Sei sulla pagina 1di 28

ISTITUTO

ITALIANO DI PREISTORIA
E PROTOSTORIA

ATTI DELLA XLI


RIUNIONE SCIENTIFICA
DAI CICLOPI AGLI ECISTI
SOCIETÀ E TERRITORIO
NELLA SICILIA PREISTORICA
E PROTOSTORICA

San Cipirello (PA), 16-19 novembre 2006

FIRENZE 2012
ENTI PROMOTORI
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
Assessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e P.I.
Comune di San Cipirello
Unione de Comuni Monreale Jetas
Centro Siciliano di Preistoria e Protostoria
Archeoclub di Corleone
COMITATO D’ONORE
A. Buttitta, N. Bonacasa, E. De Miro, S. Lagona, V. La Rosa, G. Rizza, E. Tortorici,
M. Tosi, V. Tusa, G. Voza
CON IL SOSTEGNO DI
Soprintendenza BB CC AA Agrigento
Soprintendenza BB CC AA Caltanissetta
Soprintendenza BB CC AA Catania
Soprintendenza BB CC AA Enna
Soprintendenza BB CC AA Messina
Soprintendenza BB CC AA Palermo
Soprintendenza BB CC AA Ragusa
Soprintendenza BB CC AA Siracusa
Soprintendenza BB CC AA Trapani
Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”
Museo Archeologico Regionale, Agrigento
Museo Archeologico Regionale “A. Salinas”, Palermo
Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa
Museo “Agostino Pepoli”, Trapani
Museo Archeologico Regionale della Villa del Casale di Piazza Armerina
Museo Archeologico Regionale di Camarina
Museo Archeologico Regionale di Gela
Museo Archeologico Regionale Eoliano “L. Bernabò Brea”
Museo della Ceramica di Caltagirone
Museo di storia naturale e del carretto di Palazzo d’Aumale, Terrasini
Parco Archeologico Regionale di Agrigento
COMITATO SCIENTIFICO
Paleolitico e Mesolitico: M.R. Iovino, F. Martini
Neolitico: V. Tinè, S. Tusa
Eneolitico: A. Cazzella, D. Cocchi Genik, L. Maniscalco
Età del Bronzo: N. Bruno, M. Cavalier, M.C. Martinelli, F. Nicoletti, E. Procelli, S. Tusa
Età del Ferro: R.M. Albanese Procelli
Interazioni Sicilia - Mediterraneo: A.M. Bietti Sestieri, M. Marazzi
Coordinamento: S. Tusa
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
C. Buccellato, A. Scuderi, A. Vintaloro, E. Viola
REDAZIONE DEGLI ATTI
Enrico Procelli

In copertina: Vaso della cultura di Serrafarlicchio

© Istituo Italiano di Preistoria e Protostoria, 2012


Via S. Egidio, 21 - 50122 Firenze
tel. 055/2340765 - fax 055/5354821
www.iipp.it - e-mail: iipp@iipp.it
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 105

FABRIZIO NICOLETTI* - SEBASTIANO TUSA**

L’età del Bronzo nella Sicilia occidentale

LA SICILIA OCCIDENTALE NEL BRONZO ANTICO E MEDIO

Il Campaniforme e il castellucciano occidentale di tipo Naro-Partanna


La presenza del Bicchiere Campaniforme è stata interpretata ora in
chiave diffusionista (provenienza dalla Spagna) (Bosch Gimpera 1925;
1967; Del Castillo Yurrita 1928), ora come prodotto di contrapposte linee
di diffusione (teoria del riflusso) (Sangmeister 1961; 1984) ed, infine, con
il cosiddetto Dutch Model (Lanting, van der Waals 1976; Harrison 1980,
p. 17-41), come oggetto tra oggetti funzionalmente legati alla manifesta-
zione di uno status sociale elevato usato da personaggi di rango anche per
libagioni di particolari bevande (Sherratt 1987).
Grazie alla diffusione delle datazioni assolute si è potuto costatare che
lo sviluppo della facies del Bicchiere si protrasse per circa otto secoli
(Lanting, Mook, van der Waals 1973) ed ebbe sviluppi, funzioni e dina-
miche diverse territorialmente e cronologicamente (Gallay 2001).
In Sicilia la sua presenza fu vista come un fenomeno marginale ed im-
portato in chiave etnico-diffusionista iberica (Bernabò Brea 1958, pp. 116-
118; 1976-77; Bovio Marconi 1963). Anche più recentemente l’ipotesi ibe-
rica è stata ribadita (Cassano, Manfredini e Quojani 1975) o rivisitata in
chiave diffusionista da Barfield che giudica il campaniforme siciliano espo-
nente del cosiddetto international style inquadrabile nella seconda fase del-
la sua diffusione, o di “riflusso”, attraverso l’Europa (Barfield 1984; 1994).
L’evidenza del Bicchiere si è arricchita facendo intuire una sua presen-
za più articolata nell’isola ed un suo inserimento in un contesto culturale
e tipologico nel quale il Bicchiere vero e proprio è solo l’elemento più ap-
pariscente di un insieme di elementi tipologici di un contesto culturale
complesso (fig. 1). La facies del campaniforme interagisce in Sicilia con le
locali culture di Malpasso, Sant’Ippolito e Naro-Partanna tra la fine del
III millennio ed i primi secoli del II millennio a.C., soprattutto nella Sici-

* Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”, Napoli. E-mail: fabrizio.nicoletti@ti-


scali.it.
** Soprintendenza del Mare, Regione Siciliana, Via Lungarini 9, 90139 Palermo; e-mail:

sebtusa@archeosicilia.it.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 106

106 F. NICOLETTI - S. TUSA

lia occidentale. Appare verosimile che lo stile più ricco di elementi tipici
delle culture siciliane preesistenti (B della Bovio Marconi) possa essere
quello che perduri più a lungo fino ad essere contemporaneo con la facies
di Partanna e Naro, variante occidentale della grande civiltà di Castelluc-
cio (Veneroso 1994).

Fig. 1 - La Sicilia occidentale nell’età del Bronzo.

La diffusione (fig. 2.1) del complesso culturale del Bicchiere si accen-


tra soprattutto in due aree della Sicilia occidentale: una settentrionale ed
una meridionale. Nell’area nord-occidentale notiamo la presenza di molti
esemplari di Bicchiere e, soprattutto, un’estesa diffusione degli schemi
decorativi tipici realizzati con la tecnica del pointillè. Nell’area sud-occi-
dentale abbiamo una maggiore e più capillare presenza, caratterizzata,
però, da un livello di forte integrazione tipologica e culturale con gli
aspetti locali. Altrove, invece, cioè nelle altre zone dell’isola, la presenza
del Bicchiere risulta chiaramente intrusiva e marginale.
La contiguità geografica ed una palese somiglianza tipologica non la-
sciano dubbi circa l’evidente introduzione del Bicchiere nel Nord-Ovest
dell’isola dalla Sardegna. Il cosiddetto stile della Moarda, perfettamente
inquadrabile nella cultura del Bicchiere rappresenta il suo innesto nel
contesto tipologico-culturale della Sicilia nord-occidentale dove interagi-
vano il forte retaggio del diffuso artigianato della Conca d’Oro (Bovio
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 107

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 107

Fig. 2 - 1) diffusione del Bicchiere Campaniforme; 2) corridoio con tracce della


copertura domenica della tomba A con Bicchiere Campaniforme di
Marcita (Castelvetrano).

