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titolo: MEGIDDO

Livio Secco
Quaderni di Egittologia

MEGIDDO

Tattica per la vittoria

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In copertina
Rilievo del sesto pilone del tempio di Amon a Karnak.
Thutmose III sta colpendo dei prigionieri cananei catturati
durante la battaglia di Megiddo.

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,


di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopie


senza il permesso scritto dell’autore

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SOMMARIO

1 – Gli annali ..................................................................... 4


2 – L’imperialismo egizio................................................... 8
3 – I Mitanni .................................................................... 22
4 – Thutmose III .............................................................. 26
5 – Orografia del teatro asiatico ...................................... 30
6 – Lo scriba militare ....................................................... 34
7 – La battaglia ............................................................... 36
8 – L’assedio................................................................... 80
9 – La restaurazione ....................................................... 88
10 – Trentatré secoli più tardi ......................................... 96
Apparati .......................................................................... 99
Fonetica italiana – Codici IPA ................................... 101
Periodi storici della civiltà egizia ................................ 103
Sovrani egizi .............................................................. 105
Collana Quaderni di Egittologia ................................. 111
Bibliografia ................................................................ 115
Dello stesso autore.................................................... 116

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1. GLI ANNALI
L’immagine che ci ha accolto, sulla copertina della nostra
ricerca, deriva da Tebe, capitale egizia del Nuovo Regno,
nel tempio di Amon a Karnak. Più precisamente essa fa
parte del programma iconografico inciso sul VI pilone eretto
da Thutmose III.
Sul massiccio Sud del pilone ci sono i nomi delle popola-
zioni nubiane da lui sottomesse, mentre sul massiccio Nord
ci sono quelle del Retenu Superiore (l’attuale Siria) che fu-
rono sconfitte dal faraone, tra le quali c’è anche la città di
Megiddo.

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Passando oltre il VI pilone si accede prima ad una camera


e poi ad una seconda.
All’interno di quest’ultima Filippo III Arrideo (359 - 317 a.C.),
figlio illegittimo di Filippo II e fratellastro Alessandro Magno,
fece erigere una sua cappella.

Nelle immagini: mappa geografica, mappa di Karnak,


mappa della prima e della seconda sala degli Annali.

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In queste due sale Thutmose III fece incidere sulle pareti i


resoconti delle proprie diciassette campagne militari svolte
tra l’anno 1457 e il 1437 a.C. verso l’Asia a Nord - Est e
verso la Nubia a Sud.
Di queste narrazioni, chiamate Annali, a noi interessano
quelle relative ai primissimi anni di regno quando il faraone
fece la sua prima campagna militare in Asia e che si con-
cluse con la presa di Megiddo.

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Nelle immagini: in basso l’attuale configurazione della sala


degli Annali con la cappella di Filippo III Arrideo all’interno
della seconda sala.
In alto, la planimetria come doveva essere in origine (il di-
segno è di Pietro Testa, Napoli, 2009).

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2. L’IMPERIALISMO EGIZIO
L’egittologia moderna stabilisce che il processo formativo
dell’imperialismo egizio nasca all’indomani delle riunifica-
zione del paese avvenuta per mano del principe tebano Ah-
mose ritenuto anche il fondatore della XVIII Dinastia.
Durante il Secondo Periodo Intermedio (1759 – ca.1539
a.C.) alcune popolazioni asiatiche, approfittando dell’inde-
bolimento del potere centrale alla fine del Medio Regno (ca.
1980+16 – 1760 a.C.) si insediano nel Delta causando di
fatto un’occupazione: sono quelli che gli Egizi definiscono

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HqAw n(yw) xAswt, [hekau niu kasut], I governatori delle


terre straniere che noi, storpiando, chiamiamo Hyksos.
Il paese, ormai spaccato in due, entra in uno stato di guerra
permanente di logoramento fino a quando i principi tebani
della XVII Dinastia, accelerando la spinta, innescano quella
che verrà poi considerata una vera e propria guerra di libe-
razione.
Tra questi condottieri si segnalano i principi tebani Antef (V,
VI e VII), Taa I e Taa II che combattono anche contro i Khu-
shiti nubiani. Infatti questi ultimi si alleano con gli Hyksos
per prendere i tebani tra due fuochi.
Di Taa II, detto anche «Il valoroso», gli egittologi sono riu-
sciti a recuperare la mummia che fu sbendata da Gaston
Maspero. Essa riporta chiaramente delle terribili ferite su
tutto il corpo ma soprattutto sul cranio. È evidente che sia
deceduto per morte violenta ma non è possibile conoscerne
gli eventi in dettaglio. Una più recente ricerca, pubblicata il
17 febbraio 2021 su Frontiers in Medicine a firma di Sahar
N. Saleem e Zahi Hawass, ha stabilito che il re egizio fu
catturato vivo e giustiziato dal nemico.

Nelle immagini: mappa dell’Egitto del Secondo Periodo In-


termedio.

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Il figlio di Taa II, Kamose, batte gli Hyksos e i Kushiti in più


riprese, ma il suo breve regno di cinque anni non gli per-
mette di concludere l’impresa.
Al trono gli succede il fratello Ahmose che porta avanti la
guerra dei suoi predecessori.
Ahmose sconfigge gli Hyksos nel Medio Egitto conqui-
stando Menfi.
Ciò gli permette di invadere il Delta e di prendere Tjaru, im-
portante piazzaforte sul confine orientale, e Avaris, capitale
del Delta.

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Pur avendo liberato il territorio metropolitano l’iniziativa di


Ahmose non si ferma.
Nel sedicesimo anno di regno il faraone distrugge
Sharuhen (oggi Tel el Ajjul, vicino a Gaza) importantissima
fortificazione Hyksos in territorio asiatico.
Il suo metodo prevede rapide incursioni sulle città seguite
da azioni di rastrellamento e saccheggio.
Controllando i centri costieri cananei e le principali vie della
Palestina, Ahmose riesce a spingersi ancora più a Nord
raggiungendo l’Eufrate.
Consolidato il fronte nord orientale il faraone si dedica a
quello meridionale riuscendo a riprendere tutte le fortifica-
zioni egizie in Nubia durante il ventiduesimo anno di regno.
Con Ahmose, e con l’Egitto riunificato, ha inizio la XVIII Di-
nastia e il Nuovo Regno (ca. 1539 – 1077 a.C.).

Nelle immagini: a sinistra, V protocollo e sarcofago di Ka-


mose al Museo Egizio del Cairo
kA ms(w) [ka mesu], Kamose, il Toro è nato.

A destra, V protocollo e testa monumentale di Ahmose al


Metropolitan Museum di New York
iaH ms(w) [iah mesu], Ahmose, la Luna è nata.

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In questo momento di prima espansione Ahmose dosa cor-


rettamente l’azione militare con l’azione diplomatica.
Amenhotep I, suo successore, elimina le ultime resistenze
Hyksos in Palestina e rafforza i rapporti commerciali e di-
plomatici con l’esterno.
Il suo impegno militare in Asia è sicuramente minore, ma
amplia ulteriormente il raggio d’azione del neo impero me-
diante l’attività diplomatica.
In Nubia Amenhotep I è più bellicoso, sconfigge le popola-
zioni nubiane e si riprende tutti i territori fino alla fortifica-
zione di Semna sulla seconda cataratta.

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Alla sua morte s’innesca potenzialmente un momento di


crisi che potrebbe mandare in pezzi l’impero egizio appena
avviato.
La sua linea di successione non è chiara e, virtualmente, il
pericolo di una instabilità politica è più che giustificato.

Nelle immagini: V protocollo di Amenhotep I e un suo rilievo


proveniente da Karnak
imn-Htp [imen-hetep]
Amenhotep (dai Greci storpiato in Amenophi, Amenofi)
Amon è soddisfatto.

Al lettore, interessato ai nomi


dei sovrani egizi, consigliamo
la lettura del
Quaderno di Egittologia 22
IL PROTOCOLLO REALE
Composizione
dell’onomastica faraonica.

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Thutmose I non è di stirpe reale, probabilmente eredita il


trono per aver sposato una sorella del faraone.
In ogni caso si tratta di un sovrano di alta levatura che guida
subito una spedizione in Siria (nelle zone del Retenu e di
Naharina) raggiungendo l’Eufrate dove erige una stele e si
dedica alla caccia all’elefante.
Si tratta di una vera e propria incursione nel territorio di una
potenza politica e militare pari a quella egizia, la nazione
dei Mitanni.
In Nubia Thutmose I si riprende altre fortezze del Medio Re-
gno con il loro territori raggiungendo la quarta cataratta.

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Anche per Thutmose I comunque la riorganizzazione dei


nuovi confini ha la priorità sulla situazione strategica.

Nelle immagini: testa colossale di Thutmose I al British Mu-


seum, Londra.
Mummia di Thutmose I al Museo Egizio del Cairo.
Di seguito la lettura dell’onomastica del sovrano egizio:

quarto protocollo reale, il nome di intronizzazione


aA xpr kA ra
[aa keper ka ra]
Grande è la manifestazione del ka di Ra

quinto protocollo reale, il nome di famiglia che i genitori die-


dere al principino appena nato
DHwty ms(w)
[ʤeuti mesu]
Thot è nato

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Thutmose II, figlio e successore di Thutmose I, imita il pa-


dre.
Invade la Siria centrale combattendo lungo il percorso con-
tro i beduini Shasu allo scopo di allentare la pressione di
queste pericolose bande di semi nomadi sulle principali vie
di transito della regione.
Sul fronte nubiano Thutmose II mette in sicurezza tutto il
meridione soffocando le ultime resistenze dei Kushiti.
In questo modo il confine dell’Egitto, a Sud, ha raggiunto la
quinta cataratta.

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Nelle immagini: rilievo di Thutmose II a Karnak e la sua


mummia custodita al Museo Egizio del Cairo.
Di seguito la lettura dell’onomastica del sovrano egizio:

quarto protocollo reale, il nome di intronizzazione


aA xpr n ra
[aa keper en ra]
Grande è la manifestazione di Ra

quinto protocollo reale, il nome di famiglia che i genitori die-


dero al principino appena nato
DHwty ms(w)
[ʤeuti mesu]
Thot è nato

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Per riepilogo riproduciamo i territori egizi alla fine del Medio


Regno e durante il Secondo Periodo Intermedio

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Per riepilogo riproduciamo i territori egizi durante il Nuovo


Regno.

