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PRESENTAZIONE
L’economia aziendale (di cui la ragioneria costituisce una parte) esamina in una visione sistemica l’intero pro-
cesso aziendale e lo analizza nell’aspetto finanziario, economico e patrimoniale, tratta e rappresenta le infor-
mazioni per fornire conoscenze sull’andamento della gestione, orientare le scelte, misurare e valutare gli esiti
delle decisioni.
Con lo studio di questo volume, aggiornato ai continui sviluppi della materia, si conclude il percorso di apprendi-
mento degli studenti dell’indirizzo ragionieri programmatori degli ITC volto a fare acquisire:
■ la visione organica della dinamica aziendale considerata nella sua complessità;
■ gli elementi fondamentali dell’attività tipica delle aziende commerciali, industriali e bancarie;
■ la conoscenza dei metodi e degli strumenti da utilizzare per una efficace rilevazione dei fenomeni aziendali;
■ la capacità di riconoscere gli elementi che caratterizzano i sistemi informativi;
■ le tecniche contabili che consentono di rilevare le operazioni di gestione e di determinare i risultati economici;
■ l’individuazione delle correlazioni tra contabilità generale, industriale e budget;
■ le chiavi di lettura e di interpretazione del bilancio aziendale in funzione dei diversi fini conoscitivi da perse-
guire attraverso l’analisi per indici e per flussi;
■ le problematiche delle operazioni straordinarie che consentono l’adattamento dell’azienda all’ambiente ester-
no attraverso i cambiamenti di forma giuridica o di proprietà;
■ la consapevolezza della tipicità delle aziende di erogazione rispetto a quelle di produzione.
Sia le operazioni descritte negli esempi, nelle esercitazioni svolte e negli esercizi da svolgere, sia quel-
le risultanti da riproduzioni di titoli di credito, di fatture e di altri documenti commerciali e bancari pre-
senti nel testo sono state immaginate a scopo esclusivamente didattico, anche nei casi in cui vengono
nominate imprese o banche esistenti.
Siamo grati ai docenti che ci hanno fatto pervenire i loro preziosi consigli e che ci hanno dato il loro con-
tinuo sostegno e alle imprese che, con la loro collaborazione, ci hanno consentito di essere aderenti al-
le problematiche concrete. Gli Autori
I diritti di traduzione e riproduzione, totali o parziali anche Sia le operazioni descritte negli esempi, nelle esercitazioni svolte
ad uso interno e didattico con qualsiasi mezzo, sono e negli esercizi da svolgere, sia quelle risultanti da riproduzioni
riservati per tutti i Paesi. di titoli di credito e di documenti commerciali e bancari
presenti in questo volume sono state immaginate a scopo
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere esclusivamente didattico, anche nei casi in cui vengono
effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro nominate imprese o banche esistenti e pertanto non
pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, rappresentano situazioni o rapporti reali e non indicano
comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero prezzi, tassi, valute e altre condizioni effettivamente applicati.
dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, Inoltre, i testi tratti da articoli di giornale, libri, riviste sono
CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. stati liberamente rielaborati dagli autori a fini didattici
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PARTE 1
LE IMPRESE INDUSTRIALI
CAPITOLO 1
LE CARATTERISTICHE
STRUTTURALI-ORGANIZZATIVE
1 Le imprese industriali
Le imprese industriali sono aziende di produzione diretta, che attuano un pro-
cesso di trasformazione di materie prime e semilavorati, o di assemblaggio di parti
rivoluzione La nascita dell’industria moderna risale alla seconda metà del 1700 e il suo sviluppo, ini-
industriale ziato in Inghilterra e diffusosi successivamente negli altri paesi, ha avuto notevoli conse-
guenze economiche e sociali modificando profondamente l’organizzazione della società.
Mentre in precedenza gli artigiani producevano su ordinazione dei clienti e la produzione
industriale, secondaria rispetto a quella agricola, si basava soprattutto sul lavoro saltuario
effettuato a domicilio da famiglie contadine per conto dei mercanti, la così detta «rivolu-
zione industriale» ha comportato: la separazione tra coloro che sono proprietari dei mezzi
di produzione (capitalisti) e coloro che prestano le energie di lavoro, l’accentramento
della manodopera (salariati) nelle fabbriche, la divisione del lavoro, l’impiego delle mac-
chine, la produzione di massa per il mercato, il sorgere di aziende di grandi dimensioni.
2 Classificazione
Le aziende industriali possono essere esaminate secondo vari criteri di classificazione; in
relazione agli aspetti di seguito evidenziati esse presentano finalità, modalità produttive,
organizzative e commerciali diverse.
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dimensioni A seconda delle dimensioni, parliamo genericamente di aziende industriali piccole, medie
e grandi.
Da un punto di vista quantitativo esse si classificano in base al numero di lavoratori
dipendenti occupati, all’entità del capitale proprio e del capitale investito (totale dell’atti-
vo), al fatturato annuo realizzato, al volume annuo di produzione oppure alle dimensioni
e alle potenzialità degli impianti. Da un punto di vista qualitativo, invece, si distinguono
in relazione al grado di autonomia decisionale (imprese controllate o indipendenti), alla
struttura organizzativa (accentrata o decentrata) ecc.
