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e la sua storia
Non si conosce, con esattezza l’origine Sempre in questo periodo fu realizzata la
della città di Lucca ne quali siano stati i prima cinta muraria.
suoi primi abitanti. Lucca rappresentava un centro tanto im-
Si ipotizza una presenza dei liguri (il portante per l’Impero Romano che, nel 55
nome “Luca” deriverebbe da “luk”, a.c., vi si incontrarono gli attori del primo
radice celto-ligure che sta a significare un triunvirato
luogo paludoso) i quali, successivamente
incalzati dalla pressione degli Etruschi,
impararono da questi ultimi, nonostante
le dispute, la capacità di approntare dei
canali dove far scorrere le acque e liberare
dagli acquitrini ampie porzioni di terreno.
Non va infatti dimenticato che la zona su
cui sorsero i primi insediamenti umani era
fortemente paludosa e sovente inondata
dalle periodiche alluvioni del fiume Serchio
Lucca si trova in un’ampia conca che si
estende dall’Altipiano delle Pizzorne ai
Monti Pisani. Il suo primo, vero sviluppo
ebbe inizio in epoca romana (180 a.c.),
come la costruzione dell’antico nucleo
della città stessa testimonia: sono, infatti,
ancora ben visibili il cardo (via Fillungo-
via Cenami) e il decumano (via S. Paolino-
via Roma-via S. Croce), ovvero gli assi
lungo i quali si espanse l’insediamento
romano, con il suo foro (l’attuale S.
Michele) e l’anfiteatro. Foto Claudio Lazzerini
Caio Giulio Cesare, Gneo Pompeo
Magno e Marco Licinio Crasso.
A partire dal 400, Lucca venne
occupata prima dagli Ostrogoti, poi
dai Bizantini, quindi dai Longobardi,
sotto i quali divenne, nel giro di pochi
decenni, uno dei centri più impor-
tanti del regno, anche grazie al Volto
Santo, che portava in città moltissimi
pellegrini in viaggio verso Roma,
lungo la via Francigena, collegamen-
to tra Roma stessa e Canterbury.
Nel 773, la città entrò a far parte
dell’Impero Carolingio. Lucca non
solo conservò una posizione di
rilevanza nell’impero, ma riuscì
anche a dare il via a un periodo
di grande crescita, in buona parte
fondata sull’economia legata alla
produzione della seta.
Nel Medioevo, l’antica colonia
romana divenne uno dei centri più
importanti in Italia, tanto da rivaleg-
giare con Firenze, battuta dall’armata
lucchese capitanata dal nobile
condottiero Castruccio Castracani
degli Antelminelli.
Con la morte di Castruccio, però, si
aprì un periodo di grande confusione
politica in città, tanto che Lucca, nel
1343, passò sotto il controllo di Pisa,
dalla quale si liberò solo nel 1372,
grazie all’aiuto dell’Imperatore Carlo
IV di Boemia.
Dopo una breve parentesi
repubblicana, la città divenne di
nuovo un ducato, sotto Paolo
Guinigi (marito di Ilaria dal Carretto).
Nella seconda metà del
Quattrocento, reta da un nuovo
governo repubblicano, Lucca riuscì a
rilanciarsi a livello europeo, grazie al
commercio e all’attività dei suoi abili Foto Claudio Lazzerini
banchieri.
Foto Claudio Lazzerini
Tra il 1400 e il 1500 la città cambiò il suo volto, abbattendo le torri medievali e
costruendo la cinta muraria che tutt’oggi la caratterizza. Lucca visse in pace e rimase
una repubblica fino al 1799, anno in cui la città venne invasa dalle truppe napoleoniche.
Il condottiero francese, però, le concesse lo stato di Repubblica, fino al 1805, quando
la trasformò in un principato costituzionale, governato dalla sorella dell’imperatore,
Elisa Baciocchi e da suo marito Felice Baciocchi. Nel 1815 dopo il congresso di Vienna
Lucca passò sotto il controllo di Maria Luisa di Borbone.
Il 1847 fu un anno storico per Lucca: Carlo Ludovico di Borbone, figlio di Maria
Luisa, firmò l’annessione della città al gran ducato di Toscana, facendole perdere la
secolare indipendenza. Durante la seconda metà dell’Ottocento, Lucca godette di un
favorevole periodo di sviluppo economico, grazie soprattutto alle sue produzioni tessili
e all’industria della carta. Nel Novecento, la città proseguì sulla via dello sviluppo, fino
alla Seconda Guerra Mondiale. Lucca venne risparmiata dai bombardamenti ma, con il
fronte a pochi chilometri di distanza (Linea Gotica), assistette a violente rappresaglie ed
episodi violenti, come la tristemente nota Strage di Sant’Anna di Stazzema.
La capacità imprenditoriale e il fiuto per gli affari dei lucchesi, fecero sì che la città si ri-
prendesse velocemente dalla guerra e Lucca fu in grado di sviluppare nuovi interessi, non solo
in campo economico, ma anche in quelli legati alla tradizione, alla cultura e al turismo..
Lucca
e la via della seta
La città ha uno stretto legame con la seta proveniente dall’Oriente. Nel duecento, con
l’introduzione e lo sviluppo della tecnologia orientale di tessitura e ricamo della seta,
Lucca divenne un centro tessile e commerciale europeo dei prodotti serici di qualità.
Molti funzionari e dignitari medievali rimasero affascinati dai prodotti serici ricamati
con fili d’oro in stile orientale. Queste stoffe, provenienti dalla Cina e dalla Persia
ebbero una grande influenza sul gusto delle popolazioni occidentali.
Cominciano a venire prodotti a Lucca dei tessuti serici molto preziosi perché ricamati
con filo d’oro, con motivi iconografici decisamente orientali importati dall’Oriente,
per esempio fiori di loto, oppure dragoni, dragoni alati fenici, oppure uccelli di vario
genere, per esempio pappagalli, pavoni o quei cosiddetti uccelli del Paradiso, oppure
animali esotici come scimmie, elefanti, gazzelle, leoni, pantere, orsi, cani di vario
tipo. Quindi c’è un’influenza diretta della moda, del gusto orientale, in particolare
cinese sulla moda dell’epoca europea. Quindi questi tessuti vengono prodotti in
Italia e poi vengono venduti in vari Paesi europei. l’industria lucchese della seta venne
influenzata principalmente dallo stile bizantino, anche se nel corso del XIII secolo, la
seta bizantina venne poi gradualmente sostituita da quella cinese. Grazie ai contatti
con la cultura orientale e alla rinascita dell’industria della seta della famosa città tosca-
na, durante il suo periodo d’oro era possibile vedere dappertutto, a Lucca, macchine
per la tessitura.Un mondo artigianale molto complesso e molto stratificato, per cui è
difficile calcolare il numero esatto, si pensa che in alcuni periodi ci sia stato un numero
maggiore di duemila, perché tanti telai, soprattutto quelli più piccoli e meno
costosi, erano nelle zone di campagna, in quanto i mercanti imprenditori, quelli che
disponevano di capitali e anche delle capacità di business imprenditoriale, affidavano
la seta greggia e quella filata a delle
artigiane, soprattutto donne in
quanto la manodopera costava un po’ Le sete di M.Maddalena Vertuccio
meno, che vivevano nelle campagne, e
addirittura fornivano loro anche il telaio, e
in questo modo il mercante imprenditore
risparmiava un po’ sul costo di produzione
e le famiglie che vivevano nelle campagne
avevano un budget economico più ampio.
Durante il periodo d’oro dell’industria
tessile di Lucca, si sono formati diversi
settori. Le officine di filatura, per i fili
d’oro e d’argento, le tintorie, i laboratori di
ricamo e tessitura, ciascuno con la propria
specializzazione, hanno così creato molte
opportunità di lavoro. Il commercio della
seta ha portato grandi ricchezze alla città.
