidioso

arricchirsi del suo intendente (1). E non stupisca il fatto che


io citi un autore attuale: perch6 l'arte, con la sua magica intuizione, vede anche la realt del passato, e la rid in quadri
vivi e possenti.
11 nobile Filoti 6 invitato dai suoi amici junimisti a partecipare alla lotta contro a gli uomini nuovi e le lor piccole cose D.
Egli risponde:
e Bene, lottiamo, se volete, per mantenerci nn'illusione. Ma non ine ganniamo noi stessi. Noi, i grandi proprietari di terre, stiamo perden.
ot doci. Noi affittiamo a vendiamo, e i nostri intendenti comperano. Forte
a che noi non li conosciamo a non li abbiamo pesati per quel che val.
a gono, questi nomini che ci servono? Ma che cosa possiamo fare? Fors&
a siamo fella di poter trascorrere le nostre nitime belle giornate... B.

Con un tale spirito, si comprende che la lotta non pun es-

sere ardente: 66 che questi nobili vedono soprattutto nella


borghesia, ci6 che li irrita, 6 la sua incultura, e rozzezza, epresunzione: qualcosa doe, in fonslo, sli superficiale c sli tran(1) M. SADOWANU :

a 11 Mulino sul Siret B trad. di L. Santangelo, ed..

a Novissima a, 1932.

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80

sitorio. Come sempre il patriziato accolse nel suo seno gli audaci

conquistatori venuti dal basso, cosi adesso, appena la borghesia si sara spogliata delle sue abitudini volgari e avr assunto la
..necessaria maschera di raffinatezza e di huona educazione, la

nobilth sari pronta a venderle i propri hlasoni, ad aprirle le


sale de' suoi palazzi.
E nell'aristocratica critica del Maiorescu, come nelle eleganti e classiche poesie del Naum e nelle divertenti caricature
del Negruzzi, si vede chiaramente questa mancanza di un vero

interesse sentimentale, a di uomo attaccato nella borsa a, per


ware un'espressione volgare ma efficace.
Moho diversa invece l'attitudine dei popolani entrati net.
la a Junimea a, dei quali 11 maggiore rappresentante l'Emimescu: perch& i contadini erano sfruttati ed oppressi in modo

intollerabile (1); e chi aveva pieth di tante miserie doveva


provare per la borghesia Un vero odio profondo e amaro.
Ora, le Commedie del Caragiale sono l'espressione pi pura
del Junimismo aristocratico. Nell'Eminescu, l'odio del presente
si univa all'amore romantico del passato (ispiratogli dalle molte
letture e dai suoi sogni cavallereachi e feudali), e al misticismo
nazionale e popolare, straniero al junimismo patrizio.
a Nulla al contrario, legava l'ironico Caragiale al passato...; nulla
a lo legava, eguahnente, alla massa dei contadini: nello svolgimento della
letteratura romena in gran parte rurale, egli portava anzi nna vera soluzione di continuita. Caratteri pnramente junimisti, nel Caragiale, sotto:
a l'intelligenza critica e l'antipatia per la nuova borghesia in formazione,
w antipatia perO non avente profonde radici nell'humus etnico del popolo
romeno. Egli non rappresenta un interesse di classe, ma un potente spi-

a rito di osservazione diretto sopra il proprio ambiente di origins e di


formazione (poich II Caragiale apparteneva alla borghesia intellettnale):

a non era n an romantico del passato, n an visionario del futuro, ma


a un realists a (2).

Queste osservazioni sono giustissime, se riferite alle Commedie: ma gi in a Cose... di Carnevale a la satira contro il li(1) GlIEREA: a Neoiobligia a.
'(2) LOVINESCU: a Istoria civilizatiei romfine moderns )), II, Cap. 18.

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81

beralismo b troppo spinta: si direbbe che l'odio contro le a novita D non pin tanto profondo, da trasformarsi in un sentimento che colon armonicamente tutta la visione dell'artista.
Cosi invece in a Una Lettera Smarrita D, dove l'antipatia contro le nuove istituzioni divenuta la propria visuale comica dell'autore: ma in a Cose... di Carnevale D la satira nasce da una
intrusa volonta cosciente, che rompe l'atmosfera della comme'dia, non adatta certo alle allusioni politiche.

In parte la causa sari, come vuole l'Ibraileanu (1), una


reale diminuzione, dopo il 1884, dei mali prodotti dal liberalismo; ma la causa pia grande io credo risieda nel fatto, che lo
spirito non pub fermarsi eternamente in una stessa posizione:

e in specie il nostro autore aveva una rara mobilita intellettuale, come notano concordi lo Slavici, ii Petralcu, lo Zarifopol:
a la trasformazione delle sue simpatie intellettuali in antipatie
a era un fenomeno cronico, di cui i suoi amid erano abituati a
o divertirsi D (2).
E in questo momento klovevano germogliare nel suo spirito
i germi lasciativi dalle conversioni con l'Eminescu e con lo Sla-

vici, ambedue pieni d'amore e di pieta per le sofferenze dei


tontadini. A cia dovette contribuire la tragica morte dell'Eminescu, pazzo e ucciso da un pazzo, nel 1889; morte che dsveglib nell'animo del Caragiale i ricordi del tempo trascorso insieme a quel grande poeta nella redazione del a Timpul D (pagina 15). In realt, egli aveva sempre trattato con mordente iro-

nia gli entusiasmi dell'amico: ma ora, nella lontananza del


tempo e nella pieta della morte, tutti i ricordi dovettero apparirgli sacri: e all'Eminescu dedith ora delle a Memorie B piene
'di affetto e di dolore; e pure dal suo ricordo probabilmente fu
condotto a ripensare e a meditare i problemi, un tempo trascurati.

(1) a Spiritul critic la literatura romaineasci v.

(2) Nel 1895, la sad.= del Caragiale si volgeri apertantente contro la


Jurdraea (ed. ZstaFoPoL, 111, p. 219: a

sediati la Jim:draft)*

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82 --

Anch'egli id volse dunque a studiare le classi inferiori della


societi: e frutto di questo studio furono il dramma a Nipasta D
(La calunnia) e tre novelle: a Peccato :0, a Un cero pasquale 35,
a In tempo di guerra D.

***
Nove anni fa, Demetrio, il primo marito di una bella contadina, Anca, e stato ucciso in un bosco: come colpevole di que-

sto delitto e stato condannato alla galera un boscaiuolo, Ion,


la cui camicia era insanguinata, e presso cui si erano txovati
oggetti del morto.
Dopo un anno dal delitto, Dragomir, il vero colpevole dell'omicidio, ha sposato Anca, da lui a lungo corteggiata: ma da
nove anni Anca sospetta la veriti e opera sempre nella vendetta. Perci accetta l'amore di Giorgio, il maestro del villaggio, che vuole fare strumento del suo odio contro Dragomir.
Quest'ultimo poi e infelicissimo: se per amore di Anca ha uc-

ciso, sposandola non ha trovato la pace: perche negli occhi


della moglie legge continuamente il dubbio atroce, l'odio, il
disprezzo. Per liberarsi da tanti crucci e rimorsi, si di al bere,
sia nella propria osteria, sia altrove.
Ora, Dragomir, leggendo su un giornale che Ion e fuggito
dalla galera, e apprendendo da Giorgio, che, dopo dieci anni,
un delitto cade in prescrizione e piii non viene punito, fa il
progetto di allontanarsi per un anno dalla casa ove si Bente
spiato dal vigile odio di Anca, e di ritornare solo quando potra,

impunito, confessare il proprio delitto. Egli si reca in paese


per congedarsi dagli amid: intanto, Anca Bola e sorpresa dall'arrivo di Ion, reso, dalle battiture ricevute durante il processo, pazzo, di una pazzia abitualmente dolce, ma che talvolta gli di eccessi di furore. Anca lo trattiene: e al ritorno
di Dragomir, semi-ubbriaco, gli pone di fronte la sua vittima,
e lo trae a confessare la sua colpa. Dragomir vorrebbe fuggire
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fino al termine della prescrizione con Ion; ma questi 6 ripreso


dalla pazzia, e si uccide. Al lora, nella mente di Anca, balena
un piano infernale: come Ion 6 stato falsamente accusato, e ha
sofferto per un delitto non suo, cosi ella accuseri Dragomir di

aver ucciso Ion, e per questa colpa immaginaria, non per lo


antico suo omiciflio reale, lo far punire. Mentre i gendarmi
da lei chiamati arrestano Dragomir, ella gli si avvicina e mormora con voce ben chiara: a Per la colpa, il castigo; e calunnia
per calunnia! D.
Avverto qui che il vocabolo a nipasta ha anche il senso
ii a mala sorte , preferito, nella sua traduzione, dalla signora
Silvestri-Giorgi (1) ma dalla lettura dell'originale sono stata indotta a credere che vi abbia pin valore il senso di a calunnia D,
scelto anche flal Neuschotz, nella sua traduzione francese. (2)
Alla prima rappresentanzione, nel 1890, il dramma 6 caduto: e alcuni critici pin benevoli per il Caragiale, come il Maiorescu, hanno incolpato di ci6 la grande attrice Aristizza Romanescu, la quale, secondo loro, non avrebbe saputo interpretare convenientemente la parte di Anca. (3)
Ma chi legge senza preconcetti il dramma si accorge facilmente che esso non 6 all'altezza delle Commedie, e che il per
sonaggio di Anca, in special modo, 6 tale, da non poter essere
accettabile, se non in virtn gli una straordinaria interpretazione

scenica: perche in se, come si presenta alla lettura, la a Nitpasta ha gravissimi difetti.
Parlando delle Commedie, ho posto in luce la grande scien-

za teatrale dell'autore, e ho fatto notare le sue viral flrammatiche: nei a Momente n poi, si e visto che questa drammaticiti non
era una forma esterna, ma una caratteristica della stessa indole
artistica del Caragiale, tanto da imporsi anche in bozzetti narrativi. Questa drammaticit raggiunge un grado estremo, direi
quasi esasperato, nel dramma a La Calunnia .
Per drammaticit, io intendo soprattutto non la forma ester(1) a Mala sorte a, Lanciano, G. Carabba, 1928.
(2) CARACIALE: 0 Fausses accusations a, Craiova, 1896.
(3) A. ROMANESCU: a 30 de ani D.

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na del dialogo, ma le pin intime virtu del drammaturgo: ii cogliere i personaggi in azione, non in stasi, ii dipingere stati
d'animo prossimi all'esplosione esterna
poiche un conflitto
spirituale non manifestato esteriormente non 6 drammatizzabile
la brevith e ii precipitare verso la soluzione, senza soffermarsi

sui particolari, ma facendo preparare da ogni battuta la conclusione.

Ma che cosa vuol dire: preparare con ogni battuta la conclusione? Vuol dire non vedere dinanzi a se, non contemplare
il particolare concreto, ma tendere verso qualcosa di premeditato: vuol dire av.ere, in fondo, una volonth didattica, nel senso
pin largo della parola, cioe la volonth di mostrare e di dimo-

strare una tesi. E questa affinitit tra lo spirito drammatico e


quello didattico chiara negli anion francesi tanto studiati dal
Caragiale: ii dramma classico francese costruito come una dimostrazione, e invita al didattismo. (1)
PerciO, quella a classicit che ho gin notato nei procedimenti tecnici del Caragiale (pag. 64) trova qui la sua migliore
giustificazione: poiche egli era eminentemente un ingegno dram-

matico, come 6 chiaro anche nelle opere narrative.


Se pern questa drammaticith naturale, contenuta e armonizzata nelle Commedie, era in ease un elemento d'arte, altrove,
specialmente in a Nifipasta n, essa degenera, diventa maniera,

domina I'autore invece di essere la lui dominata, e perci6


causa di gravi difetti.

II dialogo non 6 pin vivo e spigliato come in tutte le Commedie: qui, le parole escono grevi e innaturali dalle labbra rigide dei personaggi: e non perche chi sia imposto dall'atmosfera cupa del dramma, ma perche lo studio dell'autore di chiarire in ogni parola, di condurre con ogni frase verso la conclusione, non gli permette di lasciar parlare liberamente le sue
creature: e Dragomir, Anca e Giorgio sembrano burattini, attraverso i quali parli l'autore.
I monologhi, tanto rari e brevi nelle Commedie, dove sono
(1) ZARIFOPOL: a Despre

Stil D.

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sempre resi piii naturali che sin possibile, Bono qui interminabill e inverosimili:
a i monologhi e gli a-parte di a N4asta D sono fra i piii sventurati
a effetti della teatraliti tradizionale. Nelle deliherazioni tanto comuni e

a faticose dei monologhi di Anca, nelle repliche misere e false di tono di


a Dragomir o di Giorgio, non si sente piii davvero l'arte del Caragiale D (1).

Gilt da queste considerazioni dello Zarifopol si pue dedur-

re che il slifetto maggiore non e nel dialogo: come al solito,


una mancanza esterna rivela soltanto un profondo vizio interiore. E qui, esso e capitale: e la falsita dei caratteri, che porta
seco, quale conseguenza, l'assurdit delle situazioni e l'inverosimiglianza del dialogo.
11 Caragiale non e qui
a partito della visione limpida di un carattere, ma da un problema spiria male: Anca e Dragomir non hanno altra vita, che quella di un sentimento
a voluto descrivere dall'autore. INTlipasta non vive, ma resta nell'ambito delle
a creazioni cerebrali, delle astrazioni D (2).

E, in reaha, l'intreccio non e naturale: si sente che e stato


costruito dall'autore, faticosamente, per mostrare un caso tipico di vendetta meditata e crudele. Una donna che abbia amato
il marito, non convive per otto anni con colui, che sospetta
glielo abbia ucciso; d'ahra parte, un uomo, buono in fondo
come Dragomir, non resiste per otto anni alla tortura di sentirsi
odiato della donna che ama: l'esplosione doi loro sentimenti avverrebbe immediatamente, se l'autore non avesse bisogno che
fosse prossima l'epoca della prescrizione. E una donna, che per
otto anni ha chiuso in se un odio implacabile, che lo ha attizzato in ogni istante, quando potrebbe infine trionfare e rivelare
il nome dell'uccisore del marito, lo incolperebbe invece sli nix
delitto di cui lo sa innocente? Oh, elle vorrebbe, ad ogni costo,
che proprio per l'uccisione del marito egli fosse battuto, imprigionato, odiato da tutti; e non si attarderebbe a costruire tutto
(1) ZARIFOPOL : a Artisti si idei literare romine D.
(2) LomEscu: a Critice D, III.

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un castello di menzogne perche, per un parallelismo logico e


faticoso, l'antico calunniatore fosse a sua volta calunniato.
0 meglio, no: evidente che non Anca si affanna tanto,
e dimostra tanta fantasia inventiva, per calunniare Dragomir;
ma il Caragiale fa cosi parlare Anca, e la fa tanto ingegnosa,
solo per poterle porre sulle labbra la frase melodrammatica:
a Per la colpa, il castigo, e cahmnia per cahmnia! .
E' questo un deplorevole effetto della passione del Caragiale per le soluzioni drammatiche, della sua preferenza per
a ii vecchio postulato drammatico della punizione estrema ,
adeguata alla colpa (il a contrappasso dantesco). Egli ha applicato questa legge in molti schizzi, nella novella a Un Cero
Pasquale , e pin di tutti in a Napasta , a dove questo metodo
conduce a un risultato veramente puerile per la sua ingenuitit
di macchinario logico . (1)
Questa ingenuith maggiormente accentuata dall'uso di
le dice il Gherea
le quali
frasi ad effetto, simmetriche,
possono strappare un applauso in teatro, ma lasciano totalmente freddi alla lettura. Al Caragiale, certo, erano anche ispirate
dalla sua esperienza di suggeritore; egli sapeva bene quale effet-

to abbia sul pubblico, per esempio, il finale, tanto melodrammatico, e la frase simmetrica per eccellenza di una declamazione di Victor Hugo. Ma si perdona difficilmente, a questo artista
cosi succoso e conciso, cosi aristocratico, la sua debolezza per
uno dei pie vieti effetti teatrali. In realtit perb, esso trovava nel
suo animo un'eco profonda, e non era solo un artificio per ottenere un applauso a scena aperta: come ben nota lo Zarifopol,
anche questa era una conseguenza della sua fantasia meridionale,

che aveva un gusto evidente per le situazioni tragiche, per i


quadri a a tinte forti , che colpiscono l'immaginazione. Ma di
ciO si parleri piU a lungo quando si giungeri alle Novelle.
Fin'ora, ho considerato solo i difetti della a Nitpasta : difetti fondamentali, poiche i caratteri dei due protagonisti e
quello di Giorgio, il quale resta pur tanto nell'ombra, sono sbagliati: eppure, i pregi non mancano nemmeno in quest'opera.
(1) ZARIFOPOL:

11( Introduzione alle Opere del Caragiale D.

