MECCANICA E DINAMICA
DELLE MACCHINE LM
– Parte I –
http://www.unibo.it/docenti/alessandro.rivola
http://diem1.ing.unibo.it/mechmach/rivola
https://campus.unibo.it
Indice
0 Richiami di Cinematica 5
0.1 Macchina, Meccanismo, Membro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
0.2 Gradi di libertà e Coppie cinematiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
0.3 Catena cinematica, Meccanismo, Sistema Articolato . . . . . . . . . . . . . 8
0.4 Gradi di libertà di un meccanismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
0.5 Cinematica del corpo rigido nel piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
0.5.1 Posizione e velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
0.5.2 Centro di istantanea rotazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
0.5.3 Accelerazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
0.5.4 Teorema di Kennedy-Aronhold . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
0.5.5 Traiettoria e centro di curvatura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
0.5.6 Profili coniugati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
0.5.7 Esempio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
0.6 Analisi cinematica di sistemi articolati piani . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
0.6.1 Esempio: il quadrilatero articolato . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
0.6.1.1 Analisi di posizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
0.6.1.2 Analisi di velocità e accelerazione . . . . . . . . . . . . . . 17
Riferimenti Bibliografici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
1 Sistemi Articolati 20
1.1 Analisi cinematica con approccio modulare . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.1.1 Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.1.2 Approccio modulare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1.1.3 Gruppi di Assur . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1.1.4 Gruppi di Assur a tre membri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.1.5 La Diade (RRR) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
1.1.6 Il gruppo RRP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
1.1.7 Il gruppo RPR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
1.1.8 Il gruppo PPR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
1.1.9 Il gruppo RPP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
1.2 Sintesi cinematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
1.2.1 Il quadrilatero articolato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
1
2 INDICE
Richiami di Cinematica
5
6 CAPITOLO 0. RICHIAMI DI CINEMATICA
Oltre alle coppie elementari, esistono le coppie superiori che possono essere rigide ma
non combacianti, o combacianti ma non rigide come, rispettivamente, nel meccanismo a
0.2. GRADI DI LIBERTÀ E COPPIE CINEMATICHE 7
Movimenti permessi
Descrizione della
Gradi di Categoria Denominazione moti coppia
rotazioni traslazioni
libertà della coppia della coppia elicoidali
SC tre uno
quattro C4 SE tre uno
CC due due
camma (coppia tra i membri 1 e 2) e nella trasmissione a cinghia (coppie tra i membri 1
e 2 e tra i membri 2 e 3) della Figura 4.
Le coppie cinematiche più comuni sono elencate nella Tabella 1, in cui sono indicate
le possibilità di movimento permesse da ciascuna coppia. Tutte le coppie elencate sono
rigide. Le uniche coppie elementari sono le R, P, E, C, S, PP .
8 CAPITOLO 0. RICHIAMI DI CINEMATICA
Un meccanismo in cui sono presenti solo coppie elementari si dice sistema articola-
to. Tipici esempi di sistemi articolati sono il manovellismo di spinta (Figura 6a) ed il
quadrilatero articolato (Figura 6b).
! MECCANISMO PIANO
l = 3(m − 1) − 2 C1 − C2
! MECCANISMO SPAZIALE
l = 6(m − 1) − 5 C1 − 4 C2 − 3 C3 − 2 C4 − C5
Figura 7: Calcolo dei gradi di libertà di un meccanismo
10 CAPITOLO 0. RICHIAMI DI CINEMATICA
⃗ ∧ (B − A)
vB = vA + vBA = vA + ω ⃗ = θ̇⃗k
ω (5)
(a) (b)
⃗ ∧ vC = ω
ω ⃗ ∧ (vA + ω
⃗ ∧ (C − A)) = 0
⃗ ∧ vA
ω
(C − A) =
ω2
Il punto C ha istantaneamente velocità nulla. In altre parole, l’atto di moto del CR è
in definitiva un atto di moto rotatorio attorno ad un particolare punto, il centro C (che
può anche non fare parte fisicamente del CR), ed è caratterizzato dal vettore velocità
angolare ω⃗ , che ne definisce il moto d’insieme.
0.5. CINEMATICA DEL CORPO RIGIDO NEL PIANO 11
Se la velocità angolare ω del CR è nulla ed esiste un punto A del corpo la cui velocità
è diversa da zero, allora siamo di fronte ad un atto di moto traslatorio e tutti i punti del
CR hanno velocità pari a vA . Si può intendere che la rotazione del CR avviene attorno
ad un punto improprio (cioè all’∞) della normale alla direzione del moto.
(a) (b)
Il luogo delle posizioni occupate nel corso del moto dal centro di istantanea rotazione
nel riferimento fisso si indica come polare fissa, mentre il luogo delle posizioni occupate
nel riferimento locale (mobile) è la polare mobile.
Il movimento del CR provoca il puro rotolamento della polare mobile sulla polare fissa:
le due polari risultano tangenti tra loro nei successivi punti di contatto, ossia nei centri
di istantanea rotazione dell’istante considerato.
0.5.3 Accelerazioni
Derivando la (4) si ottiene l’accelerazione del punto B (Figura 10):
π
aB = aA + i θ̈|AB| eiθ − θ˙2 |AB| eiθ = aA + θ̈|AB| ei(θ+ 2 ) − θ˙2 |AB| eiθ (7)
cioè, in altri termini, il Teorema di Rivals per le accelerazioni dei punti di un CR:
⃗ ∧ (P − Q) = ω
vP = Ω ⃗ ∧ (P − C)
⃗ eω
Trattandosi di moto piano, i due vettori Ω ⃗ sono tra loro paralleli e quindi dovranno
esserlo pure i vettori (P − Q) e (P − C). Se ne conclude che:
la direzione della tangente comune ai due profili. Se ne deduce che il centro di istantanea
(21)
rotazione relativo C12 deve trovarsi sulla normale alla vM passante per M . Si può quindi
affermare che:
Il centro di istantanea rotazione relativo si trova sempre sulla normale comune ai profili
coniugati.
D’altra parte, nel punto di contatto M la velocità relativa tra i profili si può valutare
mediante:
da cui, ancora una volta, risulta che il centro relativo C12 si trova sulla normale comune
(21)
ai due profili (tangente alla direzione della velocità relativa vM ).
Si può inoltre aggiungere che, poiché la normale ai profili deve contenere anche i loro
centri di curvatura Q1 e Q2 , rispettivamente di s1 ed s2 , sulla normale medesima si
troveranno: il punto di contatto M tra i profili s1 ed s2 , i loro centri di curvatura Q1 e
Q2 , ed il centro di istantanea rotazione relativo C12 .
La Figura 14 mostra anche le polari del moto: σ1 è quella fissa; σ2 è la mobile. Come
noto (vedi §0.5.2), esse sono tangenti nel centro di istantanea rotazione C12 e sulla normale
alle polari in C12 si trovano i loro centri di curvatura, rispettivamente O1 e O2 .
Definito il moto relativo tra i corpi (2) e (1), cioè date le polari del moto, sono infinite
le coppie di profili coniugati s2 e s1 . Infatti, se s2 è un qualsiasi profilo rigido solidale con
il corpo mobile (2) ed s1 è l’inviluppo delle successive posizioni assunte da s2 durante il
moto di (2), allora i due profili s1 ed s2 sono coniugati.
0.5. CINEMATICA DEL CORPO RIGIDO NEL PIANO 15
0.5.7 Esempio
Nel meccanismo a tre membri binari di Figura 15 i membri 1 e 2 sono accoppiati mediante
una coppia superiore e si toccano nel punto M . I profili che delimitano tali membri sono
coniugati, hanno cioè in M tangente t comune e la velocità relativa (di strisciamento) tra i
membri 1 e 2 in M è diretta lungo tale tangente t. Perciò il centro di istantanea rotazione
C12 giace sulla normale ai profili in M . D’altra parte, per il teorema di Kennedy-Aronhold,
C12 è allineato con i centri (assoluti) C13 e C23 : pertanto è immediato individuarlo.
Inoltre, applicando la (9), si ottiene la (11), che consente ad esempio di determinare il
legame tra le velocità angolari dei due corpi.
(21) (2) (1)
vC12 = vC12 − vC12 = 0
(11)
ω⃗2 ∧ (C12 − C23 ) = ω⃗1 ∧ (C12 − C13 )
Equazione di chiusura:
AB + BC + CD + DA = 0 (12)
a cos α + b cos β + c cos γ = d
(13)
a sin α + b sin β + c sin γ = 0
La (12) può essere proiettata nell due direzioni x e y fornendo le due (13) nelle variabili del
moto α, β e γ. La differenza tra il numero delle variabili e il numero delle equazioni fornisce
il numero di gradi di libertà del meccanismo, ossia il numero di variabili indipendenti.
Se tra le variabili del moto si assume come variabile indipendente l’angolo α (il mecca-
nismo possiede un solo grado di libertà), le proiezioni dell’equazione di chiusura risultano
essere nelle incognite β e γ. Una delle due (ad esempio β) può essere facilmente eliminata
(quadrando e sommando membro a membro le due (13)), giungendo alla (14) nell’unica
incognita γ.
b2 = (−a cos α − c cos γ + d)2 + (−a sin α − c sin γ)2
b2 − a2 − c2 − d2 + 2ad cos α = cos γ (2ac cos α − 2cd) + 2ac sin α sin γ
A(α) = B(α) cos γ + C(α) sin γ (14)
(! a) (! b)
{ṡ}
in cui il vettore {k(α)} = è il vettore dei coefficienti di velocità.
