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ASTOLFI & NEGRI

© RCS LIBRI EDUCATION SPA


RAGIONERIA
ED ECONOMIA
AZIENDALE 3
per la quinta classe
degli Istituti Tecnici Commerciali
indirizzo ragionieri programmatori
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PRESENTAZIONE
L’economia aziendale (di cui la ragioneria costituisce una parte) esamina in una visione sistemica l’intero pro-
cesso aziendale e lo analizza nell’aspetto finanziario, economico e patrimoniale, tratta e rappresenta le infor-
mazioni per fornire conoscenze sull’andamento della gestione, orientare le scelte, misurare e valutare gli esiti
delle decisioni.
Con lo studio di questo volume, aggiornato ai continui sviluppi della materia, si conclude il percorso di apprendi-
mento degli studenti dell’indirizzo ragionieri programmatori degli ITC volto a fare acquisire:
■ la visione organica della dinamica aziendale considerata nella sua complessità;
■ gli elementi fondamentali dell’attività tipica delle aziende commerciali, industriali e bancarie;
■ la conoscenza dei metodi e degli strumenti da utilizzare per una efficace rilevazione dei fenomeni aziendali;
■ la capacità di riconoscere gli elementi che caratterizzano i sistemi informativi;
■ le tecniche contabili che consentono di rilevare le operazioni di gestione e di determinare i risultati economici;
■ l’individuazione delle correlazioni tra contabilità generale, industriale e budget;
■ le chiavi di lettura e di interpretazione del bilancio aziendale in funzione dei diversi fini conoscitivi da perse-
guire attraverso l’analisi per indici e per flussi;
■ le problematiche delle operazioni straordinarie che consentono l’adattamento dell’azienda all’ambiente ester-
no attraverso i cambiamenti di forma giuridica o di proprietà;
■ la consapevolezza della tipicità delle aziende di erogazione rispetto a quelle di produzione.
Sia le operazioni descritte negli esempi, nelle esercitazioni svolte e negli esercizi da svolgere, sia quel-
le risultanti da riproduzioni di titoli di credito, di fatture e di altri documenti commerciali e bancari pre-
senti nel testo sono state immaginate a scopo esclusivamente didattico, anche nei casi in cui vengono
nominate imprese o banche esistenti.
Siamo grati ai docenti che ci hanno fatto pervenire i loro preziosi consigli e che ci hanno dato il loro con-
tinuo sostegno e alle imprese che, con la loro collaborazione, ci hanno consentito di essere aderenti al-
le problematiche concrete. Gli Autori

ISBN 88-233-0245-5 Le riproduzioni per uso differente da quello personale


© 2001 RCS Scuola S.p.A. - Milano potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore
© 2004 RCS Libri S.p.A. - Milano al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica
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Ristampe La realizzazione di un libro presenta aspetti complessi e


2005 2006 2007 richiede particolare attenzione nei controlli: per questo è
1 2 3 4 5 6 molto difficile evitare completamente errori e imprecisioni.
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alla quale esprimiamo il nostro pieno apprezzamento e la
dichiara la propria disponibilità a regolarizzare.
nostra più viva gratitudine.

I diritti di traduzione e riproduzione, totali o parziali anche Sia le operazioni descritte negli esempi, nelle esercitazioni svolte
ad uso interno e didattico con qualsiasi mezzo, sono e negli esercizi da svolgere, sia quelle risultanti da riproduzioni
riservati per tutti i Paesi. di titoli di credito e di documenti commerciali e bancari
presenti in questo volume sono state immaginate a scopo
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere esclusivamente didattico, anche nei casi in cui vengono
effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro nominate imprese o banche esistenti e pertanto non
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PARTE 1

LE IMPRESE INDUSTRIALI

SITUAZIONE D’INGRESSO Abbiamo acquisito negli anni precedenti gli elementi


costitutivi del sistema azienda e preso visione degli aspetti finanziari, economici e
patrimoniali della gestione, in funzione anche della forma giuridica assunta dalle
imprese; abbiamo inoltre colto l’importanza di rappresentare i flussi informativi al
fine di tenere sotto controllo lo svolgimento della gestione attraverso gli strumenti,
i metodi, le tecniche e le procedure contabili.

PERCORSO DA COMPIERE Dobbiamo ora applicare le abilità acquisite allo stu-


dio delle imprese industriali, cercando di cogliere l’evoluzione in atto nella loro
organizzazione e gestione. Dobbiamo perciò ulteriormente approfondire lo studio
del sistema informativo in tutte le sue parti componenti. Applicheremo le conoscen-
ze amministrativo-contabili alla tenuta delle scritture obbligatorie agli effetti civilisti-
ci e fiscali, alla redazione del bilancio e alla sua interpretazione. Esamineremo le
correlazioni tra contabilità generale, contabilità gestionale e budget.

Capitolo 01 - Le caratteristiche strutturali-organizzative


Capitolo 02 - Gli aspetti economico-patrimoniali
Capitolo 03 - Il sistema informativo
Capitolo 04 - Le immobilizzazioni
Capitolo 05 - Il personale dipendente
Capitolo 06 - Gli acquisti, le vendite e il magazzino
Capitolo 07 - I finanziamenti
Capitolo 08 - Il risultato d’esercizio e la situazione contabile finale
Capitolo 09 - Il bilancio d’esercizio
Capitolo 10 - L’analisi di bilancio per indici
Capitolo 11 - L’analisi di bilancio per flussi
Capitolo 12 - Correlazioni tra contabilità generale,
Capitolo 12 - gestionale e budget
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CAPITOLO 1

LE CARATTERISTICHE
STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

1 Le imprese industriali
Le imprese industriali sono aziende di produzione diretta, che attuano un pro-
cesso di trasformazione di materie prime e semilavorati, o di assemblaggio di parti

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componenti, per ottenere prodotti finiti. Il processo di produzione tecnica diventa
un processo di produzione economica con lo scambio dei prodotti ottenuti, che ven-
gono venduti ad altri operatori commerciali o agli utilizzatori finali.

I beni prodotti dalle aziende industriali possono:


■ essere già pronti per la destinazione al consumo;
■ costituire semilavorati o parti componenti per successive operazioni di trasformazione
o di montaggio attuate da altre aziende industriali;
■ essere beni strumentali che serviranno a loro volta per ottenere altri beni o servizi.
Mentre nelle aziende commerciali si ha il solo processo di produzione economica, attuato
con il trasferimento delle merci nel tempo e nello spazio, nelle aziende industriali il pro-
cesso produttivo è duplice, sia fisico-tecnico sia economico.

rivoluzione La nascita dell’industria moderna risale alla seconda metà del 1700 e il suo sviluppo, ini-
industriale ziato in Inghilterra e diffusosi successivamente negli altri paesi, ha avuto notevoli conse-
guenze economiche e sociali modificando profondamente l’organizzazione della società.
Mentre in precedenza gli artigiani producevano su ordinazione dei clienti e la produzione
industriale, secondaria rispetto a quella agricola, si basava soprattutto sul lavoro saltuario
effettuato a domicilio da famiglie contadine per conto dei mercanti, la così detta «rivolu-
zione industriale» ha comportato: la separazione tra coloro che sono proprietari dei mezzi
di produzione (capitalisti) e coloro che prestano le energie di lavoro, l’accentramento
della manodopera (salariati) nelle fabbriche, la divisione del lavoro, l’impiego delle mac-
chine, la produzione di massa per il mercato, il sorgere di aziende di grandi dimensioni.

2 Classificazione
Le aziende industriali possono essere esaminate secondo vari criteri di classificazione; in
relazione agli aspetti di seguito evidenziati esse presentano finalità, modalità produttive,
organizzative e commerciali diverse.

attività In relazione all’attività produttiva le aziende industriali appartengono a diversi settori:


produttiva alimentari, auto, cartari, chimici, costruzioni, elettronici ed elettromeccanici, impianti
e macchine, minerari e metallurgici, tessili, abbigliamento e accessori, industriali
diversi.
I problemi che tali aziende devono affrontare per trasformare le materie prime in prodotti
finiti sono, dal punto di vista tecnico, assai diversi gli uni dagli altri. I problemi organizza-
tivi, amministrativi, finanziari che devono risolvere, le leggi dell’equilibrio finanziario e
dell’equilibrio economico che devono rispettare sono invece analoghi. Ciò rende possibi-
le uno studio unitario delle aziende industriali, considerate nei loro aspetti generali.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

destinazione In relazione alla destinazione immediata della produzione effettuata, distinguiamo le


della produzione aziende industriali in:
a) aziende che effettuano lavorazioni su commessa: i prodotti ottenuti sono imme-
diatamente consegnati al cliente che li ha ordinati;
b) aziende che effettuano lavorazioni per il mercato: producono, indipendentemen-
te dalla presenza di specifiche ordinazioni, sulla base delle previsioni delle richieste del
mercato; i prodotti, generalmente di tipo standardizzato, ottenuti in serie, sono tempo-
raneamente depositati in magazzino in attesa di essere immessi sul mercato, per cui
dette imprese sono chiamate anche aziende che producono per il magazzino;
c) aziende che effettuano sia lavorazioni su commessa sia produzioni per il mer-
cato: abbinano i comportamenti dei due tipi di aziende prima considerati; nei periodi
in cui non vi sono ordinazioni di prodotti da parte di terzi vengono eseguite produzioni
da immagazzinare e collocare successivamente sul mercato.
definizione A seconda di chi stabilisce le caratteristiche qualitative dei prodotti, distinguiamo le
delle aziende industriali in:
caratteristiche
dei prodotti a) aziende a produzioni standardizzate: producono beni aventi caratteristiche qualita-
tive ben definite e costanti nel tempo, stabilite dalla stessa azienda produttrice;
b) aziende che operano su specifica del cliente: producono beni che sono progettati
e fabbricati con caratteristiche particolari indicate dal cliente; possono essere sia azien-
de artigianali, di piccole dimensioni, che fabbricano prodotti personalizzati (come le
sartorie) sia aziende di notevoli dimensioni operanti nel settore delle costruzioni di
grandi opere (ponti, dighe, autostrade ecc.).
proprietà A seconda di chi fornisce i materiali da trasformare, abbiamo:
delle materie a) aziende che trasformano materie proprie, acquistate in precedenza;
b) aziende che effettuano lavorazioni per conto terzi: trasformano le materie fornite
dal committente; sono generalmente imprese di piccole dimensioni, con scarsa autono-
mia operativa, con limitati problemi di immagazzinamento, perché il prodotto ottenuto
viene immediatamente consegnato al cliente.
continuità del A seconda della continuità del flusso produttivo, abbiamo:
flusso produttivo a) aziende con produzioni job-shop: producono volumi limitati di manufatti conformi
alle caratteristiche stabilite dal cliente; la lavorazione inizia dopo l’acquisizione dell’or-
dine e implica la necessità di programmare preventivamente gli impianti e i macchinari
per personalizzare i prodotti, con conseguente interruzione del ciclo produttivo in atto.
Ne sono esempi alcune opere di ingegneria civile o di cantieristica navale nonché la
realizzazione di mobili o abiti su misura;
b) aziende con produzioni a lotti: come le aziende job-shop, sono anch’esse dotate di una
certa flessibilità poiché i loro impianti e macchinari possono essere predisposti per ottene-
re prodotti diversi o differenziati; questi sono fabbricati in serie, cioè tutti uguali e per
quantità prestabilite (lotti). Ne sono esempi le aziende tessili, alimentari, farmaceutiche, di
abbigliamento; i lotti non sono necessariamente collegati al fabbisogno immediato;
c) aziende con produzioni in linea: realizzano elevati volumi di prodotti con caratteri-
stiche simili, tali da giustificare investimenti in impianti e macchinari dedicati in modo
specifico a singole famiglie di prodotti; i cicli produttivi, ripartiti per linee di prodotti,
sono ripetitivi e omogenei. Ne sono esempi le aziende che effettuano produzioni in
linea nel settore automobilistico o degli elettrodomestici;
d) aziende con produzioni di processo: realizzano ingenti volumi di prodotti fortemente
standardizzati, realizzati attraverso cicli di lavorazione senza interruzioni. Le imprese con
produzioni di processo sono caratterizzate da una certa rigidità poiché, normalmente, gli
impianti sono progettati per la produzione di un unico prodotto. Ne sono esempi le
acciaierie, le aziende che effettuano lavorazioni petrolchimiche, i cementifici.
prodotti A seconda del numero dei prodotti ottenuti, abbiamo:
ottenuti a) aziende monoprodotto: fabbricano un solo tipo di prodotti;
b) aziende a produzioni differenziate (multiprodotto): fabbricano più tipi di prodotto,
ciascuno con un processo di trasformazione proprio;

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

c) aziende a produzioni congiunte: ottengono più prodotti da un unico processo di


lavorazione; ne sono un esempio le raffinerie che dalla distillazione del petrolio otten-
gono benzine, oli combustibili, lubrificanti.

dimensioni A seconda delle dimensioni, parliamo genericamente di aziende industriali piccole, medie
e grandi.
Da un punto di vista quantitativo esse si classificano in base al numero di lavoratori
dipendenti occupati, all’entità del capitale proprio e del capitale investito (totale dell’atti-
vo), al fatturato annuo realizzato, al volume annuo di produzione oppure alle dimensioni
e alle potenzialità degli impianti. Da un punto di vista qualitativo, invece, si distinguono
in relazione al grado di autonomia decisionale (imprese controllate o indipendenti), alla
struttura organizzativa (accentrata o decentrata) ecc.

Il sistema industriale italiano è caratterizzato dalla coesistenza di imprese di varia dimen-


sione: a fianco di alcuni grandi gruppi di imprese (come i gruppi Fiat, Mediaset e Pirelli),
esistono molte aziende di media dimensione e una miriade di piccole imprese diffuse su
tutto il territorio nazionale.

Piccola impresa Grande impresa

L’imprenditore è in continuo contatto con i lavora- Vi si applica il principio della divisione del lavoro.
tori dipendenti e può instaurare con essi una colla- Le condizioni ambientali a favore dei lavoratori
borazione più proficua su basi personali. Spesso sono talvolta più curate, grazie alla pressione e al
però sono meno curate le condizioni ambientali di controllo sindacale. La conflittualità è più vivace.
lavoro.

L’imprenditore accentra le decisioni dando unità di I controlli e la sorveglianza sono più complessi;
direzione; sorveglia direttamente sia l’attività di l’organizzazione è spesso fortemente burocratizza-
lavoro sia l’impiego e l’uso delle attrezzature, ridu- ta. La gestione è più rigida per la presenza di eleva-
cendo costi e sprechi. L’azienda gode di maggiore ti costi fissi di struttura.
elasticità e rapidità di decisioni.

La concorrenza delle grandi aziende, che produco- Vengono attuate produzioni standardizzate, in
no in serie, può essere combattuta solo con la qua- serie, che consentono riduzioni dei costi per pro-
lità dei prodotti e con forme consortili o di associa- dotto. La rete commerciale è organizzata diretta-
zione, specie per affrontare i mercati esteri. mente, anche con l’istituzione all’estero di proprie
filiali e consociate.

Gli obblighi contabili sono minori. Vi sono mag- Gli obblighi contabili sono più impegnativi. I finan-
giori difficoltà nel reperire finanziamenti, a meno ziamenti vengono ottenuti con minori difficoltà.
di ricorrere all’appoggio dei consorzi-fidi.

orientamento A seconda dell’orientamento strategico del management, distinguiamo:


strategico
a) aziende orientate alla produzione (production oriented): in esse la fase dominante
è quella delle trasformazioni tecniche, alla quale è particolarmente dedicata l’attenzio-
ne dei vertici aziendali; è perciò considerato importante «saper produrre»;
b) aziende orientate alle vendite (sales oriented): in esse la fase dominante è quella
della distribuzione; è perciò considerato importante «saper vendere»;
c) aziende orientate al mercato (marketing oriented ): sono aziende che operano in
mercati complessi e mutevoli, di cui devono conoscere le caratteristiche, anticiparne lo
sviluppo e guidarne l’evoluzione; è perciò considerato importante comprendere e sod-
disfare le aspettative dei clienti.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

stadio di vita A seconda dello stadio di vita dei prodotti del settore a cui appartengono, distinguiamo:
dei prodotti
a) aziende che operano in settori maturi: presentano sul mercato prodotti tradizionali
(tessili, meccanici, alimentari ecc.);
b) aziende che operano in settori emergenti: fabbricano prodotti introdotti da meno
tempo sul mercato (per esempio, elettronici), frutto delle nuove tecnologie.

fattore A seconda dei fattori prevalenti nello svolgimento dei processi produttivi, distinguiamo:
produttivo
prevalente a) aziende labour intensive: sono aziende ad alta intensità di lavoro e bassa intensità di
capitale; operano in settori tradizionali ottenendo prodotti così detti «maturi», come il
mobilio, le calzature, l’abbigliamento, i tessuti. Devono competere sul piano internazio-
nale con le aziende dei paesi del terzo mondo, che esercitano una forte concorrenza in
quanto utilizzano manodopera a basso costo per produzioni che non richiedono mac-
chinari complessi;
b) aziende capital intensive: sono aziende ad alta intensità di capitale e bassa intensità
di lavoro; operano in settori tecnologicamente avanzati, che richiedono elevati investi-
menti in beni strumentali e in costi di ricerca e sviluppo, fruttuosi solo su tempi
medio/lunghi. Possono operare anche in settori maturi, ma con produzioni fortemente

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automatizzate. Richiedono personale altamente qualificato, con esigenze sia di arricchi-
mento professionale sia di buona remunerazione. Le imprese capital intensive risento-
no particolarmente del costo del denaro; presentano una elevata rigidità di gestione in
quanto gli investimenti in impianti, macchine, innovazioni tecnologiche, ricerca sono
tutti fattori a lungo ciclo di utilizzo, non facilmente smobilizzabili, che, una volta soste-
nuti, incidono per molto tempo sulle gestioni future.

tasso di A seconda del tasso di sviluppo delle vendite rapportato alla quota di mercato detenuta,
sviluppo/quota possiamo riscontrare aziende variamente posizionate:
di mercato
a) aziende ad alto tasso di sviluppo, con quota di mercato bassa: sono le aziende
operanti in settori emergenti, con mercato in evoluzione, a elevato rischio; queste
aziende hanno spesso costi superiori ai ricavi (sono quindi ancora in perdita), presen-
tano prodotti in fase di lancio (con prospettive incerte), richiedono per il loro sviluppo
notevoli investimenti finanziari; in modo pittoresco sono denominate children, perché
presentano problemi di crescita, o question marks, perché pongono punti di domanda
sui risultati finali;
b) aziende ad alto tasso di sviluppo, con quota di mercato elevata: sono le aziende
operanti in settori in sviluppo, che dominano il mercato, con buone prospettive reddi-
tuali; assorbono liquidità per combattere la concorrenza, incrementare la capacità pro-
duttiva, mantenere i punti di forza; queste aziende in crescita sono dette stars (stelle);
c) aziende a basso tasso di sviluppo, con quota di mercato elevata: sono le aziende
affermate, che operano in settori maturi; devono difendere le posizioni acquisite, ma
non richiedono forti investimenti per cui hanno una buona redditività e liquidità; sono
dette cash cows (mucche da mungere);
d) aziende a basso tasso di sviluppo, con quota di mercato bassa: sono le aziende
operanti in settori declinanti, con scarse prospettive di sopravvivenza durevole; hanno
modesta o nulla sia la redditività sia la liquidità; sono dette dogs (cani).
tasso di sviluppo delle vendite

children stars
strategia strategia
di sviluppo di investimento

dogs cash cows


strategia strategia
di realizzo di difesa

quota di mercato detenuta

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

3 Il governo delle imprese


soggetto Il soggetto giuridico è la persona, fisica o giuridica, a cui fanno capo i diritti e le obbli-
giuridico gazioni derivanti dall’attività aziendale. Il soggetto giuridico delle imprese industriali è
oggi privato. In passato ci sono stati enti pubblici che svolgevano un’attività produttiva;
ma con il processo di privatizzazione, volto a favorire il libero mercato, le imprese che
erano giuridicamente pubbliche sono state trasformate in società per azioni, cioè in sog-
getti giuridicamente privati.
A seconda della loro struttura giuridica, distinguiamo le aziende in:
a) aziende individuali: sono in genere di modeste dimensioni, a carattere artigianale e a
conduzione familiare; hanno limitate possibilità di sviluppo in quanto condizionate dai
mezzi a disposizione di un’unica persona, il proprietario-imprenditore;
b) aziende collettive: poiché sono costituite come società, possono contare sugli apporti
di più persone e quindi possono raggiungere anche dimensioni notevoli. La forma
delle società di capitali si presta meglio delle altre al reperimento dei mezzi finanziari
necessari per effettuare gli investimenti richiesti dalle moderne tecnologie produttive e
dall’accesa competizione internazionale.
Il codice civile consente alle società per azioni di organizzarsi secondo tre diversi sistemi
di amministrazione e controllo, come evidenziato dallo schema.