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. 87
Le osservazioni acute e psicologicamente esatte abbondano:

per esempio, quando Dragomir, nella prima scena, rivela di


aver assistito al processo di Ion, Anca gli chiede: a Dimmi un
po', Dragomir, che specie d'uomo era? Che cosa fa, che cosa
dice un processato? D.

a Che fa? Sta in mezzo alle guardie, e non vede l'ora che
finisca... D.

In queste poche parole vi 6 un intero dramma. Per rispondere cosi, Dragomir deve aver sentito nel processo di Ion, il
proprio processo, deve essersi messo nei panni di Ion: perch6
solo un uomo colpevole ha, dinanzi al tribunale, un tale desiderio: un innocente, come Ion, spera invece di essere assolto,
teme la condanna, e quindi 6 attento ad ogni fase del processo,
e non pu6 avere solo il desiderio che tutto finisca, magari con
una condanna.
Pure ammirevole, in s6 stessa, 6 la confessione di Dragomir: egli ha taciuto per anni, ha chiuso in 86 il terribile segreto

dell'omicidio: e poco fa, dinanzi a Ion, questo segreto gli 6


sfuggito dalle labbra. Ora, Ion 6 morto: e Anca chiede:
a Perche l'hai ammazzato7... .

- Tn lo sai... chiamalo per nome.


-

DRAGOMIR (impallidendo leggermente)


ANCA

CM?

De... me... trio!


Come l'hai neciso? Di'.

DRAGOMIR (lentissimamente)
ANCA

DRAGOMIR (sta in piedi, si chiude con cura il panciotto e narra sempli-

cemente tutti i particolari dell'omkidio).

Quel nome, Demetrio, gli esce di bocca con grande difficolt: ma appena sulla via della confessione, egli prova soltanto
pia il senso di un immenso alleviamento, e parla, parla, finche

raccoglie tutte le sue giustificazioni in una frase: a Io ti ho


amato D. (1)
Peri) questa stessa mirabile confessione di Dragomir 6 inop-

portuna, anzi inutile, perch6


non aggiunge nulls all'azione, dato che, fin dal dialogo con Ion, Drago4 mir aveva riconoscinto la sna colpa, e che di pia per mezzo della con(1) GHEREA :

R Clitice a, 11.

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a fessione egli non pensa ad espiare la sua colpa, consegnandosi ai gene darmi; al contrario, continua a voler partire fino alla prescrizione legale.
a La sua confessione quindi un particolare senza nessun valore teatrale,
nel complesso del dramma B (1)

Questo difetto, talmente strano in un'opera che pecca di


eccessiva lineariti, prova nel modo pin luminoso la mancanza
di un'ispirazione costante ed unica: il Caragiale non ha vissuto
tutto II dramma, ma avendo solo a tratti un attimo d'ispirazione artistica, ha costruito scena dopo scena per giungere alla
fine, alle parole che sole ha dovuto aver chiare in mente fin dal
principio: a Per la colpa, ii castigo, e calunnia per calunnia! ,
parole, le quali dovevano apparirgli nette come il a come dovevasi dimostrare z di un teorema matematico.
Ma anche in Nipasta II Caragiale ha fatto opera artistica:
ed nel personaggio di Ion. Come lo Shakespeare ha saputo,
per una divina intuizione, indovinare cosi perfettamente i fenomeni del sonnambulismo, nel Macbeth, che le sue pagine fanno
testo per i dottori moderni, cosi II Caragiale ha ridato con tanta esattezza, nell'opera sua, un caso particolare di pazzia, che
si potuto sospettarlo di essersi servito di manuali medici. Non
credo; perche si sente troppo, in Ion, la creazione originale, di

getto: ma se pur fosse, tanto maggiore sarebbe il merito di


chi ha saputo, nella rigida materia dei trattati, ispirare la vita.
Perche Ion, solo tra tutti i personaggi di a Nipasta n,
vivo: egli ci commuove con la sua bonti, con la sua timidezza,
con la sua dolce pazzia, iridata di misticismo: nulla rompe la
armonia della sua figura: e per lui il Caragiale si scosta per la
prima volts dalla sua abitudine di evitare ogni accenno alla natura, e gli lascia cosi fare il racconto della fuga dalla galera:
a Sai, e scesa la Vergine Santa e mi ha detto: Dunque, Ion, quando
arriverai alla fontana souo la collina, ti uscir incontro chi ti condurra
a a me... Poi, caro, sono andato alla fontana sotto la collina e ho posato
a a terra i sacchi... eh! faceva hello, hello e caldo... ed era deserto, ii
a bosco... solo, in un cespuglio, lontano, Ian merlo fischiava... Quand'ecco,
capisci, l'aveva
dalla parte della collina nil esce innanzi uno scoiattolo
a

(1) Lomascu: a Critice D.

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cc mandato la Vergine Santa , mi sta di fronte, dritto an due zampine,


a e mi guarda proprio fisso con i mud occhietti gialli. Ho fauo per prena derlo, ma (Reno via! salta SU nn ramo sottile di nocciolo, e il ram&
a si curva e si piega fino a terra, si piega ancora, poi si rialza, poi si ripiega.

Io, via dietro a lui, e guano davanti a me, sulk due zampine, che mi
a guarda. Gli brillavano gli occhi, caro, che parevano due scintilla, e mi
a chiamava, ecco, cosi... (fa i/ gesto). Ho camminato per tutto ii giorno;,
a alla fine e sparito, e mi son trovato sperduto... a.
v

Nel mondo dei Momente D, cosi a cittadino a, cosi artificioso, cosi lontano dalla natura, ogni accenno alla campagna
avrebbe stonato: ma, sulle labbra dell'innocente Ion, la descrizione dello scoiattolo, il quadro agreste evocato dai nomi a fontana, bosco, ramo )), Bono perfettamente opportuni: perche Ion
e davvero idillico, malgrado la sua morte; e ii nome della Vergine piena di grazia, della Madre del Signore Misericordiosa,
risuona nelle sue frasi con una dolcezza soave.
Quando Ion appare, tutto ii dramma s'innalza, e anche gli
altri personaggi si sciolgono dall'impaccio e dalla rigidezza abituali, e un riflesso di vita li riscalda, li illumina: anzi, il sem-

plice ricordo di Ion anima l'estro dell'artista, e gli di, per


esempio, un momento di vera ispirazione nell'ultima scena, pure cosi mancata.

Dragomir arrestato: e nelle sue condizioni di folle terrore, ancora tutto preso dal ricordo di Ion, egli, come all'inizia
si era sostituito a Ion nel processo, ora si immagina di esser
prossimo ad esser picchiato, come era stato Ion: e, macchinalmeute, la sua voce assume il tono timido e pauroso della voce
*del pazzo, ed egli pronuncia le abituali parole di Ion: Ven-

go... vengo... non mi battete... vengo! (supplichevole) non.


stringermi cosi forte, qui: lo sai che mi fai male! a.
Eppure non si pub negare che abbia ragione lo Zarifopol (1),
quando afferma che
e la stessa nota pittoresca del pazzo riesce spiacevolinente assurda, inquaa drata com'e in un intrigo tanto artificioso, dalrevoluzione e conclusion&
cc esasperante di giocattolo meccanico a.
(1) ZARIFOPOL: a Artioi

i idei literare romine a.

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Si pub dunque assentire, conie ho gin accennato, al giudizio glell'Hodos: la Ngpasta D manca in realti di ispirazione (1): poiche non solo vi si trovano difetti particolari, ma tutto il disegno sbagliato, tutto il complesso porta le tracce di
una faticosa e volontaria costruzione, non di una spontanea creazione artistica.
Eppure, il Caragiale era ben lontano dalla decadenza,

come provano luminosamente le altre sue opere; solo, egli si


era assunto un compito che esulava dal campo delle sue pos.
sibiliti.
Verso quest'epoca, egli risentiva l'influenza della letteratura russa, ricca di descrizioni atroci, di strani e rari problemi
spirituali, prediligente i contadini, gli umili, i pazzi: e II Caragiale, che per i motivi gin posti in luce volgeva ora la sua
.attenzione all'ambiente rurale, e che amava i soggetti tragici,
soggiacque a questa influenza, e tenth in a Nipasta D appunto
la descrizione di un atroce avvenimento, di un complicato caso
di coscienza, in un villaggio.
E fatalmente doveva fallire nell'impresa.
Perche, se pure la sua fantasia amava soffermarsi su avvenimenti tragici, egli era sempre, per natura, un realista: e cupi

e tetri casi poteva prendere, sl, a materia dell'arte sua, ma


solo in una novella, ove le scene di alta drammaticiti potessero
liberamente alternarsi, come nella vita, con altre calme e perfino ridicole.
Ma in un dramma a alla russa D, e data tanto pin la a classicith D del Caragiale, che lo fa affrettare verso la fine, e non gli
permette di darci episodi neutri, almeno coscientemente (poielle, come si visto, la confessione di Dragomir effettivamente
poco in legame con tutto il dramma, e l'autore ha indulto, in
essa, al proprio genio), si comprende come a Nipasta dovesse
conservare dall'inizio alla fine un colorito uniformemente oscuro, in cui si perdevano le migliori qualith, di colore e di armonia vivace, del Caragiale.
Di pin, un caso di vendetta lenta e meditata, come quella
(1) H000: in a Adevirul literar v, 10 febbraio 1924.

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di Anca, non era certo adatta al genio dell'autore: questi, meridionale dalla fantasia eccitata, amava i pie difficili problemi
di coscienza, ma solo quando
ed 6 questo un fatto sfuggito
si presentavano alla sua mente con una confinora ai critici
cretezza, una corporeith, per cosi dire, immediata.
Sari) piU chiara: Anca 6 la vera protagonista, perche, come
osserva il Lovinescu, senza la sua vendetta il dramma crollerebbe, mentre persisterebbe anche senza il rimorso di Dragomir; ebbene, il dubbio di Anca non le si presenta vivamente,
non la insegue, non le toglie il riposo: non 6 l'ombra di Banco,
che tormenta Macbeth, il fantasma del padre che chiede vendetta ad Amleto, la statua del Commendatore che accetta l'invito di Don Giovanni: il dubbio non diventa esteriore, visibile,
drammatico, ma resta vago, nascosto nell'animo di Anca, fino
al momento in cui l'arrivo di Ion gli presta un appoggio, un
corpo, un viso.
Perci6, le scene precedenti sono fra le pill deboli del dramma: e l'autore ha sentito questo difetto, e ha cercato di masche
rarlo dicendo che Dragomir 6 perseguitato dal dubbio di Anca:
ma cia resta nella volonti dell'autore, e non raggiunge piena
realizzazione artistica. Anche all'arrivo di Ion, solo per un
istante la scena diventa tragica nel senso pill profondo della
parola: poich6 gli avvenimenti pin tragici, come del resto la
stessa fine di a Nipasta a, possono lasciar freddi; tutto dipende
dall'arte dell'autore, dalla risonanza che le sue parole sanno e
possono trovare nell'animo nostro.
Dragomir 6 tomato a casa, e non sa ancora che Ion 6 giun-

to, e dorme nella camera vicina.


ANCA

- Ascolta, Dragomir,... e se, mentre stiamo qui tutti e due, nt ti


trovassi di fronte Demetrio, (egli fa un movimento), che entrasse
piano dall'uscio... guarda, la... (accenna in tondo), e tu lo vedessi
venire com'era lui, alto e forte, e si sedesse sorridendo a tavola,
l in faccia a te: a Eh, buona sera, fratello Dragomir. Che fai?
Ti ricordi ancora di me? a (Dragomir si contorce sulla sedia attaccandosi alla tavola; ella gli prende rapidamente il capo tra le
mani e cerca di volgerglielo suo malgrado verso il tondo) Guarda
l la... eccolo... eccolo... Vieni, vieni, Demetrio!... (cerca, con
tutta la sua forza, di farlo volgere) Ma guardal...

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Lasciami!... (si aim; si ode gridare il pazzo; Dragomir si volge a sinistra; altro grido).
- Ascolta... (Dragomir distoglie lo sguardo, ma ella si avvkina
a lui rapidamente e gli bisbiglia con finto terrore) Dragomir! (lo
forza a voltarsi a sinistra; egli, nel vedere il pazzo, getta un urlo
soffocato e resta impietrito) Guardalo!... sai chi V... E' il pazzo
che a fnggito dalla galera...

DRACOMIR (liberandosi violentemente)


ANCA

DRACOMIR - Ion! (cade annientato sulla sedia).

Questa scena 6 realmente impressionante: ed 6, si noti, la


descrizione di un incubo, di un'ossessione. Anca non parla solo
pin del morto, non lo piange: ella lo personifica, lo colloca in
un luogo determinato, gli fra la vita, gli presta la propria voce:
e cosi riesce a farlo apparire a Dragomir
il quale ormai non
osa pin volgere il capo verso il fondo della scena
e prepara

l'ambiente di allucinante terrore, in cui deve sorgere, dinanzi


a Dragomir, la figura del demente.
Fin dalla giovinezza, il Caragiale amava queste scene: nell'operetta a Hatmanul Baltag , che egli trasse per il Negruzzi
da una novella del Gane, la scena pin riuscita 6 quella in cui
un ubbriaco, deciso a suicidarsi, da un colloquio con il fantasma della Morte esce pieno d'amore per la vita.
E noi vedremo che, anche nelle novelle, tutti i soggetti txagici rivestono, nella fantasia del Caragiale, la forma di ossessione: l'incubo deve presentarsi visibilmente al protagonista, come allucinazione lucidissima, e spingerlo, in un momento quasi
di sonnambulismo e di incoscienza, alle azioni pin orrende. E
se questo 6. naturale nel nostro autore, fornito di una possibihat immensa di concretare le sue immaginazioni e di suggestionare i lettori, si capir ora bene come a Nipasta o non dovesse
offrirgli un soggetto favorevole: Anca 6 troppo fredda per avere
incubi, e il rimorso di Dragomir 6 troppo contrastato dal vino,
e dalla presenza irritante di Anca, per poter prendere la forma
di una vera ossessione; e del resto la forma drammatica non si

presta alla descrizione di incubi, i quali esercitano la loro influenza nella solitudine, in cui riesce a seguirli soltanto l'occhio
del narratore.
Shakespeare, 6 vero, ha potuto drammatizzare le ossessioni:

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ma, o ricorrendo ad un monologo, naturale solo in una sonnambula; o trasportando la scena in un'atmosfera favolosa in cui i
morti si presentano, ombre visibili, ai viventi. Ma il realismo
del Caragiale non gli permetteva ci: ed egli era quindi obbli-

gato a lasciare nell'ombra dell'anima quel conflitto, che la


legge drammatica e la legge del suo genio volevano egualmente
esteriorizzato.

Una terza causa d'insuccesso risulta dalla scelta dell'anibiente: come sappiamo, II Caragiale apparteneva alla horghesia, alla quale aveva rivolto finora tutto II suo spirito d'osservazione: e i contadini, egli non li conosceva. Sapeva per di
non doverli far parlare come i suoi soliti borghesi; e questo
servi solo ad inceppare maggiormente il gilt lento e faticoso dialogo, l'azione gi tanto innaturale.
Un giudizio cosi severo intorno al dramma Nipasta potrebbe far stupire chi sa con quanto amore e ammirazione io
consideri l'opera del Caragiale: ma io potrO rispondere, con lo
Zarifopol :
a Un'opera antiestetica non toglie valore ad una riuscita; un'opera nfle scita non compensa affatto un'opera mancata...-e gli autori veramente grana di non hanno bisogno della precauzioni protettrici dei fanatici pu o meno

c intelligenti, piii o meno sinceri; non hanno bisogno di essere trattati


a come le mammine indulgenti trattano e viziano i loro bambini, nascona dendo le loro bizzarrie e i loro difeui D.

In ogni caso, con tutte le sue manchevolezze, o Nipasta D


resta pur sempre il primo dramma notevole della letteratura
romena; nell'ambito poi dell'opera del Caragiale, ha grande valore, oltre che per i suoi pregi intrinseci, perche segna, nel concetto e nell'arte, II passaggio dalle Commedie alle Novelle.
LE NOVELLE

Parlando di K Nipasta D io ho cercato di spiegare come


abbia potuto sorgere nel Caragiale l'idea di un dramma, ponendo in luce due cause: l'influenza 1ella letteratura russa, slit

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un lato, e la novith, Llall'altro, dell'ambiente studiato dal Caragiale: il mondo dei contadini.
Ma la prima causa pur sempre estrinseca, poich un'influenza resta inefficace su uno spirito che non sia gi preparato
ad accoglierla; la seconda causa, poi, non spiega affatto ii pas-

saggio dalle commedie al &amnia: anche nel mondo rurale,


quanti soggetti non avrebbe egli potuto trovare, adatti al suo
lieto estro satirico?

