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ITALIANO DI PREISTORIA
E PROTOSTORIA
FIRENZE 2012
ENTI PROMOTORI
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
Assessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e P.I.
Comune di San Cipirello
Unione de Comuni Monreale Jetas
Centro Siciliano di Preistoria e Protostoria
Archeoclub di Corleone
COMITATO D’ONORE
A. Buttitta, N. Bonacasa, E. De Miro, S. Lagona, V. La Rosa, G. Rizza, E. Tortorici,
M. Tosi, V. Tusa, G. Voza
CON IL SOSTEGNO DI
Soprintendenza BB CC AA Agrigento
Soprintendenza BB CC AA Caltanissetta
Soprintendenza BB CC AA Catania
Soprintendenza BB CC AA Enna
Soprintendenza BB CC AA Messina
Soprintendenza BB CC AA Palermo
Soprintendenza BB CC AA Ragusa
Soprintendenza BB CC AA Siracusa
Soprintendenza BB CC AA Trapani
Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”
Museo Archeologico Regionale, Agrigento
Museo Archeologico Regionale “A. Salinas”, Palermo
Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”, Siracusa
Museo “Agostino Pepoli”, Trapani
Museo Archeologico Regionale della Villa del Casale di Piazza Armerina
Museo Archeologico Regionale di Camarina
Museo Archeologico Regionale di Gela
Museo Archeologico Regionale Eoliano “L. Bernabò Brea”
Museo della Ceramica di Caltagirone
Museo di storia naturale e del carretto di Palazzo d’Aumale, Terrasini
Parco Archeologico Regionale di Agrigento
COMITATO SCIENTIFICO
Paleolitico e Mesolitico: M.R. Iovino, F. Martini
Neolitico: V. Tinè, S. Tusa
Eneolitico: A. Cazzella, D. Cocchi Genik, L. Maniscalco
Età del Bronzo: N. Bruno, M. Cavalier, M.C. Martinelli, F. Nicoletti, E. Procelli, S. Tusa
Età del Ferro: R.M. Albanese Procelli
Interazioni Sicilia - Mediterraneo: A.M. Bietti Sestieri, M. Marazzi
Coordinamento: S. Tusa
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
C. Buccellato, A. Scuderi, A. Vintaloro, E. Viola
REDAZIONE DEGLI ATTI
Enrico Procelli
sebtusa@archeosicilia.it.
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lia occidentale. Appare verosimile che lo stile più ricco di elementi tipici
delle culture siciliane preesistenti (B della Bovio Marconi) possa essere
quello che perduri più a lungo fino ad essere contemporaneo con la facies
di Partanna e Naro, variante occidentale della grande civiltà di Castelluc-
cio (Veneroso 1994).
Fig. 3 - Ceramica della facies del Bicchiere Campaniforme dalla tomba B di Mar-
cita (Castelvetrano). Il n. 4 presenta decorazione dipinta in nero, rosso e
bianco.
che avvenne con l’arrivo del Bicchiere in questa parte dell’isola è ulterior-
mente corroborata dal rituale funerario. In corrispondenza dell’arrivo del
Campaniforme, e nell’area in cui esso è più radicato, la tradizionale tomba
ipogeica di tipo castellucciano, a semplice grotticella, è arricchita da un
lungo dromos costruito assimilabile alla tipologia architettonica del corri-
doio dolmenico (fig. 2.2). Tra gli esemplari più significativi ricordiamo
quelli di Cisternazza-Vallesecco (Tusa 1993-94, pp. 1529-1530; 1994a),
Stretto (Tusa 1993-94, pp. 1527-1529; 1994a), Pergole (Mannino 1971b),
Marcita (Tusa 1993-94; 1997a, 1999), Torre Cusa (Tusa 1993-94, pp. 1530-
1531; 1994a), Vallone San Martino (Tusa 1993-1994, pp. 1531-1532) e
Corvo (Tusa 1993-94, pp. 1533-1534).
Da un punto di vista formale è evidente la consonanza con la tipologia
delle tombe a corridoio o allèes couvertes dell’Almeria, della Catalogna,
Linguadoca, Gard, Herault, Sardegna e Puglia. Ma la peculiarità della ti-
pologia mista ipogeico-dolmenica la troviamo in Puglia e soprattutto nel-
la Sardegna centro-orientale (Canudedda e Mariughia-Dorgali), centro-
occidentale (Mesu Enas, Mura Iddari, S’Angrone-Abbasanta), nel Pauli-
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dalla tradizione culturale che ha nei legami con l’Egeo uno dei suoi punti
di massima forza. Ne sono testimonianza gli elementi egei ed anatolici
che caratterizzano i molteplici aspetti culturali di questa parte centro-
orientale dell’isola. Di volta in volta notiamo elementi derivati dalla cera-
mica dipinta di tipo anatolico (Malpasso, Castelluccio) (Bernabò Brea
1976-77, p. 52; Bernabò Brea e Cavalier 1980, p. 688) o altri assimilabili
alla ceramica grigia incisa di tipo elladico-peloponnesiaco (Capo Grazia-
no) (Bernabò Brea 1985, pp. 23-24; Bernabò Brea e Cavalier 1980,
pp. 693-694).
