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Le Cause del Neuroma di Morton

Il neuroma di Morton è caratterizzato dalla formazione di tessuto cicatriziale fibroso, causata dalla continua
frizione delle ossa metatarsali sul nervo interdigitale.

Più comunemente si presenta tra il terzo e il quarto spazio intermetatarsale, ed è provocato da uno stimolo
irritativo cronico di natura meccanica.

Questo può portare alla crescita di tessuto fibroso intorno al perinevrio (sottile membrana che avvolge, a
protezione, il nervo) e causarne l’ispessimento subito prima della sua biforcazione alla radice delle dita.

Il nervo così ispessito trasmette impulsi dolorosi generando una tipica sensazione come di “scossa elettrica”
tra le dita.

È comune pensare che il neuroma di Morton sia causato dall’utilizzo di calzature non adeguate quali tacchi
alti o scarpe a punta.

In realtà, benché molto diffuse, si tratta per lo più di ipotesi senza un vero riscontro, dovute al fatto che il
morbo di Morton abbia una diffusione maggiore tra il pubblico femminile.

I Sintomi del Neuroma di Morton

I sintomi tipici di questa patologia sono il dolore, descritto come nevralgico, ed il bruciore all’avampiede,
localizzati in particolare fra il terzo e il quarto dito.

Non raramente il paziente riferisce anche l’intorpidimento del piede e la sensazione di scossa elettrica
quando cammina, mentre riferisce sollievo quando si toglie la calzatura.

Il dolore è esacerbato dalla deambulazione ma può presentarsi anche a riposo.

I sintomi possono manifestarsi quotidianamente o solo in alcuni giorni particolari.

Perché il Neuroma di Morton è sovra-diagnosticato?

Spesso sono gli esami strumentali stessi a portare fuori strada il medico. Un non specialista delle patologie
di piede e caviglia può infatti rimanere fuorviato e non riuscire ad effettuare la corretta diagnosi
differenziale tra metatarsalgia e neuroma di Morton.

È facile infatti ritrovare una positività per il neuroma di Morton (o Morbo di Morton) da un esame
ecografico e dopo una risonanza magnetica. Si parla di falsi positivi.

In realtà la maggior parte delle volte in cui si fa diagnosi di neuroma ci si trova di fronte ad una
metatarsalgia meccanica.

La differenza è sottile, ma fondamentale: il neuroma di Morton è una metatarsalgia neurogena legata cioè
all’irritazione del nervo interdigitale [tessuti molli], conosciuta anche come metatarsalgia di Mortong. La
metatarsalgia così comunemente chiamata è quella legata a cause meccaniche o biomeccaniche di
sovraccarico dei metatarsi [tessuto osseo].
Diagnosi differenziale neuroma di morton vs. metatarsalgia

Neuroma di Morton e Metatarsalgia

Se lo specialista indaga correttamente sulla tipologia e comparsa di dolore del paziente la diagnosi può
essere più semplice di quanto sembra.

In caso di metatarsalgia meccanica infatti sarà presente una ipercheratosi plantare [callosità plantare sotto
la pianta del piede al livello delle teste metatarsali], il dolore sarà esacerbato dalla digito-pressione delle
teste dei metatarsi e se osservato in piedi mentre cammina, molto probabilmente il paziente presenterà un
alluce valgo o rigido, magari nella fase iniziale e quindi ancora non sintomatici.

Nel caso del neuroma di Morton [o metatarsalgia neurogena] il dolore sarà limitato al terzo spazio inter-
metatarsale, non avremo ipercheratosi plantare, ma il moulder test sarà positivo [segno di mulder:
premendo il piede lateralmente si avverte un classico “clic” a livello del terzo spazio interdigitale e il
paziente percepisce il dolore sotto la pianta del piede tipico della scossa].

Solitamente in questi casi non abbiamo patologie associate. Inoltre anche la sintomatologia del paziente e i
suoi rimedi sono diversi.

Se parliamo di metatarsalgia meccanica il paziente ha dolore proprio a livello dei metatarsi, è un dolore
sempre presente sia a piedi nudi che con le calzature. Un plantare in questi casi può essere un valido aiuto
in quanto elimina il sovraccarico a livello dei metatarsi dando sollievo immediato.

Al contrario nel neuroma di Morton, il paziente riferisce un dolore urente, a scossa, che può trovare sollievo
rimuovendo la calzatura e camminando a piedi nudi. Proporre un plantare in questi pazienti significa spesso
peggiorare la loro sintomatologia, andando a limitare ulteriormente lo spazio all’interno della calzatura ed
esacerbando la compressione, fonte del dolore.