Nello spirito del Caragiale noi dovremo quindi trovare ii


segreto di questo profondo mutamento, che sembra radicale.
Ed ecco: appena noi consideriamo le cose un po' pin addentro,
II mistero ci S schiarisce dinanzi.
In uno schizzo umoristico di una notte passata in un albergo di provincia, schizzo a toni piuttosto oscuri, e contemporaneo alle novelle (1), il Caragiale, parlando del suo stato di
eccitazione nervosa, in cui gli apparivano delle vere allucinazioni, scrive: c La mia sensibilit enorme, e la mia visione
mostruosa . (Simt enorm i yid monstruos). In questa frase,
anch'io, come lo Zarifopol, vedo una vera confessione dell'autore, uno spiraglio di luce che ci permette di scorgere ii piU intimo segreto della sua fantasia artistica; anch'io credo che questa
Erase possa venire applicata a tutta la sua attiviti letteraria.
Anche nelle Commedie, egli non aveva dato una fotografia
delle cose esterne, e neppure un quadro tranquillo ed elegante-

mente composto: la sua visione era del tutto deformata, e la


realti si presentava al suo spirito non com'era, ma in una cornpinta storpiatura caricaturale. E se il suo mondo ci appare
egualmente reale, se ci dii l'illusione di una perfetta verosimiglianza, appunto perch invece tanto coerente e continua
la deformazione, che tutte le proporzioni, tutti i rapporti vengono conservati, e nessun particolare del mondo a com' si
introduce nel mondo fantastico dell'artista per avvertirci maliziosamente dell'inganno.

La deformazione era imposta dalla natura stessa del Caragiale, che non a voleva n descrivere cosi il mondo, ma cosi lo
(1) Grand Hotel Victoria RomfinIt a, ed. cit., I, p. 74.

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vedeva. Una deformazione pens),


basta pensare al a Salone
degli Specchi D di una fiera
pun avvenire in diversi modi:

pun ingrandire, pu6 anche assottigliare; pun dare anche allepin robuste matrone l'aspetto di bambole delicate, pun dare anche ai visini pin graziosi la durezza antipatica dei lineamenti
di una vecchia zitellona.
Un paragone pin esatto, forge: si ricordino certe moderne

rappresentazioni teatrali, i balli russi, per esempio, in cui la


funzione pin importante, il vero mezzo d'impressionare e disporre l'animo dello spettatore nella guisa voluta, affidato alle

luci: e una luce tenua e diffusa vi trasporta immediatamente


in un paese di sogno, in cui le figure Bono leggere ombre danzanti misteriose; una cupa luce violenta d invece un corpa
anche alle parvenze, approfondisce le ombre, oscura gli aspetti
pin ridenti. Ebbene: quest'ultima luce quella che lo sguardo
del Caragiale diffonde, per cosi dire, sulla realt.
Se egli ha dinanzi ii mondo borghese, egli ne vede i difetti, i ridicoli, ingranditi smisuratamente, velanti i piccoli spazi
di mediocrit seria e normale: ed abbiamo allora le Commedie;
se egli fisser un mondo pin semplice, pin grave, pin simpatico,
egli ne vedr straordinariamente profondi gil aspetti cupi e tragici, e sara portato a trascurare cin che pure, se 6 umano, anche quel mondo dovr contenere di abituale normalit, di tranquilla monotonia quotidiana.
Egli non distingue, insomma, la penombra: vera fantasia.
meridionale, vede solo i colori vivaci, le tinte ford: l'oscurith
pin completa, la luce pin abbagliante. Ma in esse, quante cose
non distingue, non nota, che un occhio comune non vede! Quest'ultimo sfugge il sole, e nell'oscuriti teme e va a tastoni: ma,
fisso nel raggio luminoso o nelle tenebre pi tetre, lo sguardo
dell'artista segue ogni movimento, nota ogni linea, e la segna
con mano ferma, nel marmo eterno dell'arte.
Dato quindi che nel suo animo un'unica sorgente, un'unica
l'eccessivith normale, per cosi dire, della sua
particolarith
poteva dar origine ad una caricatura o ad una tragevisione
'dia, secondo che egli si rivolgesse a diversi ambienti, e li con-.
o con simpatia i con-.
i borghesi
siderasse con antipatia

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96

tadini
noi non ci stupiremo pia di veder far seguito alle
commedie la a npasta z e le Novelle; e comprenderemo come
il suo intelleuo abbia potuto risentire immediatamente l'influenza della tragica letteratura russa.
Se qualcuno trovasse artificiosa questa mia spiegazione, e
non credesse alla possibilith che un grande commediografo e
un grande autore tragico siano uniti in una stessa persona, ricordi soltanto che un caso analogo a quello del Caragiale presentano Shakespeare ed Euripide: II quale ultimo, doloroso e
tragico in sommo grado nei drammi, ci fascia tuttavia un meraviglioso esempio di farsa buffonesca, dove il comico assume veri aspetti fantasticamente caricaturali, nel a Cic lope .
Se dunque la a NApasta D fallita, ii genio del Caragiale
non era per questo meno adatto ad opere tragiche: ma per giungere ai capolavori, doveva eliminare le cause di imperfezione,
che aveva lasciato sussistere nel dramma.
Per far cia, egli dovette abbandonare il teatro, che non si
prestava alle descrizioni allucinanti di incubi, preferito argo-

mento dell'arte sua; non porsi a modello la letteratura russa,


ma elaborare a modo suo le proprie immaginazioni; e infine,
approfondire la sua conoscenza della classe rurale, la sola, nella
societ romena, che potesse dar materia a drammi. La nobiltit
era troppo molle, troppo raffinata, troppo nascosta e legata dalle apparenze, dal codice del galateo, per lasciar apparire in tutta la loro fiammea spontaneith quei sentimenti, quei moti selvag-gi, su cui amava soffermarsi la fantasia violenta dell'artista; e
la borghesia era troppo mediocre, perch nelle tragedie avvenute nel suo seno non occhieggiasse la comiciti volgare della vita
giornaliera. Nei a Momente per esempio, vi sono due schizzi

che si iniziano su un tono cupo, e paiono trattare argomenti


tragici: ma si rivelano poi, in fondo, semplici a mascherate D di
avvenimenti trascurabili, e anzi ridicoli. (1)
Peri) certo, quando si parla di borghesia a proposito del Caragiale, bisogna sempre intendere quella particolare borghesia
(1) a Groaznica sinucidere din strada Fide1ittii D
ed. cit., II, p. 118 - I, p. 182.

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a Telegrams D -

97

urbana, caratterizzata dalle sue occupazioni prive di serietit,


cioe prive sli legame con le realti vere della vita. Quando la
borghesia e utile, operosa, e ha un cerchio proficuo sli attivit,
uoi abbiamo gi visto che pub prestarsi ad una seria descrizione, perfino di tragedia, come la morte del cassiere Anghelache
(pag. 76).
Anche ora, in fondo, pur occupandosi dell'ambiente rurale,
ii nostro autore guidato dal suo intuito artistico non verso le
capanne dei contadini, ma verso le casette della borghesia rurale
popi, sindaci, osti
perche, come i visi dei contadini
sono pia simili tra loro di quelli dei borghesi, in quanto che la
vita aspra ed eguale dei campi li abbronza tutti, da a tutti quel-

l'apparenza terrosa e uniforme, quello sguardo lento e severo


'di chi sa di dover sempre temere la cieca violenza delle cose,
alla quale non ci si pub opporre, cosi pure le loro mime, non
scosse da continue agitazioni, non eccitate senza riposo da nuovi
desideri e da nuove curiosit, non sono mobili e ricche d'aspetto come quelle dei cittadini; al Caragiale era dunque d'uopo tro,

vare una classe, partecipante delle qualita dei contadini, ma


avente la vivacita e la facilita d'emozione della borghesia.
Ora, proprio la borghesia rurale ha, degli agricoltori, la
serieti, la graviti, la spontaneit di chi ha da fare con la terra,
ii suolo solido e fermo, in cui l'albero mette salde radici, da
cui l'uomo non pub staccarsi facilmente, come il cittadino dalla

casa (pag. 77) e da cid prende robuatezza di corpo, forza di


sentimenti e di decisioni. Ma la borghesia rurale ha anche la
relativa complessit psicologica dei cittadini e la conseguente
lingua pia ricca, necessaria a che ii Caragiale possa parlare liberamente, come e opportuno in un'atmosfera drammatica, senza chiuderii nelle pastoie del linguaggio povero e breve dei contadini, reso solo espressivo da energiche bestemmie e da esclamazioni accompagnate e sottolineate da gesti efficaci.
Borghesi, slunque, saranno anche i protagonisti delle sue

Novelle, per quanto nessun critico l'abbia mai notato. Ma e


era che passiamo ad esaminare partitamente queste opere, in
cui ii Caragiale ha toccato il vero apogeo della sua arte.
7

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- 98

Pacat. (Peccato).

Un seminarista, da poco arrivato in citt dal suo villaggio,


ha un idillio con una giovane e ricca vedova, dalla quale per?)
6 bruscamente allontanato dai parenti di lei, che non vogliono
permetterle di sposarsi nuovamente. Dopo alcuni anni, il giovane diventa a popa zz (prete ortodosso), nel proprio villaggio,
dove si sposa e dove vive serenamente. Un giorno, recatosi in
citti, nota un fanciullo malaticcio e lacero, dal viso precocemente avvizzito, che diverte con gesti osceni e canzoni da trivio
i frequentatori di un can. 11 popa si interessa a questo disgraziato: e dalle parole del suo oste comprende di aver dinanzi il
figlio del suo amore giovanile. Al lora lo porta seco, gli risana il
corpo e lo spirito, lo educa con la propria figlia legittima, Ileana, sempre lasciandogli credere di essere un trovatello.
Mitu 6 ora im uomo, il maestro del villaggio; Ileana 6 spoBata con un bravo contadino, che per6 non pub amare. E il popa si accorge che i suoi due figli si amano. Al lora rivela a Mitu
la sua origine, e crede con 66 di averlo allontanato da Beam;
ma, quando un mattino all'alba distingue le due figure allacelate dinanzi alla casa, afferra il fucile, e uccide i propri figli
cadendo poi morto su loro.

Neppure qui mi soffermo troppo sull'intreccio, perche 6


gii stata pubblicata una traduzione italiana, non per6 molto
felice, di C. Petrescu (Un cero pasquale, Peecato, All'osteria di
Manjoala. (1)
L'inizio di questa novella pu6 essere stato suggerito al Caragiale da una novella del Maupassant, a Le Champs d'Oliviers )),
in cui pure un sacerdote ritrova il proprio figlio degenerato. Ma

lo svolgiznento dato dal Caragiale a questo spunto ne fa una


creazione del tutto nuova.
Nell'edizione curata dallo Zarifopol, 6 riportata una pri(1) Ed. R. Carabba, Lanciano, 1914.

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99

ma versione di questa novella: in essa, il racconto incomincia-

va quando Mitu era gin maestro; i precedenti erano riferiti


come un ricordo del popa, rievocante tutta la propria vita nell'orrore per il peccato dei figli. La narrazione, quindi, incominciava quando gin era vicino lo scioglimento: lo scrittore si rivelava ancora dominato dalle sue abitudini di 'drammaturgo, che
coglie gli avvenimenti in piena crisi, e in breve, nello spazio di
pochi atti, deve condurre alla soluzione. a Ma il ritrovamento
a del fanciullo era lin mezzo troppo potente per caratterizzare
l'amore del prete per II figlio D. (1): e II drammaturgo, piegandosi ad essere narratore, rifece la novella, seguendola con
maggiore lentezza nel suo svolgimento. a Per6 la necessit del l'azione viva persisteva come un imperativo naturale del caa rattere stesso dell'Autore s; e in tutto il racconto si nota facilmente come il Caragiale non sapesse ancora adattarsi alla minuziosa e larga descrizione, richiesta dal metodo narrativo.
Questa novella, perci6, segna II vero punto di passaggio
dalla forma drammatica a quella narrativa: non dirt!) tuttavia
che con essa scompaia la visione drammatica, poiche noi ve-

dremo che anche nelle novelle seguenti ii punto di vista, la


forma mentis D dell'autore resta essenzialmente immutata: e
le sue qualiti Bono sempre quelle di uno scrittore teatrale.
Tutte le caratteristiche della drammaticiti, da me notate
a proposito di a Nipasta D, (pag. 84) le ritroviamo in Neat D.
Certo, in questa novella il procedimento drammatico era
pin evidente nella prima redazione; ma anche in quella definitiva, la drammaticit permane, e d a tutto il racconto una
sveltezza, una brevith, che mantiene desta l'attenzione del lettore, e lo costringe a voltar con ansia ed impazienza i fogli Benza mai soffermarsi sui particolari. E solo ad una seconda lettura possiamo notare cin che abbiamo prima letto fuggevolmente, tutti attratti verso la fine. Allora, si osserva quanto giovi
all'evidenza drammatica del racconto l'uso del presente storico,
il quale, appena possibile, si sostituisce al passato, e proietta
tutti gli avvenimenti dinanzi a noi, in quell'eterno presente che
(1) ZARIFOPOL, a Introduzione alle Opere del Caragiale s.

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100

e la visione artistica. Si vede allora anche come la brevitit sia


aumentata dal frequente sostituirsi 1ei puntini di sospensione
al punto fermo: poiche i puntini prolungano l'eco dell'ultima
frase, senza lasciare che l'occhio e la voce si fermino del tutto,
e conducono anzi, con la loro aerie, verso il periodo seguente.
Allora, si vede pure che non tutto perfetto, e che, per
esempio, la prima parte, l'amore cioe tra il seminarista e la gran
dama, risente ancora dell'inesperienza narrativa dell'autore, che
anche noi, col Lovinescu e lo Zarifopol, diremmo esser ricorso
allo stile del giornalista: vi un'abbonflanza di particolari sentimentali, non scelti e armonizzati con fine senso d'arte, un
certo tono declamatorio, un affacciarsi di formule banali (a Pa-

role?... occorron parole?... ), che parrebbero tratte da una


cronaca su Un dramma passionale.
Pin di tutto, questa influenza delle abitudini giornalistiche

si osserva nella lingua: poiche in a Neat Bono frequentissimi


i neologismi, tanto pin urtanti in un racconto d'argomento popolare. Questo uso dei neologismi persiste anche pin tardi, perfino nelle ultime novelle: troppo II Caragiale era vissuto fra i
giornali, per non serbarne qualche uso stilistico; e se, comb
si 'detto parlando dei suoi rapporti con l'Eminescu (pag. 17),
egli aveva una profonda conoscenza della sintassi, il lessico invece era per lui, specialmente fino agli anni in cui raggiunse
l'agiatezza e pote darsi a tranquille letture, quello solo dell'uso
vivo delle dun; e non lo soccorreva, nel correggere e nel frenare l'abuso di neologismi, che caratterizza ii linguaggio urbano, la conoscenza della lingua degli scrittori antichi, i quail
).)

giovarono immensamente all'Eminescu.

Un difetto, derivante dall'obbedienza troppo rigida ai postulati classici e la troppa brevith: II narratore si affretta quanto pin pun verso lo scioglimento, e trascura i particolari;
tt mentre ii lettore moderno chiede, al contrario, che l'intiera tessitura sia
a composta di impressioni di valore, in se e per se, ineguali soltanto nella
a loro distribnzione quantitativa D (1).
PAT.

(1) ZARIFOPOL, a Introduzione alle Opere del Caragiale a.

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101

Un altro difetto, residuo questo del Caragiale commefliografo, l'intromettersi nel racconto drammatico, anzi nel punto
culminante
quando cio6 il popa ha gib avuto la rivelazione
dell'amore tra i figli
dello spunto satirico, ii quale abbassa
ii tono della narrazione, e fa smarrire II senso della continuit,
l'attesa dell'epilogo tragico, che finora tutto preannunciava.
II popa si reca dal prefetto per chiedergli di allontanare ii
maestro, arrolandolo: mentre attende di esser ricevuto, sa delle
stranezze e della crudelt della moglie del prefetto, un'isterica
malvagia ed epilettica: quando poi entra nello studio, vede, per
prima cosa, il ritratto dell'unica donna da lui amata: la moglie

del prefetto la prima figlia di quella donna, 6 la sorella di


Mitu! II Popa sviene e ii poliziotto che lo soccorre lo deruba.
E' questo un particolare che suscita troppa indignazione,
troppa amarezza nell'animo del lettere, perch6 non fosse bene
eliminarlo, e lasciar procedere ii racconto nell'ambiente agreste
ed onesto, in cui era il suo sfondo naturale. Ma qui, come sem-

pre quando ii Caragiale introduce nelle sue novelle qualche


personaggio a civile , egli non pub trattenersi dal gettare su
di lui un'occhiata di antipatia, di satireggiarlo: e si noti bene
che egli poteva benissimo trascurare questo personaggio, non
dargh tanta importanza nel racconto: se anche ii prefetto non
avesse avuto moglie, e avesse semplicemente promesso al popa

`di arrolare il maestro, ma, per esempio, dopo un anno, tutto


il dramma sarebbe avvenuto egualmente.
In realtit, il Caragiale stesso ha voluto introdurre questi par-

ticolari: sia perche, di fronte al mondo semplice e spontaneo,


pur nelle sue colpe, del villaggio, egli ve'deva sempre, come un
contrapposto, il mondo falso e disonesto 'della dui; sia perch6
questi particolari gli fornivano ii destro di far notare meglio
la a fatalith che guida ciecamente, nelle sue opere, tutti i personaggi. Qui, il popa incontra a per. caso ii ragazzo Mitu; piu
tardi, riconosce nella moglie del prefetto proprio la figlia della
donna amata; in a Na'pasta , Ion 6 condotto a dal caso )) (dalla Vergine, com'egli dice) alla casa di Anca; in molti a Momente , poi, questa fataliti opprime assolutamente i personaggi.

