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La Chiesa occidentale e il monachesimo

La Chiesa Cattolica ebbe un ruolo decisivo nel garantire all’ Occidente-europeo, diviso nei regni romano-
germanici, unità culturale e religiosa. Grazie al fatto che la maggior parte dei Vescovi proveniva
dall’aristocrazia Romana, la chiesa conservò molti caratteri della tradizione romana tra cui l'uso del latino
come lingua ufficiale. La chiesa rimase per secoli l'unica istituzione di carattere universale dell'Occidente. I
suoi successi si basarono sul sempre maggiore coinvolgimento dei vescovi nella vita politica e civile e sul
primato del vescovo di Roma. Essa avviò anche un’ attività di evangelizzazione che puntava a estirpare
dall'occidente l'arianesimo,che essa considerava una dottrina eretica, e a favorire l'integrazione tra il mondo
Germanico, che era ancora in prevalenza ariano o pagano e quello romano- cattolico. Due furono le
caratteristiche dell'attività della chiesa: il monachesimo, protagonista appunto del movimento di
evangelizzazione delle popolazioni pagane e la salvaguardia della cultura classica che portò alla creazione di
vero e proprio monopolio ecclesiastico sul sapere- Il crollo dell'Impero d'Occidente consegnò alla chiesa
grande libertà, perché la sua autorità non era più limitata da quelle imperiale e un grande ruolo, quello di
essere l'unica istituzione del mondo antico capace di fronteggiare l'egemonia dei nuovi dominatori barbari.
Nei centri urbani I Vescovi divennero i protettori della popolazione Romana, acquisendo competenze in
ambito politico,giuridico e militare; si occupavano dell'amministrazione della città e della giustizia, della
difesa in caso di incursioni e razzie e della mediazione con i capi germanici per la ripartizione le terre; erano
i vescovi, attraverso donazioni e opere di beneficenza, a provvedere al sostegno dei poveri e
all'approvvigionamento alimentare della popolazione. Tra Vescovi si affermò il primato del Vescovo di Roma
a cui Il Concilio di NICEA aveva riconosciuto soltanto un primato onorifico e che poi acquisì il titolo'ufficiale
di papa, per sottolineare la sua superiorità rispetto agli altri Vescovi. Il primato del Vescovo di Roma si
rafforzò con Leone primo, il Papa che secondo la tradizione avrebbe fermato Attila incontrandolo a Mantova.
Egli ereditò dalla tradizione romana il titolo di sommo pontefice che affermava il primato del Vescovo di
Roma in quanto vicario di Pietro, l'apostolo al quale Gesù aveva affidato la sua chiesa, considerato per
tradizione primo Vescovo di Roma perché l’ aveva praticato a lungo e aveva subito Il martirio. L'affermarsi
del primato Pontificio acuì le tensioni con l'oriente dove l'imperatore era anche la massima autorità in
ambito religioso e poichè l'imperatore d'Oriente si considerava legittimo sovrano anche della parte
occidentale, cercò di essere di estendere la propria influenza sulla chiesa di Roma. Numerosi appunto gli
scontri l'autorità pontificia e i vari imperatori bizantini. Famosa la lettera di papà Gelasio all'imperatore
d'Oriente Anastasio in cui affermava l'autonomia della chiesa rispetto al potere politico e l'esistenza di due
autorità distinte: quella politica dell'imperatore e quella spirituale del papà,entrambe derivanti da Dio;
dichiarando anche La supremazia del potere spirituale tenuto dalla chiesa, su quello temporale esercitato
dall'imperatore. Il monachesimo era nato in Oriente, i primi monaci erano eremiti cioè persone che, spinte
dal desiderio di fuga dal mondo si ritiravano in zone disabitate per condurre una vita di preghiera e di
rinuncia. In Occidente, invece, prevalse il monachesimo cenobitico cioè basato sulla vita comunitaria.
