Studente:
Professore:
Lorenzo Cretoni
Francesco Bucchi
(a.a. 20/21)
23 settembre 2021
Progetto per Cambio CITROËN C2 1.1 INDICE
Indice
1 Introduzione 3
9 Materiale scelto 38
Bibliografia 38
F Specifica tecnica 84
1 Introduzione
Il complessivo trattato in questa relazione è visibile in figura 1. Per motivi di semplicità del progetto, verrà
tralasciata l’analisi della scatola del cambio e dei sistemi che permettono la selezione e l’innesto delle marce. Il
cambio è a 5 rapporti e retromarcia, quindi è previsto l’uso di tre sincronizzatori. Tuttavia per la retromarcia
non è previsto un sincronizzatore, ma la ruota oziosa associata a essa viene spostata attraverso una opportuna
leva.
Il progetto in questione verrà strutturato attraverso un procedimento a ritroso: inizialmente verrà fatto il
CAD del complessivo che riguarda gli alberi primario, secondario e retromarcia, solo successivamente verranno
controllati tutti i requisiti della specifica tecnica (appendice F). Eventualmente si modificherà il modello CAD se
qualche verifica dovesse dare esito negativo.
Prima verranno verificate le prestazioni in termini di velocità, accelerazione e partenza in salita, infine verranno
calcolate le resistenze statiche e a fatica dei principali componenti coinvolti (e.g. ruote dentate), tralasciando quelli
che non hanno un ruolo strutturale (e.g. sferette per tenere fermi i manicotti in posizione centrale quando nessuna
marcia è innestata).
Figura 3: a sinistra, forma del profilo scanalato ad evolvente a fondo piatto [Chirone, p. 556], suggerito dalla
normativa UNI 4156; a destra, costruzione schematica nel CAD del profilo in questione (con modulo 1 mm, 24
denti) per un albero.
In questa relazione non si assumono dispersioni per i carichi: si verificano tutti i componenti in base a una
stima molto cautelativa di questi. Per quanto riguarda il materiale, le aziende specializzate [FAFE] [Tecnoacciai]
forniscono un valore minimo della tensione di snervamento e di rottura. Supponendo che tali specifiche siano
garantite con una affidabilità del 99%1 , si decide di usare questi valori direttamente, senza usare i coefficienti
c, CR esposti appena sopra.
1 Giusto per avere un riferimento, [FAFE] garantisce per l’acciaio 33CrMoV12-9 un valore della tensione di rottura pari a
1150 MPa < Su < 1350, MPa. Se a questa condizione si unisse σ(Su )/µ(Su ) = 8%, si avrebbe c(Su ) · 0.08 · µ(Su ) = 100 ⇒
c(Su ) = 100/(0.08 · 1250) = 1 ⇒affidabilità a circa 85%.
sono riconoscibili: il profilo scanalato che andrà a interfacciarsi con il blocco frizione; la sede di un cuscinetto a
sfere che è immediatamente a sinistra dell’ingranaggio della prima marcia; le ruote dentate associate alle marce
I, R, II, III, IV; la sede per un altro cuscinetto immediatamente a destra dell’ingranaggio della IV marcia; un
profilo scanalato per il montaggio della ruota dentata relativa alla V marcia (montata con interferenza); infine
un alloggiamento per un anello elastico di sicurezza. I dettagli che si ritengono più interessanti sono riportati di
seguito (fare riferimento alla figura 5).
Sempre in [manuale SKF, pp. 178-184] è specificato che la tolleranza per i cuscinetti nel range (18 ÷ 30) mm è
pari a (−10 ÷ 0) µm, quindi si ha
diametro interno della pista interna del cuscinetto: 250−10
µm
µm
Questa tolleranza è in accordo anche con [Barsali, p. 386]. In definitiva viene deciso
sede di un cuscinetto a rulli, per cui i denti del pignone vengono appositamente lavorati in modo che non
abbiano interferenze con la pista esterna;
profilo scanalato (24 denti, modulo 1.25 mm) che attraversa l’albero quasi per l’intera lunghezza, su cui
andranno a inserirsi i corpi sincronizzatori (accoppiamento con scorrimento assiale), ma anche le ruote
dentate che però non hanno un profilo scanalato interno (accoppiamento con scorrimento sia assiale che
circonferenziale);
4 cave per anelli a ”C”, la cui presenza evita che ci sia una eventuale trasmissione di carico assiale attraverso
tutti i componenti montati sul profilo scanalato in questione;
vari fori (uno per ciascuna marcia) in direzione radiale che collegano la cava centrale dell’albero con le
interfacce tra profilo scanalato e ruote dentate;
sede dell’altro cuscinetto, il quale è a sfere con cava sulla pista esterna, su cui si inserirà un anello per lo
scarico delle spinte assiali, identico a quello descritto nel paragrafo 3.1.1;
cava per un altro anello a ”C” (più piccolo rispetto ai precedenti);
sede per la ruota dentata relativa alla V marcia, con foro che collega l’interfaccia tra ruota e albero con la
cava centrale dell’albero stesso;
profilo scanalato (27 denti, modulo 0.75 mm) per il corpo sincronizzatore della V marcia;
anello elastico di sicurezza (di tipo Seeger) per il bloccaggio assiale del corpo sincronizzatore per la V marcia.
A questo punto può essere sensato presumere che il motore (quindi l’albero primario) ruoti nel senso per cui le
spinte assiali della V marcia vengano scaricate sulla pista interna del cuscinetto (secondario, lato V marcia) e
non sull’anello in questione. Successivamente si cercherà di effettuare tutte le verifiche senza supporre le direzioni
delle forze assiali, quindi considerando il caso peggiore di volta in volta. Comunque l’anello Seeger (serie normale)
in questione, secondo la normativa UNI 7435-75, è in grado di sopportare un carico assiale pari a 6.9 kN, nelle
condizioni specificate dalla normativa [Barsali, p. 401]:
Figura 7: montaggio dei componenti accoppiati al profilo scanalato principale. In basso a sinistra è evidenziato
in primo piano l’accoppiamento tra profilo scanalato in questione e ruota della IV marcia, in basso a destra
l’accoppiamento con il corpo sincronizzatore per la III e IV marcia.
piccolo in questo caso), si evita che ci sia la trasmissione di queste forze attraverso delle coppie di superfici
striscianti (in senso circonferenziale).
nel paragrafo 3.2.1: gli accoppiamenti tra corpo sincronizzatore, ruota dentata e albero devono essere i medesimi.
C’è un anello a ”C” e uno di tipo Seeger che permettono il fissaggio assiale del sotto-assieme.
3.3 Retromarcia
I componenti legati al funzionamento della retromarcia sono mostrati in figura 9. I denti delle ruote dentate asso-
ciate alla retromarcia sono a denti dritti, e presentano degli smussi in modo da facilitare la fase di innesto (infatti
non è previsto l’uso di un sincronizzatore). Al secondario la dentatura è ricavata direttamente nel manicotto per
l’innesto della I e II marcia, per cui a tutti gli effetti questo manicotto può essere considerato come ruota solidale
all’albero secondario (almeno in senso circonferenziale).
La fase di innesto/disinnesto viene eseguito facendo scorrere la ruota oziosa in senso assiale sul suo alberino. A
tal proposito è importante specificare che il cuscinetto a rullini (con sola pista esterna) è montato con interferenza
sulla sede esterna (ruota dentata) e quindi con gioco sull’alberino, dove quest’ultimo è a contatto direttamente con
i rullini. Infine si pone l’attenzione sul fatto che non ci siano interferenze nell’innesto/disinnesto della retromarcia.
Ovvero si individuano due situazioni critiche:
nell’albero primario ci deve essere sufficiente spazio tra la ruota della retromarcia e quella della I marcia in
modo che la ruota oziosa non interferisca con nessuna delle due;
quando la I marcia è innestata sarebbe opportuno che la dentatura del manicotto e la ruota oziosa non
interferissero (anche se quest’ultima non è collegata alla ruota della retromarcia del primario). In pratica
la ruota oziosa deve avere uno spessore inferiore alla larghezza del manicotto, da cui deve essere tolta la
dentatura sulla sua superficie esterna.
Figura 9: componenti legati al funzionamento della retromarcia. In alto a sinistra sono specificati gli interassi fra
i vari alberi.
marce e ruota dentata. I dettagli relativi al sistema di sincronizzazione sono riportati in figura 10. Si riporta
come esempio solo il sistema di sincronizzazione e innesto per III e IV marcia, ma il sistema per l’innesto della I,
II o V marcia è praticamente identico, salvo per il numero di denti delle dentature riguardanti I e II marcia (33
invece che 30, modulo 2 mm per tutte le dentature di innesto marcia).
Si specifica che anche le dentature esterne dei corpi sincronizzatori, degli anelli sincronizzatori e delle ruote
(in sintesi: quelle coinvolte nell’innesto delle marce) sono costruite come profili scanalati con fianchi ad evolvente
a fondo piatto UNI ISO 4156 (stessa tipologia di quelli usati per il montaggio dei corpi sincronizzatori sull’albero
secondario, ad esempio), a cui si aggiungono eventuali smussi alle estremità dei denti dove necessario.
Figura 10: elementi coinvolti durante la fase di sincronizzazione e innesto per III e IV marcia. In alto a sinistra:
l’anello sincronizzatore di sinistra ha la dentatura sfalsata (di circa un quarto di passo) rispetto a quella del corpo
sincronizzatore, quello di destra è in posizione centrale, la stessa che assumerebbe se la marcia fosse innestata.
In basso a destra è evidenziato l’accoppiamento tra anello sincronizzatore e ruota dentata tramite superficie
zigrinata.
l’ulteriore scorrimento assiale del manicotto fino a quando la coppia (generata dall’attrito) scambiata tra anello
e ruota non si annulla. L’offset massimo che può avere l’anello sincronizzatore è stato mostrato nella figura 10
(immagine in alto a sinistra).
Per quanto riguarda il cono di attrito tra anelli sincronizzatori e ruote è stata adottata una conicità pari a
Figura 11: anello di sincronizzazione usato per la sincronizzazione della III, IV e V marcia.
1 : 10 ≈ 5.71°. Per le superfici interne degli anelli sono usate delle superfici zigrinate, come mostrato in figura 11.
Figura 12: manicotto per l’innesto della III, IV e V marcia. È evidenziato anche l’accoppiamento tra cave e
sferette.
In particolare si noti come le cave per le sferette siano state ricavate usando una punta di trapano opportuna-
mente angolata. L’accoppiamento tra cave e sferette serve solo a tenere il manicotto in posizione centrale, quando
non è usato per innestare una marcia, quindi non è necessario che le cave abbiano una forma particolare.
I denti del profilo scanalato presentano degli smussi per consentire l’innesto della marcia (come per gli anelli
sincronizzatori e per le ruote del secondario), e si riconosce la gola sulla superficie esterna su cui opera la forchetta.
0.5
χ
-3 -2 -1 1 2 3
ε
-0.5
-1
Figura 13: forma della dentiera considerata in questa sede per la generazione delle ruote dentate [Guiggiani, p.
