Anche la componente motoria viene alterata nel nervo periferico portando a
delle importanti conseguenze: - riduzione del numero di fibre muscolari attive - i muscoli si riducono di grandezza, diventando IPOTROFICI - I fusi neuro muscolari si accorciano provando retrazione tendinea (atrofizzazione) Tutto questo provoca delle deformità a livello del piede: - equino varo supinazione - cavismo - riduzione dell’angolo di dorsiflessione della tibiotarsica - alterazione del passo
Perché tutte queste alterazioni?
Perché la muscolatura intrinseca ed estrinseca del piede risente di questo tipo di alterazione secondaria alla neuropatia Questo tipo di alterazioni delle struttura podalica avrà inizio nelle dita perché la neuropatia inizia il suo percorso DISTALMENTE per poi progredire verso le strutture PROSSIMALI (andamento DISTO-PROSSIMALE). Il nostro paziente neuropatico quindi avrà grosse difficoltà nel camminare bene e gestire bene i carichi a causa dei muscoli finiti in atrofia e sostituiti da tessuto fibroso. La prima deformità abbiamo detto riguarda le dita che saranno in griffe , successivamente assistiamo a un aumento del cavismo perché lo spessore che normalmente è occupato dai muscoli lombricali ed interossei si riduce perché quest’ultimi vanno in atrofia tant’è che sul dorso del piede si vedono spesso sporgere i tendini dei muscoli estensori. Progredendo disto-prossimalmente vengono interessati anche i muscoli della gamba e ciò provoca un EQUINO-VARO-SUPINAZIONE, questo perché quando vengono interessati questi muscoli (loggia anteriore e loggia posteriore), prevalgono quelli posteriori perché sono muscoli anti-gravitari e quindi muscoli molto più sviluppati di quelli anteriori. Questo fa si che il piede come conseguenza della somma di questo tipo di interessamento muscolare intrinseco ed estrinseco assuma delle caratteristiche particolari, delle deformità come quelle descritte in precedenza NON RIDUCIBILI, si parla di RETRAZIONE TENDINEA. Molto spesso vanno incontro ad ALLUCE VALGO, o come detto prima è possibile osservare in maniera molto marcata gli estensori perché quando questi si ritirano provocano la rottura dei retinacoli. In questo meccanismo di modificazione strutturale, una delle cose che succede molto frequentemente è l’ESPOSIZIONE DELLE TESTE METATARSALI per scivolamento anteriore del pannicolo adiposo plantare provocando quindi una diminuizione del tessuto di protezione delle teste metatarsali e quindi è più facile che l’energia si trasferisca in maniera più diretta sull’osso ed eserciti una NOXA LESIVA in maniera più diretta. I piedi neuropatici camminano in maniera diversa rispetto ai non neuropatici e soprattutto, quelli con neuropatia più grave hanno una maggior scarica dell’energia sull’avampiede, camminando sull’avampiede. I pazienti diabetici hanno un tasso maggiore di glicazione delle proteine, soprattutto di quelle strutturali del piede (tendini e articolazioni) provocando la formazione di ANCHILOSI. Tanto più i gradi di mobilità delle articolazioni si riducono tanto più aumenta la pressione nelle zone dell’avampiede; inoltre i pazienti neuropatici perdono la capacità di adattare le fasi del passo alla situazione in cui si trovano ALTERANDO PROPRIO LE FASI DEL PASSO; addirittura le dita non partecipano alla propulsione, non toccano terra. In questi punti (teste metatarsali) si sviluppano aree di iper carico con formazione di ipercheratosi localizzata. Quindi questi piedi sono cosi piedi esposti più facilmente a traumatismi, traumi anche molto banali della vita di tutti i giorni, per queste persone già il solo camminare e stare e piedi è traumatico -> c’è una grossa esposizione al rischio, perché sono piedi DEAFFERENTATI, DEFORMATI E RIGIDI! Qualsiasi trauma quindi diventa parzialmente lesivo. Anche l’attività lavorativa diventa un fattore importante di rischio per la formazione di una lesione (lavoratore in piedi tutto il giorno è un bel problema). Il ruolo del podologo deve essere anche quello di consigliare la giusta calzatura poiché anche questa può essere alto fattore di rischio lesivo (calzature strette-> ma il paziente neuropatico non la percepisce