Marconi 1944) e la facies di Capo Graziano (Bernabò Brea 1985). Gli


schemi decorativi di Capo Graziano e del Campaniforme non si amalga-
mano, bensì convivono nel rispetto dell’altrui identità a Villafrati (Bovio
Marconi 1944, p. 88; Von Andrian 1878), alla Moarda (Bovio Marconi
1944, p. 59).
È nell’area sud-occidentale della Sicilia che registriamo la massima
concentrazione di siti della cultura campaniforme. I rinvenimenti effet-
tuati dal Mingazzini nelle due tombe di Torrebiggini presso Partanna
(Mingazzini 1939) e dalla Bovio Marconi nell’ambito della necropoli seli-
nuntina di Manicalunga – Timpone Nero (Bovio Marconi 1963, p. 110),
di Segesta (Bovio Marconi 1944, p. 134), di Naro (Bovio Marconi 1963,
p. 102) e di Ribera (Bovio Marconi 1963, p. 127) costituirono per anni
l’unica attestazione campaniforme in questa parte dell’isola.
Oggi la cultura del Bicchiere è nota attraverso corredi funerari rinvenu-
ti nelle tombe delle c.de Pergole (Tusa 1993-94, p. 1530) e rinvenimento
inedito del 2006, Cisternazza-Vallesecco (Tusa 1993-94, pp. 1529-1530;
1994), Stretto (Tusa 1993-94, pp. 1527-1529; 1994), Pileri (Tusa 1993-94,
p. 1530), vallone San Martino (Tusa V. 1976-77, p. 657; Mannino 1994,
pp. 143-148), Donzelle (Mannino 1994, pp. 137-143), sempre presso Par-
tanna, di Marcita (Tusa 1999, pp. 305-308; 1997a) presso Castelvetrano
(fig. 3.1), di San Bartolo (De Miro 1967) presso Sciacca, di Posillesi (Man-
nino 1981, p. 353; Venezia e Petrusch 1984, p. 4) e Mokarta (inedito)
presso Salemi, di Montagna Grande (inedito), di Santa Margherita Belice
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 108

108 F. NICOLETTI - S. TUSA

(Camerata Scovazzo 1978, p. 132; Bovio Marconi 1963, p. 126), di Torre


Cusa presso Campobello di Mazara (Tusa 1993-94, pp. 1530-1531;
1994a), di Gattolo nell’entroterra di Mazara del Vallo (Tusa 1993-94, p.
1534; 1994a).
Cronologicamente i primi elementi significativi del Bicchiere giungono
in quest’area in corrispondenza della fase finale della facies di Malpasso e
perdurano per gran parte dello sviluppo della facies di Partanna-Naro.
Interessante nei corredi di Marcita la presenza dei vasi polipodi (fig.
3.2), le cui caratteristiche formali ci riportano alla Sardegna meridionale,
ed in particolare alle grotte delle Volpi (Atzeni 1980, p. 42, tav. 27,7; Fer-
rarese Ceruti 1981, p. LVIII, tav.c17) e di San Bartolomeo (Atzeni 1980,
p. 40, tav. 25,2; Ferrarese Ceruti 1981, tav. c5), anche se gli esemplari sici-
liani presentano decorazione al pointillè soltanto sui piedi, e per questo
tramite con le cerchie campaniformi dell’Europa centrale, ed in particola-
re con alcuni contesti funerari della Slesia, Polonia meridionale, (Wojcie-
chowski 1987, p. 688, figg. 2, 4, 5; Harrison 1980, p. 42, figg. 30, 38, 39,
41, 45), Olanda (Rhenen) (Harrison 1980, fig. 8) e Germania meridionale
(Oberrhein) (Bill 1984, fig. 2) (Osthofen) (Sangmeister 1984, fig. 6).
Ma anche la ciotola carenata a pareti concave e fondo tondeggiante
(fig. 3.3) ci riconduce, sempre attraverso la Sardegna (Marinaru-Sassari)
(Atzeni 1980, p. 40, tav. 25,9; Contu 1952-54, p. 55, figg. 7,3 e tav. 5,e;
Ferrarese Ceruti 1981, p. LVIII, tav.c2; Lo Schiavo 1980, p. 375, n. 71,
tav. 71), all’ambiente della Francia meridionale (Languedoc) (Harrison
1980, fig. 77) e della Spagna.
Le caratteristiche tipologiche dei materiali recuperati nei corredi di
Marcita ci portarono alla logica deduzione che nella Sicilia sud-occiden-
tale la cultura del Bicchiere s’integrò capillarmente nel contesto locale
mostrando una notevole capacità di duttilità del suo patrimonio tipologi-
co. La decorazione tipica a pointillè si presenta, anche sul Bicchiere, tal-
volta dipinta a fasce alternate in nero e rosso. Ciò che impressiona è la
creazione di una tipica produzione impressa e dipinta che, oltre al Bic-
chiere, contempla la produzione di una vasta gamma di ciotole emisferi-
che su alto piede finemente decorate da schemi serrati di scacchiere, che-
vron, zig-zag e triangoli alternatamente evidenziati dal sapiente dosaggio
di colore rosso, nero e bianco (fig. 3.4).
Da un punto di vista squisitamente ceramografico si nota che elementi
locali desunti dal tradizionale cromatismo delle produzioni artigianali
s’integrano nel tipico panorama tipologico formale e decorativo del Cam-
paniforme. Specularmente analoga commistione di elementi notiamo nel-
l’ambito della locale produzione castellucciana (fig. 4).
L’idea della presenza di un chiaro fenomeno di sincretismo culturale
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 109

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 109

Fig. 3 - Ceramica della facies del Bicchiere Campaniforme dalla tomba B di Mar-
cita (Castelvetrano). Il n. 4 presenta decorazione dipinta in nero, rosso e
bianco.

che avvenne con l’arrivo del Bicchiere in questa parte dell’isola è ulterior-
mente corroborata dal rituale funerario. In corrispondenza dell’arrivo del
Campaniforme, e nell’area in cui esso è più radicato, la tradizionale tomba
ipogeica di tipo castellucciano, a semplice grotticella, è arricchita da un
lungo dromos costruito assimilabile alla tipologia architettonica del corri-
doio dolmenico (fig. 2.2). Tra gli esemplari più significativi ricordiamo
quelli di Cisternazza-Vallesecco (Tusa 1993-94, pp. 1529-1530; 1994a),
Stretto (Tusa 1993-94, pp. 1527-1529; 1994a), Pergole (Mannino 1971b),
Marcita (Tusa 1993-94; 1997a, 1999), Torre Cusa (Tusa 1993-94, pp. 1530-
1531; 1994a), Vallone San Martino (Tusa 1993-1994, pp. 1531-1532) e
Corvo (Tusa 1993-94, pp. 1533-1534).
Da un punto di vista formale è evidente la consonanza con la tipologia
delle tombe a corridoio o allèes couvertes dell’Almeria, della Catalogna,
Linguadoca, Gard, Herault, Sardegna e Puglia. Ma la peculiarità della ti-
pologia mista ipogeico-dolmenica la troviamo in Puglia e soprattutto nel-
la Sardegna centro-orientale (Canudedda e Mariughia-Dorgali), centro-
occidentale (Mesu Enas, Mura Iddari, S’Angrone-Abbasanta), nel Pauli-
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 110

110 F. NICOLETTI - S. TUSA

Fig. 4 - Ceramiche delle facies del Bicchiere Campaniforme e di Naro-Partanna


dalle tombe A e B di Marcita e da Partanna.

latino (Su Tiriarzu), nel Cagliaritano a Cuccuru-Crabonis di Maracalago-


nis (Demurtas et alii 1987; Lilliu 1988, p. 137, fig. 38) e nel Sassarese a
Monte Maone di Benetutti (Tanda 1988). Una tipologia sostanzialmente
simile è presente anche nel Midì francese, ad Arles e Bounias (Arnal et
alii 1953).
La cultura del Bicchiere si arrestò, quindi, in direzione Est, all’asse del
Belice a Sud e dell’Imera a Nord. L’area ad Est di questo asse è dominata
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 111

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 111

dalla tradizione culturale che ha nei legami con l’Egeo uno dei suoi punti
di massima forza. Ne sono testimonianza gli elementi egei ed anatolici
che caratterizzano i molteplici aspetti culturali di questa parte centro-
orientale dell’isola. Di volta in volta notiamo elementi derivati dalla cera-
mica dipinta di tipo anatolico (Malpasso, Castelluccio) (Bernabò Brea
1976-77, p. 52; Bernabò Brea e Cavalier 1980, p. 688) o altri assimilabili
alla ceramica grigia incisa di tipo elladico-peloponnesiaco (Capo Grazia-
no) (Bernabò Brea 1985, pp. 23-24; Bernabò Brea e Cavalier 1980,
pp. 693-694).
Anche se spesso l’ipotesi diffusionista etnica è stata rifiutata, in verità
con aprioristico contrasto teorico (Renfrew 1967; Whitehouse e Renfrew
1974), tuttavia, anche seguendo le opportune messe a punto teoriche di
Lewthwaite (Lewthwaite 1985, p. 223), bisogna ammettere che la presen-
za del medesimo Bicchiere e degli altri elementi campaniformi a grande
distanza non può non spiegarsi se non con l’esistenza di contatti prolun-
gati a vasto raggio. L’evidenza siciliana dimostra che, tramite la Sardegna,
i contatti furono non solo con l’Iberia, ma anche con la penisola, il Mez-
zogiorno francese e l’Europa centrale (Del Castillo Yurrita 1928; Veny
1968). Quanto ipotizzato confermerebbe l’ipotesi di un’origine multipo-
lare del Bicchiere (Harrison 1977), e, quindi, anche dei vari elementi che
compongono il “pacchetto” siciliano. Il possesso e l’utilizzo del Bicchiere
diventa elemento di competizione fra le elites di aree tra loro vicine nel
quadro di oscure logiche di appartenenza.