α̇
Per le accelerazioni, è sufficiente derivare le (17) per ottenere:
( { })
{s̈} = − [A]−1 [A] ˙ {ṡ} + α̈ {h(α)} + α̇ ḣ(α) (19)
Riferimenti Bibliografici
[Dou88] Samuel Doughty. Mechanics of machines. Wiley New York, 1988.
Sistemi Articolati
20
1.1. ANALISI CINEMATICA CON APPROCCIO MODULARE 21
fk (ψ1 , . . . , ψn ) = 0, k = 1, . . . , n − l
fk (ψ1 , . . . , ψn−l , q1 , . . . , ql ) = 0
f1 (ψ1 , q1 , . . . , ql ) = 0
f2 (ψ1 , ψ2 , q1 , . . . , ql ) = 0
f3 (ψ1 , ψ2 , ψ3 , q1 , . . . , ql ) = 0
...
fn−l (ψ1 , . . . , ψn−l , q1 , . . . , ql ) = 0
Figura 1.2: Catene cinematiche a mobilità nulla: solo due sono gruppi di Assur (AKC:
Assur Kinematic Chain)
22 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
(a) (b)
(a) (b)
P3
µk (P2-P1)
r1
P1
r2
λ(P2-P1)
P2
Equazioni di chiusura:
(P3 − P1 )2 = r1 2
(P3 − P2 )2 = r2 2
Posto:
(P3 − P1 ) = λ(P2 − P1 ) + µ k̄ ∧ (P2 − P1 )
(P3 − P2 ) = (P3 − P1 ) − (P2 − P1 )
la seconda equazione di chiusura fornisce:
r2 2 = (P3 − P2 )2 = (P3 − P1 )2 + (P2 − P1 )2 − 2(P3 − P1 )(P2 − P1 ) =
r1 2 + (P2 − P1 )2 − 2[λ(P2 − P1 ) + µ k̄ ∧ (P2 − P1 )](P2 − P1 ) =
r1 2 + (P2 − P1 )2 − 2λ(P2 − P1 )2
cioè un’equazione nell’unica incognita scalare λ:
[ ]
1 r1 2 − r2 2
λ= 1+
2 (P2 − P1 )2
Introducendo l’espressione di λ nella prima equazione di chiusura si ottiene:
!
1.1. ANALISI CINEMATICA CON APPROCCIO MODULARE 25
!
26 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
!
1.1. ANALISI CINEMATICA CON APPROCCIO MODULARE 27
!
28 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
Traiettorie di punti di biella aventi forma qualunque possono ottenersi mediante pen-
talateri azionando opportunamente le aste adiacenti al telaio (Figura 1.9a). I pentalateri
hanno due gradi di libertà. Infatti tutti i sistemi articolati piani con 1 solo grado di libertà
hanno un numero di membri pari. Se si ha la necessità di ricondursi al caso di un solo gdl,
si devono vincolare in qualche modo le aste adiacenti al telaio (Figura 1.9b e Figura 1.9c).
Si debba progettare il quadrilatero in modo tale tale che il bilanciere (membro cedente)
compia oscillazioni di ampiezza β assegnata e, nello stesso tempo, con tempi di andata
e ritorno prestabiliti. In altre parole, se la manovella ruota a velocità angolare costante,
essa deve compiere angoli prefissati durante le due corse del bilanciere.
Con riferimento alla Figura 1.11, notiamo che, indicati con Ω la velocità angolare
(costante) di manovella, con ϕa e ϕr gli angoli corrispondenti ai tempi di andata e ritorno
del bilanciere, si ha:
2π ta tr
Ω= ϕa = Ω ta = 2π ϕr = Ω tr = 2π
ta + tr ta + tr ta + tr
Posto:
O1 A = r, raggio di manovella
AB = l, lunghezza di biella
deve essere O1 B ′ = l + r e O1B ′′ = l − r
da cui si ricava il raggio di manovella r = (O1 B ′ − O1 B ′′ )/2.
Come è ovvio, il problema ammette infinite soluzioni. Infatti la lunghezza del raggio
O3 B ′ è stata scelta con arbitrio, come anche la retta uscente da B ′ . Dal momento che
tutti i punti O1 che soddisfano il problema vedono il segmento B ′ B ′′ sotto lo stesso angolo
θ, significa che devono appartenere alle due circonferenze passanti per B ′ e B ′′ ed aventi
centro sulla bisettrice dell’angolo β (da parti opposte rispetto al segmento B ′ B ′′ ) e raggio
R pari a (vedi Figura 1.14):
β
sin
R = O3 B ′ 2 = OB ′
sin θ
Non tutti i punti giacenti sulle due circonferenze menzionate sono posizioni ammissibili
per il centro di rotazione di manovella. Si può infatti dimostrare che per permettere il
moto senza rompere i vincoli, il punto O1 deve mantenersi esterno all’angolo di vertice O3
e apertura β.
Vista la suddetta limitazione, ne consegue un valore limite per l’angolo θ. Infatti al
variare di θ varia il raggio R (ad esempio per valori di θ < π/2 un aumento di θ implica
una diminuzione di R). Di conseguenza si modificano i campi ammissibili per il punto
O1 . Non esistono più zone ammissibili per O1 quando θ raggiunge il valore limite (vedi
Figura 1.15):
π β
θlim = +
2 2
1.2. SINTESI CINEMATICA 33
L’esistenza di un valore limite per l’angolo θ introduce una limitazione per quanto
riguarda il rapporto tra gli angoli descritti dalla manovella in corrispondenza delle due
corse del bilanciere:
ϕa = π − θ π+θ π + θlim 3π + β
< =
ϕr = π + θ π−θ π − θlim π−β
ed anche:
ϕr tr 3π + β
= <
ϕa ta π−β
1 tr
Ad esempio se β = π/2 si ha (per l’evidente intercambiabilità tra ta e tr ): < < 7.
7 ta
In ogni caso la soluzione non è ancora unica. Il problema risulta definito (naturalmente
entro i limiti fra i quali la soluzione è possibile) se, ad esempio, si fissa il valore del rapporto
O1 O3 /O3 B ′ .
Talvolta è conveniente definire il problema cercando di ottimizzare il valore dell’angolo
di trasmissione (l’angolo compreso tra bilanciere e biella).
34 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
Se tale soluzione non fosse conveniente si può ricorrere ad un quadrilatero articolato con
l’unica condizione che i centri delle aste adiacenti al telaio cadano sugli assi dei segmenti
A1 A2 e B1 B2 (Figura 1.18a). Ci sono infinite soluzioni che si riducono a quattro se per
esempio si fissano le lunghezze delle aste adiacenti al telaio. La soluzione è unica se si
stabilisce su quale dei due semipiani devono stare i centri O1 e O3 .
Se non ha interesse che gli estremi delle aste adiacenti al telaio cadano nei punti A e
B, si possono fissare gli angoli ϕA e ϕB , oltre che i centri O1 e O3 (vedi Figura 1.18b).
(a) (b)
1.2.5 Osservazione
Una osservazione finale che riguarda tutti i metodi di sintesi di tipo diretto, quali quelli
visti in precedenza od altri analoghi: le equazioni di sintesi determinano, se esiste, un
meccanismo (o più di uno) le cui dimensioni sono compatibili con le specifiche di sintesi:
cosı̀ il meccanismo di Figura 1.18 è tale che esso può esistere sia nella prima posizione che
nella seconda posizione, ma nulla garantisce a priori che possa effettivamente passare, con
continuità (ossia rispettando le equazioni di chiusura) dalla prima alla seconda.
La sintesi garantisce cioè la compatibilità con le posizioni (e velocità e accelerazioni)
imposte dalle specifiche, non con le posizioni ad esse intermedie: questa va verificata con
successive analisi di posizione (o, se e possibile, di mobilità).
38 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
(a) (b)
In Figura 1.22 l’asta 6 del sistema articolato deve realizzare una sosta in corrispondenza
di una certa fase della rotazione completa del movente (la manovella 1). L’obiettivo viene
raggiunto se, durante la medesima fase, il punto D (solidale alla biella 2 del quadrilatero
articolato O1 ABO3 ) percorre una traiettoria circolare di centro E.
1.2. SINTESI CINEMATICA 39
Figura 1.22: Sistema articolato: l’asta 6 possiede un moto rotatorio alterno con sosta
(a) (b)
Applicazione La formula di
Eulero–Savary può essere utilizza-
ta anche senza conoscere le pola-
ri, purché sia noto il punto C. Si
consideri ad esempio il quadrila-
tero articolato di Figura 1.25 e si
voglia trovare il centro di curva-
tura di un punto P della biella.
Applicando la formula ai punti A
e B dei quali si conosce la traiet-
toria, si perviene ad un sistema di
due equazioni nelle due incognite
(1/R0 − 1/R1 ) e φA .
( )
1 1 1 1
− = − cos φA
R0 R1 CO1 CA
( )
1 1 1 1
− = − cos(φA ±α)
R0 R1 CO3 CB Figura 1.24: Formula di Eulero–Savary
Ricavate le due incognite, ba-
sta sostituirle nella seguente per
trovare l’unica incognita CQ.