15].
La generazione dei denti delle ruote dentate nel CAD è stata fatta seguendo gli step descritti nell’appendice A.
Si tenga però in considerazione che in generale si stanno trattando ruote a denti elicoidali, quindi il modulo
Figura 9: Utensile dentiera.
(normale) della dentiera sarà diverso da quello che la ruota presenta nella sezione trasversale.
Si dovrebbe fare in modo che x1 ≈ x2 [Callegari, p. 345]. Si consideri ora una ruota con pochi denti (e.g. primario
I marcia) per cui è necessario imporre una correzione x1 > 0. Potrebbe darsi che, per l’ingranaggio considerato,
il modulo scelto sia superiore a quello per cui si avrebbe iL = iT , da cui conseguirebbe che x1 + x2 < 0.
In tale situazione si manifesta l’impossibilità di avere due correzioni simili per le due ruote dell’ingranaggio
considerato. Addirittura potrebbe essere necessario scegliere il valore disponibile di mn inferiore di 0.25 a quello
precedentemente scelto. Viceversa, valori troppo alti di x1 +x2 porterebbero a una condizione di compenetrazione
per le due ruote, ovvero
mt
R1e + R2i = R1i + R2e = (z1 + z2 + 2 (x1 + x2 )) − 0.25 mn > iL
2
che è ovviamente da evitare (si può verificare anche per correzioni molto alte in negativo). Per gli ingranaggi in
cui il primario ha pochi denti (x1 > 0) e al tempo stesso si deve soddisfare x1 + x2 < 0, i valori di x1 scelti per
ciascuno di questi casi risultano essere i più piccoli possibile nei limiti dell’interferenza. A tal proposito, facendo
riferimento a [Guiggiani], la condizione di interferenza di taglio si ottiene per
mn z
y < 0 ⇒ l < l0 < 0 ⇒ rp − rf − rp sin2 αT < 0 ⇒ 1.25 mn − x mt − sin2 αT < 0 ⇒
2
mn z sin2 αT z sin2 αT
⇒ xmin = 1.25 − = 1.25 cos ψ −
mt 2 2
È usata quindi la formula
z sin2 αT
1 mn
x1 = 0.05 · 1.25 −
0.05 mt 2
per il primario della I marcia e per il pignone collegato al differenziale. L’uso dell’operatore d·e per l’arrotonda-
mento all’intero superiore serve solo ad avere un minimo di margine.
Oltre alla condizione di non interferenza e che la punta dei denti non tocchino la circonferenza di fondo dell’altra
ruota, bisogna fare attenzione anche a non avere i denti a punta. Riprendendo le equazioni in [Guiggiani, p. 28],
queste sono modificate nel modo seguente (con x si indica la correzione relativa)
dove ancora una volta si è tenuto conto che l’addendum è pari a mn e non mt . Risolvendo queste equazioni per
via numerica, e tenendo conto del limite inferiore per la correzione xmin , si ricavano i grafici in figura 14. Si
ricavano anche le correzioni minime e massime:
2 Nel CAD c’è a disposizione solamente la funzione int che arrotonda all’intero inferiore. È quindi opportuno aggiungere dei 0.5
dentro tale operatore.
In fondo vengono riportati ulteriori dati tra cui i raggi esterni, interni, e delle quantità chiamate inter per
verificare che non ci sia contatto di fondo. In effetti si verifica che per nessun ingranaggio si ha interferenza di
fondo.
xmin (z, 0 °)
1 xmax (z, 0 °)
xmin (z, 20 °)
xmax (z, 20 °)
10 15 20 25 30 35 40
z xmin (z, 25 °)
xmax (z, 25 °)
-1
z
8 10 12 14 16 18 20
Figura 14: i grafici confermano come, all’aumentare dell’angolo d’elica ψ, i vincoli sia di correzione minima che
massima sono meno stringenti. Lo si aspettava in quanto sia l’addendum che il dedendum diminuiscono. La
pendenza della retta per la correzione minima varia, in quanto l’angolo (di pressione) di taglio varia con ψ.
si ricava che:
ma,v ≈ 507 kg ma,pc ≈ 601 kg Rv ≈ 282 mm Rpc ≈ 280 mm
La differenza tra i raggi di rotolamento delle ruote anteriori quando l’auto è scarica e quando è a pieno carico
è molto piccola. Tuttavia per scrupolo si preferirà usare Rv quando m = mv e analogamente quando l’auto è a
pieno carico.
35
30
25
P (kW)
20
15
10
0
20 40 60 80 100 120 140 160 180 200
V (km/h)
Figura 15: andamento della potenza netta e di quella resistente in funzione della velocità.
Si ottiene che il numero minimo di rapporti è 2. Non è scontato che, passando da una marcia all’altra, la potenza
motrice netta sia sufficiente ad accelerare ulteriormente il veicolo. Si passa quindi a confrontare la potenza effettiva
alla ruota in funzione della velocità, con la potenza resistente (sempre in funzione della velocità). Si ottiene il
grafico in figura 16.
Dal grafico in oggetto si evince che è possibile portare il veicolo alla velocità massima calcolata nella sottose-
zione 6.2.
potenza effettiva
30 potenza resistente
punti di coppia massima
P (kW)
10
0
10 20 30 40 50 60 70 80 100 120 140 170
V (km/h)
Specifica per accelerazione fino a Vacc , Cacc = 75.2 Nm
40
30
Peff (kW)
20
10
Tacc = 33.61 s
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
V (km/h)
Figura 16: dimensionamento delle marce intermedie con numero minimo di rapporti. È mostrato anche il risultato
per la specifica sull’accelerazione (si spiegherà più avanti come è stato ottenuto, nella sottosezione 6.4).
Per questa configurazione si ottengono gli andamenti della potenza motrice netta e resistente in funzione della
velocità, mostrati in figura 19.
Dal grafico in questione si vede che la seconda marcia risulta particolarmente lunga, nel senso che non è
possibile, passando tra la prima e seconda marcia, rimanere sempre nell’intervallo di elasticità del motore nc <
n < np .
Tutti i risultati ottenuti in questa sezione sono ottenuti con la programmazione esposta nell’appendice B.
potenza effettiva
30 potenza resistente
punti di coppia massima
P (kW)
10
0
10 20 30 40 50 60 70 80 100 120 140 170
V (km/h)
Specifica per accelerazione fino a Vacc , Cacc = 75.2 Nm
40
30
Peff (kW)
20
10
Tacc = 18.06 s
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
V (km/h)
Figura 17: dimensionamento delle marce intermedie con numero minimo di rapporti affinché nc < n < np . È
mostrato anche il risultato per la specifica sull’accelerazione.
si assumono per il motore e organi ad esso collegati con stesso rapporto di trasmissione Jm = 1 kg/m2 , e
per ciascuna ruota Jr = 0.34 kg/m2 (dati reperiti dalla specifica tecnica),
dove si ricorda che si continua ad assumere che l’auto sia nelle condizioni di peso a vuoto (Rv , mv ). Per il calcolo
del tempo di accelerazione (escludendo tempi di cambiata, come detto sopra), una volta noto l’andamento della
potenza motrice netta Peff (V ) e di quella resistente Pres (V ), si usa la seguente formula:
Vacc
V /3.6 dV /3.6
Z
Tacc = (1)
0 Peff (V ) − Pres (V )
dove si assume ancora di esprimere la velocità in km/h. Per la situazione di figura 18 si ha il soddisfacimento della
specifica in questione. Si nota che i momenti d’inerzia Jm , Jr sono fortemente determinanti, in quanto, se poste
nulle, il tempo si accelerazione in questione si abbasserebbe a circa 13.8 s. Nella realtà il costruttore dichiara che
il tempo di accelerazione in questione è pari a 16.4 s.
Nella programmazione la potenza motrice netta in funzione della velocità è stata calcolata nel seguente modo
V /3.6 V /3.6
Peff (V ) = max Peff,sinc , · · · , Peff,sinc , Pacc (V ), 10−3
τI τd π/30 Rv τV τd π/30 Rv
dove Peff,sync è la potenza disponibile solo se il sincronismo tra motore e ruote è stato raggiunto, quindi assume
valore 0 al di sotto del regime minimo del motore nmin e corrispondente velocità Vmin ; Pacc è la potenza trasmessa
alle ruote durante lo ”sfrizionamento”, sapendo che oltre il regime nc sicuramente non avrò sfrizionata (tanto più
potenza effettiva
30 potenza resistente
punti di coppia massima
P (kW)
10
0
10 20 30 40 50 60 70 80 100 120 140 170
V (km/h)
Specifica per accelerazione fino a Vacc , Cacc = 75.2 Nm
40
30
Peff (kW)
20
10
Tacc = 17.96 s
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
V (km/h)
Figura 18: scelta definitiva per i 5 rapporti. È mostrato anche il risultato per la specifica sull’accelerazione.
Cacc ηtot V
V < nc τd τI π/30 · Rv · 3.6
Pacc = Rv τI τd 3.6
0 V > nc τd τI π/30 · Rv · 3.6
Il 10−3 è necessario in quanto, alla partenza, la funzione integranda dell’equazione 1 assume la forma indeterminata
0/0. Tutti i calcoli relativi a questa sottosezione sono mostrati in appendice C.
Rapporti reali:
180
1
= 0.29268
= 0.51282
160 2
3
= 0.73171
140 4
= 0.94872
5
= 1.1714
120 n=n c
n=n p
V (km/h)
100
80
60
40
20
0
1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500 5000 5500 6000
giri (rpm)
Figura 21: schema delle azioni esterne che il dente riceve considerandolo come trave a sbalzo.
La verifica in oggetto dovrebbe essere solamente statica dato che la coppia trasmessa dai profili scanalati nella
realtà è pressoché costante. Tuttavia, come scritto nella specifica tecnica (sezione F), il collaudo prevede, per la
verifica a fatica del complessivo, di applicare un andamento periodico della coppia a valore minimo nullo.
Infatti il collaudo cosı̀ descritto risulta realistico, almeno per i denti di tutte le ruote motrici e condotte.
Questo non è vero per la ruota oziosa della retromarcia (l’andamento della coppia descritto deve essere riscalato
di un fattore 1.4) e per i profili scanalati. Tuttavia, questi ultimi, a differenza della ruota oziosa, vengono verificati
cautelativamente dall’andamento alterno (a valore minimo nullo) della coppia.
In definitiva, si prevederà che i profili scanalati superino anche le verifiche a fatica, unicamente allo scopo di
superare le modalità di collaudo descritte nella specifica tecnica.
In definitiva si ha che le tensioni equivalenti massime si hanno in corrispondenze del centro della sezione, per
cui p C p
σeq = σ2 + 3 τ 2 = 4 tan2 α + 27
Rp z m L (π + 2 tan α)
Anche in questo caso da L verrà sottratta la lunghezza di eventuali smussi, i quali non hanno un ruolo strutturale.
