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Politecnico di Torino
Appunti di
Meccanica delle Macchine
Niero Luca
Corso di Laurea in Ing. Aerospaziale
A.A. 2021/2022
1
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CONTENTS 1
Contents
1 Cinematica 5
1.1 Cinematica del punto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Sistemi di coordinate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2.1 Coordinate cartesiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2.2 Coordinate polari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.3 Cinematica del corpo rigido . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.3.1 Moto traslatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.3.2 Moto rotatorio attorno ad un asse fisso . . . . . . . . . 10
1.3.3 Moto rototraslatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.4 Centro di istantanea rotazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.5 Accoppiamenti tra corpi rigidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.5.1 Coppie cinematiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.5.2 Coppie di forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.6 Cinematica dei moti relativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2 Dinamica 17
2.1 Forze e momenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.2 Tipologie di forze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.3 Equazioni cardinali della dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.4 Lavoro ed energia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.4.1 Energia cinetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.4.2 Energia potenziale elastica . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.4.3 Energia potenziale gravitazionale . . . . . . . . . . . . 24
2.5 Metodi energetici per le macchine . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.5.1 Potenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.5.2 Rendimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.6 Impulso, quantità di moto e momento angolare . . . . . . . . . 26
2.7 Equilibramento di corpi rotanti . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
3 Attrito 29
3.1 Attrito secco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3.1.1 Attrito statico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3.1.2 Attrito dinamico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3.1.3 Attrito al perno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
3.2 Attrito volvente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
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CONTENTS 2
4 Freni e frizioni 32
4.1 Contatti estesi, ipotesi di Reye . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
4.2 Freni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
4.2.1 Freni a ceppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
4.2.2 Freni a disco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
4.2.3 Freni a nastro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
4.3 Frizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
4.3.1 Frizioni piane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
CONTENTS 3
CONTENTS 4
blank
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1 CINEMATICA 5
1 Cinematica
La cinematica studia il moto dei corpi indipendentemente dalla causa che lo
determina. Le grandezze utilizzate in tale studio sono velocità, accelerazione,
tempo e posizione.
I corpi studiati sono punti materiali o corpi estesi; questi ultimi si sud-
dividono a loro volta in corpi rigidi e corpi deformabili.
1 CINEMATICA 6
1 CINEMATICA 7
r = xi + yj
1 CINEMATICA 8
r = rλ
dr dv
v= = ṙλ + rθ̇µ a= = (r̈ − rθ̇2 )λ + (rθ̈ + 2ṙθ̇)µ
dt dt
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1 CINEMATICA 9
1 CINEMATICA 10
1 CINEMATICA 11
vA = vB + vA/B
aA = aB + aA/B
considerando che
1 CINEMATICA 12
1 CINEMATICA 13
1 CINEMATICA 14
1 CINEMATICA 15
1 CINEMATICA 16
aP,c = 2ω t ∧ vP,r
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2 DINAMICA 17
2 Dinamica
La dinamica, in modo complementare alla cinematica, studia le cause del
moto dei corpi. Ciò è possibile utilizzando modelli fisici, diagrammi di
corpo libero e modelli matematici per la risoluzione dei precedenti.
Le operazioni sulle forze sono operazioni vettoriali date per note dall’Algebra.
Si definisce momento di F rispetto ad O
MO = r ∧ F = rF sin αk
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2 DINAMICA 18
2 DINAMICA 19
2 DINAMICA 20
2 DINAMICA 21
2 DINAMICA 22
dL = M dθ
Z θ2
L= M dθ
θ1
dL = F ∧ ds = ma ∧ ds = ma cos αds
ma essendo
dv
ads = ds = vdv
dt
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2 DINAMICA 23
allora Z v2
1
L= mv dv = m(v22 − v12 )
v1 2
L’energia cinetica è definita come
1
Ec = mv 2
2
Se il corpo è esteso e ruota allora si estende la definizione a
1 2
+ IG ω 2
Ec = mvG
2
Per il teorema dell’energia cinetica vale che
Le = ∆Ec
2 DINAMICA 24
Eg = mgh
e vale
Lg = −∆Eg
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2 DINAMICA 25
2.5.1 Potenza
Si definisce potenza la capacità di una macchina di produrre lavoro o di
trasportare energia, quindi
dL F ds
P = = = Fv
dt dt
mentre per una coppia
dL M dθ
P = = = Mω
dt dt
2.5.2 Rendimento
Si definisce rendimento il rapporto tra potenza utile e potenza fornita
Pu
η=
Pf
2 DINAMICA 26
Q = mv
KP = r ∧ Q
2 DINAMICA 27
KG = IG ω KG = Ix ωx i + Iy ωy j + Iz ωz k
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2 DINAMICA 28
3 ATTRITO 29
3 Attrito
L’attrito è una resistenza passiva che ostacola il moto tangenziale rela-
tivo di due corpi a contatto. Si distinguono diversi tipi di attrito: attrito
secco, fluido ed interno dei materiali, tutti causa dell’abbassamento delle
prestazioni nelle macchine.