Mentre in Oriente il monachesimo era frutto di una scelta individuale, in Occidente sorse in accordo con i
vescovi, diventando uno strumento di evangelizzazione delle popolazioni pagane presenti principalmente
nelle aree rurali. I monaci fondarono i monasteri nelle campagne dove c’erano appunto quelle popolazioni
rurali che furono convertite. La funzione evangelizzatrice del monachesimo occidentale lo distinse ,perciò, da
quello orientale più legato alla preghiera e alla ascesi individuale.Il monachesimo irlandese ereditò molti
elementi di quello orientale caratterizzandosi per l’ascetismo estremo fatto di digiuni, veglie, di preghiere e
punizioni corporali, Suo elemento caratterizzante la peregrinazione, ossia lo spostarsi da un luogo all'altro
per realizzare un esilio volontario dal mondo come forma di accesi e di servizio a Cristo. Questa
peregrinazione si trasformava in missione ,Cioè in compito di evangelizzazione dei Pagani anche a rischio
della propria vita, durante la loro opera di diffusione del Cristianesimo Simone molti monaci ,Infatti,
conobbero Il martirio .Espressione, invece,delle caratteristiche del monachesimo occidentale fu il
monachesimo benedettino, nato a Norcia nato grazie all'opera di Benedetto da Norcia, che fondò Il
monastero di Montecassino nel Lazio meridionale .La grande innovazione portata da Benedetto fu la Regola:
ai monaci veniva chiesto il rispetto di 3 voti tipici della vita cristiana: povertà, castità e carità , ma erano
evitati gli eccessi delle mortificazioni corporali , delle penitenze estreme e delle rinunce al sonno e ai
pasti ,che caratterizzavano il monachesimo orientale e irlandese. Era una scelta dettata dalla consapevolezza
che I monasteri erano comunità di esseri umani non necessariamente pronti al’ascesi e al martirio.
L'impostazione Benedettina incontrò il favore per la sua moderazione di Gregorio Magno e perciò furono
incaricati dell'evangelizzazione degli angli e dei sassoni. L'altro elemento fondante della regola di Benedetto
fu la fusione tra momenti di preghiera e momenti di lavoro, anche quest'ultimo interpretato come forma di
servizio a Dio, espressa nella formula Ora et labora , cioè prega e lavora. La regola scandiva con precisione
le ore della giornata dei monaci che prevedeva le ore canoniche, cioè le ore di preghiera, centrate sulla
salmodia ossia il canto comune dei salmi, alternate alle ore dedicate al lavoro principalmente nei campi.
Erano Inoltre previste ore di letture e di studio individuali. Questa articolazione delle attività trasformò i
monasteri benedettini in strutture estremamente organizzate ed efficienti sia nella vita religiosa che nelle
attività produttive. ogni monastero comprendeva, infatti, una proprietà terriera ch e garantiva
l'autosufficienza economica. Col tempo i monasteri furono anche in grado di produrre le eccedenze agricole
commerciabili e si trasformarono in piccoli Borghi , circondati dalle abitazioni delle persone che ci
lavoravano o che risiedevano nelle vicinanze: le solide Mura potevano offrire rifugio alle popolazioni in caso
di pericolo. I monasteri da luoghi di preghiera divennero centri economici e vitali punti di riferimento, nei
momenti difficili di carestia, prendendo il posto delle antiche città che avevano ormai perso il loro ruolo
economico. Ai monaci benedettini era chiesto di svolgere tutte le attività in forma comunitaria: insieme
dovevano pregare, mangiare ,dormire, studiare, lavorare; non potevano possedere nulla individualmente:
ogni proprietà doveva essere messa a disposizione del monastero. Tutti dovevano obbedire all’ Abate
considerato il vicario di Cristo nella comunità e padre della comunità,anche l’abate doveva sottostare alla
regola ed era responsabile di fronte a Dio della conduzione dei monaci. I monaci, infine, erano tenuti alla
permanenza stabile, cioè devono risiedere nel monastero dal momento che entravano fino alla morte.
Accanto alla preghiera e al lavoro manuale una grande importanza aveva l'attività intellettuale, lo studio
che dovevano essere limitato ad numero determinato di ore (20 alla settimana) e dedicate
all'approfondimento delle Sacre Scritture. Ogni monastero si dotò di una biblioteca dove accanto alle opere
religiose, trovarono spazio anche numerosi manoscritti di autori Romani e greci e, di uno scriptorium dove i
manoscritti venivano copiati e ornati da splendide miniature. Sorsero anche scuole monastiche per insegnare
a leggere e scrivere ai novizi: le scuole ,gli scriptoria e le biblioteche diedero un contributo enorme alla
conservazione della cultura classica, facendo della chiesa la principale istituzione culturale dell'occidente.
