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Impatto del corona virus sulla vita quotidiana

Periodo di grande scombussolamento interiore per tutti: sia per gli adulti, che devono lavorare,non solo da
casa, o costretti a restarci, ma anche per adolescenti e bambini. I tempi di crisi di solito sono quelli che
portano sempre a determinare la nascita di trasformazioni e mutamenti nel pensiero delle persone o che
portano ad una riflessione sulla propria interiorità.
Siamo tutti chiusi nelle nostre case da settimane da quando si è presentato il problema della diffusione del
Corona virus. Sin dai primi momenti, in televisione, nei social media o attraverso altri mezzi di
comunicazione non si è sentito parlar altro se non riguardo questo tema.In passato ci sono già stati altri
periodi di simili a questo, come per esempio i dopo guerra, ma mai fino ad ora avevano avuto un riscontro
così forte sulle nostre vite. Questo evento infatti coinvolge molti aspetti delle nostre vite che vanno
dall’economia alla politica alle relazioni interpersonali.
L’annuncio dell’obbligo a rimanere a casa a sconvolto un po’ tutti obbligandoci a distaccarci l’uno dall’altro.
Alcuni stando in casa abbastanza spaziosa da non sentirsi soffocati, altri vivendo contando i giorni, uno ad
uno, impaziente, per arrivare a quando si potrà finalmente uscire. Ed ecco, allora, che le giornate
incominciano ad essere più monotone, più noiose, tutte uguali. Iniziamo così a sentire le conseguenze del
lockdown su di noi, privati di uscire, di andare fisicamente a scuola, di rapportarci faccia a faccia con gli altri
e obbligati a programmare la giornata includendo anche del movimento a causa della chiusura degli
impianti sportivi. C’è quindi chi, per combattere la noia, si tuffa sui social,chi prova l’insofferenza della
quarantena non sapendo come occupare il suo tempo, o ancora chi utilizza questo tempo per riflettere su
se stesso o imparare nuove cose.
Dal punto di vista personale, posso dire che all’inizio avevo pensato a questo come ad un “periodo di
riposo” che sarebbe durato al massimo una settimana,ma col passare del tempo è cambiato.
Fortunatamente in famiglia abbiamo una televisione, due tablet, un computer aggiungendo poi anche gli
smartphone che mi danno la possibilità di distrarmi, guardare serie tv, connettermi e parlare con gli amici o
restare aggiornata sulle ultime notizie. La maggior parte degli adolescenti (me inclusa) passano la maggior
parte del tempo a parlare o messaggiare al cellulare con gli amici. Però gli argomenti di cui parlare
diminuiscono di giorno in giorno a causa della monotonia giornaliera e più che dirsi “Lo sai che oggi ho visto
il secondo episodio di The Witcher” oppure “Ho steso i panni e ho preso il sole” o ancora “Ci sono un sacco
di pagine da studiare” non c’è altro che possiamo fare.
Personalmente, per divertirmi un po’ magari ascolto musica o ballo, condivido post e foto su Instagram o
guardo video che attirano la mia attenzione.
In una generazione come la nostra infatti la noia e l’impazienza sono le cose più difficili da fronteggiare
poiché non ne siamo abituati. A questo si aggiunge anche il fatto che per relazionarci, molto spesso,
spendiamo più ore su strumenti elettronici che parlare con la nostra famiglia. A questo proposito, secondo
me, la mattina è il periodo più pesante della giornata dovendo stare cinque ore connessa al computer per
fare scuola online. All’inizio della chiusura forzata una parte di me voleva si tornare a scuola ma, come ogni
studente, l’altra preferiva restare a casa credendo di stare più comodamente. Poi però ho cambiato
completamente idea, realizzando l’importanza dei rapporti umani e soprattutto quelli con i miei compagni.
Stare cinque ore davanti ad uno schermo sentendo solo una voce provenire dall’iPad per circa due mesi
diventa infatti abbastanza frustrante. Ho compreso che non basta essere connessi per non sentirsi soli ma
magari anche solo una chiacchierata o un dialogo che si svolge fisicamente è importante. Durante questa
fase ho colto l’importanza delle piccolezze della vita come l’uscire per fare una passeggiata, prendere il
cappuccino o il caffè con gli amici, stringere la mano di una persona senza stare ad un metro di distanza o
anche solo l’andare a scuola. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stata in quarantena e che avrei
protetto gli altri stando semplicemente a casa.
Compiere gesti così semplici sembra comunque difficile. Ed è proprio in questi tempi che si vedono esempi
di umanità e disumanità. Migliaia di dottori ed infermieri, anche già in pensione si mettono al servizio degli
altri e dei pazienti ammalati, fino ad arrivare ad addormentarsi sulla propria scrivania o facendo turni
estenuanti. Così quando i famigliari non possono visitare e stare vicino ai propri cari, allora i ruoli di medici
ed infermieri/e diventano importanti. Accanto a questi si vedono però anche episodi di disumanità come
chi afferma che tanto muoiono solo gli anziani, che molto spesso sono lasciati da soli o nelle case di riposo
in solitudine, o ancora invidie, paure, insulti verso un capro espiatorio. All’avvio di questa crisi si potevano
sentire notizie di discriminazioni pubbliche verso i cinesi a cui veniva spesso indirizzata la colpa. Io penso
che è proprio in questi momenti che ognuno di noi dovrebbe riflettere sulla propria condizione cercando di
trovare un modo per migliorarla.
La quotidianità di tutti ovviamente è cambiata rispetto a prima e sono soprattutto gli adolescenti a sentirlo,
ma credo proprio che questa situazione ci faccia riflettere e ci faccia capire l’importanza di ciò che prima
sembrava normale avere ma che adesso non abbiamo più. In futuro, quindi, ogni persona che ha vissuto
questa esperienza darà più peso al valore delle piccole cose.
Ora penso proprio che la cosa migliore da fare sia ascoltare le indicazione date dal governo così da poter
poi tornare alla nostra routine.

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