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Il Vamping è la pratica, diffusa in particolare tra gli utenti più giovani, di restare svegli
fino all'alba, condividendo dei post, dei messaggi, giocando, guardando dei video o
scrollando tra i feed delle reti sociali.
La diffusione del termine vamping sul web sembra rimandare al 2014, anno in cui un
articolo del New York Times ha indagato e approfondito le caratteristiche di questa
tendenza, più comune tra i giovani. Presentando gli utenti che hanno questo tipo di
abitudini online come i «vampiri dei social media», il titolo dell’articolo di Laura M.
Holson fa un rimando all’etimologia del termine, collegato alla parola “vampiro”, ossia
una creatura mitologica che, essendo vulnerabile alla luce del sole, rimane sveglia di
notte.
Allo stesso modo gli individui che hanno questo tipo di abitudini (di solito i
preadolescenti e gli adolescenti) tendono ad andare a letto scegliendo di non
addormentarsi subito e di restare invece su Internet, collegandosi alle reti sociali,
chattando sulle piattaforme di messaggistica, guardando dei video o delle serie,
ascoltando musica o giocando.
Anche se il fenomeno è particolarmente diffuso negli Stati Uniti, sembra comune anche
tra gli adolescenti italiani restare svegli fino a tarda notte, facendo uso dei dispositivi
digitali: infatti, secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Nazionale
Adolescenza su oltre 8.000 ragazzi di circa 18 regioni italiane, 6 adolescenti su 10 (4 su
10, i preadolescenti) dichiarano di rimanere spesso svegli fino all’alba a parlare o a
giocare con gli amici in Rete.
MOTIVAZIONI CHE CONTRIBUISCONO ALLA DIFFUSIONE DEL
FENOMENO TRA GLI ADOLESCENTI
Un’analisi superficiale ci porterebbe a vedere nel vamping un modo, trovato dai ragazzi,
per combattere la noia: anche se sicuramente funziona come tale, ci sono però altre
motivazioni che possono portare all’adozione di questo tipo di abitudini notturne.
Danah Boyd, ricercatrice presso la Microsoft Research e autrice del libro “It’s
Complicated: The Social Lives of Networked Teens”, presenta due motivazioni che
possono aver contribuito particolarmente alla diffusione di questo fenomeno tra i
giovanni.
Da un lato ci sarebbe la volontà di essere connessi e di comunicare con i coetanei: la
quiete notturna sarebbe dunque il momento ideale per farlo poiché consente di avere
maggiore privacy e assenza di interruzioni, potendo restare collegati per ore.
Dall’altro invece l’autrice segnala anche l’agenda iperpiena degli adolescenti e dei
giovani di oggi che, tra scuola, sport, musica e compiti da fare a casa, rimangono
con poco tempo libero a disposizione per godere di altri tipi di interessi o
semplicemente per socializzare con i propri coetanei.
Del resto, l’assenza della supervisione dei genitori in quella fascia oraria finisce per
dare loro anche un senso di maggior autocontrollo sulle proprie azioni (un’autonomia
particolarmente desiderata e attesa tra gli adolescenti e i preadolescenti). Non raramente
i genitori sono convinti che i figli stiano dormendo e proprio questa sensazione di
trasgressione e di ribellione nei confronti dell’autorità rappresenta un’ulteriore fonte
di soddisfazione per i più giovani che spesso trovano in questi comportamenti
una piacevole forma di libertà.