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VOLO
2
6 Equazioni del moto delle superfici di governo 24
6.1 Assi cerniera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
6.2 Equazioni del moto delle superfici di governo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
6.3 Comando Longitudinale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
6.3.1 Momento di cerniera aerodinamico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
6.4 Equazioni del moto longitudinal-simmetrico a comandi liberi . . . . . . . . . . 26
• δa : Nel caso dell’alettone, per ottenere un momento di rollio negativo (p < 0) è necessario
che l’ala destra si alzi, ovvero quando l’alettone destro si abbassa, si parla di deflessione
positiva δa > 0. Chiaramente la deflessione dell’alettone sinistro è antisimmetrica;
• γ = angolo di rampa che l’asse xs forma rispetto all’asse orizzontale. γ > 0 quando
il velivolo sta salendo;
1
Figura 1.1: Moto longitudinale del velivolo
I parametri che giocano un ruolo fondamentale nella dinamica longitudinale sono la resi-
stenza, la portanza, il momento di beccheggio (e dunque i loro coefficienti), l’angolo di
attacco, l’angolo di deflessione degli equilibratori (δe )2 e l’angolo di calettamento
del piano orizzontale di coda (iH ) e chiaramente la velocità angolare di beccheggio (q).
• CLδr (o per qualsiasi altra superficie mobile): sono i gradienti di efficacia delle
superfici mobili, i quali sono esprimibili come:
∂CL ∂CL ∂α
CLδr = = = Cδr τ (1.1)
∂δr ∂α ∂δr
Dove τ = indice di efficacia della superficie mobile ed è un valore che varia tra 0
ed 1, con massimo ad 1.
CM α
SSM = = (x̄CG − x̄N ) (1.2)
CLα
Equazione che mette in evidenza la variazione del coefficiente di momento di beccheggio rispet-
to all’incremento (o decremento) di portanza. Tale grandezza è ance equivalente alla distanza
tra il baricentro del velivolo e il punto neutro che, a comandi bloccati, è una caratteristica del
velivolo dipendente dall’aerodinamica della configurazione adottata. Tale relazione mette in
evidenza le seguenti tre casistiche:
Gli angoli che giocano un ruolo chiave in questa tipologia di moto sono i seguenti:
• Angolo di bank ν;
• Angolo di virata δ;
• Angolo di deflessione degli alettoni δa = parametro di controllo finalizzato, princi-
palmente, al momento di rollio. Preso positivo quando l’alettone destro è deflesso verso
il basso;
• CLβ : è detto Effetto Diedro il quale viene computato per δa e δr costanti (Ha un
effetto stabilizzante quando < 0);
• CLδr : non è una potenza di controllo in quanto varia con l’assetto. Inoltre, è una deri-
vata incrociata, poiché interveniamo su di essa per ottenere un momento di imbardata
ma si ha come effetto indesiderato un momento di rollio dovuto alla deflessione del rud-
der. È dunque generalmente positiva in quanto ha un effetto instabilizzante. Viene
valutata a δa e β costanti;
• CNr : per motivi analoghi a quelli già visti, viene anch’essa definita una derivata di
smorzamento all’imbardata;
È bene sottolineare che la deflessione degli alettoni procura effetti quasi sempre trascura-
bili alla forza laterale, potendo dunque approssimare CYδa = 0.
Lo stesso non si può dire per la deflessione del timone, una deflessione positiva del timo-
ne (verso la sinistra del pilota) dà luogo ad una forza laterale positiva (verso destra). L’entità
di tale fora è direttamente legata alla deflessione e all’efficacia della superficie mobile.
Capitolo 2
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Figura 2.2: Assi Body
• θ = Angolo di Elevation, da non confondere con il pitch, ed è limitato tra −2π e 2π;
In tal modo le variabili d’interesse per la definizione della posizione del velivolo nel tempo
sono 6 e prendono il nome di variabili di stato cinematiche e fanno parte del vettore di
stato X k .
x EG
y
EG
zEG
= Xk (2.2)
ψ
θ
ϕ
Di particolare interesse per lo studio della dinamica del velivolo sono le Gimbal Equa-
tions, equazioni che legano la variazione angolare degli angoli di Eulero con il vettore velocità
angolare del velivolo in assi body e, dunque, le sue componenti (p, q, r).
Sψ Sθ Cψ Sθ
ψ̇ 1 C θ Cθ p
θ̇ = 0 C −S ψ q (2.3)
ψ
Sψ Cψ
r
ϕ̇ 0 Cθ Cθ
È bene sottolineare che mentre p,q ed r rappresentano le rotazioni infinitesime intorno agli
assi body, le derivate degli angoli di Eulero sono semplicemente dei ratei angolari e sono le
derivate di questi ultimi.