Anche se spesso l’ipotesi diffusionista etnica è stata rifiutata, in verità
con aprioristico contrasto teorico (Renfrew 1967; Whitehouse e Renfrew
1974), tuttavia, anche seguendo le opportune messe a punto teoriche di
Lewthwaite (Lewthwaite 1985, p. 223), bisogna ammettere che la presen-
za del medesimo Bicchiere e degli altri elementi campaniformi a grande
distanza non può non spiegarsi se non con l’esistenza di contatti prolun-
gati a vasto raggio. L’evidenza siciliana dimostra che, tramite la Sardegna,
i contatti furono non solo con l’Iberia, ma anche con la penisola, il Mez-
zogiorno francese e l’Europa centrale (Del Castillo Yurrita 1928; Veny
1968). Quanto ipotizzato confermerebbe l’ipotesi di un’origine multipo-
lare del Bicchiere (Harrison 1977), e, quindi, anche dei vari elementi che
compongono il “pacchetto” siciliano. Il possesso e l’utilizzo del Bicchiere
diventa elemento di competizione fra le elites di aree tra loro vicine nel
quadro di oscure logiche di appartenenza.
Prolegomeni
Le ricerche recenti, sulla Sicilia di XIII-IX sec. a.C., rendono un qua-
dro di cui è ancora difficile delineare i dettagli (Bietti Sestieri 1979; 1997;
La Rosa 1989; Bernabò Brea 1990; Tusa 1992; 1996; Leighton 1993;
1999; Albanese Procelli 2003b).
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Fig. 6 - Strutture di abitato dell’età del Bronzo nella Sicilia occidentale. 1) Mur-
sia (Pantelleria); 2) Marcita; 3) Erbe Bianche; 4) Castellazzo di Poggio-
reale; 5) Faraglioni (Ustica); 6) U.T.C. di Partanna; 7) Mokarta (porzione
centrale dell’insediamento); 8) restituzione dello spiccato della capanna
1 di Mokarta.
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P. Orsi aveva inserito questa età nel suo Secondo Periodo Siculo, del
quale non gli sfuggiva il carattere eterogeneo (Bernabò Brea 1964-65, pp.
6-7; La Rosa 1985, p. 7 sgg. e nota 47). L. Bernabò Brea (1990, pp. 19-65)
ha poi suddiviso il periodo in quattro momenti, corrispondenti ad altret-
tante facies: il Bronzo medio (Thapsos), il Bronzo recente (Pantalica
Nord e Ausonio I), il Bronzo finale (Cassibile e Ausonio II), la prima età
del Ferro (Pantalica Sud), secondo uno schema in cui ciascuna facies si
identifica con il periodo di appartenenza. Tuttavia, scavi a Thapsos e nel-
la Sicilia centro-meridionale hanno reso note strutture posteriori al Bron-
zo medio ma ancora di tradizione thapsiana.
In genere, gli insediamenti non coprono l’intero periodo e non sono
del tutto sovrapponibili sul piano della cultura materiale. Si aggiunga che
il processo di revisione della cronologia, continentale ed egea (Bietti Se-
stieri 1996, pp. 185-193), rende sfumati i contorni terminologici del siste-
ma ancora in uso in Sicilia.
A.M. Bietti Sestieri (1979; 1997) ha interpretato le sovrapposizioni tra i
diversi aspetti del periodo in termini di interazioni che, a partire da tradi-
zioni diverse (ma coeve), hanno condotto alla formazione di facies miste.
La studiosa ha individuato tre gruppi: uno di tradizione locale (Pantalica
Nord), uno di tradizione continentale (Ausonio I) ed uno misto (Ausonio
II, Cassibile e Pantalica Sud) con un trait d’union identificato nella pene-
trazione di elementi continentali nel tessuto siciliano di tipo Pantalica.
Nella Sicilia occidentale (fig. 1), al pari del resto dell’isola, sono alme-
no tre le cerchie culturali di questo periodo. Quella costiera di tipo Usti-
ca-Erbe Bianche, derivata dall’aspetto Thapsos-Milazzese, quella medi-
terranea (nel senso di “interna”) di tipo Mokarta, parallela ma non del
tutto sovrapponibile a quelle di Pantalica Nord e di Cassibile, e quella
continentale di tipo ausonio.
Le prime due hanno un’origine comune e sono locali; la terza è alloge-
na. Tutte sembrano avere lo stesso sviluppo: a partire da caratteri origina-
ri autonomi la cultura materiale evolve in forme ibride, che compendiano
tradizioni locali con apporti continentali.
