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Eremiti in oriente

Nella tradizione cristiana la vita eremitica è una prima forma di monachesimo che precede la vita monastica
nel cenobio. La Regola di San Benedetto elenca gli eremiti tra i quattro tipi di monaci.

L’eremita (dal greco letteralmente “che vive nel deserto”) è colui che si ritira nella solitudine per consacrarsi
a Dio dedicandosi alla meditazione o alla preghiera, senza essere astretti ad alcuna regola religiosa
particolare. Le ragioni principali che possono portare a una scelta del genere sono spirituali o religiose.

Nel cristianesimo il concetto di vita eremitica, sia nei tempi antichi che in quelli moderni, è profondamente
radicato. L’eremita trascorre una vita interamente dedicata alla lode di Dio e all’amore e, attraverso la
penitenza e la preghiera, anche al servizio di tutta l’umanità. Quest’ultimo aspetto è fondamentale per la
corretta comprensione della vocazione eremitica nella chiesa cattolica, dato che la tradizione giudeo-
cristiana sostiene che Dio ha creato l’uomo (cioè, il singolo essere umano) in una concezione sociale o
relazionale dell’umanità, il che significa che la solitudine non può mai essere lo scopo di ogni vocazione
cristiana ma solo uno strumento per inseguire un particolare scopo spirituale, che fa parte della nostra
comune vocazione umana.

Prendono i voti che comportano, tra l’altro, una vita in celibato e in completa castità.

Nella comune tradizione cristiana il primo eremita cristiano conosciuto fu Paolo di Tebe (Egitto, III secolo),
anche chiamato “San Paolo primo eremita”. Il suo discepolo Antonio d’Egitto (IV secolo), spesso definito
come “Antonio il Grande”, è forse il più famoso di tutti gli eremiti del periodo grazie alla biografia di
Atanasio di Alessandria. Egli si circondò di numerosi discepoli nel deserto dell’Alto Egitto. Da questi luoghi la
pratica dell’eremitismo si diffuse in tutto l’Oriente, in particolar modo con sant’Ilarione in Palestina e con
san Gregorio di Nazianzio e san Basilio in Cappadocia. Molti di questi gruppi vennero denominati Padri del
Deserto. La vita comunitaria eremitica fondata sul cenobio si deve invece a san Pacomio.

Nel Medioevo alcuni eremiti carmelitani affermarono di aver rintracciato la loro origine negli eremiti ebraici
organizzati da Elia.

Gli eremiti cristiani spesso vivevano in luoghi isolati definiti “eremi” o “eremitaggi”, che potevano essere
una grotta naturale o un’abitazione situata nel deserto o nella foresta. Essi venivano ricercati per consigli di
tipo spirituale, e alcuni di loro si circondarono di così tanti discepoli da non vivere più in solitudine e da non
poter più essere classificati come eremiti. In epoca medievale gli eremiti potevano trovarsi anche all’interno
o in prossimità delle città dove potevano guadagnarsi da vivere come custodi, guide o traghettatori.

Dal Medioevo fino ai tempi moderni il monachesimo di tipo eremitico è stato praticato anche nel contesto
di ordini religiosi nel cristianesimo d’occidente. Per esempio nella Chiesa cattolica i certosini e camaldolesi
organizzarono i loro monasteri come gruppi di eremi dove i monaci vivevano la maggior parte della loro
giornata e la maggior parte della loro vita in solitudine, raccogliendosi insieme solo per tempi relativamente
brevi per la preghiera comunitaria e solo occasionalmente per i pasti. Gli ordini cistercensi, trappisti e
carmelitani permettono ai membri che sentono la vocazione per la vita eremitica, dopo anni di vita nel
cenobio o nella comunità del monastero, di passare a una stanza singola del monastero adattata come
eremo. Questo vale sia per i loro monaci che per le suore. Ci sono stati anche molti eremiti che hanno
scelto questa vocazione, come alternativa ad altre forme di vita monastica. Nell’XI secolo, la vita
dell’eremita ottenne il riconoscimento come percorso legittimo e indipendente per la redenzione. Molti
eremiti in questo secolo e in quelli successivi sono stati canonizzati come santi.
In Italia fu soprattutto Papa Celestino V (Pietro da Morrone) a promuovere la pratica dell’eremitismo con la
costruzione di numerosi eremi, in particolare tra i monti della Maiella. Questi eremi erano legati all’ordine
celestiniano, di cui Celestino V era stato il fondatore. In Toscana si diffusero i Guglielmiti, un ordine
eremitano fondato da San Guglielmo di Malavalle.

Il termine “anacoreta” è spesso usato come sinonimo di eremita, non solo nelle prime fonti scritte, ma
anche nel corso dei tempi moderni. Generalmente, l’anacoreta non si dà una regola scritta né appartiene a
un ordine.

Nel Medioevo l’anacoretismo era una vocazione comune. Anacoreti e anacorete vivevano la vita religiosa
nella solitudine di un “eremitaggio”, di solito una piccola capanna o una cella costruita dietro una chiesa. La
porta poteva essere murata nel corso di una speciale cerimonia condotta dal locale vescovo dopo che
l’anacoreta si era trasferito all’interno della struttura. La chiesa aveva una piccola finestra (“agioscopio”),
costruita nel muro comune vicino al santuario per permettere all’anacoreta di partecipare alla liturgia
ascoltandola e per ricevere la Santa Comunione. Un’altra finestra affacciava sulla strada consentendo ai
benefattori di fornire cibo e altri beni di prima necessità. Coloro che erano alla ricerca di consigli di tipo
spirituale potevano anche utilizzare questa finestra per consultare l’anacoreta. Ai nostri tempi la vita
anacoretica come una forma distinta di vocazione è quasi sconosciuta.

Oggi i cattolici romani a vocazione eremitica possono vivere la loro vita monastica come eremiti
appartenenti a un ordine religioso cenobitico (per esempio i benedettini, i cistercensi, i trappisti) o in un
ordine religioso orientato verso l’eremitismo (per esempio i certosini o i camaldolesi) ma in entrambi i casi
sotto l’obbedienza al proprio superiore religioso. Oppure come eremiti consacrati sotto la direzione
canonica dei loro vescovi locali.

Nella Chiesa cattolica oggi gli istituti di vita consacrata hanno propri regolamenti riguardanti i loro aderenti
con una vocazione alla vita eremitica, e questi devono ottenere il permesso dei loro superiori per passare
da un percorso religioso comunitario a una vita eremitica. Gli eremiti tecnicamente restano membri del loro
ordine religioso e quindi sotto l’obbedienza al proprio superiore religioso.

Come accennato in precedenza, gli ordini monastici dei certosini e dei camaldolesi preservano il loro stile di
vita essenzialmente con una visione eremitica in un contesto cenobitico: cioè i monasteri di questi ordini
sono in realtà insiemi di singoli eremi dove i monaci e le monache passano le giornate da soli con periodi
relativamente brevi di preghiera comune quotidiana o settimanale. Inoltre, gli altri ordini che sono
essenzialmente cenobitici, in particolare i trappisti, mantengono una tradizione interna che consente ai
monaci o alle monache, quando questi hanno raggiunto un certo livello di maturità all’interno della
comunità, di proseguire il loro percorso religioso in modalità eremitica sotto la supervisione dell’abate o
della badessa. Thomas Merton fu tra i trappisti che hanno intrapreso questo stile di vita.

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