Combinando le precedenti equazioni con le relazioni relative alla variazione della posizione del
baricentro del velivolo nel tempo (riportate di seguito) otteniamo un sistema di sei equazioni,
dette relazioni cinematiche ausiliarie che mettono in relazione le incognite fondamentali
del modo, ovvero le componenti della velocità del baricentro e di rotazione istantanea nel
sistema di assi velivolo, con le variazioni temporali della posizione del baricentro e
dell’orientamento del velivolo rispetto agli assi del riferimento Terra.
ẋEG Cθ Cψ Sϕ Sθ Cψ − Cϕ Sψ Cϕ Sθ Cψ + Sϕ Sψ u
ẏ = Cθ Sψ Sψ Sθ Sϕ + Cϕ Cψ Cϕ Sθ Sψ − Sϕ Cψ v (2.4)
EG
żEG −Sθ Sϕ Cθ Cϕ Cθ w
L’orientamento istantaneo di un corpo rigido il cui moto è vincolato a delle rotazioni in-
torno ad un punto fisso, può sempre essere descritto come quello originato da una singola
rotazione a partire dall’orientamento iniziale, di un dato angolo (angolo di Eulero) intorno
ad un dato asse (asse di Eulero.
È sufficiente dunque stabilire dove si trova l’asse di Eulero, l’orientamento e l’entità della
rotazione. Si può dunque indicare l’orientamento del velivolo in assi Earth con quattro pa-
rametri: le tre componenti del versore di Eulero che definisce la terna di assi di
Eulero (ex , ey , ez ) e la rotazione dell’angolo di Eulero (µ). Questi quattro parametri
non sono liberi tra loro, poiché la direzione di un asse nello spazio è data dal suo versore,
ovvero un vettore di lunghezza unitaria e, dunque, i tre parametri sono vincolati dalla legge:
3.1 Introduzione
3.1.1 Fattore di carico e di contingenza
È particolarmente importante ri-definire il fattore di carico. In precedenza abbiamo studiato
condizioni in cui la portanza non era esattamente pari al peso. Tali condizioni, tuttavia, sono
di moto stazionario ove era presente un’accelerazione vettoriale. Abbiamo considerato una
virata a quota, raggio e velocità costante lungo la traiettoria, virata che prendeva il nome
di virata stabilizzata la quale andava fatta con un impegno di potenza tale da mantenere
costante la velocità. In virata il modulo della velocità è costante, ciò che cambia è
la direzione del vettore velocità.
È bene dire che esiste un modo più accurato per definire il fattore di carico che non richiede
una traiettoria specifica ma che abbia una formulazione generica fornita dalla relazione:
W
Wa = (g − a) (3.2)
g
È dunque un’entità vettoriale con delle componenti in assi body. Tale vettore varia nel
tempo durante il modo. Un’espressione alternativa è la seguente:
F −W
f =− (3.3)
W
Proiettando il fattore di carico sugli assi aerodinamici otteniamo, in ordine, il fattore di
carico longitudinale, trasversale e normale, cosi definiti:
T −D YA L
fxA = fyA = − fzA = (3.5)
W W W
Relazioni che evidenziano come, ad esempio, in un volo stabilizzato con ali orizzontali, quando
XA è orizzontale, allora fxA è nullo, poiché non c’è accelerazione lungo la traiettoria. Nel caso
ci fosse un incremento di accelerazione, questo genererebbe un fattore di carico negativo che
si traduce in un carico che spinge le ali verso dietro.
Definiamo, infine, fattore di contingenza il massimo valore che fzA può assumere secondo
le normative imposte alla categoria di velivolo (4 per velivolo civili, tra 8 e 10 per velivoli
militari).
9
3.1.2 Assi centrali d’inerzia
Al fine di introdurre le coppie inerziali agenti sul velivolo è necessario utilizzare una particolare
terna di assi body, la terna degli assi centrali d’inerzia (ξ, η, ζ) la quale viene ricavata dal
progettista una volta nota la distribuzione delle masse del velivolo. Ammesso che ci sia una
distribuzione simmetrica delle masse, il piano di mezzeria della fusoliera corrisponderà ad un
piano centrale d’inerzia (ξ, ζ). L’asse η è generalmente coincidente, per simmetria, con l’asse
yB .
Proprietà fondamentale degli assi d’inerzia è che sono assi intorno ai quali i momenti centrali
d’inerzia sono nulli e che rispetto a coppie di questi assi, i prodotti d’inerzia sono nulli (Iηζ =
Iξη = ... = 0).