Si sviluppa soprattutto dal XIII° secolo
e questa industria diventa l’industria più
importante della città.
Si sviluppa la rete molto vasta di commerci e di rapporti economici bancari con il resto
dell’Europa che i mercanti lucchesi riescono a costruire nel tardo Medioevo, si basa
soprattutto sulla disponibilità di questa merce molto preziosa e rara.
Sebbene la tessitura, il ricamo e il commercio della seta di Lucca sia stato famosissimo,
oggi non è più possibile trovare nei musei macchine antiche con cui si svolgeva questo
lavoro. Sul viale principale del centro storico di Lucca, c’è un atelier dedicato ai prodotti
di seta tradizionale lucchese, e probabilmente è l’unica bottega che utilizza ancora le an-
tiche attrezzature. Nel medioevo, la produzione della seta a Lucca si improntava su una
produzione molto lussuosa, quindi veniva usata seta solo di primissima qualità, molto
lucida e molto fine, e venivano realizzati manufatti tessili destinati all’abbigliamento e
all’arredamento di corti e nobili, erano quindi tessuti molto pregiati.
Una delle caratteristiche fondamentali potrebbe essere l’utilizzo di certi disegni molto
classici della produzione serica medievale lucchese, quali per esempio i grifoni e certi
motivi floreali, che avevano subito una grande influenza dall’Oriente, perché la Via
della Seta, seppur convergendosi in certi punti, veniva comunque dall’Oriente.
Anche la seta è stata importata a quel tempo dall’Oriente.
I lucchesi viaggiavano, e certi motivi potevano essere ritrovati nella produzione araba e
bizantina. Se si conosce in modo approfondito Lucca, è possibile scoprire che l’influenza
della seta è stata impressa dal tempo su ogni mattone e su ogni tegola: il logo della
Commissione di Arbitrato Commerciale di Lucca adotta la figura usata dai
commercianti lucchesi di seta, dalla superficie della parete di una chiesa del centro
storico, è ancora possibile vedere le misure di riferimento per costruire le macchine per
la tessitura. Oggi il canale Ozzeri, lungo il quale erano disposte le antiche botteghe
della seta, scorre lento e placido, e i
magnifici palazzi e le ville costruite
grazie alla ricchezza portata dal
commercio della seta sono i testimoni
silenziosi dell’importante significato di
questo tessuto per la città di Lucca.
Una città Signora del commercio dunque,
che puo’ vantare negozi centenari, curati
da grandi commercianti, che hanno reso
ancor piu gloriosa la storia di questa
splendida ed unica citta’, Lucca.
Nelle prossime pagine troverete un racconto
di Ester Giannasi, geologa e scrittrice e
preziosa amica del Gruppo “La parola
all‘immagine”, che racconta, in quanto
vissuto in prima persona, un aneddotto
legato ad uno dei piu’ grandi e storici
negozi di Lucca e cioè Marsel Martini Via
Fillungo 89, proprio di fronte all’Antico
Caffe’ Di Simo.
Foto Claudio Lazzerini
Pur non essendo lucchese di nascita e legata alle sue radici di emiliana,
Ester Giannasi è entrata giovanissima a far parte di una nota famiglia
lucchese, la famiglia Martini e ha sempre vissuto in questa città, nei
primi quindici anni di matrimonio nel cuore di Lucca, vicino a Piazza
dellAnfiteatro, poi a Sant’Anna, dove abita ancora.
Fa parte di un gruppo di scrittori dilettanti (Amici sopra le righe).
Per passione, le piace scrivere brevi racconti di memoria.
“Bimba avrei voglia di festeggiare, sono esattamente 25 anni che esiste
questo negozio, ho comprato il palazzo nel ‘52, quando è nato Giorgio
(colui che è diventato mio marito): non so, a volte penso che questo bimbo
piccolo piccolo mi abbia dato il coraggio di buttarmi in questa avventura,
il mio primo nipotino, che portava il mio nome, mi faceva uno strano
effetto, avevo 47 anni ed ero nonna, e proprio in quel momento si
presentava una opportunità, era all’asta , a un prezzo molto conveniente,
questo palazzo.
Sai, sono stata l’unica persona a presentarsi, nessun altro.”
“ Nonna Giorgia, però lei lo ha voluto chiamare Mar Se L, un passaggio
di responsabilità ai suoi figli, Sergio e Luciano, come a dire io sono la
nonna, e ora tocca a voi, vero?”
“ Si, volevo questo. Alleggerirmi un po’ , adesso toccava a loro.”
“ E Nonno Martini era sempre d’accordo?”
“ Per fortuna lui mi ha sempre obbedito, in tutto.”
Questa signora minuta dall’aspetto curato ma affatto vistoso doveva
essere stata un leone, non avevo dubbi, dal suo sguardo si leggevano le
fatiche ancora vive, lei che parlava pochissimo, e piano, e solo per dire
qualcosa, mai a caso, ora trascorreva il tempo nel suo negozio, a fare
dieci ore al giorno l’uncinetto , ma nel silenzio controllava tutto, e tutto
vedeva.
“ Nonna Giorgia, quando c’era la guerra, lei aveva i bimbi ancora
piccoli, e già aveva un negozio, prima di questo , in Via Fillungo...”
“ Si, proprio accanto a Beppe il giornalaio. Sai, io mi alzavo la mattina
presto e uscivo alle 6, i miei bimbi dormivano, quando rientravo loro
erano già a letto, non li vedevo mai. Erano i primi tempi che a Lucca
avevamo le confezioni di abbigliamento, i signori andavano tutti dai sarti,
bisognava convincere che c’era qualità anche nel “pronto”. Io passavo
le notti a pensare come ampliare la clientela, e mi venne un’idea. Propo-
si alle donne che conoscevo e lavoravano alla “ Cucirini Cantoni” di
portare le loro colleghe, e i mariti, avrei fatto a tutti uno sconto del dieci
per cento. Cosi’ , con questo stimolo abbiamo raccolto una larga fascia
di clienti, tanto che nel ‘62 il nostro negozio vinse la medaglia d’oro della
Lubiam per le maggiori vendite in tutta Italia. “
“ Grande!!!..E ha avuto altre idee?”
“ Bhe, la pubblicità ce l’ha fatta la qualità, direi”
Una donna imprenditrice di struttura solida, che aveva attraversato la
guerra da giovane madre, senza piangersi addosso mai, ora era una
anziana signora, ancora bella, che si concedeva la civetteria di una
camicetta col pizzo che spuntava dal polsino del golf, niente trucco, ma
capelli sempre a posto , qualche gioiello di buona fattura, grazioso.
Mi piaceva, e io piacevo a lei, che si apriva ai ricordi, come faceva molto
di rado, e, se iniziava, spesso troncava di botto, spazientita dalla poca
attenzione.
Io invece la ascoltavo volentieri, e quel giorno, nelle vacanze di Natale,
ero contenta di essere li con lei, ed essere messa a parte di una storia,
la storia del Marsel, di cui oggi mio figlio è il più piccolo degli eredi.
Le due Arti, la seta e la pittura
Maria Maddalena Vertuccio
Lucca Signora ed i suoi Artisti
Fabrizia Vannucci
Giovanni Parensi, uomo di cultura,
scrittore e poeta, si diletta anche a
recuperare il vernacolo lucchese
mettendolo in versi. Naturalmente
è anche uno degli storici Amici
del Gruppo
“La parola all’immagine”
A spasso per le vie di Lucca
con le foto di Giuditta Pieroni
Lucca riflessa
la città vista attraverso gli “scatti” dei lucchesi
Centro Storico
Piazza
dell’Anfiteatro
Piazza dell’Anfiteatro è uno
dei luoghi simbolo di Lucca,
oltre che, probabilmente, lo
scorcio più bello e suggestivo
di tutta la città.