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102

E' interessante un aneddoto dello stesso Caragiale: a Fail


noroc . (1)
C'era una volta un uomo ottimo, ma sventurato: tutto
quello che tentava, riusciva contrario ai suoi desideri. E poi si
klica che l'uomo a segnato z ha molta fortuna! Proprio questo
uomo era segnato: aveva tre mammelle invece di due. Un gior,

no si trovb ad un banchetto vicino ad un prete e ad uno straniero linguacciuto e spaccone, il quale sosteneva di aver sempre vinto anche le piU strane scommesse. Annoiato da tante
chiacchiere, il nostro buon uomo scommise con lui di avere,
insieme col prete, non quattro, ma cinque mammelle. Quando
gi la scommessa era stata accettata, il prete avvisb l'uomo disgraziato che egli aveva solo... una mammella.
Quest'aneddoto e caratteristico: perche si airebbe proprio
che molti personaggi del Caragiale siano destinati, dalla nasci-

ta, ad incontrare sempre a uomini con una mammella sola .


Cosi, uno dei migliori bozzetti, per quanto troppo schematico,
a Canutg, om sucit (Can*, uomo a rovescio), narra la vita
di un disgraziato buono, onestissimo, paziente e tollerante, il
quale pen:, ha la fatalitit di capitar sempre male: a scuola, se
era interrogato in geografia aveva studiato matematica, se doveva rispondere in grammatica si era preparato in storia; durante la vita, sempre era incolpato e punito per una lieve mancanza non sua, mentre egli stava affannandosi per riparare a
uno sbaglio anteriore; infine, quando, un anno dopo la morte,
lo si toglie dalla cassa, ci si accorge che... era ancora vivo
quando l'avevano sotterrato. Tutto doveva andargli di traverso,
anche la morte!
In altri schizzi, come dice lo Zarifopol, il caso acquista
proprio un aspetto di volonth maligna, una fisionomia perfida:
e lo Zarifopol stesso aggiunge che un determinato uso della fatalit, sia in tragico sia in comico, pub favorire l'accumulazione
di effetti drammatici.
Con queste parole, questo critico acutissimo mi apre l'adito
ad una esservazione, che egli forse non ha creduto opportuno
(1) Ed. cit., II, p. 424.

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103

di svolgere, o non ha visto in reaki con chiarezza: esiste cio6


una stretta affinit, nello spirito del Caragiale, tra la tendenza
drammatica e la preferenza per i casi, in cui la pin cieca fatalitit conduce a suo piacere gli uomini ad un fine prestabilito.
Si osservi, prima di tutto, che questa fataliti domina anche nelle commedie: ed 6 qui, anzi, una legge della creazione. Perehe, se i personaggi hanno una loro volontit, se dirigono gli
avvenimenti e agiscono a loro piacere, essi diventano seri, drammatici, non comici: cia che comico, pur sempre a du mecanique plaque sur du vivant D , del marionettistico, percie. E
le marionette, per essere tali, devono apparirci guidate da fili
invisibili, che in una commedia non possono essere se non in
mano di un caso pazzo e buffone. Per esempio, nella a Lettera
smarrita Zoe, Tipatescu, Catavencu hanno un bell'inquietarsi,

e dar ordini e far progetti: ii caso, travestito da ubbriaco, li


conduce dietro di se, fa girar la lettera di mano in mano, finche, con un risolino benevolo e un ultimo singhiozzo, si compiace di ridarla alla prima proprietaria. In a npasta , nei
Momente D nelle Novelle, sempre la fatalit regna incontrastata, prendendo gli aspetti pin strani: e anche nelle opere tragiche e, ripeto, in strettissima relazione con la drammaticiti del
talento caragialesco.
Se la volonti dell'uomo non soggiacesse ad una forza superiore, essa agirebbe nel proprio interesse, per una soluzione
pacifica e serena di ogni confiitto: ci6 che porta alla tragedia,
e l'incosciente accumularsi dei fatti, il Caso, che domina l'uomo, e lo porta riluttante Oa fine temuta: Questa fataliti serve
mirabilmente ii genio drammatico: senza di essa, quasi impossibile sarebbe ottenere quel rapido precipitare dei fatti, quella
straordinaria vicinanza degli avvenimenti, quell'aspetto irrimediabile dello scioglimento, che Bono caratteristici della forma
drammatica.

Basteri notare, a questo proposito, che fin dal tempo dei


drammaturghi ellenici si era sentita questa necessith, e si era
creato perci6 il 42c Deus ex-machina , l'idea del Fatum onnipos-

sente; e che di fatalith non poterono fare a meno neppure lo


Shakespeare, e altri drammaturghi; al pin, questi poterono, o
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104

innalzare II Fatum a Provvidenza misericordiosa, o abbassarlo


a caso materiale, togliendogli ogni divinit.
Una cosa, perb, pun stupire: sappiamo dagli a Amintiri
dello Slavici, e da altre molte testimonianze, che ii Caragiale
era sinceramente religioso: a Bragov, tenne una volta alle inse,
gnanti del ginnasio un discorso lungo qualche ora guile prove

dell'esistenza sli Dio (1); e questo certo appare a tutta prima


strano e quasi incredibile, in uno spirito cosi profondamente
ironico e scettico. Ma chi consideri con maggiore sereniti comprende, forse, che appunto un tale spirito, del tutto deluso e

scoraggiato per cie che riguarda il mondo, aveva bisogno di


un appoggio ultraterreno, di una speranza in un Al di l: a chi
vive bene quaggiii, non pensa a Dio , dice la sapienza volgare.
Forge che, corrispondentemente, il cattolicissimo Manzoni
non ha una visione desolata e amarissima della vita? Senza la
morte di Don Rodrigo
dens ex-machina mascherato abilissimamente da peste
chi potrebbe unire i due innocenti pro-

messi? 11 mondo, in realt, e, per i religiosi, tenebre e male;


e, viceversa, solo chi vede nel mondo regnare il male, pun forse
essere seriamente religioso.

Dunque perche mai il Caragiale, religioso, non ha introdotto Iddio in luogo della fatalit? Prima di tutto, ricordo che
la fatalit prende nelle sue opere tragiche una fisionomia perfida, per condurre agli avvenimenti pin mostruosi, e non poteva
percie essere sostituita dalla Provvidenza; per le opere comiche, osservere che ease riguardano un mondo del tutto amorale,
ove la coscienza del Bene e del Male
doe di Dio
non
esiste; per tutte poi, osservere che ii Caragiale, artista sensibilissimo ad ogni stonatura, non poteva introdurre il soprannaturale in un mondo dai contorni precisi e corporei, a tinte ford
e nette, come quello delle sue opere. 11 soprannaturale, entreri
solo pin tardi nella sua arte; e vedremo quando e come.
Chiusa questa lunga parentesi sulla fatalith nelle opere del
Caragiale, ritorniamo ad esaminare la novella a Peccato .
Ho girl parlato dei neologismi dovuti alle abitudini giorna(1) PETRESCU, a Caragiales Leben und Werke a.

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105

listiche; se li escludiamo, peri), la lingua del Caragiale ci si


presenta ammirevole. Con maggiore precisione, dirt!) che le
mende del lessico lasciano egualmente gustare lo stile, il quale,
giii in questa prima novella, raggiunge un'evidenza straordinaria di rappresentazione. Si ricorderit che, citando una brevissima scena di a Una lettera smarrita a, in cui sarebbe stato facile
cadere nel declamatorio e nel rettorico, avevamo notato l'arte
finissima 'del Caragiale nel rendere, con pochissimi tratti, un

intero stato d'animo (pag. 54); questa stessa arte si ritrova in


a Neat )), per esempio nel brano in cui il popa comprende,
'dalle parole dell'oste, di chi sia figlio Mitu.
11 popa, con i gomiti sul tavolo, stringendosi le tempia tra le mani,

a rimase, unto madido di sudore, con gli occhi fissi ad una mosca la
a quale passeggiava lentamente sul piano di marmo bianco: egli segul
a l'insetto fino al margine del tavolo. Quale calcolo si stesse compiendo
a nella testa piccola come un same di papavero, non si pita dire: il fatto
a e che la mosca si fermi), si sgranchl le zampine posteriori intrecciandole,

a con quelle anteriori si lisci per benino le antenne, e poi d'un tratto
a s'innalza e scomparve. L'uomo, destato, si alzO dalla sedia e usci a.

a Questo scartare ogni analisi diretta, questo pieno maschea rare una violentissima tempesta interiore, al suo culmine, per
a mezzo della descrizione di una piccola immagine esterna, ina dica un arricchimento profondo dell'arte letteraria . (1)
In questo brano si puO anche notare la cura, con la quale

il Caragiale flescrive la mosca: come nel racconto di Ion, in


a Nipasta , viveva lo scoiattolo, qui vive la mosca, osservata e

ritratta con tanta precisione: la natura, che il Caragiale non


si dava pensiero di esaltare con declamazioni enfatiche e descrizioni minuziose, era pert!, davvero, come dichiarava egli stesso,

a tutta nella sua testa a; egli non aveva bisogno di guardare


fuori di 136: a si accontentava benissimo di litografie e cartoli-

ne illustrate (2). Egli poteva fade, perche la natura viveva in


lui: anzi, in questo riflettersi, la natura prende, nell'opera del
(1) ZARIFOPOL :

a Introduzione alle Opere del Caragiale a.

(2) J. BART : a Caragiale


1925.

*1

natnra a, in a Adevirul literar y, 13 nov.

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1OS

Caragiale, una vita per cosi dire umana, un palpito misterioso,


che resta ignoto ai descrittori di nature morte.
Si vedano le ultime frasi di a Peccato :
a 11 popa prende per mano Cutitei e s'avvia seguito da tutto il vile laggio. Egli va con tutti al luogo ove giacciono quei due disgraziati snot
tic kn... La piccola striscia biancastra
apparsa da poco nel cielo verso

a l'Oriente , nel tempo in cui le tre piccole e misere campane si lagnaa vano, e diventata grande, color di rosa.
a
Io li ho uccisi
dice il vecchio, tranquillo
...prima lui,
poi lei... )).

a Intorno a questa folle agitazione di morte, le linee ima mutabili della Ince ogni giorno risorgente... (1).
A questi mirabili pregi descrittivi e rappresentativi, si unlace il pregio maggiore: la vita, che hanno tutti i personaggi.
II vecchio popa austero, tanto pieno d'amore, di penetrazione, di dolore; la figurina del fanciullo corrotto, eppure innocente; l'appassionata e selvaggia Ileana; e, forse interessante
pin d'ogni altra, la calma e sorridente e buona figura del sindaco Cutitei, a il primo contadino non convenzionale della letteratura romena (2).
Si vede, da Cutitei, che il Caragiale conosceva ormai i contadini meglio di quanto li conoscesse in a Niipasta D; fors'anche

il tipo di Cutitei, tranquillo e astuto, allegro bevitore e accomodante padrino si prestava, pin delle rigide e truci figure di
a Nipasta D; ad essere descritto dal Caragiale. In ogni caso, questi lo accarezzO a lungo, lo studio pin di ogni altro personaggio;
e ne comprendeva tahnente l'importanza nel dramma, che, trascinato alla conclusione dal suo genio, pure segnO sull'ultimo
foglio, per s stesso: a E Cutitei ? .

Ammirevole davvero, questa vita intensa che d ai suoi


personaggi l'autore, tanto Ila doversi dar pensiero della loro
scomparsa: denota a una sicurezza di visione a artistica, una
coscienza scrupolosa e raffinata, che ci rendono certi, fin d'ora,
(1) DatwoPot.: a Introduzione alle Opera del Caragiale s.
(2) ZARIFOPOL: a Introduzione alle Opera del Caragiale z, I.

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107

che il Caragiale dovr saper trionfare ilei suoi difetti, e darci


capolavori.

0 Few lie de Paste. (Un Cero Pasquale).

Un sunto non pue rendere in alcun modo la straordinaria


potenza di questa novella, in cui nessun particolare e inutile,
nessuna parola superflua. In real-a, lo Zarifopol giudica invece
inutile un lungo particolare: ma nonostante questa discordanza fra i nostri giudizi, l'analisi che egli fa fli questa novella e
tanto profonda, che io non posso astenermi dal sostituire con
essa il mio solito riassunto; aggiungere forse qualche mia considerazione, ma non credo di poter migliorare le pagine concise
e succose dello Zarifopol, mutandole in alcunche, o ampliandole
prolissamente. Lo Zarifopol ha davvero esposto gi tutte le im-

pressioni, che io avevo tratto dalla lettura e dalla meditazione


della novella: e la c modestia con cui io credo bene di limitarmi sovente a una traduzione, mi pare solo il migliore omaggio all'ingegno di questo critico intelligentissimo. Le mie annotazioni saranno brevissime anche per un altro motivo: che
cioe, parlando di a Peccato , io ho, in fondo, parlato di tutte
le novelle.
a La crudeltit ingegnosa dell'uomo reso pazzo dal terrore: questo 6
a il motivo centrale del dramma di Leiba Zibal, un ebrenccio di Iasi.
a Gi da fanciullo egli comincia ad essere dominato dalla paura: vien
a meno dallo spavento, perche ha visto nn facchino batterne a sangue un
a altro. Questo pauroso per indole, il caso lo rende padrone di una lo.
a canda solitaria, in una regione in cui la miseria inasprisce i caratteri;
a e proprio Giorgio, uno degli uomini pin malfamati, cupo e stxaordi.
a nariamente brutale, diventa stalliere della locanda. Ben presto, Leiba
a 6 costretto a licenziarlo; e Giorgio, partendo, fissa un minaccioso appun.
a tamento al padrone per la notte di Pasqua a.

Poco dopo, l'Ebreo apprende che Giorgio e ricercato per


i suoi delitti dalla polizia: si rivolge allora alle autoriti per
essere protetto; ma non e creduto, e viene anzi ammonito a non

far troppa mostra di paura per i suoi denari, per non far nascere cattivi pensieri nei poveri del paese. Mentre questi terwww.dacoromanica.ro

108

rori lo tormentano, lo colgono le febbri malariche, le quali gli


danno allucinazioni e deliri.

E' la vigilia di Pasqua. La diligenza, arrivando, porta la


notizia che la locanda pin vicina e stata svaligiata durante la.
notte, e che ne Bono stati trucidati i cinque abitanti. Due studenti, che viaggiano con la diligenza, durante una discussione
fra loro sulla teoria della criminalita innata, descrivono il tipo
del degenerato: e in esso Leiba riconosce Giorgio.

a Il terrore e giunto al parossismo D. Al tramonto, Leiba


chiude la locanda, invia la moglie a dormire, e resta solo, dietro la soglia, ad aspettare Giorgio. Quando costui in real-a arriva, con due compagni, e si pone a bucare la porta con un suechiello, pungendogli con esso anche la mano,
a egli e certo agghiacciato e stralunato: ma nel suo terrore s'infiltra gilt
a la disperazione, che rende il suo cervello malato anormalmente lucido e
e chiaro z.

Mentre egli si ripete macchinalmente: a M'infiggeri il suechiello nel cuore per inchiodarlo xi, quest'ultima parola acquista

d'un tratto per lui un significato profondo: egli si alza, prepara un laccio e attende con impazienza che la mano di Giorgio penetri attraverso l'apertura, per afferrarla al varco e
. inchiodarla. La malvagitit del bandito e penetrata e germina febbrila mente, per nna stretta logica interpsichica, nell'animo di colui che stays
per esserne la vittima D.

Nell'analisi di questi intimi moti, la virtuosit dell'artista


tocca, credo, il limite superiore delle possibiliti letterarie:
a l'esatta concatenazione dei termini della progressione 6 compiuta con
a raro vigore e minuziosith, senza un attimo di debolezza, di decadenza B.

Dalla sua idea fissa di animale in pericolo di morte, Zibal


e svegliato dal succhiello che lo Runge. In questo istante, il dolore fisico, il quale annulla bruscamente ogni pensiero di salvezza, lo fa passare dallo stato di aspettativa rassegnata, all'attivit.
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109

aVi a qui, nella disposizione delle immagini di tortura e di morte,


a nell'unione della brutaliti palpabili e della tempesta interiore, ii cula mine, eccezionahnente sapiente, di tutti i movimenti di raffinata prepaa razione, che cerco di interpretare. E vi e, in special modo, un'abilit
' a suprema nel modo con cui Zibal condotto, quasi per caso, ad aver
l'idea di bruciare ii braccio del bandito, che riuscito ad inchiodare D.