Organi Sistema ordinario Sistema dualistico Sistema monistico


volitivo assemblea dei soci assemblea dei soci assemblea dei soci
amministrativo amministratore unico o consiglio di gestione consiglio di amministrazione
consiglio di amministrazione al cui interno è nominato il
collegio sindacale consiglio di sorveglianza comitato per il controllo sulla
di controllo
gestione

soggetto Il soggetto economico è l’insieme delle persone fisiche che esprime gli interessi istitu-
economico zionali dell’impresa; a esso spetta il potere di stabilire le strategie, di prendere decisioni
inerenti alla guida dell’impresa e alla distribuzione dei suoi risultati.
Molte aziende industriali fanno parte di gruppi di imprese e possono quindi essere governate
da altre società; in particolare sono dette società controllate le società su cui un’altra società
è in grado di esercitare la propria influenza dominante, grazie ai voti di cui dispone diretta-
mente o indirettamente nell’assemblea ordinaria o in virtù di particolari vincoli contrattuali.
A seconda del soggetto economico, possiamo distinguere le aziende industriali in:
a) aziende economicamente private, in quanto governate da privati, come le imprese
individuali o le società le cui quote o azioni appartengono totalmente o a maggioranza
a persone fisiche o giuridiche private;
b) aziende economicamente pubbliche, in quanto governate da persone nominate diretta-
mente o indirettamente da enti pubblici; ne sono state un esempio le società controllate in
passato dall’IRI (facente capo all’allora Ministero del tesoro, del bilancio e della program-
mazione); dette aziende sono state in gran parte cedute ai privati e l’IRI è stato liquidato.

stakeholders Ciascuna impresa è il prodotto della cultura, della società, della storia, dell’etica, della reli-
gione propria del paese nel quale è nata e opera; è il frutto dell’ambiente nel quale si
trova immersa. I portatori di interessi (stakeholders) che costituiscono il soggetto econo-
mico delle imprese variano nei diversi paesi industrializzati proprio perché diverso è l’am-
biente che ne condiziona l’operare e lo sviluppo.
Negli Stati Uniti, dove sono numerose le public companies, cioè le società ad azionariato dif-
fuso, le imprese sono soprattutto a conduzione manageriale; il possesso azionario è fluido e
instabile in quanto gli azionisti (tra i quali anche i fondi pensione) comprano o vendono
azioni sul mercato finanziario a seconda delle prospettive di guadagno. I manager puntano
perciò a ottenere elevati livelli di remunerazione degli investimenti e cercano di compensare
gli azionisti con buoni dividendi per evitare di essere sostituiti.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

In Germania i possessi azionari sono frazionati e danno luogo a un complesso equilibrio tra
azionisti privati, strutture pubbliche, fondi pensione, fondi di investimento e banche. Rispetto
alle società americane, le politiche di distribuzione dei dividendi sono più contenute e si pra-
tica un maggiore autofinanziamento. Il controllo stabile delle aziende consente di puntare più
che a utili immediati a risultati di medio e lungo termine; i lavoratori dipendenti partecipano
all’assunzione di molte decisioni, in quanto i loro rappresentanti sono presenti negli organi-
smi sociali (modello della cogestione). Notevole è inoltre l’influenza della banca principale
(Haus Bank = banca di casa) che dispone di informazioni complete e dirette sulle prospettive
dell’impresa che finanzia e, quindi, concorre alle decisioni sugli investimenti da attuare.
In Giappone il governo delle imprese è detenuto, oltre che da banche e compagnie assi-
curatrici, anche da altre imprese attraverso un sistema di incroci azionari che determinano
gruppi tra loro coordinati (Keiretzu finanziari); il management interno è stabile e scelto
tra i dipendenti dell’impresa; anche il sindacato è un organo aziendale. Nei consigli di
amministrazione, i managers sono affiancati da rappresentanti delle banche e di altre
aziende con cui hanno abitualmente rapporti di affari.
In Italia il governo delle imprese (grandi, medie e piccole) è in mano a gruppi familiari
(capitalismo familiare); spesso i proprietari preferiscono finanziarsi sul mercato del credi-
to, ricorrendo a più banche e sostenendo elevati oneri finanziari, piuttosto che farsi quo-
tare nei mercati regolamentati e dovere rispondere del proprio operato a soci di minoran-
za. Le banche, contrariamente a quanto avviene in Germania e in Giappone, non fanno in
genere parte in Italia del soggetto economico e non intervengono nella gestione.
I rapporti tra proprietà e management sono basati sul consenso e la collaborazione, men-
tre più conflittuali sono le relazioni con i sindacati dei lavoratori.

4 Aspetti delle moderne imprese industriali


Le aziende industriali di grandi dimensioni si caratterizzano per le lavorazioni svolte a costi
limitati e per l’accentuata differenziazione dei prodotti. Questi aspetti sembrano apparente-
mente in contrasto; in passato infatti i bassi costi sono stati legati alle economie di scala otte-
nibili con notevoli volumi di produzioni standardizzate, mentre la varietà delle caratteristiche
dei prodotti richiede la suddivisione della capacità produttiva aziendale tra molte produzioni
diverse e quindi il sostenimento di costi aggiuntivi di differenziazione.
La composizione delle due esigenze – quella economica (produrre a bassi costi) e quella di
mercato (soddisfare le esigenze di una clientela non omogenea, in situazioni di forte concor-
renza) – è oggi resa possibile dalle nuove visioni della strategia di impresa e dalle radicali
innovazioni tecnologiche, gestionali e organizzative degli ultimi anni. Si considera essenziale,
ai fini del successo, la capacità di rispondere con prontezza, flessibilità e precisione alle
mutevoli richieste dei clienti. Diventa determinante puntare sul miglioramento continuo dei
prodotti e dei processi, da attuarsi senza interruzioni con un’azione diffusa; questa richiede:
■ il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle risorse umane a tutti i livelli e in tutte
le funzioni;
■ l’instaurazione di rapporti basati sulla collaborazione con tutti gli interlocutori aziendali
(fornitori, clienti, dipendenti, finanziatori).
Le moderne aziende industriali, che operano in un mercato globale e devono affrontare la
concorrenza internazionale, si caratterizzano per:
just in time a) l’adozione delle tecniche del just in time (JIT) basate sul principio «produrre solo
quanto e quando effettivamente richiesto»; si punta a razionalizzare le produzioni attra-
verso la limitazione (o eliminazione) delle scorte e la riduzione sia dei tempi di prepa-
razione e attrezzaggio degli impianti (set up) per il passaggio da una lavorazione all’al-
tra sia dei tempi di attraversamento (lead time), cioè dei tempi che intercorrono fra
l’entrata delle materie e l’uscita dei prodotti (riguardano quindi il magazzinaggio, i tra-
sporti interni, i controlli, le attese, oltre, naturalmente, i tempi tecnici di lavorazione);
risultano in tal modo ridotti gli sprechi con l’eliminazione di quelle attività che non
incrementano il valore dei prodotti ma ne incrementano il costo;

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

qualità b) il miglioramento della qualità dei prodotti; si cerca di ottenerlo attribuendo particolare
attenzione alla progettazione degli impianti e dei prodotti e alla scelta dei fornitori, in
modo da eliminare i costi che scaturiscono dal mancato raggiungimento di determinati
standard qualitativi (formazione di rottami, necessità di rilavorazioni, concessione di
abbuoni di qualità ai clienti, eliminazione dei difetti riscontrati nella produzione dall’a-
zienda o dai clienti);

flessibilità c) la flessibilità produttiva; essa è resa possibile dall’automazione, che consente di utiliz-
zare in modo economico, con ridotti costi di differenziazione, le stesse macchine per
prodotti diversi e, quindi, di variare in base al mercato i rapporti quantitativi nel mix di
produzione;

lay-out d) la disposizione razionale degli impianti e delle macchine (lay-out); mentre in passato
si creavano grandi reparti in cui venivano collocati i macchinari specializzati in grado di
svolgere una sola fase del processo produttivo, il che comportava la necessità di spo-
stare i prodotti in lavorazione da un reparto all’altro, oggi si tende a sistemare in uno
stesso reparto tutte le macchine, le attrezzature e i servizi di supporto (come quelli di

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manutenzione) necessari per svolgere una lavorazione completa; si ottiene in tal modo
la riduzione al minimo dei costi di trasporto interno e delle scorte di semilavorati; la
fabbrica diventa un insieme di «celle produttive»;

esternalizzazione e) l’esternalizzazione di alcune lavorazioni (outsourcing); una parte delle trasformazioni


viene affidata ad altre aziende (subfornitori), spesso di piccole dimensioni, per cui le
aziende maggiori non effettuano più le prime fasi di lavorazione delle materie prime,
ma si dedicano alla trasformazione di semilavorati provenienti da altre aziende o all’as-
semblaggio di parti componenti;

dematerializza- f) la dematerializzazione dei prodotti; nell’ambito dell’intero processo di trasformazione


zione che si conclude con la vendita dei prodotti finiti e che viene svolto in diverse fasi anche
presso più aziende, si riduce sempre più l’incidenza delle materie prime e della mano-
dopera direttamente impegnata nelle lavorazioni e si incrementa l’incidenza delle atti-
vità svolte a monte e a valle dei processi più strettamente produttivi quali la ricerca, la
progettazione, il controllo di qualità, i servizi collaterali, le manutenzioni, le attività non
tecniche (commerciali e di marketing, amministrative, finanziarie); in altre parole si
incrementa il peso delle attività «immateriali» sul totale.
Nell’ambito delle singole aziende che si occupano solo delle fasi terminali dei processi
di produzione, l’incidenza dei semilavorati da ultimare o delle parti componenti da
assemblare (il cui costo assorbe sia le materie prime sia quote sempre maggiori di lavo-
ro e servizi fatti svolgere all’esterno) può invece essere elevata e raggiungere anche il
50% del costo di produzione;

time to market g) la riduzione dell’intervallo intercorrente tra la decisione di fabbricare un nuovo


prodotto e il suo lancio sul mercato (time to market) ; essere in grado di progettare,
realizzare e porre in vendita un nuovo prodotto in tempi brevi vuol dire seguire
meglio l’evoluzione dei gusti della clientela e ottenere quindi un forte vantaggio
competitivo. Il coordinamento tra le attività di progettazione, produzione e marketing,
cioè l’integrazione delle funzioni, effettuato già in fase di concezione dei nuovi prodot-
ti, ne abbrevia i tempi di immissione sui mercati. L’azienda può e deve sfruttare al mas-
simo le innovazioni tecnologiche utilizzando impianti e macchine sofisticate e automa-
tiche che consentono di ottenere grande flessibilità nel variare quantità e caratteristiche
qualitative dei lotti di produzione.

produzione In pratica oggi si cerca di attuare una produzione snella (lean production), basata sul
snella principio «usa meno di tutto per ottenere di più»; si devono cioè avere meno scorte, meno
lavoro, meno sprechi, meno difetti, minori tempi di produzione, minor numero di fornito-
ri e ottenere più varianti di prodotto, più qualità, più rapidità nell’adeguarsi al mercato,
più servizi per i clienti.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

5 La localizzazione
I condizionamenti personali o familiari influenzano l’ubicazione delle imprese di piccole
dimensioni a carattere artigianale, mentre per le aziende di medie⁄grandi dimensioni la
localizzazione tiene conto di un insieme di fattori che rendono più opportuna la scelta di
un luogo rispetto a un altro.

La geografia economica illustra le condizioni che favoriscono la nascita delle attività


produttive sul territorio. Anche quando esistono vincoli tecnici (si pensi alle industrie
minerarie e lapidee legate all’esistenza di un dato giacimento o di una cava) vanno
esaminate:
■ le condizioni climatiche; la vicinanza a corsi d’acqua, quando costituiscono esigenze
tecniche; le disponibilità energetiche;
■ la presenza di infrastrutture (autostrade, aeroporti, interporti, autoporti, raccordi ferro-
viari, porti, reti di comunicazione telefoniche ecc.);
■ la distanza dai mercati di approvvigionamento delle materie prime o dai mercati di
sbocco dei prodotti;
■ la presenza di manodopera qualificata;
■ l’esistenza di attrezzature sociali (case, scuole, asili nido, ospedali ecc.);
■ l’opportunità di contatti e scambi di informazioni ai fini della diffusione delle innova-
zioni tecnologiche e organizzative (centri di ricerca, università, corsi di formazione e
specializzazione ecc.);
■ la disponibilità e l’accesso ai servizi reali alle imprese (banche di dati, certificazioni
della qualità, organizzazione di mostre e rassegne, consulenza giuridica, ricerche di
marketing ecc.);
■ la possibilità di integrazione e interrelazione con altre imprese non solo di servizi, ma
anche complementari e concorrenti;
■ la disponibilità di edifici adeguati per tipologia, funzionalità, costi.
Sia lo Stato sia gli enti pubblici locali offrono talvolta alle aziende private facilitazioni
fiscali o finanziarie (per esempio, prestiti a tassi agevolati) per stimolare gli insediamenti
industriali nelle zone più depresse.

Le aree industriali italiane di origine più recente si sviluppano senza un centro preciso
e senza i costi e gli inconvenienti sociali delle congestioni urbane che si riscontrano
nelle grandi città. L’estensione delle telecomunicazioni e della telematica, l’accesso
alle banche di dati, lo sviluppo dei collegamenti aerei permettono anche alle aziende
più periferiche di comunicare con i mercati esteri e consentono quindi il decentra-
mento della produzione.

delocalizzazione Il basso costo della manodopera nei paesi del Sud-est asiatico, del Nord Africa e dall’est-
europeo comporta la delocalizzazione di molte attività industriali, che vengono trasferite
dal Nord America e dagli Stati membri della CE ai paesi citati.
A livello mondiale vi è da osservare che molti prodotti industriali rappresentano la sintesi
di processi realizzati in nazioni diverse; può perciò accadere che un apparecchio, assem-
blato in Italia, sia stato progettato negli Stati Uniti e sia costituito da componenti fabbricati
parte in Giappone, parte in Corea e parte in Germania.

Queste nuove tendenze modificano i vecchi rapporti territoriali e favoriscono le integra-


zioni delle economie e la globalizzazione dei mercati, aumentano la competitività e privi-
legiano le imprese più aperte alle innovazioni tecnologiche e più disponibili ad alleanze
strategiche internazionali.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

6 L’organizzazione
L’organizzazione può essere considerata:

a) nell’aspetto metodologico, come quella parte dell’economia aziendale che studia le


composizioni più efficienti delle forze materiali, immateriali e personali che operano
nell’azienda;
b) nell’aspetto concreto, come l’insieme degli organi, uffici e servizi in cui si struttura
l’azienda. In tale ottica distinguiamo l’organizzazione tecnica e l’organizzazione
umana.

L’organizzazione tecnica si occupa degli elementi fisici, materiali, connessi all’attività


aziendale; si articola in organizzazione degli impianti, dei macchinari e delle attrezzature,
organizzazione della produzione, organizzazione della distribuzione, organizzazione del
magazzino e dei processi logistici, e così via.

L’organizzazione umana concerne la trama di rapporti che si crea tra gli individui che
operano nell’azienda e il sistema di comunicazione e di circolazione delle informazioni in
essa istituito.

In un’azienda di piccole dimensioni l’imprenditore decide personalmente su tutti i proble-


mi della gestione; con il crescere delle dimensioni i problemi si fanno più complessi e la
loro soluzione viene delegata a più organi di cui è necessario stabilire le funzioni e fissare
le relazioni di autorità e di potere.

Il potere è la capacità di una persona di influenzare l’attività di altri individui; l’autorità è il


potere legittimato, cioè riconosciuto da coloro che vi sono soggetti. L’autorità e il potere
determinano le relazioni di gerarchia, in base alle quali una o più persone sono subordi-
nate ad altre a esse preposte.

In ogni azienda, oltre ai poteri formali di autorità e responsabilità attribuiti alle varie
persone, assumono rilevanza anche i rapporti informali che si instaurano all’interno
della struttura, per cui persone che occupano posizioni meno elevate possono di fatto
influenzare le decisioni di chi è gerarchicamente superiore.

scopi L’organizzazione deve:


■ identificare i comportamenti per raggiungere gli obiettivi aziendali;
■ suddividere i compiti, le funzioni, le responsabilità con l’attribuzione della relativa
autorità tra le persone che operano nell’azienda;
■ istituire i collegamenti tra le persone, o i gruppi di persone, costituenti gli organi azien-
dali in relazione alle loro funzioni;
■ stabilire i sistemi di comunicazione tra i vari organi per quanto riguarda gli ordini
(impartiti dagli organi superiori a quelli gerarchicamente subordinati) e per quanto
riguarda le informazioni (circolanti sia tra persone di pari livello sia tra persone appar-
tenenti a livelli diversi);
■ adeguare le strutture ai cambiamenti che intervengono nell’ambiente in cui l’azienda
opera.

Tradizionalmente si rappresentava la distribuzione del personale nella struttura organizza-


tiva con una piramide, con molte persone poco qualificate alla base e pochissime persone
di livello dirigenziale al vertice. I cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni la rendono
invece più simile a un pallone da rugby: poche persone sia alla base sia al vertice, molte
che si affollano al centro. In futuro si avranno sempre più strutture «a clessidra», con una
riduzione del numero dei quadri intermedi (e quindi un assottigliamento del numero di
persone in posizione al centro) e un aumento di persone con caratteristiche di alta qualifi-
cazione.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

7 Tipi di ordinamento
In relazione ai diversi compiti e responsabilità gli organi aziendali si distinguono in:
a) organo volitivo (V): stabilisce le linee generali della strategia aziendale. Nelle aziende
individuali coincide con l’imprenditore. Nelle aziende collettive si identifica con l’as-
semblea dei soci e con il consiglio d’amministrazione (o con il consiglio di gestione)
nominato dal soggetto economico, di cui manifesta la volontà;
b) organi direttivi (D): traducono le linee generali in programmi concreti di azione;
svolgono le funzioni aziendali di massimo livello assumendo le decisioni che determi-
nano la gestione. L’insieme delle persone che fanno parte degli organi direttivi costitui-
sce il management;
c) organi consultivi o di staff (S): coadiuvano gli organi direttivi con attività di studio,
ricerca, analisi dei problemi, proponendo soluzioni alternative e prospettandone i con-
seguenti risultati; per tali funzioni l’azienda può ricorrere anche a consulenti esterni;
d) organi di controllo (C): sottopongono a verifica l’operato di altri organi; possono
rispondere solo all’interno (ispettori, revisori interni) nei confronti della direzione o

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rispondere della loro attività verso l’esterno (come nel caso del collegio sindacale);
e) organi esecutivi (E): attuano le decisioni degli organi direttivi eseguendo material-
mente le operazioni aziendali (uffici, reparti, officine in cui lavorano quadri intermedi,
impiegati e operai).
Le comunicazioni (ordini, informazioni) tra i vari livelli aziendali devono realizzarsi con
spirito di collaborazione e in modo efficiente; è quindi necessario che ognuno sappia con
sicurezza come e a chi rivolgersi per ciascun compito e in quale modo collegare il proprio
lavoro a quello degli altri. I rapporti sono regolati dagli schemi di ordinamento adottati.

ordinamento L’ordinamento lineare presenta unità gerarchiche ben identificate e una divisione del
lineare lavoro verticalizzata. Lo scambio di informazioni può avvenire solo seguendo la scala
gerarchica o tra posizioni poste allo stesso livello, ma nell’ambito della stessa unità di
comando. Il rapporto gerarchico ha come caratteristiche fondamentali:
■ la responsabilità del livello superiore, che deve emanare disposizioni e controllarne la
realizzazione, e che quindi risponde delle azioni eseguite dai subordinati;
■ l’obbligo del livello inferiore di attenersi alle disposizioni ricevute.
L’organizzazione lineare, che risale ad Henry Fayol (1841-1925), essendo gerarchica, com-
porta una certa lentezza nel processo decisorio e necessita che i «capi» abbiano approfon-
dite conoscenze in ordine ai singoli settori aziendali a cui sono preposti. In compenso
consente di ottenere più facilmente l’unità degli indirizzi gestionali e la disciplina interna.

D D D

EEE EEE EEE EEE EEE EEE

ordinamento L’ordinamento funzionale consente scambi di informazioni non gerarchici; ogni livello
funzionale può ricevere ordini anche da più persone in relazione alle esigenze funzionali dell’azien-
da. La gestione risulta meno rigida, le decisioni sono più rapide, la circolazione delle
informazioni più efficiente.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

Il rapporto funzionale ha come caratteristiche fondamentali:


■ la responsabilità del livello superiore di prendere le decisioni da attuare nell’ambito
funzionale di sua competenza e il dovere di seguirne l’applicazione;
■ la responsabilità del livello inferiore di realizzare le decisioni formulate dai livelli supe-
riori con cui è in contatto funzionale. Il livello inferiore è quindi pienamente responsa-
bile del proprio operato e ha il dovere di informare i livelli superiori di come vengono
realizzate le decisioni prese.
L’organizzazione funzionale, che risale a Frederick Taylor (1865-1915), si fonda sulla teo-
ria della divisione del lavoro, fraziona il processo produttivo e può dar luogo a conflitti di
competenze.

D D D

EEE EEE EEE EEE EEE EEE

I modelli più semplici di ordinamento, quello lineare e quello funzionale, sono oramai
datati; nelle aziende moderne, specie se di grandi dimensioni, troviamo oggi applicati
modelli più complessi.

ordinamento Poiché i dirigenti di più alto livello, a partire dal direttore generale, non possono avere
per line e staff conoscenze approfondite su tutti i problemi, vengono istituite delle unità di staff, compo-
ste da esperti altamente qualificati in campi specifici.
L’ordinamento per line e staff affianca i più alti livelli gerarchici (dirigenti a capo delle
unità di line) con le unità di staff che ne supportano le decisioni con ricerche, studi, rap-
porti. I componenti gli staff non possono impartire ordini alla struttura operativa né assu-
mere direttamente decisioni.

unità SSS SSS


di staff

unità D D D
di line

EEE C EEE EEE EEE EEE EEE C EEE

ordinamento L’ordinamento per comitati prevede l’istituzione di comitati per approfondire singoli
per comitati problemi e prendere le relative decisioni, costituiti da persone che svolgono nell’azienda
e per direzioni
multiple funzioni specifiche. I comitati non operano in permanenza e non sono rigidamente strut-
turati; sono convocati quando se ne ravvisa la necessità e le decisioni prese sono successi-
vamente attuate con convinzione tenuto conto che sono fatte eseguire dalle stesse perso-
ne che hanno contribuito alla loro assunzione.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

L’ordinamento a direzioni multiple prevede invece l’istituzionalizzazione dei comitati,


per cui le decisioni di un certo livello sono sempre assunte collegialmente da dirigenti,
singolarmente preposti a singole funzioni, che si riuniscono periodicamente per affronta-
re problemi complessi, mantenendo così l’unitarietà degli indirizzi di gestione.