( )
1 1 1 1
− = − cos(φA ± γ)
R0 R1 CQ CP
1.2. SINTESI CINEMATICA 41
P
B
O1
γ
O3
α
Per lo studio delle proprietà delle traiettorie di punti presenta notevole interesse anche la
circonferenza dei flessi. Si consideri ancora la (1.1). Se esistono punti del piano mobile per
F
1
0
C
Poiché i punti F giacenti su questa circonferenza sono punti di flesso delle proprie
traiettorie, alla circonferenza si dà il nome di circonferenza dei flessi. Il suo tracciamento
non è sempre banale. A tal fine si può osservare che applicando la (1.1) a due punti P ed
F allineati sulla stessa retta passante per C, si ha:
1 1 1
− =− (1.3)
CQ CP CF
p2 = qf (1.4)
1.2.6.5 Esempi
Esempio no.1 Una circonferenza di raggio R1 e centro O1 rotola su una retta (Figu-
ra 1.27a). Come risulta ovvio, circonferenza e retta sono rispettivamente la polare mobile
σ1 e la polare fissa σ0 . La circonferenza dei flessi passa, oltre che per C, anche per il punto
O1 . Il risultato è ovvio poiché O1 ha traiettoria rettilinea.
A
P B
Q
O 1
FA
O 3
O1
F
FB
0
C
(a) (b)
Esempio no.3 Si riconsideri il problema della gru da porto citato in precedenza (Figu-
ra 1.21a) facendo ora riferimento alla Figura 1.28. Note le posizioni dei punti A0 , A, B
e la direzione dell’asta B0 B, si deve trovare la posizione del centro B0 affinché P abbia
traiettoria orizzontale. Il problema può essere risolto nel seguente modo:
Esempio no.4 Un altro caso in cui la traiettoria debba essere pressoché rettilinea è rap-
presentato in Figura 1.29 in cui il punto all’estremità inferiore della biella del quadrilatero
articolato viene fatto cadere sulla circonferenza dei flessi.
Per traiettorie pressoché rettilinee, ma soprattutto per traiettorie di altra forma, è con-
veniente fare uso di atlanti che forniscono direttamente, per un gran numero di casi, la
44 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
Dopo che il quadrilatero è stato scelto sulla scorta dell’atlante, potrà essere opportuno
controllare la posizione del centro di curvatura della traiettoria in qualche configurazione
particolare; un tale controllo è possibile con l’ausilio della circonferenza dei flessi.
1.2. SINTESI CINEMATICA 45
(a) (b)
1. Si tracciano i parallelogrammi
O1 M P A e O3 N P B.
2. Si tracciano i triangoli M QP e
P RN simili al triangolo AP B.
3. Si traccia il parallelogramma
P QO7,8 R.
(a) (b)
(a) (b)
P3 O3 .
La posizione B1 è il centro dell’arco passante per O3 , O3′ e O3′′ . Per trovarla basta
intersecare gli assi dei segmenti O3 O3′ e O3′ O3′′ .
1.2.8.1 Premessa
Ogni meccanismo piano può essere rappresentato mediante una catena cinematica che
consiste in uno o più loop di coppie di membri asta-corsoio (vedi Figura 1.41). Ad esempio,
il manovellismo di spinta non centrato di Figura 1.42a può essere rappresentato come in
Figura 1.42b a patto che le aste 2, 3 e 4 siano bloccate ai rispettivi corsoi e che le aste 1
e 4 siano solidali al telaio.
(a) (b)
Figura 1.42: Manovellismo di spinta eccentrico (a) e sua catena cinematica equivalente
(b)
Nella k-esima coppia asta–corsoio, la posizione del pivot del corsoio rispetto al pivot
dell’asta può essere definita mediante il vettore complesso Zk , come rappresentato in
Figura 1.43. Nella posizione iniziale sia:
1.2. SINTESI CINEMATICA 51
dove Zk è la distanza tra i due pivot nella posizione di partenza e θ1 è l’angolo misurato
tra il vettore Zk nella posizione di partenza e l’asse reale di un sistema di riferimento che
trasla con il pivot dell’asta (rotazioni positive se antiorarie).
Se non varia la distanza tra i due pivot nel passare dalla posizione di partenza ad una
generica posizione j, si ha (vedi Figura 1.43):
con φj = θi − θ1 , ovvero:
Zk ′ = Zk eiθ1 eiφj = Zk eiφj
Il termine eiφj viene chiamato operatore rotazionale poiché esprime una rotazione pura
del vettore Zk .
Se invece si ha anche una variazione della distanza tra i due pivot, definita mediante
Zk ′
il rapporto: ρj = , si ha:
Zk
1.2.8.2 La diade
La grande maggioranza di sistemi articolati piani può essere pensata come combinazione
di coppie di vettori chiamate DIADI. Per esempio, il quadrilatero articolato di Figura 1.44
può essere ritenuto combinazione di due diadi: la parte sinistra rappresentata mediante
la coppia di vettori W e Z e la parte destra dai vettori W∗ e Z∗ .
AB = Z − Z∗ A0 B0 = W + AB − W∗ (1.5)
Si consideri ora solo una delle due diadi che formano il quadrilatero di Figura 1.44,
ad esempio quella di sinistra, e con questa si voglia collocare un punto P del piano in
determinate posizioni. Detta Pj la posizione j-esima del punto P , se si misurano le
rotazioni dei vettori a partire dalla posizione iniziale P1 (positive quelle antiorarie), con
riferimento alla Figura 1.45, si ha:
βi rotazione di W nel passaggio di P dalla posizione iniziale P1 alla posizione Pj
αj rotazione di Z nel passaggio di P dalla posizione iniziale P1 alla posizione Pj
Definendo inoltre le posizioni P1 e Pj tramite i vettori complessi R1 e Rj (rispetto ad
un arbitrario sistema di riferimento complesso (x, iy) con origine in O), deve aversi (per
la chiusura del poligono A0 AP1 OPj Aj A0 ):
con:
δ j = Rj − R1 (1.8)
Dal momento che il numero di parametri (le due componenti di ogni vettore) che descrivo-
no il meccanismo nella sua posizione iniziale è finito, il numero di posizioni (o movimenti)
che può essere imposto in un problema di sintesi sarà finito.
54 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
Si pensi, per fissare le idee, alla generazione di movimenti con una diade (ma nulla
cambia se si devono generare traiettorie in tempi prestabiliti). Nella Figura 1.45, saranno
assegnati i vettori δ j e le rotazioni del secondo membro mobile della diade, cioè gli angoli
αj . Se il numero di posizioni prescritte è pari a due (j = 2), l’equazione vettoriale (1.7)
diventa:
W (eiβ2 − 1) + Z (eiα2 − 1) = δ j
dove le incognite sono 5 (le due componenti Wx e Wy del vettore W, le due componenti Zx
e Zy del vettore Z e l’angolo β2 ). Si hanno quindi due equazioni scalari che contengono
cinque incognite scalari. Se tre delle cinque incognite vengono fissate arbitrariamente,
le equazioni possono essere risolte nelle restanti due incognite. Poiché in generale c’è
un infinito numero di scelte per ognuna delle tre variabili libere, il numero di possibili
soluzioni per un problema di sintesi di questo tipo è ∞3 .
Se il numero di posizioni prescritte aumenta di uno, il numero di equazioni scalari
aumenta di due (le equazioni vettoriali aumentano di uno), ma si ha una sola incognita
in più. Perciò si avrà un numero di soluzioni pari a ∞2 . La situazione è riassunta in
Tabella 1.1. Ogni volta che si aggiunge una posizione, si aggiungono due equazioni scalari
ed il numero di incognite scalari aumenta di uno. Se il numero di posizioni prescritto è
cinque, non si hanno variabili che è possibile scegliere in modo arbitrario. Perciò cinque
è il massimo numero di posizioni possibile per la soluzione di un problema di generazione
di movimento mediante diade.
Analizziamo nel dettaglio i vari casi.
W(eiβ2 − 1) + Z(eiα2 − 1) = δ 2
(1.11)
W(eiβ3 − 1) + Z(eiα3 − 1) = δ 3
W(eiβ2 − 1) + Z(eiα2 − 1) = δ 2
W(eiβ3 − 1) + Z(eiα3 − 1) = δ 3 (1.12)
W(eiβ4 − 1) + Z(eiα4 − 1) = δ 4
È concessa una sola scelta arbitraria; in particolare potrà essere scelto uno tra i sette
parametri scalari: coordinate di W e Z, angoli β2 , β3 , e β4 . Questa volta, anche se si
sceglie arbitrariamente uno degli angoli βj , il sistema (1.12) contiene espressioni trascen-
denti negli altri due angoli β.
Si può quindi concludere che tre è il massimo numero di posizioni che si possa prescrivere
per avere ancora un problema di tipo lineare.
W(eiβ2 − 1) + Z(eiα2 − 1) = δ 2
W(eiβ3 − 1) + Z(eiα3 − 1) = δ 3
(1.13)
W(eiβ4 − 1) + Z(eiα4 − 1) = δ 4
W(eiβ5 − 1) + Z(eiα5 − 1) = δ 5
56 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
!
Figura 1.46: Sintesi di un quadrilatero articolato per la generazione di movimenti
Come già accennato, il quadrilatero articolato può essere pensato come combinazione
di due diadi (vedi Figura 1.44). Gli angoli di cui ruotano i membri della diade di sinistra
sono al solito indicati con βj e αj . Per distinguerli da quelli della diade di destra, si
introduce la notazione di Figura 1.46) con cui la (1.7) diventa, per il lato sinistro
( ) ( )
W eiϕj − 1 + Z eiγj − 1 = δ j (1.14)
e, analogamente, per il lato destro
( ) ( )
W∗ eiψj − 1 + Z∗ eiγj − 1 = δ j (1.15)
dove, se le posizioni assegnate sono tre, j = 2, 3.