Con la scomparsa della scuola Antica anche l'educazione scolastica passò sotto il controllo della chiesa e le
scuole monastiche divennero il modello delle altre scuole, che erano le scuole episcopali organizzate da
Vescovi nei centri urbani e le scuole presbiteriale collocate presso le parrocchie. i deve alla chiesa e al
monachesimo, in particolare, la tradizione di quasi tutti i testi antichi giunti fino a noi. Na nel lavoro di
copiatura la finalità culturale si univa a quella religiosa e penitenziale: era una pratica dura, ripetitiva e
stancante, ideale per fare penitenza e per realizzare l’ascesi perseguita dai monaci. Come confessare un
anonimo copista non solo si stancavano le dita della mano destra ma soffrivano gli occhi per la cattiva
illuminazione e la schiena ed il collo per la posizione scomoda.

I LONGOBARDI

La guerra greco-gotica e la conquista Bizantina trasformarono ‘l’ITALIA che era stata il centro del grande
impero romano in una provincia dell'Impero bizantino, che si rivelò una un governo autoritario, esoso e
debole. I bizantini imposero all'Italia un regime fiscale molto esigente che non solo peggiorò le già difficili
condizioni di vita delle popolazioni locali ma causò forti tensioni con l’aristocrazia Italica privata ormai di ogni
autonomia. Questa frattura con le classi dirigenti locali indebolirono il governo bizantino della penisola, a cui
si aggiunse il fatto che Costantinopoli dovette dirottare forza militari e risorse economiche Oriente per
fronteggiare La minaccia dei Persiani. in questo quadro di divisione sociale e di fragilità politico-militari si
colloca l’incursione in Italia di una nuova popolazione germanica, i Longobardi, che ebbero conseguenze di
grande portata storica sulla vita della penisola. I Longobard,i originari della Scandinavia si erano stanziati in
Pannonia all'inizio del sesto secolo, sotto la spinta degli àvari, iniziarono a spingersi verso occidente sotto la
guida del re Alboino. Nel 569 entrarono nella penisola italiana passando dalla odierno Friuli e dilagrono
nella Pianura Padana, conquistando Pavia che divenne la capitale del loro regno. La loro espansione non
incontrò molte resistenze e non richiese grandi campagne militari: fu una sommatoria di assedi di città,
razzie e saccheggi e patteggiamenti con autorità locali per ottenere la sottomissione. In questo modo SI
IMPOSSESARONO DELL’ITALIA settentrionale, della Toscana ed di una ampia area centro-meridionale che
andava dall'Umbria alla Basilicata. I Bizantini scelsero di difendere e mantenere oltre a Roma e Lazio, le
zone costiere e le aree del Sud che considerano strategiche per i traffici commerciali tra Italia e l'Oriente:
l'Emilia-romagna con i territori della della Pentapoli; la fascia Costiera e l’area lagunare veneta, dove sorse
Venezia; buona parte dell'Italia meridionale, la Sicilia e la Sardegna. Nel 534 fu fondato l’ Esarcato d'Italia
con capitale Ravenna, composto da tutte le province bizantine L’italia fu divisa tra longobardi e bizantini
perdendo l’unita territoriale mantenuta prr secoli e si incominciò a parlare non piu di italia ma di
Longobardia ( da cui Lombardia ) per indicare i territori dei Longobardi e di Romania ( da cui Romagna) per
la parte Bizantina.