Sorge nel luogo esatto in cui
un tempo si trovava l’antico
anfiteatro romano, risalente
al II secolo d.c. e di cui an-
cora oggi la piazza conserva
la tradizionale forma ellittica.
Durante il Medioevo, Piazza
dell’Anfiteatro era il punto Foto Giuditta Pieroni
d’incontro privilegiato della
società lucchese. Qui infatti
si svolgevano le riunioni Da quel momento e fino alla prima metà del Novecento,
dei cittadini, sempre qui Piazza dell’Anfiteatro divenne la sede del mercato
sorgevano edifici di notevole cittadino.
importanza sociale come ad Oggi la piazza rimane un centralissimo punto di ritrovo,
esempio il deposito del sale e con moltissimi negozi e bar ricavati all’interno di antichi
la polveriera. locali. Si accede a Piazza dell’Anfiteatro attraverso
Nel 1830, su progetto quattro archi collocati in punti diversi.
dell’architetto anche egli luc- Ad oggi il piano della piazza, sulla quale si aprono
chese, Lorenzo Nottolini, la numerosi negozi, è rialzato di circa 3 metri rispetto
piazza assume l’attuale strut- all’arena romana.
tura, con la demolizione dei L’accesso alla piazza è possibile tramite 4 porte a volta,
piccoli edifici che fino a ma solo una di queste, la più bassa, ricalca esattamente
quel momento si trovavano uno degli originari accessi.
al centro della stessa e la Una curiosità da notare, è la croce incisa su una
ristrutturazione degli edifici che mattonella al centro della piazza, nel punto di
sorgevano lungo il perimetro. intersezione tra le 4 porte.
Via Streghi. Va da via Fillungo a via Diversi. Bisogna percorrere via Fillungo e,
arrivando dal portone dei Borghi, superare via Mordini per trovare dopo pochi passi
una via stretta e non troppo lunga.
È via Streghi, dedicata a una delle famiglie che nel Medioevo formarono la fortuna
commerciale di Lucca e non solo. Famiglia nobile, quella degli Streghi. La nobiltà, in
quei secoli, tendeva ad andare a braccetto con la ricchezza.
E la ricchezza, agli Streghi, davvero non mancava: erano imparentati con i signori di
Corvaia e Vallecchia (in Versilia) e il loro simbolo araldico era una sbarra d’oro e tre
lune azzurre in campo a scacchi rossi e bianchi.
Oltre alla nobiltà e alla ricchezza c’era il potere. Che si materializzava anche nei
possedimenti immobiliari: come le case e le torri che la famiglia possedeva proprio in
questa zona del centro storico e che spiegano la denominazione della strada.
Gerio Castracani, padre di Castruccio, proveniva da una famiglia che aveva creato la
sua ricchezza grazie ai cambi delle valute e, in seguito, ai mercati con il nord Europa. Si
espansero anche con l’estrazione di metalli e con l’acquisto di svariati immobili a Lucca
e non solo. Insomma, era una delle famiglie più in vista.
Per Gerio fu trovata una sposa all’altezza: Puccia degli Streghi. I due
convolarono a nozze nel 1278 e, secondo quanto raccontato da Manuzio, la sposa rimase
incinta nel 1280 partorendo il primogenito Castruccio nel marzo dell’anno successivo
(tradizionalmente si indica come data il 29 di quel mese).
L’incredibile parto di Puccia e la nascita di Castruccio Castracani.
Il travaglio fu lunghissimo e mise seriamente a rischio la vita della donna, che fu trattata
con molti medicamenti che a un certo punto la fecero addormentare.
«E sognando - scrive Manuzio - le pareva mandar fuori una gran fiamma di fuoco, che
d’intorno ardeva ogni cosa; parendole di rimaner anch’ella in quella fiamma estinta».
Dopo il sogno, prosegue il racconto, «svegliandosi piena di tremore e spavento, partorì
un figliolo di una inaudita e smisurata grandezza, che rese meraviglia a tutte le matrone
e balie».
Dopo quel parto, avvenuto in una casa nella zona di San Benedetto in Gottella, Puccia
divenne sterile, come se avesse instillato ogni goccia della sua energia in quel figlio
enorme, destinato a una vita di grandezza e che fu il condottiero Castruccio
Castracani.
Oggi, della potenza della famiglia Streghi, nel frattempo estinta, non rimane che
quella decina di metri nel cuore stesso di Lucca.
Foto Giuditta Pieroni
Via Fillungo
Via Fillungo è la strada principale del dove la famiglia Falabrina, che in via
centro di Lucca. Fillungo aveva le sue case, esercitava il
La via, lunga 700 metri e larga 10, suo diritto di feudo.
all’interno delle mura, è uno dei simboli Nel tempo il nome “Fillongo” si è
più rappresentativi della città, centro delle modificato fino ad arrivare a metà
attività turistiche, commerciali e artigianali dell’Ottocento all’attuale Fillungo che
dei lucchesi. Il nome “Fillungo” deriva tende a richiamare anche la forma della
probabilmente da Fillongo in Garfagnana, via, che si estende lunga e dritta.
San Martino
Foto Giuditta Pieroni
La Cattedrale
Lungo il bastione, sul decumano che porta preesistente casermetta militare in luogo
dritti al Palazzo Ducale, in una posizione a di ritrovo proprio al centro del baluardo
dir poco strategica, si trova l’Antico Caffè Santa Maria. luogo di sosta e di ristoro,
delle Mura, antica gloria cittadina. Il Caffè del ritrovo e dell’appuntamento, luogo
delle Mura è a tutt’oggi un’importante urbano creato a immagine e somiglianza di
testimonianza di architettura ottocentesca quelli delle più importanti città europee.
realizzato nel 1840 per volontà di Carlo Qui generazioni di Lucchesi si sono dati
Ludovico di Borbone che trasformò una appuntamento per feste, eventi e incontri.
I RACCONTI
DELLE
MURA
Avevo sempre ritenuto che fosse un pino e forse lo era perché nei pressi della
sua vecchia dimora ci sono oggi alcuni pini, però per come lo ricordo, poteva
essere anche una quercia. Era comunque una pianta bellissima. D’estate
dominava fiera e solenne il paesaggio con la sua grande chioma, un enorme
ombrello di color verde cupo che stava li a farsi rimirare ed a proteggere la
radura e la collina. Molte persone della mia età se la ricordano certamente.
Mi piacerebbe poter trovare da qualche parte fotografie dell’epoca.
Sdraiato all’ombra dei pini nel cortile dell’INCIS o nei campi vicini,
nella calura estiva, l’ammiravo nella sua imponenza e fantasticavo sulla sua
età, su quante generazioni l’avessero curata ed ammirata, su chi potesse in
quel momento usufruire della sua fresca ombra sotto la quale si doveva stare
divinamente.
Oggi dai miei vecchi punti di osservazione non è più possibile avere la visione
di allora a causa delle costruzioni che hanno progressivamente invaso la
piana a partire dal primo dopo guerra; si può scorgere soltanto il crinale
della collina più alta. Per poter distinguere meglio la radura, dopo aver
girato parecchio e fatto fotografie da ogni parte, ho scelto questa
fotografia fatta nell’autunno del 1994 dalla finestra del mio ufficio in via
di Ronco quando il Piscilla uscì dagli argini. Oggi la piccola radura che
si vede sulla destra nella fotografia è ancor meno visibile perché molto
rimpiccolita a causa dell’invasione di cespugli e rovi ed in parte perché
nascosta dalla vegetazione spontanea che la sta lentamente cancellando.