Per la generazione di movimenti, i vettori δ 2 , δ 3 e gli angoli γ2 , γ3 sono assegnati.
Conviene scegliere come parametri arbitrari, gli angoli ϕj per il lato sinistro e gli angoli
ψj per il lato destro, in modo che il problema sia lineare nelle incognite W, Z e W∗ , Z∗ .
Per individuare biella e telaio del quadrilatero articolato, si utilizzano le seguenti:
AB = Z − Z∗ A0 B0 = W + AB − W∗
Una volta trovata la soluzione, occorre verificare che il quadrilatero sia concretamente
in grado di risolvere il problema. In particolare occorre verificare che, per raggiungere
con continuità le posizioni imposte, non si debba smontare e rimontare il quadrilatero in
un’altra configurazione.
1.2. SINTESI CINEMATICA 57
Inoltre, noti gli angoli ϵ della biella rispetto all’asse x, si ricavano le rotazioni di biella
nel passaggio dalla posizione di partenza alla seconda e terza posizione:
Dalla Figura 1.49 si misurano gli angoli θk e σk (k = 1, 2, 3). Si possono cosı̀ valutare
le differenze:
◦ ◦
W = 1.54 − 0.89i = W eiθ1 = 1.78 ei330 Z = 0.004 − 0.018i = 0 ei284
(a) (b)
(a) (b)
Come detto in precedenza, una volta trovata la soluzione, occorre verificare che il
quadrilatero sia in grado di raggiungere con continuità le posizioni imposte senza dover
cambiare configurazione.
Nel caso in esame, se il membro movente è l’asta di sinistra adiacente al telaio, la con-
figurazione relativa alla prima posizione del segmento AB è diversa dalla configurazione
relativa alle altre due posizioni (vedi Figura 1.50a). Pertanto, per passare dalla prima
alla seconda (e poi alla terza) occorre prima ruotare l’asta A0 A1 in senso orario fino a
far giungere il quadrilatero in posizione singolare, far assumere al quadrilatero l’altra
configurazione (ad esempio impiegando un riscontro elastico, e poi ruotare il movente
in senso orario fino a far occupare al segmento AB le due posizioni A2 B2 e A3 B3 (vedi
Figura 1.50b).
(a) (b)
Esempio no.2 Si debba progettare un quadrilatero articolato per trasferire delle scatole
dal nastro convogliatore 1 al nastro 2 (Figura 1.51).
I dati sono i seguenti:
δ 2 = −6 + 11i γ2 = 22◦ δ 3 = −17 + 13i γ3 = 68◦
Scelti ad arbitrio,
per il lato sinistro: ϕ2 = 90◦ ϕ3 = 198◦
◦
e per il lato destro: ψ2 = 40 ψ3 = 73◦
Risulta:
◦ ◦ ◦ ◦
W = 5.77 ei4.78 W∗ = 18.38 e−i2.1 Z = 15.02 e−i13.36 Z∗ = 6.12 ei103.42
!
Figura 1.53: Sintesi di un quadrilatero articolato per la generazione di traiettorie
62 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
da cui risulta:
δ 2 = −1.4 − 0.76i δ 3 = −1.0 − 2.3i
Scelti ad arbitrio,
per il lato sinistro: γ2 = −6◦ γ3 = 37◦
e per il lato destro: ψ2 = 33◦ ψ3 = 37◦ (gli angoli γ sono gli stessi del lato sinistro)
Risulta:
◦ ◦ ◦ ◦
W = 1.00 ei53.78 W∗ = 2.99 ei108.38 Z = 1.90 ei105.86 Z∗ = 2.00 ei185.40
Si faccia ora riferimento alla Figura 1.55. Per la generazione di funzioni, occorre correlare
le rotazioni prescritte del membro input con quelle dell’output. In altre parole è assegnato
il legame tra gli angoli ϕj e ψj . Si noti che in questo caso la posizione di biella non ha
interesse.
La (1.17) è nella forma standard e la Tabella 1.2 diventa equivalente alla Tabella 1.1.
La scelta arbitraria di W∗ fissa la scala del quadrilatero ed il suo orientamento, ma
non incide sulla funzione che lega le rotazioni ϕj e ψj . Una volta ottenuto il quadrilatero,
tutto il meccanismo può essere scalato ed orientato in qualunque maniera senza modifi-
care tale relazione. Questo non succede per i generatori di movimento o di traiettoria,
64 CAPITOLO 1. SISTEMI ARTICOLATI
nei quali la modifica della lunghezza di un’asta fa cambiare anche il movimento o la tra-
iettoria generati. Poiché la funzione ψj = f (ϕj ) non dipende dalla scelta di W∗ , non ha
senso includere quest’ultimo vettore tra le incognite del problema. Una volta ricondotto il
problema alla forma standard ((1.17)), è necessario sintetizzare una sola diade (quella for-
mata dai vettori W e AB) a differenza di quanto accade per la generazione di movimenti
e di traiettorie dove occorre individuarne due (W, Z e W∗ , Z∗ ).
Procedimento Nel caso in cui n = 3 (tre valori della funzione) si procede nel seguente
modo: ( ) ( ) ( )
W eiϕ2 − 1 + AB eiγ2 − 1 − W∗ eiψ2 − 1 = 0
( ) ( ) ( )
W eiϕ3 − 1 + AB eiγ3 − 1 − W∗ eiψ3 − 1 = 0
! !
Z2 + Z3 − Z4 − 1 = 0 (1.19)
Z2 + Z3 − Z4 = 1
Z2 eiϕ2 + Z3 eiγ2 − Z4 eiψ2 = 1
Z2 eiϕ3 + Z3 eiγ3 − Z4 eiψ3 = 1
In molte situazioni l’obiettivo della sintesi cinematica riguarda non solo le posizioni ma
anche velocità ed accelerazioni. Si parla di order synthesis. Tale obiettivo può essere
raggiunto impiegando il metodo del loop chiuso visto al paragrafo precedente. è sufficiente
derivare una e due volte rispetto al tempo la (1.18)). Con riferimento alla Figura 1.58, si
ottiene:
Per la posizione:
Z2 + Z3 − Z4 = −Z1
Z2 eiθ2 + Z3 eiθ3 − Z4 eiθ4 = −Z1 eiθ1
Per la velocità:
Z2 ω2 + Z3 ω3 − Z4 ω4 = 0
Per l’accelerazione:
Z2 + Z3 − Z4 = 1
Z2 ω2 + Z3 ω3 − Z4 ω4 = 0
Z2 (ω̇2 i − ω22 ) + Z3 (ω̇3 i − ω32 ) − Z4 (ω̇4 i − ω42 ) = 0
che, note le velocità angolari ω2 , ω3 , ω4 e le accelerazioni angolari ω˙2 , ω˙3 e ω˙4 , fornisce le
tre incognite vettoriali Z2 , Z3 , Z4 .
Riferimenti Bibliografici
[Dou88] Samuel Doughty. Mechanics of machines. Wiley New York, 1988.
[ESK84] Arthur G Erdman, George N Sandor, and Sridhar Kota. Mechanism design:
analysis and synthesis. Prentice-Hall Englewood Cliffs, 1984.
2.1 Classificazione
2.1.1 Meccanismi con camme piane
!
Figura 2.1: Camme Piane: a)b)c)d)e) Cedente traslante (Punteria); f) Cedente rotante
(Bilanciere); a)b)c)d) Punteria centrata; e) Punteria eccentrica; a) Punteria a coltello;
b)e)f) Cedente con rotella; c) Punteria a piattello; d) Punteria sferica
69
70 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
! !
! !
! !
2.2 Nomenclatura
Figura 2.8: Camma con punteria a rotella centrata e sistema articolato equivalente
Figura 2.10: Camma con punteria a piattello eccentrica e sistema articolato equivalente
2.4. SINTESI CINEMATICA CON METODO GRAFICO 77
!
Figura 2.11: Camma con punteria a rotella centrata: sintesi cinematica grafica
78 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
(a) !
(! b)
Figura 2.12: a) Camma con punteria a rotella eccentrica: sintesi cinematica grafica; b)
Camma con punteria a piattello centrata: sintesi cinematica grafica
2.5. SINTESI CINEMATICA CON METODI ANALITICI 79
Per la punteria a coltello, il profilo camma coincide con il profilo primitivo. Possiamo
quindi fare riferimento a quest’ultimo. Per un generico angolo di rotazione camma pari a
θ, la distanza radiale del punto di riferimento dal centro di rotazione della camma è (vedi
Figura 2.13):
OC = R = R0 + s(θ)
!
Figura 2.13: Camma con punteria a coltello: determinazione del profilo camma
Il centro di curvatura K del profilo primitivo si trova ovviamente sulla normale al profilo
nel punto di contatto (vedi Figura 2.14).
Per trovare il raggio di curvatura del profilo CK = ρ0 , fissiamo un sistema di riferimento
cartesiano complesso (x − jy) con origine nel punto O ed asse reale x coincidente con la
direzione di riferimento θ = 0, e studiamo il moto del punto C.
Tale moto, che istante per istante è approssimabile ad un moto circolare su un arco di
centro K e raggio CK, è composto dal moto relativo al telaio e dal moto di trascinamento.
Nel moto relativo al telaio C si muove lungo il raggio OC. Nel moto di trascinamento C
si muove lungo un arco di centro O e raggio R = R0 + s(θ).
