Nel 1469 Lorenzo, insieme a Giuliano de Medici, commissiona a Verrocchio la
sepoltura congiunta del padre Piero, appena deceduto, e dello zio Giovanni, scomparso nel 1463: lopera, terminata nel 1472 (Firenze, Basilica di San Lorenzo, Sagrestia Vecchia), segna la consacrazione dellartista come scultore prediletto da Lorenzo. Per lui, Verrocchio realizza anche il Fanciullo col delfino per il giardino della villa di Careggi (oggi a Palazzo Vecchio). Lammirazione del Magnifico favorisce lartista, che domina anche le commissioni pubbliche della citt: a partire dal 1467 lavora alla grandiosa Incredulit di san Tommaso per una delle nicchie di Orsanmichele. Alla serie di figure di santi gi scolpite o fuse, tra gli altri, da Lorenzo Ghiberti (1378-1455), Nanni di Banco, Donatello, si affianca per la prima volta una storia. Lopera costituisce un tour de forceeccezionale per la complessit del panneggio che cattura la luce, ed un capolavoro di genialit compositiva. La figura di Tommaso, per met fuori dalla nicchia, introduce quasi lo spettatore a entrare, attraverso di lui, in comunicazione diretta con il Salvatore. Il lavoro di fusione delle due statue impegna la bottega di Verrocchio fino al 1483, anno in cui il maestro parte alla volta di Venezia per realizzarvi il monumento al Colleoni. Anche Leonardo parte da Firenze, lasciandovi incompiuta un Adorazione dei Magi che si stenta a credere dipinta nel 1481. Le figure raccolte intorno alla Vergine col Bambino esprimono, attraverso i loro gesti concitati, i moti dellanimo, assolutamente inediti per la pittura fiorentina dellepoca, abituata alla pacata narrativit del Ghirlandaio. A misurare la novit del dipinto leonardesco poi il confronto con unaltra recente Adorazione dei Magi, quella dipinta da Botticelli intorno al 1475. Questa pala daltare costituisce in realt gi una novit rispetto al pi abusato schema che prevede la Madonna con il Bambino da un lato e la processione dei Magi e del loro seguito in atto di avanzare verso di lei. Ma Leonardo ribalta completamente lo schema botticelliano, portando la Madonna con il Bambino in primo piano, e collocando tutte le altre figure a emiciclo intorno a loro. Il fedele viene cos messo in rapporto diretto con la Vergine, come non era mai accaduto prima. Nella sua Adorazione dei Magi, peraltro, Botticelli si preoccupa prima di tutto di mettere insieme una galleria di ritratti: la pala commissionata da Guasparre Del Lama, uno dei maggiori sostenitori della politica medicea, che vi vuole celebrare la stirpe dei signori di Firenze. Il pi anziano dei Magi, in ginocchio di fronte al Bambino, ha le fattezze di Cosimo il Vecchio; negli altri due, al centro in primo piano, sono ritratti Piero il Gottoso e suo fratello Giovanni, deceduti rispettivamente nel 1469 e nel 1463. Dietro di loro, in piedi e con lo sguardo assorto rivolto verso il basso, Lorenzo il Magnifico, mentre il fratello Giuliano allestrema sinistra, armato di spada. A destra, infine, due uomini guardano in direzione dello spettatore: quello vestito di giallo lo stesso Botticelli, mentre quello pi anziano, vestito di azzurro, il committente. Nei volti delle altre figure si celano probabilmente ritratti dei pi potenti cittadini di Firenze appartenenti al partito filomediceo, che attendono ancora di essere identificati. La sfilata di personaggi contemporanei che si ammira nellAdorazione dei Magi di Botticelli non un caso isolato nella pittura di quegli anni: ancora pi eclatante la celebrazione della famiglia Medici che Ghirlandaio orchestra nellApprovazione della Regola di San Francesco del ciclo della cappella di Francesco Sassetti in Santa Trinita, affrescato entro il 1485. Qui lepisodio persino relegato in secondo piano, mentre sul proscenio vediamo salire da una scala Angelo Poliziano, illustre umanista e poeta di corte del Magnifico, nonch precettore dei suoi tre figli, che lo seguono: Giuliano (1479-1516), Piero e Giovanni, il futuro Leone X. Dietro di loro sono due ritratti straordinari, forse dei poeti Luigi Pulci e Matteo Franco, mentre in piedi allestrema destra sono altre quattro figure: al centro Lorenzo, con il suo inconfondibile profilo, e il committente, pi attempato e calvo. Lautocelebrazione della borghesia mercantile fiorentina, e dei Medici loro alleati, passa anche attraverso la lucida raffigurazione della citt di Firenze. Dietro Innocenzo III che approva la regola di san Francesco, si apre la piazza della Signoria, con la Loggia dei Lanzi a fare da sfondo prospettico alla composizione. Grazie ad affreschi come questo, Ghirlandaio ottiene il favore di unintera classe sociale, e porta a termine cicli di carattere narrativo in altre importanti cappelle, prima fra tutte quella grandiosa dei Tornabuoni in Santa Maria Novella. Egli non solo lerede pi illustre della tradizione descrittiva e decorativa del primo Rinascimento, ma anche colui che per primo accoglie con convinzione le novit della contemporanea pittura fiamminga, che in quegli anni penetra in citt grazie ai rapporti commerciali intrattenuti dai banchieri di Firenze con quelli di Bruges. Nel 1483 giunge in citt il Trittico Portinari (Firenze, Uffizi) di Hugo van der Goes, la cui lucidit descrittiva, sia nel paesaggio che nei potenti volti dei pastori in adorazione del Bambino, conquista i fiorentini. I due uomini sulla scala dellApprovazione della Regola danno la misura delle capacit di ritrattista del Ghirlandaio, che nella pala con lAdorazione dei Pastori per la stessa cappella arriva a citare pedissequamente lanalogo gruppo del dipinto fiammingo. E lo splendido paesaggio visto a volo duccello, con un orizzonte insolitamente alto, che continua fino a perdita docchio nel secondo piano del Martirio di San Sebastiano (1475 ca.) di Antonio e Piero del Pollaiolo sarebbe impensabile senza i precedenti fiamminghi. In questa grande pala daltare, dipinta per un altro sostenitore dei Medici, Antonio Pucci, le figure degli arcieri sono colte in posizioni speculari, in uno sfoggio di scorci sempre diversi (si vedano in particolare i due uomini chinati in primo piano), che esaltano la resa anatomica delle figure. Se laffresco del Ghirlandaio, con la sua ampia veduta prospettica, e la rassicurante raffigurazione della classe dirigente schierata in posa, il ritratto sereno di una societ ricca e appagata, la pala dei Pollaiolo , al contrario, unesplosione di vitalit, con lenergia guizzante della linea che definisce i muscoli tesi degli arcieri e il paesaggio in cui la luce calda evoca quasi il pulviscolo atmosferico.