Tensioni sulla sezione di fondo del prifilo scanalato I-IV marcia (z = 24, m = 1.25 mm) quando C = 1 Nmm
10-4
4
tensioni per forza normale
tensioni per flessione
3 tensioni per taglio
tensioni equivalenti Von Mises
tensione massima
2
(MPa)
-1
-2
-1 -0.5 0 0.5 1
y (mm)
7.3 Porzioni del profilo scanalato del secondario interfacciate con le ruote dentate
Ad essere precisi, risulta che le forze che si generano dai denti delle ruote dentate si scaricano attraverso degli
accoppiamenti foro liscio/profilo scanalato sull’albero (accoppiamento già descritto nel paragrafo 3.2.1). La coppia
invece è trasmessa dal profilo scanalato in corrispondenza dei corpi sincronizzatori (parte stata analizzata nelle
sottosezioni precedenti 7.1 e 7.2).
Questo fatto deriva dal gioco (in direzione radiale) che intercorre nell’accoppiamento scanalato tra ruota
dentata e manicotto, tra manicotto e corpo sincronizzatore, e infine tra corpo sincronizzatore e albero secondario.
Questo gioco sarà sicuramente superiore a quello che intercorre tra ruota dentata e albero secondario.
Inoltre, ipotizzando a priori che questo carico radiale si scarichi attraverso i due percorsi mostrati in figura 21.
È difficile capire come questo carico si ripartisca tra i denti del profilo scanalato. Cautelativamente si assumerà
che queste si scarichino attraverso la sezione superiore di un singolo dente. Di conseguenza, si assume che ciascun
dente (delle porzioni di profilo scanalato in oggetto) sia sottoposto a cicli di fatica con carico di compressione per
cui σmin = 0.
La sezione critica è quella superiore, per cui si verifica che
C tan α
σzz = −
Rp,ruota
Per i profili scanalati è stata fatta solo la verifica statica. Le tensioni ricavate infatti sono molto inferiori a
quelle a cui sono soggetti gli ingranaggi. I profili scanalati dell’albero secondario e delle ruote dentate per l’innesto
marcia saranno ovviamente costituiti dallo stesso materiale scelto per le ruote dentate (molto resistente), solo con
minore durezza superficiale (lo fase di nitrurazione riguarderà solo le superfici dei denti delle ruote dentate).
Figura 22: sono mostrati i due modi con cui la forza radiale proveniente dai denti della ruota dentata si scarica
sull’albero secondario. È evidente che questa forza si scarica attraverso il percorso rosso piuttosto che su quello
verde.
0
46 48 50 52 54 56
raggio (mm)
Figura 23: variazione dello spessore del dente rispetto alla coordinata radiale.
0.52
40 0.52
35 0.52
0.5
30 0.5
0.5
25 0.48
0.48
0.48
20 0.46 0.46 0.46
0.44 0.44 0.44
15 0.42 0.42 0.42
0.4 0.4 0.4
20 20.5 21 21.5 22 22.5 23 23.5 24 24.5 25
angolo d'elica ( °)
Figura 24: grafico per ricavare il fattore J per tutti e cinque gli ingranaggi considerati.
Per questa curva vale la dipendenza di Kv dalla velocità periferica (espressa in piedi/minuto)
r
78 + sqrt78
Kv =
78
Nella specifica tecnica (appendice F) siano specificate le condizioni di utilizzo previste (espresse in funzione di
intervalli di coppia motrice e di kilometraggio). Visto che non c’è una stretta dipendenza tra coppia motrice e
velocità di rotazione del motore, si assumerà un Kv per ogni marcia tenendo conto di un regime di rotazione del
motore pari a nV = 4000 rpm. Si ritiene che questa condizione sia sufficientemente cautelativa. Si ricava quindi
la velocità tangenziale per ogni marcia sulla circonferenza primitiva di lavoro rpL = rb cos αT / cos αL
pi rpL
nV ·
30 1000
V =
5.08 · 10−3
Quanto detto vale per la verifica a fatica: per la prova statica si assumerà Kv = 1, assumendo che coppie elevate
come quelle richieste dalla prova statica si possano avere solo a basse velocità della vettura (ad esempio quando si
rilascia all’improvviso la frizione. Si dovrà tener conto inoltre che durante il collaudo, per come è stato descritto
nella specifica tecnica, prevede che la verifica a fatica sia effettuata sı̀ con carico alternato opportuno, ma senza
movimentazione degli organi (permettendo di semplificare di molto l’attrezzatura necessaria), quindi con delle
tensioni di flessione inferiori di un fattore Kv .
Per quanto riguarda la larghezza b degli ingranaggi, nel caso di ruote di diverso spessore, si adotta il criterio
descritto nella sottosezione 2.4.
Sn = Sn0 CL CG CS CR CT kms
dove CL load è posto pari a 1 avendo a che fare con carico di flessione; CG = 5 gradient dato che i moduli delle
ruote dentate sono tutti inferiori a 5 mm; CS = 0.7 surface, avendo HB = Su /3.45 = 1150/3.45 ≈ 333 (durezza
non riferita allo strato superficiale nitrurato, di durezza estremamente maggiore) e superfici lavorate alle macchine
utensili senza lucidatura successiva; CR viene ignorato (ovvero posto a 1) dato che il requisito dell’affidabilità è
già contenuto nel valore considerato di Su (sottosezione 2.3); CT = 1 avendo a che fare con acciaio al di sotto
della temperatura di 450 ° C
9 Materiale scelto
Il materiale scelto è l’acciaio 33CrMoV12-9, che rientra nell’insieme degli acciai da nitrurazione. È garantita
[FAFE] una tensione di snervamento di almento 750 MPa e una tensione di rottura di almeno 1150 MPa. Viene
anche dichiarato che, grazie al processo di nitrurazione, la durezza superficiale può raggiungere valori altissimi,
tra i 900 e i 1200 HV (tener conto che HV ≈ 1.05 HB), necessari per soddisfare la resistenza a pitting.
Riferimenti bibliografici
[Callegari] Callegari Massimo, Fanghella Pietro, Pellicano Francesco - Meccanica applicata alle macchine - seconda
edizione, CittàStudi edizioni
[Juvinall] Robert C. Juvinall, Kurt M. Marshek - Juvinall’s Fundamentals of Machine Component Design, SI
Version - Global Edition, Wiley
[FAFE] http://www.fa-fe.com/files/pdf/libri_articoli/it/9-Gli_acciai_da_nitrurazione.pdf
[Tecnoacciai] https://tecnoacciai.it/wp-content/uploads/2017/11/acciai-da-costruzione-acciai-da-nitrurazione
pdf
[KHK] https://khkgears.net/new/gear_knowledge/gear_technical_reference/
bending-strength-of-spur-and-helical-gears.html
[DEMM] https://www.demm.it/tecnologie-lavorazione/sbarbatura-ingranaggi_19.html
Figura 25: generazione di un evolvente, relativo alla ruota primaria della I marcia.
L’angolo β sta a indicare la mezzeria dello spazio tra due denti, quindi assume il valore di
360/z − αst
β=
2
La retta inclinata di questo angolo rispetto all’orizzontale verrà usata per generare il fianco del dente vicino, per
riflessione.
i = cos ωt i0 + sin ωt j0
j = − sin ωt i0 + cos ωt j0
Eguagliando le due espressioni per V scritte in funzione della terna fissa, si ottiene il sistema di equazioni
differenziali
ẋ cos ω t − ẏ sin ω t − ω y cos ω t − ω x sin ω t = 0
ẋ sin ω t + ẏ cos ω t − ω y sin ω t + ω x cos ω t = ω Rp
x(0) = xi , y(0) = yi
dove xi , yi sono le coordinate, scritte nel sistema solidale alla ruota, che il punto P ha all’inizio, ovvero nell’istante
in cui il dente della dentiera è tangente a quello della ruota dentata in corrispondenza della circonferenza primitiva.
La soluzione di tale sistema è
(
x(t) = xi cos ω t + yi sin ω t + Rp ω t sin ω t
y(t) = yi cos ω t − xi sin ω t + Rp ω t cos ω t
Queste equazioni parametriche possono essere immesse nel CAD per ottenere l’arco di trocoide nello disegno.
Questo vuol dire che la circonferenza di fondo si congiunge perfettamente all’arco di trocoide.
Questa rotazione è quella di cui si è parlato nella sottosezione A.2. Ciò che si ottiene dal sistema 5 deve essere
messo a sistema con 4, ed eguagliando le coordinate x e y si ricava un sistema in due equazioni nelle incognite
(t, a). Si verifica che la soluzione esiste e che la tangente alle due curve in quel punto ha la stessa direzione. Il
disegno delle curve in oggetto è mostrato nella figura 25.
1
Rb
Ri
0 Rp
Re
Evolvente
y (mm)
Evolvente ruotato
di θ coincidente al
-1
fianco del dente
Trocoide
-2
28 29 30 31 32 33 34
x (mm)
0.40
0.39
y (mm)
0.38 intersezione
0.37
Fianco del dente
0.36 Trocoide
28.50 28.55 28.60 28.65 28.70 28.75
x (mm)
Figura 26: disegno del fianco del dente e dell’arco di trocoide, con dettaglio per trovare il punto di intersezione.
Figura 27: cava che intercorre tra due denti della ruota primaria della I marcia. Si vede che, applicando il vincolo
di tangenza fra il dente della dentiera e i fianchi del dente, il punto P (vertice della dentiera) si sposta lungo l’arco
di trocoide.
clc
clear all
close all
format short
global blumatlab rossomatlab k l
blumatlab=[0 0.4470 0.7410];
rossomatlab=[0.8500 0.3250 0.0980];
k=1.5;
l=18;
warning('off')
output_grafici=false;
1
pperc=25; % pendenza percentuale
alpha=atan(pperc/100);
alphagradi=alpha*180/pi;
disp(strcat("specifica per pendenza strada: massima pendenza
percentuale = ",num2str(pperc),", angolo corrispondente in
radianti alpha = ",num2str(alpha),", in gradi alphagradi =
",num2str(alphagradi)))
g=9.81;
f=0.01;
Jm=1;% momento inerzia motore
Jr=0.34;% momento inerzia ciascuna ruota
2
if R_cc>R_pc||R_pc>R_v||R_v>R
error('errore calcolo di qualche raggio di rotolamento')
end
zIprim_reale=12;
zIsec_reale=41;
zVprim_reale=41;
zVsec_reale=35;
% Non progetto il differenziale, quindi non aggiungo pedice "reale" a
dati ruote dentate differenziale.