Le funzioni aziendali

Organizzazione Studio della composizione ottimale degli organi aziendali e dei loro reciproci
rapporti. Distribuzione delle risorse. Stesura dell’organigramma aziendale.
Definizione del sistema informativo aziendale.
Pianificazione Definizione degli obiettivi e studio delle strategie per conseguirli. Redazione dei
piani pluriennali e del budget annuale.
Investimenti Acquisizione dei beni strumentali necessari per lo svolgimento dell’attività tipica
aziendale (fabbricati, impianti, macchine, attrezzature, brevetti ecc.).
Approvvigionamenti Acquisto dei beni oggetto dell’attività aziendale (merci, materie prime, parti com-
ponenti da assemblare, semilavorati, materie sussidiarie). Rapporti con i fornitori.
Produzione Svolgimento dell’attività tipica dell’azienda, che può consistere nella trasforma-
zione fisica di materie in prodotti (produzione tecnica) o nella distribuzione di
merci e prodotti nel tempo e/o nello spazio (produzione economica).
Logistica Gestione integrata dei problemi connessi ai trasporti, agli imballaggi, alle spedi-
zioni, al magazzinaggio e alla consistenza delle scorte di merci, materie, prodotti.
Affari legali Studio dei contratti e assistenza giuridica per tutti i problemi aziendali (contro-
versie, recupero crediti ecc.).
Personale Gestione del personale (selezione, assunzioni, promozioni e sviluppo di carriera,
formazione e addestramento, licenziamenti, relazioni industriali, rapporti con il
sindacato) e amministrazione del personale (liquidazione delle retribuzioni e
dei contributi sociali, rapporti con gli enti previdenziali, calcoli inerenti al tratta-
mento di fine rapporto, tenuta dei libri obbligatori relativi al personale). La dire-
zione del personale è collegata funzionalmente a tutti gli uffici dato che questi
utilizzano personale dipendente.
Marketing Studio del mercato e determinazione delle politiche di vendita (scelta dei canali
di distribuzione, fissazione dei prezzi e delle condizioni di vendita, azioni pro-
mozionali, azioni pubblicitarie ecc.).
Pubbliche relazioni Attività volta a farsi conoscere e a ottenere comprensione, simpatia e appoggio
da coloro con i quali si hanno o si avranno rapporti.
Le relazioni esterne sono attuate nei confronti della pubblica opinione (consu-
matori, autorità politiche, risparmiatori ecc.).
Le relazioni industriali sono rivolte alle organizzazioni sindacali e ai propri
dipendenti.
Finanza Coordinamento dei flussi monetari. Rapporti con le banche, i soci, i finanziatori.
Gestione dei prestiti. Studio della politica dei finanziamenti. Investimento delle
liquidità temporanee. Acquisto di partecipazioni.
Vendite Commercializzazione e distribuzione dei prodotti e delle merci. Rapporti con i
clienti e con la rete di vendita (agenti, rappresentanti).
Sistema informativo Gestione delle informazioni (reperimento dei dati, elaborazione, distribuzione
delle informazioni). Redazione dei documenti aziendali (fatture, situazioni con-
tabili, registri, statistiche ecc.). Gestione del CED (centro elaborazione dati).
Contabilità Organizzazione del sistema informativo contabile. Rapporti con gli uffici fiscali.
e bilancio Redazione del bilancio d’esercizio e del bilancio consolidato.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

8 L’organigramma
Lo schema che definisce la struttura organizzativa di un’azienda prende il nome di orga-
nigramma ed è costituito da un grafico che dà un’immediata percezione delle suddivisio-
ni a cui corrispondono i diversi organi, le diverse posizioni gerarchiche e le diverse fun-
zioni. Esso è accompagnato dal manuale delle strutture organizzative che definisce le
competenze e i limiti di autorità corrispondenti a ciascuna posizione.
Nell’ambito di ogni sezione o ufficio vengono inoltre specificate le procedure da seguire
nell’esecuzione delle varie operazioni, al fine di razionalizzare e standardizzare i rapporti
interni e regolare la circolazione delle informazioni.
I vari settori, reparti, uffici costituiscono dei sottoinsiemi in cui si articola l’unitario sistema
aziendale. Le suddivisioni possono essere effettuate: per funzioni, per processo produtti-
vo, per linee di prodotti, per area geografica. Spesso più criteri possono essere combinati
insieme contemporaneamente.

organigramma L’organizzazione per funzioni si basa sui principi della specializzazione e della divisio-
multifunzionale ne del lavoro e si adatta ad aziende che presentano una gamma di articoli non eccessiva-

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mente diversificata.
Poiché il criterio della suddivisione per funzioni si applica più volte ai diversi livelli, l’or-
ganigramma che si ottiene è detto multifunzionale. A ogni direzione corrisponde un’im-
portante funzione aziendale, la quale si articola in ulteriori funzioni più specifiche svolte
dai singoli uffici che dipendono gerarchicamente dalle direzioni sovrastanti.
L’ordinamento è generalmente di tipo misto (gerarchico e funzionale insieme).

Direzione generale

Servizio segreteria
Pianificazione strategica
Servizio legale
Servizio organizzazione
e sistema informativo
Pubbliche relazioni

Direzione
Direzione Direzione
Direzione Direzione Direzione amministrazio-
ricerca e marketing e
personale produzione logistica ne, finanza e
sviluppo commerciale controllo
• Gestione del • Ricerca di • Manutenzio- • Acquisti • Vendite • Finanzia-
personale base ne impianti • Magazzino • Assistenza menti
• Amministra- • Ricerca • Programma- materiali clienti • Tesoreria
zione del applicata zione della • Magazzino • Rete •Controllo
personale • Studi e produzione prodotti commerciale di gestione
• Formazione progetti • Reparti • Depositi • Pubblicità e • Contabilità
del personale • Investimenti produzione decentrati promozioni fornitori e
• Relazioni e nuove • Controllo • Trasporti e • Analisi di clienti
industriali tecnologie qualità spedizioni mercato • Contabilità
• Produzione generale e
prototipi bilancio
• Rapporti con
il fisco

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

organigramma L’organizzazione per divisioni si attua nelle aziende complesse che operano in più
divisionale aree geografiche, con più stabilimenti di produzione o con diverse linee di prodotti; la
struttura si basa su due distinti criteri:
■ a un primo livello l’azienda è articolata per divisioni che possono corrispondere a linee
di prodotti o ad aree geografiche diverse;
■ a un secondo livello ogni divisione è organizzata per funzioni aziendali.

Naturalmente vi sono anche funzioni aziendali comuni a tutte le divisioni e sempre va


tenuto presente che ogni sezione non è altro che la parte di un sistema unitario integrato.
Ogni divisione ha una propria struttura operativa volta a pianificare gli investimenti, la
ricerca, la manutenzione degli impianti ed è in grado di progettare, realizzare e commer-
cializzare la propria linea di prodotti o sviluppare l’attività nella propria area.
La struttura divisionale ha quindi il pregio del decentramento e della specializzazione; in
compenso comporta la duplicazione di uffici che svolgono funzioni uguali; inoltre cia-
scun responsabile di divisione può essere portato a privilegiare il proprio settore perden-
do di vista l’unitarietà aziendale.

Affari legali Centro


Direzione generale
Segreteria elaborazione dati

Direzione Direzione Direzione Direzione


organizzazione del personale amministrativa finanziaria

Divisione Divisione Divisione


farmaceutica dietetica cosmetica

Ricerca e sviluppo Ricerca e sviluppo Ricerca e sviluppo


Personale Personale Personale
Produzione Produzione Produzione
Marketing Marketing Marketing
Vendite Vendite Vendite
Investimenti Investimenti Investimenti
Impiantistica Impiantistica Impiantistica
Pubbliche relazioni Pubbliche relazioni Pubbliche relazioni
Magazzino Magazzino Magazzino

organigramma L’organizzazione per matrice utilizza contemporaneamente il criterio funzionale e il


per matrice criterio divisionale (il quale può essere applicato per processo produttivo, per linee di
prodotti, per area geografica o per progetto) e abbina al principio della specializzazione
del lavoro e della competenza professionale l’utilizzo mirato delle risorse per il raggiungi-
mento di determinati obiettivi.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

Sono spesso organizzate a matrice le grandi aziende di costruzioni che realizzano contem-
poraneamente grossi progetti (per esempio, una diga in un paese africano, un’autostrada
in Sud America e un villaggio residenziale in un’isola dell’Oceano Indiano).
Questo tipo di attività richiede una continua ripartizione del personale specializzato tra le
diverse fasi di esecuzione dei vari progetti; le realizzazioni devono essere seguite sia dal
punto di vista tecnico sia dal punto di vista amministrativo; gli approvvigionamenti posso-
no essere parte centralizzati e parte localizzati, e così via.
Fra i responsabili dei singoli progetti e i responsabili delle varie funzioni si hanno spesso
delle riunioni collegiali di coordinamento al fine di eliminare possibili conflitti di compe-
tenza e utilizzare al meglio la distribuzione delle risorse; questa varia continuamente nel
tempo man mano che si raggiungono i diversi stadi di realizzazione dei progetti stessi.
L’organizzazione per matrice non trova frequente applicazione per la sua complessità ed è
utilizzata solo da aziende che si dedicano ad attività di respiro internazionale o di tecnolo-
gia avanzata (laboratori di ricerca scientifica, imprese di grandi costruzioni, industrie aero-
nautiche, di informatica e telematica).

Direzione generale

Organizzazione
e sistema
informativo

Affari legali
Segreteria
Direzione
finanziaria

Direzione Direzione
ricerca Direzione Direzione Direzione
produzione personale commerciale ammini-
e sviluppo strativa

Direzione
progetto A A A A A A

Direzione
progetto B B B B B B

Direzione
progetto C C C C C C

9 Nuove tendenze organizzative


Non esiste un modello ottimale di organizzazione; le esigenze organizzative mutano nel
tempo in funzione dell’esperienza acquisita, all’evoluzione tecnologica, all’ampliarsi dei
mercati, alle scelte strategiche per mantenere o migliorare la competitività.
In passato molte imprese industriali hanno incrementato le proprie dimensioni giudican-
do utile tenere sotto controllo tutte le fasi del processo produttivo eseguite al proprio
interno e ritenendo opportuno diversificare le proprie attività operando in più settori

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

anche tra loro diversi. Oggi invece si punta al ridimensionamento e a concentrare le pro-
prie attenzioni sul core business, cioè su quelle attività in cui si ottengono risultati di
eccellenza. Si preferisce rinunciare alle organizzazioni accentrate e integrate e fare invece
un uso crescente di accordi con altre aziende (consorzi, joint venture, licenze, contratti di
fornitura ecc.). Il successo viene perciò a dipendere non solo da ciò che si fa in proprio
ma anche da come si opera in collaborazione con altri.
Salvo le piccole aziende a conduzione familiare, le imprese appartengono spesso a grup-
pi societari, nelle diverse posizioni di società controllanti, controllate o collegate.
esternalizzazioni Ogni impresa deve cercare di trovare l’equilibrio ottimale tra due esigenze contrastanti:
■ il controllo dell’intero processo produttivo, che spinge a integrare all’interno le diverse
fasi produttive, ma che rende più rigida la gestione;
■ il decentramento, attuato secondo varie modalità, dallo scorporo di nuclei di attività in
società distinte al ricorso alla subfornitura, che fa acquisire maggiore flessibilità.
Molte imprese hanno scorporato quei servizi (come la gestione degli immobili o del cen-
tro elaborazione dati), che non costituiscono l’aspetto fondamentale e strategico della loro
attività. Talvolta sono state create imprese che producono detti servizi per tutte le società
di un determinato gruppo; talaltra si è preferito rivolgersi a società specializzate esterne al

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gruppo che operano sul mercato per più imprese, anche tra loro concorrenti (fenomeno
detto outsourcing).
Da tempo sono state esternalizzate funzioni semplici (come il servizio mensa, i servizi di puli-
zia, i servizi di vigilanza); in tempi recenti alcune grandi società hanno esternalizzato funzioni
più complesse come la logistica (Volvo), l’assistenza informatica (IBM e Hewlett Packard), il
sistema di telecomunicazioni (Fiat), la formazione e il sistema informativo (Xerox). Il fine è
quello di avere un’azienda snella, concentrata sulle funzioni essenziali per il suo successo,
che affida all’esterno ciò che altre imprese specializzate possono fare con più efficienza.

subfornitura Il ricorso ad altre imprese può riguardare specifiche fasi del ciclo produttivo. Per esempio,
le imprese automobilistiche acquistano all’esterno molte parti componenti per valori che
corrispondono al 60-70% del costo industriale delle vetture. È necessario distinguere tra
ricorso alla:
■ fornitura: consiste nell’acquisto di un prodotto o di un servizio concepito, progettato
e realizzato dal fornitore;
■ subfornitura: consiste nella lavorazione, effettuata dal subfornitore, di materie prime
o semilavorati forniti dal committente oppure nell’acquisto di beni o servizi prodotti dal
subfornitore per il committente in base alla tecnologia, i modelli o i prototipi da esso
forniti. La subfornitura, che si basa su un contratto scritto, può essere:
a) subfornitura di capacità: la committente ricorre all’impresa subfornitrice per far
fronte a incrementi di produzione che non è in grado di realizzare all’interno; acqui-
sta quindi all’esterno una «capacità di lavoro» supplementare; spesso trattasi di rap-
porti occasionali ed episodici;
b) subfornitura di specialità: la committente ricorre all’impresa subfornitrice perché
questa è dotata delle conoscenze specifiche e della tecnologia per eseguire una
determinata lavorazione; in questi casi i rapporti sono spesso permanenti e non è
raro che l’impresa subfornitrice partecipi con l’impresa committente alla progettazio-
ne dei prodotti da realizzare.
Le imprese sono spesso messe di fronte alla scelta se produrre direttamente o acquistare
all’esterno (make or buy). Queste problematiche però si presentano in modo diverso a
seconda dell’attività svolta; per esempio sono meno presenti nelle aziende farmaceutiche
e più frequenti in quelle automobilistiche o dell’abbigliamento.
In passato la subfornitura ha riguardato soprattutto commesse di modesto contenuto tec-
nologico e produzioni che si potevano ottenere all’esterno a basso costo e ha dato luogo
al fenomeno dell’indotto, cioè a piccole imprese gravitanti intorno a una grande impresa,
fortemente dipendenti da essa per la loro sopravvivenza.
Negli ultimi decenni la subfornitura è diventata, soprattutto per i settori areonautico, elet-
tronico e delle telecomunicazioni, un elemento della strategia di innovazione delle grandi

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

imprese, realizzato con un sistema di alleanze basato sulla fiducia, su rapporti permanen-
ti e sul continuo scambio di informazioni con le imprese subfornitrici, altamente specia-
lizzate e attentamente selezionate.

Per decidere se affidare a terzi alcune fasi del processo produttivo o se svolgerle all’inter-
no l’impresa deve prendere in considerazione due categorie di costi:
■ i costi esterni di transazione, cioè i costi che deve sostenere per acquistare sul mercato
beni o servizi prodotti da altri;
■ i costi interni di coordinamento, cioè i costi che deve sostenere per produrre gli stessi
beni e servizi all’interno della propria organizzazione.
Come per ogni altra attività economica, la scelta deve essere effettuata in base al principio
dell’economicità e dell’efficienza, ma anche dell’efficacia; è ovvio che conviene esternalizza-
re se i costi di transazione sono inferiori ai costi di coordinamento e se, contemporanea-
mente, si ottengono beni e servizi di qualità migliore nel rispetto dei tempi concordati.

imprese a rete Gli stretti rapporti di mutua collaborazione tra imprese committenti e imprese subfornitrici
danno luogo alle cosiddette organizzazioni a rete: la grande impresa si concentra sull’i-
deazione del prodotto, su pochi stadi del processo produttivo, sulla vendita e sull’assi-
stenza alla clientela e affida alle imprese subfornitrici a essa fortemente integrate la realiz-
zazione delle parti componenti in base a contratti di lunga durata.
In alcuni settori, come quello del tessile-abbigliamento, anche la fase distributiva è attuata
con forme di collaborazione (contratti di franchising) con gli intermediari commerciali.
In pratica si ha una suddivisione del lavoro tra le imprese e le relazioni tra queste imprese
non sono regolate da transazioni di mercato ma da accordi e da legami organizzativi com-
plessi e sistematici.

Evoluzione organizzativa delle imprese

Le imprese di tipo tradizionale sono organizzate


con più livelli gerarchici, le decisioni sono
accentrate.

Le imprese più moderne presentano una


struttura piatta, con pochi livelli gerarchici;
le decisioni sono maggiormente decentrate.

Le imprese tendono a esternalizzare molti servizi


e ricorrono alla subfornitura; sorgono le strutture
a rete, basate sulla collaborazione sistematica di
più imprese.

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE

TERMINI E CONCETTI

AUTOMAZIONE Processo che si avvale di macchine guidate da congegni elettronici in cui l’intervento del-
l’uomo è generalmente limitato al controllo.

COMPETITIVITÀ Capacità di affrontare la concorrenza. Si ottiene raggiungendo tre obiettivi prioritari: ridu-
zione dei costi, miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi ai clienti, riduzione
dei tempi di progettazione, di approvvigionamento, di produzione e di distribuzione.

DEMATERIA- Diminuzione dell’incidenza delle componenti fisiche dei prodotti (materie prime, utilizzo
LIZZAZIONE
di macchine) e incremento dell’incidenza delle componenti immateriali (intelligenza,
know-how, creatività, conoscenze in genere sia tecnologiche sia di marketing).

ECONOMIE Riduzioni dei costi unitari dei prodotti derivanti dall’aumento delle quantità fabbricate e/o ven-
DI SCALA dute; sono il riflesso della ripartizione dei costi fissi su un maggior numero di unità prodotte. Se
al crescere delle dimensioni aziendali i costi invece che diminuire aumentano, si parla di diseco-
nomie di scala (generalmente dovute a cattiva organizzazione e ad appesantimenti burocratici).

FILIERA Sequenza delle operazioni che si susseguono per trasformare le materie prime in prodotti
PRODUTTIVA
finiti; estensivamente l’espressione sta a indicare un comparto industriale omogeneo.

GLOBALIZZA- Fenomeno recente, favorito dal livellamento dei bisogni, dalla standardizzazione delle pro-
ZIONE
duzioni, dalla tempestività delle comunicazioni, dal linguaggio universale della scienza e
della tecnica, per cui il mercato ha oggi dimensioni mondiali e deve essere considerato
come sostanzialmente omogeneo (dovunque si producono e si vendono le stesse cose
allo stesso modo).

IMPRESE Imprese operanti nei settori dell’alta tecnologia come quelli relativi alle telecomunicazio-
HI-TECH
ni, all’informatica, all’elettronica, alle biotecnologie, al medicale e all’attività aerospaziale.

KNOW-HOW Patrimonio di conoscenze tecnologiche teoriche e pratiche riguardanti singoli prodotti,


processi o settori industriali o specifiche aree innovative e di ricerca, appartenente a una
persona o al management di un’azienda.

LAVORAZIONE Trasformazione di materiali che subiscono la modificazione di una o più caratteristiche fisiche
o chimiche, attraverso operazioni di pressatura, sagomatura, taglio, fusione, distillazione ecc.

LEAD TIME Tempo di attraversamento, cioè tempo intercorrente tra il ricevimento di un ordine da un
cliente e la sua esecuzione. Un lead time breve dà un vantaggio competitivo nei confronti
della concorrenza.

LEARNING Organizzazione aziendale dotata dell’attitudine ad apprendere, cioè ad analizzare costante-


ORGANIZZA-
ZIONE
mente i propri successi e insuccessi, a rivedere continuamente i propri indirizzi strategici,
a cogliere i segnali che provengono dall’ambiente esterno, a sganciarsi da procedure che
si rifanno ai casi del passato e non si adattano alle evoluzioni future.

MANUFACTURING Attività dell’azienda industriale strettamente inerente alle funzioni riguardanti l’aspetto
tecnico della trasformazione produttiva.

MONTAGGIO Unione di due o più parti (componenti), in precedenza separate, tramite operazioni di
cucitura, saldatura, incollamento, chiodatura, graffatura, bullonatura ecc. Prende anche il
nome di assemblaggio.

QUALITÀ Si identifica nelle caratteristiche estetico-funzionali dei prodotti e nella loro affidabilità,
DEI PRODOTTI consistente nella capacità di mantenere inalterate nel tempo, e nelle diverse condizioni
d’uso, le caratteristiche e le prestazioni originarie.

SEGMENTAZIONE
Suddivisione del mercato in sottoinsiemi (segmenti) omogenei di consumatori (per età,
DEL MERCATO per cultura, per censo ecc.) considerati raggiungibili con particolari combinazioni di
marketing mix.

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APPROFONDIMENTI E VERIFICHE

APPROFONDISCI

La struttura delle aziende industriali si è nel tempo evoluta passando da un’organizzazione per
«funzioni» a un’organizzazione «a rete» in cui l’azienda intreccia continue relazioni con altre aziende ed ester-
nalizza alcuni servizi o intere fasi del processo produttivo. Analizziamo quest’evoluzione nel brano che segue,
tratto da un articolo di Valerio Castronovo pubblicato sul quotidiano economico Il Sole 24 ORE.