La diffusione delle ceramiche grigie tra Bronzo antico e medio


La diffusione degli aspetti castellucciani nella Sicilia occidentale è inti-
mamente legata con una problematica che risulta ancora complessa e lon-
tana dalla sua risoluzione. Riguarda la supposta presenza della facies di
Rodì-Tindari-Valleunga (in seguito RTV) che, secondo la bibliografia pre-
gressa, avrebbe nella Sicilia occidentale alcuni capisaldi come Boccadifal-
co, Mozia e Mursia, ma che, sulla base di molteplici considerazioni, appa-
re sempre più evanescente (Bernabò Brea 1958; Tusa 1999). Tradizional-
mente l’orizzonte RTV era caratterizzato da ceramiche grigie a superficie
accuratamente levigata, o bruna a superficie appena lisciata, dalle ciotole
carenate e, soprattutto, dalle ben note anse a soprelevazione a forma di
“orecchie equine”. Già anni fa, pur accettandone l’esistenza, scrivevamo
che: “Sembra molto verosimile che l’orizzonte RTV sia parzialmente suc-
cessivo a quello di Naro-Partanna, anche se non sono da escludere possi-
bilità di parziale sovrapposizione” (Castellana e Tusa 1991-92, p. 573). La
perplessità sull’esistenza di un orizzonte a se stante di RTV parte dalla
considerazione preliminare che tutti i complessi su cui si basa tale enu-
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 112

112 F. NICOLETTI - S. TUSA

cleazione sono privi di sufficienti dati stratigrafici e dalla constatazione


che molti degli elementi che hanno determinato la sua tipicizzazione sono
o perfettamente inquadrabili nell’ambito della produzione castellucciana
acroma grigia e bruna o già nella successiva facies di Thapsos, tra cui an-
che le ben note anse ad “orecchie equine”. Tale è il caso di Boccadifalco
(Bovio Marconi 1964-65; Mannino e Abate 1986) e della Grotta di Ma-
stro Santo (Bovio Marconi 1944). Così come le evidenze moziesi mi sem-
brano da inquadrare unitariamente all’orizzonte Thapsos-Milazzese (Spa-
tafora 1980-81).
A questa convinzione concorsero i dati delle prime datazioni radiome-
triche di ambito castellucciano effettuate su campioni raccolti nello sca-
vo dell’insediamento della Muculufa, presso Licata, che facevano risalire
agli ultimi secoli del III millennio a.C. questa facies (McConnell 1995,
pp. 97-100). Ciò rendeva difficile ipotizzare una lunga sequenza castel-
lucciana di oltre sette secoli senza apparenti segmentazioni interne.
Vennero poi i dati di scavo di Valsavoia (Spigo 1984-85), Milena (La
Rosa 1997), Ribera (Castellana 1988-89; 1990; McConnell 1988), Ciavola-
ro (fig. 5.1) (Castellana 1996) e Marianopoli (Fiorentini 1984-85), territo-
ri “castellucciani” dove la presenza di materiali non attribuibili alla facies
di Castelluccio indusse a riferirsi a quella di RTV in un’ottica diacronica.
Così come vennero le ceramiche castellucciane in ambiente tirrenico nella
Grotta di San Teodoro (Spigo 1989), dove erano presenti anche cerami-
che attribuibili all’orizzonte di RTV, ed in ambiente occidentale a Favi-
gnana e nell’entroterra trapanese.

Fig. 5 - 1) tazza dal Ciavolaro; 2) vasca di vaso su alto piede da Marcita.


04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 113

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 113

Ma vennero anche i riscontri stratigrafici degli scavi di Milena e Mez-


zebbi dove appariva chiaro che i livelli con ceramiche castellucciane ce-
devano progressivamente il passo alle ceramiche non dipinte attribuibili
alla facies di RTV di affinità thapsiana (La Rosa 1994; Privitera 1994).
Nell’area messinese e calabra vediamo che la contiguità tipologica tra
quello che è stato definito di RTV e il complesso tipologico di Thapsos-
Milazzese è strettissima inducendoci a pensare che si tratti di una medesi-
ma facies da analizzare e comprendere nel suo divenire e, quindi, dinami-
camente in diacronia nel solco di una medesima identità culturale (Scibo-
na 1992; Tigano et alii 1994; Tigano e Martinelli 1996).
A tal proposito la puntuale messa a punto tipologica del Procelli mi-
rante a isolare una facies tipica dell’area che insiste intorno allo Stretto di
Messina in effetti mette in evidenza alcuni caratteri che possono ben in-
terpretarsi nell’ottica di un dinamismo culturale tendente al formalizzarsi
della facies successiva di Thapsos-Milazzese (Procelli 2004).
L’insediamento fortificato di Mursia a Pantelleria (fig. 6.1) con la ne-
cropoli relativa costituita dai sesi, veri e propri tumuli megalitici, diventa,
in quest’ottica, un complesso a sé stante giustificabile con la forte identità
territoriale dell’isola di Pantelleria anche se di derivazione siciliana da
quella parte occidentale dell’isola dove la tradizione castellucciana, pur
presente, non era mai stata così forte come nel resto del territorio sicilia-
no. Anzi saremmo portati a pensare che la spinta a colonizzare Pantelleria
sia sorta proprio in quei momenti nei quali spinte anti-castellucciane pos-
sano aver determinato conflitti nella Sicilia occidentale provocando la
forzata o volontaria espulsione di gruppi, al pari di quanto verificabile in
altri fenomeni di colonizzazione. Mursia rappresenterebbe, pertanto, la
cristallizzazione di un momento di trapasso verso Thapsos che, sul suolo
di Pantelleria, vuoi per l’isolamento, vuoi per l’inserimento in altre logi-
che interrelazionali, non si svilupperà come in Sicilia.

La facies di Thapsos-Milazzese nel Bronzo medio


La presenza della facies Thapsos-Milazzese nella Sicilia occidentale era
fino a non molto tempo fa conosciuta quasi esclusivamente da sporadici
rinvenimenti in grotta. Ricordiamo le attestazioni nelle grotte Mangiapa-
ne (Tusa 1999), del Ferraro (Mannino 1997), del Pozzo la Montagnola
(Mannino 1985; 1991), Perciata o Addaura Grande (Mannino 1985, pp.
154-156), Molara (Mannino 1975), dei Puntali (Mannino 1978) e dell’Uz-
zo (Tusa 1999). Non smentisce il carattere di forte proiezione sul mare di-
mostrato dalle vecchie attestazioni in grotta la diffusa presenza di un inse-
diamento attribuibile alla facies di Thapsos-Milazzese sull’isola di Mozia
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 114

114 F. NICOLETTI - S. TUSA

(Spatafora 1980-81). Analogamente proiettato sul mare doveva essere


l’insediamento indiziato a Favignana in contrada Torretta grazie alla pre-
senza di alcune tombe a grotticella le cui caratteristiche tipologico-archi-
tettoniche (lungo dromos di accesso, lettuccio funebre) non lasciano dub-
bi sull’attribuzione alla facies in questione (Bisi 1969).
Tra gli insediamenti si conoscono le strutture di quello di Marcita (Tu-
sa 1997a). Le capanne erano costruite in pietra e pali lignei con pareti
con andamento apparentemente curvilineo (fig. 6.2). Tra il materiale ce-
ramico spiccavano i bacini lebetiformi su alto piede, decorati da cordoni
plastici (fig. 5.2), ma più spesso da festoni incisi, talora dotati di alte anse
a piastra bi-acuminata. Erano presenti ciotole con alta carena ed anse
acuminate ed ampie teglie talora con partizione interna. Come si può
comprendere dall’esame della ceramica e dal confronto con alcuni inse-
diamenti inquadrabili nella medesima facies quello di Marcita si colloca-
no in una fase più antica dell’orizzonte di Thapsos-Milazzese.
All’insediamento di Marcita andrebbe riferita una tomba a grotticella
di ridotte dimensioni all’interno della quale furono rinvenuti resti schele-
trici di circa 100 individui inumati non in connessione anatomica. Si trat-
tava di un vero e proprio ossario privo di elementi di corredo tranne che
per un pettine in avorio con decorazione a cerchielli (fig. 9.6) che, per la
forma e per il motivo inciso, trova precisi confronti con il Mediterraneo
orientale (Hama, Megiddo, Beitsan). Tale presenza ben si inquadra, se
collegata con la statuetta in bronzo raffigurante la divinità cipriota – siro
– palestinese Reshef (fig. 7.12) recuperata nei fondali antistanti Selinunte,
in quei contatti con il Mediterraneo orientale che caratterizzano i collega-
menti tra questa parte dell’isola ed il resto del Mediterraneo. Del resto
queste presenze con affinità spiccate con il Mediterraneo orientale data-
bili al XIV-XIII sec. a.C. ben si inquadrano con quanto emerge più ad
Oriente, nell’Agrigentino e nel Nisseno, grazie alle attestazioni di mate-
riali ciprioti (bacili) a Caldare, Cannatello e Milena.
(ST)

