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La “sindrome dell’arto fantasma”, è una condizione spiacevole che un soggetto esperisce in

seguito alla perdita di un arto: il paziente continua a percepire come parte del suo corpo sebbene
non sia più presente. Ciò che porta all’amputazione potrebbe essere un tumore, un'infezione o  una
malattia vascolare. Tale sindrome è stata studiataed approfondita nel lontano 1552 dal chirurgo
francese AmbroiseParé, il quale operò molti soldati reduci di guerra che lamentavano dolore
all’arto mancante. Il soggetto con codesta sindrome, presenta percezioni sia dolorose che non
dolorose. Le prime sono caratterizzate da forti dolori e crampi multipli, le seconde sono
caratterizzate  dalla percezione del movimento dell’arto mancante oltre che la comparsa di diverse
sensazioni quali vibrazioni e pruriti. Le sensazioni di dolore sono soggettive. Le caratteristiche
ricorrenti del dolore dell’arto fantasma sono le seguenti:
-La durata: vi può essere costanza nel dolore o intermittenza;
-La comparsa: il dolore può insorgere dopo l’amputazione o addirittura settimane o anni;
-L’amplificazione del dolore può dipendere da vari fattori: stress, ansia,depressione.
 
L’ipotesi più accreditata che contribuisce alla formazione di tale sindrome è quella della
riorganizzazione del cervello. Nella corteccia somatosensoriale vi è una sorta di mappa
sensoriale del corpo: infatti i soggetti a cui viene amputato un braccio riferiscono di percepire la
presenza di esso , quando vengono toccati punti del viso. Questo accade perché i neuroni che
rispondono agli stimoli del viso pervadono la zona adibita all’arto, tale da creare una risposta
contemporanea. Lo stesso meccanismo avviene nella corteccia motoria: quando una parte del
corpo non c’è più, il cervello interpreta la mancanza di segnale come una sensazione che provoca
dolore. Da un punto di vista psicologico, si pensa che la percezione ricorrente dell’arto mancante e
il dolore siano condizioni associate a una “non accettazione” della mutilazione, che il soggetto
fondamentalmente non riesce a tollerare. L’analisi psicologica di questi pazienti è molto delicata e
da non trascurare ,dato il profondo cambiamento che si insedia nel soggetto. Seppur si sia cercato di
eseguire trattamenti specifici e mirati per tutti, purtroppo le terapie non sono generalizzabili. Sono
stati selezionati trattamenti farmacologici e non, al fine di trattare sia il dolore che i sintomi
percettivi. Ad oltrepassare l’efficacia delle terapie farmacologiche, vi sono stati utili metodi
alternativi quali hanno riscontrato notevole successo, tra cui:
-Mirror box Therapy: trattamento che consiste nella ricreazione visiva dei movimenti dell’arto
mancante attraverso i movimenti dell’arto intatto davanti ad uno specchio. Ciò permette al paziente
di avere l'impressione di veder muovere l’arto che non c’è più nell’immagine allo specchio. Lo
scopo ultimo è quello di “ingannare” il cervello, facendo credere di aver acquistato l’arto perduto
con la riduzione degli stimoli dolorosi e percettivi. 
-Stimolazione nervosa elettrica transcutanea: questa tecnica produce scariche elettriche utilizzate
a stimolare i nervi. Lo stimolatore viene posizionato sul sito di amputazione.
-Utilizzo di protesi: con la protesi si ha la percezione di avere ancora l'arto integro, in quanto la
parte restante dell’arto mutilato  viene stimolato Il moncone viene stimolato sensorialemente e si ha
la percezione di possedere l’arto mancante.
-Trattamenti psicoterapeutici: l’aiuto di uno psicoterapeuta può aiutare il paziente a ristabilire la
situazione ed entrare in una nuova ottica di accettazione.
In merito alla seguente tematica, complessa quanto affascinante,vi sono ulteriori ricerche da
svolgere, in quanto il legame che intercorre tra mente e corpo è in continua evoluzione e merita di
essere  approfondito  sempre più.
 

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