Sono passati trent’anni da quando il sociologo ame- Oggi l’impresa tende perciò a operare come una
ricano Daniel Bell, per primo, definì con il termine sorta di network, in modo da coordinare, attraverso
di post-industriale l’epoca che stava allora apren- una maglia disposta in senso orizzontale, un com-
dosi in seguito alle applicazioni della microelettro- plesso di lavorazioni e di attività sia al suo interno
nica. Poiché ciò che la differenziava da quella che all’esterno, nonché da regolare l’interscambio di
segnata per due secoli dagli sviluppi della componenti, semilavorati e prodotti finiti, in base a
Rivoluzione industriale era la natura del prodotto un rapporto di partnership (a monte, con i fornitori
informatico, ossia di un bene tale da non essere e, a valle, con gli intermediari alla distribuzione). E
consumato, e perciò immagazzinabile e costante- ciò in virtù, da un lato, del robogate (il macchinario
mente recuperabile. Di conseguenza, dalla centra- che incorpora le informazioni e sostituisce in parte

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lità del capitale e delle risorse materiali, si sarebbe il lavoro delle tute blu) e delle «macchine intelligen-
passati al primato dell’intelligenza e dell’informa- ti» (che dialogano con gli addetti a varie «isole»); e,
zione computerizzate. Dunque, un «salto qualitati- dall’altro, di una ragnatela di computer che permet-
vo» senza precedenti, destinato a generare una tra- te di governare tutt’insieme quanto si produce den-
fila di mutamenti a catena: a modificare i processi tro le mura e ciò che viene distribuito e realizzato
decisionali e le strutture organizzative converten- sul territorio, nonché di conoscere momento per
doli da verticali in orizzontali; a dar vita a un siste- momento le tendenze del mercato.
ma di fabbrica modulare, pià duttile e articolato; ad Il passaggio da una struttura a catena a una struttura
abbassare la soglia d’ingresso ai vari settori d’atti- a rete ha dato così i natali alla «fabbrica integrata» e a
vità, agevolando il diffondersi delle piccole azien- una nuova cultura d’impresa.
de; ad accelerare la dinamica della domanda e del- Quanto al settore terziario (dai servizi pubblici a
l’offerta di componenti e servizi, annullando o quelli bancari e finanziari, e altri ancora), lo scenario
quasi i costi di magazzino e riducendo gli immobi- appare sempre più contrassegnato dalla centralità
lizzi di capitale; a determinare l’espansione del ter- della «materia grigia» e dalla produzione di software,
ziario avanzato e dell’hi-tech; a moltiplicare le e perciò da attività concernenti la ricerca e la proget-
disponibilità di dati e informazioni; a generare tazione, il design e la comunicazione, il marketing e
nuove professionalità e forme di lavoro più flessibi- la distribuzione, l’elaborazione e la diffusione di dati
li. In capo a questi cambiamenti, è venuta emer- e informazioni. Al pari di ciò che sta avvenendo nella
gendo negli ultimi anni una nuova configurazione grande industria, anche su questo versante tendono
dell’impresa. Da un lato, la gestione tradizionale così ad assumere nuovi connotati le funzioni del
per «funzioni» ripartita in tante sezioni separate fra management, in quanto non più concepite, come per
loro, è stata rimpiazzata da una gestione per «pro- l’innanzi, in termini strettamente tecnico-funzionali e
cessi» basata sia su una serie di connessioni e siner- disciplinari; bensì con riferimento, sempre più, a
gie fra le singole fasi (in modo da ottimizzare il determinate capacità propositive e di iniziativa. Ciò
risultato globale attraverso un’opera corale d’insie- che comporta di conseguenza disponibilità al cam-
me), sia su un maggiore decentramento delle biamento, specifiche attitudini motivazionali, costan-
responsabilità decisionali, al fine di accorciare il te perfezionamento delle proprie conoscenze e
numero dei livelli gerarchici ed eliminare così impegno a valorizzare al meglio quelle dei propri
pastoie e lungaggini burocratiche. Dall’altro, sono collaboratori.
stati ridisegnati i ruoli del personale operaio su una D’altra parte, talmente rapido è il ritmo con cui oggi
trama di mansioni polivalenti, di controllo e moni- si susseguono le innovazioni, e perciò i mutamenti di
toraggio delle macchine e degli impianti, ed è prospettiva in quasi ogni campo d’attività, da mettere
andata man mano restringendosi l’area delle presta- in gioco le posizioni acquisite. Anche e soprattutto
zioni più elementari e generiche, quelle del cosid- nei livelli direttivi più elevati, e non solo nei quadri
detto «lavoro in frantumi». adibiti a mansioni esecutive e intermedie.

Rispondi alle domande che seguono.


1 Che cosa si intende con l’espressione «gestione per processi»?
2 Che cosa si intende con l’espressione «fabbrica integrata»?
3 Quali fasi del processo produttivo vengono generalmente esternalizzate?

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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - APPROFONDIMENTI E VERIFICHE

LEGGI

In questo brano tratto dal libro La teoria di creazione del valore, edizioni Egea, Luigi Guatri
sottolinea alcuni dei principi innovativi dell’economia aziendale, in grado di imprimere nuova forza e
dischiudere nuovi orizzonti alla gestione delle imprese.

Il principio di Orientamento al mercato ha avuto la mentalmente significa che le imprese debbono incor-
capacità di richiamare l’attenzione sul cliente e sul porare nella loro cultura valori-cardine quali sono la
mercato, in contrapposizione all’esasperata concen- produttività, la qualità, la creatività, il rispetto delle
trazione sul problema dei costi di produzione come persone e dell’ambiente. Valori che debbono esten-
mezzo di concorrenza. Ed è stato anche un importan- dersi a tutti i settori e a tutti coloro che sono impe-
te richiamo alla rilevanza di alcuni beni immateriali: gnati nell’impresa.
quali il marchio, l’immagine, le quote di mercato con- Anche la teoria della Qualità totale ha contribuito
trollate. non poco al successo delle aziende ove ha trovato
Il principio del Vantaggio competitivo, cioè la ricerca applicazioni. La qualità totale si basa sulla soddisfa-
per varie vie di posizioni privilegiate atte a rompere zione del cliente, sul miglioramento continuo dei
la concorrenza e a generare profitti, è per alcuni prodotti e dei processi produttivi, sul coinvolgimento
aspetti il raffinamento e il completamento del prece- del personale.
dente principio (il concetto di diversificazione dei Un altro aspetto qualificante è la Ricerca assidua dei
prodotti era, ad esempio, già un aspetto essenziale nuovi prodotti: per il raggiungimento di più elevati
dell’orientamento del mercato). livelli di soddisfazione, il cliente richiede continua-
Il principio della Programmazione a lungo termine mente prodotti sempre più affidabili e di qualità
ha avuto il significato di costringere a riflettere sugli migliore. Ma ciò esige rilevanti investimenti nella
scenari del futuro non immediato, a tradurre in piani ricerca (sui prodotti e sui processi), senza dei quali
formalizzati le varie ipotesi di sviluppo e le fonda- l’obiettivo non può essere realizzato. A seguito di tali
mentali alternative di gestione. Gli studi di strategia investimenti, lo stock di beni immateriali di cui l’im-
hanno per certo avuto grande impulso dalla ricono- presa dispone si accresce continuamente: per tale
sciuta necessità di definire gli obiettivi di programma via, com’è noto, i risultati raggiunti in termini di utile
e le modalità di realizzazione. contabile divengono anche risultati reali. Si consoli-
Il principio di Orientamento strategico, che richiama da, in altre parole, la capacità reddituale a lungo ter-
l’attenzione sulla necessità di definire i fini dell’im- mine.
presa, il campo in cui si esplica la sua attività, le aree Creare valore significa accrescere il valore del-
che la compongono, le direttive che la guidano, ha l’impresa intesa come investimento; il maggior valore
dischiuso altri orizzonti. che via via si forma, per essere percepito e misurato
Il principio dello Sviluppo continuo, indotto da un dagli azionisti-risparmiatori, deve passare anche nel
lato dalla riconosciuta esigenza che la sopravvivenza valore di mercato, cioè trasferirsi sui prezzi delle
dell’impresa quasi mai si concilia con la sua staziona- azioni. Creazione e diffusione del valore sono perciò
rietà anche in termini dimensionali e stimolato dal- momenti complementari.
l’altro dalle esigenze e dagli interessi della classe La creazione di valore è un obiettivo non solo razio-
manageriale, ha pure avuto peso rilevante. nale, in quanto determina la priorità di concetti come
Il principio di Eccellenza merita una particolare cita- la ricerca di una crescente capacità reddituale e il
zione. Esso asserisce che qualsiasi impresa, al fine di controllo dei rischi; è anche largamente condivisibile
sopravvivere e di svilupparsi in un ambiente in cui la da tutti coloro che hanno interesse alla vita dell’im-
competizione è sempre più forte, ha la necessità di presa e stimolante della professionalità e della fanta-
coltivare un «ideale di eccellenza imprenditoriale». sia di imprenditori e managers; ed è infine
Tale ideale è variamente interpretabile, ma fonda- misurabile.

Attribuisci un titolo al brano che hai letto: ...........................................................................................


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Prova a riassumerlo in poche righe.


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PARTE 1 - CAPITOLO 1 - APPROFONDIMENTI E VERIFICHE

OSSERVA

Il quotidiano economico Il Sole 24 ORE ha segnalato le seguenti dodici professioni, individua-


te da un progetto di intervento comunitario per la formazione continua, che troveranno ampio spazio
nelle piccole e medie imprese impegnate nei settori delle macchine utensili e della robotica.
Indica dove inseriresti dette figure professionali in un ipotetico organigramma per funzioni.

Progettazione Ricerca Software

Il tecnico di progettazione ese- L’attività del progettista meccani- Il progettista software progetta
cutiva con sistemi grafici interat- co/tecnico di ricerca e sviluppo sistemi dalla fase iniziale alla defi-
tivi è impegnato nella realizza- va dalla progettazione di gruppi nizione delle scelte tecniche e
zione di disegni costruttivi di o di prodotti nuovi, alla revisio- realizza il software per il collaudo
particolari o piccoli gruppi. La ne e aggiornamento di prodotti del prodotto. Le competenze
sua competenza tecnologica si esistenti, fino alla ricerca e alla sono di tipo verticale nelle aree
estende dal campo meccanico a sperimentazione di soluzioni dell’elettronica industriale, delle
quello pneumatico e oleodina- personalizzate o innovative sul comunicazioni e dell’informatica
mico. È una figura non facil- prodotto. Richiede alti investi- industriale. Richiede una moder-
mente reperibile sul mercato. menti aziendali in formazione. na organizzazione del lavoro.

Qualità Controllo Gestione

La figura che unisce competenze Il tecnico di amministrazione e Il project manager ha la respon-


di tipo tecnologico a quelle del controllo di gestione è una figu- sabilità di pianificare, organizza-
controllo e della gestione opera- ra chiave all’interno dell’area re e gestire il progetto. L’attività
tiva della qualità è quella del tec- gestionale amministrativa del- si sviluppa partendo dall’analisi
nico della qualità e del controllo. l’impresa. È chiamato a svolgere del contratto commerciale, defi-
Presuppone un approccio cultu- le funzioni lasciate in delega dal nendo il piano generale e i pro-
rale innovativo alle problemati- responsabile amministrativo, grammi operativi, individuando
che della qualità e del controllo affiancando alle competenze e allocando le risorse, definen-
e la conoscenza di modalità ope- contabili e fiscali quelle del do i costi, i tempi e la confor-
rative nuove e integrate. controllo di gestione. mità dei risultati.

Montaggio Produzione Vendita

Il tecnico di montaggio, collaudo Il tecnico di produzione può svol- L’ingegnere di vendita è la figura
e assistenza ha una competenza gere attività molto ampie, spazian- ponte tra le funzioni commercia-
che va dalla produzione al col- do dalla tecnologia di fabbricazio- li e tecnica. L’attività svolta va
laudo, dalla manutenzione inter- ne e montaggio alla gestione e al dall’analisi del mercato all’analisi
na all’assistenza tecnica sul pro- controllo della produzione, l’orga- dei bisogni del cliente, dalla pro-
dotto presso il cliente. All’interno nizzazione e la gestione operativa gettazione di prodotti e soluzioni
di questa figura è prevista una della produzione. Le sue compe- su misura fino all’elaborazione
specializzazione per famiglia tec- tenze abbracciano la tecnologia, dell’offerta commerciale. Ri-
nologica: meccanica, idraulica, l’organizzazione e la gestione chiede lunghi periodi formativi
elettrica ed elettronica. operativa della produzione. sul prodotto e sul mercato.

Logistica Marketing Assistenza

Il responsabile approvvigiona- Il responsabile commerciale e Il responsabile assistenza e sup-


mento e logistica, da sempre marketing d’area risponde alla porto del prodotto sviluppa una
presente nell’impresa, assume segmentazione del mercato per politica di promozione e vendi-
importanza crescente per il rag- aree geografiche, concentrando ta dei servizi di sostegno al pro-
giungimento degli obiettivi in questa figura le responsabi- dotto oltre che intervenire su
aziendali. Il sistema di qualità lità di analisi del mercato locale, richiesta del cliente. Deve inol-
aziendale e l’integrazione clien- sviluppo delle azioni commer- tre organizzare le risorse in
te-fornitore esigono approcci ciali d’area, selezione dei canali modo più flessibile e funzionale
culturali nuovi ai temi del- distributivi e rapporti con i alla domanda di servizi prove-
l’approvvigionamento. clienti. niente dal mercato.

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CAPITOLO 2

GLI ASPETTI
ECONOMICO-PATRIMONIALI

1 Il patrimonio nell’aspetto qualitativo


Il patrimonio è costituito dall’insieme dei beni economici a disposizione di diritto e
di fatto del soggetto aziendale in un dato momento.

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Esso può essere considerato nell’aspetto qualitativo e nell’aspetto quantitativo.
Nell’aspetto qualitativo il patrimonio è visto come un insieme di beni tra loro coordinati,
aventi diversa durata di impiego e diversa utilizzazione.
Tali beni possono essere classificati secondo vari criteri. La distinzione più importante
suddivide gli elementi patrimoniali a seconda della loro appartenenza all’attivo immobiliz-
zato o all’attivo circolante.

attivo
immobilizzato L’attivo immobilizzato è formato da quegli elementi del patrimonio che costitui-
scono la struttura tecnico-organizzativa dell’impresa, che partecipano più volte al
processo produttivo dando la loro utilità per periodi di tempo medio/lunghi o che
consentono di controllare altre aziende con le quali esistono particolari rapporti
finanziari, economici o produttivi.

Esso si suddivide in:


a) immobilizzazioni immateriali; corrispondono a:
– costi d’impianto e di ampliamento;
– costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità patrimonializzati;
– diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno;
– concessioni, licenze, marchi e diritti simili;
– avviamento.
I costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità figu-
rano tra gli elementi patrimoniali solo se aventi utilità pluriennale; l’avviamento viene
considerato se acquisito a titolo oneroso e nei limiti del costo per esso sostenuto;
b) immobilizzazioni materiali; corrispondono a:
– terreni e fabbricati;
– impianti e macchinario;
– attrezzature industriali e commerciali;
– altri beni a utilizzo pluriennale (arredi, automezzi ecc.).
Si tratta di beni corrispondenti a fattori produttivi a medio o lungo ciclo di utilizzo la
cui acquisizione genera costi pluriennali.
I mezzi finanziari investiti in tali beni restano immobilizzati per molto tempo, in quanto
si tratta di elementi del patrimonio che non possono essere distolti dal complesso pro-
duttivo senza pregiudizio per l’impresa, salvo una loro rapida sostituzione; d’altra parte
il disinvestimento raramente può essere compiuto in modo economicamente rapido;

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

c) immobilizzazioni finanziarie; corrispondono a:


– crediti di natura finanziaria, a medio e lungo termine, concessi a imprese controllate,
collegate, controllanti o altri enti o imprese;
– partecipazioni in imprese controllate, collegate o in altre imprese;
– altri titoli, comprese eventuali azioni proprie.

Per quanto concerne le partecipazioni e gli altri titoli, trattasi di investimenti che l’a-
zienda considera come durevoli per la loro destinazione a permanere nel patrimonio
in funzione delle esigenze aziendali (vengono perciò escluse le partecipazioni e i titoli
destinati allo smobilizzo).

attivo
circolante L’attivo circolante è costituito da quei beni che l’azienda acquista per destinarli
alla trasformazione o al consumo o che produce per venderli, dagli investimenti
finanziari di breve durata, dalle disponibilità liquide e dai crediti di natura com-
merciale a breve termine.

Esso si suddivide in:


a) rimanenze materiali: sono costituite dalle scorte di materie prime, materie sussidia-
rie, materie di consumo, parti componenti e semilavorati, prodotti in lavorazione, pro-
dotti finiti, sottoprodotti;
b) rimanenze contabili: sono rappresentate dai costi sospesi, corrispondenti a risconti
attivi;
c) crediti a breve: riguardano sia i crediti verso clienti, sia i crediti verso società control-
late, collegate o controllanti o verso altri debitori, con scadenze generalmente non
superiori a un anno;
d) attività finanziarie: comprendono il possesso di titoli pubblici e privati, azionari od
obbligazionari, purché non costituenti immobilizzazioni;
e) disponibilità liquide: sono costituite dai valori in cassa, dagli assegni e dai fondi
disponibili nei c/c postali e bancari.

Le rimanenze materiali sono fattori produttivi d’esercizio, a breve ciclo di utilizzo in


quanto destinate a un rapido consumo o allo scambio e, quindi, a essere continuamente
rinnovate e sostituite.
Il disinvestimento dei mezzi finanziari impiegati in materie prime, materiali di consumo e
prodotti si ottiene in modo solitamente rapido e conveniente; anzi, la vendita dei prodotti,
ottenuti dalla trasformazione e lavorazione delle materie, rappresenta l’oggetto principale
dell’attività dell’azienda industriale.
I mezzi finanziari impiegati nei crediti commerciali rientrano alla scadenza delle fatture,
quando le stesse sono riscosse.
I crediti possono inoltre essere «smobilizzati» attraverso le operazioni di sconto (se rap-
presentati da cambiali) o sugli stessi si possono ottenere dei finanziamenti a breve,
mediante operazioni di anticipo su fatture o su ricevute bancarie, inviate all’incasso alla
clausola «salvo buon fine».
Le attività finanziarie non costituenti immobilizzazioni fanno parte del patrimonio acces-
sorio (in quanto non sono elementi inerenti all’attività caratteristica) e rappresentano tem-
poranei investimenti redditizi di liquidità.

beni di terzi A fianco dei beni di proprietà dell’azienda, possono esserci anche beni di proprietà di
terzi; ricordiamo, tra questi, i titoli depositati a cauzione da alcuni lavoratori dipendenti
con delicate mansioni (esempio: cassieri, magazzinieri), le materie ricevute da clienti per
effettuare lavorazioni per conto terzi e i beni strumentali presi in locazione finanziaria
(leasing). Per tutti i beni di terzi l’azienda ha l’obbligo della custodia e della conservazione.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

TERMINI E CONCETTI

MATERIE Sono materiali vari utilizzati nell’azienda, ma che non entrano direttamente nella formazione
DI CONSUMO dei prodotti finiti (per esempio, sono scorte di consumo gli imballaggi non durevoli, il mate-
riale di cancelleria, i combustibili, i lubrificanti, il materiale per la pulizia dei locali ecc.).

MATERIE PRIME Sono i beni da sottoporre a trasformazione per ottenere i prodotti.

MATERIE Sono materie utilizzate nei processi di lavorazione come elementi accessori o di minore
SUSSIDIARIE importanza rispetto alle materie prime (per esempio, in un’azienda tessile, le balle di coto-
ne sono la materia prima, i coloranti una materia sussidiaria).

PARTI Si tratta di parti da assemblare per ottenere il prodotto finito (per esempio, in un’azienda
COMPONENTI che produce automobili, sono componenti le ruote, il volante, il contachilometri ecc.).

PRODOTTI FINITI Costituiscono il risultato principale dei processi di trasformazione e assemblaggio e sono
destinati alla vendita.

PRODOTTI IN Sono costituiti da prodotti non ultimati relativi ai processi di trasformazione in corso.
LAVORAZIONE

SEMILAVORATI Sono beni suscettibili di ulteriori lavorazioni, distintamente individuati e immagazzinabili;


possono essere acquistati presso terzi o essere fabbricati all’interno dell’azienda; possono
essere commercializzati nello stato in cui si trovano o essere completati prima della vendi-
ta (per esempio, in un’azienda tessile un filato è un semilavorato che può essere venduto
come tale o può essere trasformato in tessuto in un successivo stadio di produzione).

SOTTOPRODOTTI Sono un risultato secondario delle lavorazioni (per esempio, nelle industrie di lavorazione
del legno, sono costituiti da trucioli, segatura ecc.); sono destinati alla vendita o a riutilizzi
che ne consentano la successiva commercializzazione.

2 Il patrimonio nell’aspetto quantitativo


Nell’aspetto quantitativo il patrimonio è considerato come un insieme di valori attivi
e passivi, espressi nella stessa moneta di conto, la cui somma algebrica consente la
determinazione del patrimonio netto.