Le case più prossime oggi sono disabitate e vanno lentamente in rovina.
Nessuno segue più la campagna circostante con la cura di una volta.
La grande pianta era a dimora proprio alla sommità della suddetta
radura che d’estate assumeva un colore giallo oro perché allora quei piccoli
campi in pendenza, sembra incredibile, venivano coltivati a grano.
Il giallo oro dei campi faceva ancor più risaltare il verde scuro della pianta.
Un “Van Gogh” incastonato nelle colline di Gattaiola.
Per una quindicina d’anni attorno ai sessanta, sono stato più volte assente
per lavoro da Lucca anche per periodi molto lunghi. Al ritorno da una di
queste assenze, non ricordo l’anno, guardando verso le colline mi accorsi che
l’albero non c’era più.
I Racconti delle mura
Daniela Valdisseri
Lucca Signora vista attraverso l‘occhio dei Lucchesi
Lucca caleidoscopica
Foto di Ugo Baroni
L’ antica porta San Donato, che si trova romanica delle seconde mura, si
sul lato sinistro di piazzale Verdi, fu trova inglobata nella cerchia muraria.
realizzata nel 1590. Il lato ovest della città La soluzione a cui lavorarono Civitali
era difeso ancora dalla cortina medioevale ed in seguito Ginese Bresciani ebbe,
che venne ritenuta debole per cui i lucchesi quindi, vita breve, una cinquantina di
ritennero necessaria una ristrutturazione. anni, venendo sostituita tra il 1629 ed il
Fra tutti i progetti presentati venne scelto 1639 dalla nuova porta di San Donato
quello di Matteo Civitali che prevedeva la eretta verso nord. Si collegarono due
realizzazione di un baluardo a musone e di semi-baluardi, Santa Croce e San Paolino
una porta maestosa. Oggi la porta, sulla cui (ad entrambe fu aggiunto un orecchione)
facciata (quella che dava verso l’esterno con due nuove cortine che formavano
della città) troviamo due leoni di marmo un angolo acuto al cui vertice fu eretto il
originariamente posti nella porta tardo baluardo San Donato.
Lucca Signora vista attraverso l‘occhio dei Lucchesi
Lucca caleidoscopica
Foto di Ugo Baroni
Lucca caleidoscopica
Foto di Ugo Baroni
Torre
Guinigi
La splendida Torre Guinigi
s’innalza all’angolo tra via
Sant’Andrea e via delle
Chiavi D’Oro.
Costruita in pietra e
mattoni, la Torre dei
Guinigi è alta 45 metri e si
distingue da tutti gli edifici
del centro storico per gli
alberi che crescono sulla
sua sommità. Tra le torri
medievali, appartenute a
famiglie private, essa è
l’unica che non sia stata
mozzata o abbattuta nel
XVI secolo
Le case della potente famiglia dei messe a dimora sette piante di leccio.
Guinigi sorsero già nel Trecento, Non si sa esattamente quando il
formando un complesso che copriva giardino fu realizzato, ma in
ambo i lati della via omonima. un’immagine contenuta nelle Croniche
I palazzi furono costruiti alla fine del di Giovanni Sercambi (secolo XV), si
XIV secolo: rappresentano l’ultima e può vedere che tra le tante torri di Lucca
più fastosa rielaborazione della casa ve n’era una coronata d’alberi.
lucchese romanico-gotica. Malgrado Si suppone dunque che l’impianto
sia alterata la situazione originaria sulla Torre Guinigi sia molto antico,
perché andarono distrutte tre delle anche se i lecci oggi presenti sono stati
quattro torri prossime al crocevia tra sicuramente ripiantati nel tempo.
via Guinigi e via S. Andrea. Sulla La Torre è diventata col passare del
cima della torre si trova un giardinetto tempo, come la cerchia muraria, un
pensile, costituito da un cassone murato vero e proprio simbolo distintivo della
riempito di terra, nel quale sono state città di Lucca.
Lucca Signora vista attraverso l‘occhio dei Lucchesi
Lucca caleidoscopica
Foto di Ugo Baroni
Acquedotto
Nottolini
Chi si trova a
passare dall’A11, e non ne
conosce la storia, può
scambiarlo per un acque-
dotto romano. Un errore
anche legittimo, ma quello
che si vede dall’autostrada,
pur sfuttandone lo stesso
principio, fu realizzato un
paio di millenni dopo. È
l’acquedotto del Notto-
lini, opera nata all’inizio
del diciannovesimo secolo
per portare l’acqua dalle
sorgenti capannoresi de Le
Parole d’Oro fino a Lucca.
Finché un giorno:
“Sai, da domani non ci vedremo più, mio padre è stato trasferito...”
“Peccato...”
“Circulez, circulez, il n’y a rien à voir, circulez, circulez, il n’y a rien à
voir”, si dice in Francia. “E qui invece c’è molto da vedere, eccome!
Siete tutti invitati all’ultimo spettacolo teatrale che di questi tempi spopola
a Parigi. Basta avere a disposizione un teatro anche piccolo, che dico,
una sala parrocchiale... Altrimenti basta anche un telone nella piazzetta.
Lo spettacolo si intitola “Cenerentola” e sono certo che piacerà a tutti,
specialmente ai bambini.
Sul palco, oltre a Cenerentola, vedrete anche la matrigna e le perfide
sorellastre. Meno male che poi arriva il principe... Ve l’ho già detto che
questo spettacolo sta avendo un enorme successo a Parigi e io vi vendo,
anzi vi regalo lo spartito per la miseria di cinque soldi. Quattro soldi e
non se ne parla più! E per la musica... Per la musica basta trovare una
fisarmonica. E qualcuno che sappia cantare.”
Notoriamente i bimbi ricchi non lavorano nei campi.
Dopo le elementari vanno alle medie, poi alle superiori, infine
all’università dove diventano dottori. E dimenticano di essere stati bambini.
Dimenticano che la loro infanzia l’hanno passata nella bambagia.
Dimenticano anche i loro giochi.
Per i bambini poveri invece è tutta un’altra storia.
La loro infanzia è molto più breve. E così anche il loro percorso scolastico
che si ferma quasi sempre alle elementari. Niente scuole superiori.
Di università non se ne parla neanche. Il loro destino è segnato nei campi
o nelle fabbriche. D’altra parte le distanze sociali sono state inventate per
loro. E per i loro padri.
Ma è nei giochi dei bambini poveri che viene fuori la fantasia.
Con le forbici e del semplice e comunissimo cartone si possono
realizzare a costo zero paesi, città, strade, treni, automobili, case, chiese,
campanili, montagne, persone, e laddove, servano, si costruiscono le ruote
che poi vengono fissate, con ago e filo, a convogli, diligenze, motociclette...
Se poi vogliamo esagerare con le matite si può colorare il tutto.
Generalmente sono le persone anziane, quelle che hanno smesso di
lavorare, che se ne occupano.
Così si divertono i bambini poveri.
L’uomo guarda stizzito il tempo che sta volgendo al brutto. Fino a
qualche minuto fa sperava che almeno la pioggia lo graziasse ma si è appena
reso conto che non solo si sta preparando un temporale coi fiocchi ma, per
completare un quadro già fosco, adesso ci si è messo pure il vento. In poche
parole, le premesse per una bufera in piena regola ci sono tutte.