1 Erbe Bianche (Ingoglia et alii 2006), Poggioreale (Falsone et alii 1980-81, pp. 938-941,
figg. 2-3, tavv. 250-252), UTC di Partanna (Conte 2006), Cannatello (Mosso 1908, cc. 640-653,
figg. 32-38, tav. 5/9), Rocca Amorella (La Rosa 1980-81, pp. 647-648, tav. 105/2), Mokarta
(Mannino e Spatafora 1995, p. 133) e Maranfusa (Spatafora 2003, pp. 43-54). Ad eccezione
delle due ultime è sempre associata a ceramiche di tradizione thapsiana.
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Fig. 7 - Bronzo recente. Materiali caratteristici del gruppo tipo Ustica-Erbe Bian-
che. 1, 3) bacini su alto piede; 2) tokens; 4) teglie; 5) colatoio; 6-9) dolii e
pithos; 10) alare ginecomorfo; 11) incensiere; 12) statuetta bronzea di
produzione orientale; 13) piastra focolare a quattro settori; 14) frammen-
ti vascolari micenei; 15) ripostiglio di armi bronzee da Erbe Bianche.
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8.8) e anfore (fig. 8.9-10), altrove comuni, sono rare. Sono invece diffuse
le olle quadriansate (fig. 8.11), spesso con coperchio. Caratteristici sono
la tazza con piastra sormontante (fig. 8.14), la teglia (fig. 8.15) è l’incen-
siere (fig. 8.13), comuni alla cerchia tipo Ustica-Erbe Bianche.
Queste produzioni abbracciano in effetti un areale più vasto, che rag-
giunge al minimo il Nisseno.
La metallurgia è poco nota (Albanese Procelli 2003a). Da Mokarta
provengono fibule ad arco semplice sottile (fig. 8.16), un rasoio a nastro
(fig. 8.12) e frammenti di daghe (fig. 8.17). Forme di fusione sono cono-
sciute a Mokarta (Mannino e Spatafora 1995) e a Colle Madore (Vassallo
1999, pp. 85-88) una delle quali riporta l’impronta di un’ascia a bottone
simile a quella di Erbe Bianche.
A parte i lembi di capanne, forse curvilinee ma di datazione incerta, di
M. Iato (Isler 1982, pp. 23-24, figg. 32-34; 2003, p. 72, fig. 59), le uniche
strutture di abitato conosciute sono quelle del Castello di Mokarta (fig.
6.7), distrutte non più tardi del Bronzo finale (Tusa e Nicoletti 2000; Ni-
coletti e Tusa 2006). L’abitato si compone di edifici circolari e quadrango-
lari uniti in complessi raccordati da setti murari che contribuiscono ad
isolare aree esterne. Sebbene simili a strade, le aree all’aperto di Mokarta
somigliano più ai cortili di Thapsos, rispetto ai quali non hanno la stessa
ortogonalità, e alla organizzazione di Cannatello.
Alle capanne si accede da una anticella a forcipe, che potrebbe avere
confronti nel già citato edificio di Poggioreale, nella capanna 2 di Canna-
tello (De Miro 1998, pp. 442-443, figg. 1, 6, 11) e nella n. 18 di Sabucina
(Mollo Mezzena 1987, p. 151, figg. 9, 26, 31).
La capanna 1 (Tusa e Nicoletti 2000) conservava numerosi resti di una
copertura che abbiamo ipotizzato a cupola ogivale con opaion (fig. 6.8),
la cui analogia con il tipo della tomba a tholos è evidente. Tombe di que-
sto tipo, del resto, sono conosciute nella Sicilia occidentale, anche nella
stessa Mokarta (Mannino e Spatafora 1995, figg. 5-7, 33).
Se alcuni autori non hanno dubbi sull’origine micenea del tipo, l’ipote-
si che le tholoi della Sicilia siano derivate dall’architettura domestica loca-
le è stata formulata più volte (Patroni 1937, p. 365; McConnell 1987;
1991-92; Mannino e Spatafora 1995, p. 151; Tusa e Nicoletti 2000; Alba-
nese Procelli 2003b, p. 57). I correlati architettonici di tholoi e capanne
circolari, di cui faremo grazia per brevità (Nicoletti 2006b, pp. 230-234),
sono spesso simili, anche più di quelli che legano le tholoi siciliane a quel-
le del Peloponneso, con le quali vengono di solito confrontate. Ed anche
per il contenuto basato sul rito locale del banchetto, la tomba a tholos si-
ciliana sembra rappresentare la trasposizione funeraria e astrutturale di
un archetipo domestico e strutturale.
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Fig. 8 - Bronzo recente e finale. Materiali caratteristici del gruppo tipo Mokarta.
1) frammenti vascolari con decorazione “piumata”; 2-4) vasi su alto pie-
de; 5) vaso su piede a tacco; 6) olla triansata; 7) brocca; 8) pisside; 9-10)
anfore; 11) olla quadriansata con coperchio; 12) rasoio in bronzo a na-
stro; 13) incensiere; 14) tazza con piastra sormontante; 15) teglia; 16) fi-
bule in bronzo con arco semplice; 17) daghe in bronzo.
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