come tale perché non ha sensibilità). TRAUMA= concentrazione del trasferimento di energia sia da un punto di vista spaziale che temporale. E il trauma di cui noi parliamo è un trauma di tipo RIPETITIVO, quello del passo, del cammino. L=PxT/S = Tanto maggiore sarà la pressione, tanto maggiore sarà il tempo e tanto minore sarà la superficie tanto maggiore sarà il lavoro. Nelle lesioni da decubito però la pressione è giusta, la superficie è grande quindi la variabile che agisce in quel caso è il TEMPO. Nelle zone in cui abbiamo una concentrazione maggiore di energia aumenta il rischio di sviluppo di un ULCERA. Prima dell’ulcera però si forma l’IPERCHERTOSI (aumento di cheratina): il paziente non ha dolore e nonostante il callo sia doloroso, ci cammina sopra senza percepire questo malessere e siccome il callo è meno idratato riesce a trasmettere meglio l’energia per cui sotto si forma la lesione, perché è all’interfaccia con il tessuto normale che questo effetto distruttivo dell’energia trasmessa si realizza, e si realizza li anche perché il callo tende ad avere un’inerzia diversa rispetto al tessuto circostante, cioè se io mi muovo, il callo tende a restare più fermo e si muove prima e all’interfaccia tra l’ipercheratosi e il tessuto normale intorno si creano movimenti tangenziali che fa si che si strappino le giunzioni dermo epidermiche e si abbiano emorragie dei vasi e delle papille. Si formano zone nere, il sangue si coagula, e il callo essendo una zona disidratata tende a screpolarsi, ad aprirsi verso l’esterno mettendo l’ematoma in esposizione e rischiando di portare alla formazione di ascessi. Questi pazienti purtroppo non riuscendo a vedere la zona plantare, non si rendono conto del fatto che c’è qualcosa che non va, anche perché il callo continua a crescere in superfice e tende a mascherare la presenza di una lesione. Un altro segno importante della neuropatia è il red hot swall food (piede caldo rosso e gonfio). Cosa succede dentro? C’è un aumento di dimensione degli strati dell’epidermide Che iper proliferano tutti, dallo strato basale a quello corneo: l’aumento di dimensioni dello strato basale prende il nome di ACANTOSI (cellule a forma di foglia), mentre l’aumento di spessore dello strato corneo prende il nome di IPERCHERATOSI. Un’ altra caratteristica di questi pazienti, anche se non molto frequente, è la PARACHERATOSI, ovvero il turnover di queste cellule è talmente rapido che non fanno in tempo a perdere i nuclei; è un turnover esplosivo in risposta ad un aumento di pressione localizzato. CHARCOT C’è una parte dei pazienti che con la neuropatia sviluppano una condizione molto particolare: il PIEDE DI CHARCOT, scoperto da un certo Charcot, neurologo francese, il quale cominciò a descrivere dei quadri di DISTRUZIONE IMPORTANTE DELLE OSSA, e che era collegato nella maggior parte dei casi alla sifilide. Perché era collegato alla sifilide? Charcot ipotizzò una teoria NEURO- TRAUMATICA = dal momento che questi pazienti non hanno lesioni a livello delle ossa ma ne hanno tante a livello delle corna posteriori del midollo spinale dai quali escono le fibre sensitive, allora questi soggetti probabilmente perdono la loro sensibilità e vanno incontro a questi traumi meccanici ripetuti di cui non si accorgono e questi traumi ripetuti innescano meccanismi di distruzione ossea. Un altro neurologo però, stavolta tedesco, ipotizzò la teoria NEUROVASCOLARE, in cui affermava che era attraverso i vasi che questa distruzione dell’osso avviene, perché è vero che non ha sensibilità, ma non ha nemmeno il controllo vasale per cui perdere il controllo vasomotorio fa si che aumenti il flusso a livello dell’osso che attiva qualcosa che facilità la distruzione dell’osso (ossa molto fragili). E’ solo in tempi recenti che le due teorie è stato visto andare di pari passo, VANNO INSIEME!!! Sifilide = mangia i cordoni posteriori del midollo spinale Diabete = distrugge il nervo Quindi a valle le conseguenze sono simili. Durante un trauma si attiva un riflesso detto ASSO-ASSONALE, i recettori stirati in maniera brusca, danno un riflesso locale che provoca vasodilatazione (dando dolore). Nel