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Nel rapido susseguirsi degli eventi che compongono la


prima fase dell’espansione imperiale egizia si può facil-
mente notare una diversità importante: le proiezioni militari
egizie in Asia non hanno la stessa efficacia strategica di
quelle condotte contro la Nubia.
Un’analisi superficiale dà come risultato che sembra più im-
portante, per gli Egizi, proiettarsi a raggiungere i confini
orientali piuttosto che ottenere un duraturo risultato mate-
riale.
Ciò è sicuramente in parte dovuto al fatto che in Nubia il
nemico è unico, evidente, quantificabile e visibile mentre in

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Asia il controllo del faraone è puramente teorico perché si


estende su un territorio multietnico dai confini allargati ed
indefiniti.
L’Asia è un vero e proprio mosaico politico che funziona con
un meccanismo che l’impero egizio non ha esperienza ad
amministrare e che non ha ancora avuto tempo per impa-
rare a gestirlo.

Nelle immagini: a sinistra, mappa dell’Asia, quasi ogni città


importante è un regno a sé stante
A destra, la catena di fortificazioni dimostra che la Nubia è
tutta egizia.

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3. I MITANNI
L’alta Mesopotamia ha visto, verso la fine del III millennio
a.C., la formazione di numerosi potentati di genti khurrite
che gli archeologi riconoscono come popolazioni di indole
molto bellicosa.
Tra questi emerge il potentato di Mitanni proprio a causa
della sua superiorità militare.
Elemento di base dell’arte bellica khurrita è il carro da
guerra.
Mitanni lo perfeziona, ne sfrutta pienamene le potenzialità
e lo diffonde in tutto il Vicino Oriente con le sue conquiste.

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Agli esordi della Tarda Età del Bronzo, approfittando della


crisi di alcuni regni siriani e dell’Assiria, Mitanni si estende
verso Sud Ovest e Sud Est.
La sua massima espansione avviene sotto il sovrano Ba-
rattarna I (coevo di Thutmose I) e Shaushtatar (coevo di
Thutmose III).

Nelle immagini: mappa asiatica con evidenziato il regno di


Mitanni alla sua massima espansione.
In basso, scultura mitannica, Ugarit, 1200 a.C.
A destra: rovine di un palazzo di Mitanni a Nagar, una delle
capitali, l’odierna Tell Brak, Siria orientale.

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Quando Thutmose III sta per salire al trono la situazione


politica dell’Asia del vicino oriente vede il regno di Mitanni
predominare la regione con una serie di piccoli regni che
gravitano attorno ad esso.
Si tratta di entità politiche di medio e piccolo rango legate a
Mitanni da vincoli tipicamente feudali.
I locali sovrani possono regnare ma devono informare Mi-
tanni di ogni loro più piccola iniziativa soprattutto di politica
estera.
In cambio godono della protezione militare khurrita.

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I più importanti di questi regni vassalli sono: Kizzuwatna,


Alalakh, Qatna, Qadesh, Nukhashe, Tunip, Niya, Karke-
mish, Emar ed Aleppo.
Fra questi vassalli Tunip e Qadesh sono i veri signori della
Siria centrale con l’avvallo di Mitanni che li usa come stati
cuscinetto verso l’Egitto.
L’Asia è un coagulo di genti e culture diverse ma tutte coa-
lizzate contro le mire egizie e Mitanni è l’unico in grado di
fronteggiare le capacità belliche del faraone.

Nelle immagini: a sinistra, una lettera del sovrano di Mitanni


Tushratta, coevo di Amenhotep III e Akhenaton. British Mu-
seum, Londra.
A destra, mappa del Vicino Oriente con la costellazione di
piccoli regni. L’immagine, in realtà, è del tempo di Ramesse
II (XIX Dinastia) quando già Mitanni fu battuto dagli Ittiti, ma
il sistema feudale locale è rimasto ancora in piedi.

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4. THUTMOSE III
Alla morte di Thutmose II, dopo meno di quattro anni di re-
gno, la sua regina, Hatshepsut, che non ha avuto figli ma-
schi, assume la reggenza del figliastro.
Il nuovo sovrano, infatti, è nato da Iside, una regina secon-
daria.
Sapendo che ebbe 54 anni di regno e che la sua mummia
è quella di un quasi sessantenne, salì al trono bambino ne-
cessitando dell’aiuto della matrigna.
Con l’aiuto del clero amoniano Hatshepsut da reggente di-
venta coreggente, affiancandosi al vero re, ma assumendo

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di fatto le prerogative, le forme e l’autorità di un vero e pro-


prio monarca.
Hatshepsut è famosa per le sua attività edili e per le sue
spedizioni commerciali dimenticando, però, che entrambe
queste attività richiedono, per il loro successo, che i territori
di origine delle materie prime siano facilmente raggiungibili
con strade e territori messi in sicurezza.
Questa azione fu certamente sempre più svolta da Thut-
mose III durante la sua ascesa.
Alla morte di Hatshepsut, avvenuta all’incirca nel ventidue-
simo anno di regno, Thutmose III divenne finalmente di fatto
l’unico sovrano d’Egitto.

Nelle immagini: a sinistra, Hatshepsut, sfinge in granito, con


prerogative maschili, Metropolitan Museum di New York.
A destra, Thutmose III, Museo di Luxor.

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Finalmente al trono da solo Thutmose III si avvale delle sue


preziose esperienze di tutela bellica per riorganizzare la
struttura militare tuttora improntata sull’esperienza con gli
Hyksos e basata ancora sulla pressione di una grande
massa di fanteria pesante.
L’esercito va adeguato alla nuova situazione che vede pur
sempre un identico teatro ma popolato ora da nemici nuovi
e, soprattutto, più mobili.
Si innesca una nuova fase dell’impero egizio proprio nel
momento in cui il nemico asiatico si è rafforzato grazie alle

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nuove ideologie legate al carro da guerra, mentre Thut-


mose III dispone di un apparato militare davvero efficiente,
ma ancora improntato su modelli tattici ormai superati.

Nelle immagini: due statue di Thutmose III offerente ed in-


tronizzato, a sinistra al Museo Egizio del Cairo, a destra al
Museo Egizio di Torino.
Di seguito la lettura dell’onomastica del sovrano egizio:

quarto protocollo reale, il nome di intronizzazione


mn xpr ra
[men keper ra]
Eterna (duratura) è la manifestazione di Ra

quinto protocollo reale, il nome di famiglia che i genitori die-


dere al principino appena nato
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[ʤeuti mesu]
Thot è nato

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5. OROGRAFIA DEL TEATRO ASIATICO


Sotto il profilo topografico, la Palestina si può schematica-
mente suddividere in quattro fasce di territorio parallele:
➢ Una montuosa più orientale
➢ Una montuosa più occidentale
➢ Una valliva
➢ Una costiera
Esse sono comprese a Nord dalle alture del Golan e la Sa-
maria e a Sud dal deserto del Negev e dal Sinai (entrambi
non visibili in figura perché più meridionali).

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Le due catene montuose (la giudea a occidente e la tran-


sgiordana ad oriente) correndo principalmente da Nord a
Sud rendono difficili le comunicazioni e gli spostamenti per
vie interne.
Ciò significava che una volta concordata, tra il re e lo Stato
Maggiore, la rotta di invasione, non la si sarebbe più potuta
variare durante l’attività operativa.
I costi in termini di tempi, vite umane e materiali sarebbero
stati assai gravi e, a seconda della situazione, avrebbero
potuto compromettere l’esito finale della spedizione.

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Per invadere l’Asia gli Egizi possono percorrere tre vie prin-
cipali. Partendo da quella più occidentale sono:
➢ la Via Maris, da Acco chiamata Via Costiera
➢ la Via Orientale(?)
➢ la Via dei Re.

La VIA MARIS è la più facile.


Una volta giunti a Gaza si prosegue per Ascalona, poi
Ashod, quindi Joppa, poi si taglia per l’interno fino Aphek e
quindi si arriva a Megiddo.

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Da qui la strada si sdoppia: ad occidente per Acco e poi la


valle della Beqa oppure si prende ad oriente per Hazor.
La piana di Sharon è evitata perché è molto diffusa la ma-
laria a causa delle paludi che si estendono su significative
superfici. Inoltre la zona si presta moltissimo agli agguati.
Infatti è ricca di fitti boschi nei quali un numero minimo di
difensori può rendere difficile l’avanzata ad un numero
maggiore di invasori.

La VIA ORIENTALE richiede costi umani elevati perché il


territorio è estremamente arido, torrido e facile alle imbo-
scate. Si punta diritto sul Mar Morto, poi si sale fino a Ge-
rusalemme. Da qui la strada si sdoppia: ad occidente pro-
segue sui costoni montuosi fino alla Samaria e poi più a
occidente per Megiddo, oppure da Gerusalemme si scende
a Gerico, si segue la valle del Giordano fino a Bethshan,
poi costeggiando il Mar di Galilea si giunge ad Hazor.

La VIA DEI RE ha avuto origine da un antico sentiero che


partendo dal Mar Rosso arriva a Damasco passando per la
più fertile Transgiordania. Ovviamente ha senso percorrerla
se si è diretti rapidamente in Siria, ma senza ribellioni in
corso perché lascia eventuali sacche di resistenza armata
dietro di se.

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6. LO SCRIBA MILITARE
A Sheikh 'Abd al-Qurna ci sono le tombe dei nobili tebani.
La numero TT74 appartiene a Thaneni che fu scriba reale
sotto Thutmose III per poi servire anche Thutmose IV.
La tomba fu preparata dallo scriba sotto il regno di quest’ul-
timo.
La base delle ricostruzione testuale di una campagna mili-
tare si basa sempre su Kriegstagebuch «diario giornaliero»
detto anche «bollettino di guerra» che viene appositamente
redatto da uno o più scribi.

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Uno di questi fu certamente Thaneni che nella sua tomba


fece iscrivere:
« […] Io assistetti alle vittorie che il re conseguì in
ogni paese. […] Io registrai le vittorie che lui conse-
guì in ogni paese, mettendo (esse) in scrittura in ade-
renza con i fatti. […]».
Grazie all’attività di questo scriba e dei suoi colleghi furono
poi redatti gli Annali incisi sulle pareti di Karnak: 223 righe
su una superficie di 25 metri di lunghezza per 12 metri di
altezza. Sono perciò 223 righe x 25 metri cioè 5.575 metri.
Cinque chilometri e mezzo di geroglifici con i quali il re Thut-
mose III ci narra, di sua voce, le sue diciassette vittoriose
campagne militari fatte in vent’anni (.

Nelle immagini: pitture parietali della tomba TT74.