LA SICILIA OCCIDENTALE NEL BRONZO RECENTE E FINALE

Prolegomeni
Le ricerche recenti, sulla Sicilia di XIII-IX sec. a.C., rendono un qua-
dro di cui è ancora difficile delineare i dettagli (Bietti Sestieri 1979; 1997;
La Rosa 1989; Bernabò Brea 1990; Tusa 1992; 1996; Leighton 1993;
1999; Albanese Procelli 2003b).
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 115

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 115

Fig. 6 - Strutture di abitato dell’età del Bronzo nella Sicilia occidentale. 1) Mur-
sia (Pantelleria); 2) Marcita; 3) Erbe Bianche; 4) Castellazzo di Poggio-
reale; 5) Faraglioni (Ustica); 6) U.T.C. di Partanna; 7) Mokarta (porzione
centrale dell’insediamento); 8) restituzione dello spiccato della capanna
1 di Mokarta.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 116

116 F. NICOLETTI - S. TUSA

P. Orsi aveva inserito questa età nel suo Secondo Periodo Siculo, del
quale non gli sfuggiva il carattere eterogeneo (Bernabò Brea 1964-65, pp.
6-7; La Rosa 1985, p. 7 sgg. e nota 47). L. Bernabò Brea (1990, pp. 19-65)
ha poi suddiviso il periodo in quattro momenti, corrispondenti ad altret-
tante facies: il Bronzo medio (Thapsos), il Bronzo recente (Pantalica
Nord e Ausonio I), il Bronzo finale (Cassibile e Ausonio II), la prima età
del Ferro (Pantalica Sud), secondo uno schema in cui ciascuna facies si
identifica con il periodo di appartenenza. Tuttavia, scavi a Thapsos e nel-
la Sicilia centro-meridionale hanno reso note strutture posteriori al Bron-
zo medio ma ancora di tradizione thapsiana.
In genere, gli insediamenti non coprono l’intero periodo e non sono
del tutto sovrapponibili sul piano della cultura materiale. Si aggiunga che
il processo di revisione della cronologia, continentale ed egea (Bietti Se-
stieri 1996, pp. 185-193), rende sfumati i contorni terminologici del siste-
ma ancora in uso in Sicilia.
A.M. Bietti Sestieri (1979; 1997) ha interpretato le sovrapposizioni tra i
diversi aspetti del periodo in termini di interazioni che, a partire da tradi-
zioni diverse (ma coeve), hanno condotto alla formazione di facies miste.
La studiosa ha individuato tre gruppi: uno di tradizione locale (Pantalica
Nord), uno di tradizione continentale (Ausonio I) ed uno misto (Ausonio
II, Cassibile e Pantalica Sud) con un trait d’union identificato nella pene-
trazione di elementi continentali nel tessuto siciliano di tipo Pantalica.
Nella Sicilia occidentale (fig. 1), al pari del resto dell’isola, sono alme-
no tre le cerchie culturali di questo periodo. Quella costiera di tipo Usti-
ca-Erbe Bianche, derivata dall’aspetto Thapsos-Milazzese, quella medi-
terranea (nel senso di “interna”) di tipo Mokarta, parallela ma non del
tutto sovrapponibile a quelle di Pantalica Nord e di Cassibile, e quella
continentale di tipo ausonio.
Le prime due hanno un’origine comune e sono locali; la terza è alloge-
na. Tutte sembrano avere lo stesso sviluppo: a partire da caratteri origina-
ri autonomi la cultura materiale evolve in forme ibride, che compendiano
tradizioni locali con apporti continentali.

La tradizione costiera: il gruppo tipo Ustica-Erbe Bianche


Principali siti di questa cerchia sono il Castellazzo di Poggioreale, Erbe
Bianche ed Ustica-Faraglioni. La cultura materiale è un misto di elementi
del Bronzo tardo innestati in un sostrato di tipo Thapsos-Milazzese. Il va-
so caratteristico è il bacino su alto piede (fig. 7.1), decorato con cordoni o
festoni rilevati, o con motivi incisi (fig. 7.3). Tipiche le teglie ansate (fig.
7.4). Diffusi i vasi di grandi dimensioni, olle (fig. 7.8-9) o pithoi (fig. 7.6-
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 117

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 117

7) e i colatoi (fig. 7.5). Comune al gruppo di Mokarta, al pari della teglia,


è l’incensiere (fig. 7.11), mentre elementi di substrato sono alari gineco-
morfi (fig. 7.10) e tokens (fig. 7.2). La piastra fittile a quattro settori (fig.
7.13) è un marker di facies che raggiunge la Sicilia centrale1. Della produ-
zione in bronzo si conosce poco ma appartengono al gruppo il ripostiglio
di Erbe Bianche (fig. 7.15) (Giardino et alii 2006) e alcune forme di fusio-
ne da Ustica (Holloway e Lukesh 1995, pp. 15-16, 81-83). Le relazioni
con l’oltremare sono testimoniate dai tardi frammenti micenei di Ustica
(Id. e Ead. 1995, p. 57) ed Erbe Bianche (Ingoglia et alii 2006, fig. 2.b,c)
(fig. 7.14) e forse dal bronzetto di Adad o Reshef (Falsone 1993) (fig.
7.12) e dal pettinino di Marcita (Tusa 1997a, p. 53, fig. 21) (fig. 9.6), se
questi ultimi appartenevano a contesti di questo tipo.
Gli scavi di Erbe Bianche (Ingoglia et alii 2006) (fig. 6.3) hanno messo
in luce edifici infossati nel banco roccioso, privi di muri lapidei, con pian-
ta irregolarmente ellittica talora divisa da tramezzi. Queste singolari abi-
tazioni, che si dispongono intorno ad una capanna circolare delimitata da
una chiostra di buche di palo, sono ora note anche a Partanna (Conte
2006) (fig. 6.6).
A Poggioreale (Falsone e Leonard 1978; 1979; Falsone et alii 1980-81;
Leonard 1980) è, invece, nota una capanna probabilmente circolare, con
focolare al centro e banchina al perimetro (fig. 6.4). Un muro curvo all’e-
sterno dell’ingresso, ritenuto il lembo di una capanna preesistente, sem-
bra invece il resto di un’anticella a forcipe, tipica di Mokarta.
L’abitato di Ustica (Holloway e Lukesh 2001) (fig. 6.5) è formato da
ambienti mistilinei giustapposti, talora connessi a spazi recintati, in un ca-
so separati da una strada. Il sito ricorda il quartiere nord di Thapsos,
Cannatello ed altre pregresse esperienze insulari. Ma ambienti giustappo-
sti a spazi recintati si trovano, come vedremo, anche a Mokarta.
La sfera funeraria della facies è poco conosciuta. La maggiore necro-
poli è quella di Erbe Bianche, formata da tombe a forno violate in antico.
Non è chiaro se possa scendere a questo momento la tomba di Castello
della Pietra (Tusa 1992, p. 530) ed è solo ipotetica l’esistenza di tombe in
anfratto a Ustica (Holloway e Lukesh 1995, pp. 77-78).