Il tensore d’inerzia si presenterà come una matrice diagonale sulla quale troviamo i momenti
principali d’inerzia e il resto tutto nullo.
Il velivolo può essere schematizzato come un sistema di sei masse, ognuna avente massa pari
a 16 m. Tali masse sono disposte in maniera simmetrica a due a due lungo gli assi centrali
d’inerzia con una certa distanza dal baricentro.
Tali masse sono viste come un sistema discreto di punti materiali tra esso solidali e generano
un sistema rigido. S’introducono, inoltre, due ipotesi di lavoro:
• Le sei masse posseggono tutte gli stessi momenti centrali d’inerzia del bari-
centro del velivolo;
• È necessario fa si che le sei masse siano del tutto equivalenti al velivolo e che
dunque abbiano gli stessi momenti centrali d’inerzia di quest’ultimo.
Raggio d’inerzia
Al fine di calcolare i momenti centrali d’inerzia è necessario introdurre il concetto di raggio
d’inerzia, inteso come quella distanza che elevata al quadrato e moltiplicata per la massa
totale di un sistema di masse, fornisce il momento d’inerzia intorno all’asse considerato, queste
sono:
dη 2 + dζ 2 dξ 2 + dζ 2 dξ 2 + dη 2
κ2x = κ2y = κ2z = (3.6)
3 3 3
Dove si nota l’assenza del termine dξ nella prima relazione poiché non dà contributo al
momento intorno a quell’asse, discorso analogo vale per le altre due relazioni.
I raggi d’inerzia, inoltre, rappresentano la posizione delle sei masse rispetto al baricen-
tro, tale che queste posseggano gli stessi momenti centrali d’inerzia del velivolo,
motivo per cui è possibile ricavarli introducendo le seguenti condizioni:
s s s
A B C
κx = κy = κz = (3.7)
W/g W/g W/g
Figura 3.2: Coppie inerziali in presenza di accelerazione angolare ṗ e di una velocità angolare
Ω di componenti (p, q, r) rispetto agli assi centrali d’inerzia del velivolo.
• La suddetta accelerazione angolare provoca sulle masse presenti sugli assi η, ζ delle forze
d’inerzia che ammettono come risultante una coppia che si oppone al moto di rollio
accelerato;
• Le proiezioni della velocità angolare nel piano (η, ζ), provocano l’insorgere di forze d’i-
nerzia centrifughe, cioè normali alla direzione di Ωηζ , inclinate di un angolo θξ rispetto
all’asse η;
• La componente p della velocità angolare pur non avendo effetti sulle masse disposte
lungo l’asse ξ, produce forze centrifughe sulle masse disposte lungo η e ζ.
Ai fini dell’equilibrio dinamico 1 intorno all’asse di rollio va eguagliata a zero la somma delle
coppie inerziali e della risultate delle coppie esterne intorno a ξ (L ), ottenendo cosi la seguente
equazione:
1
Ovvero quell’equilibrio in cui si tiene conto anche delle accelerazioni inerziali
ṗA + (B − C)qr + L = 0 (3.8)
Si ottiene cosi la prima equazione di Eulero.
L’architettura dei velivoli è caratterizzata da una distribuzione di masse prevalente nel piano
(xB , yB ) che fa si che:
Il verso secondo cui agisce la componente di rollio della coppia inerziale dovuta alle forze
d’inerzia centrifughe è determinata dalle masse distribuite sull’apertura alare, il cui
effetto è prevalente sulle altre. Nel caso di moto di cabrata o imbardata verso destra (q
ed r positive) il termine (B−C)qr è negativo ed è dunque un’inerzia al rollio, opponendosi
alle accelerazioni positive ṗ.
Figura 3.3: Coppie inerziali in presenza di accelerazione angolare q̇ e di una velocità angolare
Ω di componenti (p, q, r) rispetto agli assi centrali d’inerzia del velivolo.
Con ragionamenti analoghi ricaviamo la relazione di equilibrio alla rotazione intorno all’asse
trasversale, anche nota come seconda equazione di Eulero:
Figura 3.4: Coppie inerziali in presenza di accelerazione angolare ṙ e di una velocità angolare
Ω di componenti (p, q, r) rispetto agli assi centrali d’inerzia del velivolo.