3 ATTRITO 30
3 ATTRITO 31
4 FRENI E FRIZIONI 32
4 Freni e frizioni
Il fenomeno dell’attrito può non solo portare a problematiche ma anche a
soluzioni, nell’ambito delle macchine. Freni e frizioni sono componenti fun-
zionanti proprio grazie all’attrito.
dV = δ dA = k f p dA vr
4 FRENI E FRIZIONI 33
4.2 Freni
I freni sono costituiti da un elemento frenante premuto sull’elemento frenato.
I due sono in moto relativo a strisciamento.
I freni sono suddivisi per tipo di elemento frenante: freni a pattino, ceppi,
pastiglie o nastro.
4 FRENI E FRIZIONI 34
4 FRENI E FRIZIONI 35
δ dA ∝ f p dA vr
vr = ωr
re θ2
r2 − ri2
Z Z Z
k
M= rf p dA = f r2 dr dθ = f k(θ2 − θ1 ) e
A ri θ1 r 2
Combinando le due equazioni si ottiene che il momento frenante vale
re + ri
M = fF
2
4 FRENI E FRIZIONI 36
4 FRENI E FRIZIONI 37
Mf = (T2 − T1 )r
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4 FRENI E FRIZIONI 38
4.3 Frizioni
Le frizioni, o innesti ad attrito, sono dispositivi in grado di trasmettere
una coppia tra alberi coassiali. Vengono utilizzate come innesto o disinnesto
di un moto o come limitatori di coppia. Nelle frizioni una o più superfici
vengono premute contro corrispondenti superfici solidali all’altro albero. Al
momento dell’innesto vi è una prima fase transitoria di strisciamento in cui la
velocità relativa non è nulla. Segue poi una fase a regime di velocità uguali.
Esistono frizioni piane e coniche, di seguito si studierà solo il primo tipo.
5.1 Giunti
I giunti sono componenti meccanici atti a collegare in modo continuo due
alberi tra i quali deve essere trasmesso momento torcente. Gli alberi possono
essere coassiali o vi può essere un certo disallineamento, dovuto allo spazio
di montaggio o a imperfezioni di costruzione. A seconda del tipo di mobilità
relativa concessa agli alberi i giunti si classificano in giunti fissi (rigidi),
mobili (snodati) ed elastici (deformabili).
Si ha che
pz1 = 2πr1 pz2 = 2πr2
dunque
z1 r1
=
z2 r2
Nel punto A non avendo strisciamento deve valere che
ω1 r1 = ω2 r2
Le forze scambiate tra due denti a contatto giacciono sul piano d’azione ed
hanno la sua direzione. Ipotizzando una sola coppia di denti in presa si può
ricavare il momento agente su ogni ruota
M1 = F ρ1 M2 = F ρ2
Le forze scambiate tra due denti sono normali alle superfici dei denti nella
zona di contatto e giacciono sul piano d’azione.
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5.3 Rotismi
Per la realizzazione di riduttori di velocità con elevati rapporti si ricorre
all’utilizzo di più ingranaggi in serie. Un sistema costituito da più ingranaggi
è detto rotismo e si definisce ordinario se gli assi delle sue ruote sono fissi,
altrimenti è detto epicicloidale.
5.4 Flessibili
I flessibili sono elementi utilizzati per trasmettere moto rotatorio tra alberi
paralleli, solitamente quando la distanza tra i due è importante. Per flessibili
si intendono cinghie, funi e catene.
5.4.1 Cinghie
Le cinghie vengono avvolte su due pulegge solidali rispettivamente all’albero
motore e a quello condotto. Le cinghie piane hanno sezione rettangolare e
si avvolgono a pulegge con superficie cilindrica o bombata; le cinghie trape-
zoidali hanno sezione trapezia e si accoppiano a pulegge dotate di gole a
sezione trapezia anch’esse.