In evidenza la titolazione del defunto:
sS (ny)-sw(t) TAnny maA-xrw
[seʃ ni-sut ʧaneni maa-keru]
lo scriba reale Thaneni, giusto di voce
La locuzione “giusto di voce” ci dice che durante la psico-
stasia, la pesatura del cuore, il defunto non ha mentito re-
lativamente al suo corretto comportamento in vita e quindi
è degno di rinascere nell’Aldilà.

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7. LA BATTAGLIA
Ci apprestiamo, ora, leggendo i geroglifici sui muri di Kar-
nak, ad ascoltare dalla viva voce di Thutmose III, riportata
dagli scribi militari, come andarono le vicende della sua
prima campagna militare.

Nelle immagini: due inquadrature degli Annali.

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Nell’immagine: una fila di giovani militari in parata al ritorno


da una missione commerciale di Hatshepsut nella terra di
Punt.
Sono armati con accette, quindi si tratta di fanteria leggera.
Al di sopra di essi sono scritti alcuni geroglifici come dida-
scalia. Si leggono:
nfrw n(y)w mSa
[neferu niu meʃa]
reclute dell’esercito.

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Alla morte di Hatshepsut le popolazioni asiatiche ne appro-


fittano per organizzare una ribellione.
Essa è capeggiata dal principe di Qadesh che riunisce at-
torno a se più di trecento altri principi con i loro eserciti per
affrancarsi dall’Egitto.
A tale scopo scende verso Sud fermandosi a Megiddo per
tendere una trappola agli Egizi che dovranno sostenere una
marcia di avvicinamento in territorio ostile.
In mappa vediamo la situazione strategica che il faraone
doveva affrontare.

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L’esercito deve uscire dall’Egitto dalla frontiera orientale ab-


bandonando la propria sede di confine, impegnare il Sinai
settentrionale sulla Via Maris per raggiungere la Palestina
meridionale.
La prima tappa importante è sicuramente Gaza ancora
sotto la forte protezione del potere militare egizio.
Poi si tratterrà di territorio nemico fino a Megiddo.

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Il giorno 25 del quarto mese dell’inverno dell’anno 22 l’eser-


cito egizio partì da Si Lu (Tjaru egizia, Sile greca, el-Qan-
tara oggi) e cominciò il lungo viaggio verso la Palestina.
Probabilmente la strada seguiva il percorso che passava
per le seguenti località:
➢ Tell el-Semut,
➢ Tell el-Hr,
➢ Qatiyeh,
➢ Bir el-Abed,
➢ Bir el-Mazar,
➢ el-Arich,

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

➢ Rafa
➢ per arrivare a Gaza il giorno 4 del primo mese
dell’estate dell’anno 23.
Si tratta di una catena di avamposti, fortezze e magazzini
fortificati con i quali un esercito in campagna, oppure di ri-
torno, integrava la propria logistica.
Non si tratta solo di acqua e cibo, ma anche di ricambi per
i carriaggi, per i carri da guerra, di vestiario e di armi.
Oltre alla sussistenza gli avamposti assicuravano una ce-
lere viabilità pattugliando le zone di competenza sgombran-
dole da eventuali esploratori o forze avversarie.
L’arrivo a Gaza per il giorno 4 del primo mese dell’estate
dell’anno 23 coincideva, casualmente, con l’anniversario
dell’incoronazione del re quando era ancora un bambino. Si
approfittò dell’occasione per fare la relativa festività.
L’esercito aveva coperto 220 km in soli dieci giorni con una
media di 22 km al giorno in territorio pressoché desertico.
Solo per confronto, la tanto celebrata mobilità della legione
romana prevedeva, quattordici secoli più tardi, l'iter justum
di 30 km al giorno oppure l'iter magnum di 36 km quotidiani.

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Dopo la festosa ricorrenza, e una sola notte di sosta, al so-


vrano non resta che riprendere la sua marcia verso Nord
sempre lungo la Via Maris nell’anno 23, primo mese
dell’estate, 5° giorno.
La sua tappa più importante fu la città di Giaffa.
A tal proposito esiste un brano letterario, “La presa di
Yoppa”, che documenterebbe l’occupazione di questa città.
Molto probabilmente la città fu espugnata dal generale
Djehuty prima dell’avvio della campagna per non avere un
problema così grave da dover affrontare durante l’avan-
zata.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

In ogni caso sebbene l’evento della conquista sembri un


espediente letterario, in realtà c’era un generale Djehuty al
sevizio del faraone di cui fu scoperta la tomba da Drovetti
nell’inverno del 1824.
Il suo corredo, a dimostrazione di come venivano fatti gli
scavi all’epoca, è attualmente disperso in diversi musei e
dell’esatta locazione della tomba non si sa più nulla perché
non fu mai documentata la sua attività di scavo.
In ogni caso è fortemente moderno il genio militare di Thut-
mose III, non per niente soprannominato dagli egittologi “il
Napoleone d’Egitto”.
Sapendo che l’espugnazione di Giaffa sarebbe stata neces-
saria, ma avrebbe comportato un accumulo di ritardo per
l’invasione, la fece espugnare in precedenza prima dell’ini-
zio dell’operazione.
Tra l’altro, la presa di Giaffa fu anche un espediente psico-
logico non indifferente che giocò pesantemente sulle valu-
tazioni degli alleati dei ribelli che erano ancora indecisi
sull’adesione alla rivolta.

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Thutmose III giunge a Yemma (Yehem) l’anno 23, primo


mese dell’estate, 16° giorno, dopo aver lasciato Gaza da 12
giorni e 155 km abbassando la media a 13 km al giorno.
La media di percorrenza scese giocoforza visto che in ter-
ritorio nemico la marcia si effettua con maggiore prudenza
e dopo un’attenta attività di ricognizione.
Comunque, la scelta di puntare sulla città di Yemma ha un
puro intento strategico: inviare i suoi esploratori per cono-
scere l’esatta posizione del nemico e convocare il suo con-
siglio di guerra per fare il punto della situazione.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Il Monte Carmelo è alto 500 metri e, come già visto, ha una


propaggine lunga 40 chilometri che ha origine nell’entro-
terra e forma una barriera geofisica per gli eserciti che pro-
vengono da Sud.
Dietro a questa ostacolo naturale ci sono allineate Megiddo,
al centro, a Sud la città di Taanach e la meno importante
Jenin. A Nord c’è la città di Yokneam, anticamente nella
zona c’era il villaggio di Djefti.
La zona è popolata grazie alla piana di Esdraelon che si
estende proprio ad oriente della propaggine del Carmelo.

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Il faraone convoca il suo Stato Maggiore per il giorno dopo


(anno 23, primo mese dell’estate, 17° giorno).
Lo scopo del Consiglio di Guerra è quello di decidere, tra le
altre cose, la strada di avvicinamento a Megiddo.
Per gli eserciti che provengono da Sud normalmente il Car-
melo si aggira proprio da quella parte arrivando al bivio di
Baqa e deviando ad oriente per Jenin e poi a Nord per Taa-
nach e finalmente Megiddo.
Una valida alternativa è quella di proseguire da Baqa verso
Nord su quella che si chiama strada per Djefti per poi, una

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

volta scesi nella Piana di Esdraelon, piegare a Sud verso


Megiddo.
Si tratta di due strade molto conosciute e frequentate già
dall’antichità.
Hanno una loro comodità perché sono carovaniere larghe
e con un limitato dislivello.
Ideali per un esercito in marcia con le salmerie al seguito.

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Il resoconto degli esploratori conferma al faraone che il ne-


mico ha preparato una trappola nella piana di Esdraelon.
Ci sono unità militari sia a Sud nei pressi di Taanach che a
Nord nei pressi di Djefti.
Inoltre c’è quella che sembra una riserva strategica nei din-
torni di Megiddo a difesa della città.
Il nemico è così predisposto perché, a priori, non può sa-
pere quale delle due strade percorreranno gli Egizi per pas-
sare il Carmelo.
Gli ufficiali del faraone sono per una o per l’altra via.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

La loro esperienza li porta a considerare che il blocco pre-


disposto dal nemico lo si può affrontare e sfondare in en-
trambe le direttrici.
Per lo Stato Maggiore, quindi, il re potrebbe scegliere la
strada più meridionale, passare per Jenin e poi marciare
verso Nord in direzione di Taanach per affrontare l’armata
meridionale degli Asiatici.
Oppure percorrere la via più settentrionale per Djefti e, una
volta passato il Carmelo, marciare verso Sud per incontrare
l’armata settentrionale degli Asiatici.
I militari lo hanno fatto altre volte. Sono fiduciosi. Una via
vale l’altra anche se, di norma, il passaggio da Jenin è il
preferito.

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Thutmose III è però consapevole che il nemico ha scelto


spazi aperti per poter sfruttare al meglio il potenziale offerto
dalla propria carreria.
L’idea che si fa strada nella pianificazione del faraone è
quello di sorprendere il nemico spiazzandolo tatticamente
in modo da ottenere una vittoria sicura e decisiva con il mi-
nimo di perdite.
Le linee di rifornimento egizie si sono ormai molto allungate
e il risparmio di uomini e mezzi potrà essere decisivo per il
prosieguo della campagna.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Il faraone ha deciso: non prenderà la strada di Djefti e nep-


pure quella di Taanach, ma punterà su Megiddo marciando
sul sentiero di Aruna.
La scelta lascia sbalorditi gli ufficiali del Consiglio di Guerra
che pregano il faraone di tornare sulla sua decisione.

Nell’ingrandimento: Thutmose sceglie il sentiero centrale.

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Il faraone spiega al Consiglio di Guerra qual è il suo piano:

iw wDA Hm.i Hr mtn aArwnA


[iu uʤa hem.i her meten aaruna]
Andrà la Maestà Mia sulla strada di Aruna.

Subito dopo afferma di lasciare liberi gli ufficiali, intimoriti


per la scelta del re, a proseguire sulla strada che loro sce-
glieranno:

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

im Sm nty ib.f im.Tn


[im ʃem neti ib.ef im.ʧen]
Sia fatto in modo che vada, chi lo desidera tra di voi,
Hr nA n mTnw Dd.(t)w.Tn
[her na em meʧenu ʤed.tu.ʧen]
su queste strade che sono state discusse da voi.

Il faraone, astutamente, dando un’opportunità di scelta, tira


fuori dall’imbarazzo il proprio Stato Maggiore:

im iw.t(w) nty ib.f im.Tn m Smswt.i


[im iu.tu neti ib.ef im. ʧen m ʃemesut.i]
Sia fatto in modo che venga, chi lo desidera tra di voi, al
seguito mio.