L’uomo pensa con raccapriccio che è già in ritardo sulla tabella di
marcia, irrimediabilmente in ritardo. Visto che l’ultimo pullman è ormai
passato, adesso altro non resta che andare a casa a piedi. E la sua casa si
trova su in collina, sei o sette chilometri oltre il paese. L’uomo pensa che
questa sarebbe proprio una serata da passare a casa, in pantofole, magari
davanti al televisore. Un televisore. È tanto tempo che ne desidera uno.Ma
quella è roba da ricchi. L’uomo pensa che, con il suo lavoro da bracciante
agricolo, l’unica cosa che ha potuto permettersi finora, la radio, non è
esattamente la stessa cosa. Adesso una folata di vento gelido lo riporta alla
realtà. Dio, ci sono sette o otto chilometri da percorrere nella bufera. A
un tratto l’idea. Ma certo, nella piazza del paese c’è un tassista, un omino
conosciuto da tutti che, quando non è davanti a un mazzo di carte lì nella bettola
accanto a casa sua, vuol dire che è impegnato nel suo lavoro, cosa che
svolge impeccabilmente e nella massima sobrietà. Anche di notte. E gli
formula la sua richiesta. Detto fatto la macchina parte nella nebbia. Da
subito il tassista, anche a causa del lavoro che svolge, si dimostra essere
un gran chiacchierone. Nonostante il viaggio non sia lungo gli argomenti
trattati sono tra i più vari e spaziano dalle condizioni meteorologiche alla
politica interna passando, com’è giusto, alla presunta vita sessuale delle
zitelle del luogo. Poi i due scoprono di aver svolto, tanti anni fa, il servizio
militare a Cuneo, addirittura nella stessa caserma e, naturalmente di
essere diventati amanti della bagna cauda. Adesso è il turno del cal-
cio e dello sport in genere, poi si passa, quasi senza accorgersene all’ultimo
festival di Sanremo e... A questo punto la macchina frena dolcemente.
Siamo arrivati. L’uomo ci pensa solo per un istante poi, dopo essersi
assicurato che il prezzo della corsa del taxi è comprensivo anche del
ritorno, chiede a quell’autista tanto simpatico di riportarlo esattamente nel punto dove
il loro viaggio era cominciato. In fin dei conti c’è tutta una notte per tornare a casa.
Lo chiamavano Yoghi ed era il capotreno più inflessibile della
Lucca-Aulla.
A dire la verità, sempre per restare nell’ambito dei comix, più che
al simpatico orso abitante a Jellowstone assomigliava piuttosto al
Commissario Basettoni, per via dei lobi auricolari ipertrofici ma,
nonostante facesse di tutto per sembrare sgradevole, nonostante
raccontasse di imprese mirabolanti nelle quali dispensava multe a
tutta randa, proprio non riusciva a risultare antipatico.
Su e giù per la littorina, sempre infervorato a compilare in tutte le
sue parti il modulo relativo al viaggio e allo stesso tempo sempre
sul chi va là per scovare eventuali passeggeri senza biglietto, il
faccione rosso come un peperone, la sua figura risultava
irrimediabilmente comica e l’autorevolezza che il suo berretto
avrebbe dovuto conferirgli andava a farsi benedire.
Spesso Yoghi era bersaglio di aneddoti e storielle varie che i
passeggeri si raccontavano a bassa voce, ma senza malizia, solo
per ridere bonariamente alle spalle di un personaggio che oramai
tutti consideravano facente parte dell’arredamento.
Un giorno lo vidi con l’aria particolarmente triste.
Raccontava a tutti passeggeri dello scompartimento che un suo
superiore gli aveva comminato una multa avendolo trovato:
“seduto e inoperoso”
Yoghi seduto e inoperoso? Assolutamente impossibile!
Se Yoghi era seduto vuol dire che aveva già svolto il proprio
dovere.
E certamente quel superiore lo aveva multato solo perché per
qualche motivo ce l’aveva con lui.
Naturalmente, per evitare figuracce, Yoghi avrebbe anche potu-
to tenere per sé la sua disavventura, cio nonostante era lì con le
lacrime agli occhi che la raccontava a tutti con dovizia di
particolari come a dire: - vedete, nonostante l’orco che voglio far
credere di essere, non sono per niente diverso da voi!
E all’improvviso quella figura tracagnotta dal faccione rosso come
un peperone e i lobi auricolari ipertrofici mi apparve, in tutta la
sua bontà e lealtà.
Ricordo che in seguito, commentando quell’episodio, mi capitò di
esprimere tutta la mia simpatia per Yoghi a un suo collega che la
pensava esattamente come me.
Un po’ di tempo dopo, nel tornare a casa, mi accorsi di avere
l’abbonamento scaduto. Potevo solo confidare nella benevolenza
del capotreno ma... cavolo, era proprio il turno di Yoghi!
Così, preparandomi al peggio con i soldi già contati in mano feci
l’atto di porgerglieli ma notai che rideva sotto i baffi e mi faceva
cenno di levarmi dalle scatole.
Vi sembrerà impossibile ma credo, nella sua lunga carriera, di
essere stato l’unico viaggiatore senza biglietto ad aver evitato una
multa da Yoghi. Modestamente!
Dal 1257 al 1816 l’Inquisizione torturò e bruciò sul rogo milioni di persone innocenti.
Erano accusate di stregoneria e di eresia contro i dogmi religiosi e giudicate senza
processo, in segreto, col terrore della tortura.
Se “confessavano” erano dichiarate colpevoli di stregoneria, se invece “non
confessavano” erano considerate eretiche, e poi arse sul rogo. Non sfuggiva nessuno.
Alcune erano sottoposte alla prova della pietra al collo, la presunta colpevole veniva
cioè gettata in acqua legata a una pietra. Se annegava era innocente, se invece restava a
galla era una strega in ogni caso moriva!
In tre secoli alcuni storici hanno stimato che furono sterminati nove milioni di streghe,
all’80% donne e bambine. Le donne venivano violentate oltre che torturate; i loro beni
erano confiscati fin dal momento dell’accusa, prima del giudizio, poiché nessuno era
mai assolto. La famiglia intera veniva spossessata di ogni bene; si dissotterravano
persino i morti per bruciarne le ossa.
Il Malleus Maleficarum (Martello delle streghe) stabiliva che la strega accusata
doveva essere “spesso e frequentemente esposta alle torture”. Le cacce alle streghe erano
campagne ben organizzate, intraprese, finanziate ed eseguite dalla Chiesa e dallo Stato.
Nel 1571 e nel 1589 furono arse o strangolate delle streghe a Lucca, accusate tra l’altro
di aver estratto dai cadaveri dei bambini degli organi.
Questi organi erano necessari alla preparazione di unguenti magici. Gli unguenti
avevano proprietà miracolose. Con essi era possibile trasformare gli uomini in animali,
per esempio. Alle donne invece donavano la capacità di volare.
Nell’antichità la fantasia e il soprannaturale
ebbero grande diffusione.
Nacquero leggende e racconti, alcuni dei
quali oggi difficilmente reperibili, in quanto
tramandati in forma orale. Era comune
raccontare queste storie la sera intorno al
fuoco nella Lucchesia, la zona geografica
che raccoglie la città di Lucca e provincia,
inclusa la splendida area della Garfagnana.
La magnolia soulangeana
è stata originariamente
creata dal giardiniere
francese Étienne Sou-
lange-Boin: un ufficiale
in pensione della cavalle-
ria napoleonica, nel suo
castello di Fromont, vicino
Parigi. Incrociò Magnolia
denudata con Magnolia
lilliflora nel 1820, e fu
impressionato dalla prima
fioritura precoce della
progenie ottenuta, che
avvenne nel 1826.
Dalla Francia l’ibrido entrò
velocemente in coltivazione
in Inghilterra e in altre parti
di Europa, e anche in Nord
America.
Corso Garibaldi è stato ribattezzato “Magnolia Street” da qualche turista e la
definizione è stata subito adottata perché appropriata per descrivere questa via
fiancheggiata da una cinquantina di alberi della varietà Magnolia Soulangeana.