I valori che determinano il patrimonio si distinguono in finanziari ed economici.

valori I valori finanziari sono espressi per loro natura in moneta; essi si distinguono in:
finanziari a) valori in cassa: denaro, assegni, valori bollati;
b) crediti e debiti: crediti v/clienti, debiti v/fornitori, cambiali attive e passive, c/c postali e
bancari, c/c con società controllate, collegate e controllanti, mutui attivi e passivi, pre-
stiti obbligazionari, sovvenzioni bancarie, debiti per TFR, crediti e debiti diversi;
c) ratei, fondi rischi e oneri futuri: ratei attivi e passivi, fondi per imposte, fondi respon-
sabilità civile, fondi spese future.
valori I valori economici si ottengono attraverso un processo di valutazione, processo che può
economici essere effettuato applicando vari criteri. Si distinguono in:
a) costi pluriennali: si differenziano a loro volta in costi pluriennali relativi alle immobi-
lizzazioni immateriali (costi di impianto e di ampliamento, costi di ricerca, di svilup-
po, di pubblicità patrimonializzati, diritti di brevetto e di utilizzazione delle opere del-
l’ingegno, avviamento) e costi pluriennali relativi alle immobilizzazioni materiali (ter-
reni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature, automezzi, arredamento ecc.);
b) costi e ricavi sospesi: i costi sospesi si riferiscono alle rimanenze materiali, alle rimanen-
ze di titoli e ai risconti attivi; i ricavi sospesi ai risconti passivi.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

Classificazione degli elementi del patrimonio

immobilizzazioni immateriali
immobilizzazioni immobilizzazioni materiali
immobilizzazioni finanziarie
nell’aspetto
qualitativo rimanenze materiali
rimanenze contabili (risconti)
attivo circolante crediti
attività finanziarie non immobilizzate
disponibilità liquide

valori in cassa
valori finanziari crediti e debiti
nell’aspetto ratei, fondi rischi e oneri futuri
quantitativo
costi e ricavi pluriennali
valori economici
costi e ricavi sospesi

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3 La struttura del patrimonio
La struttura del patrimonio di un’azienda è determinata dai rapporti esistenti tra:
■ le fonti di finanziamento, cioè tra capitale proprio e capitale di debito;
■ la ripartizione degli impieghi, cioè tra attivo immobilizzato e attivo circolante;
■ i finanziamenti distinti per durata, cioè tra passività correnti (debiti e impegni a breve
termine) e passività consolidate (debiti e impegni a medio/lungo termine);
■ i finanziamenti e gli impieghi.

In un’azienda strutturalmente equilibrata il capitale proprio non deve essere di molto infe-
riore al capitale di debito, le passività correnti non devono superare l’attivo circolante, le
passività consolidate non devono superare le immobilizzazioni.
Nelle imprese industriali le immobilizzazioni materiali assumono un peso maggiore che
non nelle imprese commerciali; i processi di produzione e di montaggio richiedono impian-
ti, macchine, attrezzature di varia complessità e quindi investimenti di durata medio/lunga a
cui spesso si fa fronte ricorrendo non solo al capitale proprio ma anche a mutui e, quando
la forma sociale lo consente, a prestiti obbligazionari ordinari o convertibili.
Nei paesi in cui sono molto numerose le società ad azionariato diffuso (public companies)
e i mercati finanziari sono più sviluppati, le società tendono a finanziarsi ricorrendo all’e-
missione di titoli (azioni e obbligazioni). In Italia, invece, in cui la proprietà delle imprese
è maggiormente concentrata su basi familiari, le imprese fanno ampio ricorso all’indebita-
mento bancario.
Le società di partecipazione industriale, che non svolgono attività operativa ma che con-
trollano imprese industriali, presentano invece modeste immobilizzazioni materiali.
Queste società capogruppo (holding) si caratterizzano per la forte presenza delle immo-
bilizzazioni finanziarie, costituite dalle partecipazioni possedute nelle società controllate e
collegate e dagli eventuali prestiti a esse concessi.
Esse non svolgono infatti produzioni materiali, ma effettuano le scelte strategiche di grup-
po e coordinano l’attività delle imprese che ne fanno parte.

Lo schema che segue, redatto secondo i principi dell’economia aziendale (non coinciden-
te con quello previsto dall’art. 2425 del codice civile), evidenzia la struttura del patrimo-
nio, distinguendo l’attivo immobilizzato da quello circolante, e le fonti di finanziamento di
capitale proprio da quelle di capitale di debito.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

Struttura del patrimonio di un’azienda industriale


(con riferimento a una società per azioni)

ATTIVO IMMOBILIZZATO PATRIMONIO NETTO

Immobilizzazioni immateriali Capitale proprio


Costi di impianto e di ampliamento Capitale sociale
Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità Riserva soprapprezzo azioni
patrimonializzati Riserve di rivalutazione
Diritti di brevetto industriale e diritti Riserva legale
di utilizzazione delle opere dell’ingegno Riserve statutarie
Concessioni, licenze, marchi e diritti simili Riserva per azioni proprie in portafoglio
Avviamento Altre riserve
Utili (perdite) portati a nuovo
Immobilizzazioni materiali
Terreni e fabbricati Risultato economico d’esercizio
Impianti e macchinario Utile (perdita) d’esercizio
Attrezzature industriali e commerciali
Altri beni (arredi, automezzi ecc.) FONDI PER RISCHI E ONERI
Impianti in costruzione Fondo per trattamento di quiescenza
Fondo per imposte
Immobilizzazioni finanziarie Fondo imposte differite
Partecipazioni in imprese controllate, Fondo per responsabilità civile
collegate e in altre imprese Fondo manutenzioni programmate
Mutui attivi v/imprese controllate, Fondo buoni sconto e concorsi a premio
collegate, controllanti e verso altre imprese
Altri titoli di difficile realizzo o destinati DEBITI A MEDIO/LUNGO TERMINE
a permanere nell’azienda Debiti per TFR
Azioni proprie Prestiti obbligazionari
Prestiti obbligazionari convertibili
ATTIVO CIRCOLANTE Mutui passivi
Mutui da imprese controllate, collegate,
Costi sospesi (rimanenze attive) controllanti
Materie prime, sussidiarie e di consumo Sovvenzioni a medio termine
Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati
Lavorazioni in corso su ordinazione DEBITI A BREVE TERMINE
Prodotti finiti e merci Debiti v/banche
Risconti attivi Debiti v/fornitori
Debiti verso soci per finanziamenti
Crediti Debiti v/imprese controllate, collegate,
Crediti verso clienti controllanti
Crediti verso imprese controllate, collegate Debiti v/altri finanziatori a breve
e controllanti Debiti tributari
Crediti tributari Debiti v/Istituti previdenziali
Crediti verso altri debitori Debiti v/creditori diversi
Crediti da liquidare e ratei attivi Debiti da liquidare e ratei passivi

Attività finanziarie RICAVI SOSPESI (rimanenze passive)


Titoli e partecipazioni non costituenti immobiliz- Risconti passivi
zazioni (comprese le azioni proprie da colloca-
re sul mercato)

Disponibilità liquide
Depositi bancari e postali
Assegni in cassa
Denaro e altri valori in cassa

I debiti a breve termine, i risconti passivi riguardanti operazioni a cavallo di due esercizi, i fondi per rischi e
oneri futuri a breve termine costituiscono le passività correnti.
I debiti a medio/lungo termine, i risconti passivi riguardanti operazioni a cavallo di più esercizi, i fondi per
rischi e oneri futuri a medio/lungo termine costituiscono le passività consolidate.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

4 L’analisi della struttura del patrimonio


L’analisi della struttura del patrimonio consente di esaminare se esso è armonica-
mente composto e se le relazioni tra impieghi e fonti di finanziamento sono corrette.
È necessario che siano rispettate le seguenti correlazioni:


Capitale permanente
Attivo immobilizzato • patrimonio netto
• passività consolidate

Attivo circolante
 Passività correnti

L’opportunità di mettere a confronto le passività correnti con l’attivo circolante e il capita-


le permanente con l’attivo immobilizzato nasce dall’esigenza che nell’azienda i tempi
necessari al disinvestimento degli impieghi siano sincronizzati con le scadenze delle varie
forme di finanziamento in modo che i flussi in entrata e in uscita siano sempre equilibrati.
margine
di struttura Prende il nome di margine di struttura la differenza tra il patrimonio netto e l’at-
tivo immobilizzato.
Il margine di struttura può essere sia positivo sia negativo:
■ è positivo quando il patrimonio netto è maggiore dell’attivo immobilizzato; ciò significa
che esso finanzia interamente l’attivo immobilizzato e una parte dell’attivo circolante;
■ è negativo quando il patrimonio netto è inferiore all’attivo immobilizzato che quindi
risulta finanziato solo parzialmente dal capitale proprio.

ESEMPIO Azienda con margine di struttura negativo


Un’azienda industriale presenta in un dato momento la seguente situazione patrimoniale sintetica: attivo immobiliz-
zato 500 000 euro, attivo circolante 400 000 euro, passività a breve termine 550 000 euro, passività a
medio/lungo termine 100 000 euro. Calcoliamo il margine di struttura.
Graficamente rappresentiamo il margine di struttura, che nel caso esaminato è negativo, come segue:

PATRIMONIO NETTO
250 000 euro
ATTIVO IMMOBILIZZATO
500 000 euro PASSIVITÀ CONSOLIDATE margine di struttura
100 000 euro 250 000 euro
– 500 000 euro

– 250 000 euro

PASSIVITÀ CORRENTI
ATTIVO CIRCOLANTE 550 000 euro
400 000 euro

L’azienda considerata è sottocapitalizzata; infatti a fronte di impieghi per 900 000 euro, il patrimonio netto risulta di
soli 250 000 euro, pari al 27,78% circa del totale attivo.

patrimonio Il patrimonio circolante netto si calcola mettendo a confronto l’attivo circolante con le
circolante netto passività a breve termine.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

È detto patrimonio circolante netto la differenza tra attivo circolante (rimanen-


ze e risconti attivi, crediti e ratei attivi, attività finanziarie e disponibilità liquide) e
le passività correnti.
Il patrimonio circolante netto è positivo se l’attivo circolante supera le passività correnti; è
negativo se le passività correnti superano l’attivo circolante. Esso segnala se l’azienda ha
fatto un corretto ricorso alle forme di finanziamento e se esiste quindi un equilibrio tra
impieghi a breve termine e passività a breve termine.

ESEMPIO Azienda con patrimonio circolante netto positivo

Consideriamo un’azienda industriale che presenta in un dato momento la seguente situazione patrimoniale: attivo
circolante 300 000 euro, attività immobilizzate 500 000 euro, passività correnti 200 000 euro, passività consolida-
te 200 000 euro. Calcoliamo il patrimonio circolante netto.

L’azienda considerata presenta un patrimonio circolante netto positivo; essa non dovrebbe incontrare difficoltà nel
far fronte agli impegni assunti verso i terzi.

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Graficamente possiamo rappresentare il patrimonio circolante netto come segue:

PATRIMONIO NETTO
ATTIVO IMMOBILIZZATO 400 000 euro
500 000 euro

PASSIVITÀ CONSOLIDATE
patrimonio circolante netto: 200 000 euro
300 000 euro
– 200 000 euro ATTIVO CIRCOLANTE
300 000 euro PASSIVITÀ CORRENTI
100 000 euro 200 000 euro

margine L’attivo circolante, come sappiamo, è formato dai seguenti gruppi di elementi:
di tesoreria
■ i costi sospesi (rimanenze e risconti attivi);
■ i crediti a breve termine (di regolamento e di finanziamento) e i ratei attivi;
■ le attività finanziarie (titoli di vasto mercato) non immobilizzate;
■ le disponibilità liquide (c/c attivi bancari e postali, valori in cassa, assegni).

Prende il nome di margine di tesoreria la differenza tra il totale dei crediti, delle
attività finanziarie e delle disponibilità liquide e il totale delle passività correnti.

Il margine di tesoreria è positivo se le disponibilità finanziarie (crediti + titoli + liquidità)


superano le passività correnti; esso mette in evidenza la capacità dell’azienda di affrontare
i pagamenti di prossima scadenza.
Il margine di tesoreria è negativo se le disponibilità finanziarie (crediti + titoli + liquidità)
sono inferiori alle passività correnti; esso evidenzia la difficoltà dell’azienda nel far fronte
nel breve termine ai propri impegni finanziari.

ESEMPIO Azienda con margine di tesoreria negativo

L’azienda industriale, già considerata precedentemente in sede di calcolo del margine di struttura, ha passività cor-
renti per 550 000 euro; l’attivo circolante di 400 000 euro è costituito da materie, semilavorati, prodotti per 200 000
euro, crediti per 150 000 euro e disponibilità liquide per 50 000 euro. Calcoliamo il margine di tesoreria.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

L’azienda industriale considerata presenta un patrimonio circolante


crediti 150 000 netto negativo di 150 000 euro e un margine di tesoreria negativo di
disponibilità liquide + 50 000 350 000 euro. La situazione finanziaria dell’azienda è quindi molto
difficile e devono essere prese urgenti decisioni per riequilibrare la
totale 200 000 struttura patrimoniale.
passività correnti – 550 000

margine di tesoreria – 350 000

Graficamente il margine di tesoreria, che risulta negativo, può essere così rappresentato:

PATRIMONIO NETTO
250 000 euro

ATTIVO IMMOBILIZZATO
500 000 euro PASSIVITÀ CONSOLIDATE
100 000 euro

margine di tesoreria:
200 000 euro
– 550 000 euro
RIMANENZE
200 000 euro PASSIVITÀ CORRENTI – 350 000 euro
550 000 euro

CREDITI
150 000 euro

LIQUIDITÀ 50 000 euro

indebitamento È inoltre possibile determinare, con la seguente relazione, il capitale investito dall’azienda:
lordo e netto
Immobilizzazioni (immateriali, materiali e finanziarie)
+ Capitale di esercizio (rimanenze + crediti commerciali)
– debiti commerciali
– fondi per rischi e oneri
+/– altre attività e passività
= Capitale investito

La posizione finanziaria netta dell’azienda è invece così determinata:


Disponibilità finanziarie
+ Disponibilità liquide
– Debiti a breve termine
– Debiti a medio/lungo termine
= Disponibilità finanziaria netta (indebitamento finanziario netto)

In presenza di forte indebitamento è più significativo calcolare l’indebitamento complessivo


dell’azienda piuttosto che la sua posizione finanziaria netta. Questo corrisponde alle passività
iscritte nello Stato patrimoniale del bilancio e deve quindi essere considerato al lordo dei cre-
diti (che possono presentare in alcuni casi anche un elevato grado di inesigibilità).

5 La gestione
Le operazioni compiute in un’azienda industriale si distinguono in fatti esterni e fatti inter-
ni di gestione.
I fatti esterni si concretano in atti di scambio compiuti con i terzi e consistono nell’ac-
quisto di fattori produttivi (operazioni di investimento), nella vendita di prodotti o nella
cessione di altri beni (operazioni di disinvestimento), nel regolamento di debiti e crediti di
natura commerciale, nell’accensione ed estinzione di finanziamenti.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

I fatti interni sono legati al processo di trasformazione tecnica e consistono nei trasferi-
menti dal magazzino ai reparti produttivi delle materie prime e sussidiarie, dei semilavora-
ti, delle parti componenti, nella loro lavorazione o nel loro montaggio, nel trasferimento
dei prodotti ottenuti al magazzino o ad altri depositi dell’azienda.
I fatti esterni di gestione possono essere analizzati nell’aspetto finanziario (esame delle
entrate e delle uscite) e nell’aspetto economico (esame dei costi e dei ricavi); i fatti interni
di gestione possono essere esaminati solo nell’aspetto tecnico o nell’aspetto economico
(esame quantitativo dei fattori produttivi impiegati e dei prodotti ottenuti; analisi per
destinazione dei costi sostenuti).

Finanziamenti
accensioni • di capitale proprio estinzioni
• di capitale di debito
fatti esterni

entrate Disponibilità liquide uscite

Vendita di beni e servizi Acquisti di fattori produttivi


disinvestimenti (ricavi) investimenti (costi)
fatti interni

Processo produttivo tecnico


trasformazione tecnica
di materie prime in prodotti
o assemblaggio di parti componenti

I fatti interni di gestione prolungano la durata sia dell’intervallo che intercorre tra investi-
menti e disinvestimenti, sia dell’intervallo che intercorre tra uscite ed entrate di mezzi
monetari. I diversi cicli (tecnico, economico, monetario) sono tra loro intrecciati e si rin-
novano continuamente nel tempo.

ciclo economico

ciclo tecnico
t

acquisto pagamento inizio ottenimento vendita incasso


fattori acquisti lavorazione prodotti prodotti vendite
produttivi

ciclo monetario

ciclo Il ciclo tecnico di produzione ha inizio quando comincia il processo di trasformazione


tecnico delle materie prime e termina con l’ottenimento dei prodotti finiti. In talune aziende tale
ciclo è molto breve, in altre è talvolta assai lungo, della durata di alcuni mesi e anche di
alcuni anni (basti pensare alle imprese che costruiscono navi, autostrade, ponti, dighe).

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

ciclo Il ciclo economico ha inizio con l’acquisto delle materie prime e degli altri fattori pro-
economico duttivi, cioè con il sostenimento dei costi e termina con la vendita dei prodotti, cioè con
l’ottenimento dei ricavi. La sua lunghezza dipende non solo dall’ampiezza del ciclo tecni-
co ma anche dalle politiche di approvvigionamento e di smercio seguite dall’impresa.
È evidente che il ciclo economico è sempre più ampio del ciclo tecnico in quanto gli
acquisti precedono la produzione e i ricavi la seguono. Sulla durata del ciclo economico
intervengono però anche altri fattori; per esempio l’acquisto delle materie prime può
essere assai ravvicinato al momento di inizio della produzione o può essere attuato anche
molto tempo prima per sfruttare quei periodi in cui sul mercato le materie prime sono
reperibili a prezzi più bassi. Analogamente i ricavi sono assai vicini al termine della pro-
duzione quando questa è attuata su ordinazione, mentre possono essere ottenuti in epo-
che più distanziate quando la produzione è attuata per il mercato.

ciclo Il ciclo monetario (o ciclo di cassa) ha inizio con gli esborsi (uscite) connessi agli acqui-
monetario sti e si conclude con gli introiti (entrate) connessi alle vendite.
È evidente che, se tutti gli acquisti e tutte le vendite fossero effettuati per pronta cassa, il
ciclo economico e il ciclo monetario coinciderebbero; nella maggior parte dei casi però
ciò non avviene e possono presentarsi varie situazioni. Per esempio, se gli acquisti si con-

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cludono con pagamento anticipato o per pronta cassa, mentre le vendite si realizzano con
pagamento dilazionato, il ciclo monetario risulta più lungo del ciclo economico. Vicever-
sa, se gli acquisti sono effettuati con pagamento dilazionato, mentre le vendite sono rego-
late con pagamento anticipato o per pronta cassa, il ciclo monetario risulta più breve del
ciclo economico.
In particolare la durata del ciclo monetario dipende:
■ dalla dilazione media ottenuta dai fornitori;
■ dalla giacenza media delle materie in magazzino;
■ dalla durata del periodo di produzione (ciclo tecnico);
■ dalla giacenza media dei prodotti finiti in magazzino;
■ dalla dilazione media concessa ai clienti.

magazzinaggio dilazioni
magazzinaggio materie produzione prodotti ai clienti
t
acquisto pagamento inizio ottenimento vendita incasso
fattori acquisti lavorazione prodotti prodotti vendite
produttivi

durata del ciclo monetario

Per ridurre il fabbisogno finanziario, le aziende industriali cercano di:


■ prolungare le dilazioni di pagamento sugli acquisti;
■ abbreviare i tempi di giacenza in magazzino di materie, semilavorati, prodotti;
■ stringere i tempi necessari per attuare i processi di trasformazione;
■ ridurre le dilazioni di pagamento sulle vendite.

La soluzione di questi problemi deve essere cercata in continua coordinazione dalla dire-
zione commerciale, dalla direzione tecnica e dalla direzione finanziaria. Per esempio, la
ristrutturazione e l’ammodernamento degli impianti per rendere più efficiente e rapido il
processo produttivo si ottengono solo con forti investimenti; i prezzi migliori di acquisto
sono spuntabili solo pagando per contanti i fattori produttivi; l’ampliamento delle vendite
si può talvolta raggiungere solo concedendo dilazioni di pagamento alla clientela.
La politica finanziaria di un’azienda non può prescindere dai suoi riflessi economici.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

6 L’analisi economica per funzioni aziendali


L’acquisizione dei fattori produttivi origina il sostenimento di costi che si considerano:
■ pluriennali, se riguardano investimenti a ciclo di utilizzo medio/lungo;
■ di competenza dell’esercizio, se riguardano beni e servizi a breve ciclo di utilizzo.

Il risultato economico nasce dalla contrapposizione tra ricavi e costi di competen-


za dell’esercizio, i quali comprendono anche le quote di ammortamento dei costi plurien-
nali. Esaminiamo la formazione del risultato economico d’esercizio, procedendo all’analisi
dei costi e dei ricavi per funzione aziendale.

gestione La gestione caratteristica dell’azienda dà luogo:


caratteristica ■ ai costi relativi all’ottenimento dei prodotti e ai ricavi tipici di vendita;
■ ai costi relativi alla funzione commerciale;
■ ai costi relativi alla funzione amministrativa.