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Gli ufficiali approfittano dell’offerta regale e si riallineano im-


mediatamente agli ordini del faraone:

mk n m Smsw Hm.k m bw nb wDA Hm.k


[mek en ʃemesu hem.ek em bu neb uʤa hem.ek]
Ecco, noi (saremo) al seguito della Maestà Tua in ogni
luogo (dove) andrà la Maestà Tua.
im wnn bAk m sA nb.f
[im unen bak em sa neb.ef]
(perché) là deve essere un servo, dietro al signore suo.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

La risposta degli ufficiali permette nuovamente di saldare la


frattura che si era creata tra il re e il proprio Stato Maggiore.
In pieno territorio nemico, in prossimità dell’obiettivo finale,
con il nemico già schierato in attesa dell’arrivo dell’esercito
egizio, sarebbe stato davvero controproducente una spac-
catura nella gestione della tattica tra i militari e il sovrano.
I tempi di Kamose, Ahmose, Thutmose I sono lontani e
l’esercito egizio ha dimostrato di essere un potentissimo ap-
parato bellico che sa battere ogni nemico che gli si para
davanti.
I militari di alto grado sono sempre reclutati tra i nobili, i fun-
zionari e i cortigiani, ma ormai sono dei veri e propri profes-
sionisti. Non hanno acquistato la carica, ma se la sono gua-
dagnata con le proprie capacità belliche sul campo.
Perché lo Stato Maggiore di Thutmose III è così contrario
alla soluzione tattica del faraone?
Se diamo fiducia al re rischiamo di considerare i militari un
branco di dilettanti raccomandati.
Se diamo fiducia ai militari rischiamo di considerare Thut-
mose un megalomane originale in cerca di guai.
Sediamoci dietro gli ufficiali convocati al Consiglio di Guerra
e proviamo a capire quali sono le loro preoccupazioni.
Sono giustificate?

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Gli ufficiali sanno benissimo che le due vie centrali sono, in


realtà, solo dei sentieri:
➢ quello più a Nord per Tell el-Agbariyeh è addirittura
una mulattiera usata soprattutto dai pastori,
➢ quella più meridionale per Aruna e Tell el-Mountsel-
lim è usata solo da piccole carovane.
Nel punto dove questi due sentieri, unendosi, si incontrano
con la strada per Djefti si forma una strozzatura ai piedi
della piccola collina di Tell el-Asawir.
Da questo rilievo la strada penetra nello uadi Arah largo da
800 a 1000 metri, piatto ed aperto.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

A 6,5 chilometri c’è Aain Arah, la prima di cinque o sei sor-


genti d’acqua. C’è un problema supplementare.
Di tutte quattro le vie questa è la via più povera d’acqua.
Alla biforcazione tra la seconda e la terza strada lo uadi è
largo da 500 a 800 metri e, grazie all’acqua, è un luogo di
riorganizzazione per un’armata di mille o duemila uomini
che, appunto, intenda attraversare la catena montuosa per
una delle due strade.
Il percorso sale dolcemente fino alla gola di Aain Ibrahim.
In qualche punto il sentiero si restringe fino a dieci metri
circa. La gola è a 365 metri di altezza con un dislivello di
230 metri dalla fonte Aain Arah e distante 9,70 chilometri
da essa.
All’Aain Ibrahim la vallata si apre a 18 metri e offre una
sosta per le carovane che devono scendere sul versante
settentrionale.
Dalla sommità la strada scende gradualmente passando
per Masmus.
Dopo altri 2,5 chilometri la vallata gira a destra ed arriva alla
pianura di Esdraelon, poco più a sud di Megiddo.
Nella parte finale il passo è impegnato anche dal torrente
Qyna che scende dai rilievi alla pianura formando un’ampia
ansa.

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Il pensiero di Thutmose III, però, è lucido e a ben pensarci


non possiamo che riconoscergli un grandissimo acume tat-
tico.
Secondo il faraone, è vero che l’esercito egizio si dovrà in-
colonnare pericolosamente durante il trasferimento e, per
lunghe ore, marciare sotto il rischio di imboscate.
Ma è anche vero che per fare ciò il nemico dovrebbe di-
sporsi sulle cime e ormai non ha più il tempo per il ridispie-
gamento delle forze che sono già schierate ai due lati op-
posti della pianura di Esdraelon.
Anzi, Thutmose fa di meglio.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Insieme alla sua guardia, e a qualche altra unità speciale


dell’esercito, parte per primo e prende subito possesso
delle alture proteggendo il grosso dell’esercito che s’incam-
mina in una fila lunghissima e continua.
Dal punto di vista del morale dei soldati è quanto di meglio
si possa immaginare.
Al milite che solleva gli occhi per scrutare, timoroso, i co-
stoni rocciosi terrorizzato dall’idea di veder comparire il ne-
mico si palesa, invece, la figura protettrice del faraone e
della sua scorta.
Paradossalmente, nonostante la sua esposizione, il soldato
egizio si rincuora, allarga la sua fiducia nel re, si motiva
maggiormente aumentando la propria capacità e voglia di
combattimento.

Nell’immagine: parte superiore di una statua di Thutmose


III proveniente da Deir el-Bahari, Metropolitan Museum di
New York.

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Thutmose III dà anche modo di conoscere la psicologia del


suo avversario.
I carristi asiatici appartengono ad una aristocrazia guerriera
chiamata Maryannu.
Essi fondano il loro potere proprio sulla loro capacità di ge-
stire la nuova arma da guerra che è il carro.
Per essi è diventato impensabile abbandonare il loro mezzo
per combattere a piedi e per giunta su rilievi montuosi ten-
dendo vigliacche e ignominiose imboscate, anche se ciò
potrebbe determinare un indubbio vantaggio tattico.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Questa ideologia ormai non fa più parte della mentalità di


questa casta di guerrieri e principi asiatici.
Thutmose III lo aveva capito e adesso sfruttava questa ri-
gida mentalità del nemico a proprio vantaggio.

Nelle immagini: in alto, ricostruzione dell’armamento di due


Maryannu dei Mitanni.
Sotto, sigillo de re Šauštatar, coevo di Amenhotep II figlio e
successore di Thutmose III.

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Una volta stabilita la via di avvicinamento il faraone si ri-


mette in marcia arrivando ad Aruna il giorno 18 (anno 23,
primo mese dell’estate).
Thutmose III mette il campo lasciando riposare i soldati.
La marcia riprende il giorno seguente, il 19 (anno 23, primo
mese dell’estate) subito al mattino con l’espediente del pre-
sidio delle alture da parte del sovrano stesso e della sua
scorta.
Per attraversare il passo l’esercito egizio impiega tutto il
giorno 19 fino al tramonto.
Stagionalmente a quell’ora è già buio.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Ricordiamo al lettore che noi stiamo sempre scorrendo le


linee di geroglifico scolpite negli Annali di Karnak.
A questo punto della lettura il testo degli Annali sottintende
che il faraone non abbia subito impegnato la valle del Qyna,
ma che abbia pazientemente atteso che l’esercito si riu-
nisse tutto quanto prima di uscire, in forze, fuori dal passo
dilagando nella pianura.
È andata davvero così?
Il faraone con la sua scorta rinforzata dai reparti speciali,
presidiando i rilievi, raggiunse certamente per primo la fine
del passo.
Il testo non dà ulteriori dettagli e ci lascia intendere che il re
rimase inattivo a guardare dall’alto il suo esercito in fila in-
diana che, giunto alla fine del passo, iniziava a serrare i
ranghi riprendendo la fisionomia iniziale di una armata in
movimento.

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In realtà non è credibile.


L’inattività del sovrano e del suo Stato Maggiore non è as-
solutamente attendibile.
Il tragitto fatto dall’esercito egizio è stato valutato dagli sto-
rici moderni i quali hanno stabilito che un’armata superiore
ai mille uomini impiegherebbe una mezza giornata a per-
correrlo tutto considerando anche la sua larghezza di soli
dieci / tredici metri e che vi dovevano transitare anche i carri
da guerra degli Egizi.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

L’iniziativa di essere il primo a passare per dare protezione


al proprio esercito rivela, in realtà, un’altra idea geniale del
faraone.
L’esercito si mise in marcia sicuramente dal mattino presto
e, come già detto, Thutmose III fu all’avanguardia.
Quindi egli giunse all’imboccatura del sentiero da Aruna nel
primo pomeriggio ed ebbe sicuramente l’iniziativa, insieme
ai suoi ufficiali, di dedicare le rimanenti ore di luce della gior-
nata allo studio del terreno mentre il resto dell’esercito con-
tinuava ad affluire fino al tramonto.

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L’afflusso dei primi contingenti egizi e la vista dello Stato


Maggiore egizio che studia il territorio non può certamente
essere passata inosservata al nemico.
Così come ha certamente destato attenzione, al principe di
Qadesh, il mancato rientro delle pattuglie che gli asiatici
avevano sicuramente mandato in zona e che erano state
eliminate dagli esploratori egizi.
L’allarme c’è ed infatti la riserva strategica è la prima forza
che si avvia a contrastare gli egizi in continuo arrivo mentre
sicuramente venivano inviate delle staffette veloci a

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

richiamare entrambe le forze dispiegate sui fronti che,


ormai, risultavano sbagliati.
A muoversi più velocemente, tra gli Asiatici, sembrano i
contingenti meridionali che presidiavano la strada di
Taanach.
L’acume di Thutmose ha generato una situazione tattica
particolare. Gli Egizi, spiazzando con la marcia di
avvicinamento il principe di Qadesh, hanno ribaltato la
situazione sul campo.
Adesso sono gli Egizi i più forti perché gli Asiatici sono
frazionati in tre unità principali di cui la più debole è proprio
quella più vicina a Thutmose mentre le altre due sono
lontane a Nord e a Sud.
Il calcolo tattico del re ha certamente una conseguenza
sulla quale aveva contato. Il nemico è un insieme di
trecentotrenta piccoli regni e città, ognuno preoccupato
della propria sopravvivenza. Dando per scontato il rapporto
di forze sfavorevole e, quindi, l’esito della battaglia, è
possibile che qualche principe asiatico rifaccia i calcoli sul
vantaggio della propria alleanza?
Infatti tra i principi alleati di Qadesh cominciano le prime
defezioni soprattutto tra le formazioni settentrionali poste a
guardia della strada di Djefti perché più vicine ai propri
territori di appartenenza.