Botticelli e la committenza di Lorenzo il Magnifico
Il ventaglio delle opzioni stilistiche e culturali offerto ai committenti della Firenze del Magnifico era quindi ampio. Per la scultura, come abbiamo visto, Lorenzo si rivolge sia a Verrocchio sia a Pollaiolo, ma soprattutto a un dipinto di Botticelli che sono legate, nellimmaginario collettivo, quella stagione culturale e la figura stessa del Magnifico. Si tratta della Primavera, unopera generalmente datata al 1478 circa, e sul cui significato la critica non cessa di interrogarsi. La Primavera occupa un posto eccezionale nella storia della pittura occidentale: si tratta infatti del primo importante dipinto di grandi dimensioni che raffigura un soggetto mitologico-allegorico non basato, sembra, su una fonte testuale antica. Sebbene, cio, tutte le figure siano facilmente identificabili (da destra, nellordine, il vento Zefiro, che insegue la ninfa Cloris, e probabilmente Flora, la donna che sparge fiori; al centro Venere, e poi il gruppo delle tre Grazie e Mercurio; in alto, in volo, Cupido), queste non prendono parte a unazione riconducibile a un preciso episodio mitologico. Due sono i filoni in cui possibile raggruppare le numerose ipotesi interpretative che sono state avanzate negli anni. Da una parte c chi crede che il dipinto debba essere letto in chiave neoplatonica, e cio in relazione agli scritti di Marsilio Ficino e di Pico della Mirandola, figure chiave dellAccademia che si riuniva nella villa di Lorenzo il Magnifico a Careggi. Il valore civilizzatore della bellezza, rappresentato da Venere, cui lanima deve aspirare per distaccarsi dai piaceri terreni, sarebbe quindi il significato ultimo del dipinto. Dallaltra parte c chi giudica queste letture delle sovrainterpretazioni, e invita a un sano scetticismo. Il dipinto, ad esempio, potrebbe pi semplicemente raffigurare i tre mesi della primavera: da destra marzo, il mese dei venti freddi (il gruppo Zefiro-Cloris-Flora), poi aprile, a cui da sempre associata Venere, e infine maggio, con Mercurio (figlio di Maia, da cui derivava il nome stesso del mese) che disperde con il caduceo le nuvole. Nella Firenze del Magnifico nascono anche altri capolavori che appartengono allo stesso, inedito genere: nostalgiche rievocazioni della mitologia antica, imbevute di suggestioni letterarie per noi oggi, forse, irrecuperabili. Altrettanto enigmatica infatti la perduta Educazione di Pan di Luca Signorelli che Vasari dice esplicitamente dipinta per Lorenzo. Come nella Primavera, anche qui non raffigurato un episodio mitologico preciso, e anzi la composizione della tela, come in parte anche quella della tavola di Botticelli, sembra dipendere dalle Sacre Conversazioni, quasi che la neonata pittura mitologico-allegorica dovesse per forza trovare altrove i suoi modelli di riferimento. Signorelli, nato a Cortona e a lungo attivo fuori di Firenze, non culturalmente legato alla cerchia medicea come Botticelli, ma anche un altro pittore forestiero, il Perugino, esegue, probabilmente proprio per il Magnifico, un dipinto in cui si ritrova lo stesso sentimento elegiaco dellEducazione di Pan. Si tratta di Apollo e Dafni, in cui Dafni, che suona ispirato come i protagonisti della tela di Signorelli, allude forse allo stesso Lorenzo, che in una sua ecloga aveva cantato la figura del mitico pastore. La piccola tavola del Louvre unopera assolutamente isolata nel contesto della produzione del Perugino, cos come lEducazione di Pan lo in quella del Signorelli. I due dipinti sono quindi prima di tutto la testimonianza della suggestione della cultura elitaria fiorita intorno al Magnifico. E fanno rimpiangere ancora di pi la perdita del ciclo di affreschi che ornava la villa che egli si era fatto costruire a Spedaletto, vicino a Volterra. Si trattava infatti di uno dei pi antichi complessi decorativi di soggetto mitologico: vi avevano lavorato, fianco a fianco, Botticelli, Ghirlandaio, Perugino e Filippino Lippi, ma di quel complesso sappiamo solo che il Ghirlandaio vi aveva eseguito una Fucina di Vulcano. Tutti i diritti riservati - EM Publishers Srl