1 Erbe Bianche (Ingoglia et alii 2006), Poggioreale (Falsone et alii 1980-81, pp. 938-941,
figg. 2-3, tavv. 250-252), UTC di Partanna (Conte 2006), Cannatello (Mosso 1908, cc. 640-653,
figg. 32-38, tav. 5/9), Rocca Amorella (La Rosa 1980-81, pp. 647-648, tav. 105/2), Mokarta
(Mannino e Spatafora 1995, p. 133) e Maranfusa (Spatafora 2003, pp. 43-54). Ad eccezione
delle due ultime è sempre associata a ceramiche di tradizione thapsiana.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 118

118 F. NICOLETTI - S. TUSA

Fig. 7 - Bronzo recente. Materiali caratteristici del gruppo tipo Ustica-Erbe Bian-
che. 1, 3) bacini su alto piede; 2) tokens; 4) teglie; 5) colatoio; 6-9) dolii e
pithos; 10) alare ginecomorfo; 11) incensiere; 12) statuetta bronzea di
produzione orientale; 13) piastra focolare a quattro settori; 14) frammen-
ti vascolari micenei; 15) ripostiglio di armi bronzee da Erbe Bianche.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 119

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 119

La tradizione mediterranea: il gruppo tipo Mokarta


Degna eponima di questa facies è Mokarta (Salemi), di cui sono stati
indagati abitato (Tusa e Nicoletti 2000; Nicoletti e Tusa 2006) e necropoli
(Mannino e Spatafora 1992; 1995). Grandi sepolcreti sono scaglionati
lungo i fianchi del Belice (Stretto, Timpone Pontillo, San Ciro, Finestrel-
le) (Mannino 1970; 1987; 1994). Importanti abitati, quasi del tutto can-
cellati, dovevano esistere a M. Iato (Isler 1993) e a M. Bonifato (Filippi
1996, pp. 24-45).
Per enucleare la cultura materiale di questa facies occorre esaminare il
suo corrispettivo nella Sicilia orientale. La ceramica della zona est dell’i-
sola, quasi sempre tornita, si caratterizza per la superficie con ingobbio
stralucido. Il suo processo evolutivo si segue bene a Dessueri, nella cui fa-
se più antica i vasi presentano un ingobbio steso in modo omogeneo. In
un momento più avanzato l’ingobbio è, invece, steso a larghe pennellate
che creano fasce curvilinee di colore. A queste ceramiche, che possiamo
definire “protopiumate”, si affiancano quelle, dalle forme identiche, de-
corate con incisioni. Lo sviluppo della decorazione dipinta termina a
Dessueri con la nascita di quella “piumata” propriamente detta. Le cera-
miche con ingobbio uniforme si associano a fibule con noduli; quelle pro-
topiumate a fibule con arco semplice, generalmente sottile; quelle piuma-
te a fibule con arco semplice (appiattito, ritorto, a sezione quadrata) e
con arco serpeggiante a gomito.
Questi dati forniscono una duplice indicazione: la prima è che i com-
plessi di Pantalica Nord e di Cassibile rappresentano i momenti estremi
di un medesimo processo; la seconda è che le ceramiche piumate sono un
prodotto di tradizione locale.
Nella Sicilia occidentale le ceramiche (quasi mai tornite), hanno la su-
perficie solo di rado stralucida ed è quindi naturale che in questa parte
dell’isola non si siano sviluppati i decori piumati. Frammenti con questi
decori sono stati rinvenuti, fuori contesto, a Iato (Isler 1993, p. 88), Ma-
ranfusa (Spatafora 1996a, p. 152; 1996b, p. 189, fig. 6/5-6), Bonifato (Fi-
lippi 1996, pp. 32-33) e Stretto (Mannino 1971a) e almeno quelli di M.
Bonifato potrebbero appartenere alla classe delle protopiumate (fig. 8.1).
La forma più comune nello stile di Mokarta è il bacino su alto piede,
spesso decorato con anelli incisi tra gambo e base (fig. 8.2). La vasca, ta-
lora con risega interna ed orlo scanalato, propone numerose varianti, for-
se di rilievo cronologico (fig. 8.3) e certamente tardo, perché noto altrove
in forme piumate, è il piattello ansato (fig. 8.4). Le varianti della vasca si
ripetono uguali nelle forme apodi o con piede appiattito o ancora a tacco
(fig. 8.5). Olle triansate (fig. 8.6), teiere, brocche (fig. 8.7), pissidi (fig.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 120

120 F. NICOLETTI - S. TUSA

8.8) e anfore (fig. 8.9-10), altrove comuni, sono rare. Sono invece diffuse
le olle quadriansate (fig. 8.11), spesso con coperchio. Caratteristici sono
la tazza con piastra sormontante (fig. 8.14), la teglia (fig. 8.15) è l’incen-
siere (fig. 8.13), comuni alla cerchia tipo Ustica-Erbe Bianche.
Queste produzioni abbracciano in effetti un areale più vasto, che rag-
giunge al minimo il Nisseno.
La metallurgia è poco nota (Albanese Procelli 2003a). Da Mokarta
provengono fibule ad arco semplice sottile (fig. 8.16), un rasoio a nastro
(fig. 8.12) e frammenti di daghe (fig. 8.17). Forme di fusione sono cono-
sciute a Mokarta (Mannino e Spatafora 1995) e a Colle Madore (Vassallo
1999, pp. 85-88) una delle quali riporta l’impronta di un’ascia a bottone
simile a quella di Erbe Bianche.
A parte i lembi di capanne, forse curvilinee ma di datazione incerta, di
M. Iato (Isler 1982, pp. 23-24, figg. 32-34; 2003, p. 72, fig. 59), le uniche
strutture di abitato conosciute sono quelle del Castello di Mokarta (fig.
6.7), distrutte non più tardi del Bronzo finale (Tusa e Nicoletti 2000; Ni-
coletti e Tusa 2006). L’abitato si compone di edifici circolari e quadrango-
lari uniti in complessi raccordati da setti murari che contribuiscono ad
isolare aree esterne. Sebbene simili a strade, le aree all’aperto di Mokarta
somigliano più ai cortili di Thapsos, rispetto ai quali non hanno la stessa
ortogonalità, e alla organizzazione di Cannatello.
Alle capanne si accede da una anticella a forcipe, che potrebbe avere
confronti nel già citato edificio di Poggioreale, nella capanna 2 di Canna-
tello (De Miro 1998, pp. 442-443, figg. 1, 6, 11) e nella n. 18 di Sabucina
(Mollo Mezzena 1987, p. 151, figg. 9, 26, 31).
La capanna 1 (Tusa e Nicoletti 2000) conservava numerosi resti di una
copertura che abbiamo ipotizzato a cupola ogivale con opaion (fig. 6.8),
la cui analogia con il tipo della tomba a tholos è evidente. Tombe di que-
sto tipo, del resto, sono conosciute nella Sicilia occidentale, anche nella
stessa Mokarta (Mannino e Spatafora 1995, figg. 5-7, 33).
Se alcuni autori non hanno dubbi sull’origine micenea del tipo, l’ipote-
si che le tholoi della Sicilia siano derivate dall’architettura domestica loca-
le è stata formulata più volte (Patroni 1937, p. 365; McConnell 1987;
1991-92; Mannino e Spatafora 1995, p. 151; Tusa e Nicoletti 2000; Alba-
nese Procelli 2003b, p. 57). I correlati architettonici di tholoi e capanne
circolari, di cui faremo grazia per brevità (Nicoletti 2006b, pp. 230-234),
sono spesso simili, anche più di quelli che legano le tholoi siciliane a quel-
le del Peloponneso, con le quali vengono di solito confrontate. Ed anche
per il contenuto basato sul rito locale del banchetto, la tomba a tholos si-
ciliana sembra rappresentare la trasposizione funeraria e astrutturale di
un archetipo domestico e strutturale.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 121

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 121

Fig. 8 - Bronzo recente e finale. Materiali caratteristici del gruppo tipo Mokarta.
1) frammenti vascolari con decorazione “piumata”; 2-4) vasi su alto pie-
de; 5) vaso su piede a tacco; 6) olla triansata; 7) brocca; 8) pisside; 9-10)
anfore; 11) olla quadriansata con coperchio; 12) rasoio in bronzo a na-
stro; 13) incensiere; 14) tazza con piastra sormontante; 15) teglia; 16) fi-
bule in bronzo con arco semplice; 17) daghe in bronzo.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 122