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È il momento di un altro colpo di genio di Thutmose III.


Ormai è sera e bisogna piazzare il campo.
Dove?
Il faraone mette a frutto il lavoro di ispezione fatto nel po-
meriggio insieme ai suoi ufficiali e predispone il campo
esattamente davanti allo sbocco del sentiero di Aruna dove
il torrente Qyna fa un’ansa aggirando il rilievo sul quale
sorge la città di Megiddo.
In questo modo ottiene un duplice scopo:
➢ il campo è difeso dal torrente e da una serie di osta-
coli naturali,

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

➢ contemporaneamente cela il continuo afflusso dei


militari egizi che, anche per l’oscurità, non è più pos-
sibile quantificare da parte del nemico.
A questi due già notevoli vantaggi le nostre considerazioni
permettono di aggiungerne un terzo tutt’altro che trascura-
bile.
Mappa alla mano è indubbio che la posizione del campo,
voluta dal re, permetta una grande visibilità sull’intera area
tattica consentendo allo Stato Maggiore di controllare il ne-
mico per valutare le sue mosse e contrastarle opportuna-
mente.

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Giungono sul campo i primi contingenti asiatici.


Essendo ormai buio essi pongono il campo e non possono
che scegliere l’area di fronte a quello egizio.
L’afflusso delle truppe dell’alleanza asiatica si dispiega
verso Nord davanti a quelle egizie.
Esattamente come aveva previsto e come desiderava il fa-
raone.
Thutmose III fa predisporre un efficace servizio di vigilanza
e fa riposare l’esercito.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

I turni delle sentinelle sono ridotti di durata e hanno un cam-


bio veloce in modo che, pur garantendo la sicurezza dell’ac-
campamento, tutti i soldati abbiano la possibilità di ristorarsi
e riposarsi in vista del combattimento per il giorno dopo.
Con ogni probabilità la fanteria resta sul campo mentre
nell’accampamento si ritira l’intera carreria e il faraone con
la sua scorta personale.
Il mancato ritiro dei fanti si spiega con il fatto che lo spiega-
mento della fanteria sul campo di battaglia è costato tempo
ed energie. Il faraone non ha nessuna intenzione di cedere
al nemico l’iniziativa perciò lascia la fanteria sul posto come
presidio sul campo anche per intimidire il nemico e control-
lare eventuali suoi piani.
Nell’era del Tardo Bronzo non si combatte di notte ed è suf-
ficiente sorvegliare il nemico con un buon numero di senti-
nelle a rapido turno.
Il faraone confida anche che il principe di Qadesh non pren-
derà l’iniziativa ma resti attendista, perché è meglio per lui
che affluiscano più truppe possibile prima di affrontare gli
Egizi.

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All’alba del giorno 20 (anno 23, primo mese dell’estate) le


formazioni sono quindi già disposte sul campo di battaglia.
Secondo l’Egittologia la datazione potrebbe essere il 16
aprile del 1457 a.C. anche se per altri autori potrebbe es-
sere il 1482 o il 1479.
In ogni caso, Thutmose III fa uscire la carreria che prende
posizione davanti ai reparti della propria fanteria.
Gli Egizi formano tre unità disposte da Nord all’ala sinistra,
al centro e all’ala destra.
Davanti a loro il principe di Qadesh dispone le forze che
sono nel frattempo sopraggiunte.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Avendo a disposizione la sola riserva strategica è in evi-


dente stato di inferiorità numerica.
Il principe di Qadesh cerca di coprire il fronte egizio nella
sua massima estensione, ma la volontà di non assottigliare
troppo il suo contingente glielo impedisce.
La formazione asiatica quindi è più corta di quella egizia
riuscendo solo a schierarsi di fronte all’ala destra egizia con
la propria sinistra e ad affrontare il centro egizio con il pro-
prio centro.
Gli Asiatici non hanno la possibilità, perciò, di coprirsi sul
proprio fianco destro poiché nessuno è schierato di fronte
all’ala sinistra egizia.
Il principe di Qadesh ha, quindi, una sola ala e la schiera a
sinistra semplicemente perché vuole tenere libera la strada
meridionale che arriva da Taanach dalla quale spera di ve-
der comparire il contingente Sud che è già stato allertato e
che dovrebbe sopraggiungere per tempo.
Il fatto di poter contare sui rinforzi meridionali dimostra che
quelli settentrionali si stanno già disperdendo e molte for-
mazioni hanno già abbandonato l’alleanza rientrando nei
propri principati per la loro difesa dalla prevedibile rappre-
saglia egizia.

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Thutmose III comanda l’unità centrale ed esegue una serie


di cariche frontali contro gli Asiatici nel tentativo di attirare
su di se la completa attenzione del nemico.
L’ala destra egizia si contrappone a quella sinistra asiatica
con l’assoluta disposizione di mantenere, al minimo, la po-
sizione.
L’ultimo colpo di genio il faraone lo ha dedicato alla propria
ala sinistra.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Lasciandola libera tatticamente essa può aggirare il centro


avversario e prendere alle spalle l’ala sinistra dei ribelli di-
ventando il martello che si abbatterà sull’incudine formata
dall’ala destra.
Se lo scopo primario della manovra è quello di battere il ne-
mico sul campo, esiste anche un’altra importante motiva-
zione.
Lo scopo secondario della manovra è quello di tagliare ogni
possibile via di fuga del nemico verso Megiddo scongiu-
rando la possibilità di dover affrontare un assedio in pieno
territorio nemico.

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Ma la capacità bellica dei Maryannu non è secondaria.


In pieno combattimento si accorgono dell’iniziativa dell’ala
sinistra egizia che ha iniziato il movimento di conversione
e, per scongiurare l’aggiramento, iniziano a ritirarsi.
Ciò facendo l’ala sinistra egizia dovrà fare una manovra più
larga e più lunga per mantenere l’iniziativa, ma l’idea tattica
di Thutmose III, di martello ed incudine, resta ancora valida.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Sul campo di battaglia avviene un inaspettato evento che il


faraone non ha previsto. Avanzando per fornire l’incudine
alla propria ala sinistra, l’ala destra giunge in prossimità
dell’accampamento del principe di Qadesh e dei suoi al-
leati. A causa della totale presenza sul campo di battaglia
e dell’inizio della manovra sganciante per una ritirata in di-
rezione di Megiddo, l’accampamento è pressoché senza vi-
gilanza e protezione. La tentazione è troppo forte per i sol-
dati egizi dell’ala destra che sfuggono al controllo dei loro
ufficiali e vi si dirigono per saccheggiarlo abbandonando il
campo di battaglia.

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A questo punto il progetto tattico di Thutmose III è destinato


al fallimento.
L’ala destra egizia, raggiunto il campo asiatico, si dedica al
saccheggio.
L’ala sinistra in piena manovra aggirante si abbatte sul nulla
perché, non avendo i compagni a contrasto, può solo ve-
dere gli Asiatici che, ritirandosi, sfuggono alla trappola.
Il centro con il faraone è sicuramente esausto perché è
l’unità su cui, finora, è gravato l’intero scontro.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Il risultato tattico è certamente una vittoria egizia, ma il ne-


mico ha subìto un numero di perdite non proibitivo e, so-
prattutto, si è ritirato nella città fortificata di Megiddo obbli-
gando il faraone a proseguire la campagna con un assedio
che si palesa di non immediata soluzione.
Tutto il piano così ben predisposto dal re serviva esatta-
mente per evitare ciò che invece era accaduto.
La battaglia era stata vinta perché, alla fine, il nemico aveva
abbandonato il campo ma l’obiettivo primario, distruggere il
nemico sul campo di battaglia, non era stato raggiunto.
Anzi, adesso bisognava stanarlo da dove si era rinchiuso.

A noi non resta che immaginare un furioso Thutmose che


riconvoca il Consiglio di Guerra per redarguire gli ufficiali
dell’ala destra che si sono lasciati sfuggire la truppa al sac-
cheggio invece di mantenerla operativa sul campo di batta-
glia.

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8. L’ASSEDIO
Alle nuove capacità dell’esercito thutmoside si contrappon-
gono le potenzialità difensive di un folto numero di città siro
palestinesi di cui Megiddo è una delle più imponenti.
Essa possiede una poderosa cinta muraria, spessa 4 metri,
dotata di bastioni rettangolari a doppio vano interno nei
punti più deboli e di pilastri aggettanti ad intervalli regolari
di circa 3 metri per tutta la sua estensione.
La base della cinta, sia all’esterno che all’interno, è protetta
da un ampio terrapieno.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Nell’immagine: modellino tridimensionale della città di Me-


giddo.
Il modello raffigura la città intorno al 1000 a.C. cioè circa
cinque secoli dopo l’assedio di Thutmose III.
In ogni caso, l’idea che se ne deriva è quella corretta. Una
città ampiamente fortificata con mura solidissime e una
forte difesa degli accessi.
Lo spaccato della montagna, al di sotto della città, mette in
evidenza la disposizione delle cisterne d’acqua di riserva.

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L’accesso della città è inserito in un vero e proprio forte in-


dipendente in grado di moltiplicare la potenza del tiro degli
arcieri difensori da più punti e più altezze.
In ogni caso se l’attaccante fosse riuscito a penetrare in
esso sarebbe stato facile vittima della reazione difensiva
dovendosi muovere in spazi strettissimi e ridotti.
Gli accessi sono indiretti nel senso che sono plurimi e par-
ticolarmente disposti.
L’aggressore che avesse comunque passato il primo por-
tale avrebbe dovuto dirigersi al secondo facendo una con-
versione a sinistra.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Questo movimento era indotto dalle difese in modo che l’at-


taccante offrisse il suo lato destro al tiro dei bastioni laterali.
Ovviamente si trattava del lato non coperto dallo scudo.
Queste considerazioni vanno valutate riflettendo il poten-
ziale di un’edilizia militare di tremila anni fa.

Nelle immagini: l’accesso fortificato di Megiddo nel 1000


a.C. cinque secoli dopo Thutmose III.