neuropatico questo non avviene, il paziente ha una sintomatologia meno evidente, i piedi non si gonfiano cosi tanto e soprattutto non ha nessun tipo di dolore, di sintomo e quindi continua a camminare, innescando il meccanismo reattivo e l’infiammazione continua a mantenersi, si mantiene attiva. Questa infiammazione e questa continua attività, porta con se come conseguenza una vasodilatazione sostenuta a livello del piede e continua nel tempo anche se il paziente non se rende conto. Questo aumento di circolo locale a sua volta attiva gli OSTEOCLASTI ( che riassorbono la matrice ossea) i quali restano attivati nel tempo ma provoca anche una mancata attivazione degli OSTEOBLASTI che porta a questa distruzione ossea. Quindi il trauma + l’infiammazione sono le 2 cause primarie in più si aggiunge il fatto che non stanno a riposo, che sarebbe l’unico modo per ridurre la quantità di carico che ridurrebbe cosi l’infiammazione in più c’è una tendenza strutturale nei diabetici a mantenere attivo il sistema RANKL OSTEOPROTEGERINA = in tutto questo meccanismo c’è un fattore di attivazione che attiva l’osteoclasto, il recettore RANKL NUCLEARE KB, ma questo recettore ha in giro anche qualcosa che può bloccarlo chiamato OSTEOPROTEGERINA; L’OSTEOPROTEGERINA si lega a questo recettore impedendo il legame con le molecole infiammatorie. Normalmente Infiammazione -> recettore -> osteoclasti -> osteoprotegerina blocca recettore in più -> si blocca il sistema infiammatorio. I pazienti che hanno una maggior disregolazione di questo sistema sono quelli che vanno poi incontro al PIEDE DI CHARCOT. Gli osteoclasti di questi pazienti hanno anche un iper attivazione rispetto ai non charcot. E’ una problematica che se non gestita in maniera giusta provoca una distruzione del piede e spesso viene mal riconosciuto dall’ortopedico. E’ una patologia rara ma in aumento! Se non trattati adeguatamente questi pazienti rischiano di andare incontro all’amputazione della gamba. In tempi anche molto brevi il quadro clinico può cambiare. Molto spesso viene scambiato per altro quindi è importante fare un’adeguata DIAGNOSI DIFFERENZIALE che si fa con: - Erisipela - Artropatia gottosa - Artrite settica - Osteomielite E’ necessario quindi interrompere immediatamente la continuità di carico su quel piede. Rischiamo di passare da una fase acuta a una fase cronica in cui si osserva: - remissione dei segni di flogosi - deformità residue - rigidità articolare - instabilità di grado variabile - ulcerazione su nuove prominenze ossee
C’è un’ alternanza di fase acuta, di attività e di fase di stabilità.
Questa patologia prende anche il nome di PIEDE A DONDOLO, in cui la tibia ha sfondato l’astragalo, non esiste più l’articolazione sottoastragalica e la tibia è a diretto contatto con la zona plantare
CLASSIFICAZIONE DI EICHENHOLTZ
- 1 FASE= FASE DI SVILUPPO
- 2 FASE = COALESCENZA - 3 FASE= RIMODELLAMENTO
CLASSIFICAZIONE DI SANDERS E FRYKBERG
Localizzazione della lesione
- Tipo 1= Avampiede, interfalangee e metatarso falangee
- Tipo 2= Lisfranc - Tipo 3= Chopart - Tipo 4= Caviglia - Tipo 5= Calcagno Più ci spostiamo prossimalmente e più alto è il rischio di amputazione (caviglia). Molto frequente è la lateralizzazione dell’avampiede rispetto al retropiede con conseguente esposizione del navicolare; spesso si osserva un ulcera sul mesopiede. Le tipo 5 sono molto caratteristiche e molto difficili, solitamente si cade da un altezza importante, in questo caso si stacca il tubecolo posteriore che viene riportato in alto dal tendine d’achille. TRATTAMENTO La prima cosa da fare è SCARICARE! Va eliminata la quantità di carico, bisogna metterlo in condizione di non riprodurre la noxa lesiva a livello del piede. Lo standard è lo scarico con un apparecchio gessato NON RIMOVIBILE. I tempi di stabilizzazione di questi quadri patologici soprattutto se cronici va da 6 mesi a 2 anni. Nel 15% dei casi è bilaterale la patologia! Altri scarichi che possono essere utilizzati sono il gambaletto di scarico a contatto toale (TTC), oppure si possono consigliare tutori pneumatici di deambulazione. Nei casi più gravi si può ricorrere all’intervento chirurgico.