Anche questa varietà arrivò a Lucca grazie a Elisa Baciocchi, intorno al 1806,
che la volle nel giardino della sua dimora oggi conosciuta come Villa Reale.
Successivamente venne piantata in diversi giardini privati
e finalmente arrivò a decorare Corso Garibaldi.
“Un’Opera d’Arte” naturale di cui Lucca va fiera.
La Villa di Chiatri fu la prima che Puccini acquistò e rifece, alla quale seguirono
quella di Torre del Lago e di Viareggio.
Era, quella di Chiatri, una vecchia costruzione appartenente alla famiglia patrizia
dei Samminiati. Con i proventi di “Manon Lescaut” e de “La bohème”, Puccini
l’acquistò nel dicembre 1898 e la ristrutturò completamente, conquistato dalla
bella veduta che si poteva e si può ancora oggi godere dalla collina. Scriverà: “Di
laggiù si scorge un incanto: la costa, da Livorno a Spezia; l’Arno e il Serchio; la
Corsica, in tempo chiaro, le isole di Gorgona e Capraia, ed anche la macchia di
San Rossore, Migliarino e la macchia lucchese dei Borboni.” A quel tempo, la
strada era appena tracciata e un sentiero di 4 chilometri divideva la località di
Farneta (dove venivano scaricati i materiali edilizi) e la Villa in costruzione, per
cui si dovette ricorrere al trasporto con animali da traino. Ciò costò “un occhio”
al maestro, che a Chiatri, fra l’altro, dimorò assai di rado, per l’opposizione della
moglie Elvira, a cui il luogo pareva troppo solitario. A lei così scriverà il Maestro
nell’ottobre 1900: “Ho speso un occhio per una pazza idea: Chiatri. Avessi almeno
da te o da Fosca sentito dire: “è vero che è scomoda e ti costa tanto, ma la saremo
felici, ci verremo, tu ci lavorerai tranquillo! Mai una parola d’incoraggiamento,
mai una gentilezza! Ho finito per la sovrana legge della insistenza a pigliare in
La Villa di Puccini a Chiatri
La Villa che guarda Lucca Torre del Lago e il mare
odio Chiatri, che pure quando lo comprai e incominciai i lavori mi era così
simpatico! Tutto questo per voi altri che mai avete avuto una parola gentile
espresso una simpatia fosse pure ispirata a buon volere rispetto a me al mio lavoro
che lassù avrei potuto compiere.”
Infatti, a Chiatri compose soltanto una parte del primo atto de “La fanciulla
del West”. La Villa, da ristrutturare, è costituita da 3 piani piu’ un seminter-
rato, 1044.40 metri quadri, e presenta i tipici elementi decorativi dello stile
toscano: mattoncini rossi a vista, stilemi neoromanici nelle bifore con decorazione
policroma a dividere visivamente il primo piano dal prospetto principale.
Dei Samminiati, Puccini conservò solo il seminterrato, come uso cantina e
accessibile attraverso le scalinate esterne. Al piano terra vi si trova il salone, grande
ingresso scenografico, lo studio, la sala da pranzo e cucina. Lungo una grande e
sofisticata scalinata in marmo si raggiunge il primo piano dove si trovano le stanze
da letto. Camere spaziose con adiacente salottino e balcone. Dal primo piano si
accede all’attico, con un grande salone e con altre camere da letto. Giacomo Puccini
seguiva non solo i lavori ma studiava e cercava i particolari di decoro come la
piccola scalinata in marmo all’esterno dell’ingresso principale e la mobilia interna
che fu realizzata da rinomati mobilieri fiorentini che usarono lo stile liberty dei
mobili chiari e laccati per completare gli ampi salottini. Ad oggi, estate 2019, in
La Villa di Puccini a Chiatri
La Villa che guarda Lucca Torre del Lago e il mare
cui “Lucca Forever” sta per essere ultimato, la villa risulta ancora in vendita per
10 milioni di euro per cui, il suo attuale proprietario, è ancora l’avvocato milanese
Lionel Ceresi.
Sempre cara
mi fu questa grande torre
che dall’alto veglia
su Lucca Signora.
Mirandone la bellezza
vedo le vestigia e gli ori
di un tempo antico
risplendere nella solenne
quiete dei ricordi.
E sognare e sperare mi è
dolce in questo incanto
dove l’anima s’acquieta
in una regale eternità.
Fabrizia Vannucci
Foto di Massimiliano Bartoli
È stato a questo punto che è andata facendosi strada l’ipotesi che quei resti
e quelle fondazioni potessero tutti appartenere all’Augusta e analizzando gli
ambienti che occupavano gran parte della piazza sono divenute sempre più
evidenti le reali dimensioni della fortezza di Castruccio Castracani, che si
riteneva occupasse un’estensione circa equivalente alla pianta del Palazzo
Ducale.
Nulla si sa della sua pianta reale, proprio perché il progetto di un luogo
fatto di percorsi segreti che avrebbe dovuto proteggere Castruccio da ogni
pericolo, era rimasto circondato da un alone di assoluta segretezza.
Si è scoperto che la fortezza era
stata costruita con una serie di
accessi connessi l’uno all’altro in
modo che se il nemico fosse
passato indenne attraverso il
primo, sarebbe riuscito con
difficoltà a superare gli altri due;
nel frattempo Castruccio avrebbe
avuto la possibilità di fuggire
agevolmente attraverso la fitta
rete di cunicoli approntati proprio
in caso di pericolo, provvisti
anche di nicchie per alloggiarvi le
torce per l’illuminazione.
«Ma io amo anche le mura viste dal fuori, dall’esterno. Non c’è
volta che rientri a Lucca o dall’autostrada, da Montecatini, dalla
Garfagnana, da Viareggio, che le mura – cortine, baluardi, i
bianchi cartigli con le date – non mi accolgano, non mi sorridano
benevolmente».
Mario Tobino
Foto Massimiliano Bartoli
Lo squillo del cellulare vicino al letto interruppe il suo profondo sonno.
Tony aprì gli occhi pian piano, la testa gli doleva per i postumi della sbronza della sera
avanti che non erano ancora scomparsi del tutto, come il fumoso ricordo di quelle ore
trascorse a brindare con gli amici per il suo compleanno.
Si guardò intorno ma alla prima non riconobbe la camera d’albergo in cui era sceso
per passare la sua vacanza lucchese.
-Possibile che una birra in più mi abbia ridotto un simile straccio? – pensava fra se –
- Come sono rientrato in albergo?…..Non lo ricordo affatto.
Il cellulare continuava a squillare e lo distolse dalla sua elucubrazione….
-Pronto. Ah sei tu Andrea….si sto bene non preoccuparti, solo un gran cerchio alla testa
cosa normale con quello che ho bevuto la notte scorsa....
Come? Ho bevuto solo una birra? Ma sei sicuro di quel che dici?...Io non ricordo
niente neppure come ho fatto ad arrivare qui in albergo!
-Non lo so neppure io cosa hai fatto – rispondeva Andrea dall’altra parte del telefono--
ma posso assicurarti che hai bevuto solo una birra e poi, dopo che ti abbiamo fatto gli
auguri di compleanno, ci hai salutato frettolosamente dicendo che avevi un impegno…
ed io per questo ti sto chiamando, per sapere com’è andato questo impegno!....
Concluse Andrea con un risolino che lasciava intendere a quale dolce impegno alludesse..
-Ma quale impegno! Ma cosa stai dicendo? Io sono arrivato ieri sera a Lucca e sono
venuto subito in birreria a brindare con voi….non avevo proprio nessun impegno e
comunque non ricordo niente, neppure come ho fatto ad arrivare nella mia camera
d’albergo!