zdiffprim=16;
zdiffsec=65;
taud=zdiffprim/zdiffsec;
tauIr=zIprim_reale/zIsec_reale;
tauVr=zVprim_reale/zVsec_reale;
disp(strcat("rapporti di trasmissione: \tau_I = ",num2str(tauIr),",
\tau_V = ",num2str(tauVr),", \tau_d = ",num2str(taud)))
%pedice r sta per reale
R =
0.2915
m_v =
956
m_pc =
1336
R_cc =
0.2730
m_cc =
950
3
Rrot=Rrotmaxload+(R-Rrotmaxload)*(mfrontmaxload-m)/mfrontmaxload
raggio rotolamento con auto vuota:
m_av =
506.6800
R_v =
0.2817
m_apc =
601.2000
R_pc =
0.2798
DIMENSIONAMENTO I MARICA
disp('----------- DIMENSIONAMENTO I MARCIA -----------')
%considero per scrupolo Rrotpc, dato che devo usare auto a pieno
carico
4
mu_pc=(m_pc*g*(sin(alpha)+f*cos(alpha)))/(m_apc*g*cos(alpha))
mu_v=(m_v*g*(sin(alpha)+f*cos(alpha)))/(m_av*g*cos(alpha))
tauI =
0.3459
alphareale =
0.2881
alpharealegradi =
16.5075
ppercreale =
29.6356
mu_pc =
0.5778
mu_v =
0.4906
mu_pcr =
0.6808
mu_vr =
0.5780
5
DIMENSIONAMENTO V MARCIA
disp('----------- DIMENSIONAMENTO V MARCIA ------------')
% velocità di crociera per specifica Vc
V_c=100;
% voglio soddisfacimento specifica riguardante velocità di crociera ad
auto
% a pieno carico e scarica (per scrupolo considero variazione raggio
% rotolamento)
tau_Vmin =
1.0848
tau V marcia ideale massimo, ovvero ottenuto con minimo del range di
accettazione specifica su Nc:
tau_Vmax =
1.2544
6
SODDISFACIMENTO VELOCITÀ MASSIMA
disp('------- SODDISFACIMENTO VELOCITÀ MASSIMA -------')
V_max=150 % velocità massima desiderata
V_acc=100 % velocità per specifica accelerazione
P_e=coppia.*giri*pi/30*etatot;
% Se la quinta si rivelasse una marcia molto lunga, se diminuisco
carico,
% aumenta
% raggio rotolamento ed è peggio, ma aumenta resistenza a rotolamento.
% Sicuramente l'effetto prevalente sarà l'aumento resistenza a
rotolamento.
% È solo un dettaglio! Rrot cambia molto poco. Quindi uso solo Rrotv
velocitavett=giri*pi/30*tauVr*taud*R_v*3.6;
IndexVmaxid=find(P_r(velocitavett)>P_e,1);
Vmaxid=round(velocitavett(IndexVmaxid-1),1);
n_Vmax=round(30/pi*(Vmaxid/3.6)/(taud*tauVr*R_v),-1);
disp(strcat("giri per cui si ha la velocità massima: n_Vmax =
",num2str(n_Vmax)," rpm"))
[Peffmax,IPeffmax]=max(P_e);
% massima potenza efficace
% serve per gestire limiti grafico
n_p=giri(IPeffmax);
disp(strcat("giri per cui si ha massima potenza: n_p =
",num2str(n_p)," rpm"))
% se la potenza è quella effettiva o lorda, per il calcolo di Np, non
% conta.
if n_Vmax<n_p-250||n_Vmax>n_p
error('specifica sul criterio del rapporto corto non soddisfatta')
end
if output_grafici
crea_grafico_potenza(P_e,P_r,Vmaxid,IndexVmaxid,Peffmax,velocitavett,n_Vmax)
end
clear velocitavett
taureale(1)=tauIr; % TUTTE LE MARCE
taureale(2)=20/39;
taureale(3)=30/41;
taureale(4)=37/39;
taureale(5)=tauVr;
disp(strcat("rapporti definitivi: taureale = ",num2str(taureale)))
clear tauIreale tauVreale
7
for i=1:nmin
tau(i)=taureale(1)*alphamarcia^(i-1);
end
C_acc=0.8*Cmax;
%coppia di sfrizionata all'accelerazione
if output_grafici
graficorapporti(giri,tau,taud,R_v,P_e,P_r,'Numero minimo di
rapporti assoluto:',m_v,V_acc,Jm,Jr,C_acc,etatot,n_c)
end
clear tau alpha nmin
V_max =
150
V_acc =
100
8
Published with MATLAB® R2021a
9
function
graficorapporti(giri,tau,taud,R_v,P_e,P_r,stringtitle,mv,Vacc,Jm,Jr,C_acc,etatot,
global blumatlab rossomatlab k l
[Peffmax,IPeffmax]=max(P_e,[],'all','linear');
Np=giri(IPeffmax(end));
xlimnum=[0:10:80 100:20:140 170];
[~,ICmax]=max(P_e./giri,[],'all','linear');
Nc=giri(ICmax(end));
%cerco di inviduare ultimo valore giri con valore coppia e potenza
massima
Vminteorico=min(giri)*pi/30*R_v*tau(1)*taud*3.6;
Vmaxteorico=max(giri)*pi/30*R_v*tau(end)*taud*3.6;
figure('name',stringtitle)
subplot(211)
Vvettmarcia=zeros(length(tau),length(giri));
for i=1:length(tau)
Vvettmarcia(i,:)=giri*pi/30*tau(i)*taud*R_v*3.6;
plottemp(1)=semilogx(Vvettmarcia(i,:),P_e/1000,'color',blumatlab,'LineWidth',2.0)
hold on
plottemp(3)=xline(Nc*pi/30*tau(i)*taud*R_v*3.6,'k');
hold on
plottemp(4)=xline(Np*pi/30*tau(i)*taud*R_v*3.6,'--k');
end
clear Vvettmarcia
Vvett=Vminteorico:0.1:Vmaxteorico;
plottemp(2)=semilogx(Vvett,P_r(Vvett)/1000,'color',rossomatlab,'linewidth',2);
hold on
title(stringtitle)
xlabel('{\itV} (km/h)')
ylabel('{\itP} (kW)')
grid on
grid minor
ylim([0 Peffmax/1000*1.05])
xlim([Vminteorico Vmaxteorico])
xticks(xlimnum)
legend(plottemp,'potenza effettiva','potenza resistente','punti di
coppia massima','punti di potenza massima','location','northwest')
Pefffun=@(rpm) interp1(giri,P_e,rpm);
clear Vvett
Vvett=0:0.1:Vacc;
andamentoPmax=zeros(1,length(Vvett));
marcia=zeros(1,length(tau));
P_partenzatemp=(C_acc/(R_v*tau(1)*taud)*etatot)*Vvett/3.6;
V_sfrizionata=n_c*taud*tau(1)*pi/30*R_v*3.6;
% questa è la vellocità dell'auto entro la quale sicuramente ho finito
la
% sfrizionata. L'idea è che se C_acc=C_max (coppia del motore durante
% sfrizionata) allora la sdrizionata fisisce esattamente quando
raggiungo
1
% V_sfrizionata. Se però C_acc è inferiore, conviene che la
sfrizionata
% termini prima di raggiungere V_sfrizionata (a cui corrisponde regime
di
% rotazione n_c)
P_partenza=[P_partenzatemp(1:floor(length(P_partenzatemp)*V_sfrizionata/
Vacc)),zeros(1,ceil(length(P_partenzatemp)*(1-V_sfrizionata/Vacc)))];
% faccio questa cosa perché ovviamente non posso disporre di coppia
% costante fino a chissà quale celocità. Ho imposto che oltre il punto
di
% coppia massima, prima marcia, non sfriziono.
for i=1:length(Vvett)
[andamentoPmax(i),marcia(i)]=max([Pefffun(Vvett(i)/3.6./
(tau*taud*pi/30*R_v)),P_partenza(i),1e-3]);
% suppongo che ci sia un aumento di
% potenza lineare all'inizio, dettata dalla coppia C_acc.
% Sostanzialmente si assume che la frizione sia
% premuta con forza costante mentre slitta (quindi coppia costante
alle
% ruote)
% Tuttavia quando integro, alla partenza ho 0 potenza e 0
velocità,
% quindi forma indeterminata 0/0. Aggiungo quindi un terzo
elemento in
% max
% L'obiettivo poi è capire che marcia è innestata per ogni valore
di
% velocità. Per come è stato scritto, è possibile che marcia(i)
assuma
% anche i valori 6 0 7, se tau ha 5 elementi. Ma non posso
inserire 6 o
% 7 nel controllo se non so se ho 5 marce
if marcia(i)==length(tau)+1||marcia(i)==length(tau)+2
marcia(i)=1;
end
end
subplot(212)
plot(Vvett,andamentoPmax/1000,'linewidth',2)
title(strcat("Specifica per accelerazione fino a {\itV}_{acc},
{\itC}_{acc} = ",num2str(C_acc)," Nm"))
xlabel('{\itV} (km/h)')
ylabel('{\itP}_{eff} (kW)')
grid on
grid minor
xlim([0 Vacc])
andamentoPmaxfun=@(v) interp1(Vvett,andamentoPmax,v);
2
% uso velocità in kmh, quindi devo usare dei 3.6
legend(strcat('{\itT}_{acc}
=',32,num2str(round(Tacc,2)),32,'s'),'location','southeast')
set(gcf,'units','centimeters','position',[8,4.5,l,l/k])
pos = get(gcf,'Position');
set(gcf,'PaperPositionMode','Auto','PaperUnits','centimeters','PaperSize',
[pos(3), pos(4)])
print(gcf,string(strcat('C:\Users\lcret
\Desktop\progetto\dimensionamento_marce
\nrapporti',num2str(length(tau)),'_tau',join(strsplit(num2str(round(1000*tau))),''
dpdf','-r0')
end
3
Table of Contents
........................................................................................................................................ 1
PROFILI SCANALATI - verifica statica ................................................................................. 1
VERIFICA STATICA A BENDING RUOTE DENTATE .......................................................... 7
VERIFICA A FATICA A BENDING RUOTE DENTATE ........................................................ 9
VERIFICA A PITTING RUOTE DENTATE ......................................................................... 12
MASSIMA FRECCIA ALBERI ........................................................................................... 15
VERIFICA CUSCINETTI ................................................................................................... 18
clc
close all
clear all
warning('off')
output_grafici=true;
1
z_int(1)=24;
z_int(2)=z_int(1);
z_int(3)=z_int(1);
z_int(4)=z_int(1);
z_int(5)=27
% pedice int è per distinguerli dai profili scanalati per la
% sincronizzazione
m_int(1)=1.25;
m_int(2)=m_int(1);
m_int(3)=m_int(1);
m_int(4)=m_int(1);
m_int(5)=0.75
disp('lunghezze dei profili scanalati dei profili scanalati dei corpi
sincronizzatori')
L_int(1)=9;
L_int(2)=L_int(1);
% spessore del sincronizzatore per I e II marcia, a livello del
profilo
% scanalato.