Costi e ricavi relativi all’attività tipica


Esistenze iniziali Ricavi di vendita
Materie prime, materie sussidiarie, componenti, Vendite di prodotti, sottoprodotti, semilavorati,
semilavorati, materie di consumo, prodotti finiti, cascami
sottoprodotti, cascami, prodotti in lavorazione Ricavi accessori di vendita e rimborsi spese
Lavorazioni effettuate per conto terzi
Costi d’acquisto
Acquisti di materie prime, di materie sussidiarie, Rettifiche ai costi
di componenti, di materie di consumo Resi su acquisti
Spese di trasporto e di assicurazione contro Ribassi e abbuoni attivi
i rischi del trasporto, dazi ecc.
Costi patrimonializzati (rinviati al futuro)
Costi del personale Costi di ricerca e sviluppo a utilità futura
Salari e stipendi, oneri sociali, quote trattamento Beni strumentali costruiti in economia
fine rapporto e altri costi inerenti al personale all’interno dell’azienda
addetto alla produzione Costi incrementativi inerenti a beni strumentali

Costi generali di produzione Rimanenze finali


Lavorazioni presso terzi Materie prime, materie sussidiarie, componenti,
Costi di ricerca e sviluppo semilavorati, materie di consumo, prodotti finiti,
Costi per l’energia sottoprodotti, cascami, prodotti in lavorazione
Imposte di fabbricazione
Costi per i servizi ausiliari di produzione
Assicurazioni industriali
Costi per la movimentazione interna delle
materie prime e dei prodotti in lavorazione
Canoni di leasing di macchinari
Costi per manutenzioni e riparazioni
Costi per i locali adibiti al settore produzione (fitti,
pulizia, sorveglianza, manutenzioni ecc.)

Ammortamenti e svalutazioni
Ammortamenti di fabbricati industriali
Ammortamenti di impianti e macchine
Ammortamenti di attrezzature di magazzino
o relative alla produzione
Ammortamenti di brevetti e di costi di ricerca
Ammortamenti di mezzi di trasporto a uso interno
Svalutazione crediti

Rettifiche ai ricavi
Resi su vendite
Abbuoni e ribassi passivi

Accantonamenti
Accantonamenti per garanzie prodotti, per manutenzioni
programmate, per buoni sconto e concorsi a premio

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

I costi relativi all’ottenimento dei prodotti sono i costi delle materie, dei semilavorati, dei
componenti, nonché i costi del personale, le spese per servizi, gli ammortamenti relativi
ai reparti addetti alla trasformazione tecnica e ai reparti ausiliari alla produzione.

I ricavi tipici sono quelli riguardanti la vendita dei prodotti, le lavorazioni effettuate per
conto terzi, i rimborsi spese ottenuti dai clienti.
Vi sono inoltre costi, riguardanti l’attività produttiva tecnica che non esauriscono la loro
utilità nell’anno di sostenimento e che quindi si ritiene corretto patrimonializzare, non
facendoli gravare sul risultato economico d’esercizio. L’ammontare di queste spese, consi-
derate costi pluriennali (e quindi da ammortizzare in futuro), è oggetto di attente valuta-
zioni e può riguardare:
■ i costi che l’azienda ha sostenuto utilizzando le sue strutture e il suo personale per
effettuare costruzioni in economia, cioè per produrre al suo interno fabbricati, impian-
ti, macchinari, attrezzature ecc.;
■ i costi di ammodernamento, ampliamento, miglioramento, ristrutturazione ecc. delle
immobilizzazioni materiali già esistenti;
■ i costi di ricerca e sviluppo che si ritiene daranno in futuro i loro frutti.

I costi incrementativi delle immobilizzazioni materiali esistenti (costi di ammodernamen-


to, ampliamento, miglioramento, ristrutturazione) e i costi di ricerca e sviluppo possono
perciò derivare da processi interni (effettuati «in economia», cioè con diretta combinazio-
ne di fattori produttivi) o da processi esternalizzati (svolti da terzi e dagli stessi fatturati).

Lo smercio dei prodotti comporta il sostenimento dei costi tipici della funzione com-
merciale, cioè i costi riguardanti il personale addetto alla rete di distribuzione, i compen-
si pagati agli ausiliari di vendita (per esempio, ad agenti e rappresentanti), le spese soste-
nute per l’attività promozionale, i costi d’esercizio degli automezzi adibiti alle consegne e
così via.

Costi relativi alla funzione commerciale Costi relativi alla funzione amministrativa
Costi del personale Costi per funzionamento degli organi sociali
Salari e stipendi, oneri sociali, quote trattamento Compensi agli amministratori e ai sindaci
fine rapporto e altri costi inerenti al personale addet- Costi per convocazioni assemblee
to agli uffici commerciali
Costi del personale
Costi generali commerciali Salari e stipendi, oneri sociali, quote trattamento
Provvigioni ad agenti e rappresentanti fine rapporto e altri costi inerenti al personale
Costi di pubblicità addetto agli uffici amministrativi e al centro
Costi promozione vendite elaborazione dati
Costi per i locali adibiti ad attività di vendita (fitti,
sorveglianza, luce, riscaldamento, pulizia ecc.) Costi generali amministrativi
Costi per depositi dei prodotti nelle zone Costi di cancelleria
di distribuzione Costi postali e telefonici
Costi esercizio automezzi adibiti al settore commercia- Canoni di leasing per macchine d’ufficio
le (manutenzioni, assicurazioni, carburante ecc.) Costi per consulenze legali e fiscali
Costi per i locali adibiti agli uffici amministrativi
Ammortamenti Assicurazioni non riguardanti i settori produttivi
Ammortamenti fabbricati commerciali Costi per la certificazione del bilancio
Ammortamenti attrezzature, arredamento, automezzi Abbonamenti a riviste, giornali, pubblicazioni varie
riguardanti il settore commerciale
Ammortamenti
Ammortamenti dei fabbricati adibiti a uffici
amministrativi
Ammortamenti macchine d’ufficio
Ammortamenti arredamento
Ammortamenti costi d’impianto e d’ampliamento

Accantonamenti per rischi


Accantonamento per rischi di imposte
Accantonamento per responsabilità civile

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

Lo svolgimento della funzione amministrativa comporta a sua volta notevoli costi con-
nessi alla remunerazione del personale amministrativo, all’elaborazione dei dati e alla
tenuta della contabilità, ai compensi pagati per consulenze a collaboratori esterni (per
esempio, a esperti fiscali), agli ammortamenti delle macchine d’ufficio, alle competenze
spettanti agli organi sociali (consiglio d’amministrazione, collegio sindacale).

gestione La presenza nel patrimonio di impieghi non strettamente attinenti all’attività produttiva e
accessoria commerciale determina lo svolgersi, a fianco della gestione caratteristica, di una gestione
accessoria che dà luogo a proventi e oneri patrimoniali, come i fitti percepiti su immobi-
li non strumentali e i costi di manutenzione a essi relativi, e a proventi e oneri atipici,
come le sopravvenienze e insussistenze attive e passive diverse e le plusvalenze e le
minusvalenze che scaturiscono dall’alienazione di beni strumentali al termine della loro
vita utile per l’impresa.

Costi e ricavi della gestione accessoria


Oneri diversi Proventi diversi
Costi di gestione e manutenzione di immobili Fitti attivi di immobili non strumentali (come

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non strumentali i fabbricati civili)
Ammortamenti di immobili non strumentali Sopravvenienze e insussistenze attive diverse
Sopravvenienze e insussistenze passive diverse Plusvalenze diverse
Minusvalenze diverse Altri proventi diversi
Altri oneri diversi

gestione Negli organigrammi presentati in precedenza abbiamo visto come a fianco della direzione
finanziaria tecnica, della direzione commerciale e della direzione amministrativa, esista nelle aziende
di una certa dimensione la direzione finanziaria. È questa una prova del peso assunto dai
problemi finanziari nell’ambito della unitaria gestione aziendale.
È preciso compito della direzione finanziaria analizzare i flussi delle entrate e delle
uscite monetarie, assicurare la liquidità aziendale, procurare i mezzi necessari per attuare
gli investimenti programmati, procedere all’accensione di prestiti alle migliori condizioni
di mercato, curarne il rimborso, predisporre il successo di eventuali aumenti di capitale
sociale a pagamento, investire proficuamente le eccedenze più o meno temporanee di
liquidità, curare i rapporti con le banche e con i finanziatori in genere.
La gestione delle partecipazioni, che frutta dividendi, dovrebbe essere considerata facente
parte della gestione atipica; il codice civile, in sede di norme sul bilancio, la include inve-
ce nella gestione finanziaria.
Se l’azienda presenta un elevato grado di indebitamento ed è perciò sottocapitalizzata, la
gestione finanziaria determina un risultato negativo per la preminenza degli interessi pas-
sivi sui proventi finanziari. Viceversa, quando il capitale proprio è preminente sul capitale
di debito e l’azienda gode di una buona liquidità, la gestione finanziaria può contribuire
alla formazione del reddito d’esercizio con un contributo positivo.

Costi e ricavi della gestione finanziaria


Oneri finanziari Proventi finanziari
Interessi passivi v/banche Interessi su titoli
Interessi passivi v/fornitori Interessi attivi v/banche
Interessi passivi su debiti diversi Interessi attivi v/clienti
Interessi passivi su obbligazioni Interessi attivi v/società controllate, collegate
Interessi passivi v/società controllate, collegate e controllanti
e controllanti Interessi attivi su crediti diversi
Interessi passivi su mutui Proventi da partecipazioni
Sconti passivi e altri oneri finanziari Utili su cambi
Perdite su cambi

L’insieme della gestione caratteristica, della gestione accessoria e della gestione finanziaria
costituisce la gestione ordinaria.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

gestione Il risultato della gestione è inoltre influenzato da eventi di carattere straordinario e non
straordinaria ricorrente che danno luogo a sopravvenienze, insussistenze, plusvalenze e minusvalenze.
Sono considerati componenti straordinari anche le imposte di esercizi precedenti.

Costi e ricavi della gestione straordinaria


Minusvalenze straordinarie Plusvalenze straordinarie
Sopravvenienze e insussistenze passive straordinarie Sopravvenienze e insussistenze attive straordinarie
Imposte relative a esercizi precedenti

oneri La sintesi dei costi e dei ricavi d’esercizio originati dalla gestione ordinaria e dalla gestione
tributari straordinaria costituisce il risultato economico d’esercizio al lordo delle imposte. Da
esso, detraendo le imposte sul reddito si ottiene il risultato netto d’esercizio da destina-
re alla remunerazione del capitale proprio, previa assegnazione di una quota, stabilita
dalla legge o dallo statuto, alle riserve legale e statutaria.

Formazione del risultato economico d’esercizio

Risultato della gestione


caratteristica
(margine operativo lordo)

Risultato della gestione


finanziaria Risultato della
(oneri e proventi gestione ordinaria
finanziari)

Risultato d’esercizio
al lordo delle imposte
Risultato della gestione
accessoria
(oneri e proventi atipici) –
Risultato della gestione
straordinaria
(oneri e proventi straordinari) Imposte dell’esercizio

RISULTATO NETTO
D’ESERCIZIO
(utile o perdita)

7 I preventivi d’impianto
L’istituzione di un’azienda è preceduta da un insieme di previsioni, tra loro collegate,
redatte al fine di esaminare la convenienza della decisione e di determinare l’entità dei
capitali necessari.
I preventivi d’impianto sono costituiti da più documenti che considerano gli investi-
menti da effettuare e l’aspetto tecnico, economico, finanziario e patrimoniale.

preventivo Il preventivo tecnico sta alla base delle successive previsioni; in esso vengono indicate
tecnico le caratteristiche tecniche che dovrà assumere l’azienda, la sua struttura, le modalità di
produzione, i tipi di impianti e macchine da utilizzare, i processi di trasformazione e
assemblaggio da attuare, le fonti di rifornimento delle materie e dei componenti, i criteri
di organizzazione del lavoro, gli allacciamenti alla rete idrica, elettrica e fognaria, gli
impianti di depurazione e di sicurezza necessari e così via.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

preventivo Il preventivo degli investimenti nella struttura tecnico-organizzativa ha lo scopo


degli di determinare l’entità dei mezzi che dovranno essere investiti nei fattori a lungo ciclo di
investimenti
utilizzo (fabbricati, impianti, attrezzature, macchine, automezzi, arredamento, brevetti,
know-how ecc.), come indicato dal preventivo tecnico.

preventivo Il preventivo economico ha lo scopo di accertare la convenienza a istituire l’azienda;


economico prevede quindi i costi e i ricavi di competenza che in media l’azienda potrà rispettiva-
mente sostenere e conseguire in un anno di normale funzionamento. Dette previsioni
poggiano sulle quantità da produrre e da smerciare, sui costi derivanti dalla struttura che
si intende dare all’attività produttiva, delineata dal preventivo tecnico e dal preventivo
degli investimenti, e sulle previsioni relative alle quantità di fattori produttivi a breve ciclo
di utilizzo da acquistare (materie, servizi, lavoro).
Sovente vengono redatti preventivi economici basati su soluzioni alternative, per scegliere
quelle che sembrano più convenienti. Per esempio, per quanto concerne i fabbricati e i
macchinari, si possono prendere in considerazione le ipotesi dell’acquisto (e allora nel
preventivo economico vi sono gli ammortamenti) o le ipotesi del leasing (e allora vi sono
i costi relativi ai canoni da pagare).
Si giudicherà opportuno dar vita all’azienda se il reddito previsto sarà positivo e tale da
consentire la remunerazione del capitale proprio (interesse di computo), dell’attività di
lavoro prestata dall’imprenditore (stipendio direzionale), della funzione organizzativa e
dell’assunzione del rischio economico d’impresa (profitto).

preventivo Il preventivo finanziario prevede il fabbisogno finanziario dell’azienda, cioè i mezzi


finanziario finanziari necessari per la sua costituzione, organizzazione e gestione. Può essere scisso
in due parti:
■ il fabbisogno relativo agli investimenti nei fattori a lungo ciclo di utilizzo, la cui entità
emerge dal preventivo degli investimenti per la struttura tecnico-organizzativa dell’a-
zienda;
■ il fabbisogno relativo agli investimenti nei fattori a breve ciclo di utilizzo (materie,
componenti, servizi, lavoro ecc.); esso si determina in funzione del preventivo econo-
mico, tenendo conto del «ciclo di ritorno del capitale».

I fattori produttivi a breve ciclo di utilizzo si rinnovano più volte in un anno (le retribuzio-
ni sono liquidate mensilmente, i servizi si acquistano periodicamente, le materie vengono
approvvigionate a più riprese), in quanto si realizzano più cicli produttivi ed economici.
Più breve è l’intervallo tra investimenti e disinvestimenti, cioè tra acquisti e vendite, e il
conseguente ciclo di cassa connesso al regolamento delle operazioni, più si riduce il fab-
bisogno finanziario dell’azienda.

preventivo Il preventivo patrimoniale costituisce la sintesi dei dati sopra determinati. Esso mette in
patrimoniale evidenza la composizione degli investimenti e delle fonti di finanziamento a cui si pensa
di attingere, la cui scelta è condizionata dalla struttura legale dell’azienda, dalle condizioni
del mercato finanziario, dal regime fiscale delle varie forme di finanziamento, da eventuali
norme di legge.

ESEMPIO Calcolo del fabbisogno finanziario di un’azienda industriale

Un’azienda industriale prevede, in sede d’impianto, l’acquisto di attrezzature, macchinari, impianti, fabbricati indu-
striali ecc. per 900 000 euro, come messo in evidenza dal preventivo degli investimenti nella struttura tecnico-orga-
nizzativa redatto con la collaborazione di esperti.
Tra le uscite connesse all’acquisizione dei fattori produttivi a breve ciclo di utilizzo e le entrate relative alla vendita
dei prodotti finiti si presuppone intercorra, tenuto conto dei termini di pagamento ottenuti dai fornitori e concessi ai
clienti, un intervallo di circa 91 giorni (tale intervallo prende il nome di ciclo di ritorno del capitale o ciclo finanziario
di cassa). Si prevedono, inoltre, esigenze di liquidità per 7 500 euro.
Determiniamo il fabbisogno finanziario dell’azienda, tenendo conto del preventivo economico, di seguito ripor-
tato.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - GLI ASPETTI ECONOMICO-PATRIMONIALI

PREVENTIVO ECONOMICO

Costi previsti Ricavi previsti


Consumi materie 550 000 Vendite 1 200 000
Acquisti servizi 140 000 Altri ricavi 135 000
Retribuzioni e oneri sociali 390 000
Quota TFR 25 000
Ammortamenti 95 000
Oneri finanziari 20 000
Oneri tributari 50 000

Totale costi 1 270 000


Utile medio previsto 65 000

Totale a pareggio 1 335 000 Totale ricavi 1 335 000

I fattori produttivi a breve ciclo di utilizzo si possono rinnovare in un anno almeno 4 volte; infatti:
365 giorni : 91 giorni = 4 coefficiente di rotazione
I costi che non danno luogo a uscite monetarie nell’esercizio sono:

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la quota maturata del TFR euro 25 000
gli ammortamenti euro 95 000

totale costi che non danno luogo a uscite euro 120 000

I costi d’esercizio misurati da variazioni finanziarie ammontano perciò a:


1 270 000 – 120 000 = 1 150 000 euro
Il fabbisogno finanziario per gli investimenti nei fattori a breve ciclo di utilizzo è, quindi, dato da:
1 150 000
———————— = 287 500 euro
4
Il fabbisogno finanziario complessivo, tenuto conto anche delle esigenze immediate di liquidità, corrisponde a:
per gli investimenti nei fattori a lungo ciclo di utilizzo euro 900 000
per gli investimenti nei fattori a breve ciclo di utilizzo euro 287 500
per esigenze di liquidità euro 7 500

totale fabbisogno finanziario euro 1 195 000

TERMINI E CONCETTI
ATTIVO Comprende le disponibilità liquide e le attività finanziarie che non sono immobilizzazioni,
CIRCOLANTE
i crediti con scadenza non superiore a 12 mesi, le rimanenze di prodotti finiti e merci e di
materiali di consumo.

ATTIVO Immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie (queste ultime sono costituite da par-
IMMOBILIZZATO
tecipazioni e crediti con scadenza oltre i 12 mesi).

GRADO DI Rapporto tra capitale di debito e capitale proprio. Non deve superare l’unità. Se il rappor-
INDIPENDENZA
FINANZIARIA
to è inferiore a 1 l’azienda dispone di mezzi propri superiori ai mezzi raccolti a debito. Se
il rapporto è superiore a 1 l’azienda ha un capitale proprio inferiore all’importo dei debiti
e quindi la sua gestione è maggiormente influenzata dai rapporti con i creditori.

PASSIVITÀ Debiti (mutui, prestiti obbligazionari, debiti per TFR, sovvenzioni a medio termine) con
CONSOLIDATE
scadenza oltre i 12 mesi.

PASSIVITÀ Debiti con scadenza entro 12 mesi (debiti v/fornitori, debiti tributari, debiti v/Istituti pre-
CORRENTI
videnziali, scoperti di c/c bancari, quote in scadenza di mutui, sovvenzioni e prestiti obbli-
gazionari).

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APPROFONDIMENTI E VERIFICHE

APPROFONDISCI

Nel Conto economico del bilancio d’esercizio il valore e i costi della produzione includono sia
i componenti di reddito della gestione caratteristica sia quelli della gestione accessoria. Questi ultimi
risultano iscritti sotto le voci Altri ricavi e proventi e Oneri diversi di gestione il cui contenuto è illustra-
to dai principi contabili nazionali di cui presentiamo uno stralcio.

Oneri diversi di gestione Altri ricavi e proventi

Si tratta dei costi, oneri e minusvalenze da cessione Si tratta dei ricavi, proventi e plusvalenze da cessione
derivanti da operazioni che non rientrano nella derivanti da operazioni che non rientrano nella
gestione caratteristica, in quella finanziaria e in quella gestione caratteristica, finanziaria e straordinaria.
straordinaria. In via esemplificativa trattasi di:
In via esemplificativa si tratta di: – proventi derivanti dalla gestione, ma non dalla ces-
– oneri derivanti dalla gestione, ma non dalla cessio- sione, di immobili e di altri beni di natura patrimo-
ne, di immobili o di altri beni di natura patrimonia- niale, posseduti per investimento e, pertanto, non
le, posseduti per investimento e, pertanto, non relativi alla gestione caratteristica; esempio: affitti
relativi alla gestione caratteristica; esempio: spese attivi;
di manutenzione di immobili civili; – proventi patrimoniali, quali plusvalenze relative
– oneri patrimoniali, quali minusvalenze relative alla alla cessione di beni strumentali impiegati nella
cessione di beni strumentali impiegati nella norma- normale attività produttiva, commerciale o di servi-
le attività produttiva, commerciale o di servizi che zi che vengono alienati per effetto di deperimento
vengono alienati per effetto di deperimento eco- economico-tecnico ed aventi scarsa significatività
nomico-tecnico ed aventi comunque scarsa signifi- rispetto alla totalità dei beni strumentali utilizzati
catività rispetto alla totalità dei beni strumentali uti- per la normale attività produttiva, commerciale o
lizzati per la normale attività produttiva, commer- di servizi, e comunque di entità tale da non stra-
ciale o di servizi, al fine di non stravolgere con ele- volgere il significato tecnico del valore intermedio
menti di natura straordinaria il significato tecnico indicato dal legislatore come differenza tra valore
del valore intermedio indicato dal legislatore come e costo della produzione;
differenza tra valore e costo della produzione; – sopravvenienze e insussistenze attive relative a
– sopravvenienze e insussistenze passive relative a valori stimati, che non derivino da errori (per
valori stimati che non derivino da errori (per esem- esempio, eccedenze di fondi quali fondi premi,
pio, carenza di fondi quali fondi premi, fondi fondi di garanzia e fondi rischi);
garanzie e fondi rischi); – contributi in conto esercizio, maturati secondo il
– imposte indirette e tasse. criterio della competenza.