-Ripeto quanto ti ho detto prima, è la verità, possono confermartelo anche Leonardo
e Claudio che erano con noi ieri sera….Ma veramente non ricordi niente?...Se stai
male dimmelo, passo a prenderti e ti porto al San Luca, al pronto soccorso! - Gli disse
Andrea che cominciava ad essere allarmato per le risposte dell’amico.
-Non preoccuparti non sto male….vedrai che riusciro’ a ricordare cosa mi è capitato
Cerco con calma di ricostruire i fatti.
Ti chiamo dopo…Ciao Andrea…e frettolosamente interruppe la conversazione.
Si domandava come era possibile che non ricordasse fatti che lo riguardavano e che
erano accaduti solo poche ore prima!
Ma la nebbia che offuscava il suo cervello non si diradava e stava brancolando nel
buio…quella sensazione di non riuscire a ricordare l’accaduto lo stava soffocando e in
cerca d’aria fresca spalanco’ la finestra, allorchè lo scenario che si presento’ ai suoi
occhi gli tolse veramente il fiato!
La sua camera si affacciava sul giardino di Palazzo Pfanner, in un breve attimo Tony
comprese perché questo straordinario giardino lucchese fosse utilizzato da numerosi
registi come “palazzo della nobiltà papalina!”
Un giardino dalla magica bellezza, suddiviso geometricamente in sette ampi spazi
rettangolari delimitati da vialetti rettilinei, al centro una vasca ottagonale, decorata
con quattro statue allegoriche raffiguranti gli elementi: Vulcano (fuoco), Mercurio
(aria), Dionisio (terra) e Oceano (acqua). Vicino al palazzo le statue dell’allegoria
delle quattro stagioni.
All’improvviso un lampo nella sua testa!
Si ricordo’ che a Palazzo Pfanner ci fu la prima birreria del Ducato di Lucca e una
delle prime in Italia. La storica Birreria Pfanner, ameno luogo di produzione e mescita
collocato tra il giardino e le cantine del palazzo, chiuse ne1929.
Tutto questo dovuto a Felix Pfanner (1818-1892), nativo di Horbranz (Austria), ma di
famiglia bavarese, che acquisto’ progressivamente l’intera struttura dopo avervi installato
la sua birreria, a partire dal 1846.
Strano come ricordasse con tale lucidità questi fatti letti anni prima su una guida di
Lucca, in un momento in cui invece sentiva di avere ancora la mente offuscata al
pensiero della sera avanti.
Decise di far scorrere il tempo senza pensarci piu’, i ricordi sarebbero sicuramente
venuti in superficie e lui avrebbe finalmente trovato il bandolo di una matassa che
sembrava abbastanza intricata.
Alla meglio si mise in piedi e barcollando un po, ando’ a tuffarsi sotto la doccia , nella
speranza di riacquistare la sua lucidità; passo’ pero’ del tempo prima che si ritrovasse
stabilmente diritto sulle proprie gambe.
Si vestì ed uscì per portarsi in un punto esatto della citta’ che rappresentava il motivo
per cui era venuto in Italia dall’America, aveva appuntamento con la Torre delle Ore
che lui, appassionato studioso degli oggetti che scandivano il tempo, riteneva uno dei
piuì affascinanti marchingegni del passato.
Aveva inteso unire l’utile al dilettevole, una vacanza di compleanno e un percorso di
studi oltremodo interessanti lungo la via della cultura lucchese.
-Vuoi sapere chi sono io? Non l’hai ancora capito? Io sono Lucida…Lucida Mansi!
Avrai sentito parlare di me tu che sai tutto della storia di Lucca.
-Tu non puoi essere chi dici di essere - grido’ Tony ancora trattenuto in aria dalla forza
misteriosa - semplicemente perché tu sei morta di peste il 12 febbraio del 1649 e le tue
spoglie riposano nella Chiesa dei cappuccini a Lucca, nella cripta dedicata alla tua
famiglia!
Questo è cio’ che riportano le cronache storiche! In realta’ io sono morta come
racconta la leggenda diffusa su di me e che non è una leggenda, ma la verità! Sono
morta in un afoso mese d’agosto, per l’esattezza il quattordicesimo giorno di tale mese,
dell’anno che hai detto, ed è stata tutta opera del demonio, che mi ha rubato l’anima e
condannata al fuoco dell’inferno per l’eternità.
-Ma non sei tu quella donna lussuriosa e libertina che gettava i suoi amanti in bo-
tole acuminate per ucciderli, dopo che se ne era servita? Rispondi non sei tu?.. Si..e
allora l’inferno te lo meriti! - Esclamo’ di getto Tony ….mentre la Forza invisibile che lo
tratteneva sulla voragine, a quelle parole sembro’ per un attimo che volesse lasciarvelo
cadere dentro.
-Attento a come parli piccolo mortale…potrei lasciarti cadere laggiù in fondo dove
le anime dei dannati si dibattono fra le fiamme eterne dell’inferno, sotto lo scudiscio
instancabile di demoni malvagi!!
-E tu allora perché non sei laggiù con loro, dovrebbe essere il tuo posto, dopo il
famoso patto con il diavolo in cui hai chiesto di rimanere giovane ad oltranza e ti furono
concessi 30 anni di bellezza e gioventu’; quindi il diavolo ha preteso la tua anima, come
stabilito.
-Sono riuscita con la mia bellezza, che mi fu lasciata intatta, a fare invaghire di me il
Demone Maggiore e grazie a questo, a stringere con lui un nuovo patto!
-Un patto che mi da la possibilita’ di non dover errare piu’ per l’eternità fra fiamme e
demoni e fare riposare le mie spoglie in pace, finalmente -rispose la donna.
-E perché vieni a dirlo proprio a me? Cosa c’entro io con il tuo destino? Chiese Tony
ancora in aria sulla voragine.
-Tu sei stato scelto da molto tempo per fare ciò che devi fare per sottrarmi finalmente a
questo errare fra demoni e darmi la pace dei secoli - Sei un discendente del casato del
mio primo marito Vincenzo Diversi - continuò Lucida -che io amai moltissimo e che fu
ucciso per motivi politici poco tempo dopo le nostre nozze.
La tua famiglia infatti porta il cognome Diversi e tu stesso in realtà ti chiami Antonio
Diversi, sei nato a Lucca poco prima che i tuoi emigrassero in America e li ti hanno
chiamato Tony. Ma tu sei sempre stato attratto dall’Italia ed in particolar modo da
Lucca e dalla sua Torre delle Ore…ed è proprio li che io salii affannosamente poco
prima dello scoccare della mezzanotte di quel famoso 14 agosto, nel tentativo inutile di
fermare la campana della Torre affinchè, il patto col demonio, che proprio quella notte
scadeva, diventasse nullo e non si appropriasse della mia anima. Ma non ci riuscii…e
cosi il Diavolo mi caricò su una carrozza infuocata e mi portò via con sé attraversando
le mura della città fino a gettarsi nelle acque del laghetto dell’Orto Botanico e da li
sono sprofondata all’inferno. Ieri quando eri in birreria con gli amici a festeggiare il
tuo arrivo sono stata io a servirti la famosa birra e da quel momento tutto ha avuto
inizio. Insieme abbiamo lasciato la birreria e con i poteri che il demonio mi ha
concesso ti ho portato in giro per Lucca. -Ti ho riportato indietro nel tempo –
continuo’ Lucida - e ti ho fatto rivivere l’atmosfera dell’antica birreria di Palazzo
Pfanner in onore del tuo compleanno…quella birra l’hai trovata cosi buona che te ne sei
ubricato…ecco perché oggi non ricordi niente della sera prima.
-Ah! Finalmente un po’ di luce sul mistero della mia presunta amnesia…ma tu come
facevi a sapere che sarei venuto a Lucca e proprio in questi giorni?