I compagni di Giorgio sono fuggiti: e Leiba, preso dal desiderio di contemplare la sua vittoria, prende la lampada e si
china sul braccio. Ma accosta troppo la lampada, e le dita,
bruciate, si contraggono. A questa vista,
a Zibal sussulto... nei suoi occhi baleni un'ispirazione strana .
( E con quale meravigliosa sicurezza si di al racconto un andamento
tranquillo, appena incomincia la tortura sotto gli occhi infine calmi dela l'ebreo: il sapore della tortura sta nella sua lentezza a).
w

a All'alba, su uno sgabello di legno, con i gomiti sulle ginocchia e


a con il mento fra le mani, sta Zibal. Come uno scienziato che, nella mia scela di qualche elemento, cerchi di sorprendere un souile segreto della
a natura, che da molto tempo gli sfugge e lo torments, Zibal tiene gli
a occhi fissi su una cosa pendente, nera e informe, sotto la quale, a una
o certa altezza, arde una grande torcia. Zibal gnarda senza batter ciglio
a il processo di decomposizione della mano che certo non avrebbe avuto
a pieta di lui. Egli non aveva udito gli urli, di fuori, dello sciagurato:
a per lui, era troppo interessante guano che vedeva, perche potesse ana cora ndire. Zibal aveva seguito insaziabilmente tutte le contorsioni, tutti
i raggrinzamenti strani delle dita, e poi l'irrigidimento che ai impadro{ niva di loro, l'uno dopo l'altro: erano come le zampette di un insetto,
a che si contorcono e si stendono, si agitano in moti stravaganti, ford, phi
a lend, lentissimi e infine si paralizzano, per il giuoco di un bambino
a malvagio D.

La fine 6 invece tradizionalmente teatrale: alle grida della


moglie di Leiba, accorrono i contadini con i ceri pasquali accesi tra le math: e Leiba annuncia loro: a Leiba Zibal non 6
ebreo... Leiba Zibal goi (non ebreo, in ebraico)... perch6
Leiba Zibal ha acceso un cero a Cristo .
Questo finale melodrammatico ci riporta immediatamente
a ci6 che si gi detto sulla drammaticita del Caragiale narratore (pag. 99); ma del resto, in a II Cero Pasquale a noi troviamo, accresciute e mate con pia arte, tutte le qualit iel Ca,
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110

ragiale che abbiamo avuto campo di considerare altrove. La


brevit 6 qui tanto grande, da parere al Gherea perfino eccessiva; tutta la prima parte, fino all'arrivo dei banditi, ci porta
ad aspettarli con l'ansia e l'impazienza dello stesso Zibal; le
descrizioni sono evitate, e tutto l'interesse concentrato sul
dramma intimo di Leiba.
Ma qui, l'evoluzione da dramxnaturgo a narratore ha fatto
un passo innanzi: il dramma, se pure 6 colto in piena crisi, non
teme di indugiarsi sui particolari: ognuno di essi diventa, per
l'abilissimo artista, un mezzo per porre in maggior rilievo il
motivo principale.
E qui, finalmente, ii Caragiale ha trovato un personaggio,
un intreccio, ml ambiente, ove le sue virtb di sensibilith estremamente acuta e di visione violenta potevano liberamente esplicarsi. Egli aveva bisogno, per cib, di glover descrivere un mumbo: qui, tutto lo richiede. 11 personaggio, un pauroso che la ma-

laria rende delirante e proclive alle allucinazioni; l'intreccio,


una minaccia sospesa sul capo di un individuo, che la vede venire, lentamente, sicuramente, chiara ed esteriorizzata, perche
essa ha vestito un corpo, e si chiama Giorgio; l'ambiente: una
locanda solitaria, in un luogo misero e paludoso, desolato e
malarico, in cui anche la persona pi calma si sentirebbe rablnividire. E Leiba, un ebreo, uno dei tanti ebrei orientali,
che le millenarie persecuzioni, la vita miserrima e triste pas,
sata girovagando
eterno Ahasverus
tra i colpi e le ingiuHe di chi li disprezza senza codoscerli e senza individuarli,
tutti confondendoli nella qualifica di a jidan n (giudeo), hanno
reso, gia per atavismo, doloroso, abituato a curvare le spalle, a
temere in ogni parola una minaccia, in ogni gesto, una battitura: Leiba sa che non pub fare alcun affidamento sull'amicizia
che ignorano questo sentimento rispetto all'ebreo:
Leiba sa che unica sua difesa, nell'asprissima lotta per la vita,
6 il denaro, e a questo denaro, suo scudo e sua salvezza, egli 6
dei a goim

D,

talmente attaccato, che non pub fuggire dalla locanda maledetta; no, egli deve star 11, agonizzante di terrore, tremante di
febbre, finche non avra radunato ii peculio sognato.
La scelta di un ebreo a protagonista di una novella, in cui
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111

l'ebreo diventa pazzo perch& perseguitato da un criminale cri-

stiano, era una grande audacia nella letteratura romen.a del


tempo del Caragiale: in quell'epoca, forse il migliore dramma
romeno, a Manasse di Ronetti Roman, pur non essendo a tesi
filosemita (1), solo perche trattava di ebrei non poteva venire
rappresentato. La novella del Caragiale fece perci grande rumore, e furono tante le critiche a indignate , che il Caragiale
fu invogliato a a rifare D la novella secondo il gusto del pubblico. Ne risulta una parodia sanguinosa delle declamazioni degli antisemiti e dello stile giornalistico, a base Eli punti esclamativi, di frasi fatte, e 51i assurdith enunciate con un tono di
seriet indiscutibile. (2) Si ricordi che il Caragiale era talmente
disgustato dal basso livello culturale e morale dei giornalisti,
da richiedere a un giornale a perfetto non intelligenza, ma
solo onest e grammatica (3). E in una favoletta satirica (a Norocul culegkorului ) (4) egli descrive un miracolo della Vergine, che fa arricchire prodigiosamente un tipografo, dandogli
a tre centesimi per ogni maldicenza, due per ogni menzogna, e
uno per ogni due stupidaggini da lui stampate .
In particolare, l'antisemitismo era una delle note immanaristocratica,
cabili di un giornale: ma l'intelligenza eletta
del Caragiale non si fermi mai
nel miglior senso della parola
a questi pregiudizi del volgo, che farebbero sorridere se non
fossero gravi di conseguenze luttuose; ed egli non dubitO di
studiare l'anima di un ebreo, e l'analizzii con straordinario intuito d'artista: talche ogni ebreo, per quanto ormai differente
da Leiba, Bente in questo qualcosa di se. Ma forse, io mi sbaglio,

perche Leiba non e certo l'ebreo-tipo, come affermava il Maiorescu: egli e troppo vivo, troppo reale, troppo se stesso, e
troppi cristiani ho visto seguirne con appassionato interesse i
sentimenti e le vicende, perche io creda che ciO, che un ebreo
risente delle emozioni di Leiba, sia qualcosa di specificatamente
(1) P. ELIADE : a Causeries litteraires D.

(2) ZARIFOPOL, III, p. 179.


(3) LOCLISTEANLJ :

a Caragiale despre presii D, in a F1acira is, I, p. 283.

(4) Ed. Zarifopol, III, p. 19.

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ebraico. No! E' l'umanitit di Leiba che grida in ognuno di noi,


ehe ci induce a giustificare la sua folle vendetta: 6 l'uomo Zibal, che si rivolge a noi, e negli occhi del quale, come negli occhi

:di ogni creatura dell'arte veramente grande, noi sentiamo la


vita, e leggiamo la parola: a fratello D.
in vreme de reizboi. (In tempo di guerra).

Per quanto pubblicata sblo nel 1898, la somiglianza tra


questa novella e la precedente m'induce a credere che siano
state composte in uno stesso periodo di tempo, a breve distanza.

In tempo di guerra )) 6 il racconto delle gioie, degli affanni e degli spaventi che una grande ricchezza procura a un
uomo, fino al punto di farlo impazzire.
L'oste Stavrache ha ereditato dal fratello, un tempo popa,
e poi soldato, morto in guerra, grandi ricchezze. Ma il timore
'di perderle gli fa apparire di tratto in tratto dinanzi, in vere
allucinazioni, il fratello che gli reclama il suo avere; e queste
apparizioni si fanno sempre pin frequenti, sempre pin terrorizzanti, finche, in una notte di tempesta arriva, con un compagno, proprio il fratello, che era stato dato falsamente per
morto, e che ora chiede a Stavrache solo una somma, in un
momento di follia sottratta alla cassa del reggimento. Ma questo ritorno reale, 4opo tante simili allucinazioni, rende pazzo
Stavrache, che cerca di uccidere il fratello. Legato e ridotto
all'impotenza, Stavrache, steso per terra, incomincia a cantare
i salmi come un prete in chiesa.
a Che fare? D, disse il compagno.

a Non ho forttma D, rispose il fratello. Abbattuto dalla lotta e dagli


4 affanni, l'uomo si lasciO cadere piano sul letto e fissa a lungo quello
a inchiodato per terra, che cantava sempre, scuotendo lento il capo in
a ritmo col canto, ora da una parte ora dall'altra D.

Questa novella, pubblicata in volume solo nel 1915 ( a Reminiscente ), rimase quasi dimenticata fino all'edizione 'dello
Zarifopol; ma in realti 6 molto importante, perche vi si ritro-vano tutte le doti delle novelle precedenti.

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113

Come in a Un Cero Pasquale s, l'uomo, solo nella sua osteria, ha allucinazioni, e attende Un avvenimento, che egli sol-

tanto sente inevitabile, e a cui nessuno crederebbe; come in


Un Cero Pasquale s, l'incubo conduce alla follia.
Ma a In tempo .di guerra D, segna, in confronto della no,
vella precedente, un gran passo innanzi verso la narrazione libera da ogni influenza drammatica. Questa novella, pure occu-

pandosi di un caso forse pia semplice, pia lunga; i particolari sono studiati con maggior cura, non solo in vista del finale,
ma in s stessi; e qui si realizza del tutto quella corrispondenza,
quella complicit, quasi, dell'uomo e della natura, gi notata
in a Peccato D. (pag. 105).
a Fuori, piove lentamente: una pioggerella fredda d'autunno,
e
a le stille d'acqua, scivolando lungo le grondaie e gocciolando in istanti
o ritmati sul fondo di un barile tutto pieno di fenditure, lasciato apposio tamente esposto all'umidith, facevano una specie di canzone con innua merevoli e strani significati. Cullati dai movimenti dei suoni, i pensieri
a dell'uomo incominciarono a saltellare svelti in cerchi ristretti, poi a
a poco a poco si aggirarono sempre pin lend, in cerchi sempre pin larghi,
a e sempre pin lenti, e sempre pin larghi. Quando ii cerchio di un penit siero divenne infine tanto largo, che la coscienza non poteva pin, dal
centro, seguirlo quanto pin si allontanava,
all'uomo parve di udir
a fuori un canto di trombe... a.

Questo brano starebbe con onore nel volume di qualsiasi


novelliere famoso per la sua minuziositi.
Ma il processo non si ferma qui; poiche in a Una ripara.zione )), novella apparsa nel 1896 in una rivista, e riesumata
solo ora dallo Zarifopol, io vedo l'ultimo anello dell'evoluzione
ininterrotta che conduce dalle Commedie agli Schizzi Nuovi.
0 Reparafie. (Una riparazione).

In un eremo completamente isolato tra colline boscose, i


tre vecchi monad che vi abitano sono irritati e dolenti perche
un orso, tutti i giorni, viene tranquillamente a rubare, o me.glio a prendere, perche non teme l'aperta luce del sole, i bellissimi frutti di un melo che sorge in mezzo al cortile. Ma pia
8

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114

irritato di loro il servo; uno zingaro muto e semi-idiota, per


di pin epilettico, orribile a vedersi specialmente da ieri, quando,
avendo tentato di scacciare l'orso, ha ricevuto sulla testa una
zampata che lo ha buttato a terra.
a Lo zingaro gira esasperato per tutto il cortile: si batte continua.
mente col pugno sul petto, digrignando i denti, borbottando e senza
it piit voler attendere a nulla v.
s(

L'orso sta per venire: i frati si chiudono nelle celle, e di


l vedono, stupefatti, il muto accoccolato dietro la siepe, con
un palo in mano, in aggaato... Lo chiamano: egli fa loro segno
di tacere, minacciandoli col palo.
a Infine, l'enorme cranio della fiera apparve al di sopra della siepe.
11 besfione si alza sulle zampe posteriori e scavalca la siepe... Ma, prima

a che faccia alcun altro movimento, ii muto gli balzato innanzi e lo ha


a colpito dritto in fronte... L'orso ha vacillato ed e rotolato fuori; ii muto
,x ha lasciato cadere II palo dalle math ed caduto nel cortile, lungo
a disteso... E' morto,.. II naso e la bocca pieni di bava insanguinata...
a 11 bestione presso la siepe, lungo disteso, con le zampe in su e la
a testa spaccata.

a In un sol colpo il muto ha speso tutta la ma riserva di energia ;


a ma almeno ha lavato nel sangue l'offesa della vigilia.
o E' il tramonto, e suonano i vespri. L'eremo ha una sola campana,
a e non grande... ma basta.
a Quando II suono del bronzo si diffonde limpido per rompere Fin&
a nito silenzio di questa selvaggia solitudine, cento altre voci una dope

a Palm: si destano in tune le valli per rispondergli a gara; e quando si


ae estinto l'ultimo mono nel cortile dell'eremo, quando ii battaglio ha
o arrestato inerte il suo dondolio, pur sempre si odono ancora risposte
a lamentose elm si estinguono l'una dopo l'altra, a poco a poco, nelle
a lontane profondith boscose a.

11 dramma stranissimo; e l'autore non lo racconta con


eccitazione, come in a Un Cero Pasquale n, e non lo guarda
neppure con la marmorea freddezza con cui descrive di solito
i casi pin mostruosi: qui, la freddezza divenuta una serenit
di visione, a cui il quadro agreste e le impressioni naturali fie,
sate con esattezza meravigliosa, con una capacith di suggestiona

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115

e di risonanza simile a quella della piccola campana dell'eremo,


danno un velato sorriso.
L'orso e una fiera crudele, lo zingaro e strambo e miserabile; ma il vespro fa ondeggiare sulle colline la voce della cam-

pana, la sera e tranquilla, i vivi si felicitano di essere stati liberati dal pericolo, e gustano religiosamente le belle mele
succose.

La pace della sera scende lentamente: le tempeste della


giornata sono ormai kntane, .aimenticate.
GLI a SCHIZZI NUOVI D

Prima di esaminare l'ultima opera del Caragiale, sari meglio volgere indietro uno sguardo, ed esaminare la differenza
che esiste tra le Commedie e le ultime Novelle, per comprendere
meglio l'evoluzione dell'arte del loro autore.
Quando scriveva le commedie, il Caragiale, come si a visto,
era dominato in tutto dal pensiero della cc Junimea D, aristocratico, freddamente irrisore per tutte le nuove istituzioni borghe-

si, lontano e indifferente per i contadini. Percie, la satira del


Caragiale, quando si rivelava apertamente, era cruda e spietata;

quando, velata dal sentimento, coloriva solo di se la fantasia


dell'artista, rendeva la sua visione ironica, pin che umoristica,
gli faceva distinguere tutti i lati cattivi dell'umanite, tutti i
suoi egoismi, tutte le sue bassezze e le sue incoscienze, senza
che nulla di buono e di generoso penetrasse in quel mondo d'amorali e di imbecilli, 8U cui regnava il Caso, e che il solo dialogo vivace rendeva, di solito, interessanti e piacevoli.
Ma appena la torre del suo junimismo patrizio si dischiude
alla pieta e all'interesse per un altro mondo pin semplice e buono, quello dei contadini, anche Parte del Caragiale muta aspetto. La forma drammatica, non pin necessaria come nelle commedie, dove il dialogo, con le peripezie dell'intreccio e la comicit dei vari tipi, manteneva viva l'attenzione dello spettatore, cede a poco a poco il campo alla forma narrativa, pin larga,
pin calma: in essa, l'interesse del lettore non corre pin dall'uno
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all'altro personaggio, tutto rivolto alle loro parole; ma segue


i moti e gli stati d'animo con scrupolosa precisione. La satira
cede il posto alla descrizione tragica e commossa dei sentimenti,
'degli affetti, i quali non sono pin, naturahnente, puntigli, am-

bizioni, orgogli e debolezze di uomini stupidi e volgari, ma


sono passioni forti, emozioni possenti di anime generose, capaci

li sete di vendetta, di rimorso, di moralit, d'amore.