122 F. NICOLETTI - S. TUSA

La tradizione continentale: l’Ausonio della Sicilia occidentale


Fra le tradizioni sulle origini degli Elimi ne esisteva almeno una, risa-
lente ad Ellanico (F.G.H. 4 F 79 b, apud Dionis. Alic. 1, XXII, 3), che li
accomunava agli Ausoni come provenienti dall’Italia. Un’altra tradizione,
nota a Diodoro (V,7-9), estendeva fino a Lilibeo il regno degli eolidi Fere-
mone e Androcle.
Recentemente sono stati segnalati insediamenti di tipo ausonio nell’a-
grigentino (Scirinda e Piano Vento) e nel basso Belice (Montagnoli) (Ca-
stellana 2000). A S. Margherita Belice, nel 1919, E. Gabrici scavò una ne-
cropoli di quattordici cinerari e una enchytrismòs (Camerata Scovazzo
1978, pp. 149-153), i cui materiali, oggi dispersi, comprendevano fibule
con arco serpeggiante, forse a gomito, un’altra delle quali proviene dalla
stessa area (fig. 9.7) (Ead. 1978, tav. 22), cinerari, un pithos, frammenti di
tazze e una brocca trilobata. Disperso è anche un cinerario scoperto nel
1925 presso M. Cuccio (Palermo), che conteneva una fibula e compren-
deva un orcio panciuto e un piatto che doveva fungere da coperchio. Del-
la fibula rimane una poco chiara descrizione dello scopritore, A. Salerno,
che la attribuiva al Villanoviano (Aa.Vv. 1986, pp. 81-83).
L’analogia tra la necropoli di Santa Margherita e quella di Madonna
del Piano (Nicoletti 2006a) è evidente, anche nella commistione tra rituali
diversi. La nostra necropoli e il cinerario palermitano indicano la presen-
za stanziale di comunità di rito estraneo alla tradizione isolana. Parimenti
estranee, e di origine continentale, sono talune anse da Verderame (fig.
9.1-4) (Tusa 1992, figg. 4-7) e M. Finestrelle (fig. 9.5) (Tusa 1997b, vol. 2,
p. 233, V.183). Lo stesso pettinino di Marcita è simile ad esemplari di
Madonna del Piano e da altri contesti subappenninici delle Eolie e del
continente (Bernabò Brea et alii 1969, pp. 243-244).
Abitati di questa facies al momento non se ne conoscono. A Finestrelle
vi sono lembi di un edificio rettilineo, forse più tardo (De Cesare e Gargi-
ni 1997). Tracce di un altro abitato si trovano a Mokarta, sulla Cresta di
Gallo, ad alcune centinaia di metri – e non crediamo per caso – dall’inse-
diamento di tradizione mediterranea (Mannino e Spatafora 1995, pp.
127-131).
(FN)
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 123

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 123

Fig. 9 - Bronzo finale. Materiali caratteristici del gruppo ausonio occidentale.


1-4) anse a piastra cornuta con bottoni; 5) ansa a protome cornuta; 6)
pettine in avorio; 7) fibula in bronzo con arco serpeggiante a gomito.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

AA.VV. 1986, Le grotte del palermitano, Quaderni del Museo Geologico “G.G.
Gemmellaro” 2, Palermo.
AA.VV. 1993, Studi sulla Sicilia occidentale in onore di Vincenzo Tusa, Padova.
ALBANESE PROCELLI R.M. 2003a, Produzione metallurgica di età protostorica
nella Sicilia centro-occidentale, Atti delle Quarte giornate internazionali di
studi sull’area elima, Erice, 1-4 Dicembre 2000, 1, Pisa, pp. 11-28.
ALBANESE PROCELLI R.M. 2003b, Sicani, Siculi, Elimi, Milano.
ARNAL J., LATOUR J., RIQUET R. 1953, Les Hypogées Et Stations Néolithiques De
La Règiones D’arles-En-Provence, Revue Etudies Roussillonnaises III, 1, pp.
27-69.
ATZENI E. 1980, Vornuraghenzeit, Kunst Sardiniens, Karlsruhe, pp. 15-44.
BARFIELD L.H. 1984, The Bell Beaker Culture In Italy, in GUILAINE 1984, pp.
129-139.
BARFIELD L.H. 1994, Vasi Campaniformi Nel Mediterraneo Centrale: Problemi
Attuali, in TUSA 1994, pp. 439-460.
BERNABÒ BREA L. 1958, La Sicilia Prima Dei Greci, Milano.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 124

124 F. NICOLETTI - S. TUSA

BERNABÒ BREA L. 1964-65, Leggenda e archeologia nella protostoria siciliana,


Kokalos 10-11, pp. 1-34.
BERNABÒ BREA L. 1976-77, Eolie, Sicilia, e Malta nell’età del Bronzo, Kokalos
22-23, pp. 33-108.
BERNABÒ BREA L. 1985, Gli Eoli e l’inizio dell’età del Bronzo nelle isole Eolie e
nell’Italia meridionale, Napoli.
BERNABÒ BREA L., CAVALIER M. 1980, Meligunìs-Lipára, 4, Palermo.
BERNABÒ BREA L. 1990, Pantalica. Ricerche intorno all’anaktoron, Cahiers du
Centre Jean Bérard, 14, Napoli.
BERNABÒ BREA L., LA PIANA S., MILITELLO E. 1969, Mineo (Catania). La necro-
poli detta del Molino della Badia: nuove tombe in contrada Madonna del Pia-
no, NSc 94, pp. 210-276.
BIETTI SESTIERI A.M. 1979, I processi storici della Sicilia orientale fra la tarda età
del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro sulla base dei dati archeologici, At-
tiIIPP XXI, Firenze, pp. 599-629.
BIETTI SESTIERII A.M. 1996, Protostoria. Teoria e pratica, Roma.
BIETTI SESTIERI A.M. 1997, Sviluppi culturali e socio-politici differenziati nella
tarda età del Bronzo della Sicilia, in TUSA 1997b, 1, pp. 473-491.
BILL J. 1984, Die Glockenbecherkulture in Suddeutschland, der Schweiz un
Ostfrankreich (ohne Provence), in GUILAINE 1984, pp. 159-173.
BISI A.M. 1969, Favignana e Marettimo (Isole Egadi). Ricognizione archeologica,
NSc 23, pp. 338-340.
BOSCH GIMPERA P. 1925, La migration des types hispaniques à l’Eneolithique et
au début de l’Age du Bronze, Revue Archéologique 22, V serie, pp. 191-209.
BOSCH GIMPERA P. 1967, Relaciones prehistoricas mediterraneas, Annales de
Anthropologia IV.
BOVIO MARCONI J. 1944, La coltura tipo Conca d’Oro della Sicilia nord-occiden-
tale, MAL 40-1, cc. 1-170.
BOVIO MARCONI J. 1963, Sulla diffusione del bicchiere campaniforme in Sicilia,
Kokalos 9, pp. 93-128.
BOVIO MARCONI J. 1964-65, Il villaggio di Boccadifalco e la diffusione del medio
Bronzo nella Sicilia nord-occidentale, Kokalos 10-11, pp. 513-524.
CAMERATA SCOVAZZO R. 1978, Ricerche nel territorio di Santa Margherita Belice:
materiali e documenti inediti, Kokalos 24, pp. 128-155.
CASSANO S.M, MANFREDINI A., QUOJANI F. 1975, Recenti ricerche nelle necropo-
li eneolitiche della Conca d’Oro, Origini 9, pp. 153-271.
CASTELLANA G. 1988-89, Ricerche nel territorio agrigentino, Kokalos 24-25, pp.
503-545.
CASTELLANA G. 1996, La stipe votiva del Ciavolaro nel quadro del Bronzo antico
siciliano, Agrigento.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 125

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 125

CASTELLANA G. 2000, Nuovi dati sull’insediamento di Montagnoli presso Menfi,


Terze giornate internazionali di studi sull’area elima, Gibellina-Erice-Contessa
Entellina 23-26 Ottobre 1997, Pisa-Gibellina, pp. 263-271.
CASTELLANA G., TUSA S. 1991-92, Nuovi dati sugli insediamenti della Sicilia cen-
tro-occidentale tra XVI e XIV sec. a.C., RassA 10, pp. 569-580.
CONTE L. 2006, Un insediamento della media età del Bronzo rinvenuto in conte-
sto urbano a Partanna (TP), AttiIIPP XLI, in questo volume.
CONTU E. 1952-54, Ipogei eneolitici di Ponte Secco e Marinaru presso Sassari,
SS 12-13, pp. 21-80.
DE CESARE M., GARGINI M. 1997, Monte Finestrelle di Gibellina: nota prelimi-
nare sulla prima campagna di scavo, Seconde giornate internazionali di studi
sull’area elima, Gibellina 22-26 Ottobre 1994, Pisa-Gibellina, pp. 371-374.
DE MIRO E. 1967, Preistoria dell’Agrigentino. Recenti ricerche e acquisizioni,
AttiIIPP XI-XII, pp. 117-127.
DE MIRO E. 1998, Un emporio miceneo sulla costa sud della Sicilia, in LA ROSA
V., PALERMO D, VAGNETTI L., a cura di, ’Epí Pónton Plazómenoi, Simposio
italiano di studi egei dedicato a Luigi Bernabò Brea e Giovanni Pugliese Car-
ratelli, Roma 18-20 Febbraio, pp. 439-449.
DEL CASTELLO YURRITA A. 1928, La cultura del vaso campaniforme, Barcelona.
DEMURTAS S., MANCA DEMURTAS L., SEBIS S. 1987, Domu de janas di Su Tiriarzu
a Paulilatino (Oristano), QSACO 4 - I, pp. 35-47.
FALSONE G. 1993, Sulla cronologia del bronzo fenicio di Sciacca alla luce delle
nuove scoperte di Huelva e Cadice, in AA.VV. 1993, pp. 45-56.
FALSONE G., LEONARD A. Jr. 1978, Missione archeologica a Monte Castellazzo di
Poggioreale, SicA 37, 1978, pp. 38-53.
FALSONE G., LEONARD A. Jr. 1979, La seconda campagna a Monte Castellazzo,
SicA 39, pp. 59-78.
FALSONE G., LEONARD A. JR., FRESINA A., JOHNSON C, FATTA V. 1980-81, Quat-
tro campagne di scavo a Castellazzo di Poggioreale, Kokalos 26-27, II-2, pp.
931-972.
FERRARESE CERUTI M.L. 1981, La cultura del vaso campaniforme. Il primo bron-
zo, Ichnussa, Milano, pp. LV-LXVI.
FILIPPI A. 1996, Antichi insediamenti nel territorio di Alcamo, Alcamo.
FIORENTINI G. 1984-85, La necropoli indigena di età greca di Valle Oscura (Ma-
rianopoli), Quaderni dell’Istituto di Archeologia della Facoltà di Lettere del-
l’Università di Messina 1, pp. 31-78.
GALLAY A. 2001, L’énigme Campaniforme, Bell Beakers today, Trento, pp. 41-
57.
GIARDINO C., SPERA V., TRIFUOGGI M., TUSA S. 2006, Analisi archeometallurgi-
che sul ripostiglio di Erbe Bianche (Campobello di Mazara, TP), AttiIIPP
XLI, in questo volume.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 126