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Thutmose III è in evidente difficoltà ad espugnare una città


così ben difesa e con l’uso soltanto di scale lignee.
Le macchine ossidionali da campagna arriveranno, nel
mondo antico, secoli più tardi.
La propaganda egizia racconta di ripetuti assalti alle mura
senza l’aiuto degli inutili carri e sotto una pioggia di dardi.
In realtà il faraone ha dalla sua una schiacciante superiorità
numerica e suddivide la città in settori assegnati a singoli
ufficiali che dovranno tenerli costantemente sotto pres-
sione.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Nonostante ciò Thutmose è prudente e teme le sortite del


nemico che si è rifugiato numeroso in città.
Thutmose III fa erigere una contro trincea tutto intorno alla
città abbattendo tutti gli alberi della zona.
Mira in questo modo ad isolarla sia fisicamente che psico-
logicamente potendosi dedicare a diversivi razziando le
zone limitrofe per sostentare il suo esercito stanco e biso-
gnoso di uomini e mezzi.
D’altra parte può ottenere due scopi contemporaneamente.
Da un lato, saccheggiando il territorio circostante, integra la
logistica dei propri uomini per quanto riguarda l’alimenta-
zione, come pure il foraggiamento dei cavalli. Le linee di
rifornimento con la madre patria sono estremamente allun-
gata e sono diventate lente. Saccheggiare il territorio ne-
mico diventa una priorità per non rinunciare all’assedio va-
nificando la vittoria sul campo di battaglia.
D’altro lato le forze di Megiddo, dagli spalti, non possono
che vedere le loro ricchezze andare in fumo e diventare fa-
cili prede dei militi egizi.
Tutto ciò, alla lunga, avrà un peso psicologico che il faraone
aveva perfettamente calcolato.

Nelle immagini: mappa dei due portali principali e vista degli


stessi attuali.

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Nulla si sa degli avvenimenti successivi se non che sette


mesi dopo Megiddo si arrende.
La resa avvenne forse dopo aver assistito alla distruzione
delle proprie difese più importanti. Soprattutto del palazzo
palatino poiché nello strato IX sono ampie le tracce di de-
vastazione che gli archeologi hanno ritrovato.
Infatti sui resti di questo palazzo, tipicamente di imposta-
zione palestinese, ne sorge un altro (strato VIII) più ampio
e imponente, ma di pianificazione chiaramente egizia.
Analoga sorte, anche se non è dichiarato negli Annali, toc-
cherà alla fortificazione di Taanach, otto chilometri più a

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Sud, sull’omonima strada, dove edifici di pianta asiatica


sono devastati e ricostruiti con mappatura egizia.

Nelle immagini: due viste degli accessi alla città attuali.

Nell’immagine: mappatura complessa del Tell Megiddo Na-


tional Park Preservation Plan. La grafia è ebraica.

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9. LA RESTAURAZIONE
Dopo la caduta di Megiddo e di Taanach Thutmose III non
può però rivalersi sui vinti perché è in gioco l’assetto politico
ed economico della regione.
La propaganda egizia magnifica la lealtà del faraone che
premia la correttezza degli avversari secondo il codice di
guerra dell’epoca rimettendo sui rispettivi troni i principi
asiatici appena battuti.
Essi conservano la loro posizione politica seppure sotto-
messi all’Egitto.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Anche in questo caso la scelta di Thutmosi è esclusiva-


mente dettata dall’opportunità politica.
La piana di Esdraelon è troppo importante perché la popo-
lazione venga falciata.
È molto più opportuno che resti ricca pagando tributi an-
nuali al faraone.
L’Egitto può così essere rifornito di prodotti agricoli a costo
nullo.
Le produzioni di alcune città specifiche sono addirittura con-
cesse in esclusiva al tempio di Amon a Karnak.

Nell’immagine: il sito di Megiddo attuale visto dalla parte


opposta dei portali d’accesso.

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C’è ancora una questione importante da risolvere: la sorte


del ben più potente principe di Qadesh che prima ha fomen-
tato la ribellione, poi creato la coalizione e quindi ha guidato
militarmente l’esercito ribelle.
Con l’entroterra siriano sconfitto per il faraone diventa prio-
ritario dedicarsi ai centri costieri libanesi.
Thutmose III è perfettamente consapevole che dopo un
anno ininterrotto di combattimenti il suo esercito necessita
di materiali e di avvicendamenti tra le truppe e questo li può
solo ottenere grazie agli approdi messi in sicurezza.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Con il controllo dei porti l’afflusso di materiali e uomini sarà


più veloce, meno affaticante e più cospicuo.
La logistica può sfruttare non solo le carovaniere via terra
ma, potendo approdare in sicurezza, può rifornire i reparti
operativi in Asia alla latitudine più favorevole scegliendo il
porto più vicino al teatro attivo.
Si tratta di un notevole sforzo di pianificazione ed esecu-
zione. In ogni caso stiamo parlando di logistica militare del
XV secolo avanti Cristo.

Nell’immagine: campagne di Thutmose III e di suo figlio


Amenhotep II. È evidente l’importanza dei porti libanesi.

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Anche al sovrano di Qadesh e ai suoi alleati siriani il faraone


applica lo stesso trattamento perché una completa distru-
zione degli stati cuscinetto a ridosso di Mitanni inciderebbe
troppo pesantemente sull’assetto politico internazionale,
nonché sui commerci e sugli introiti.
Confinando direttamente con Mitanni l’Egitto corre il rischio
di essere trascinato immediatamente in una guerra diretta
e non solo più interposta e il faraone sa benissimo che ha
bisogno ancora di tempo per rafforzare la sua posizione
prendendosi i porti libanesi.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Nelle immagini: a sinistra, statua di Thutmose III assiso,


Museo Egizio di Torino.
A destra, già mostrata, mappa del Vicino Oriente con la co-
stellazione di piccoli regni.
L’immagine, in realtà, è del tempo di Ramesse II (XIX Dina-
stia) quando già Mitanni fu battuto dagli Ittiti, ma il sistema
feudale locale è rimasto ancora in piedi dai tempi di Thut-
mose III.

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Thutmose III estende il controllo egizio sui territori conqui-


stati in un duplice modo:
➢ direttamente, mediante l’installazione di una guarni-
gione egizia nelle città stato oppure in una fortezza
costruita nelle vicinanze
➢ indirettamente, trasferendo in Egitto gli esponenti di
spicco delle aristocrazie locali con le relative fami-
glie.
La prima campagna di Thutmose III può considerarsi con-
clusa. Con Qadesh fuori gioco, la coalizione filo mitannica
non può avvalersi del sostegno dei porti costieri.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Il faraone ha così tutto il tempo per rientrare in Egitto e pre-


disporre i suoi futuri piani di conquista.

Nell’immagine: primo, quarto e quinto protocollo reale di


Thutmose III, dal tempio di Karnak.

anx Hrw kA nxt xa m wAst HqA Awt-ib


[ank heru ka neket ha em uaset heka aut-ib]
Che possa vivere l‘Horus, il toro possente, che appare in
Tebe, governatore della felicità

anx (ny-)swt-bity mn-xpr-ra mry imn-ra


[ank ni-sut-biti men-kheper-ra meri imen-ra]
Che possa vivere il Re dell’Alto e Basso Egitto, Men-khe-
per-Ra, beneamato da Amon-Ra.
Men-kheper-Ra significa “La forma di Ra è eterna”.

anx sA ra DHwty ms(w) nfr xpr d(w) anx Dt


[ank sa ra ʤeuti mesu nefer keper du anx ʤet]
Che possa vivere il figlio di Ra, Thutmose, bello di forma,
gratificato di vita per sempre.
Thutmose significa “Il (dio) Thot è nato”.

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10. TRENTATRÉ SECOLI PIÙ TARDI


Prima Guerra Mondiale.
Dal 19 settembre al 31 ottobre 1918, nell’ambito del teatro
medio orientale che vedeva contrapposti gli Inglesi ai Tur-
chi, comandati da ufficiali tedeschi, avvenne la battaglia di
Megiddo.
Gli Inglesi, che attaccavano da Sud, scatenarono un’offen-
siva contro i Turchi che si erano appostati nella piana di
Esdraelon sulla difensiva protetti dal monte Carmelo.

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Tra gli altri obiettivi dell’offensiva inglese c’era anche l’inter-


ruzione della ferrovia che collegava il porto di Haifa all’en-
troterra e che, quindi, alimentava logisticamente le forma-
zioni turche.
Il piano del comandante inglese Edmund Allenby preve-
deva la presa della località di El Affule, una cittadina posta
alle spalle di Megiddo verso Nord. Una volta presa la citta-
dina il genio militare inglese avrebbe distrutto gli impianti
ferroviaria locali interrompendo di fatto la linea logistica.
Il piano doveva essere assolutamente segreto per evitare
che i Turchi si schierassero in direzione della costa difen-
dendo la ferrovia che si voleva troncare.
Per fare in modo che i Turchi comprendessero solo all’ul-
timo inevitabile momento che il vero obiettivo dell’attacco
inglese era El Affule, Allenby effettuò dei diversivi, ma diede
ordini segreti alla IV Divisione di Cavalleria di passare dalla
strada di Aruna. In questo modo la cavalleria inglese giunse
completamente inaspettata a El Affule e sui suoi difensori
che erano spiegati verso le altre direzioni.
Molto probabilmente il generale Allenby aveva studiato la
storia classica e si ricordava della tattica del faraone egizio.

Nell’immagine: mappa dei combattimenti e il generale Al-


lenby. L’alto ufficiale, per i meriti della vittoria, fu fatto vi-
sconte di Allenby e di Megiddo il 7 ottobre 1919.
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APPARATI

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FONETICA ITALIANA
(IPA - International Phonetic Alphabet)

Allo scopo di appassionare il lettore alla filologia egizia ed


alla grafia geroglifica, abbiamo aggiunto la traslitterazione
e la pronuncia italiana. Quest’ultima è tra parentesi quadre
[ ] e usa un codice IPA semplificato come qui sotto riportato.
Per convenzione si può stabilire che le quattro h diversa-
mente accentate (h H x X) le possiamo pronunciare: h H
aspirate come i toscani e x X come fossero k. In altre situa-
zioni le ho sentite pronunciare tutte quattro come k.