L_int(3)=9;
L_int(4)=L_int(3);
L_int(5)=14.5
% pedici int e ext si riferisce al fatto che si sta considerando le
% tensioni interne al dente o quelle sulle superfici esterne.
maxsigmaeq_result=zeros(1,length(L_int));
sigmaeq_ext=zeros(1,length(L_int));
for i=1:5
maxsigmaeq_result(i)=maxsigmaeq(z_int(i),m_int(i),L_int(i),alpha,C_statica_II_vet
[~,~,~,~,~,sigmaeq_ext(i)]=dati_profilo(z_int(i),m_int(i),L_int(i),alpha,C_static
end
clear i
disp("tensione massima equivalente interna al dente dalla I alla V
marcia, in MPa")
disp(maxsigmaeq_result)
disp('tensioni di compressione sulla superficie esterna in MPa')
disp(sigmaeq_ext)
% questo ext è riferito a superficie esterna del dente, ma può essere
di un
% profilo scanalato dell'albero secondario (chiamato 'interno') o uno
di
% quelli per la sincronizzazione (chiamato 'esterno')
2
m_ext(2)=m_ext(1);
m_ext(3)=2;
m_ext(4)=m_ext(3);
m_ext(5)=2;
L_ext(1)=3.19;
L_ext(2)=3.19;
L_ext(3)=3.19;
L_ext(4)=5.69;
L_ext(5)=5.69;
% si è tolta una bella porzione relativa allo smusso per tutti questi
% profili
for i=1:length(L_ext) % ovvero fino a 5
maxsigmaeq_result(i)=maxsigmaeq(z_ext(i),m_ext(i),L_ext(i),alpha,C_statica_II_vet
[~,~,~,~,~,sigmaeq_ext(i)]=dati_profilo(z_int(i),m_int(i),L_int(i),alpha,C_static
end
disp('tensione massima equivalente interna al dente dalla I alla V
marcia, in MPa')
disp(maxsigmaeq_result)
disp('tensioni di compressione sulla superficie esterna, dalla I alla
V marcia, in MPa')
disp(sigmaeq_ext)
clear maxsigmaeq_result sigmaeq_ext
3
% disp('lunghezze di appoggio per le ruote dentate dalla I alla IV
marcia')
L(1)=28;
L(2)=32;
L(3)=32;
L(4)=32;
mt=mn./cos(psi);
alpha_L=atan(tan(20*pi/180)./cos(psi));
% angolo di pressione di lavoro nella sezione trasversale per le varie
% ruote del secondario
Rp_II=mt.*z_II/2;
% si assume che la risultante sia applicata in corrispondenza del
% raggio primitivo. Almeno finché non si collaudano i denti delle
ruote
% dentate
for i=1:4
[~,~,~,~,~,~,Se(i)]=dati_profilo(z_int(i),m_int(i),L(i),alpha,rand,rand);
% non faccio il controllo per la quinta ruota perché questa
poggia
% su una superficie liscia. In questo caso z_int(i) con
1<=i<=4 p
% costante
sigmacSe(i)=C_statica_II_vett(i)*tan(alpha_L(i))/Rp_II(i)/
Se(i);
end
disp('moduli travsersali per ciascun ingranaggio dalla I alla V
marcia')
disp(mt)
disp('angolo di pressione nella sezione trasversale')
disp(alpha_L)
disp('raggio primitivo (=m*z/2)')
disp(Rp_II)
disp('superficie superiore di un dente del profilo scanalato sul
secondario')
disp(Se)
disp('tensioni di compressione sulla superficie superiore del dente')
disp(sigmacSe)
clear L
tau =
C_statica_II_vett =
1.0e+05 *
4
4.4963 2.5662 1.7985 1.3871 1.1234
alpha =
0.5236
z_int =
24 24 24 24 27
m_int =
L_int =
z_ext =
33 33 30 30 30
maxsigmaeq_result =
maxsigmaeq_result =
maxsigmaeq_result =
5
maxsigmaeq_result =
maxsigmaeq_result =
6
VERIFICA STATICA A BENDING RUOTE DEN-
TATE
disp('------------VERIFICA STATICA A BENDING RUOTE
DENTATE------------')
z_I=[12 20 30 37 41];
PSIchart=[20 25];
Zchart=[12 14 16 18 20 30 60];
[psichart,zchart]=meshgrid(PSIchart,Zchart);
Jchart=0.3+0.1/12*[10.2 9.8; 13.4 12.8; 16.3 15.3; 18.0 16.7; 20.2
18.9; 25.3 23.2; 31.7 29.2];
if output_grafici
crea_grafico_spessore_correzione(mn,mt,alpha_L,z_II)
crea_grafico_J(PSIchart,Zchart,psi,z_I,z_II,psichart,zchart,Jchart)
end
J_I=null(1,5);
J_II=null(1,5);
interasse=65;
disp('raggi da cui si calcola la forza trasversale in funzione della
coppia')
RpL_I=interasse*z_I./(z_I+z_II)
% primitiva di lavoro per le ruote del primario (= Rb/cos(alpha_L))
Ft_statica=C_statica_I./RpL_I;
for i=1:5
J_I(i)=interp2(psichart,zchart,Jchart,psi(i)*180/
pi,z_I(i),'linear');
J_II(i)=interp2(psichart,zchart,Jchart,psi(i)*180/
pi,z_II(i),'linear');
% di default è spline, ma 'linear' è in accordo con il grafico.
Per
% coerenza quindi scelgo linear
end
clear i
disp('coefficienti geometrici J per ruote primario')
disp(J_I)
disp('coefficienti geometrici J per ruote secondario')
disp(J_II)
% disp('spessore ruote dentate del primario')
% In generale ciascun ingranaggio ha ruote con (non molto) diverso
% spessore. Per ciascun ingranaggio si sceglie lo spessore minimo tra
i
% due.
b_I(1)=21;
b_I(2)=16;
b_I(3)=15;
b_I(4)=15;
b_I(5)=14;
% disp('spessore ruote dentate del secondario')
b_II(1)=19;
b_II(2)=16;
7
b_II(3)=16;
b_II(4)=15;
b_II(5)=14;
% disp('coefficienti correttivi per prova statica')
Kv_statica=1;
% per prova statica la velocità delle ruote è nulla
Ko=1;
% per prova statica si è già considerato un fattore 1.4 nella coppia.
% Inoltre, facendo verifica statica (con sovraccarico) e a fatica
% separatamente, non ha senso
% introdurre Ko per la prova a fatica in questo caso.
Km=1.6;
% montaggio poco preciso, con b sotto i 50mm. Anche questo
coefficiente è
% uguale per verifica statica e a fatica
disp('tensioni statiche per denti delle ruote del primario')
sigma_statica_I=Ft_statica./(mt.*J_I.*b_I)*Kv_statica*Ko*Km*0.93;
disp(sigma_statica_I)
disp('tensioni statiche per denti delle ruote del secondario')
sigma_statica_II=Ft_statica./(mt.*J_II.*b_II)*Kv_statica*Ko*Km*0.93;
disp(sigma_statica_II)
RpL_I =
8
VERIFICA A FATICA A BENDING RUOTE DEN-
TATE
disp('------VERIFICA A FATICA A BENDING RUOTE DENTATE------')
n_V=4000; % giri/min
V=(n_V*pi/30)*(RpL_I/1000)/5.08e-3;
% velocità tangenziale in piedi al minuto
% Nella specifica tecnica ci sono delle fasce di coppia, ma non è
possibile
% associare a queste delle fasce di velocità. E' per questo che si
assume
% cautelativamente una velocità del motore elevata, per cui si sa
% ragionevolmente che la media sarà inferiore.
Kv_fatica=sqrt((78+sqrt(V))/78);
9
disp('coefficienti correttivi Kv_fatica per la velocità tangenziale
delle ruote')
disp(Kv_fatica)
Ft_fatica=zeros(length(C_fatica_I),length(RpL_I));
sigma_fatica_I=zeros(size(Ft_fatica));
sigma_fatica_II=zeros(size(Ft_fatica));
for i=1:length(C_fatica_I)
for j=1:length(RpL_I)
Ft_fatica(i,j)=C_fatica_I(i)/RpL_I(j);
sigma_fatica_I(i,j)=Ft_fatica(i,j)/
(mt(j)*J_I(j)*b_I(j))*Kv_fatica(j)*Ko*Km*0.93;
sigma_fatica_II(i,j)=Ft_fatica(i,j)/
(mt(j)*J_II(j)*b_II(j))*Kv_fatica(j)*Ko*Km*0.93;
end
end
clear i j
disp('tensioni per la fatica per ciascuna ruota dentata, per ciascuna
fascia di coppia, sigma_fatica_I e _II')
disp(sigma_fatica_I)
disp(sigma_fatica_II)
Su=1150;
CR=1;
% considero Su min del produttore, supponendo che sia con una
affidabilità
% del 99%
CG=1;% per ruote dentate con modulo sotto 5mm
CT=1;% per temperatire sotto 450 °C
CS=0.7; % lavorazione della superficie, per durezza intorno a 300 Bhn
CL=1; % carico bending
disp('endurance limit Sn e coefficienti a e b per legge di Basquin')
Sn=0.5*Su*CL*CS*CG*CR*CT;
b=-1/3*log10(1.8/(CG*CS*CR));
a=Sn/(10^(6*b));
disp(Sn)
disp(a)
disp(b)
disp('tensioni puramente alternate equivalenti sigma_a_eq_I e _II')
sigma_a_eq_I=sigma_fatica_I/2./(1-sigma_fatica_I/2/Su);
% se eta=1->Sn=sigam_a/(1-sigam_m/Su)
% la sigma_a è la metà del picco, ovvero sigma/2
sigma_a_eq_II=sigma_fatica_II/2./(1-sigma_fatica_II/2/Su);
disp(sigma_a_eq_I)
disp(sigma_a_eq_II)
disp('numero di cicli massimo per ciascun sottociclo Nf_I e _II')
Nf_I=zeros(size(sigma_a_eq_I));
Nf_II=zeros(size(sigma_a_eq_I));
for i=1:size(sigma_a_eq_I,1)
10
% tengo conto che posso essere sotto il limite di endurance->
numero di
% cicli massimo=infinito
for j=1:size(sigma_a_eq_I,2)
if sigma_a_eq_I(i,j)>Sn
Nf_I(i,j)=(sigma_a_eq_I(i,j)/a)^(1/b); %NB b<0
else
Nf_I(i,j)=Inf;
end
if sigma_a_eq_II(i,j)>Sn
Nf_II(i,j)=(sigma_a_eq_II(i,j)/a)^(1/b);
else
Nf_II(i,j)=Inf;
end
end
end
%se voglio che valga endurance, devo avere tutti Inf
clear i j
disp(Nf_I)
disp(Nf_II)
percentuali_di_distanza=[0.3 0.2 0.2 0.2 0; 0.4 0.5 0.5 0.4 0.2; 0.3
0.3 0.3 0.4 0.8];
for i=1:5
if any(sum(percentuali_di_distanza(:,i))~=1)
error('somma delle percentuali non corretta')
end
end
distanze_tot=[7500 21000 60000 60000 150000];
N_I=zeros(size(percentuali_di_distanza));
N_II=zeros(size(percentuali_di_distanza));
Rruota_pc=0.2798;
% raggio rotolamento ruote anteriori con auto a pieno carico
taud=16/65;
for i=1:size(percentuali_di_distanza,1)
for j=1:size(percentuali_di_distanza,2)
N_II(i,j)=distanze_tot(j)*percentuali_di_distanza(i,j)*1000/
(2*pi*Rruota_pc*taud);
N_I(i,j)=N_II(i,j)/tau(j);
end
end
disp('numero di cicli per ciascuna ruota dentata per ciascuna fascia
di coppia, per primario e secondario, N_I e N_II')
disp(N_I)
disp(N_II)
11
tensioni per la fatica per ciascuna ruota dentata, per ciascuna fascia
di coppia, sigma_fatica_I e _II
344.6899 293.2213 271.7130 272.1241 262.3805
459.5865 390.9618 362.2840 362.8321 349.8407
574.4831 488.7022 452.8550 453.5401 437.3009
2.6614e+03
-0.1367
1.0e+08 *
12
E=206000;% servirà anche per calcolare la freccia degli alberi
ni=0.3;
cp=1/sqrt(pi)*sqrt(2*E/(1-ni^2));
R=z_II./z_I;
% il rapporto tra i diametri primitivi di taglio è lo stesso tra i
diametri
% primitivi di taglio ed è uguale al rapporto tra il numero di denti
I=sin(alpha_L).*cos(alpha_L)/2.*R./(R+1);
dp=2*interasse*z_I./(z_I+z_II);
13
disp('massimo numero di cicli consentito per ciascuna fascia di
coppia, ammesso che ci sia solo quella. Poi si usa l''accumulo
lineare')
N_I_max=10.^((sigma_H./(SFe*CR)-1.7)/(-0.1));
disp(N_I_max)
disp('numero cicli massimo per carico corrispondente a C_max, per I
marcia (corrispondente a N_I_max(3,1)')
disp(N_I_max(3,1)) %sarà l'elemento critico
D=zeros(1,length(RpL_I));
% sono i danni cumulsti a pitting per ciascuna marcia, sommando
l'accumulo
% per tutte e 3 le fascie.