126 F. NICOLETTI - S. TUSA

HARRISON R.J. 1977, The Bell Beaker Cultures of Spain and Portugal, American
School of Prehistoric Research, boll. 35.
HARRISON R.J. 1980, The Beaker Folk, in Copper Age Archaeology in Western
Europe, London.
HOLLOWAY R.R., LUKESH S. 1995, Ustica I. Excavations of 1990 and 1991, Publi-
cations d’Histoire de l’Art et d’Archeologie de l’Universite Catholique de
Louvain, 58, Louvain La Neuve.
HOLLOWAY R.R., LUKESH S. 2001, Ustica II. Excavations of 1994 and 1999, Pro-
vidence.
INGOGLIA A.K., NICOLETTI F., TUSA S. 2006, L’insediamento abitato dell’età del
Bronzo di Erbe Bianche (Campobello di Mazara, Trapani), AttiIIPP XLI, in
questo volume.
ISLER H.P. 1982, Monte Iato. Dodicesima campagna di scavo, SicA 49-50, pp. 7-
26.
ISLER H.P. 1993, Monte Iato: l’aspetto anellenico, in AA.VV. 1993, pp. 85-92.
ISLER H.P. 2003, Monte Iato: la trentaduesima campagna di scavo, SicA 101, pp.
53-78.
LANTING J.N., VAN DER WAALS J.D. 1976, Bell Beakers in Continental Northwe-
stern Europe, in La Civilization des Vase Campaniformes, pp. 8-32.
LANTING J.N., MOOK W.G., VAN DER WAALS J.D. 1973, Chronology and the
Beaker Problem, Helinium 13, pp. 38-58.
LA ROSA V. 1994, Le nuove indagini nella media valle del Platani, in TUSA 1994,
pp. 287-295.
LA ROSA V. 1980-81, La media e tarda età del Bronzo nel territorio di Milena.
Rapporto preliminare sulle ricerche degli anni 1978 e 1979, Kokalos 26-27, II-
1, pp. 642-648.
LA ROSA V. 1985, Paolo Orsi e la preistoria della Sicilia, Annali dei Musei Civici
di Rovereto 1, pp. 5-21.
LA ROSA V. 1989, Le popolazioni della Sicilia: Sicani, Siculi, Elimi, in PUGLIESE
CARRATELLI G., a cura di, Italia omnium terrarum parens, Milano, pp. 3-112.
LEIGHTON R. 1993, Sicily during the centuries of darkness, Cambridge Archaeo-
logical Journal 3, pp. 271-276.
LEIGHTON R. 1999, Sicily before history, New York.
LEONARD A. Jr. 1980, A Bronze age settlement on Monte Castellazzo, Sicily, An-
nual of the Museum of Arts and Archaeology 14, pp. 19-23.
LEWTHWAITE J. 1985, Social Factors and Economic Change in Balearic Prehi-
story, 3000-1000 b.c., in BARKER G., GAMBLE C., a cura di, Beyond Domesti-
cation in Prehistoric Europe, London, pp. 205-231.
LILLIU G. 1988, La civiltà dei Sardi dal Paleolitico all’età dei Nuraghi, Torino.
LO SCHIAVO F. 1980, Kunst Sardiniens, Karlsruhe.
MANNINO G. 1970, La necropoli preistorica di S. Ciro, SicA 12, pp. 37-40.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 127

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 127

MANNINO G. 1971a, Lo Stretto (Partanna, prov. di Trapani), RSP 17, 2, p. 494.


MANNINO G. 1971b, La tomba di contrada Pergola, SicA 15, pp. 52-56.
MANNINO G. 1975, La Grotta della Molara, SicA 27, pp. 47-56.
MANNINO G. 1978, Le grotte di Armetta (Carini-Palermo), SicA 38, pp. 73-83.
MANNINO G. 1981, notiziario, RSP 36, pp. 353-354.
MANNINO G. 1985, Le grotte di Monte Pellegrino, Palermo, pp. 191-194.
MANNINO G. 1987, Il Monte Finestrelle di Gibellina, Quaderni di SicA I, pp.
111-122.
MANNINO G. 1991, La necropoli rupestre della Montagnola di Monte Pellegrino,
in GIUSTOLISI V., a cura di, Panormus III, Centro di Documentazione e Ricer-
ca per la Sicilia Antica “P. Orsi” Palermo, Palermo, pp. 95-127.
MANNINO G. 1994, Ricerche preistoriche nel territorio di Partanna, in TUSA
1994, pp. 125-176.
MANNINO G. 1997, Per lo studio delle necropoli preistoriche della provincia di
Palermo, in TUSA S. 1997, vol. 1, pp. 299-315, figg. 6-7.
MANNINO G., ABATE R. 1986, Risultati di ricerche speleoarcheologiche nel territo-
rio di Baida, Quaderni del Museo Geologico “G.G.Gemmellaro” 2, pp. 75-
105.
MANNINO G., SPATAFORA F. 1992, Materiali preistorici dal territorio di Salemi:
La Mokarta, Atti delle giornate internazionali di studi sull’area elima, Gibelli-
na 19-22 Settembre 1991, Pisa-Gibellina, pp. 567-575.
MANNINO G., SPATAFORA F. 1995, Mokarta. La necropoli di Cresta di Gallo,
Quaderni del Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas”, suppl. al n.
1, Palermo.
MCCONNELL B.E. 1987, Architettura domestica e architettura funeraria nel Bron-
zo medio, in Storia e archeologia della media e bassa valle dell’Himera, Licata-
Caltanissetta, pp. 137-182.
MCCONNELL B.E. 1988, Indagini preistoriche nel territorio di Ribera (AG): le
tombe dell’età del rame in contrada Castello ed a Cozzo Mastrogiovanni, SicA
66-68, pp. 101-112.
MCCONNELL B.E. 1991-92, La capanna circolare in Sicilia, L’età del Bronzo in
Italia nei secoli dal XVI al XIV a.C., Atti del congresso, Viareggio 26-30 Otto-
bre 1989, RassA 10, pp. 774-775.
MCCONNELL B.E. 1995, La Muculufa II, Rhode Island, Louvain-La-Neuve.
MINGAZZINI P. 1939, Due tombe sicule in territorio di Partanna presso Selinunte,
Studi d’archeologia e d’arte, I, Società P. Orsi.
MOLLO MEZZENA R. 1987, Sabucina, recenti scavi nell’area fuori le mura. Risul-
tati e problematiche, in Storia e archeologia della media e bassa valle dell’Hi-
mera, Licata-Caltanissetta, pp. 137-182.
MOSSO A. 1908, Villaggi preistorici di Caldare e Cannatello presso Girgenti,
MAL 18, cc. 573-690.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 128