Carattere IPA Carattere IPA


a a n n
b b o o
c (casa, chiesa) k p p
c (cena, cibo) tʃ q k
d d qu kw
e e r r
f f s (rosa, smalto) z
g (gatto, gara) g s (sassi, rosso) s
g (gelo, giorno) dʒ sc (sci, scena) ʃ
gl (aglio, foglia) ʎ t t
gn (gnomo, gnu) ɳ u u
h h v v
i i z (zitto, zucca) ts
l l z (zona, zero) dz
m m

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PERIODI STORICI
DELLA CIVILTÀ EGIZIA
Hornung E. – Krauss R. – Warburton D. A.
Ancient Egyptian Chronology, Leiden, 2006

DATA PERIODO Dinastie


ca.2900 - 2545+25 Primo Periodo Dinastico I, II, III
ca.2543-2120+25 Antico Regno IV, V, VI, VIII
ca.2118-1980+25 Primo Periodo Intermedio IX, X
ca.1980+16-1760 Medio Regno XI, XII
1759-ca.1539 Secondo Periodo Intermedio XIII, XIV?,
XV (Hyksos),
XVI-XVII
ca.1539-1077 Nuovo Regno XVIII, XIX, XX
ca.1076-723 Terzo Periodo Intermedio XXI, XXII, XIII,
XXIV
ca.722-332 Periodo Tardo XXV, XXVI,
XXVII (Persiana),
XXVIII,
XXIX, XXX
343-332 Secondo Periodo Persiano
332-323 Alessandro Magno

Per completare
332-30 Periodo Tolemaico
30-IV sec. d.C. Periodo Romano

Tutte le date, salvo dove diversamente indicato, sono da intendersi a.C.


Nell’Antico Regno, la VII dinastia non è stata omessa: viene conside-
rata inesistente.

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SOVRANI EGIZI
Hornung E. – Krauss R. – Warburton D. A.
Ancient Egyptian Chronology, Leiden, 2006
PRIMO PERIODO DINASTICO ca.2900-2545+25
I dinastia ca.2900-2730+25
Nar-mer ca.2900-?+25
Aha? 2870+25
Djer 2870-2823+25
Djed Serpente 2822-2815+25
Den 2814-2772+25
Aj-ib/Anejib 2771-2764+25
Semer-khet 2763-2756+25
Qa-a 2755-2732+25
II dinastia ca.2730-2590+25
Hetep-sekhemuy 2730-?+25
Ra-neb/Neb-ra? 2700+25
Ny-netjer 2700-2660+25
Per-ibsen 2660-2650+25
Sekhem-ib 2650-?+25
Sened? 2610+25
Kha-sekhemuy 2610-2593+25
III dinastia ca.2592-2544+25
Djoser 2592-2566+25
Sekhem-khet 2565-2559+25
Khaba 2559-?+25
Nebka ?-?+25
Huni? 2544+25
ANTICO REGNO ca.2543-2120+25
IV dinastia ca.2543-2436+25
Snofru 2543-2510+25
Kheope 2509-2483+25
Djedefra 2482-2475+25
Bikheris 2474-2473+25
Khefren 2472-2448+25
Menkaura/Micerino 2447-2442+25
Shepseskaf 2441-2436+25
V dinastia ca.2435-2306+25
Userkaf 2435-2429+25
Sahaura 2428-2416+25
Neferirkara Kakai 2415-2405+25

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Neferefra 2404+25
Shepseskara Izi 2403+25
Neuserra Ini 2402-2374+25
Menkhauhor 2373-2366+25
Djedkara Izezi 2365-2322+25
Unas 2321-2306+25
VI dinastia ca.2305-2118+25
Teti 2305-2279+25
Userkara ?-?+25
Pepi I Meryra 2276-2228+25
Nemtyemzaf Merenra ca.2227-
2217+25
Pepi II Neferkara 2216-2153+25
Nemtyemzaf II 2152+25
VIII dinastia ca.2150-2118+25
Neferkaura 2126-2123+25
Neferkauhor 2122-2120+25
Neferirkara 2119-2118+25
+25
PRIMO PERIODO INTERMEDIO ca.2118-1980
Dinastie (eracleopolitane) IX e X ca.2118-1980+25
MEDIO REGNO ca.1980+16-1760
XI dinastia (tebana) ca.2080-1940+16
Mentuhotep I ca.1980-?+16
Intef I Sehertauy ca.?-2067+16
Intef II Uahankh 2066-2017+16
Intef III Nakhtnebtepnefer 2016-2009+16
Mentuhotep II Nebhepetra 2009-1959+16
Mentuhotep III Sankhkara 1958-1947+16
Mentuhotep IV Nebtauyra 1947-1940+16
+16
XII dinastia 1939 -1760
Amenemhat I Sehetepibra 1939-1910+16
Sesostri I Kheperkara 1920-1875+6
Amenemhat II Nebkhaura 1878-1843+3
Sesostri II Khakheperra 1845-1837
Sesostri III Khakaura 1837-1819
Amenemhat III Nymaatra 1818-1773
Amenemhat IV Maakherura 1772-1764
Nefrusobek Sebekkara 1763-1760
SECONDO PERIODO INTERMEDIO 1759-ca.1539
XIII dinastia 1759-ca.1630
Ugaf Khutauyra 1759-1757
Amenemhat VII Sedjefakara ca.1753-1748

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Sobekhotep II 1737-1733
Sekhemra-khutauy
Khendjer Userkara ca.1732-1728
Sobekhotep III ca.1725-1722
Sekhemra-suadjtauy
Neferhotep I Khasekhemra ca.1721-1710
Sobekhotep IV Khaneferra ca.1709-1701
Sobekhotep V Khahotepra ca.1700-1695
Ibiau Uahibra ca.1695-1685
Aya Merneferra ca.1684-1661
Ini Merhetepra ca.1660-1659
Suadjtu, Ined, Hori, Dedumose ?
XIV dinastia ?
XV dinastia (Hyksos) ca.?-ca.1530
Khian Suserenra ?
Apophis Aauserra ca.1575-1540
Khamud ?
XVI e XVII dinastia ca.?-1540
Sebekhotep VIII, Nebiriau, Rahotep, Sobe- ?-?
kemzaf I, Sobekemzaf II, Bebiankh
Intef Nebukheperra ?-?
Taa Senakhtenra ?-?
Taa Seqenenra ?-?
Kamose Uadjkheperra ca.?-1540
NUOVO REGNO ca.1539-1077
XVIII dinastia ca.1539-1292
Ahmose Nebpehtira ca.1539-1515
Amenhotep I Djeserkara 1514-1494
Thutmose I Aakheperkara 1493-1483
Thutmose II Aakheperenra 1482-1480
Thutmose III Menkheperra 1479-1425
Hatshepsut Maatkara 1479-1458
Amenhotep II Aakheperura 1425-1400
Thutmose IV Menkheperura 1400-1390
Amenhotep III Nebmaatra 1390-1353
Amenhotep IV / 1353-1336
Akhenaten Neferkheperura
Smenkhkara / 1336-1334
Neferneferuaten Ankhkheperura
Neferneferuaten Ankhetkheperura 1334-?
Tutankhamen Nebkheperura ?-1324
Itnecer Ay Kheperkheperura 1323-1320
Haremheb Djeserkheperura 1319-1292
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XIX dinastia 1292-1191


Ramesse I Nebpehtira 1292-1291
Sethy I Menmaatra 1290-1279
Ramesse II Usermaatra Setepenra 1279-1213
Merenptah Baenra 1213-1203
Sethy II Userkheperura 1202-1198
Amenmesses Menmira 1202-1200
Siptah Akhenra 1197-1193
Tauseret Satra Merytamon 1192-1191
XX dinastia 1190-1077
Sethnekhet Userkhaura 1190-1188
Ramesse III Usermaatra Meriamon 1187-1157
Ramesse IV Heqamaatra Setepanamon 1156-1150
Ramesse V Usermaatra Sekheperenra 1149-1146
Ramesse VI Nebmaatra Meryamon 1145-1139
Ramesse VII Usermaatra Setepenra Meryamon 1138-1131
Ramesse VIII Usermaatra Akhenamon 1130
Ramesse IX Neferkara Setepenra ca.1129-1111
Ramesse X Khepermaatra Setepenra ca.1110-1107
Ramesse XI Menmaatra Setepenptah ca.1106-1077
TERZO PERIODO INTERMEDIO ca.1076-723
XXI dinastia ca.1076-944
Smendes Hedjkheperra Setepenra ca.1076-1052
Psusennes I Aakheperra Setepenamon ca.1051-1006
Amenemnysut Neferkara ca.1005-1002
Amenemope Usermaatra Setepenamon ca.1002-993
Osorkon Aakheperra Setepenra 992-987
Siamon Necerkheperra Setepenamon 986-ca.968
Psusennes II Titkheperura ca.967-944
XXII dinastia 943-ca.746
Sheshonq I Hedjkheperra Setepenra 943-923
Osorkon I Sekhemkheperra Setepenra 922-ca.888
Takelot I Usermaatra Setepenamon ca.887-874
Sheshonq II Heqakheperra Setepenra ca.873
Sheshonq III Usermaatra Setepenra/amon ca.872-842
Osorkon II Usermaatra Setepenamon 841-803
Sheshonq IV Hedjkheperra ?-790
Pami Usermaatra Setepenra/amon 789-784
Sheshonq V Aakheperra 783-ca.746
XXIII dinastia (ALTO EGITTO) e re rivali
Takelot II 845-821
Iuput I 820-809
Osorkon III, Takelot III ca.780±20
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MEGIDDO Tattica per la vittoria

Petubaste I, Sheshonq IV, Rudamon, Iny 834-812


XXIII dinastia (BASSO EGITTO) ca.730
Petubaste II (?), Osorkon IV
XXIV dinastia ca.736-723
Tefnakhte Shepsesra ca.736-729
Bocchoris Uahkara 728-723
PERIODO TARDO ca.722-332
XXV dinastia ca.722-ca.655
Piye/Pyankhy ca.753-723
Shabaka Neferkara ca.722-707
Shebitku Djedkaura ca.706-690
Taharqa Khuranefertem 690-664
Tantamani Bakara 664-ca.655
XXVI dinastia 664-525
Psammetico I Uahibra 664-610
Necho II Uhemibra 610-595
Psammetico II Neferibra 595-589
Apries Haaibra 589-570
Amasis Khnemibra 570-526
Psammetico III Ankhkaenra 526-525
XXVII dinastia (PERSIANA) 525-404
Cambise 525-522
Dario I 521-486
Serse 486-466
Artaserse I 465-424
Dario II 424-404
XXVIII dinastia 404-399
Amirteos 404-399
XXIX dinastia 399-380
Nepherites I Baenra Meryneceru 399-393
Psammuthis Userra Setepenptah 393
Hakoris Khnemmaatra 393-380
Nepherites II 380
XXX dinastia 380-343
Nectanebo I Kheperkara 380-362
Teos Irmaatenra 365-360
Nectanebo II Senedjemibra Setepenanhur 360-343
SECONDO PERIODO PERSIANO 343-332
Artaserse II Ochus 343-338
Arses 338-336
Dario III Codomano 335-332
ALESSANDRO MAGNO 332-323

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Per completare
DINASTIA MACEDONE 332-310
Alessandro Magno 332-323
Filippo III 323-317
Alessandro IV 317-310
DINASTIA TOLEMAICA 305-30
Tolomeo I Sotere 305-282
Tolomeo II Filadelfo 285-246
Tolomeo III Evergete 246-222
Tolomeo IV Filopatore 222-204
Tolomeo V Epifane 204-180
Tolomeo VI Filometore 180-170
163-145
Tolomeo VII Neo Filopatore 145
Tolomeo VIII Evergete Trifone Fiscone 170-169
169-163
145-131
127-116
Tolomeo IX Sotere Latiro 116-110
109-107
88-80
Tolomeo X Alessandro 110-109
107-88
Tolomeo XI Alessandro 80
Tolomeo XII Neo Dionisio Aulete 80-58
55-51
Tolomeo XIII Teo Filopatore 51-47
Tolomeo XIV Filopatore Filadelfo 47-44
Tolomeo XV Cesare Cesarione 44-30

Durante la dinastia tolemaica furono importantissime alcune regine, l’ul-


tima delle quali, Cleopatra VII, condivise il regno dal 51 al 30 a.C.
Ottaviano Augusto, sconfiggendo Cleopatra e Marco Antonio, concluse
la storia egizia. Il territorio divenne una provincia romana.
Tutte le date vanno intese avanti Cristo.
La VII dinastia non è stata omessa, è considerata inesistente.