Le equazioni cardinali della dinamica assumono una forma data dalle equazioni vettoriali del
moto:
dQ
=F (4.1)
dt
dKr W d2 C
+ · (G − C) · 2 = M (4.2)
dt g dt
Nell’equilibrio alla traslazione compare la quantità di moto totale Q, invece, nell’equilibrio
alla rotazione compare il momento relativo Kr 1 e l’accelerazione del punto C.
Si fa notare che la seconda equazione ha valenza generica, nel caso in cui il polo dei momenti
non dovesse coincidere con il baricentro, nel caso in cui G = C, l’equazione si semplifica
in tal modo:
dK r
=M (4.3)
dt
Una più conveniente formulazione delle equazioni del moto viene fatta esplicitando le derivate
temporali totali dei vettori Q e K r relative alla terna fissa in termini delle derivate temporali
in una opportuna terna mobile. Tale terna a seconda dei casi può essere quella solidale al
velivolo oppure una terna solidale alla traiettoria o addirittura, per comodità di espressione
delle azioni di natura aerodinamica, una terna non solidale né al velivolo né alla traiettoria.
Dunque, le derivate di V̇ G e K̇ r
dV G dK r
= V̇ G + Ωm ∧ V G ; = K̇ r + Ωm ∧ K r . (4.4)
dt dt
Tale relazione prende il nome di formula di Poisson, la quale permette di esprimere il
vettore derivata totale nel sistema di assi mobili.
Applicando le precedenti relazioni è possibile riscrivere le equazioni di equilibrio in forma
matriciale.Riportiamo l’equazione di equilibrio alla traslazione:
V̇Gxm 0 −Ωzm Ωym VGxm Fxm
W
V̇Gym + Ωzm 0 −Ωxm VGym = Fym (4.5)
g
−Ωym Ωxm 0 VGzm Fzm
V̇Gzm
La quantità di moto totale del velivolo è pari a quella che avrebbe un punto materiale di
massa pari a quella istantanea dell’aeromobile e concentrata nelle posizioni successive assunte
dal baricentro.
dC W
Q=m = VG (4.6)
dt g
1
È il momento angolare che l’aeromobile avrebbe se ogni suo punto fosse dotato della velocità del punto C.
14
Analizzando, dunque, l’equazione di equilibrio alla traslazione notiamo che il prodotto della
massa per la derivata temporale della velocità del baricentro nel sistema di assi mobili fornisce
la derivata della quantità di moto Q̇. Il secondo termine della somma deriva da una legge
algebrica secondo cui, presi due vettori colonna di cui sono note le tre componenti, il prodotto
vettoriale tra le due è anche esprimibile come il prodotto di una matrice anti-simmetrica con-
tenente le componenti del primo vettore per un vettore colonna contenente le componenti del
secondo vettore. In particolare, nel nostro caso nella prima matrice abbiamo le componenti
del vettore velocità angolare istantanea in assi mobili e nel secondo le componenti della
velocità del baricentro in assi mobili.
Riportiamo, infine, l’equazione di equilibrio alla rotazione nella sua forma completa:
K̇rxm 0 −Ωzm Ωym KGxm 0 −zG yG aCxm Mxm
W
K̇ + Ωzm 0 −Ωxm KGym + zG 0 −xG aCym = Mym
rym g
−Ωym Ωxm 0 KGzm −yG xG 0 aCzm Mzm
K̇rzm
(4.7)
Anche in questo caso, i primi due termini dell’equazione sono la derivata totale di K r nel
riferimento mobile.
Se il baricentro corrisponde con il polo dei momenti (G = C), le coordinate xG , yG e zG si
annullando riducendo l’equazione nella forma:
K̇rxm 0 −Ωzm Ωym KGxm Mxm
K̇ + Ωzm 0 −Ωxm KGym = Mym (4.8)
rym
−Ωym Ωxm 0 KGzm Mzm
K̇rzm
È bene sottolineare che se la terna di assi mobili è coincidente con la terna degli assi
body, allora le componenti Mx m, My m e Mz m sono rispettivamente i momenti di
rollio, beccheggio ed imbardata.
Le equazioni sono:
V̇ = T −D
m − g · sin(γ)
1
γ̇ = mV (L · cos(ν) − m · g · cos(γ) (4.9)
L·sin(ν)
δ̇ = m·V
·cos(ν)
Ẇf uel
ṁ = − = −KẆ T (4.10)
g
Dove K· W è una caratteristica del motore che rappresenta un fattore di proporzionalità della
spinta erogata.
Alle precedenti equazioni vanno poi accoppiate le equazioni ausiliae cinematiche della na-
vigazione in assi terra:
ẋE,G = V ċos(γ)ċos(δ)
ẏE,G = V ċos(γ)ṡin(δ) (4.11)
ḣ = V ṡin(γ)
Dove è interessante notare che l’ultima equazione non è altro che il rateo di salite del
velivolo, mentre la prima è la velocità verso nord di quest’ultimo.