for j=1:length(RpL_I)
% è solo per ricordare che si opera su 5 marce
for i=1:length(C_fatica_I)
% mi serve solo per ricordare che sono 3 range di coppia,
(quindi 3
% range di sforzi, ecc.)
D(j)=N_I(i,j)/N_I_max(i,j)+D(j);
end
end
disp('danno cumulato per ciascuna marcia, primario')
disp(D)
disp('per verificare a spanne che conti tornano, si calcola SH per
ciascun sottociclo separatamente, (da cui però non si può procedere
con accumulo lineare)')
CLi_I=-0.1*log10(N_I)+1.7
%Compare un Inf perché per la quinta marcia, I fascia di coppia
%(<0.6*C_max), è stato imposto 0 cicli.
SH=SFe*CLi_I.*CR
% sono tutte quantità abbastanza superiori a sigma_H
14
massimo numero di cicli consentito per ciascuna fascia di coppia,
ammesso che ci sia solo quella. Poi si usa l'accumulo lineare
1.0e+12 *
CLi_I =
SH =
1.0e+03 *
15
% NB è la coordinata z, non il numero di denti
Mxu_I=zeros(1,length(coordinata_z_I));
for i=1:length(coordinata_z_I)
Mxu_I(i)=min([(L_I-distF_I)/L_I*coordinata_z_I(i),-distF_I/
L_I*coordinata_z_I(i)+distF_I]);
end
Jx_I=pi*D_I^4/64;
delta_I=Fr_statica(2)/(E*Jx_I)*(coordinata_z_I(2)-
coordinata_z_I(1))*trapz(Mxu_I.^2)
distP_II=(44+4)/2;
% distanza dal cuscionetto a rulli della forza radiale sul pignone del
% differenziale
Mxu_II_P=(coordinata_z_II/L_II*distP_II-distP_II);
% non mi interessa il momento flettente della parte di albero tra
pignone
% differenziale e cuscinetto a rulli
if output_grafici
crea_grafico_caratteristica_momento(coordinata_z_I,Fr_statica(2),Mxu_I,L_I,distF_
{'cuscinetto','lato frizione'},{'cuscinetto','lato V marcia'},'albero
primario','II marcia')
crea_grafico_caratteristica_momento(coordinata_z_II,Fr_statica(2),Mxu_II_F,L_II,d
16
{'cuscinetto','lato differenziale'},{'cuscinetto','lato V
marcia'},'albero secondario','II marcia')
crea_grafico_caratteristica_momento(coordinata_z_II,Fr_statica_diff(2),Mxu_II_P,L
{'cuscinetto','lato differenziale'},{'cuscinetto','lato V
marcia'},'albero secondario','pignone differenziale')
end
Jx_II=pi*(D_II_ext^4-D_II_int^4)/64;
delta_II=1/(E*Jx_II)*(coordinata_z_I(2)-
coordinata_z_I(1))*trapz((Fr_statica(2)*Mxu_II_F
+Fr_statica_diff(2)*Mxu_II_P).*Mxu_II_F)
% il pedice F è riferito alla II marcia, mentre la P al pignone del
% differenziale
delta_I =
0.4510
delta_II =
0.2334
17
VERIFICA CUSCINETTI
disp('----------- VERIFICHE CUSCINETTI ----------')
% si usa la proderua SKF
% CUSCINETTO A SFERE ASSIALE PRIMARIO, LATO V MARCIA
C(1)=23.4*1000;
C0(1)=11.6*1000;
Pu(1)=0.49*1000;
f0(1)=12;
% CUSCINETTO A SFERE PRIMARIO, LATO FRIZIONE
C(2)=26*1000;
C0(2)=13.4*1000;
Pu(2)=0.57*1000;
f0(2)=12;
% CUSCINETTO A SFERE, ASSIALE (MINORE) SECONDARIO, LATO V MARCIA
% IDENTICO AL CUSCINETTO 1
18
C(3)=23.4*1000;
C0(3)=11.6*1000;
Pu(3)=0.49*1000;
f0(3)=12;
% CUSCINETTO A RULLI (MAGGIORE SECONDARIO), A RULLI, TRA I MARCIA E
DIFFERENZIALE
C(4)=48.4*1000;
C0(4)=56*1000;
Pu(4)=6.55*1000;
% CARICHI
%Fr_statica già calcolata per deformazione alberi
Fa_statica=Ft_statica.*tan(psi);
Fa_statica_diff=Ft_statica_diff*tan(psi_diff);
% l'operatore . funziona come voglio io, anche se non è intuitivo.
Ovvero
% posso moltiplicare e dividere una matrice per un vettore, purché
abbiano
% lo stesso numero di colonne.
% QUANTITÀ GEOMETRICHE
% distanze tra le ruote dentate e cuscinetto lato frizione, primario
dist_I=[(7.5+28.5)/2 (81.5+97.5)/2 (100+115)/2 (162.5+177.5)/2
(199.5+213.5)/2];
% distanze tra le ruote dentate e cuscinetto lato V marcia
dist_II=[(177.5+159.5)/2 (106.5+90.5)/2 (88.5+72.5)/2 (26+10)/2
(-11.50-25.5)/2];
dist_diff=(191.5+220.5)/2;
% VERIFICHE STATICHE
% ricordarsi che qui il pecide r vuol dire la somma di componente
radiale e
% tangenziale, a formare la risultante radiale complessiva
Fr_cuscinetto_statica(1,:)=max(abs((Fr_statica.*(dist_I)+Fa_statica.*RpL_I)/
L_I),abs((Fr_statica.*(dist_I)-Fa_statica.*RpL_I)/L_I));
% cuscinetto 1 = maggiore primario, lato V marcia
% E' critica la V marcia in questo caso
Fr_cuscinetto_statica(2,:)=max(abs((Fr_statica.*(L_I-
dist_I)+Fa_statica.*RpL_I)/L_I),abs((Fr_statica.*(L_I-dist_I)-
Fa_statica.*RpL_I)/L_I));
% cuscinetto 2 = minore primario, lato frizione
% Non so dove è diretta la forza assiale. Quindi considero il caso
peggiore
% ciascun cuscinetto, per cui la forza assiale è diretta per un verso
o per
% l'altro.
Fr_cuscinetto_statica(3,:)=max(abs((-Fr_statica.*(L_II-
dist_II)-Fr_statica_diff*(dist_diff-L_II)-(Fa_statica.*RpL_II-
Fa_statica_diff*RpL_diff))/L_II),abs((-Fr_statica.*(L_II-
dist_II)-Fr_statica_diff*(dist_diff-L_II)+(Fa_statica.*RpL_II-
Fa_statica_diff*RpL_diff))/L_II));
% cuscinetto 3 = minore secondario, lato IV-V marcia
% attenzione che dist_diff>L_II
% Se gli angoli d'elica sono tutti uguali, il contributo delle forze
19
% assiali nei momenti, per calcoalre forze radiali cuscinetti, si
annulla,
% per il secondario
Fr_cuscinetto_statica(4,:)=max(abs((Fr_statica.*dist_II-
Fr_statica_diff*dist_diff-(Fa_statica.*RpL_II-
Fa_statica_diff*RpL_diff))/L_II),abs((Fr_statica.*dist_II-
Fr_statica_diff*dist_diff+(Fa_statica.*RpL_II-
Fa_statica_diff*RpL_diff))/L_II));
% cuscinetto 4 = maggiore secondario, lato differenziale
Fa_cuscinetto_statica(1,:)=abs(Fa_statica);
Fa_cuscinetto_statica(2,:)=0;
Fa_cuscinetto_statica(3,:)=abs(Fa_statica-Fa_statica_diff);
Fa_cuscinetto_statica(4,:)=0;
% sui cuscinetti lato frizione/differenziale non si scarica forza
assiale:
% Assenza di anelli sulla pista esterna che si interfacciano con sede
per
% scarico spinte assiali
P0(1:3,:)=0.6*Fr_cuscinetto_statica(1:3,:)+0.5*Fa_cuscinetto_statica(1:3,:);%
cuscinetti a sfere
P0(4,:)=Fr_cuscinetto_statica(4,:);% cuscinetto a rulli
for i=1:3
for j=1:5
if P0(i,j)<Fr_cuscinetto_statica(i,j)
P0(i,j)=Fr_cuscinetto_statica(i,j);
end
end
end
clear i j
disp('--------VERIFICHE DI FATICA------------')
% carichi di fatica sulle ruote dentate
Fr_fatica=Ft_fatica./cos(alpha_L);
Fa_fatica=Ft_fatica.*tan(psi);
Ft_fatica_diff=Ft_fatica.*RpL_II/RpL_diff;
20
% si ricorda che la forza che si scambiano pignone e corona
differenziale
% dipende dalla marcia inserita
Fr_fatica_diff=Ft_fatica_diff/cos(alpha_L_diff);
Fa_fatica_diff=Ft_fatica_diff*tan(psi_diff);
Fr_cuscinetto_fatica(1,:,:)=max(abs((Fr_fatica.*(dist_I)+Fa_fatica.*RpL_I)/
L_I),abs((Fr_fatica.*(dist_I)-Fa_fatica.*RpL_I)/L_I));
% indice 1 è il cuscinetto, indice 2 è il range di sollecitazione
(sono 3),
% indice 3 sono le 5 marce.