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Quaderni di Egittologia
Collana diretta da Secco Livio
1 UN’OFFERTA CHE IL RE DÀ: I NUTRIMENTI
L’alimentazione nell’antico Egitto (I parte)
2 UN’OFFERTA CHE IL RE DÀ: LA CUCINA
L’alimentazione nell’antico Egitto (II parte)
3 UN’OFFERTA CHE IL RE DÀ:
PREPARAZIONE, CONCETTI, VISITA MERCATALE
L’alimentazione nell’antico Egitto (III parte)
4 AMARNA: IL QUARTIERE PALATINO
Akhetaton L’Orizzonte del Sole (I parte)
5 AMARNA: LA CITTÀ RESIDENZIALE
Akhetaton L’Orizzonte del Sole (II parte)
6 AMARNA: L’HINTERLAND
Akhetaton L’Orizzonte del Sole (III parte)
7 A DIFESA DAL MALE
Gli amuleti nell’antico Egitto
8 LA PRESA DI GIAFFA
Nascita di un mito
9 MEGIDDO
Tattica per la vittoria
10 QADESH
Una battaglia per due vincitori
11 ALLA TESTA DEL RE
Le corone dell’antico Egitto
12 PASSI, MOVENZE E RITMI PER IL FARAONE
La danza nell’antico Egitto
13 LATTUGA, CANAPA, OPPIO E VINO
Droghe nell'antico Egitto (I parte)
14 LA NINFEA AZZURRA
Droghe nell'antico Egitto (II parte)
15 FIORIRE OGNI MATTINO
Droghe nell'antico Egitto (III parte)
16 NEFER IREP
Enologia sulle rive del Nilo

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17 GIOCHI D’EGITTO
I divertimenti del re
18 PIACERI E PERICOLI IN RIVA AL NILO
L’harem del faraone
19 UNA MALATTIA CON CUI COMBATTERÒ
La medicina nell’antico Egitto
20 LE MALEFATTE DI PANEBI
Una denuncia penale nell’antico Egitto
21 L’EGITTO PRIMA DELL’EGITTO
Preistoria archeologica della Valle del Nilo
22 IL PROTOCOLLO REALE
Composizione dell’onomastica faraonica
23 LA MASTABA DI PTAH-HOTEP
Esemplificazione di una sepoltura nobiliare
24 IL REGISTRO DELLE ASSENZE
La vita operaia degli artigiani del re
25 PERDERE L’EGITTO: ABU SIMBEL
Il salvataggio dei templi nubiani
26 PERDERE L’EGITTO: GLI ALTRI TEMPLI
Il salvataggio dei templi nubiani
27 NEL NOME DI IMHOTEP
Lo straordinario fascino dei geroglifici
28 LA CIVILTÀ DEL PAPIRO
Il libro egizio
29 SENNEFER
La tomba delle vigne
30 I SOLDATI DEL FARAONE
Oplologia e polemologia egizia
31 LA CHIAVE DELL’EGITTO
La stele di Rosetta
32 IL DISCORSO DEL RE
Le stele di Semna
33 L’INSEGNAMENTO DI PTAH-HOTEP
I testi sapienziali dell’antico Egitto
34 UN’INTESA CONTESA
Il Trattato di Pace egizio-ittita

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MEGIDDO Tattica per la vittoria

35 I GEROGLIFICI DI TUTANKHAMON
Traduzione della KV62
36 IL SIMBOLO DEL RE
I sigilli della tomba di Tutankhamon
37 I MARCATORI DI TUTANKHAMON
Il DNA di una dinastia
38 SULLE TRACCE DEL RE
Il ritrovamento della famiglia di Tutankhamon
39 COSE MERAVIGLIOSE…
La scoperta della tomba di Tutankhamon
40 VILLAGGI E CITTÀ
L’urbanizzazione nell’antico Egitto
41 DOVE DIO RIPOSA
Valle dei Re: geologia, statistiche, collisioni (I parte)
42 IL GRANDE CAMPO
Valle dei Re: denominazioni architettoniche (II parte)
43 SCONFIGGERE LA MORTE
Riti funerari nell’antico Egitto (I parte)
44 LA VITA PER SEMPRE
Riti funerari nell’antico Egitto (II parte)
45 L’EGITTO CRIMINALE
Processi, sentenze e pene in epoca ramesside
46 MELODIE PER IL RE
La musica nell’antico Egitto
47 SOLCHI SULLA SABBIA
La ruota nell’antico Egitto
48 L’AFFERMAZIONE ICONICA DEL POTERE
L’origine del geroglifico
49 CON LA SABBIA TRA I CAPELLI
Acconciature dell’antico Egitto
50 LA BELLEZZA NELLO SGUARDO
La cosmesi dell’antico Egitto

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BIBLIOGRAFIA
Il presente elenco non è certamente esaustivo delle molte
letture dedicate all’antico Egitto ed alla sua storia.
Potrete comunque trovare qui dei suggerimenti e delle idee
per svolgere letture più approfondite.

C. Aldred, Arte dell'antico Egitto, Rizzoli, Milano, 2002


F. Arborio Mella, L'Egitto dei faraoni, Mursia, Milano, 1976
K. A. Bard, Archeologia dell'antico Egitto, Carocci, Roma,
2013
C. Barocas, L'antico Egitto, Newton & Compton, Roma,
1978
E. Bresciani, Letteratura e poesia dell'antico Egitto, Ei-
naudi, Milano, 1999
E. Bresciani, Sulle rive del Nilo, Laterza, Bari, 2000
H. Carter, Tutankhamen, Garzanti, Milano, 1973
A. Dodson, D. Hilton, The Complete Royal Families of An-
cient Egypt, Thames & Hudson, New York, 2004
S. Donadoni, L'Egitto, UTET, Torino, 1982
B. Fagan, Alla scoperta dell'antico Egitto, Newton & Comp-
ton, Roma, 1996
A. Gardiner, La civiltà egizia, Einaudi, Torino, 1961
N. Grimal, Storia dell'antico Egitto, Laterza, Bari, 2002
T. Hoving, Tutankhamon, Mondadori, Milano, 1995
N. Reeves, R. Wilkinson, The complete Valley of the Kings,
Thames & Hudson, New York, 2000
I. Shaw, The Oxford History of Ancient Egypt, Oxford Uni-
versity Press, Oxford-New York, 2003
D. Wildung, Architettura del mondo, Egitto, dall’epoca prei-
storica agli antichi romani, Taschen GmbH, Köln, 2009
T. Wilkinson, L'antico Egitto: storia di un impero millenario,
Milano, Einaudi, 2012

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DELLO STESSO AUTORE


DIZIONARIO EGIZIO – ITALIANO / ITALIANO – EGIZIO
Kemet Edizioni, Torino, 2016
ISBN-13: 9788899334123
Si tratta del terzo aggiornamento del primo ed unico dizionario
egizio - italiano, edito ormai dal 2007, con il quale i lemmi sono
stati portati a 4000. Ogni parola è presentata in geroglifico,
traslitterazione e traduzione ed è raffigurata nelle varianti più
comuni della sua scrittura.
Il testo è stato corredato di un "righello monolittero" in ogni
testata di pagina per dare al consultatore un facile orienta-
mento all'interno del testo. Il dizionario è dotato di una tabella
che associa il primo suono della parola al proprio segno ge-
roglifico per facilitare la ricerca di un lemma di cui si conosca
la scrittura ma non la fonetica.

LA TOMBA TEBANA TT3 DI PASHEDU


Kemet Edizioni, Torino, 2013
ISBN-13: 9788899334574
Il testo presenta la tomba, riccamente decorata, di uno dei co-
struttori delle tombe faraoniche della celeberrima Valle dei
Re. Essa si trova a Deir el Medina, il famoso villaggio degli
operai. Il testo riporta tutte le trascrizioni geroglifiche, le tra-
slitterazioni e le traduzioni relative.
Per meglio contestualizzare gli eventi descritti viene tracciata
l'origine della cittadina e il suo sviluppo, nonché la possibile
ricostruzione degli eventi familiari di quello che spesso è citato
come un decoratore ma che le descrizioni geroglifiche docu-
mentano essere uno specialista di pietre e perciò un cavatore.
Il libro è utile all'appassionato di egittologia, come pure allo
studente di filologia che sta imparando a leggere i testi gero-
glifici dimostrandosi una valida esercitazione guidata.

CONFINI DI PIETRA
Le fortezze dell'antico Egitto
Kemet Edizioni, Torino, 2016
ISBN-13: 9788899334178
L'architettura militare ha sempre ricoperto un ruolo molto im-
portante in tutte le culture ed anche nell'antico Egitto si co-
struirono opere imponenti a protezione delle frontiere.
Purtroppo, la posizione decentrata delle fortificazioni, lontane
dai percorsi della ricerca e del turismo, e la loro inaccessibi-
lità, causata dall'innalzamento delle acque del lago Nasser,
hanno reso difficile il lavoro di ricerca e di documentazione su
questo aspetto fondamentale dell'architettura egizia. Questo
volume, primo del suo genere in Italia, cerca di fornire una
veduta d'insieme e un agevole approccio alla riscoperta delle
fortezze dell'antico Egitto.

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