La radiografia rimane l’esame di scelta per lo studio del piede e della caviglia.

Qualunque sia la patologia ortopedica non si può pensare di rinunciare a questo esame, anche se
sospettiamo un neuroma di Morton [tessuti molli].

Infatti benché la lastra non abbia la capacità di mostrarci i tessuti molli, rimane fondamentale per la
valutazione scheletrica e uindi biomeccanica.

Proprio in una patologia di difficile diagnosi differenziale quale metatarsalgia e neuroma di Morton, la
radiografia deve essere richiesta. Infatti la risonanza o l’ecografia spesso sono poco indicative e soggette –
come detto – ad una quantità rilevante di falsi positivi.

Terapie conservative

Come precedentemente accennato, ben diversa è la terapia, conservativa e chirurgica, in caso di neuroma
di Morton o di metatarsalgia.

Parlando di terapie conservative, il plantare può essere vissuto come un vero ingombro, tutt’altro che un
aiuto, in caso di neuroma di Morton. Al contrario nella metatarsalgia meccanica il plantare, andando a
“scaricare” l’area di sovraccarico delle teste metatarsali, offre nella maggior parte dei casi, un vero sollievo
al paziente.
Un misto tra chirurgia e terapie conservative nella cura del neuroma di Morton è offerto dalla sclero-
alcolizzazione.

Si tratta di una procedura eseguita sotto guida ecografica, inserendo un ago nello spazio interdigitale
interessato [comunemente tra il terzo e il quarto dito], attraverso il quale si iniettano anestetico e alcool.

In questo modo si può ottenere come risultato una neurolisi chimica, portando a disidratazione e quindi
necrosi le cellule nervose. Tuttavia nonostante questa tecnica sia tutt’ora utilizzata, in quanto di semplice
esecuzione e dal recupero pressoché immediato, non sono riportati nella letteratura medica risultati
scientifici provati.

Intervento chirurgico

dr. Federico Usuelli

Neuroma di Morton

La vera cura in caso di corretta diagnosi di neuroma di Morton rimane l’intervento chirurgico di
asportazione del neuroma e quindi della parte distale del nervo interessato.

Si parla di neurectomia.

Il nervo deve essere rimosso poco prima del suo sdoppiamento a livello interdigitale. Quest’operazione del
neuroma di Morton può portare ad alterazioni di tipo sensitivo che in alcuni pazienti possono essere
piuttosto fastidiose, specie nei primi mesi dopo l’intervento [un po’ la sensazione della calza messa male,
incastrata tra le dita].

L’intervento chirurgico viene eseguito in regime di Day-Hospital [entrando in ospedale in mattino ed


andando a casa nel tardo pomeriggio], in anestesia periferica, nel nostro centro specializzato in neuroma di
Morton.

Metatarsalgia meccanica

In caso di metatarsalgia meccanica è indispensabile andare a valutare con attenzione l’avampiede in toto
prestando attenzione all’alluce.

Infatti nella quasi totalità dei casi abbiamo associato alla metatarsalgia un alluce valgo o un alluce rigido,
vera causa del problema.

Nei pazienti in cui il plantare non sia stato di valido aiuto o lo sia stato per un periodo soltanto, la chirurgia
è l’unica via per la risoluzione del problema.
In questi casi è raro dover intervenire solo a livello dei metatarsi. La chirurgia infatti, come
precedentemente spiegato, deve tenere in considerazione le alterazioni biomeccaniche di tutto
l’avampiede.

Questo significa ricercare la causa del problema che è correlata all’incapacità dell’alluce di svolgere il suo
compito nella dinamica del passo.

La chirurgia prevede quindi la correzione dell’alluce, valgo e rigido che sia, e attraverso dei piccoli buchini –
utilizzando una tecnica mini-invasiva – procede alla correzione dei metatarsi che vanno “abbassati” in modo
da non essere sovraccaricati, cercando di ripristinare il corretto arco dell’avampiede chiamata “linea di
Maestrò”.

Questo intervento della durata complessiva di venti minuti circa, prevede un bendaggio specifico con
funzionalità correttiva, effettuato in sala operatoria.

L’anestesia eseguita ci permetterà di addormentare solo l’arto interessato per un controllo del dolore più a
lungo termine.

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