80 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
Ro
C A
O
y K
dR dR dϑ
= = s′ Ω
dt dϑ dt (2.1)
d2 R d s′ ′ dΩ d s′ dϑ
= Ω + s = Ω + s′ Ω̇ = s′′ Ω2 + s′ Ω̇
dt2 dt dt dϑ dt
Essendo dunque:
(C − O) = R a (2.2)
la derivata prima, rispetto al tempo, del vettore (C − O) si può scrivere come:
d(C − O) dR
= a+ RΩb (2.3)
dt dt
mentre la derivata seconda è:
d2 (C − O) d2 R dR dR
2
= 2
a+ Ωb+ Ω b + R Ω̇ b − R Ω2 a
dt dt dt dt
ovvero:
d2 (C − O) d2 R dR
2
= 2
a+2 Ω b + R Ω̇ b − R Ω2 a (2.4)
dt dt dt
2.5. SINTESI CINEMATICA CON METODI ANALITICI 81
d(C − O)
= s′ Ω a + R Ω b = v⃗r + v⃗t = v⃗a (2.5)
dt
Nella (2.5) il primo termine a secondo membro è la velocità relativa v⃗r , mentre il
secondo termine è la componente di trascinamento v⃗t . La velocità assoluta v⃗a , ossia la
somma vettoriale dei due termini, è perpendicolare a CK, (vedi Figura 2.15b).
Il modulo della velocità assoluta è poi:
√( )
d(C − O) √ dR
2 √
va = = v 2 + v 2 = + R 2 Ω2 = Ω s′2 + R2 (2.6)
dt r t
dt
vr s′ Ω s′
tan α = = = (2.7)
vt RΩ R0 + s
!(a) !(b)
Nell’ipotesi in cui la velocità angolare della camma sia costante, l’accelerazione del
punto C diventa (sostituendo le (2.1) nella (2.4)):
d2 (C − O)
= s′′ Ω2 a + 2 s′ Ω2 b − R Ω2 a = a⃗r + a⃗c + a⃗t = a⃗a (2.8)
dt2
Nella (2.8) il primo termine a secondo membro è l’accelerazione relativa a⃗r , il secondo
termine è la componente di Coriolis a⃗c , mentre il terzo ed ultimo è la componente di
trascinamento a⃗t (vedi Figura 2.15b).
Come noto, il raggio di curvatura è pari al rapporto tra il quadrato del modulo della
velocità assoluta ((2.6)) e la componente normale della accelerazione assoluta ((2.8)). Il
modulo dell’accelerazione assoluta in direzione della normale CK, cioè la aan , vale (vedi
Figura 2.15):
( 2 )
d (C − O) ( ′′ 2 ) ( ′ 2)
a an = = −s Ω + R Ω 2
cos α + 2 s Ω sin α
dt2 n
82 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
vr vt
e tenendo conto che: sin α = e cos α =
, il raggio di curvatura
d(C − O) d(C − O)
dt dt
risulta essere pari a:
3 3
v2 Ω3 (s′2 + R2 ) 2 (s′2 + R2 ) 2
ρ0 = a = =
aan (−s′′ Ω2 + R Ω2 ) RΩ + (2 s′ Ω2 ) s′ Ω −s′′ R + 2 s′2 + R2
In conclusione è:
[ ]3
(R0 + s)2 + s′2 2
ρ0 =
(R0 + s)2 − (R0 + s) s′′ + 2s′2
Il problema della determinazione della traiettoria del centro fresa si riduce ad un caso
particolare del meccanismo a camma con punteria a rotella, si rimanda, quindi, alla
relativa trattazione (vedi §2.5.2.3).
2.5. SINTESI CINEMATICA CON METODI ANALITICI 83
Nel caso di punteria a rotella centrata il profilo camma differisce dal profilo primitivo.
Con riferimento alla Figura 2.16, indicato con K il centro di curvatura del profilo camma,
osserviamo che il meccanismo cinematicamente equivalente è un manovellismo di spinta
centrato in cui OK è la manovella, CK la biella e C il corsoio. Osserviamo inoltre che tale
meccanismo equivalente è comune anche al meccanismo a camma con punteria a coltello.
Pertanto K è, come ovvio, anche centro di curvatura del profilo primitivo.
Indicato con P il punto di tangenza tra rotella e profilo della camma, osserviamo che,
in generale, P non si trova sul segmento OC per cui è errato ottenere il profilo della
camma detraendo in senso radiale il raggio Rr della rotella dalla quantità:
OC = Rb + r + s(θ) = R0 + s(θ)
che rappresenta il profilo primitivo.
Figura 2.16: Camma con punteria centrata a rotella: determinazione del profilo camma
Profilo interno
Applicando il teorema di Carnot al triangolo CP O (Figura 2.16), si ha:
√
P O = Rr 2 + (R0 + s)2 − 2Rr (R0 + s) cos α
Inoltre, posto: β = φ − θ
per il teorema dei seni sullo stesso triangolo risulta:
P O sin β = CP sin α
84 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
da cui si ricava: ( )
Rr
β = arcsin sin α
PO
Il profilo camma è allora espresso dalle coordinate polari:
PO
( )
Rr
φ = θ + arcsin sin α
PO
Profilo esterno
Esiste naturalmente anche il profilo esterno. Tale profilo viene impiegato nel caso di
camma a disco con scanalatura (contatto di forma). Per determinarlo facciamo riferimento
alla Figura 2.17.
Applicando il teorema di Carnot al triangolo CP O, si ha:
√
P O = Rr 2 + (R0 + s)2 + 2Rr (R0 + s) cos(α)
Inoltre, posto: β = θ − φ
proiettando OP e OC sulla normale a OC passante per il punto P , risulta:
P O sin β = CP sin α
da cui si ricava: ( )
Rr
β = arcsin sin α
PO
Il profilo esterno della camma è allora espresso dalle coordinate polari:
PO
( )
Rr
φ = θ − arcsin sin α
PO
Figura 2.17: Camma con punteria centrata a rotella: profilo camma esterno
2.5. SINTESI CINEMATICA CON METODI ANALITICI 85
Come osservato in precedenza, per questo meccanismo il profilo camma differisce dal
profilo primitivo (vedi Figura 2.18).
Per determinare il raggio di curvatura della camma è sufficiente osservare che il punto
di contatto P tra camma e rotella si trova sulla congiungente C e K ad una distanza dal
centro della rotella pari a CP = Rr . Il raggio di curvatura del profilo camma è dunque:
ρ = P K = CK − CP ovvero: ρ = ρ0 − Rr .
In definitiva il raggio di curvatura vale:
[ ]3
(R0 + s)2 + s′2 2
ρ= − Rr (2.9)
(R0 + s)2 − (R0 + s)s′′ + 2s′2
dove: R0 = Rb + Rr .
Si osservi che R0 è il raggio base della corrispondente camma con punteria a coltello,
mentre Rb il raggio base della camma con punteria centrata a rotella.
Figura 2.18: Camma con punteria centrata a rotella: raggio di curvatura del profilo
camma
86 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
Come è ovvio, se il raggio della fresa Rf coincide con il raggio del rullo Rr , la traiettoria
del centro fresa coincide con il profilo primitivo.
In caso contrario il centro fresa si trova sulla normale al profilo della camma e dista dal
punto C una quantità pari a: CF = Rf − Rr .
Figura 2.19: Camma con punteria centrata a rotella: traiettoria del centro fresa
Inoltre, posto: γf = θ − φf
proiettando OF e OC sulla normale a OC passante per il punto F , risulta:
CF sin α = OF sin γf
da cui si ricava: ( )
CF
γf = arcsin sin α
OF
La traiettoria del centro fresa è quindi espressa dalle coordinate polari:
OF
( )
CF
φf = θ − arcsin sin α
OF
Queste espressioni sono valide anche per il caso di punteria a coltello dove naturalmente,
essendo Rr = 0, si ha CF = Rf .
2.5. SINTESI CINEMATICA CON METODI ANALITICI 87
Effettuata l’inversione cinematica, in una posizione generica la distanza tra l’asse O della
camma e il punto di riferimento C (C è l’intersezione tra la superficie del piattello e la
parallela al moto della punteria passante per O) vale:
OC = Rb + s(θ)
Il punto di contatto P in generale non coincide con il punto di riferimento.
Figura 2.20: Camma con punteria a piattello centrata: determinazione del profilo camma
dove:
C ′ F = CP = s′
e
OC ′ = Rb + Rf + s(θ)
Inoltre si ha:
C ′F s′
tan γ f = =
OC ′ Rb + Rf + s(θ)
Infine, posto: φf = θ + γf
le coordinate del centro fresa sono:
√
OF = [Rb + Rf + s(θ)]2 + s′2
[ ]
s′
φf = θ + arctan
Rb + Rf + s(θ)
Figura 2.21: Camma con punteria a piattello centrata: traiettoria del centro fresa
2.5. SINTESI CINEMATICA CON METODI ANALITICI 89
Con riferimento alla Figura 2.22, per calcolare il raggio di curvatura del profilo camma ρ,
si può scrivere la seguente equazione vettoriale:
OK + KP + PC + CO = 0
che può essere proiettata lungo le direzioni della normale e della tangente al profilo in P .