Fr_cuscinetto_fatica(2,:,:)=max(abs((Fr_fatica.*(L_I-
dist_I)+Fa_fatica.*RpL_I)/L_I),abs((Fr_fatica.*(L_I-dist_I)-
Fa_fatica.*RpL_I)/L_I));
Fr_cuscinetto_fatica(3,:,:)=max(abs((-Fr_fatica.*(L_II-
dist_II)-Fr_fatica_diff*(dist_diff-L_II)-(Fa_fatica.*RpL_II-
Fa_fatica_diff*RpL_diff))/L_II),abs((-Fr_fatica.*(L_II-
dist_II)-Fr_fatica_diff*(dist_diff-L_II)+(Fa_fatica.*RpL_II-
Fa_fatica_diff*RpL_diff))/L_II));
Fr_cuscinetto_fatica(4,:,:)=max(abs((Fr_fatica.*dist_II-
Fr_fatica_diff*dist_diff-(Fa_fatica.*RpL_II-Fa_fatica_diff*RpL_diff))/
L_II),abs((Fr_fatica.*dist_II-Fr_fatica_diff*dist_diff
+(Fa_fatica.*RpL_II-Fa_fatica_diff*RpL_diff))/L_II));
Fa_cuscinetto_fatica(1,:,:)=abs(Fa_fatica);
Fa_cuscinetto_fatica(2,:,:)=0;
P(2,:,:)=Fr_cuscinetto_fatica(2,:,:);
% senza carico assiale so subito il carico dinamico equivalente
Fa_cuscinetto_fatica(3,:,:)=abs(Fa_fatica-Fa_fatica_diff);
% con i : mi sto portando dietro tutti i valori per ciascuna fascia di
% coppia <0.6, 0.6<.<0.8, >0.8. Però ricordo che per ciascuna fascia
si
% considera il valore superiore della coppia.
Fa_cuscinetto_fatica(4,:,:)=0;
P(4,:,:)=Fr_cuscinetto_fatica(4,:,:);
format shorte
disp('carichi radiali Fr sui cuscinetti, per ciascuna fascia di
coppia')
disp('coppia motore = 0.6 C_max')
disp(reshape(Fr_cuscinetto_fatica(:,1,:),4,5))
disp('coppia motore = 0.8 C_max')
disp(reshape(Fr_cuscinetto_fatica(:,2,:),4,5))
disp('coppia motore = C_max')
disp(reshape(Fr_cuscinetto_fatica(:,3,:),4,5))
21
e=zeros(1,3,5);
for i=[1,3]
for j=1:3 % range di sforzi
for k=1:5 % marce
e(i,j,k)=efun(f0(i).*Fa_cuscinetto_fatica(i,j,k)./C0(i));
% interpolo dati del manuale SKF
if Fa_cuscinetto_fatica(i,j,k)/
Fr_cuscinetto_fatica(i,j,k)<=e(i,j,k)
P(i,j,k)=Fr_cuscinetto_fatica(i);
else
P(i,j,k)=0.56*Fr_cuscinetto_fatica(i,j,k)+Yfun(e(i,j,k))*Fa_cuscinetto_fatica(i,j
end
end
end
end
disp('carichi equivalenti dinamici P, per ogni fascia di sforzi')
disp('coppia motore = 0.6 C_max')
disp(reshape(P(:,1,:),4,5))
disp('coppia motore = 0.8 C_max')
disp(reshape(P(:,2,:),4,5))
disp('coppia motore = C_max')
disp(reshape(P(:,3,:),4,5))
% NB sto calcolando tutti i carichi equivalenti dinamici per ogni
marcia
% inserita, per ogni cuscinetto, e per ogni fascia di coppia
for i=1:4
if all(P(i,3,:)<Pu(i))
disp(strcat("Cuscinetto numero ",num2str(i)," verificato a
vita infinita"))
% per la verifica a vita infinita non ci vogliono coefficienti
% correttivo tipo a1 aSKF
end
end
clear i
% nessun cuscinetto a vita infinita
a1=0.25;
%affidabilità 99%, p. 65 manuale SKF
p(1)=3;
p(2)=3;
p(3)=3;
p(4)=10/3;
aSKF=zeros(4,3,5);
L1m=zeros(4,3,5);
D=zeros(1,4);% danno sui 4 cuscinetti
for i=1:4 % solo per i primi 3 cuscinetti sono a rulli
for j=1:3
for k=1:5
if i~=4
22
aSKF(i,j,k)=aSKF_fun(etac*Pu(i)./P(i,j,k));
else
aSKF(i,j,k)=aSKF_fun_rulli(etac*Pu(i)./P(i,j,k));
end
L1m(i,j,k)=a1*aSKF(i,j,k).*(C(i)./P(i,j,k)).^p(i);
if i==1||i==2
D(i)=D(i)+N_I(j,k)/(L1m(i,j,k)*10^6);
else
D(i)=D(i)+N_II(j,k)/(L1m(i,j,k)*10^6);
end
end
end
end
if output_grafici
crea_grafico_aSKF
end
disp('milioni di cicli per ciascun sottociclio, L1m')
disp('coppia motore = 0.6 C_max')
disp(reshape(L1m(:,1,:),4,5))
disp('coppia motore = 0.8 C_max')
disp(reshape(L1m(:,2,:),4,5))
disp('coppia motore = C_max')
disp(reshape(L1m(:,3,:),4,5))
disp('Danno complessivo sui 4 cuscinetti: devono essere inferiori a
1')
disp('primario lato V marcia, primario lato I marcia, secondario lato
V marcia, secondario lato differenziale')
disp(D)
1.0e+03 *
23
1.6274 1.0892 0.7903 0.7323 0.6699
24
5.1657e+03 2.1135e+03 1.4029e+03 4.3171e+02 4.1394e+02
4.8329e+03 3.6556e+03 3.1166e+03 1.5474e+03 1.5474e+03
9.2995e+03 6.2241e+03 4.5159e+03 4.1848e+03 3.8280e+03
25
Published with MATLAB® R2021a
26
function
[si,sigmazzN,sigmazzM,sigmayz,sigmaeq_int,sigmaeq_ext,Se]=dati_profilo(z,m,L,alph
Dp=m*z;
Rp=Dp/2;
sp=m*pi/2;
%spessore del dente in corrispondenza del raggio primitivo
si=sp+2*0.5*m*tan(alpha);
% spessore del dente in corrispondenza del diametro interno
% non confondersi con il fondo del dente, a -0.75m
se=sp-2*0.5*m*tan(alpha);
Si=L*si;
Sl=L*2*0.5*m;
Se=L*se;
Ft=C/Rp/z;
Fn=Ft*tan(alpha);
sigmac=-Ft/(Sl);
% si considera la proiezione sia dell'area che della forza
% quindi si omette un fattore cos(alpha) sopra e sotto
% TENSIONE MASSIMA INTERNA AL DENTE
sigmazzN=-Fn/Si;
sigmayz=3*(-Ft)/(2*Si)*(1-(y/(si/2))^2);
%forza di taglio opposta a asse y
Wx=L*si^2/6;
M=Ft*0.5*m-Fn*sp/2;
sigmazzM=M*y/Wx;
sigmaeq_int=sqrt((sigmazzN+sigmazzM)^2+3*sigmayz^2);
% questa è la massima tensione equivalente all'interno del dente.
% Sulla superficie esterna invece contribuiscono delle tensioni
normali ma
% in due direzioni diverse
S1=[0 0 0 ; 0 0 0 ; 0 0 sigmac];
% il sistema di riferimento è lo stesso usato per il dente del profilo
% scanalato analizzato come trave
% TENSIONE MASSIMA SULLE SUPERFICI LATERALI
sigmazzMmax=M*si/2/Wx;
S2_1=[0 0 0; 0 0 0 ; 0 0 sigmazzMmax];
L=[1 0 0; 0 cos(pi/2-alpha) -sin(pi/2-alpha); 0 sin(pi/2-alpha)
cos(pi/2-alpha)];
S2=L.'*S2_1*L;
S=S1+S2;
eigS=eig(S);
sigmaeq_ext=sqrt(1/2*((eigS(1)-eigS(2))^2+(eigS(3)-
eigS(2))^2+(eigS(1)-eigS(3))^2));
% TENSIONE MASSIMA PER LA SEZIONE RESISTENTE DELL'ALBERO: si trascura
end
1
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria dei Veicoli
Esame di Costruzioni Automobilistiche
Studente:
Professore:
Lorenzo Cretoni
Francesco Bucchi
(a.a. 20/21)
19 settembre 2021
Specifica Tecnica per Cambio CITROËN C2 1.1 INDICE
Sommario
La seguente specifica riguarda il blocco cambio e differenziale montato sull’auto Citroën C2
prodotta dal 2003 al 2012, con motore di 1124 cc a benzina, con motore e trazione anteriori. La
vettura rientra nel segmento B secondo la classificazione europea (utilitarie).
Indice
1 Introduzione 2
1.1 Caratteristiche di coppia e potenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2 Caratteristiche di massa e di geometria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.3 Caratteristiche di resistenza all’avanzamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
3 Condizioni da soddisfare 4
3.1 Ingombri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3.2 Montaggi ed interfacce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3.2.1 Montaggio bullonato con il blocco motore e supporti . . . . . . . . . . . . 4
3.2.2 Interfacce per trasmissione potenza e sensoristica . . . . . . . . . . . . . . 5
3.3 Condizioni ambientali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.4 Condizioni ergonomiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.5 Condizioni di carico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.6 Affidabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.7 Numerosità esemplari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
5 Garanzia e manutenzione 12
1 Introduzione
Di seguito vengono riportate le caratteristiche generali dell’auto di interesse alla progettazione
del complessivo.
potenza (kW)
coppia (Nm)
25
50
20
40
15
30
20 10
dati forniti
10 interpolazione per coppia 5
interpolazione per potenza
0 0
1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000 4500 5000 5500 6000
giri (rpm)
ruote 175/65 R14T, ovvero il raggio della ruota a riposo (senza che sia applicato carico
verticale) è di R = 175 · 0.65 + 14/2 · 25.4 ≈ 29.15 cm
raggio di rotolamento delle ruote con carico1 sul corrispettivo assale di mcc = 950 kg:
Rcc = 27.3 cm
una velocità massima Vmax > 150 km/h, assicurandosi che alla velocità massima il regime
del motore sia compreso nell’intervallo np − 250 rpm ÷ np (criterio del rapporto corto)
affinché l’auto, in condizione di pieno carico, sia in grado di affrontare una partenza in
salita con pendenza di almeno p% = 25% (corrispondente ad α ≈ 14.0°);
1
Il pedice cc è riferito al fatto che tale raggio di rotolamento è stato misurato con l’applicazione all’assale di
un certo carico.
Verifica di resistenza a fatica affinché il veicolo possa percorrere 300 000 km2 , tenendo conto
delle condizioni da soddisfare nella sezione 3, tra cui in particolare le condizioni di carico e
l’affidabilità.