Certo, l'antico spirito del commediografo, o meglio .del
drammaturgo, ancora vivo: nelle Novelle, la descrizione delle
azioni supera sempre quella dei sentimenti, i quali, anzi, sono
di solito mostrati per mezzo di atti esteriori; il gusto per le
soluzioni drammatiche, per i cambiamenti violenti, per i finali
impressionanti, scompare solo in a Una riparazione , l'ultima
novella; il caso resta l'unica legge dell'azione, che si mantiene
nd campo del pin stretto realismo; e I caratteri, prima comici,
poi tragici, sono sempre visti in una luce cruda, che trascura
le mezze tinte, e rivela solo i contorni pin netti e decisi.
La borghesia e sempre, prima urbana e poi rurale, il vero
campo frosservazione dell'autore, che dichiarava di essere attratto solo dal meccanismo umano, di cui provava piacere a
smontare le molle; (1) e la natura, che ispira invece sereniti
e puro amore di contemplazione, appena timidamente osa affacciarsi qua e l, particolare e nota, non mai ampia descrizione, nelle ultime novelle.
Ma intanto, mentre egli si interessava sempre pin al mondo
rurale, pia semplice, pin vicino alla calma e alla spontaneite
'della natura, anche la borghesia a caragialesca aveva perso
alcune delle sue caratteristiche pia urtanti: era ancora vuota,
amorale, incolta, ma una parte era pure migliorata, e l'altra
non aveva pin tanta, dannosa importanza nella societi: lo Stato
romeno, che verso il 1880 posava ancora su fragili basi, e in cui
l'Oriente affiorava ad ogni passo sotto le apparenze occidentali,
si era andato consolidando, e le forme moderne, con lentezza
sicura, andavano adeguandosi al fondo; e se il Caragiale, quando
si volgeva alla sua borghesia, poteva ancora notarvi ridicoli in
(1) CARACIALE, in sAdevru1 literar Ito, 13 nov. 1925.

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copia e molte abitudini sciocche e dannose, non poteva pin,


sinceramente, aver per essa il sentimento profondo di ripugnanza che un tempo si rivelava nelle sue satire: ora, essa gli ispi-

rava tm riso pin leggero e pin lieto, che poteva anche soffermarsi sui particolari put umoristici, semplicemente divertenti.
E' caratteristico ii tono con cui, nei a Momente , il Caragiale racconta un aneddoto sul principe Cuza, che termina con
questa riflessione: a La riforma passa, i costumi restano D.
( a Reforma 1) ) (1). Questo aneddoto, died anni prima, avrebbe offerto al Caragiale lo spunto per una satira atroce: ora, 6
raccontato con un sorriso malizioso, ma tranquillo: l'autore si
diverte raccontando, e non cerca un pretesto per ironic.
Ecco la causa, per cui i a Momente D non sono del tutto
simili alle Commedie, ma sembrano, ai romeni di oggi, pin attuali di quelle (pag. 78); ecco la causa, per cui essi possono
adagiarsi a tratti nella narrazione pin riposata, da cui, con maggiore vivaciti, balza il dialogo rapido e ardito.
11 Caragiale stesso cambiato; egli non 6 pin il redattore
privo di ogni mezzo di sussistenza, affamato e amareggiato, dei
primi anni; egli 6 pin tranquillo, pin sicuro del domani, pin
maturo, ora che ha una famiglia, un'occupazione sicura, una
fama riconosciuta; e ii suo sguardo 6 pin limpido, la sua mano
meno nervosa, il suo sorriso meno acre.
II junimismo, in lui gi da anni meno aristocratico, intinto
di amore per la terra e per il contadino, sta scomparendo. Ba-

sti notare che, fino ad ora, egli ha sempre evitato ogni cenno
di soddisfazione per i progressi della Romania, e ne ha denigrato tutte le a novit , tanto sla parere un vero a laudator
temporis acti ; nelle sue opere, sono cosi frequenti i passaggi
in cui l'orgoglio patriottico degli abitanti del piccolo Stato recente irriso e sferzato a sangue, da far credere a molti, specialmente dopo il suo trasferimento a Berlino, che egli non
avesse alcun sentimento d'affetto per la Romania (2). Ma quando, nel 1907, terribili rivolte di contadini sembreranno porre
(1) Ed. Zarifopol, III, p. 42.
(2) CARACIALE : a Notite risipite a, ed. Zarifopol, III, p. 101.

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in pericolo lo Stato, e dovranno essere soffocate nel gangue, il


Caragiale, in un suo topuscolo (1), dopo aver analizzato severa-

mente le colpe dello Stato e della societi, concluderi consigliando, come rimeflio, il suffragio universale e una dittatura
del Re, che egli auspica superiore ai partiti politici e alle classi
sociali, giusto e supremo moderatore (2).
Quest'ultima idea, per gli italiani interessantissimo sapere che al Caragiale stata ispirata da ripetute e appassionate
letture del Machiavelli. 11 c Principe D, in cui consigliato appunto ad un sovrano di farsi padrone d'Italia, per rimediare ai
mali politici e sociali
ma in cui pure 6 chiaro che tutte le
simpatie dell'autore si volgono non all'autocrazia, necessiti
transitoria, ma alla repubblica democratica
ha avuto una
grande influenza sul Caragiale; egli a pin riprese, in a Notizie
sparse (a Momente ), ne loda l'autore, da cui trasse l'idea di
una delle sue ultime novelle, c Kir Janulea , e da cui, come
ho detto or ora, attinse pure i concetti che lo guidarono nello
opuscolo a 1907 . Altra prova di questo assiduo studio del
a Principe , da parte flel Caragiale, il frammento di traduzione apparso nel 1896 sull' c Epoca literari , e ristampata ora
dallo Zarifopol (3).
11 Machiavelli, pern, servi solo a suggerire al Caragiale la

formula esatta in cui chiuglere i pensieri, che gi da tempo


dovevano fermentare nell'animo suo. 11 suo punto di vista, nei
molto pin benevolo che
l'abbiamo detto
a Momente ,

non nelle Commedie; a poco a poco egli si era convinto che


non tutto era male nella Romania odierna, e che le nuove isti
tuzioni, pur avendo causato dei gravi perturbamenti, potevano
essere state, in ultima analisi, utili e necessarie. A cin pun
darsi che abbia anche contribuito II suo stabilirsi a Berlino,
donde le piccole miserie, gli aspetti bassi e ridicoli, che prima
lo ferivano estremamente, non gli apparivano pin tanto visi(1) CARAGIALE: a 1907 din primiivarii panii in toamnii D.
{2) M. DRAGOMIRESCIJ, in a Convorbiri Critice a, I, n. 22, 1907.

(3) Ed. cit., III, p. 288.

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119

bill e gravi; e donde invece l'occhio, spaziando su tutto il complesso sociale, poteva darsi ragione di molti progressi reali.
Certo 6, che nel volume postumo a Abu-Hasan a trovia-

mo (1) una interessante lettera al poets Vlahutg, di cui non


tredo inutile riferire un brano:
a I romeni sono ora tin intero popolo, con una sola ed eguale lingua
o straordinariamente bella e... difficile, con nn suo modo particolare di

pensare, con un inapprezzabile tesoro di filosofia morale, di umorismo


possesso tanto piii originale, in quanto un misto di
e di poesia,
a ereditit e di acquisizioni antiche, greche, slave, orientali, ecc..., tutte
a concluse dall'incontestabile suo noble sigillo romanzo, latino, che lo
a prova vero e innegabile loro signore. Da questa sus signoria secolare
a risulta anche l'inviuo potere d'assimilazione di questo popolo, che ap pena ora incomincia a rendersi vagamente conto della propria impor tanza nel mondo europeo a.

E poco innanzi (pag. 221):


a Che abbiamo fatto, da un certo punto di vista, nn progresso soddi sfacente, non v'e dubbio. Per quante mancanze possiamo constatare fra
a noi in paragone con il mondo pi civile, e per quanto le rimpiangiamo,
a certo siamo lontani da cib che fununo come dalla condizione pu mite rabile ad un decoroso stato di civilte a.

In questa lettera, il junimismo appare del tutto superato;


e anche II tono cahno e sereno d sicuro indizio di un radicale
mutamento.

II Caragiale giunto ormai alla piena maturitit, nella vita


e nell'arte: d'ora in poi, la drammaticitit violenta scomparirit
dall'opera sua, dando luogo a una grande sereniti classica
e armoniosa. Non 6 pin la serenith delle Commedie, ove fred'dezza dell'artista per i suoi personaggi, impassibilit dell'autore
dinanzi all'opera sua; una sereniti profonda e costitutiva, che

getta un barlume di luce nelle tenebre, preferisce, per usare


un'immagine viva, il crepuscolo alla luce piena del meriggio,
permette di contemplare la natura, di soffermarsi sui particolari pittoreschi, di seguire con animo tranquillo e pensoso le
(1) CARAGIALE

a Abn-Hasan a

Morale a Educazione

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pag. 237.

120

melodie di un usignolo (1), di comprendere anche gli aspeui


pin ridenti delle cose, pin ingenui dei caraueri; e Parte sua
non ricerca piii i soggetti truci e selvaggi, non si limita pin
al realismo delle Novelle; ma ama spaziare nei campi della
fantasia, e unire immaginazione e realti, natura e soprannatarale, in un regno di sogno lieve e armonioso.
Come lo Shakespeare dai drammi tetri e ferrigni delle Due
Rose giunse a poco a poco a concepire i mondi di poesia vaga
e irrealmente sorridente di a Come vi piace D e della a Tempesta D , COSI l'autore di Nipasta , il mirabile traduttore delle

pin tragiche novelle del Poe, si trasformn talmente, col trascorrere del tempo, da giungere alle creazioni pin idilliache, piii
leggiadramente fantastiche. In questo senso, grande influenza
'dovette avere su di lui l'eleganza umanistica e arcaicizzante, in

cui il pittoresco e incluso con classica prudenza, dei libri di


Anatole France, che aveva letto negli ultimi anni, decisovi dal
figlio Luca e dallo Zarifopol.

Certo, l'uomo nuovo non nasce d'un tratto, ed e possibile


ritrovare, gi nel Caragiale dei primi anni, i sintomi del futuro cambiamento: tali sono la sua simpatia per il La Fontaine e
per il Perrault (2), e la sua costante ammirazione per Anton
Pann, scrittore di apologhi e di favole, che piacevano al Caragiale sia per l'alimento che davano alla sua fantasia, sia per
il loro didattismo, per la loro a morale della favola 35; morale
che, malgrado il suo finissimo senso dell'indipendenza dell'arte,
era ammirata dal Caragiale, il quale la diceva a la saggezza dei
racconti e dei proverbi orientali D. Una favola egli ci ha dato
fin dal 1894, traendone il soggetto dal Pann; e, come si 6 detto
a proposito di a Ngpasta D (pag. 84), intenzioni e procedimen,
ti didattici si affacciano qua e li in tutta la sua opera. Ma solo
negli ultimi tempi questa sua costante simpatia per le favole
moraleggianti diede frutti letterari: in alcune favole satiriche,
in versi, per di poco valore artistico, pubblicate nel 1907. (II
Caragiale aveva bisogno del periodo: non nel ritmo chiuso della
(1) CARAGIALE :

a Qualehe Parere D, ed. Zarifopol, III, p. 49.


Brasov, 1, n. 1.

(2) PETRESCI.I, in Revista teatralli - a Caragiale D

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poesia, ma nell'ampio ritmo dell' a oratio soluta D egli si sentiva a suo agio).
Viceversa, anche negli a Schizzi Nuovi D possibile ritrovare molto dell'antico drammaturgo: la stessa preferenza per le
evocazioni sensibili, la stessa vivezza di rappresentazioni e .di
esposizione, la stessa breviti nei quadri esteriori, che devon&
sempre apparire come un riflesso dell'individualith dei perso,.
naggi.

In ogni caso, l'evoluzione dalle Novelle e dai a Momente D

agli Schizzi Nuovi, tanto profonda, e il cambiamento cosi


grande, che il pubblico, quando gli Schizzi apparvero nel 1910,
ne fu sconcertato e non li accolse con favore: la critica tacque,
e solo qualche voce isolata si levO a giudicare l'ultima opera
del Caragiale. Questi la stimava invece talmente, da scrivere
all'Urechia, da Berlino (14 febbraio 1909): a Non la darei per
tutto ciO che ho scritto .
Era, questa, coscienza d'artista, che apprezza giustamente
l'opera propria: poiche gli Schizzi Nuovi Bono degni di grande
ammirazione.

Non tutti, certo, Bono di eguale perfezione, e pin di tutto,


di eguale carattere; in maggioranza, anzi, si tratta di schizzi
molto simili a quelli dei a MQmente D 9 per quanto molto pin
narrativi, molto pin schieuamente sereni; pin scenette di vita,
che bozzetti ironici.
Specialmente notevole, per questo riguardo, il a Repausur
auminical D (Riposo flomenicale), in cui l'umorismo si esercita.
a spese dello stesso autore e dei suoi amici: un momento allegro, chiuso in pagine vivacissime, ma senza alcuna intenzione
satirica.
Ma lasciamo questi schizzi, che Bono di un genere ormai a
noi ben noto: e passiamo a considerare le Novelle pin lunghe,
pin notevoli, pin nuove.

Prima di esse, perb, debbo ancora parlare di una novella;


a La Hanul lui Mfinjoa1 5 (Alla Locanda di Minjoala), apparsa
e compresa
a Una Riparazione D del 1896
fin dal 1898
tra le Novelle; ma io ho atteso ad esaminarla in questo luogo,
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perche essa ha gii tutti i caratteri dell'ultimo periodo artistico


del Caragiale.

La Hanul lui Manjoarci. (Alla Locanda di Minjoal).


In una ricca famiglia, in campagna, una sera deve avvenire
ii fidanzamento ufficiale della figlia. Si aspetta il fidanzato. Ma
questi, invece, si fermato per la strada... Disceso ad una locanda, la cui padrona una giovane e bella vedova, egli mangia

e discorre con lei tanto piacevolmente, da non accorgersi del


passar del tempo: quando si riscuote, sono quasi le undid di
sera. Soffia un vento terribile; la padrona, Marghioali, cerca di
trattenerlo; ma egli parte. Strada facendo deve raccogliere e
portar con se, a cavallo, una capretta che gli impedisce il cammino: smarrisce la via, e improvvisamente si ritrova a due passi
dalla locanda.

La padrona e ancora alzata:


o mi sembra di vedere ancora quella camera. Che letto!... che tendine!...
a che pareti!... che soffitto!... tutto bianco come il latte. E il paralume
a e tutti quei lavoretti all'uncinetto, fatti in tanti modi... e caldo come
a sotto l'ala di una chioccia... e un profumo di mele e di cotogne... a.

Deve andare II futuro suocero a strapparlo di li; e per


ben tre yoke egli vi ritorna, prima del fidanzamento, finche II
suocero lo porta legato ad un monastero, ove digiuni e preghiere lo mortificano per quaranta giorni. Quando esce dall'eremo,
e pentito: si fidanza e si sposa.

11 racconto 6, come si vede, un idillio malizioso e pieno


di grazia, in cui ondeggia un lieve profumo di agreste, di vecchio; perfino il nome a Mfinjoalii a ha una cadenza armoniosa;
5 e l'accordo tra i luoghi e i personaggi dato con un senso
a dei colori e degli accenti che meraviglia ad ogni parola a. (1)
31a do che di alla novella un fascino speciale, ciO che nuovo
nell'arte dell'autore, 0 l'unione di reale e di fantastico, di so(1) ZARIFOPOL: c Introduzione alle Opere del Caragiale a.

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gno e di verita; dal momento della partenza dalla locanda fino


al suo ritorno, il protagonista erra in un mondo, in cui non si
sa se e quanto vi sia di soprannaturale. 11 gattino, la capretta,

la tempesta... chissi se tutto non era un incanto della bell4


Marghioala, a che non aveva icone (immagini sante) nella camera D . Lo suocero ne 6 convinto: e il a fidanzato stesso, dopo

tanti anni, non sa pin che cosa ci sia stato di caso o di volontit
magica, in tutta quella nate.
Un'altra cosa si pun notare nella a Locanda di Minjoarg :
la naturalezza con cui 6 descritto, in essa, un vero contadino,
quello che riconduce il fidanzato alla Locanda. 11 Caragiale ha
ormai compreso i contadini e ha creato qui un breve quadretto
ai genere, una scenetta notturna, degna del pennello dei pittori
fiamminghi.
Ma ci6 che 6 pin ammirevole, in questa novella, 6 la lingua:

una lingua pin tersa, pin armoniosa, uno stile pin lento, pin
descrittivo, pin minuziosamente curato: l'autore stesso riconosceva di avervi lavorato molto:
a In quanta acque non ho dovuto lavare la a Locanda di Mfinjoali a?
a Che ti sto a dire della melodia della frasi, della concatenazione, del
a ritmo, della parole... Bastava gilt ad occuparmi l'interpunzione, questa
gesticolazione del pensiero... (1). Questa cura per lo stile era caratteristica

a del Caragiale, che aveva un vero fanatismo per la precisione delle ima magini e delle parole: conseguenza, sia del suo carattere, che aveva nn
a lato di regolarit metodica e precisa (pag. 23); sia della sue lettnre del
I Taine, il quale asseriva (Philosophie de l'art en Grece, pag. 101): a II
a faut quinze ans a un ecrivain pour apprendre it ecrire avec clarte, suite,
% propriet et precision. C'est qu'il est oblige de sonder et d'approfondir
a dix on douze mille mots et expresions diverges... a (2).