Posto uguale a γk l’angolo P KO, si ha:
OC = P K + OK cos(π − γk ) = P K − OK cos γk
CP = OK sin(π − γk ) = OK sin γk
d(CP ) d(s′ )
= = s′′ = OK cos γk
dθ dθ
che, sostituita nella prima equazione, fornisce il raggio di curvatura del profilo:
ρ = P K = OC + OK cos γk = OC + s′′
Figura 2.22: Camma con punteria a piattello centrata: determinazione del raggio di
curvatura
90 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
La posizione iniziale del cedente è quella tratteggiata in Figura 2.23, in cui la rotella si
appoggia al cerchio di base di raggio Rb all’inizio del tratto di salita ed il cedente forma
con il telaio O1 O2 l’angolo β0 .
Ovviamente in questo caso la s(θ) rappresenta le rotazioni del cedente; si ha che l’angolo
che il bilanciere forma con il telaio è dato da:
β(θ) = β0 + s(θ)
O2
α
N
β+γ b γ
β
C d
G
ϕC
αC
αK θ β0
M
O1 O2
K
ω
L
γ
L’angolo di pressione è per definizione l’angolo compreso tra la direzione della velocità
di un punto del cedente e la normale al profilo primitivo. Facendo riferimento alla Figu-
ra 2.23, indicato con α l’angolo di pressione, lo stesso resta individuato tra la normale al
segmento O2 C ed il segmento KC (diretto lungo la normale ai profili di camma e rotella).
L’angolo di pressione è quindi determinato dalla:
π π
α= − β − γ = − [β0 + s(θ)] − γ
2 2
Per trovarlo serve dunque determinare l’angolo γ.
Si può osservare che il punto L di Figura 2.23 è il centro di istantanea rotazione nel moto
relativo camma-bilanciere, pertanto risulta:
ds
ω O1 L = O2 L
dt
O1 L 1 ds dθ ds
da cui si ha: = = = s′
O2 L ω dθ dt dθ
Per la similitudine dei triangoli O2 N L e O1 M L risulta anche:
O1 L O1 M
= = s′
O2 L O2 N
Sia γ l’angolo formato dal segmento CK con il segmento O1 O2 . Osservando che:
O1 M = b sin(β + γ) − d sin γ
O2 N = b sin(β + γ)
b sin β(1 − s′ )
tan γ =
d − b cos β(1 − s′ )
1
espandendo sin(β + γ) e dividendo per cos γ, si ottiene:
O2
b γ
β
P'
d
C
H'
P ϕP H
γ αP
θ β0
O1 O2
K
ω
O2
b γ
Rf F
β
Rr d
C
γ
ϕF
J
θ β0
γ O
1
O2
ω
O2
α
β+γ b γ
β
C d
αK θ β0
O1 O2
K
ω
Figura 2.26: Meccanismo camma-bilanciere con rotella: raggio di curvatura del profilo
camma
Con riferimento alla Figura 2.26, per calcolare il raggio di curvatura del profilo primitivo
ρ0 , si può scrivere la seguente equazione vettoriale:
O1 K + KC + CO2 + O2 O1 = 0 (2.10)
Proiettando la (2.10) secondo la direzione del telaio e della sua normale si ottiene:
O1 K cos αK + ρ0 cos γ + b cos β − d = 0
(2.11)
O1 K sin αK + ρ0 sin γ − b sin β = 0
risulta:
O1 K cos αK = ρ0 γ ′ cos γ − bs′ cos β
che sostituita nella prima delle (2.11) fornisce:
ρ = ρ0 − Rr
3
I valori di γ ′ e di cos γ da inserire nella formula per il calcolo del raggio di curvatura del profilo si
ricavano in base alle seguenti:
( )
b sin β(1 − s′ ) D D
tan γ = ′
= γ = arctan[tan γ] = arctan
d − b cos β(1 − s ) C C
[ ( )]
d D 1 D′ C − DC ′ D′ C − DC ′
γ′ = arctan = ( D )2 =
dθ C 1+ C C2 C 2 + D2
( )2
1 D C
2
= 1 + tan γ = 1 + cos γ = √
cos2 γ C C + D2
2
96 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
con: R0 = Rb + Rr .
Si osserva, come del resto è abbastanza intuitivo, che a parità di altre circostanze
(legge di moto, raggio rotella), il pericolo di sottotaglio è tanto maggiore quanto minore
è il raggio base della camma.
In Figura 2.27 è mostrato il caso in cui, a parità di raggio di curvatura del profilo
primitivo si aumenta il raggio del rullo (di conseguenza diminuisce il raggio base). Nel caso
(c) il profilo camma che darebbe luogo al profilo primitivo desiderato dovrebbe presentare
un cappio. Come è ovvio, durante il taglio con una fresa avente diametro pari a quello
del rullo, tale cappio viene distrutto; ne risulta che la camma cosı̀ realizzata non è atta a
generare la legge di moto desiderata.
K
K
ρ0
ρ
ρ
ρ0
ρ0
ρ
ρ
ρ0
K
K
O
Condizione affinch non si verifichi sottotaglio è che la somma delle curvature di camma
e rotella (o fresa) sia positiva, cioè:
1 1
+ >0 (2.13)
ρ Rr
1 1 1 1 Rr + ρ0 − Rr ρ0
+ >0 + = = >0
ρ0 − Rr Rr ρ0 − Rr Rr (ρ0 − Rr )Rr (ρ0 − Rr )Rr
ρ0
>0
(ρ0 − Rr )
98 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
ρ0 < 0
(2.17)
ρ0 < −Rr
Dalla (2.14) e dalla (2.17) risulta in conclusione che deve valere la (2.12).
Possiamo anche osservare che quando ρ0 < 0 (il profilo primitivo è concavo) non si hanno
mai problemi per il profilo interno (vedi (2.15)); è il profilo esterno che può essere soggetto
a sottotaglio.
Al contrario, quando ρ0 > 0 (il profilo primitivo è convesso), è il profilo esterno che non
ha problemi di sottotaglio (vedi (2.16)), mentre il profilo interno può esserne affetto.
Se si vuole ragionare in termini di profilo camma, dovendo valere la (2.13) deve essere:
1 1 ρ + Rr ρ + Rr
+ = >0 >0
ρ Rr ρRr ρ
ovvero:
1 1 ρ + Rf ρ + Rf
+ = >0 >0
ρ Rf ρRf ρ
Se ρ è positivo deve risultare:
ρ>0
ρ > −Rf
che è sempre verificata.
Se ρ è negativo deve risultare:
ρ<0
ρ < −Rf
Possiamo concludere che anche in questo caso il sottotaglio può verificarsi quando il
profilo camma è concavo (il materiale non sta dalla parte del centro di curvatura K).
Inoltre, qualora risulti Rf ≤ Rr , e non si abbia sottotaglio nei confronti del rullo, non
si hanno problemi nemmeno durante il taglio con la fresa.
Se, al contrario, è Rf ≥ Rr , e si ha sottotaglio nei confronti del rullo, a maggior ragione
si incontrano problemi nel taglio con la fresa.
100 CAPITOLO 2. MECCANISMI CON CAMME
• per ogni punto della curva γ è possibile trovare una curva γc della famiglia che sia
tangente a γ nel punto;
• per ogni curva γc della famiglia è possibile trovare un punto di γ nel quale la curva
γc sia tangente a γ;
• nessuna curva della famiglia ha un segmento in comune con la curva γ.
F (x, y, c) = 0
∂F
(x, y, c) = 0
∂c
esprimendo x e y come funzioni del parametro c oppure esprimendo c come funzione delle
due variabili x, y e introducendo c nell’equazione:
2.7.1.1 Esempio 1
4
Si consideri la famiglia di rette espressa dall’equazione: y − cx − = 0.
c
∂F 4
La derivata rispetto al parametro c è: = −x + 2 = 0.
∂c c
Ricavando c dalla seconda equazione e introducendolo nella prima si ha: y 2 = 16x, ov-
vero l’equazione di una parabola simmetrica rispetto all’asse x e passante per l’origine
(Figura 2.29).
2.7. SINTESI ANALITICA CON IL METODO DELL’INVILUPPO 101
2.7.1.2 Esempio 2
2.7.1.3 Esempio 3
( yc )2 ( x )2
Si consideri la famiglia di ellissi di equazione: + − 1 = 0, rappresentata in
a bc
Figura 2.31 (a = b = 1, c = −1 . . . 1).
∂F (y ) 2 (x)
La derivata rispetto al parametro c è: = 2c + = 0, che ha le seguenti
√ ∂c a√ c3 b
yxab −yxab
soluzioni per il parametro c: c = ± c=± .
yb yb
Introducendo queste nella prima equazione si ottiene l’equazione delle curve inviluppo
ab
della famiglia di ellissi: yx = ± , ossia l’equazione di un asteroide (due iperboli).