3 Condizioni da soddisfare
Oltre le prestazioni della vettura e le verifiche meccaniche, il complessivo dovrà soddisfare an-
che le caratteristiche esposte di seguito, in modo da poter essere effettivamente coinvolto nella
produzione del veicolo in oggetto.
3.1 Ingombri
Il complessivo in questione (differenziale e cambio in solido) dovrà rispettare gli ingombri dettati
dalla figura 1. A tal proposito, essendo l’auto a trazione anteriore, si adotterà la soluzione
con cambio a 2 alberi, la quale permetterà un più semplice raggiungimento della specifica in
questione. Per lo stesso motivo è stato ipotizzato di produrre cambio e differenziale uniti in un
unico blocco.
ø14 H7 per il montaggio di boccole per il centraggio del montaggio. È previsto l’uso
di boccole con accoppiamento leggermente forzato con montaggio effettuabile a mano
(accoppiamento raccomandato H7/j6);
455
500
410 365
450 400
Figura 1: Ingombri da rispettare per il complessivo in oggetto (sono riportate anche le misure
del caso reale).
restanti M8 e n. 1 M10 per collegamento bullonato con blocco motore, per cui appunto le
madreviti si trovano appunto nella scatola del cambio stesso.
Per la trasmissione della coppia è previsto il profilo scanalato INT 18Zx1mx30Rx5f UNI
ISO 4156 ad evolvente che andrà a inserirsi dentro il blocco frizione.
A valle del differenziale usciranno i due semiassi che provvederanno a trasmettere la coppia
alle ruote motrici (anteriori). I semiassi dovranno avere l’estremità associata al differenziale
di diametro ø32, con opportuna tolleranza e finitura superficiale a seconda dei cuscinetti
corrispondenti scelti e del carico stimato. Lo stesso ovviamente varrà per le sedi nel blocco
del differenziale per gli stessi cuscinetti.
Dovrà essere previsto l’alloggiamento per la forchetta della frizione, cuscinetto reggispinta e
sistema di azionamento (e.g. cavo Bowden), ovvero la necessaria attuazione per la frizione.
Dovranno esserci dei leveraggi (o altri sistemi di attuazione) che, dalla leva del cambio,
permettono di comandare le bacchette relative ai cambi marcia.
Eventuali sensori, tra i quali uno per verificare l’innesto della retromarcia (semplice switch),
e uno montato in corrispondenza dell’interfaccia di uno dei semiassi con il differenziale per
la misura della velocità del veicolo.
R1
5°
6 6
2
37,5
°
R15
20
41°
SR
143,5
8
10
27,5°
90°
10 H14 n. 6 fori
40
50
5x45°
22
41
16°
17°
35
74
87
EXT 18Zx1mx30Rx5f
,5
°
14 H7 n. 5 fori
28°
UNI ISO 4156
156
166
163
°
175,5
187,5
49
55
M8 n. 4 fori
241
M10
32
(*)
(*) (*)
12 n.2 10,5
allargamenti foro
38 (*)
(*) n. 4 fori con ingresso
sullo stesso piano
75,5
M12 n. 2 fori
35 34 125,5 57
175 157 132
Figura 2: quote associate al montaggio del cambio nella vettura. Sono da rispettarsi per far sı̀ che tale montaggio sia possibile.
Specifica Tecnica per Cambio CITROËN C2 1.1 3 CONDIZIONI DA SODDISFARE
Figura 3: principali riferimenti per l’interfaccia del cambio con il resto del veicolo.
percentuale di distanza distanza percorsa per Cmin 0.60 Cmax 0.80 Cmax
totale per ogni marcia ogni marcia (km) ≤C≤ ≤C≤ ≤C≤
(%) 0.60 Cmax 0.80 Cmax Cmax
R 0.5 1 500 30 % 40 % 30 %
I 2.5 7 500 30 % 40 % 30 %
II 7 21 000 20 % 50 % 30 %
III 20 60 000 20 % 50 % 30 %
IV 20 60 000 20 % 40 % 40 %
V 50 150 000 0% 20 % 80 %
tot. 100 300 000
Tabella 1: condizioni di carico per le varie marce. La supposta distanza totale percorsa dal
veicolo è stata esplicitata nella sottosezione 2.2. Per le varie fasce di coppia, è stata esplicitata
la percentuale di distanza percorsa per ciascuna marcia. Ad esempio, per la I marcia con Cmin ≤
C ≤ 0.60 Cmax è supposto che vengano coperti 7500 · 0.30 = 2250 km.
3.6 Affidabilità
Le varie verifiche meccaniche del complessivo devono essere determinate con una affidabilità dei
singoli componenti di almeno il 99%3 .
che sia possibile mettere in rotazione il sistema, agendo manualmente sull’albero primario
del cambio, con una coppia minore di 5 Nm, per ogni marcia inserita (compreso lo stato di
cambio in folle, per cui non si verificherà la movimentazione del differenziale).
la corretta lubrificazione degli organi meccanici, attraverso il controllo del livello dell’olio
prescritto e dell’assenza di perdite;
la solidità dei comandi (leveraggi, cavi Bowden o altri sistemi di attuazione previsti) per
innesto e selezione delle marce;
Solo se sono verificate tutte le fasi dell’ispezione visiva, è possibile procedere alla verifica a
carico statico e a fatica. Data la complessità (e quindi la durata) di queste prove, queste potranno
essere effettuate solo su dei campioni.
Pertanto si conclude che il test di verifica statica cosı̀ effettuato risulta idoneo per rappresentare
le condizioni di lavoro reali. La stessa considerazione varrà per la verifica a fatica.
La verifica è da ritenersi soddisfatta se, alla fine del test, non sono sono presenti deforma-
zioni permanenti di qualsiasi entità su qualsiasi componente del complessivo. Tali deformazioni
possono essere rilevate tramite ispezione visiva a posteriori, o con l’applicazione di estensimetri
nelle zone nevralgiche e/o difficili da ispezionare del complessivo.
In particolare, per quanto riguarda l’uso di estensimetri, è necessario verificare che il segnale
elettrico in uscita, una volta concluso il test, sia della stessa intensità di quello misurato prima
dell’inizio del test.
0
1/fatt 2/fatt 3/fatt
t
La verifica si considera superata se, alla fine del test, non è presente usura superficiale in
quantità considerabili e/o cricche nei vari componenti. L’assenza di usura è da verificare con
ispezione visiva a posteriori, con l’aiuto della movimentazione manuale dei meccanismi interni,
4
Con questo andamento di carico, si riproduce l’andamento delle tensioni che ciascun dente degli ingranaggi
deve sopportare durante la propria vita. La differenza tra il caso reale e il collaudo cosı̀ stabilito è che vengono
verificati solo alcuni denti, ovvero quelli che si ritroveranno a essere in presa durante il collaudo (che si ricorda
avvenire senza movimentazione degli organi interni).
per ogni marcia innestata (verifica di assenza di giochi). L’assenza di cricche è da verificare con
ispezione visiva.
Il disassemblaggio del complessivo campione a seguito del test di fatica può aiutare l’identi-
ficazione di presenza di usura/cricche sui singoli componenti.
σmax = −σmin = σa 6= 0, σm = 0
Invece, nel collaudo cosı̀ caratterizzato, essi sono soggetti a un carico per cui:
σmin = σm − σa = 0, σmax = σa + σm = 2 σa
Lo stesso criterio suggerisce che per un collaudo a fatica attendibile è necessario applicare una
tensione alternata σa 1.4 volte inferiore rispetto a quella reale5 . Dato l’andamento del carico
durante il collaudo appena esplicitato sopra, questo vuol dire che la tensione massima da applicare
sarà pari a 2/1.4 ≈ 1.4 volte quella reale.
In questo modo le fatiche accumulate durante il collaudo e durante la vita del componente
con le corrispettive condizioni di carico supposte sono confrontabili. La richiesta per l’attuatore
di erogare una coppia 1.4 Cmax non è stringente in quanto essa è già stata fatta per la verifica
statica.
Si puntualizza tuttavia che durante il collaudo cosı̀ programmato (con aumento dei picchi di
tensione di 1.4 volte), le ruote dentate del primario e del secondario corrispondenti alla retro-
marcia saranno soggette a cicli di fatica più onerosi rispetto alla realtà (condizione di carico in
sottosezione 3.5). In fase di progettazione se ne dovrà tener conto, per evitare di allestire un
procedimento di collaudo esclusivamente per la ruota oziosa della retromarcia.
5 Garanzia e manutenzione
La garanzia per il sistema in oggetto consiste nella distanza totale percorsa dall’auto pari a
200 000 km6 . Tale garanzia decade se si dovesse dimostrare che l’utilizzatore del veicolo ha
impiegato quest’ultimo in contesti diversi da quello urbano, extraurbano, e autostradale.
Un esempio di tali contesti è l’uso in pista, per cui potrebbero verificarsi carichi statici e/o
di fatica maggiori rispetto a quelli stimati.
5
Robert C. Juvinall, Kurt M. Marshek, Juvinall’s Fundamentals of Machine Compontent Design, p. 515
6
Anche se la verifica a fatica è basata sulla distanza di 300 000 km, si rammenta che tale surplus è stato
impiegato per compensare eventuali imprecisioni nella stima delle condizioni di utilizzo della vettura
UNI ISO 273 - Fori passanti per bulloneria (p. 256 Barsali)
pubblicazione RIV-SKF - Tolleranze di lavorazione degli alberi e degli alloggiamenti (p. 391
Barsali)
AGMA 908-B89 - Geometry Factors for Determining the Pitting Resistance and Bending
Strength of Spur and Helical Gear Teeth
7
e.g. l’applicazione di una forza eccessiva e troppo rapida alla leva del cambio, oppure se si tentasse il cambio
marcia forzatamente con frizione non completamente aperta). In questi casi verrebbe impedito un corretto
funzionamento dei sincronizzatori (soprattutto se ”permissivi”) e causando una sollecitazione eccessiva per i denti
delle ruote dentate durante la fase di ingranamento della marcia.
27
24 8
28
10
31
9 26
5 4 3 2
15 22 11
1
SEZIONE II-II
II R I SEZIONE R-R SEZIONE I-I
17
16
23
18
32 CILINDRETTO DI SUPPORTO PER SFERETTE 3
31 ANELLO A 3 DENTI DI ARRESTO 1
30 ANELLO A "C" DI ARRESTO PER V MARCIA PRIMARIO 1
29 ROSETTA ø20 UNI 1738 1
N. DENOMINAZIONE COMPONENTI MATERIALE Q.TÀ
UNIVERSITÀ DI PISA
25
21
20 32 FACOLTÀ DI INGEGNERIA
STUDENTE: LORENZO CRETONI SCALA 1:2
19 DATA: 18/09/2021 FOGLIO: 2 DI 2
CdL MAGISTRALE: INGEGNERIA DEI VEICOLI AA: 2020/2021
DENOMINAZIONE COMPLESSIVO:
CAMBIO PER CITROËN C2 1.1 44 kW