Il modulo della velocità del vento relativo può dunque essere espresso come:
2
V∞ = Vx2E ,∞ + Vy2E ,∞ + Vz2E ,∞ (4.15)
Le equazioni (4.9) e (4.11) diventano:
C2
δT TM AX − 21 ρV∞ 2 S CD0 + πAReL
ef f
V̇ = − gsin γ
m
1 1 2 SC cos (ν) − mg cos γ
γ̇ = ρV
L
mV 2 ∞
2 SC sin (ν)
δ̇ = ρV∞2mV
L
cos γ
ẋ EG = V cos γ cos δ
ẏ EG = V cos γ sin δ
ḣ = V sin γ
(4.16)
2
ν = angolo di sbandamento/bank
4.1.2 Analisi dei risultati
In riferimento alla Figura 4.2: Per poter inseguire la condizione di velocità comandata desi-
derata, si nota nel diagramma di spinta come sia necessario azionare una spinta comandata
sensibilmente più alta di quella corrente. All’inizio, in prossimità del valore unitario, si nota
una lieve variazione dovuta alla presenza del vento. Da qui in poi la spinta incrementa fino
a raggiungere la spinta massima, poiché il pilota per raggiungere rapidamente la velocità co-
mandata porta la manetta al massimo, da qui poi la spinta diminuisce e raggiunge un valore
costante, sensibilmente superiore a quello iniziale. Con l’aumento della spinta si nota (nello
stesso diagramma), un incremento di resistenza e la differenza tra la curva di spinta e di
resistenza fornisce l’accelerazione. È interessante notare come da un certo istante la
differenza tra spinta e resistenza diventi costante, il che significa che ci troviamo
in condizioni di salita, la differenza non si annulla poichè è necessario vincere la
componente dovuta a −gsinγ, in volo orizzontale le due curve dovrebbero toccarsi.
Analizziamo l’andamento della portanza istantanea rispetto a quella comandata. Nel corso
della simulazione vogliamo prendere quota, iniziamo da una traiettoria orizzontale (, = W ),
se vogliamo realizzare una salita (γ̇) è necessario un esubero di portanza rispetto al peso e
dunque la portanza nel primo tratto sale con una pendenza molto elevata, chiaramente lo
stesso succedere all’angolo di salita (γ), fino a raggiungere un valore costante.
In riferimento alla Figura 4.1, invece, notiamo che la manovra non solo insegue una ve-
locità diversa lungo la salita ma anche un cambiamento di rotta, vi è infatti una variazione
dell’angolo di virata ν inoltre non è una virata stabilizzata poiché il profilo di ν non è costante.
Con (X, Y, Z) si sono indicate, rispettivamente, le forze risultanti lungo gli assi xB , yB , zB .
Inoltre, il pedice usato sta ad indicare la natura delle varie risultanti: il pedice A indica una
risultante di natura aerodinamica, il pedice T una risultante di natura propulsiva e il pedice
G indica una risultante legata alla forza peso del velivolo.
L’equazione (5.1) presenta al primo membro le derivate temporali delle componenti di ve-
locità del baricentro in assi body. Tale equazione è del tutto equivalente alla (4.5) con le
opportune variazioni di notazione. (Discorso analogo vale per l’equazione (5.2))
Risulta evidente che (v, u, w) sono tre delle variabili di stato d’interesse ma al quale va
aggiunta la quota h, poiché le forze aerodinamiche che compaiono al secondo membro sono
legate oltre che alla velocità anche alla quota.
L’andamento del velivolo è chiaramente variabile, il che implica che nel vettore di stato è
necessario aggiungere la posizione del baricentro in assi body (xG , yG , zG ) e l’orientamento
del velivolo, il quale è definito dagli angoli di Eulero.