2
Con riferimento alla Figura 2.32, la distanza radiale del punto di riferimento dal centro
di rotazione della camma è:
R = Rb + s(θ)
Pertanto l’equazione della famiglia di rette che rappresentano tutte le posizioni occupate
dal piattello è data da:
R −x cos θ + R
y = m x + b = −x ctgθ + =
sin θ sin θ
∂F ds
= y cos θ − x sin θ − =0
∂θ dθ
Risolvendo il sistema costituito dalle due equazioni precedenti si ottengono le coordinate
del profilo camma:
ds
x = R cos θ − sin θ
dθ
ds
y = R sin θ + cos θ
dθ
Con riferimento alla Figura 2.33, la distanza radiale del punto di riferimento dal centro
di rotazione della camma è:
R = Rb + r + s(θ)
Applicato il metodo dell’inversione cinematica, in corrispondenza del generico valore
θi dell’angolo di rotazione della camma, l’asse della rotella va ad occupare la posizione
Pi = (R, θi ). L’equazione della circonferenza di raggio pari a quello della rotella e centro
in Pi è, in coordinate cartesiane, la seguente:
(x − R cos θi )2 + (y − R sin θi )2 = r2
Pertanto l’equazione della famiglia di curve che rappresentano tutte le posizioni occupate
dalla rotella è:
√ −x
ds ds
cos θ + xR sin θ + R
R3 cos θ + RK 2 cos θ ± r M dθ dθ
x= y=
R2 + K 2 ds
sin θ + R cos θ
dθ
3
K = ds/dθ M = R4 cos2 θ + 2R3 K sin θ cos θ + R2 K 2 + 2RK 3 sin θ cos θ + K 4 sin2 θ
2.8. ESEMPIO 105
2.8 Esempio
Consideriamo una camma con punteria centrata a rotella. In Figura 2.34 è rappresentata
la legge di moto s(θ) della punteria (in mm). È di tipo cicloidale e presenta un tratto di
salita (di alzata pari a 40 mm) e due di discesa (di alzata 30 e 10 mm); tra due tratti
attivi è presente una sosta.
Le soste sono corrispondenti alle fasi angolari della camma: 20◦ − 50◦ ; 170◦ − 190◦ ;
230◦ − 360◦ .
50
40
Legge alzata [mm]
30
20
10
0
0 50 100 150 200 250 300 350
Angolo camma [deg]
s( )
s’( )
s’’( )
2
Coefficiente accelerazione [m/rad2]
0.2 1.5
Coefficiente velocita’ [m/rad]
1
0.15
0.5
0.1 0
−0.5
0.05
−1
0 −1.5
−2
−0.05
0 50 100 150 200 250 300 350 0 50 100 150 200 250 300 350
Angolo camma [deg] Angolo camma [deg]
80
100
60
Profilo primitivo
Profilo interno 40
50
Profilo esterno
A
20
0 0
B
−20
−50 −40
Profilo primitivo
−60 Profilo interno
Profilo esterno
−100
−80
−100 −50 0 50 100 −60 −40 −20 0 20 40 60 80 100
(a) (b)
23.2 10
23.15
5
23.1
0
23.05
23 −5
22.95
−10
22.9
Profilo primitivo Profilo primitivo
Profilo interno −15 Profilo interno
22.85 Profilo esterno Profilo esterno
22.8 −20
65.9 65.95 66 66.05 66.1 66.15 66.2 66.25 66.3 25 30 35 40 45 50 55
(a) (b)
200 8
| 0| | 0|
Rr 7 Rr
[mm] (valore assoluto)
150 6
100 4
50 2
0
0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 0 5 10 15 20 25 30
Angolo camma [deg]
(a) Angolo camma [deg]
(b)
Riferimenti Bibliografici
[Che82] Fan Yu Chen. Mechanics and design of cam mechanisms. Pergamon Pr, 1982.
[Nor09] Robert L Norton. Cam design and manufacturing handbook. Industrial Press
Inc., 2009.
Capitolo 3
Ruote Dentate
H' H
γ
L' L
γ
ρ
R
Figura 3.1: Dente in due posizioni corrispondenti ad una rotazione γ della ruota
⌢
LL′ = ργ
⌢
HH ′ = Rγ
⌢
HH ′ R 1
= =
⌢
LL′
ρ cos α
109
110 CAPITOLO 3. RUOTE DENTATE
O2
ρ2
γ2
K2 L'2 L2
M'
M
L1 K1
L'1
γ1
ρ1
O1
⌢
K1 M = K1 L1 K2 M = K2 L 2
⌢
⌢
K1 M ′ = K1 L′1
⌢
K2 M ′ = K2 L′2
⌢
M M ′ = L1 L′1 = ρ1 γ1
⌢
M M ′ = L2 L′2 = ρ2 γ2
Rapporto di trasmissione:
Ω2 ρ1
τ= =
Ω1 ρ2
3.3. PASSO BASE, PASSO E MODULO 111
O2
ρ2
θ2
K2 L'2 L2
M'
M
L1 K1
L'1
θ1
ρ1
O1
Figura 3.3: Due denti contigui: passo base
⌢ ⌢
L1 L′1 = L2 L′2 ρ1 θ1 = ρ2 θ2
2π 2π
ρ1 = ρ2
Z1 Z2
Passo base:
2πρ
pb =
Z
112 CAPITOLO 3. RUOTE DENTATE
O2
ρ2
θ2
K2
H'2 H2
H'1 H1
K1
θ1
ρ1
O1
⌢ ⌢
H1 H1′ = H2 H2′ R1 θ1 = R2 θ2
2π 2π
R1 = R2
Z1 Z2
Passo p e modulo m:
2πR 2R
p= = π=mπ
Z Z
3.4. PROPORZIONAMENTO DELLA DENTATURA 113
p0 = πm0
= =
h = 2.5 m0
linea di riferimento
=
=
• addendum= m
• dedendum= 1.25 m
!(a)
(! b)
La dentatura normale si può pensare come ottenuta per inviluppo nel rotolamento
della primitiva di taglio della ruota da generare sulla linea di riferimento della dentiera
normalizzata (Figura 3.8a).
Il dente di una dentatura corretta (o modificata) ha sempre altezza apri a h = 2.25 m,
ma questa è differentemente ripartita tra addendum e dedendum rispetto a quanto avviene
per il dente di una dentatura normale.
Nella generazione di una dentatura corretta la primitiva di taglio della ruota da gene-
rare risulta spostata dalla linea di riferimento della dentiera normalizzata di una quantità
pari allo spostamento di profilo v (vedi Figura 3.8b).
116 CAPITOLO 3. RUOTE DENTATE
• Fusione
• Stampaggio
• Estrusione
La macchina utensile (macchina dentatrice) che esegue il taglio dei denti di norma
genera i profili per inviluppo, nel moto di mutuo rotolamento delle due superfici primitive
di taglio. Esistono anche procedimenti diversi: fresatura con frese modulari (vedi Figu-
ra 3.9a) che ha però scarso interesse industriale; taglio di denti di ruote dentate interne
per brocciatura (vedi Figura 3.9b), impiegato in casi particolari.
II taglio delle ruote per inviluppo può essere facilmente compreso se si immagina che
la ruota da dentare sia costituita da materiale modellabile, mentre la ruota generatrice è
molto dura (è costruita in acciaio da utensili). Facendo muovere le due ruote una rispetto
all’altra, garantendo il puro rotolamento tra le rispettive primitive, la ruota generatrice
modella per inviluppo i denti della ruota da dentare (vedi Figura 3.10)
(a) (b)
!(a) (b)
!
(! a) (! b)
! (c) (d)
! !
3.6 R2
Segmento d’azione e arco d’azione
K2
N2
B2 C A2
A1
B1 N1
K1
!
R 1
Figura 3.13: Segmento e arco d’azione
N O
1
B C
L' L
ϕ K
ϕ R
ρ
O
⌢
CN = LL′ = ρφ
⌢
CB = Rφ
⌢
CB = Rφ = R
CN
=
CN
ρ cos α
3.6. SEGMENTO D’AZIONE E ARCO D’AZIONE 119
O2
R2
K2 R2 + e2
N2
C
A1
B1 N1
R1 + e1 K1
R1
O1
AB
⌢
N1 N2
ε= =
p p cos α
Nel caso di ingranamento tra due ruote uguali non corrette, risulta:
√
Z 2 sin2 α + 4 + 4 Z − Z sin α
ε= (3.1)
π cos α
!
!(a) (b)
3.8 Interferenza
• Ad un dato istante, i due profili sono a contatto in un punto situato sulla linea
d’azione.
• Con il procedere dell’ingranamento, il punto di contatto si sposta per arrivare al
punto particolare K1 .
• Se l’ingranamento proseguisse oltre K1 , chiediamoci quale sarebbe la curva coniugata
al profilo P2
• Nel punto N della linea d’azione il centro di curvatura di P2 è il punto K2 in cui la
linea d’azione risulta tangente alla circonferenza base di P2 .
• Il profilo coniugato a P2 deve avere il suo centro di curvatura in K1 . Denominato
tale profilo con P1′ , esso ha una curvatura diretta nello stesso senso di P2 : si tratta
del ramo fittizio di P1 il quale ovviamente non può essere il fianco di un dente della
ruota 1 atto ad ingranare con il dente della ruota 2 delimitato dal profilo P2 .
• D’altra parte, il primo punto di P1 (punto Q1 ) si trova all’interno del profilo P2 . In
altre parole P2 taglia il ramo reale di evolvente P1 (nel punto S), dando luogo al
fenomeno noto come interferenza.
3.8. INTERFERENZA O2 123
La condizione di non interferenza è più critica al crescere del numero di denti della ruota
(vedi Figura 3.21a) e al diminuire del numero di denti del pignone (vedi Figura 3.21b).
R2
R2 + e2 lim
K2
N2
C e2 lim
O2
K1
(! a)
R1 R2 R2 + e2 lim
K2
N2 O1
C e2 lim
A1
B1
K1
O'1
R1
O1
(! b)
Figura 3.21: Condizione di non interferenza: a) al crescere del numero di denti della ruota;
b) al diminuire del numero di denti del pignone
124 CAPITOLO 3. RUOTE DENTATE
O2
R2
R2 + e2
K2
N2
C
A1
B1
K1 !