Si supponga che vi sia aderenza tra pulegge e flessibile e che questo sia ideale
ed inestensibile, ciò implica che la velocità rimanga costante lungo la cinghia.
In tal caso si ha
v3 = ω1 r1 = ω2 r2
di conseguenza
ω1 r2
i= =
ω2 r1
Per l’equilibrio del sistema motrice-cinghia si ha
Cm = (T2 − T1 )r1
Cr = (T2 − T1 )r2
5.4.2 Catene
Le catene sono costituire da una serie di elementi meccanici rigidi collegati
mediante accoppiamenti snodati. Le catene ordinarie sono costituire da
anelli chiusi concatenati per la trasmissione di forti carichi.
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Altri tipi sono le catene articolate e a rulli che montano piastrine o rulli
per lo scorrimento.
5.4.3 Funi
Le funi sono costituite da fili avvolti, realizzati in fibra tessile vegetale o
artificiale.
Uno degli utilizzi più comuni della fune è il paranco, apparecchio utilizzato
per sollevare carichi elevati con forze basse. Sono costituiti da insiemi di
pulegge su cui si avvolge una fune.
dsA = 4ds4
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pertanto
vA = 4v4
Passando ad un caso generico con n tratti portanti, la velocità del gancio vG
è legata a quella del traino come
vA = nvG
5.5 Vite-madrevite
Il sistema vite-madrevite può essere utilizzato per una trasmissione tra un
albero rotante e un asse traslante. Tale sistema viene ampiamente utilizzato
per sistemi di avanzamento graduale ad alta precisione.
Per realizzare un sistema simile è necessario vincolare uno dei due elementi,
come in figura. Nel primo caso la vite è libera di traslare lungo una guida
prismatica mentre la madrevite è libera di ruotare. Applicando una coppia a
quest’ultima è possibile comandare la traslazione della vite e contrastare la
forza F . Nel caso a destra i vincoli sono scambiati: la madrevite può traslare
comandata dalla coppia C applicata alla vite.
T ≤ fa N
Non essendoci una forza orizzontale sulla madrevite, la reazione deve neces-
sariamente avere componente orizzontale nulla. Ciò è vero se
T = N tan α
α > ϕa
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Pu Qv 0
η= =
Pf Cω
tan(α − ϕ)
η=
tan α
relazione valida solo se il moto è possibile, ovvero per α > ϕ.
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I Cm − kω
t = − log
k Cm
da cui
Cm
1 − e−kt/I = ωR 1 − e−kt/I
ω=
k
Come si vede la velocità tende al valore di regime, esaurendo in breve tempo
il transitorio.
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La velocità del sistema dunque cresce nella prima fase e decresce nella seconda
come in grafico
Wmed = Cr ωmed
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Le = ∆Ec
1 2 2 2
Cmax θ1 − Cr θ1 = I(ωmax − ωmin ) = iIωmed
2
quindi
(Cmax − Cr )θ1
i= 2
Iωmed
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−mẍ − kx = 0
avendo definito dalla lunghezza a riposo della molla una xst = mg/k dal cui
termine si ha il punto O0 .
ẍ + ωn2 x = 0
x = A cos(ωn t) + B sin(ωn t)
x = x0 sin(ωn t + φ0 )
√
essendo x0 = A2 + B 2 , A/B = tan φ0 . I valori x0 , ωn t + φ0 sono detti
rispettivamente ampiezza e fase dell’oscillazione. Si definisce periodo T il
valore
2π
T =
ωn
ogni quale si ha il medesimo andamento dell’oscillazione.
−mẍ − β ẋ − kx = 0
quindi
β k
ẍ + ẋ + x = 0
m m
Si può riformulare l’equazione come
ẍ + 2ζωn ẋ + ωn2 x = 0
F = F0 cos(Ωt)
mẍ + β ẋ + kx = F0 cos(Ωt)
da cui
β k F0
ẍ + ẋ + x = cos(Ωt)
m m m
In forma generale
F0
ẍ + 2ζωn ẋ + ωn2 x cos(Ωt)
m
La soluzione è costituita da una parte particolare ed una generale. La prima
è la più interessante, in quanto rappresenta la risposta a regime
x = x0 cos(Ωt − ϕ)
2ζωn Ω
tan ϕ =
ωn2 − Ω2
Corso
Corso: Meccanica delle macchine
Carico: 8 CFU
Docenti: Marchesiello S., Visconte C.
Bibliografia
”Meccanica Applicata” di Ferraresi - Raparelli;