A questa scrupolosith verbale e stilistica, il Caragiale attribuiva la rarita de' suoi scritti.
a Che cosa vnoi che scriva, caro: molto e nulla... Quante idea non
a ti passano per la testa quando stai cosi a chiacchierare, o guardi lontano
a per i finestrini del vagone... Solo quando ti siedi a tavolino, e ti vedi
(1) 0. GocA: Precursori a.
Cara giales Leben und Werke .

(2) PETRESCU :

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a dinansi ii foglio bianco, solo allora ti rendi conto di quale vortice ter-

ribile avvenga nella manta intorno ad un soggeuo... E' una tortura


a questa creazione... il talento un accidente di nascita, una malattia
a grave, che chiede passione dolorosa e maestria d'artefice. Percie l'artista
a non pne essere un poligrafo... Anche la letteratura esige un onore proa fessionale, un prestigio di laboratorio D.

Cosi dichiarava al Goga (1).


E al Riidulescu:
a La parola pu avere un solo posto nella frase. Se non hai saputo
a porla a suo posto, tutta la frase crolla, come un edificio in cui flu solo
blocco di pietra sia stato collocato malamente s (2).

Ma per la rarith degli spritti del Caragiale, io credo molto


pia importante le cause indicate dallo Zarifopol (3).
a U Caragiale era un meridionale pigro, dotato di un'intelligenza e
a di una fantasia chiaramente eccezionali. Instancabile nella conversazione,

a egli soffriva assai della crisi persistente che fa subire la composizione

a scritta. Scrivere, e un lavoro, e II lavoro scomodo; e il Caragiale


a odiava i disagi con la pia sensnale violenza.
a Poter stare in camicia, a piedi nudi, sdraiato in nn porto meridioa nale, e trattenere con favole i passeggeri...
l'ho udito dire. Porti,
a non ne ha avuto, ma caffe... abbastanza. Di piiI, s'e trovato nella societe
o romena, ancora semi-patriarcale, in cui era molto debole il potere di
a costrizione della rigide asprezze della vita borghese. Mancavano ancora
a le condizioni che possono rendere redditizia, sia pure in minima misura,
a la produzione intellettuale. L'impulso a scrivere era dunque debole, sia
dall'interno, sia dall'esterno: Caragiale si sprecato in letteratura paru lata. Scrivere, un lavoro muto: ed grave fatica, per un meridionale,

a lavorare in silenzio. Son quasi indotto a credere che proprio questa


a noia e questa costrizione, contrarie alla sua natura, scatenino un'energia
a particolare nell'animo del meridionale costretto al lavoro silenzioso, e
a gli facciano cesellare lo scritto con un travaglio ostinato, che esplica
a abbastanza bene la tanto citata perfezione stilistica della letterature del
a Sud.

a Ma non bisogna qui dimenticare, che ii meridionale ossessionato,


a anche quando tace, dagli effetti sentimentali ed estetici della parola proa nunciata ad alta voce a.
(1) 0. 00CA : a Precursori a.

(2) M. RInucEscu: a Portrete i Amintiri )), pag. 27.


(3) ZmuFoPot.: a Artist: i idei literare romfine a, pag. 13.

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In ogni caso, e certo che la classica cura della a forma 6


andata aumentando nel Caragiale, diventando massima negli
ultimi anni, quando scriveva raramente, pur avendo la tranquillit e la pace favorevoli al lavoro letterario: ma questa maggiore
a classicit 6 un fenomeno che si osserva in tutti gli artisti,
quando raggiungono la piena maturita
si pensi al Goethe
come se l'animo loro, liberatosi dalle passioni vivaci e disordinate della giovinezza, anelasse a una serenit pura di contemplazione, a un'armonia elegante, ferma, e magari un po' fredda,
delle linee e dei pensieri.

Kir lanulea.
11 Caragiale trae lo spunto di questa lunga novella dal
a Belfagor Arcidiavolo D del Machiavelli: si tratta sempre di
un diavolo, inviato sulla terra per vedere se davvero siano le
mogli la causa della dannazione dei mariti. Egli prende figura
il'uomo, si sposa, 6 presto ridotto dalla moglie alla mendicit
e alla disperazione: talche riesce a salvarsi dal carcere solo con
l'aiuto di un contadino.
Per premiare quest'ultimo, rende indemoniate due principease, e le libera solo quando interviene il contadino, che viene
percia ricompensato ampiamente dai parenti delle giovinette.
Pia tardi, il diavolo, adiratosi con questo contadino, vorrebbe
portarlo a una cattiva fine: ma quando Bente che sta per arri,
vare la moglie... il povero diavolo, terrorizzato, fugge in
inferno.
Nel Machiavelli, questo racconto a contenuto in brevissimi

limiti: l'autore 6 tutto fisso al concetto da dimostrare, non ai


personaggi, e Plutone, Belfagor, la moglie, il contadino, non
Bono individualit ben ilistinte. Non cosi nel Caragiale: qui,
tutti i particolari Bono accuratamente studiati, percha il quadro
riesca vario e pieno di vita, tanto che, questa volta almeno, il
che era sempre perseguitato dal timore 'di non abCaragiale
breviare abbastanza, e che riduceva una novella del Cervantes
non klubita 'di ampliare: e il brevissimo
racconto del Rinascimento acquista, nelle sue pagine, una va'di 117 pagine in 23,

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stith di proporzioni, una folla di figure, una vivacit di movenze, originalissime e tutte moderne.
Basterit confrontare ii principio: nel e Belfagor Arcidiavolo A, il re Plutone, dopo una breve e maestosa orazione, si
consiglia con i principi dell'inferno e decide d'inviare Belfagor

sulla terra. Di questo Belfagor, ci detto solo che era prima


arcangelo: egli non parla, ma soltanto a mal volentieri obbedisce D.

In a Kir Ianulea , il re dell'inferno Dardarot (nome suggestivo e parlante, lieto e sonoro); e il suo discorso, le sue invet-

tive, i suoi movimenti sono resi con tanta evidenza, con tanto
studio del a color locale D e del pittoresco, da far balzare, fin
'clalle prime righe, la scena infernale dinanzi ai nostri occhi.
E poi, il solenne Arcidiavolo divenuto qui il piccolino
Aghiutet (nome sottile e malizioso e sorridente, appropriatissimo al demonietto tanto terribilmente provato); mentre il re
parlava,
a il piccolino stava rintanato proprio fra i diavoli di ultimo ordine, in fondo
cc alla sala, e, drizzando l'orecchio, si soppesava per gioco la coda tra le
cc mani. Quando si e udito nominare, ha lasciato andare la coda e ha gria dati: a Qui sono, Vostra Oscurifid a.

11 re gli espone il suo incarico:


at povero Aghiutii! sapeva bene perche stava rintanato fra la plebaglia, pure
essendo un arcidiavolo: aveva sospettato doe che l'aspeuava... Quando ha
a udito che doveva aver ancora da fare con nna donna, s'e nascosto la coda
a till le gambe: non aveva ancora potuto dimenticare la vecchia che aveva

accettato di servire per tre anni... La vecchia gli aveva dato un lavoro
fare: raddrizzarle nn capello crespb: l'ha inumidito continnamente
a con la lingua Aghiutii e l'hu tirato fra le dita, giorno e notte senza
a riposo: pi lo bagnava e lo tirava, pin II capello si arricciava, sempre
a di pin: e sempre cosi, sempre cosi, finche i capelli si son drizzati sulla
a testa al povero diavolo, il quale, facendo anche a meno del salario e di
4

k da

a tuuo, fuggito via dalla padrona D.

Da questo breve passo, si comprende subito l'qmosfera di


favola scherzosa e fahtastica die eircold nella novella, alla quale

tuttavia, come ben notano rIbraileanu e lo Zarifopol, ii suo


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lato soprannaturale non toglie in nulla evidenza e concretezza.

In questo, ha prima di tutto un gran merito la lingua: lingua


che non porta solo pia con se ii profumo fresco e puro dei campi, che si respirava nella a Locanda di Manjoali v, ma 6 arricchita e variata straordinariamente con arcaismi, con parole greche e turche rinnovate e rivivificate, con aforismi sentenziosi, e
pia di tutto, con l'uso abbondantissimo di espressioni popolari,
immaginose e gustose, originali e spontanee. Nota anche lo Zarifopol (1): pochi sono i procedimenti stereotipati negli scritti
1glel Caragiale: l'uso delle definizioni al principio, l'annuncio
dello svolgimento con un a Ecco B all'inizio di un capoverso;*
le frequenti citazioni di fatti storici e letterari poco noti, l'amore per i giuochi di parole, e una chiara preferenza per le parole
popolari vecchie e rare.
E poi, con arte meravigliosa, il Caragiale ha saputo dare,
in a Kir Janulea D, il color del tempo e del luogo; siamo proprio nella Bucarest dei Fanarioti, che rivive tutta dinanzi a noi,
con i suoi aspetti e le sue figure caratteristiche; siamo proprio

alle corti greche, e dinanzi a noi resta per ultimo, in un sorriso di allegra ironia, il quadro del Capitano della Guardia, che

vuol tanto bene alla sua Principessa! tanto bene, che questa,
indemoniata, vede in lui, e non nel Sovrano, il proprio genitore...

Un sorriso sereno, ma ancora venato di ironia: ii sorriso


di un sultano, che dall'aho del suo trono, sdraiato sul divano,
vede dalla finestra II vano affaccendarsi, sulla piazza, di tanta
povera gente...

A a Kir Ianulea e si possono accostare altre favole, meno


ampie, ma altrettanto artistiche, e per cui si pu ripetere il giudizio dato sulla precedente. a Abu-Hasan B e Pastrami Trufandi B (Un salame straordinario) sono graziosi adattamenti di
favole orientall; a Ion D 6 la storia di uno sventurato, che non
vuole adattarsi alle opinioni degli altri, ed percia odiato e
picchiato da tutti; a Partea Poetului B un apologo Un po' amaro. II poeta, rimasto senza parte quando Dio distribui ii mondo,
(I) Prefazione al III vol. della a Opera a del Caragiale.

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6 eguahnente soddisfatto quando riceve dal Signore una penna,


un calamaio, dei fogli di carta... 11 poeta 6 ben felice di rinunciare per questo alla sua parte del mondo... Ma ogni flue giorni
egli richiede carta ed inchiostro: finche Iddio gli dice: a Ascol-

ta, ragazzo mio, non sprecarne piii tanta, fa' anche tu un po'
di economia; vedi com'e cars la carta, al giorno d'oggi! D. E,
partito il poeta, dice il Signore:
a Pietro, sari anche buono questo ragazzo; ma i un po'....
a Un po' come, Signore?
a ....un po'... sciocco... non pare anche a te?
a Eh, Signore
risponde Pietro
ad ognuno la sua parte! D.

ITn'imperatrice, disperata perche non ha bambini, compra nascostamente il figlio di una zingara morente di
fame e di miseria: la zingara diventa nutrice del principino, e
vive a Corte.
Quando il Principe 6 cresciuto, l'Imperatore vuol sposarlo
con la figlia di un Re: ma la nutrice si oppone: o la figlia di
Mama.

un Imperatore, o niente! 11 Sovrano 6 costretto a piegare il capo:

e il principe si sposa con la figlia di un Imperatore: ora si,


che la nutrice 6 contenta!
L'antica zingara lacera e affamata guarda con orgoglio il
bel figlio, che si china verso la Principessa sua sposa: a Cosi va
bene! Che ciascuno prenda la donna adatta a lui D.
Calul Dracului. (11 cavallo del diavolo).

Ma dove il Caragiale tocca davvero l'ultimo termine della


sua evoluzione e il culmine dell'arte sua, riuscendo a congiungere sogno e realt in una visione limpida e pur vaga di sorridente grazia poetica, dove egli dimentica finalmente del tutto
di essere stato un tempo satirico, e riflette nel suo sguardo e
che tutto coinnel suo atteggiamento l'immensiti di Pan,
prende in se, e non pub quindi guardare le cose da un punto
dove insomma il sentimento del poeta
di vista particolare
si identifica con la natura e il mondo che descrive, dandoci una
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rappresentazione di trasparenza meravigliosa, 6 in a Calul Dracului v.


a C'era nna volta, snl margine di una strada ombrosa, nna fontana;
a e presso la fontana sedeva in terra nna vecchia, avvolta in una coperta
a tuna a pezzi, e biascicava fra le gengive un boccone di ciambella bagnato
a in una brocca di acqua fredda. Qnando vedeva an passeggero, la vecchia
a lasciava cadere la ciambella dalla bocca; stendeva la destra a gemeva lac mentosamente, solo a fior di labbro:
a Abbiate pieti! Fate la cariti,
a benedetti, a nna povera peccatrice senza forze! D.
Se uno le dava
a qualcosa, diceva la vecchia:
a
Grazie, benedetti! Vi ricompensi Iddio caro! a
Poi bagnava /a
a ciambella nella brocea e si days di nnovo a biascicare D.

Un giorno di fiera, la vecchia 6 rimasta abbastanza soddisfatta della propria bisaccia colma.
a A poco a poco, al crepnscolo, i passeggeri si son fatti pifi ran, sempre

a pia ran, finche non 6 pifi passato nessuno dopo il tramonto del sole,
a qnando si e mostrata anche la luna ad oriente. Qnando a stato proprio
a notte... s'e avvolta la vecchia nella sun coperta, s'e messa la bisaccia
a per guanciale e si e rannicchiata per benino, sdraiata sul fianco sinistro,
a colic spalle alla luna, penile) la lnce non le colpisca gli occhi.... Proprio
a bene per dormire! Ne troppo caldo, ne troppo fresco; di vento, namr sneno un soffio; sulla terra, tale quiete da tnue le quattro parti che si
a poteva ndire come frusciavano e si dimenavano i venniciattoli, quatti
a quatti su per gli stall, e l'acqua come gorgogliava fuori della sponda
s della fontana tra le pietruzze
perche cosi e Pacqua, come la vita dela l'uomo! solo, pere, la vita corre finche cone e poi nail; ma l'acqua cone
a incessantemente da quando mondo 6 mondo, e come il mondo non ha
a da fermarsi mai... a.

La vecchia 6 ancora sveglia, quando arriva un passante,


che si siede

in terra presso la vecchia, nel raggio della

luna, e ansima profondamente per la stanchezza...


a Ma donde vieni, benedetto, da far cosi tardi per la strada?
a Eh, donde vengo io... vengo da lontano...
a Da lontano, ah? E... dove vai?
a Eh, dove vado io... vado lontano...
a Lontano, ah! ma come ti chiamano?
a Prichindel, mi chiamano.. e sono sni diciassette v.
9

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Stanco derrinterrogatorio, il giovinetto ottlene dam vecchia la cena, e una coperta, in cui avvolgersi per flonnire. Prichindel s'addormenta. La vecchia si curva su fli lui, per vedere
se e ben coperto: e, osservando meglio, scopre che Prichindel
ha la coda: a un diavolo! Al lora lo sveglia, e vuole convincerlo
a passeggiare con lei: a Guarda, che bella luna! . Prichindel
accetta, finalmente: passeggiare gli piace, ma per
dice
solo a cavallo... a Prenflimi tu a cavalluccio, e su a passeggio!
Guarda, che luna! .
La vecchia protesta a bingo, indignata: ma finisce con lo
acconsentire, e prende sul dorso il diavoletto.
a Bane gli aveva detto la vecchia che lei la sapeva ltinga e lni, proprio
a nulla. Quello sciocchino di Prichindel
diavolo quanto si vuole, ma non

a aveva capito. Come le si e appeso al collo, la vecchia ha scosso via i


a cenci e la bruttezza, e d'un tratto si a trasformata in nna donna giovane
a e altera, alta e bella come ima fata, lnminosa in terra proprio come la
a luna in cielo
poich questa vecchia era nna principessa maga, che,
a per i snoi peccati, era stata condannata a mntarsi in nna vecchia mendia cante, e a non riprendere il Imo primo aspetto, se non allorquando poa tesse trarre in tranello il diavolo; ma pure, anche allora, solo durante
a la notte. Cosi, mentre io vi ho spiegato unto con questa poche parole, la
a vecchia, doe la reginetta, o la fata, come preferite, era gill lontana con
a Prichindel. Correva leggera come il vento, si da non sembrare toccar
a terra; volava sopra la testa di Prichindel la sua ctioma bionda sciolta;
a e nel lnme di luna, fluttnava come un'onda il velo in cui era avvolta,
a vivace, tessnto in di di farfalle a in fili d'argento... Corsero molto cosi...
a Finalmente si son trovati in tins prateria piena soltanto di rose bianche
a olezzanti; a qui ella ha incominciato a rallentare, e a poco a poco ad
a andare a passo... Poi, fermandosi del tntto, dice:
a Ascolta! a E d'un tratto, in quel silenzio profondo piano del raggio
a di luna, si udi dall'ombra di nn cespuglietto un canto di usignolo... Hanno
a vagato molto e molte praterie hanno visto, eon tanti fiori! E tanti canti

a d'uccelli, nno pia armonioso dell'altro, hanno ndito! Ma qnando, lona tanissimo, nscivano da un boschetto nel largo della pianura verso l'oriente,

a ad nn tratto grida con terrore Prichindel: a L'alba! H bnio si screpoa la gilt! v.

a Ella si arresta improvvisamente, guarda verso l'orizzonte, vede in


a veriti che l'aurora vi occhieggia, e.g. di qui e la via! E an al gaIoppo!
a Volava come vola il cavallo del diavolo, ohre tan, fosse, macchie, tronchi,
a stagni
talche il povero Prichindel vedeva viaggiare per il cielo tre lune

a invece di nna.