1R
Figura 3.22: Calcolo del numero minimo di denti per evitare interferenza
O1
CN1 < CK1 CN2 < CK2 (3.2)
Se R1 < R2 , risulta:
CK1 < CK2 CN2 < CN1
pertanto la prima delle (3.2) implica la seconda. In altri termini, la più gravosa tra le
due disuguaglianze (3.2) è la prima, la quale impone un valore massimo dell’addendum e,
quindi, una condizione sul numero di denti minimo. Infatti, è:
2R
e=m=
Z
Per calcolare il numero minimo di denti, ci poniamo in condizione limite (CN1 = CK1 )
e consideriamo il triangolo O2 CK1 (vedi Figura 3.22). Risulta:
√
2R1 2R1
= e ≤ emax = = −R2 + R22 + R1 (R1 + 2R2 ) sin2 α
Z1 Z1min
2R1
Z1 ≥ Z1min = √
−R2 + R2 + R1 (R1 + 2R2 ) sin2 α
2
!
α=20°
τ=z1/z2 -½ -¼ 0 ¼ ½ 1
zmin 23 20 17 16 15 13
!(a) !(b)
CN1 ≤ CK1
e si ha:
e0 m0 Z1
CN1 = CK1 = R1 sin α0 = sin α0
sin α0 2
risulta:
e0 m0 Z1
≤ sin α0
sin α0 2
ed infine:
2 e0
Z1 ≥ Z1min = 2
sin α0 m0
vale a dire:
2
Zmin = (3.4)
sin2 α0
Per un angolo di pressione pari a 20◦ la (3.4) porta a Zmin = 17.
C linea di riferimento
e0
N1
K1
R1
O1
Figura 3.25: Interferenza tra pignone e dentiera: calcolo del numero minimo di denti
3.8. INTERFERENZA 127
(a) (b)
(c)
Figura 3.26: Forma del dente di un pignone tagliato con un utensile dentiera (dentatura
normale, m0 = 2 mm, α0 = 20◦ ) al diminuire del numero di denti : a) Z = 20; b) Z = 14;
c) Z = 8
W
Q
KM
αM
rM β
ρ
β = tan αM − αM = inv αM
sM
M s
δ
R
rM
ρ
inv αM
inv α
WK = (k − 1)pb + Sb
[ ]
S
WK = m0 cos α0 (k − 1) π + + Z inv α0
m0
(a) !(b)
Figura 3.31: Misura Wildhaber: a) su ruota a denti dritti; b) su ruota a denti elicoidali
130 CAPITOLO 3. RUOTE DENTATE
La dentatura normale si può pensare come ottenuta per inviluppo nel rotolamento
della primitiva di taglio della ruota da generare sulla linea di riferimento della dentiera
normalizzata (Figura 3.32). Vale quanto segue.
Nella generazione di una dentatura corretta la primitiva di taglio della ruota da gene-
rare risulta spostata dalla linea di riferimento della dentiera normalizzata di una quantità
pari allo spostamento di profilo v (vedi Figura 3.33). Vale quanto segue.
Convenzione:
Definizione:
S1 + S2 = π m 0 (3.7)
Se l’interasse di lavoro coincide con quello di riferimento (le primitive di lavoro coinci-
dono con quelle di taglio e a′ = a = R1 + R2 ), per avere un funzionamento regolare deve
essere:
S1′ + S2′ = S1 + S2 = S1 + V1 = p0 = π m0
Si è pertanto dimostrato che la (3.7) vale se e solo se a′ = a.
Al contrario, se l’interasse di lavoro a′ è diverso da quello di riferimento a risulta:
S1 + S2 ̸= π m0
per un regolare ingranamento tra due ruote normali l’interasse di lavoro deve
coincidere con quello di riferimento (a′ = a).
Viceversa, nel caso di dentatura corretta sulla primitiva di taglio si ha (vedi §3.10.2):
Spessore ̸= V ano
In generale, nel caso di correzione della dentatura possiamo distinguere due situazioni:
Come appena visto, in questo caso le primitive di taglio coincidono con quelle di lavoro
(funzionamento) e la situazione è quella rappresentata in Figura 3.34.
A tal proposito si consideri la Figura 3.35 in cui si è apportata una correzione positiva al
pignone 1 (la più piccola tra le due ruote) e una uguale correzione in valore assoluto, ma
negativa, alla ruota 2. È evidente che lo spessore del dente del pignone sulla primitiva di
taglio vale:
⌢
S1 = CA = CB
D’altra parte per la ruota vale:
⌢
S2 = CD = CE
Con l’ausilio della Figura 3.36 è facile convincersi che:
π m0 (π )
S1 = + 2 v1 tan α0 = m0 + 2 x1 tan α0
2 2
π m0 (π )
S2 = − 2 |v2 | tan α0 = m0 + 2 x2 tan α0
2 2
Per cui risulta:
S1 + S2 = m0 [π + 2 tan α0 (x1 + x2 )]
da cui si vede chiaramente che vale la (3.7) (condizione necessaria per avere un regolare
ingranamento quando a′ = a) se e solo se:
x1 + x2 = 0
3.10. CORREZIONE DELLA DENTATURA 135
Figura 3.36: Spessore del dente di pignone e ruota sulla primitiva di taglio
La Figura 3.37 riporta una sintesi dei dati di correzione per un ingranaggio in cui
′
a = a e la correzione positiva è attribuita al pignone. In Figura 3.38 è mostrato il caso
particolare in cui v1 = −v2 = 0.5 m0 .
Figura 3.38: Variazione della forma del dente a seguito di correzione (v1 = −v2 = 0.5 m0 )
Re2’’
Re2’
Re2
Figura 3.39: Una correzione negativa sulla ruota allontana dalla condizione di interferenza
3.10. CORREZIONE DELLA DENTATURA 137
La Figura 3.40 mostra l’ingranamento tra un pignone e una ruota in cui ad entrambi
è apportata una correzione positiva. L’ingranaggio è montato con un interasse ã pari a
quello di riferimento a maggiorato della somma v1 + v2 dei due spostamenti di profilo.
Dalla figura emerge come in tali condizioni venga a crearsi un gioco tra le dentature di
pignone e ruota, in contrasto con la condizione di regolare funzionamento su cui ci si è
basati fino ad ora (vedi §3.10.3).
In altre parole, non si può montare l’ingranaggio con un interasse a′ = ã in quanto risulta
a′ < ã. In particolare, è:
a′ < ã = R1 + R2 + v1 + v2 = a + m0 (x1 + x2 )
ossia: la variazione di interasse a seguito di correzione è sempre minore della somma degli
spostamenti di profilo:
a′ − a < v1 + v2 = m0 (x1 + x2 )
Sulle primitive di lavoro, invece, gli spessori del dente di pignone e ruota valgono
rispettivamente:
[ ] [ ]
′ ′ S1 ′ ′ ′ S2 ′
S1 = R1 + 2(inv α0 − inv α ) S2 = R2 + 2(inv α0 − inv α ) (3.9)
R1 R2
1
cos α0 2R′ 2R cos α0 cos α0
ρ = R cos α0 = R′ cos α′ R′ = R m′ = = = m0
cos α′ Z Z cos α′ cos α′
Ruote Dentate
In condizioni di riferimento
2 e0 2
Z ≥ Z lim rif = 2 = 2
sin α 0 m0 sin α 0
2 e0 Z0 sin 2 α 0
Z lim rif = Z 0 = 2 =
sin α 0 m0 2
139
Ruote Dentate
v e0 e e0 Z sin 2 α 0
= − ≥ −
m0 m0 m0 m0 2
v Z −Z
=x≥ 0
m0 Z0
Z0 − Z1 Z0 − Z 2
x1 ≥ x2 ≥
Z0 Z0
2Z 0 − ( Z1 + Z 2 )
x1 + x2 ≥
Z0
1) Z1 + Z 2 ≥ 2Z 0 x1 + x2 = 0 x1 = − x 2
x1 + x2 ≠ 0
140
Ruote Dentate
Esempio
141
Ruote Dentate
142
Ruote Dentate
143
Ruote Dentate
144
Ruote Dentate
145
Ruote Dentate
146
Ruote Dentate
147
Ruote Dentate
148
Ruote Dentate
149
Ruote Dentate
150
Ruote Dentate
151
Ruote Dentate
152
Ruote Dentate
i
τ=
Z
153
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 139
Riferimenti Bibliografici
[FMM05] E. Funaioli, A. Maggiore, and U. Meneghetti. Lezioni di Meccanica applicata
alle macchine - Prima parte - Fondamenti di meccanica delle macchine. Pàtron
editore S.r.l., Bologna, 2005.
[LF04] Faydor L Litvin and Alfonso Fuentes. Gear geometry and applied theory.
Cambridge University Press, 2004.
[RR03] Guido Ruggieri and Paolo Righettini. Ruote dentate con spostamento del
profilo. McGraw-Hill, 2003.
Bibliografia
[4] A. G. Erdman, G. N. Sandor, and S. Kota, Mechanism design: analysis and synthesis.
Prentice-Hall Englewood Cliffs, 1984.
[7] R. L. Norton, Cam design and manufacturing handbook. Industrial Press Inc., 2009.
[8] F. Y. Chen, Mechanics and design of cam mechanisms. Pergamon Pr, 1982.
[9] F. L. Litvin and A. Fuentes, Gear geometry and applied theory. Cambridge University
Press, 2004.
[10] G. Ruggieri and P. Righettini, Ruote dentate con spostamento del profilo. McGraw-
Hill, 2003.
140