128 F. NICOLETTI - S. TUSA

NICOLETTI F. 2006a, Indagini multivariate sulla necropoli protostorica di Ma-


donna del Piano. Seriazione cronologica delle tombe e analisi dei gruppi, Val-
dinoto 1, pp. 141-179.
NICOLETTI F. 2006b, Architettura strutturale della Sicilia preistorica, Università
degli Studi “Suor Orsola Benincasa”, Napoli.
NICOLETTI F., TUSA S. 2006, L’insediamento del tardo Bronzo di Mokarta (scavi
1994-97), AttiIIPP XLI, in questo volume.
PATRONI G. 1937, La Preistoria, in AA.VV., Storia politica d’Italia, 1, Milano.
PRIVITERA F. 1994, La stazione di Mezzebbi nel contesto del Bronzo antico del
territorio di Milena, in TUSA S. 1994, pp. 339-356.
PROCELLI E. 2004, Una facies a cavallo dello Stretto, Rodi-Tindari-Vallelunga e i
rapporti tra Sicilia e Calabria nell’età del Bronzo, AttiIIPP XXXVII, pp. 381-
392.
RENFREW C. 1967, Colonialism and Megalithismus, Antiquity 41, pp. 276-288.
SANGMEISTER E. 1961, Exposé sur la Civilization du Vase Campaniforme, Actes
du Premier Colloque Atlantique, Brest, pp. 25-55.
SANGMEISTER E. 1984, Die “Glockenbecherkultur” in SW-Deutschland, in GUI-
LAINE 1984, pp. 81-97.
SCIBONA G. 1992, Messina, storia della ricerca archeologica, in Bibliografia To-
pografica della colonizzazione in Italia e nelle isole tirreniche, 10, Pisa-Roma,
pp. 16-36.
SHERRATT A. 1987, Cups that Cheered, in WALDREN E KENNARD 1987, pp. 81-114.
SPATAFORA F. 1980-1981, Gli scavi della ‘zona K’a Mozia ed il caso stratigrafico
del locus 5615, Kokalos 26-27, pp. 893-904.
SPATAFORA F. 1996a, Tipologie abitative arcaiche nei centri indigeni occidentali:
il caso di Monte Maranfusa, Venticinque anni di scavo dell’Università di Zuri-
go a Monte Iato, Atti delle giornate di studio, Zurigo 28 Febbraio-3 Marzo,
pp. 151-164.
SPATAFORA F. 1996b, L’alta e media valle del Belice tra la media età del Bronzo e
l’età arcaica, Kokalos 42, pp. 177-198.
SPATAFORA F. 2003, Monte Maranfusa. Un insediamento nella media valle del Be-
lice. L’abitato indigeno, Palermo.
SPIGO U. 1984-85, Ricerche e rinvenimenti a Brucoli (c.da Gisira), Valsavoia
(Lentini), nel territorio di Caltagirone, ad Adrano e Francavilla di Sicilia,
Kokalos 30-31, II-2, pp. 863-904.
SPIGO U. 1989, Archeologia, in AA.VV., Ippopotami di Sicilia. Paleontologia e ar-
cheologia nel territorio di Acquedolci, Messina, pp. 107-115.
TANDA G. 1988, Benetutti Loc. Maone, in I Sardi. La Sardegna dal Paleolitico al-
l’età romana, pp. 286-287.
TIGANO G., LEVI S.T., MOFFA C., VANZETTI A. 1994, Milazzo. Resti di abitato
preistorico nella zona del Borgo. Relazione preliminare (Campagne di scavo
1995-96), Quaderni dell’Istituto di Archeologia della facoltà di Lettere dell’U-
niversità di Messina 9, pp. 5-15.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 129

L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE 129

TIGANO G., MARTINELLI M.C. 1996, Messina: necropoli ad enchytrismòs del


Bronzo antico (isolato 141), in COCCHI GENICK D., L’antica età del Bronzo,
Firenze, pp. 594-595.
TUSA S. 1992, La Sicilia nella preistoria, Palermo.
TUSA S. 1993-1994, Attività di ricognizione e scavo nel campo della ricerca ar-
cheologica preistorica, protostorica e subacquea nella provincia di Trapani,
Kokalos 39-40, II-2, pp. 1493-1554.
TUSA S., a cura di, 1994, La preistoria del basso Belice e della Sicilia meridionale
nel quadro della preistoria siciliana e mediterranea, Atti del convegno, Società
Siciliana per la Storia Patria, Istituto di Archeologia, Facoltà di Lettere, Paler-
mo.
TUSA S. 1996, Processi etnici e formazione politica in Sicilia tra il II e il I millen-
nio a.C., Natura mito e storia nel regno sicano di Kokalos, Atti del convegno,
Sant’Angelo Muxaro 25-27 Ottobre, pp. 175-189.
TUSA S. 1997a, L’insediamento dell’età del bronzo con Bicchiere Campaniforme
di Marcita, Trapani.
TUSA S., a cura di, 1997b, Prima Sicilia. Alle origini della società siciliana, 2 voll.,
Palermo.
TUSA S. 1999, La Sicilia nella preistoria, Palermo.
TUSA V. 1976-77, L’attività della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occi-
dentale nel quadriennio Maggio 1972-Aprile 1976, Kokalos 22-23, pp. 651-
679.
TUSA S., NICOLETTI F. 2000, L’epilogo sicano nella Sicilia occidentale. Il caso
Mokarta - capanna 1, Gli Elimi e l’area elima, Atti delle terze giornate inter-
nazionali di studi sull’area elima, Gibellina-Erice-Contessa Entellina, 23-26
Ottobre 1997, Pisa-Gibellina, pp. 963-977.
VASSALLO S. (a cura di) 1999, Colle Madore. Un caso di ellenizzazione in terra si-
cana, Palermo.
VENEROSO P. 1994, Osservazioni tecniche sulle ceramiche campaniformi sicilia-
ne, in Tusa 1994, pp. 461-480.
VENEZIA F., PETRUSCH G. 1984, Salemi e il suo territorio, Milano.
VENY C. 1968, Las Cuevas Sepulcrales del Bronce Antiguo de Mallorca, Institu-
to de Prehistoria Espanol de Madrid, Madrid.
VON ANDRIAN F. 1878, Prähistorische Studien aus Sicilien, Berlin.
WALDREN W.H., KENNARD R.C., a cura di, 1987, Bell Beakers of the Western
Mediterranean, BAR 331.
WHITEHOUSE R., RENFREW C. 1974, The Copper Age of peninsular Italy and Ae-
gean, Annual of the British School at Athens 69, pp. 343-390.
WOJCIECHOWSKI W. 1987, Concerning the Bell Beaker Culture, in WALDREN E
KENNARD 1987, pp. 683-699.
04_nicoletti-tusa_Campione_17x24_Daniela 03/10/12 12.54 Pagina 130

130 F. NICOLETTI - S. TUSA

RIASSUNTO. - L’ETÀ DEL BRONZO NELLA SICILIA OCCIDENTALE. - Il lungo ar-


co di tempo che copre tutto il II millennio a.C. vede nella Sicilia occidentale il
dispiegarsi di diverse culture e tradizioni a volte contemporanee tra loro. L’appa-
rire del Bicchiere Campaniforme rappresenta già una peculiarità di quest’area
che, maggiormente riscontrabile in alcune zone (area sud-occidentale) mette in
evidenza dinamiche etniche di confronto e fenomeni di acculturazione a volte
evidenti. Pur diffondendosi la cultura di Castelluccio nell’Ovest dell’isola essa
presenta caratteri peculiari e si evolve rapidamente verso quell’aspetto definito
Rodì Tindari Vallelunga che ormai tendiamo ad assimilare ad un processo di svi-
luppo verso la successiva facies thapsiana. Diffusa ampiamente nel territorio oc-
cidentale questa facies fa già intravedere alcune sottili ma sensibili differenze cul-
turali tra gli aspetti tirrenici e quelli più continentali legati al territorio siciliano
ed al Canale di Sicilia. Tali differenze le percepiamo anche nella successiva fase
del bronzo tardo con aspetti del tipo Mokarta più mediterranei contrapposti ad
altri più continentali di tipo Ausonio.

SUMMARY. - THE BRONZE AGE IN WESTERN SICILY. - Many cultures develo-


ped during bronze age in western Sicily. Sometime they were contemporary
showing the presence of very interesting ethnical dynamics bringing to accultura-
tion phenomena like in the case of Bell Beaker mainly diffused in south west re-
gions. During early bronze Castelluccio culture was diffused also in western Si-
cily, but it developed slowly towards what was called Rodì Tindari Vallelunga fa-
cies and that now we think is a process of typological as cultural change between
Castelluccio and Thapsos. During this last phase we encounter the origin of so-
me regional differences among the same culture that will be more evident during
late bronze age. We see that there are aspects more tied with a Mediterranean
tradition, such as Mokarta. But we also see that there areas where it is strong a
Tyrrhenian tradition and also a continental one with Ausonian affinities.

Potrebbero piacerti anche