In relazione agli accadimenti che seguono, indica se danno luogo a componenti della gestione accesso-
ria (A) o della gestione straordinaria (S):

A S
1 Alienazione di un macchinario, ammortizzato al 95%, con realizzo di una plusvalenza  

2 Alienazione di una partecipazione in società controllata con realizzo di una minusvalenza  

3 Rapina del denaro in cassa per il pagamento degli stipendi  

4 Riduzione del fondo rischi su crediti per adeguarlo al 5% degli stessi  

5 Insussistenza di cassa, di scarso importo, dovuta a errore del cassiere  

6 Perdita su crediti sorti in esercizi precedenti non coperta dal fondo  

7 Eliminazione di tutti i macchinari per cambio dell’oggetto della produzione  

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - APPROFONDIMENTI E VERIFICHE

LEGGI

Nel brano che segue, tratto dal volume Come fare un business plan, edito a cura di Formaper
da Sperling & Kupfer, Alessandro Scaccheri illustra il contenuto del progetto di fattibilità di un’impresa,
la cui presentazione è richiesta a coloro che vogliono beneficiare di agevolazioni finanziarie, quali per
esempio quelle previste dalla legge n. 215/1992 a favore dell’imprenditoria femminile.

LA STRUTTURA DEL BUSINESS PLAN


Il progetto di fattibilità o piano d’impresa o business In particolare i punti da descrivere e analizzare sono:
plan, per elaborare il quale intendiamo fornire un’uti- • obiettivi e strategie rilevanti che l’azienda si propo-
le traccia nonché interessanti stimoli, è il documento ne di perseguire nel breve e nel lungo periodo;
di pianificazione complessiva che descrive l’idea
imprenditoriale e ne consente una valutazione • il mercato di sbocco per i propri prodotti e servizi, i
oggettiva della fattibilità. Esso chiarisce, in una tren- segmenti e le relative caratteristiche, precisando le
tina di pagine, scopo, struttura e obiettivi di una atti- ragioni per le quali il proprio prodotto risponde a
vità imprenditoriale, analizzando nei dettagli il suo esigenze concrete dei potenziali clienti;
punto di partenza e facendo qualche previsione su • descrizione dei punti di forza del prodotto/servizio
un ipotetico punto di arrivo. che consentono di mantenere un vantaggio com-
La fase antecedente la creazione d’impresa risulta al- petitivo sul mercato e le modalità per conservare
trettanto importante della creazione stessa e dell’avvio tale posizione;
delle attività concrete. In questa fase, che potremmo • tempi e modi mediante i quali l’azienda potrà esse-
definire progettuale, chi aspira a diventare imprendito- re in grado di disporre delle necessarie risorse
re verifica l’adeguatezza delle proprie risorse, intese in umane e organizzative;
termini di competenze sia personali sia tecnico-operati-
ve ed economico-finanziarie. Il piano di fattibilità è • struttura fisica di cui l’azienda intende dotarsi per
quindi un documento in cui viene presentata l’iniziati- l’espletamento del business;
va imprenditoriale e ne vengono esaminati i fattori cri- • descrizione dei traguardi economici (Conto econo-
tici e quelli rilevanti per il suo successo. mico, Stato patrimoniale e flussi di cassa).

Parte Parte
Parte analisi Parte quantitativa
introduttiva tecnico-operativa
del mercato monetaria

Descrizione Analisi di fattibilità Analisi Previsione


dell’idea dell’idea dell’organizzazione economico-finanziaria
imprenditoriale imprenditoriale dell’attività dell’idea
imprenditoriale

Attitudini Macroambiente Attività organizzativa Contabilità


Aspirazioni Mercato Logistica Bilancio
Motivazioni Settore Localizzazione Preventivo
Creatività Concorrenza Procedure burocratico- economico-finanziario
Studi effettuati Cliente amministrative
Esperienze lavorative Prodotti Forme giuridiche
Eccetera Punti di forza

Il piano d’impresa non è un esercizio fine a se stes- imprenditoriale senza un adeguato riscontro dei pro-
so, ma è anzitutto uno strumento costantemente per- positi che ci si pone. L’improvvisazione deve essere
fezionabile, che consente, quindi, con buona bandita: oggi, contrariamente al passato, l’attività
approssimazione, di determinare il grado di conve- imprenditoriale non può più essere un’attività spon-
nienza e di rischio legati all’iniziativa. Non è ammis- taneistica e «dilettantesca», ma si avvicina sempre più
sibile, infatti, pensare di poter partire con un’attività a una professione.

Redigi una breve relazione, utilizzando lo schema sopra presentato come traccia, che illustri i contenuti
che devono essere indicati in un business plan.

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PARTE 1 - CAPITOLO 2 - APPROFONDIMENTI E VERIFICHE

RISPONDI

Verifica la tua preparazione, compilando il seguente test. Traccia una crocetta in corrispon-
denza delle risposte esatte. Tieni presente che alcuni quesiti hanno risposta esatta multipla.

A La fabbricazione di serie si riferisce a:


1 prodotti standard fabbricati in funzione delle previsioni di vendita
2 prodotti fabbricati su specifica commessa dei clienti

B Sono produzioni di processo quelle in cui:


1 ogni prodotto è fabbricato con caratteristiche specifiche
2 gli impianti sono progettati e costruiti per fabbricare un solo tipo di prodotto
3 gli impianti possono essere predisposti per ottenere lotti di prodotti diversi

C L’organigramma divisionale viene strutturato:

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1 per produzioni omogenee 2 per funzioni omogenee 3 per aree geografiche

D L’organizzazione a matrice si applica ad aziende che:


1 hanno un’organizzazione accentrata 2 lavorano su progetti complessi 3 sono monoprodotto

E Nelle imprese di piccole dimensioni:


1 l’organizzazione è burocratizzata 2 si ha rapidità di decisioni
3 si ha unità di direzione 4 si ha facilità di finanziamenti

F Nell’ambito delle funzioni aziendali la direzione finanziaria si occupa:


1 dei rapporti con i soci 2 dei rapporti con i clienti 3 del recupero dei crediti
4 dell’investimento della liquidità 5 dei rapporti con le banche 6 delle partecipazioni

G I rapporti con i fornitori fanno parte della funzione:


1 pubbliche relazioni 2 produzione 3 approvvigionamento

H Un’impresa che produce elettrodomestici acquista come parte componente delle lavabiancheria i cestelli in
acciaio inossidabile. Ricorre a:
1 una subfornitura di specialità 2 una subfornitura di capacità 3 alla delocalizzazione

I La durata del ciclo economico rispetto alla durata del ciclo tecnico:
1 è sempre più ampia 2 è sempre più breve 3 è uguale

L La riduzione dei tempi di giacenza in magazzino di materie e prodotti influisce sulla durata:
1 del ciclo monetario 2 del ciclo economico
3 del ciclo tecnico 4 del ciclo finanziario

M Il ciclo monetario inizia con:


1 la consegna delle materie acquistate
2 il pagamento delle materie acquistate
3 il ricevimento della fattura delle materie acquistate

N Il ciclo monetario termina con:


1 l’emissione della fattura di vendita dei prodotti
2 la consegna dei prodotti
3 la riscossione della fattura di vendita

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CAPITOLO 3

IL SISTEMA INFORMATIVO

1 Le informazioni come risorse


Le scelte aziendali non possono essere compiute in modo razionale se non vengono
supportate da informazioni appropriate sull’azienda, considerata nei suoi diversi aspetti
economico, finanziario e patrimoniale, sul mercato e sull’ambiente che la circonda e spes-
so la condiziona.
La forte automazione dei processi produttivi e amministrativi, che tendono sempre più a
integrarsi, la concorrenza in forte crescita nel mercato interno e in quello internazionale,
la sempre maggiore complessità del processo decisionale rendono le informazioni una
risorsa indispensabile, così come sono indispensabili il capitale e il lavoro.

classificazione A seconda della loro natura, le informazioni si distinguono in:


delle
informazioni ■ qualitative;
■ quantitative; queste ultime a loro volta possono riguardare quantità non monetarie o
quantità monetarie.

A seconda dell’oggetto, le informazioni possono riguardare:


■ fatti esterni di gestione (processi di scambio con i terzi);
■ fatti interni di gestione (processi organizzativi e produttivi);
■ situazioni di mercato e di ambiente che incidono sull’attività aziendale.

sistema Il sistema informativo aziendale è costituito da:


informativo
aziendale – l’insieme delle informazioni predisposte per soddisfare le esigenze conoscitive
interne ed esterne;
– il complesso delle procedure per realizzare e trasmettere nei tempi e nei modi
opportuni dette informazioni a chi deve usufruirne ai fini decisionali o per gli
obblighi di legge;
– i mezzi tecnici e la struttura organizzativa che stanno alla base del processo
informativo.

Per poter trasformare i dati grezzi (input) nelle informazioni di cui si necessita (output) è
necessario disporre di risorse umane, metodologiche, tecniche e organizzative.
Il sistema informativo deve:
■ documentare i fatti amministrativi, sia per esigenze interne sia per esigenze esterne
(giuridiche e fiscali);
■ fornire il supporto al processo decisionale per le scelte correnti degli organi operativi;
■ fornire il supporto al processo decisionale per le scelte di investimento degli organi
direzionali (scelte strategiche);
■ fornire gli strumenti per i processi di pianificazione e controllo della gestione;
■ produrre i rendiconti dell’attività aziendale imposti dalla legge (bilancio) o comunque
da presentare al soggetto economico aziendale.

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

SISTEMA INFORMATIVO CONTABILE SISTEMA INFORMATIVO NON CONTABILE


Accoglie e organizza le informazioni riguardanti i Accoglie e organizza le informazioni di natura
fatti interni e i fatti esterni di gestione espressi qualitativa e di natura quantitativa, monetarie e
generalmente in quantità monetarie, rielaborando non monetarie, riguardanti l’azienda e il mer-
i dati tratti dai documenti originari. cato.
Inventari Statistiche interne aziendali
Contabilità elementari e sezionali Statistiche e informazioni economiche
Contabilità generale Accesso a banche di dati
Contabilità gestionale (o industriale) Pubblicistica tecnica
Budget Analisi di mercato, socioeconomiche,
tecniche, di settore ecc.

Reporting
BILANCIO D’ESERCIZIO E
DOCUMENTI ACCOMPAGNATORI

Relazioni trimestrali
Relazione semestrale CONTABILITÀ PER LA DIREZIONE

La contabilità per la direzione si avvale di informazioni quantitative e qualitative, attinte al


sistema informativo contabile e al sistema informativo non contabile, per programmare e
controllare la gestione. Costituisce quindi uno strumento informativo solo interno, mentre
il bilancio d’esercizio è un documento informativo con valenza anche per l’esterno.
Non si deve confondere il sistema informativo con il sistema informatico.

sistema Il sistema informatico è costituito dall’insieme dell’hardware e del software utiliz-


informatico zati per la raccolta, l’elaborazione e la trasmissione delle informazioni.

Il sistema informativo si avvale del SISTEMA AZIENDA


sistema informatico (elaboratori, SISTEMA ORGANIZZATIVO
terminali, stampanti ecc.) e degli
Sistema informativo
strumenti telematici per le comuni-
cazioni a distanza; grazie a questi Sistema informatico
strumenti della moderna tecnologia
risulta profondamente mutata
rispetto al passato anche l’organiz-
zazione dell’azienda.

L’informatica cosiddetta «distribuita», messa cioè a disposizione sul posto di lavoro, rende gli
operatori produttori e utenti di informazioni; essi possono inserirsi «in rete» negli archivi cen-
tralizzati (data base) e nello stesso tempo creare archivi locali per le proprie esigenze decisio-
nali. Le comunicazioni tra gli uffici risultano facilitate dalla posta elettronica interna.

costo delle Come tutte le risorse anche le informazioni hanno un costo (stipendi, ammortamenti delle
informazioni macchine, consumo di materiali, formazione del personale ecc.); ne consegue che il siste-
ma informativo deve essere attentamente programmato e orientato a fornire solo le infor-
mazioni che sono veramente utili alla gestione dell’azienda.

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

2 Il sistema informativo contabile

Il sistema informativo contabile è costituito da informazioni di natura quantita-


tiva che riguardano sia fatti interni sia fatti esterni di gestione.
Esso poggia sui documenti originari (fatture, assegni, cambiali, note di accredito ecc.) e
comprende gli inventari, le scritture elementari, le contabilità sezionali, la contabilità
generale, la contabilità gestionale (o contabilità industriale), il budget. In particolare:
a) le scritture elementari: servono di preparazione, di analisi e completamento ad altre
scritture; non sono tra loro coordinate; comprendono la prima nota, il libro cassa, gli
scadenzari, i libri delle cambiali attive e delle cambiali passive;
b) le contabilità sezionali: sono insiemi coordinati di scritture analitiche, più o meno
integrate e collegate alle scritture complesse, di cui rappresentano spesso dei sottosiste-
mi; comprendono la contabilità delle banche, delle vendite, degli acquisti, del perso-
nale, dei beni strumentali, del magazzino;
c) la contabilità generale: costituisce un sistema coordinato di scritture complesse aven-
ti come scopo il controllo continuo, a posteriori, delle variazioni finanziarie ed econo-

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miche e la determinazione periodica del risultato economico d’esercizio e del patrimo-
nio di funzionamento; si basa sulla rilevazione dei fatti esterni di gestione e fornisce le
informazioni che fanno da supporto alla redazione del bilancio d’esercizio;
d) la contabilità gestionale (detta anche industriale): si basa sulla rilevazione dei fatti
interni di gestione; si pone come scopo la determinazione dei costi dei servizi azienda-
li, dei processi, dei prodotti, delle commesse di lavorazione, la rilevazione di risultati
economici particolari, il controllo della gestione;
e) il budget: è lo strumento della programmazione annuale, coordinato con i piani stra-
tegici pluriennali; analizza le risorse da impiegare e gli obiettivi economico-finanziari
da perseguire; è uno strumento del controllo di gestione.
Il sistema informativo contabile deve:
■ rilevare i rapporti con i terzi (crediti e debiti);
■ far fronte a quanto stabilito dalla legge in materia di scritture obbligatorie;
■ valutare i risultati conseguiti con la gestione, esaminata negli aspetti reddituali, finan-
ziari e patrimoniali;
■ consentire il controllo della gestione;
■ fornire le informazioni su cui poggiano le loro decisioni tutti coloro (stakeholders) che
sono coinvolti direttamente o indirettamente nell’impresa.
Dal sistema informativo contabile e non contabile si ottengono le informazioni per redige-
re il bilancio d’esercizio e per effettuare il reporting per la contabilità direzionale.
Il bilancio d’esercizio evidenzia la situazione patrimoniale e finanziaria e i risultati eco-
nomici ottenuti dall’impresa. I prospetti contabili che lo compongono (Stato patrimoniale
e Conto economico) derivano dal sistema informativo contabile; si ottengono per riclassi-
ficazione e rielaborazione della situazione contabile finale (patrimoniale ed economica)
redatta in sede di contabilità generale. La Nota integrativa che lo completa e la Relazione
sulla gestione che lo accompagna rielaborano informazioni provenienti sia dal sistema
informativo contabile sia da quello non contabile.
Il bilancio d’esercizio è regolamentato dal codice civile sia per quanto riguarda i contenu-
ti, cioè le informazioni che devono essere obbligatoriamente fornite all’esterno, sia per
quanto concerne i criteri di valutazione con cui si accertano i risultati ottenuti.
Alcune categorie di società, come vedremo, sono invece tenute ad applicare nella reda-
zione del bilancio i principi contabili internazionali dettati dallo IASB (International
Accounting Standards Board ).
Il reporting è destinato a fornire informazioni opportunamente selezionate, alle persone
che all’interno dell’azienda devono assumere decisioni; consiste nella redazione di rap-
porti, presentati in forma libera e con contenuti che devono rispondere alle diverse esi-
genze dei destinatari.

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

3 La contabilità generale
La contabilità generale tenuta secondo il sistema del patrimonio e del risul-
tato economico ha per oggetto le operazioni di gestione, rilevate nel loro aspetto
finanziario ed economico, e per scopo la determinazione del risultato economico
d’esercizio e del patrimonio di funzionamento.

Secondo il sistema del patrimonio e del risultato economico i conti si classificano come
nello schema che segue.

CONTI FINANZIARI CONTI ECONOMICI

valori crediti ratei, fondi conti di conti di reddito


in cassa e debiti rischi e oneri patrimonio netto

• Denaro • Crediti e debiti • Ratei • Parti ideali • Costi e ricavi d’esercizio


di regolamento • del patrimonio • e loro rettifiche
• Assegni • Fondi oneri • netto
• Crediti e debiti • futuri • Costi e ricavi pluriennali
• Valori bollati • di finanziamento
• Fondi rischi • Costi e ricavi sospesi
• Crediti e debiti
• da liquidare • Conti di risultato
• Debiti per TFR

I libri e le scritture di cui è obbligatoria la tenuta possono essere composti e conservati su


supporti informatici in conformità a regole tecniche individuate per legge.
La contabilità generale:
■ è consuntiva, in quanto si riferisce alla gestione passata;

■ rileva solo i fatti esterni di gestione;

■ classifica i componenti di reddito secondo la loro origine o natura;

■ si riferisce all’azienda considerata nel suo complesso e nella sua unitarietà;

■ rileva tutti i movimenti finanziari della gestione;

■ si basa sul metodo della partita doppia applicato al sistema di conti indicato nel piano
dei conti;
■ consente la determinazione del risultato economico d’esercizio e del patrimonio di
funzionamento;
■ deve tenere conto delle norme civilistiche e fiscali;

■ fa da supporto alla redazione delle parti (Stato patrimoniale, Conto economico, Nota
integrativa) costituenti il bilancio d’esercizio;
■ è sottoposta al controllo contabile esercitato dagli organi di controllo interno o da
società di revisione esterne.

Le scritture della contabilità generale si redigono:


■ sul libro giornale che deve essere numerato progressivamente in ogni pagina;

■ nei conti di mastro, dove le registrazioni, redatte in ordine cronologico sul giornale,
vengono riprese e classificate in ordine sistematico.

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

L. 8/8/1994, La legge tiene conto della diffusione della contabilità integrata elaborata elettronicamente
n. 489 e ritiene valida e regolare la digitazione (input) e memorizzazione dei dati riguardanti le
operazioni relative all’esercizio, da compiersi entro 60 giorni, anche se non accompagnata
dalla contestuale stampa sui libri obbligatori.

D.M. 23/1/2004 Al fine di semplificare la gestione degli archivi per la conservazione dei documenti carta-
cei e di ridurre gli spazi «fisici» a essi destinati, è consentito conservare i documenti e le
scritture contabili su supporto digitale. Invece di utilizzare archivi cartacei, con la difficoltà
che ne deriva di gestire ingenti volumi di carta, le imprese possono infatti convertire in
formato non cartaceo tali documenti, memorizzando le relative immagini in maniera
indelebile su supporto ottico o su altro supporto (CD Rom, Dvd, microfilm, microfiches
ecc.). Il processo di «conservazione digitale» deve essere completato con l’indicazione del
riferimento temporale e la sottoscrizione di un pubblico ufficiale che attesti la conformità
di quanto memorizzato al documento d’origine.

La possibilità di conservare a mezzo immagini i documenti e le scritture contabili


riguarda sia le scritture inerenti all’IVA sia quelle inerenti alle imposte sui redditi e
comporta notevoli risparmi nei costi amministrativi, oltre a facilitare la reperibilità dei
documenti e renderne possibile la stampa immediata ogni volta che se ne presenti
l’esigenza.

L. 21/11/2000, La stampa dei registri obbligatori deve comunque essere effettuata al più tardi entro il ter-
n. 342 mine di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Il contribuente deve però essere in grado di eseguire la stampa dei registri a richiesta e
alla presenza degli organi preposti al controllo; in altre parole, in caso di accessi, ispe-
zioni e verifiche fiscali, deve poter stampare immediatamente i registri obbligatori
aggiornati.

Per quanto concerne le fatture emesse, va tenuto presente che la memorizzazione dei dati
su supporti magnetici deve avvenire nel contemporaneo rispetto delle norme stabilite per
le imposte dirette e per l’imposta sul valore aggiunto; per esempio, le fatture differite
devono essere annotate entro il giorno 15 del mese successivo alla consegna o spedizione
delle merci. Pur sussistendo il termine di 60 giorni per le registrazioni sul giornale, poiché
la contabilità è integrata bisogna inserire per tempo i dati di tutte le operazioni effettuate
nel periodo a cui si riferiscono le singole liquidazioni IVA.

4 Il piano dei conti


Il piano dei conti (quadro dei conti e note esplicative) di un’azienda industriale è analo-
go a quello di un’azienda commerciale, salvo quanto segue:
a) mentre nelle aziende commerciali i conti accesi alle rimanenze riguardano solo le
merci e le materie di consumo, nelle aziende industriali tali conti sono più numerosi e
risultano accesi alle materie prime, sussidiarie e di consumo, ai semilavorati, ai prodotti
in lavorazione, ai prodotti, ai sottoprodotti, ai cascami ecc.;
b) mentre nelle aziende commerciali, acquisti e vendite riguardano le merci, nelle azien-
de industriali gli acquisti riguardano le materie, le vendite i prodotti;
c) nelle aziende industriali, inoltre, si incontrano il conto Lavorazioni presso terzi
acceso ai costi d’esercizio e conti tipici come il conto Lavorazioni per conto terzi
acceso ai ricavi d’esercizio; appaiono poi frequentemente conti accesi a costi patri-
monializzati per impianti in costruzione, attività di ricerca e sviluppo a utilità futu-
ra, e così via.
Il quadro dei conti, presentato come esempio, è strutturato in modo da favorire la reda-
zione del bilancio d’esercizio in base agli articoli 2424 (Stato patrimoniale) e 2425 (Conto
economico) del codice civile.