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a Come 6 arrivata d'un fiato indietro alla fontana, ha buttato gin lona tano il diavolo a rotoloni: e lei poi, 8'6 scossa, e d'un tratto 8'6 raggo.
a mitolata gin sulla coperta
in tutto e per tutto la vecchia della sera...
a Liii 8'6. rialzato sconquassato per la caduta, e dice: a Sta' dunque sana,
a vecchiar D. Ed 6 ripartito zoppicando, indietro verso il colle a ponente,
a dove spariva la luna...
a Sospira la vecchia e si corica; ma non s'e ancora messa a chinder
a bene gli occhi, qnando ode voci di passanti. Si alza a meta, e con la mano
a stesa giit incomincia lamentevolmente, secondo la sua abitudine: a Aba biate pieta... Fate la cariti a una povera peccatrice senza pia forze! D.
a E poi, trae dalla bisaccia un bocconcino di ciambella, lo bagna Bella
brocca e incomincia a biascicarlo tra le gengive v.

Questa novella si presents come un'illustrazione del proverbio romeno: a Baba, calul dracului a. (Vecchia, cavallo del
diavolo); ma in realt un racconto in cui rivive tutto l'incanto
di un fantastico mondo poetico.
a Nella calms sonnolenta della sera si inizia il dialogo vivace, in cui
a ogni replica 6 nn estratto raffinato di esattezza umoristica.
a Poi, per mezzo di un improvviso cambiamento di tono, realizzato con
a arta meravigliosa per mezzo del sonno del giovinetto, il motivo diabolieo

a si introduce, grottescamente concreto. Poi, nn nuovo cambiamento di


a tono: la coppia grottesca di luogo ad un gruppo amoroso in tntto lo
a splendore della giovinezza. Infine, di nuovo il ritornello della vecchia
mendica: ma, in principio nmoristicamente realista, la ma figura si mo.
a stra ora in un accordo ove risuona con strano fascino il ricordo della
a ma fantastica bellezza, racchiusa soltanto nella comiciti maliziosa dela l'inizio a (1).

Con questo puro gioiello d'arte, di vera poesia, si chiu'de


l'opera del Caragiale: un brevissimo sguardo, ora, a tutto il
per
lungo cammino percorso, ed anche la mia analisi, opera
fatta di comprenquanto le forze hanno risposto al volere
alone, di sereniti, d'amore, sari conclusa.

(1) ZAIUFOPOL, a Introduzione alle Opera del Caragiale a, I.

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CONCLUSIONE

Se noi pensiamo al grande valore artistico dell'attiviti let,


teraria di Ion Lica Caragiale, ci immaginiamo certo che essa
abbia avurto una grandissima influenza sulla coltura romena.
Cosi non e; mentre, per esempio, il poeta Eminescu, a vicin
grande del Caragiale, ha dato origine ad una vera corrente
nella letteratura, e ha avuto imitatori gagliardi, come il Vlahutii
e solo oggi, con il Blaga e l'Arghezi, la poesia romena
sta rendendosi libera dal suo influsso, e ancora non sappiamo se
in bene, se durevolmente
l'arte del Caragiale resta invece
un monumento isolato, compreso da pochi nel suo valore, nel
suo profondo insegnamento.

Si dice che un continuatore il Caragiale abbia trovato nel


Patraranu: ma chi legga le novelle di questo scriuore, piaceyolmente umoristiche o crudamente satiriche, Bente subito che
Parte pin grande ne e ben lontana. Sono bozzetti graziosi, e
vero: ma il modello dei a Momente Xs resta pur sempre superiore per profonditi di analisi psicologica, per vivacita di ritratti cold e fermati con insuperabile concisione; e poi... forse
che proprio nei a Momente I la pia grande arte del Caragiale?
Non credo.

Forse, perche io Bono portata a gustare pin la narrazione


che il dramma, forse perche io sento, pia de' suoi lati comici,
la seriet della vita, cosi come la sentono, appassionata e infinitamente varia di aspetti e di dolori, i grandi poeti, a me pare
che la maggiore potenza, il culmine dell'arte, il Caragiale lo
abbia raggiunto nelle Novelle e negli Schizzi Nuovi. Anche nelle Commedie, do!) che io avevo trovato pia profondo erano state

le brevissime scene non comiche: e certo vi sara chi mi flak


una colpa di aver sceho proprio, ad oggetto 'del mio studio, un
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autore, ancora oggi, anche in Romania, soprattutto noto per le


sue opere satiriche.
Queste appartengono ad un'epoca determinata, per la loro
lingua e per lo spirito ironico che animava l'autore, ii che spie-

ga, sia che il Caragiale non abbia avuto imitatori, sia che la
sua arte non abbia ancora trovato molti azmniratori al di fuori
dei confini della Romania, dove del resto, in questo momento,,
essa pin circondata di venerazione che d'amore.
Perche, come nessuno potrebbe fare oggi una tragedia a alla
Shakespeare D, nessuno pub seguire le orme di a Una Lettera
Smarrita :o : questa 6 un monumento artistico ormai concluso e
suggellato nel tempo. E la lingua, poi, rende difficilissima la sua
comprensione ad uno straniero, mentre anche un romeno si
sente ormai lontano dai sentimenti che la animano.
Ma dalle Novelle queste cause d'incomprensione sono del
tutto assenti: la lingua loro purissima, il mondo loro universale, perche quello degli affetti, de' sentimenti pin profondi dell'uomo, e ad esse io ho pensato, quando mi Bono accinta
a trattare l'ardua materia.
11 Caragiale stesso deve aver sentito la necessiti di superare
l'arte della Commedie: perche, abbandonando II genere comico per un'arte pin serena, pin vicina alla grande poesia della
natura universale, egli 6, cosi mi pare, divenuto un autore a di
tutte le epoche e di tutte le nazioni D ; cio6 egli ha parlato, alla
fantasia ell al cuore, un linguaggio trasparente ad ogni immagine, non racchiuso negli angusti confini di un'epoca determinata.

Questo vertice dell'arte sua, realizzato nelle Novelle a negli Schizzi Nuovi, io ho cercato, in tutto 11 corso del mio lavoro, di mettere in luce, adoperandovi a ii grande studio e il
grande amore D ricbiesti da Dante, perche la personaliti di un
poeta ci appaia, e comunichi con noi attraverso lo spazio ed ii
tempo.

Perche solo le Novelle, fra tutte le opere del Caragiale, sono degne del nome, che era orgoglio dell'artista: esse Bono
classiche, nel senso pin latino a, pin armonioso, della parola.
Armonia! Questa dote divina ho ravvisato in ogni opera del

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134

mio autore; io l'ho vista, nell'evoluzione dell'arte sua, condurre senza soluzioni di continuit, dalle Commedie agli Schizzi
Nuovi; p questa dote specialmente, per me somma, ho cercato
Hi far ammirare fla chiuncfue mi legga.
Ma se pure la mia opera non fosse quale a me appare; se
pure io non fossi riuscita nell'assunto, e questo si fosse dimostrato superiore alle mie forze intellettuali, io continuerei a
pensare di aver compiuto un lavoro d'amore, e sarei lieta della
soddisfazione intima che esso mi ha dato:
...Coscienza m'assecura,

La buona compagnia che l'uom francheggia,


Sotto l'usbergo del sentirsi pura.

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. 135

SIMBOLI ORTOGRAFICL

Nel la traserizione dei nomi romeni, ho crednto bene di attenermi alla


grafia romena, data che nel nostro alfabeto mancano due snoni, carattexistici della lingua romena.
d
ci

Buono intermedio fra a ed e: un'e talmente large, da avvieinarsi ad a.


mono di cid non ho trovato una definizione scritta, e che si pub ap-

prendere solo dalla viva voce dei parlanti: M lo direi una nasalizzazione semi-vocalica.
4

s duro.
sc come in scena.

Z.

Z , a dolce.

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136

INDICE BIBLIOGRAFICO.
Nota.
Dato che nna bibliografia ricchissima, quasi compiuta e aggiornata fino al 1928, si puir trovare nei volumi dell'Adamescu: a Contributinne la Bibliografia rornitheasci a (Bncarest 1921-28), io non ho crednto
utile di riportarla qui, per esteso: mi Bono limitata a dare l'indicazione di
tune le Opere del Caragiale, nelle edizioni che un hanno servito durante
il mio lavoro; quanto poi alla Bibliografia critica, ho corrispondentemente
dato Ia aerie di tntte le Opere, che mi sono reahnente parse utili, contenendo
notizie e giudizi di un certo valore. Esse sone, naturalmente, quelle che
mi henna fornito materia e suggerimenti nella composizione dell'opera mia-

OPERE DI I. L. CARAGIALE.

V ersuri amicului C. D. - in a Revista contimporana a. 1874, II, p. 288..


Schite - (ed. Saraga - Iai, 1897).
Schite uzoare - (Bucureni - Biblioteca pentrn toti - n. 58, 1896).
Culisele cestiunei nationale - (Buc., 1896).
Moftul Roman (Buc., 1901).
Opere complete - (Buc. - ed. Minerva, 1908).
1.
Teatrul.
II. Nuvele i povestiri.
Momente, schite, amintiri.
Schite Nona - (Buc. - ed. Adeve'rul, 1910).
Abu-Hasan (Buc. - ed Flacttra, 1915).
Reminiseente - (Buc. ed. Flacara, 1915).
Culegeri postume - (ed. Vials Romaneasca - Colectia Foi volante, 1920).
1907 -

din prbnivara pane in toamni

(Buc. - ed. Viata Rom. Col. Foi vo-

lante, 1921).

Versuri - Cu note de B. Lizireann - (Bnc. - ed. Viata Rom., 1922).


Teatrn - en note de 0. Miner: contiene pure opere inedite come:
a Roma invinsil a, a 0 Soacia D, a Dupii o mita de ani a. - (Bnc.
ed. Socec, 1924).
Nuvele i schite
Editie ingrijitli de P. Zarifopol - (Bnc. - ed. Culture.
Nationale', 1930).
Reminiscente i Notite entice - ed. ing. de P. Zarifopol (Buc. - ed. Culture
Nat., 1932).

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- 137

BIBLIOGRAFIA CRITICA.

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Biblioteca Mari lor Procese (Procesul Caragiale-Caion (ed. Curierul jndiciar,
V. ALECSANDRI

Bia.sooa

Main, 1924).

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M. DRACOMIRESCII
Prelegeri de literatur5 romfinii, 1920.
Critica dramatica (Bnc., 1904).
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P. ELIAD
De Pinfinence frangaise sur l'esprit public en Roumanie (Paris
- ed. Leroux, 1898).
P. ELIAD
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Riboji pe bradul verde (Iasi, 1920).
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CLARETIE J.

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Note de istorie literara romneasca (Iasi, 1929).


GHEREA-BORROGEANU
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Neoiobigia (Buc., 1908).
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Precursori (Bile., 1930).
Spiritul critic in cultura romaneascil (Iasi, 1909).
lartenzeNti
Note si impresii (Iasi, 1920).
Scriltori romani Iii streini (Iasi).
a
Studii literare (Buc., 1930).
a
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N. IORGA
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Buc. - ed. Ancora, II, III, VI).
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- Critice, II, M.
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Caragiale - Omul si opera (Buc., 1913).


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Dictionarul contimporanilor.

A. ROMANESCU

Rosarri

1EL SANIELEVIGI

Incercari critice (Gabl., Buc., 1903).

*St Ana
Amintiri (Buc., 1924).
StituTEAxy
Incercare critici asupra

Comiculni Dramatic la Caragiale

(Buc., 1924).
Oameni i carti (Buc.
ed. Socec, 1923).
La gura sobei (Bue. - Cartea Romaneasca).
Dreptate (Buc., Cartea Rom.).
P. ZARIFOPOL
Despre Stil (Buc. Biblioteca Dimineata, n. 88).
Artitti i idei literare romane (Boa., Bib. Dim., n. 128).
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TELEOR: a Din Voiajurile Ini Cara-

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Adevarul literar si artistic


camp de lima a.

27 agosto 1922

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10 febbraio 1924
Ho Dos: a Napasta D.
13 settembre 1925
J. BART: a Caragiale i natura s.
Convorbiri critice
1907, I, pag. 695-710: a Fabule a.
1907, I, n. 22, pag. 899: a1907 D.

1908, II, n. 7, pag. 291: M. D.: a Caragiale a.


Convorbiri literare
1912, n. 6
J. NEGRUZZI: a Caragiale a.
Flacara
1911, I, pag. 121
TAKE IONESGU: a Caragiale orator a; IMF:
a Cum eerie Caragiale a.
1911, I, pag. 122
ROSETTI: a Caragiale profesor a.
1911, I, pag. 123
Enna a Caragiale D.
1911, I, pag. 183
LocusTEANv: a Caragiale despre presi a.
1913, HI, pag. 311
AL. *ERUPT: a Eminescu i Caragiale a.
1914, IV, pag. 298
HAsrus: a Abn-Hasan a .
Floarea Albastra
1899, I, n. 19
APITEMIREAPIU: a Dupi o suta de ani a.
Literatorul
1893, n. 6
MAcEnorgsm: a Scrisoare deepre Caragiale a.
Literatnra si Arta romane
PETRACU: a Caragiale v.
1897, II, pag. 672
Luceafarul
Sibiu, 1912, XI, pag. 463
V. Nacau: a Autorul Iui Chico,
Rostogan a.

1912, XI, pag. 739: a Funeraliile lui Caragiale a.


Neamul rominesc literar
1912, pag. 377
CimucX: a Unde a fnvat
Caragiale a.

Revista teatrall
Brasov, 1913, I, n. 1
H. P. Punascu: a Caragiale v.
Romanul
Arad, 1911, n. 2
H. P. PETRESGU: a Caragiale i Ardelenii a.
1902, II, pag. 39
CHENDI: a Un alt proces Caragiale v.
Semanatorul

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Universul

1899, XVII, pag. 248.


1900, n. 47.

1912, n. 167.
Viata romineascii
1912, pag. 123
a Festivalul Caragiale a.
1921, XLVIII
SITE0m: a Invoelile editoriale ale lui Caragiale a. 1930, XXII, n. 4-5 ---, PHILIPPIDE: a Opere complecte

ale lui Caragiale a (1).

(1) Questo lavoro a la tesi di laurea diseussa il 13 novembre 1931


nate Facolth di Lettere della R. Universitit di Roma. I relatori della tesi
furono i proff. Claudio Isopescu, Giulio Bertoni e Enrico Damiani. L'autxice venne promossa dottore in lettere con la votazione: centodieci su
centodieci e lode.

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INDICE.

Introduzione

,,,,

La vita di I. L. Caragiale

L'opera di I. L. Caragiale.
Le commedie .

0 Noapte

.........
9

,
,

,
9

25

29

38
46
59
65
78

.
1

..

,,
9

,,,

.
9

...

. ,

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a
a

Opera di I. L. Caragiale
Bibliografia critica

Simboli Ortografici
Indica Bibliografico

11
24

.
9

In vreme de riizboi
0 reparatie ,
GU schizzi nnovi .
La Haunt lui Minjoalii
Kir Iannlea,
. .
Calul Dracului

... ,

0 Fiche de Pasti

Conclusione

.
Conn Leonida
0 5crisoare Pierdntii
D'Ale Carnavalului ,
I a Momenta a .
II dramma a N'apasta De
Le novelle ,
Pleat
.
1

,,

FUrittnoasti

Pag.
a

a
a
a
D

a
a
a
a

a
a
a
a

93
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132
135
136
136
137

PICCOLA BIBLIO-

TEC A ROMENA
Volumi pubblicati:
1. - LUCIA SANTANGELO:

Giorgio

Co*buc nella vita e nelle


opere.
2. - ANNA COLOMBO: Vita ed ope-

re di Ion Luca Caragiale.


3. - MARCELL CAMILLUCCI: La vi-

ta e Popera di Panait Cerna.

Prezzo L. 5.
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