Non sappiamo bene per la scarsità di fonti quali furono i rapporti tra Longobardi e italici. A lungo si è
pensato che il dominio longobardo fosse fatto solo di violenza, oppressione , sfruttamento e barbarie in un
rapporto totalmente conflittuale con le popolazioni locali. In realtà l’aggressività iniziale ben presto lasciò il
posto a rapporti più tranquilli e a una progressiva Integrazione sociale e culturale tra la componente
romana romana e quella Longobarda come è testimoniato dalle molte parole di origine Longobarda che
sono entrate nella nostra lingua: si pensi a palla, panca, ricco russare, sala, scaffale, gnocco, Terzo, tanfo e
zaino. Gli storici concordano nel ritenere che il dominio longobardo causò una frattura storica rispetto al
passato perché provocò l'uscita dell’Italia dal sistema politico Imperiale romano a cui era appartenuta per
secoli, e da cui non era uscita nemmeno durante la dominazione ostrogota; In secondo luogo causò la
scomparsa dell’aristocrazia senatoria, cioè una classe dirigente legata alla proprietà terriera, che deteneva il
potere da tempo immemore e che aveva continuato a farlo anche sotto gli Ostrogoti. Uccisi dai
Longobardi, fuggiti, sottomessi o comunque espropriati dalle le proprie terre o dal potere politico-
amministrativo, i grandi proprietari Romani scomparvero come classe dirigente. Non si ebbe quindi in Italia
l'integrazione tra classi dirigenti latine e germaniche come nella Gallia dei Franchi. Tra tutti i popoli
germanici I Longobardi erano quelli che avevano avuto meno contatti con il mondo romano. Nonostante
avessero combattuto come federati al servizio dell'imperatore d'Oriente contro i Goti, erano totalmente
estranei alla civiltà Latina. Il loro dominio portò con sé non solo violenze ma la cancellazione dei rapporti
economici la cancellazione delle tradizioni culturali e delle strutture sociali esistenti. Anche sul piano religioso
la distanza con le popolazioni locali era profonda non solo perché i longobarde erano Ariani e non cattolici
ma, perché, l'arianesimo era limitato al ristrettissimo gruppo dei capi, mentre la massa del Popolo
longobardo restava Pagana . La presenza dei longobardi causò un regresso economico, accentuando la crisi
già da tempo in corso e la distruzione delle strutture di base. i Longobardi avevano una struttura sociale e
politica rudimentale, basata sui clan che si stabilirono prevalentemente nelle campagne, suddivisi in fare
ossia gruppi di guerrieri legati da un antenato comun. Nelle città risiedevano i Duchi che erano i
comandanti militari che governavano il territorio e sulle fare in esso presenti. Benchè esistesse un re ,capo
militare che guidava il popolo in guerra l’autonomia dei duchi era amplissima. La stessa conquista dell’Italia
fu il risultato non di un'azione organizzata e coordinata ma di imprese di singoli capi che riconoscevano
solo formalmente l'autorità del re; di conseguenza il dominio longobardo in Italia era la sommatoria diversi
poteri locali cosa che accentuò la frammentazione politica della penisola. Ad esempio il re Alboino fu
assassinato da una congiura ordita dalla moglie in accordo con i Bizantini, lo stesso accade al successore. I
Duchi in questa fase presero il sopravvento e per alcuni anni non elessero re fino a quando le cose
cambiarono con l’elezione a re di Autari, eletto per fronteggiare la minaccia dei Bizantini. Iniziò cosi una
nuova fase del dominio longobardo in Italia che vide il rafforzamento della autorità centrale, dal tentativo
di dar vita a uno stato unitario e la ricerca di una maggiore integrazione con la società Italico Romana.Questo
processo ebbe come protagonisti i successori di Autari, Agilulfo e Rotari, che ampliarono i domini
Longobardi conquistando parte dell'Emilia, la Liguria e il Veneto; questi successi furono accompagnati da un
rafforzamento dell'autorità del sovrano ed da una limitazione del potere dei Duchi che dovettero cedere
metà delle loro proprietà terriere al in modo che egli potesse far fronte alle spese militari e
dell'amministrazione dello Stato. Nacque così una prima forma di struttura statale organizzata e
centralizzata, che faceva capo al re e alla sua corte che risiedevano a Pavia capitale del Regno.