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

QUADRO DEI CONTI DI UN’AZIENDA RACCORDO CON LE VOCI DI BILANCIO


INDUSTRIALE IN FORMA DI S.P.A. artt. 2424 e 2425 del codice civile

00. CREDITI V/ SOCI A) CREDITI VERSO SOCI


00.01 Azionisti c/ sottoscrizione per versamenti ancora dovuti, con separata indicazio-
00.02 Azionisti c/ versamenti richiamati ne della parte già richiamata)
00.03 Azionisti c/ reintegro
B) IMMOBILIZZAZIONI
01. IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
01.01 Costi di impianto I - Immobilizzazioni immateriali
01.02 Costi di ampliamento 1) costi di impianto e di ampliamento
01.03 Costi di ricerca e sviluppo
01.04 Costi di pubblicità patrimonializzati 2) costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità
01.05 Brevetti industriali
01.06 Software 3) diritti di brevetto e di utilizzazione delle opere
01.07 Concessioni e licenze dell’ingegno
01.08 Avviamento 4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili
5) avviamento
01.11 Fondo ammort. costi impianto (–)

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01.12 Fondo ammort. costi di ampliamento (–) (i fondi di ammortamento sono portati in
01.13 Fondo ammort. costi di ricerca e sviluppo (–) deduzione delle voci a cui si riferiscono)
01.14 Fondo ammort. costi pubblicità (–)
01.15 Fondo ammort. brevetti industriali (–)
01.16 Fondo ammort. software (–)
01.17 Fondo ammort. concessioni e licenze (–)
01.18 Fondo ammort. avviamento (–)
01.20 Immobilizzazioni immateriali in corso 6) immobilizzazioni in corso e acconti
01.21 Fornitori immob. immat. c/ acconti
.... .... .............................. 7) altre

02. IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI II - Immobilizzazioni materiali


02.01 Terreni e fabbricati 1) terreni e fabbricati
02.02 Impianti e macchinario 2) impianti e macchinario
02.03 Attrezzature industriali 3) attrezzature industriali e commerciali
02.04 Attrezzature commerciali
02.05 Macchine d’ufficio 4) altri beni
02.06 Arredamento
02.07 Automezzi
02.11 Fondo ammortamento fabbricati (–) (i fondi di ammortamento sono portati in
02.12 Fondo ammort. impianti e macchinario (–) deduzione delle voci a cui si riferiscono)
02.13 Fondo ammort. attrezzature industriali (–)
02.14 Fondo ammort. attrezzature commerciali (–)
02.15 Fondo ammort. macchine d’ufficio (–)
02.16 Fondo ammort. arredamento (–)
02.17 Fondo ammort. automezzi (–)
02.20 Immobilizzazioni in corso 5) immobilizzazioni in corso e acconti
02.21 Fornitori immob. materiali c/ acconti

03. IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE III - Immobilizzazioni finanziarie


1) partecipazioni in:
03.01 Partecipazioni in controllate a) imprese controllate
03.02 Partecipazioni in collegate b) imprese collegate
03.03 Partecipazioni in controllanti c) imprese controllanti
03.04 Partecipazioni diverse d) altre imprese
2) crediti:
03.10 Prestiti a controllate a) verso imprese controllate
03.11 Prestiti a collegate b) verso imprese collegate
03.12 Prestiti a controllanti c) verso controllanti
03.20 Mutui attivi v/ terzi d) verso altri
.... .... .............................. 3) altri titoli
03.40 Azioni proprie 4) azioni proprie
(segue)

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

04. RIMANENZE C) ATTIVO CIRCOLANTE


04.01 Materie prime 1 - Rimanenze
04.02 Materie sussidiarie 1) materie prime, sussidiarie e di consumo
04.03 Materie di consumo
04.04 Prodotti in lavorazione
04.05 Semilavorati 2) prodotti in corso di lavorazione
04.06 Lavori in corso su ordinazione e semilavorati
04.07 Prodotti finiti 3) lavori in corso su ordinazione
04.10 Fornitori materie c/ acconti 4) prodotti finiti e merci
5) acconti
05. CREDITI COMMERCIALI
05.01 Crediti v/ clienti II - Crediti
05.02 Crediti commerciali diversi 1) verso clienti
05.03 Clienti c/ spese anticipate
05.05 Cambiali attive
05.06 Cambiali allo sconto
05.07 Cambiali all’incasso
05.09 Fatture da emettere
05.10 Crediti insoluti
05.11 Cambiali insolute
05.30 Crediti v/ controllate
05.31 Crediti v/ collegate 2) verso imprese controllate
05.32 Crediti v/ controllanti 3) verso imprese collegate
4) verso controllanti
05.40 Fondo svalutazione crediti (–)
05.41 Fondo rischi su crediti (–) (i crediti devono essere scritti nello Stato
patrimoniale al netto dei fondi rettificativi)
06. CREDITI DIVERSI
06.01 IVA ns/ credito (i conti a fianco indicati non affluiscono in bilancio
06.02 IVA c/ acconto in quanto transitori)
06.03 Crediti per ritenute subite
06.04 Crediti d’imposta

06.05 Crediti per IVA


06.06 Imposte c/ acconto
06.07 Crediti per imposte 4-bis) crediti tributari
06.10 Crediti per cauzioni 5) verso altri
06.20 Personale c/ acconti
06.30 Crediti v/ Istituti previdenziali
06.60 Obbligazionisti c/ sottoscrizione
06.80 Ente concedente c/ contributi
06.90 Debitori diversi
07. ATTIVITÀ FINANZIARIE III - Attività finanziarie che non costituiscono
III - immobilizzazioni
07.01 Partecipazioni 1) partecipazioni in imprese controllate
.... .... .............................. 2) partecipazioni in imprese collegate
3) partecipazioni in imprese controllanti
4) altre partecipazioni
5) azioni proprie
07.04 Azioni proprie 6) altri titoli
07.05 Titoli
07.07 Obbligazioni sociali
IV - Disponibilità liquide
08. DISPONIBILITÀ LIQUIDE 1) depositi bancari e postali
08.01 Banche c/c attivi
08.10 C/c postali 2) assegni
08.20 Assegni 3) denaro e valori in cassa
08.30 Denaro in cassa
08.31 Valori bollati

09. RATEI E RISCONTI ATTIVI D - RATEI E RISCONTI


09.01 Ratei attivi (con separata indicazione del disaggio su
09.02 Risconti attivi prestiti)
09.03 Disaggio su prestiti

(segue)

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

10. PATRIMONIO NETTO


10.01 Capitale sociale A - PATRIMONIO NETTO
10.02 Riserva soprapprezzo azioni I - Capitale
10.03 Riserve di rivalutazione II - Riserva da soprapprezzo azioni
10.04 Riserva legale III - Riserve di rivalutazione
10.05 Riserve statutarie IV - Riserva legale
10.06 Riserva per azioni proprie V - Riserve statutarie
10.07 Riserva straordinaria VI - Riserva per azioni proprie
10.08 Riserva conguaglio utili in corso VII - Altre riserve (distintamente indicate)
10.09 Riserva per rinnovi
10.10 Versamenti azionisti c/ capitale
10.11 Versamenti azionisti c/ perdite
10.14 Versamenti c/ aumento capitale
10.20 Utili a nuovo
10.21 Perdite a nuovo (–) VIII - Utili (perdite) portati a nuovo
10.30 Utile d’esercizio
10.31 Perdita d’esercizio (–) IX - Utile (perdita) dell’esercizio

11. FONDI PER RISCHI E ONERI B) FONDI PER RISCHI E ONERI


1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili
11.02 Fondo per imposte 2) per imposte, anche differite
11.03 Fondo imposte differite
11.04 Fondo responsabilità civile
11.10 Fondo garanzie prodotti 3) altri
11.11 Fondo manutenzioni programmate
11.12 Fondo buoni sconti e concorsi

12. TRATTAMENTO FINE RAPPORTO C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO


12.01 Debiti per TFR DI LAVORO SUBORDINATO

13. DEBITI FINANZIARI D) DEBITI


13.01 Prestiti obbligazionari 01) obbligazioni
13.02 Prestiti obbligazionari convertibili 02) obbligazioni convertibili
13.05 Azionisti c/ finanziamenti 3) debiti verso soci per finanziamenti
13.10 Banche c/c passivi 04) debiti verso banche
13.11 Banche c/ ricevute all’incasso
13.12 Banche c/ anticipi su fatture
13.15 Banche c/ sovvenzioni cambiarie
13.20 Mutui ipotecari
13.25 Cambiali passive finanziarie 04) (affluisce al punto 8)
13.30 Prestiti da controllate 04) (affluisce al punto 9)
13.31 Prestiti da collegate 04) (affluisce al punto 10)
13.32 Prestiti da controllanti 04) (affluisce al punto 11)

13.40 Debiti v/ altri finanziatori 05) debiti verso altri finanziatori

14. DEBITI COMMERCIALI


14.01 Clienti c/ acconti 06) acconti
14.10 Debiti v/ fornitori 07) debiti v/ fornitori
14.19 Fatture da ricevere
14.20 Cambiali passive commerciali 08) debiti rappresentati da titoli di credito
14.30 Debiti commerciali v/ controllate 09) debiti verso imprese controllate
14.31 Debiti commerciali v/ collegate 10) debiti verso imprese collegate
14.32 Debiti commerciali v/ controllanti 11) debiti verso controllanti

15. DEBITI DIVERSI


15.01 IVA ns/ debito 12) debiti tributari
15.02 Debiti per ritenute da versare
15.03 Debiti per imposte
15.05 Debiti per IVA
15.10 Debiti v/ Istituti previdenziali 13) debiti v/ Istituti di previdenza e sicurezza sociale
(segue)

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

15.20 Personale c/ retribuzioni 14) altri debiti


15.21 Personale c/ liquidazioni
15.25 Debiti v/ fondo pensione
15.30 Debiti per cauzioni
15.50 Azionisti c/ dividendi
15.51 Azionisti c/ acconto dividendi
15.52 Azionisti c/ liquidazione
15.53 Azionisti c/ rimborsi
15.54 Debiti per azioni estratte
15.60 Debiti per obbligazioni estratte
15.61 Obbligazionisti c/ rimborsi
15.62 Obbligazionisti c/ interessi
15.70 Amministratori c/ competenze
15.71 Sindaci c/ competenze
15.90 Creditori diversi

16. RATEI E RISCONTI PASSIVI E) RATEI E RISCONTI


16.01 Ratei passivi (con separata indicazione dell’aggio su prestiti)
16.02 Risconti passivi

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16.03 Aggio sui prestiti

18. CONTI TRANSITORI E DIVERSI


18.01 Bilancio d’apertura
18.02 Bilancio di chiusura
18.10 IVA c/ liquidazione I conti a fianco indicati non affluiscono al bilancio o
18.12 Istituti previdenziali in quanto transitori o in quanto il loro saldo è stato
girato a conti di credito o di debito.
18.20 Banca X c/c
18.21 Banca Y c/c

19. CONTI SISTEMI SUPPLEMENTARI


19.01 Beni di terzi
19.02 Depositanti beni
19.11 Merci da ricevere
19.12 Fornitori c/ impegni
19.13 Impegni per beni in leasing In calce allo Stato patrimoniale devono risultare le
19.14 Creditori c/ leasing garanzie prestate direttamente o indirettamente,
19.16 Clienti c/ impegni distinguendosi tra fideiussioni, avalli, altre garanzie
19.17 Merci da consegnare personali e garanzie reali, e indicando separatamen-
19.21 Rischi per effetti scontati te, per ciascun tipo, le garanzie prestate a favore di
19.22 Banche c/ effetti scontati imprese controllate e collegate, nonché controllanti
19.26 Rischi per fideiussioni e di imprese sottoposte al controllo di queste ulti-
19.27 Creditori per fideiussioni me; devono inoltre risultare gli altri conti d’ordine.
19.28 Rischi per avalli
19.29 Creditori per avalli

20. VALORE DELLA PRODUZIONE A) VALORE DELLA PRODUZIONE


20.01 Prodotti c/ vendite 1) ricavi delle vendite e delle prestazioni
20.02 Lavorazioni c/ terzi (al netto di resi, sconti, abbuoni e premi)
20.03 Rimborsi spese di vendita
20.10 Resi su vendite (–)
20.11 Ribassi e abbuoni passivi (–)
20.12 Premi su vendite (–)
20.20 Prodotti in lavorazione c/ esistenze iniziali (–) 2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di
20.21 Semilavorati c/ esistenze iniziali (–) lavorazione, semilavorati e finiti
20.22 Prodotti c/ esistenze iniziali (–)
20.25 Semilavorati c/ apporti (–)
20.26 Prodotti c/ apporti (–)
20.30 Prodotti in lavorazione c/ rimanenze finali
20.31 Semilavorati c/ rimanenze finali
20.32 Prodotti c/ rimanenze finali
(segue)

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

20.40 Lavori in corso c/ esistenze iniziali 03) variazioni dei lavori in corso su ordinazione
20.41 Lavori in corso c/ rimanenze finali
20.50 Costruzioni interne 04) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
20.51 Costi di ricerca e sviluppo rinviati
21. RICAVI E PROVENTI DIVERSI 05) altri ricavi e proventi, con separata indicazione
21.01 Fitti attivi dei contributi in c/ esercizio
21.02 Proventi vari
21.10 Arrotondamenti attivi
21.20 Plusvalenze diverse
21.30 Sopravvenienze attive diverse
21.40 Contributi in c/ esercizio
21.42 Contributi c/ impianti
30. COSTI DELLE MATERIE B) COSTI DELLA PRODUZIONE
30.01 Materie prime c/ acquisti 06) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di
30.02 Materie sussidiarie c/ acquisti merci (al netto di resi, sconti, abbuoni e premi)
30.03 Materie di consumo c/ acquisti
30.05 Materie prime c/ apporti
30.06 Materie sussidiarie c/ apporti
30.07 Materie di consumo c/ apporti
30.10 Resi su acquisti (–)
30.11 Ribassi e abbuoni attivi (–)
30.12 Premi su acquisti (–)
31. COSTI PER SERVIZI 07) per servizi
31.01 Costi di trasporto
31.02 Costi per energia
31.03 Pubblicità
31.04 Consulenze
31.05 Costi postali
31.06 Costi telefonici
31.07 Assicurazioni
31.08 Costi di vigilanza
31.09 Costi per i locali
31.10 Costi esercizio automezzi
31.11 Manutenzioni e riparazioni
31.12 Provvigioni passive
31.13 Costi d’incasso
31.15 Lavorazioni presso terzi
31.20 Competenze amministratori
31.21 Competenze sindaci
31.22 Competenze società di revisione
32. COSTI PER GODIMENTO BENI DI TERZI 08) per godimento di beni di terzi
32.01 Fitti passivi
32.02 Canoni leasing
33. COSTI PER IL PERSONALE 09) per il personale:
33.01 Salari e stipendi a) salari e stipendi
33.02 Oneri sociali b) oneri sociali
33.03 Trattamento fine rapporto c) trattamento di fine rapporto
.... .... .............................. d) trattamento di quiescenza e simili
33.05 Costi diversi del personale e) altri costi
34. AMMORTAMENTI IMMOBILIZZAZIONI 10) ammortamenti e svalutazioni:
IMMATERIALI
34.01 Ammortamento costi di impianto a) ammortamento delle immobilizzazioni
34.02 Ammortamento costi di ampliamento immateriali
34.03 Ammortamento costi di ricerca e sviluppo
34.04 Ammortamento costi di pubblicità
34.05 Ammortamento brevetti
34.06 Ammortamento software
34.07 Ammortamento concessioni e licenze
34.08 Ammortamento avviamento
(segue)

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

35. AMMORTAMENTI IMMOBILIZZAZIONI


MATERIALI
35.01 Ammortamento fabbricati b) ammortamento delle immobilizzazioni
35.02 Ammortamento impianti e macchinario materiali
35.03 Ammortamento attrezzature industriali
35.04 Ammortamento attrezzature commerciali
35.05 Ammortamento macchine d’ufficio
35.06 Ammortamento arredamento
35.07 Ammortamento automezzi

36. SVALUTAZIONI
36.01 Svalutazione immobilizzazioni immateriali c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni
36.02 Svalutazione immobilizzazioni materiali
36.06 Svalutazione crediti d) svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo
circolante e delle disponibilità liquide
37. VARIAZIONI DELLE RIMANENZE DI MATERIE 11) variazioni delle rimanenze di materie prime,
37.01 Materie prime c/ esistenze iniziali sussidiarie, di consumo e merci
37.02 Materie sussidiarie c/ esistenze iniziali
37.03 Materie di consumo c/ esistenze iniziali
37.10 Materie prime c/ rimanenze finali (–)
37.11 Materie sussidiarie c/ rimanenze finali (–)
37.12 Materie di consumo c/ rimanenze finali (–)

38. ACCANTONAMENTI
38.04 Accantonamento per responsabilità civile 12) accantonamenti per rischi

38.10 Accantonamento per garanzie prodotti 13) altri accantonamenti


38.11 Accant. per manutenzioni programmate
38.12 Accant. per buoni sconti e concorsi

39. ONERI DIVERSI 14) oneri diversi di gestione


39.01 Oneri fiscali diversi
39.03 Oneri vari
39.05 Perdite su crediti
39.10 Arrotondamenti passivi
39.20 Minusvalenze diverse
39.30 Sopravvenienze passive diverse

C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI


40. PROVENTI FINANZIARI
40.01 Proventi da partecipazioni 15) proventi da partecipazioni, con separata indica-
zione di quelli relativi a imprese controllate e
collegate
......... …………………………… 16) altri proventi finanziari:
a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni, con
separata indicazione di quelli da imprese con-
trollate e collegate e di quelli da controllanti

40.10 Interessi attivi v/ controllate (possono figurare al punto a oppure al punto


40.11 Interessi attivi v/ collegate d a seconda che riguardino crediti iscritti tra
40.12 Interessi attivi v/ controllanti le immobilizzazioni o nell’attivo circolante)
.... .... ..............................
40.20 Interessi su titoli b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non
costituiscono partecipazioni
40.25 Utile su titoli c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non
costituiscono partecipazioni

40.30 Interessi attivi v/ clienti d) proventi diversi dai precedenti, con separata
40.31 Interessi attivi bancari indicazione di quelli da imprese controllate e
40.32 Interessi attivi postali collegate e di quelli da controllanti
40.50 Proventi finanziari diversi
(segue)

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PARTE 1 - CAPITOLO 3 - IL SISTEMA INFORMATIVO

41. ONERI FINANZIARI 17) interessi e altri oneri finanziari, con separata
41.01 Interessi passivi v/ fornitori indicazione di quelli verso imprese controllate e
41.02 Interessi passivi bancari collegate e verso controllanti
41.03 Sconti passivi bancari
41.10 Interessi passivi su mutui
41.12 Interessi passivi su obbligazioni
41.13 Ammortamento disaggio su prestiti
41.15 Interessi passivi su cambiali
41.20 Interessi passivi v/ controllate
41.21 Interessi passivi v/ collegate
41.22 Interessi passivi v/ controllanti
41.30 Perdite su titoli
41.40 Oneri finanziari diversi
D) RETTIFICHE DI VALORE ATTIVITÀ FINANZIARIE
50. RIVALUTAZIONI DI ATTIVITÀ FINANZIARIE 18) rivalutazioni:
50.01 Rivalutazione partecipazioni a) di partecipazioni
.... .... .............................. b) di immobilizzazioni finanziarie che non
costituiscono partecipazioni
50.05 Rivalutazione titoli c) di titoli iscritti nell’attivo circolante che

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non costituiscono partecipazioni

51. SVALUTAZIONI DI ATTIVITÀ FINANZIARIE 19) svalutazioni:


51.01 Svalutazione partecipazioni a) di partecipazioni
.... .... .............................. b) di immobilizzazioni finanziarie che non
costituiscono partecipazioni
51.05 Svalutazione titoli c) di titoli iscritti nell’attivo circolante che
non costituiscono partecipazioni

E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI


60. PROVENTI STRAORDINARI 20) proventi, con separata indicazione delle
60.01 Plusvalenze straordinarie plusvalenze da alienazioni
60.02 Sopravvenienze attive straordinarie

61. ONERI STRAORDINARI 21) oneri, con separata indicazione delle minusva-
61.01 Minusvalenze straordinarie lenze da alienazioni e delle imposte relative a
61.02 Sopravvenienze passive straordinarie esercizi precedenti
61.03 Imposte esercizi precedenti

70. IMPOSTE SUL REDDITO DELL’ESERCIZIO 22) imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, diffe-
70.01 Imposte dell’esercizio rite e anticipate

90. CONTI DI RISULTATO


90.01 Conto di risultato economico 23) Utile (perdita) d’esercizio

90.02 Gestione titoli (il saldo del conto confluisce al punto 16 o 17 a


seconda del segno)

Nella contabilità automatizzata il raccordo tra i conti e le voci del bilancio è automatico,
grazie ai codici inseriti in sede di caricamento dei conti di mastro nell’archivio piano dei
conti.

Ogni conto è infatti identificato da un codice, generalmente numerico, la cui digitazione


richiama immediatamente sul video il «titolo» (o denominazione) del conto stesso e che è
a sua volta accompagnato da altri codici, generalmente alfanumerici, che specificano:
■ con riferimento alla situazione contabile : in quale parte (situazione patrimoniale o
situazione economica) e in quale sezione (Dare o Avere) il conto stesso deve affluire in
sede di stampa del prospetto;
■ con riferimento al bilancio: in quale documento (Stato patrimoniale, Conto economi-
co, Nota integrativa) e a quale voce o tabella il saldo del conto deve affluire con il suo
segno (positivo o negativo).

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