ẊE,G Cθ Cψ Sϕ Sθ Cψ − Cϕ Sψ Cϕ Sθ Cψ + Sϕ Sψ u
Ẏ = C S Sϕ Sθ Sψ + Cϕ Cψ Cϕ Sθ Sψ − Sϕ Cψ v (5.4)
E,G θ ψ
−S S C C S w
ŻE,G θ ϕ θ ϕ θ
Sϕ Sθ Cϕ Sθ
ϕ̇ 1 Cθ Cθ p
θ̇ = 0 Cϕ −Sϕ q (5.5)
ψ̇ 0 Sϕ Cϕ r
Cθ Cθ
19
Utilizzando gli angoli di Eulero (e non il quaternione) abbiamo un sistema di 12 equazioni in
12 incognite e possiamo definire le il vettore delle incognite dinamiche:
Le forze risultanti lungo gli assi (X, Y, Z), nel riferimento degli assi body, possono essere
valutate come segue:
XA = −D cos(α) + L sin(α)
YA = − C
ZA = − D sin(α) − L cos(α)
XG = − mg sin(θ)
Y = − mg sin(ϕ) cos(θ)
G
ZG = − mg cos(ϕ) cos(θ)
XT = TR cos(µT ) + TL cos(− µT )
Y = TR sin(µT ) + TL sin(− µT )
T
ZT = 0
LT = YT lze
M = XT lze
T
NT = YT lxe
1
V̇ = m [−Dcos(β) + YA sin(β) + XT cos(α)cos(β) + YT sin(β)]
−mg(cos(α)cos(β)sin(θ) − sin(β)sin(ϕ)cos(θ) − sin(α)cos(β)cos(ϕ)cos(θ))
1
α̇ = mV cos(β) [−L − XT sin(α) + mg(cos(α)cos(ϕ)cos(θ) + sin(α)sin(θ))]
+q − tan(β)(p cos(α) + r sin(α)) (5.8)
1
β̇ = mV [Dsin(β) + YA cos(β) + YT cos(β)
+mg(cos(α)sin(β)sin(θ) + cos(β)sin(ϕ)cos(θ) − sin(α)sin(β)cos(ϕ)cos(θ))]
+p sin(α) − r cos(α)
In queste relazioni abbiamo che α = αbody ovvero riferito all’asse della fusoliera xb ody. Al-
ternativamente, può essere riferito ad una retta di riferimento delle incidenze inclinata di un
angolo µx rispetto ad xbody . Le precedenti equazioni risultano molto agevoli poiché a destra
sono presenti già i termini aerodinamici (D, YA , L) e mettono in evidenza ancora una volta
come XT coincida con la spinta. Nella prima equazione abbiamo in parentesi la differenza
tra spinta e resistenza (XT − D) che è l’elemento responsabile dell’accelerazione lungo la
traiettoria V̇ .
Nella seconda equazione è evidente il legame che sussiste tra portanza ed angolo d’attacco
e nella terza si evidenzia come la presenza di una forza laterale non nulla sia direttamente
collegata ad una variazione dell’angolo di side-slip β̇.
È interessante notare che sono ancora presenti i termini di velocità angolare (p, q, r) nelle
equazioni di α̇ e β̇
Nelle equazioni studiate al paragrafo precedente era necessario esprimere, istante per istante,
le componenti in assi body della risultante aerodinamica (XA , YA , ZA ), in queste equazioni,
invece, sussiste un elgame diretto tra le forze aerodinamiche e le componenti (V, α, β).
Il vettore delle incognite dinamiche diviene:
Chiaramente tali equazioni vanno poi accoppiare a quelle all’equilibrio alla rotazione già viste
in precedenza, alle equazioni di navigazione ed alle gimbal.
1
nel senso che non importa che le ali siano inclinate o meno, questa è comunque presente.
L’accoppiamento della dinamica latero-direzionale con quella longitudinale è meglio rappre-
sentato dalla seguente figura:
Immaginando di effettuare una virata corretta a quota costante, velivolo ruota con una certa
velocità angolare che è generalmente bassa, il moto è puramente rotatorio con un certo angolo
di attacco che non risulta accentuato ma è tanto più elevato quanto più sarà piccolo il raggio
di virata, poiché è necessaria una portanza tale da equilibrare il peso. A raggi di virata elevati
siamo in una zona di stabilità di normali regimi di volo. Incrementando le velocità angolari,
combinando ad esempio delle velocità angolari di pitch con quelle di roll, si giungerebbe al
fenomeno di roll-coupling dove l’associazione della dinamica di rollio con quella di beccheggio
causa forti instabilità. Al contempo, incrementando l’angolo di attacco si giunge nella zona
di stallo.