L'organizzazione dello stato faceva perno sui gestaldi funzionari nominati dal sovrano con poteri giudiziari e
amministrativi analoghi a quelli dei Duchi, inizialmente limitati alle le terre poste sotto autorità deòl sovrano
e poi estesi a tutto il regno. In realtà l'affermazione del potere del re era limitata all'area settentrionale della
Toscana: i potenti Ducati Longobardi di Spoleto nell'Italia centrale e di Benevento nell'Italia meridionale
conservarono una sostanziale autonomia. Il tentativo più forte di affermare l'autorità del potere centrale fu
l’editto di Rotari nel 643 che trasformò in leggi scritte, le norme del diritto consuetudinario longobardo fino
ad all’ora trasmesse oralmente, allo scopo di garantire equità e uniformità nell'amministrazione della
giustizia. L’editto in particolare mirava a imporre l'autorità della giustizia pubblica al posto di quella privata
sostituendo alla faida, il guidrigildo cioè il risarcimento in denaro per un danno o un offesa subiti. Era
quindi lo Stato ad amministrare la giustizia ed, in nome del re, l'editto era una legge scritta del re per il suo
popolo, i longobardi ; i romani venivano nominati solo una sola volta. Tuttavia diversi elementi rivelano
l'influenza della civiltà romana: in primo luogo si tratta di un editto un editto simile leggi romane emanate
dal prefetto del pretorio o dagli imperatori romani; era scritto in latino seppure con l'inserimento di
elementi germanici privi di corrispondenti parole latine; infine affermò il principio proprio del diritto romano
della territorialità del leggi, per il quale una legge vale per tutto il territorio di uno Stato. l'Editto di Rotari
rivelava che l'atteggiamento dei Longobardi nei confronti della civiltà Italico-Romana andava cambiando,
anche perché era impossibile governare una realtà complessa come quella Italico comportandosi
semplicemente come un esercito di occupazione.

Ruolo importante in questo progresso fu giocato dalla Chiesa , particolare col papa Gregorio Magno che
svolse una importante funzione di mediazione tra Longobardi, popolazione locale e Impero bizantino.
Diversi elementi favorirono il lento avvicinamento fra I due popoli.La diffusione dei matrimoni misti che non
erano proibiti dalle leggi longobarde; l'adozione da parte dei longobardi del latino volgare, cioè il latino
parlato quotidianamente delle popolazioni italiche; e l'abrogazione del divieto di conversione al
cattolicesimo decisa re AGILULFO su pressione della moglie Teodolinda, una principessa bavara di origine
Cattolica che, in accordo con papa Gregorio Magno, iniziò la conversione dei Longobardi al cattolicesimo. Il
dominio dei Longobardi rafforzò il prestigio della Chiesa in Italia grazie a l'opera del Papa Gregorio Magno.
L'indebolimento della potenza bizantina in Italia, annullò le interferenze e i tentativi di controllo da parte
dell’autorità imperiale sulla chiesa occidentale , anzi papa Gregorio Magno assunse il ruolo di unica autorità
politica al posto della figura di un imperatore ormai lontanissimo. Era lui a trattare con i Longobardi ,a
pagare loro tributi a promuovere al loro conversione al cattolicesimo in accordo con la Regina Teodolind. A
questo ruolo politico , Gregorio I affiancò una amministrazione efficiente delle proprietà della chiesa,
divenute sempre più estese grazie alle donazioni effettuate dai proprietari terrieri che abbracciano la carriera
ecclesiastica. Le ingenti rendite fondiarie provenienti da questo patrimonio garantirono alla chiesa una
solida base economica: con questa la chiesa aiutava la popolazione durante le carestie, effettuava opere di
carità e provvedeva alla difesa e all'amministrazione di Roma. Furono proprio queste rendite fondiarie a
costituire Il primo nucleo del patrimonio di San Pietro, che a partire da Roma e dal Lazio si svilupperà nei
secoli successivi fino a diventare una vera entità territoriale e politica, sottoposta all'autorità del pontefice,
l'embrione del futuro Stato della Chiesa. Ma l'interesse e gli interventi di Gregorio non si limitarono alla
sola Italia , diede un grande impulso alla diffusione del cattolicesimo presso le genti d'Europa ancora Ariane
o pagane; in particolar modo inviò in Britannia, i Benedettini col compito di convertire gli angli e sassoni .
Questa impresa trasformò il monachesimo benedettino in un formidabile strumento di evangelizzazione
controllato dal papà, nel quale alla sottomissione al pontefice tipica dei Benedettini, si univa lo zero
missionario del monachesimo irlandese e orientale.

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