-Tutto è stato preparato da tempo, era scritto nel libro del tuo destino che, allo scadere
del tuo trentesimo compleanno, saresti venuto nella città che ti ha dato i natali, Lucca,
e verso la quale hai sempre provato una grande attrazione. Tu sei quello designato per
compiere l’opera definitiva.
-E quale sarebbe ?
-Quella di uccidere definitivamente Lucida Mansi e darle cosi la pace.
-Ma tu sei gia morta, come si fa ad uccidere una morta? - Le domando’ incredulo
Tony.
-Infilandole un pugnale nel cuore, come si fa con i vampiri della notte. Un pugnale
magico che ha il potere di uccidere le anime immortali e dannate - concluse la donna.
-Tu lo farai - gridò Lucida trasfigurata nel volto che stava somigliando sempre piu ad
un orribile scheletro…Lo farai o ti sprofondero’ nel cuore della terra dove brucerai
per sempre nel magma infernale! Prendi il pugnale magico e scaglialo contro di me…
Adesso…Subito! Tutto deve essere compiuto allo scoccare della mezzanotte di questo
quattordicesimo giorno di agosto! Quando la Torre delle Ore batterà i suoi rintocchi tu
mi ucciderai con il pugnale magico!
Tony cominciava a non poterne più di stare sulla voragine che la donna aveva aperto
sotto di lui, la rabbia e l’istinto di sopravvivenza per quella assurda situazione, presero
il sopravvento e stava quasi per afferrare il pugnale splendente accanto al suo fianco
e lanciarlo diritto al cuore di Lucida quando, una voce che riempì tutta la stanza fece
tremare le pareti, fermandolo.
-Perché è vero che siete l’ultimo discendente dell’antico casato dei Diversi a cui
apparteneva il suo primo marito, ma non è vero che lei amasse Vincenzo, inizialmente
si ma poi le fu chiaro che lui l’aveva sposata solo per motivi politici e di interesse
e fu incurante della sua bellezza tradendola con altre donne. Questo Lucida non lo
sopportò e lo uccise e fu il suo primo omicidio, al quale seguì l’uccisione di tutti i suoi
molteplici amanti. Si rivolse per questo ad una donna che tutti consideravano strega e
che le fornì una pozione avvelenata, con essa Lucida uccise Vincenzo. Ma la strega le
predisse il futuro che si svolse esattamente come aveva detto e le disse anche che, agli
albori del terzo millennio, l’ultimo discendente dei Diversi, cioè voi, le avrebbe potuto
dare la possibilità di farla ritornare sulla terra bella e splendente come sempre. La
possibilità era la vostra anima da dare al Demone Maggiore in cambio della sua nuova
vita! Uccidendo voi avrebbe ucciso tutta la possibile stirpe futura dei Diversi perchè
voi siete l’ultimo che può continuarla. I Diversi erano famiglia religiosa che aveva dato
alla chiesa monaci e vescovi, quindi questo era un patto che segnava la sconfitta del
Bene da parte del Male e che, per questo motivo, piaceva molto al Demone Maggiore.
-Ma intanto la stanza si riempiva di sangue e Tony ancora per aria sulla voragine, si
dibatteva nell’orrore piu grande gridando - Noooo! Basta…Fatemi scendere…non ne
posso piu’.
-Lucida - tuonò il Demone verso la donna -Tu non puoi farti gioco di me! Hai fatto un
patto e non puoi distruggerlo, la tua anima sarà per sempre mia giù all’inferno.
(Wichipedia)
Uno sguardo sull’autrice
Fabrizia Vannucci ha iniziato giovanissima a
muoversi nel campo artistico in qualità d’interprete
Fabrizia Vannucci musicale ottenendo da subito un rilevante successo.
Il suo inizio parte da Miss Italia, concorso al quale
partecipo’ dopo che fu eletta Miss Toscana e grazie
al quale fu notata da Mike Bongiorno che ne fece
la sua pupilla, insieme a Paolo Limiti, in seguito
fu prodotta anche da Federico Monti Arduini....Il
Guardiano del faro.
L’abbiamo vista sulle copertine delle riviste
piu’ importanti e intervistata da giornalisti di
calibro. Ha al suo attivo dischi incisi con etichetta
Ricordi e Fonit Cetra, due delle piu grandi case
discografiche italiane. Ha partecipato a varie
trasmissioni televisive RAI, come Stasera Si,
Festivalbar, in cui il Patron Salvetti la battezzo’
“La nuova Mina”, Festival di Venezia per la
Gondola D’argento in cui si classifico’ ai primi
posti insieme a Marcella Bella. Dopo questa
parentesi canora nel mondo dorato dei vip,
ha preferito proseguire negli anni facendo
teatro, l’abbiamo vista recitare anche al Teatro Del
Giglio, in una commedia in vernacolo di Cesare
Viviani con la Compagnia Invicta, dal titolo “il
settimo si riposo”. Ha continuato lavorando nel
mondo delle televisioni private e delle radio come
ideatrice e conduttrice televisiva e radiofonica.
Pittrice, scrittrice e, da molti anni, una grande art
design, vanta testate giornalistiche in free press di
sua creazione e produzione.
Da molto tempo firma l’oroscopo del
nuovo anno per varie testate giornalistiche
nazionali, in quanto appassionata studiosa di
astrologia e numerologia. Organizzatrice e
promoter di varie attivita’ artistiche ha formato
il Gruppo facebook “La parola all’immagine” da
lei concepito come “Il suo fiore all’occhiello”,
grazie al quale promuove l’Arte in senso lato
assieme agli Amici che ne fanno parte.
E per il suddetto Gruppo ha creato la Rivista “Arte,
Fantasia e Sentimento” unica nel suo genere per
concezione e bellezza grafica. “Lucca forever” è il
suo ultimo lavoro ma, come dice sempre lei, “non
finisce qui” perchè già sta dando il via ad altre
promozioni artistiche.
Dalla serie “Le città del silenzio”, di Gabriele D’annunzio,
dedicata ai centri storici italiani
che furono un tempo splendide sedi di civiltà raffinata.
Noi del Gruppo facebook “la parola all’immagine” abbiamo affidato il nostro pensiero
alle pagine di questo libro dedicato a Lucca, affinchè, se lo leggerete, vi sentiate vicino
a questa meravigliosa città in qualsiasi parte del mondo vi troviate e vi punga la voglia
di venire a visitarla o di ritornarvi, se già vi siete stati. Quando sarete qui, a questa
pagina, poco prima di chiudere il libro, speriamo vivamente di avervi trasmesso un po’
dell’amore che nutriamo per Lucca Signora e “dintorni”, con i loro immensi e
stupendi giardini e ville storiche di eccezionale bellezza. Ci sarà un secondo volume
dedicato a Lucca perché, di questa straordinaria città, esistono un’infinità di cose da dire e
raccontare. Chiunque voglia partecipare alla stesura del secondo volume di
“Lucca forever” con vecchie foto della città, racconti inediti, aneddoti legati alla
vita lucchese, poesie in vernacolo o in lingua, foto ecc. puo’ iscriversi al Gruppo
“La parola all’immagine” http://www.facebook.com/ 1903757129906719/
dove puo’ pubblicare i suoi lavori che saranno apprezzati e, se giudicati idonei,
pubblicati nel prossimo volume. Tutto questo conseguentemente allo spirito di Gruppo che
contraddistingue “La parola all’immagine” e che gli permette di creare opere uniche
come “Lucca forever”.
Fabrizia Vannucci
Elaborazione grafica di Fabrizia Vannucci
su foto di Massimiliano Bartoli
Si ringraziano tutti gli amici del Gruppo
“La parola all’immagine”
che hanno contribuito alla stesura di quest’opera
con foto, racconti e contributi artistici.