Φ(t) = 0 (5.10)
ψ(t) = 0 (5.11)
Si avrà evidentemente:
Il che implica:
˙ = ẏG,E = 0
˙ = phi
β̇ = ṗ = ṙ = psi (5.13)
Il che ci permette di trascurare la seconda equazione del sistema (5.1) oppure, alternativa-
mente, la terza della (5.8). Ottenendo cosi:
1
V̇ = m [−D + XT cos (αB ) + ZT sin (αB ) − mg(cos (αB ) sin (θ) − sin (αB ) cos (θ))]
1
α˙B = mV [−L + ZT cos (αB − XT sin (αB ) + mg(cos (αB ) cos (θ) + sin (αB ) sin (θ)) + q]
MA +MT
q̇ =
Iy
(5.14)
ẋEG = V cos (αB ) cos (θ) + V sin (αB ) sin (θ)
żEG = −V cos (αB ) sin (θ) + V sin (αB ) cos (θ) (5.15)
θ̇ = q
Le 5.14 descrivono la dinamica del velivolo nel riferimento degli assi body, mentre le 5.15
descrivono la cinematica del veliolo nel riferimento di Terra fissa.
Viste le equazioni, lo stato del velivolo viene descritto mediante il seguente vettore di stato:
(5.16)
x(t) = V (t), α(t), q(t), xEG (t), zEG (t), q(t)
Figura 6.1: Assi superficie di governo, centro di massa GCS, accelerazione aC del polo C e
velocità angolare istantanea CS, rispetto al riferimento inerziale. Il vettore !CS D PCSic è la
velocità angolare istantanea dell’organo di comando rispetto al velivolo.
24
6.2 Equazioni del moto delle superfici di governo
Una superficie di governo, rispetto al velivolo, è costituita da un ulteriore grado di libertà.
Nell’analisi dell’equilibrio è necessario tenere conto dei sei gradi di libertà del velivolo completo
ai quali vanno aggiunti gli ’n’ gradi di libertà delle superfici di governo considerate.
L’equazione del moto della generica superficie di governo il cui asse di cerniera è contenuto
nel piano xB , yB è data da1 :
IC δ̈CS + (ṗ + qr)IC,xB − (q̇ − pr)IC,yB + mCS (aC,zB − gzB eCS ) = HA,CS + HC,CS (6.1)
È bene dire che il progettista è consapevole della presenza dei termini legati alle coppie iner-
ziali ed è interessato ad annullarli. Tuttavia, non è possibile farlo del tutto in quanto, pur
annullando l’eccentricità, effettuando cosi un bilanciamento statico (facendo coincidere il
baricentro della superficie di governo con l’asse di cerniera) rimarrebbero comunque i termini
che contribuiscono alle coppie inerziali. Non è possibile annullare le due coppia insieme,
infatti, pur progettando il piano di coda con angolo di freccia nullo (ΛC = 0), resterebbe
il termine cos(0) = 1, il che rende impossibile annullare l’intero termine di accoppiamento.
Non è dunque possibile il completo bilanciamento dinamico dell’equazione, ovvero
non si può ricondurre all’equazione di un pendolo.
Una piccola parentesi va fatta sui comandi di volo, quando è possibile rendere i comandi
liberi si parla di comandi reversibili, ovvero comandi che hanno un collegamento diretto
in cabina, tale discorso non può essere fatto nel caso di velivoli con, ad esempio, sistemi
fly-by-wire.
1
con CS intendiamo ’Control Surface’
2
Nel nostro campo non utilizziamo la lettera H per il momento angolare, come fatto in fisica matematica,
poiché tale lettera occupa il posto per ’Hinge’ che descrive l’asse di cerniera.
6.3 Comando Longitudinale
Nella nostra analisi ci soffermeremo in particolare sul contributo dato dall’equilibratore, stu-
diamo dunque la dinamica dell’equilibratore eccitato dall’azione della corrente esterna. La
dinamica dell’equilibratore è accoppiata a quella del velivolo mediante le due coppie inerziali
al primo membro. L’equazione dell’equilibratore è la seguente:
Ihe,yB < 0
c̄e
CH,e = CH0 + CHα αH + CHδe δe + CHδs δs + CHδt δt + (CH α̇ α̇H + CHq q + CH δ̇e δ̇e ) (6.6)
2V
Dove si evidenzia la presenza di CH0 che tiene conto della non simmetria dei profili (altrimenti
sarebbe nullo), abbiamo poi gli effetti dovuti al calettamento della coda δs e della deflesione
dell’aletta tab δt . Notiamo poi un’analogia con il velivolo completo. Sono infatti presenti i
termini di smorzamento al beccheggio.
Per quanto riguarda αH , questo è l’angolo di attacco visto dalla coda ed è ’imparentato’
con αb ody, ma in questo caso bisogna tener conto dell’interferenza dell’ala, infatti esso è un
termine direttamente legato al downwash.
c̄
x21 c̄
f3 = 2
b
[CM,T (u1 ) + CM 0 + CM α x2 + CM δe x8 + CM δs u3 + CM q x3 ] (6.8)
ky 2µ(x5 ) 2x1
ee
f7 = gcos(x6 )
ke2
ρ(x5 )x21 Se c̄2e dε
+ 2
{CH0 + CHα [(1 − )(x2 − µx − ε0 + u3 + µx )]
2me ke dα
c̄e
+ CHδe x8 + CHδs u3 + CHδt u4 + CHq x3 } (6.9)
2x1
f8 = x7 (6.10)
Possiamo dunque modificare il vettore delle variabili di stato e degli input come segue:
x1 (t) V (t)
x2 (t)
α(t)
x 3 (t)
q(t)
x (t)
x4 (t)
E,G
x(t) = = (6.11)
x5 (t)
zE,G (t)
x (t) θ(t)
6
x7 (t)
δ̇e (t)
x8 (t) δe (t)
u1
δT (t)
u2 δe (t)
u(t) = = (6.12)
u δ (t)
3 s
u4 δt (t)
Capitolo 7
∆LON (s) = (s − λRange )(s − λHeight )(s − λP H )(s − λ∗P H )(s − λSP )(s − λ∗SP ) (7.3)
∆LD (s) = (s − λCrossange ) (s − λHeading ) (s − λSpiral ) (s − λRoll ) s − λDR )(s − λ∗DR ) (7.4)
L’equazione (3.3) mette in evidenza la presenza di sei radicicomposte da due autovalori reali
distinti λRange e λHeight , e da due coppie di autovalori complessi e coniugati λP H e λSP , che
sono componenti modali oscillanti, in particolare le due radici reali sono trascurabili.
28
Le matrici ALON e BLON si dimostrano essere dati dalle seguenti relazioni:
X̂u X̂w 0 −gCθ0
Ẑu Ẑw Ẑq +U0 gS
− θ0
(7.7)
ALON = 1−Ẑẇ 1−Ẑẇ 1−
Ẑẇ 1−Ẑẇ
M̂u + κ̂Ẑu M̂w + κẐw M̂q + κ̂ Ẑq + U0 −gκ̂Sθ0
0 0 1 0
X̂δT X̂δe
ẐδT Ẑδe
BLON = (7.8)
1−Ẑẇ 1−Ẑẇ
M̂ + κ̂Ẑ M̂δe + κ̂Ẑδe
δT δT
0 0
Una volta risolto il problema agli autovalori è possibile studiare le caratteristiche del sistema
con le seguenti relazioni:
v
u 1 σSP 2π
ζSP =u 2 ωn,SP = − TSP = q (7.9)
ζSP
t
ωSP 2
ωn,SP 1 − ζSP
1+ σSP
ln2 t 1 ,SP
t 1 ,SP = N 1 ,SP = 2
(7.10)
2 ωn,SP ζSP 2 TSP
0 1 0
Ponendo a questo punto ϑ0 = 0 e potendo per semplicità rimuovere anche la variabile θ dal
modello approssimato, le equazioni della dinamica del corto periodo diventano:
ẇ Ẑw U0 w ẐδT Ẑδe
= + (7.13)
q̇ M̂w + M̂ẇ Ẑw M̂q + M̂ẇ U0 q M̂δT + M̂ẇ ẐδT M̂δe + M̂ẇ Ẑδe
−M̂q −M̂q
ζSP = p = p (7.18)
2 −M̂w U0 2 −M̂α
q q
ωn,SP = −M̂w U0 = −M̂α (7.19)
È possibile ricavare la phugoid coarse approximation notando che il precedente modello può
essere ulteriormente semplificato tramite le seguenti approssimazioni:
M̂u Ẑw ≪ M̂w Ẑw M̂w U0 ≫ M̂q Ẑw M̂u Xw /M̂w ≪ X̂u (7.21)
Il che permette, in ipotesi di volo a basso numero di Mach e spinta costante di determinare
la frequenza naturale e lo smorzamento del moto di fugoide come segue:
√ g
ωn,P H = 2 (7.22)
U0
1 CD |0
ζP H = √ (7.23)
2 CL |0
Dove risulta interessante notare che la frequenza naturale di fugoide è inversamente
proporzionale alla velocità di volo di riferimento e, invece, lo smorzamento del moto
di fugoide è inversamente proporzionale all’efficienza del velivolo in condizioni di
riferimento. È interessante notare che, volando in condizioni di efficienza massima1 , gli
smorzamenti del moto di fugoide risulteranno molto bassi il che rende necessaria l’adozione
di dispositivi di controllo della stabilità del velivolo.
1
Punto E della polare del velivolo