L’imprenditore è in continuo contatto con i lavora- Vi si applica il principio della divisione del lavoro.
tori dipendenti e può instaurare con essi una colla- Le condizioni ambientali a favore dei lavoratori
borazione più proficua su basi personali. Spesso sono talvolta più curate, grazie alla pressione e al
però sono meno curate le condizioni ambientali di controllo sindacale. La conflittualità è più vivace.
lavoro.
L’imprenditore accentra le decisioni dando unità di I controlli e la sorveglianza sono più complessi;
direzione; sorveglia direttamente sia l’attività di l’organizzazione è spesso fortemente burocratizza-
lavoro sia l’impiego e l’uso delle attrezzature, ridu- ta. La gestione è più rigida per la presenza di eleva-
cendo costi e sprechi. L’azienda gode di maggiore ti costi fissi di struttura.
elasticità e rapidità di decisioni.
La concorrenza delle grandi aziende, che produco- Vengono attuate produzioni standardizzate, in
no in serie, può essere combattuta solo con la qua- serie, che consentono riduzioni dei costi per pro-
lità dei prodotti e con forme consortili o di associa- dotto. La rete commerciale è organizzata diretta-
zione, specie per affrontare i mercati esteri. mente, anche con l’istituzione all’estero di proprie
filiali e consociate.
Gli obblighi contabili sono minori. Vi sono mag- Gli obblighi contabili sono più impegnativi. I finan-
giori difficoltà nel reperire finanziamenti, a meno ziamenti vengono ottenuti con minori difficoltà.
di ricorrere all’appoggio dei consorzi-fidi.
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stadio di vita A seconda dello stadio di vita dei prodotti del settore a cui appartengono, distinguiamo:
dei prodotti
a) aziende che operano in settori maturi: presentano sul mercato prodotti tradizionali
(tessili, meccanici, alimentari ecc.);
b) aziende che operano in settori emergenti: fabbricano prodotti introdotti da meno
tempo sul mercato (per esempio, elettronici), frutto delle nuove tecnologie.
fattore A seconda dei fattori prevalenti nello svolgimento dei processi produttivi, distinguiamo:
produttivo
prevalente a) aziende labour intensive: sono aziende ad alta intensità di lavoro e bassa intensità di
capitale; operano in settori tradizionali ottenendo prodotti così detti «maturi», come il
mobilio, le calzature, l’abbigliamento, i tessuti. Devono competere sul piano internazio-
nale con le aziende dei paesi del terzo mondo, che esercitano una forte concorrenza in
quanto utilizzano manodopera a basso costo per produzioni che non richiedono mac-
chinari complessi;
b) aziende capital intensive: sono aziende ad alta intensità di capitale e bassa intensità
di lavoro; operano in settori tecnologicamente avanzati, che richiedono elevati investi-
menti in beni strumentali e in costi di ricerca e sviluppo, fruttuosi solo su tempi
medio/lunghi. Possono operare anche in settori maturi, ma con produzioni fortemente
tasso di A seconda del tasso di sviluppo delle vendite rapportato alla quota di mercato detenuta,
sviluppo/quota possiamo riscontrare aziende variamente posizionate:
di mercato
a) aziende ad alto tasso di sviluppo, con quota di mercato bassa: sono le aziende
operanti in settori emergenti, con mercato in evoluzione, a elevato rischio; queste
aziende hanno spesso costi superiori ai ricavi (sono quindi ancora in perdita), presen-
tano prodotti in fase di lancio (con prospettive incerte), richiedono per il loro sviluppo
notevoli investimenti finanziari; in modo pittoresco sono denominate children, perché
presentano problemi di crescita, o question marks, perché pongono punti di domanda
sui risultati finali;
b) aziende ad alto tasso di sviluppo, con quota di mercato elevata: sono le aziende
operanti in settori in sviluppo, che dominano il mercato, con buone prospettive reddi-
tuali; assorbono liquidità per combattere la concorrenza, incrementare la capacità pro-
duttiva, mantenere i punti di forza; queste aziende in crescita sono dette stars (stelle);
c) aziende a basso tasso di sviluppo, con quota di mercato elevata: sono le aziende
affermate, che operano in settori maturi; devono difendere le posizioni acquisite, ma
non richiedono forti investimenti per cui hanno una buona redditività e liquidità; sono
dette cash cows (mucche da mungere);
d) aziende a basso tasso di sviluppo, con quota di mercato bassa: sono le aziende
operanti in settori declinanti, con scarse prospettive di sopravvivenza durevole; hanno
modesta o nulla sia la redditività sia la liquidità; sono dette dogs (cani).
tasso di sviluppo delle vendite
children stars
strategia strategia
di sviluppo di investimento
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soggetto Il soggetto economico è l’insieme delle persone fisiche che esprime gli interessi istitu-
economico zionali dell’impresa; a esso spetta il potere di stabilire le strategie, di prendere decisioni
inerenti alla guida dell’impresa e alla distribuzione dei suoi risultati.
Molte aziende industriali fanno parte di gruppi di imprese e possono quindi essere governate
da altre società; in particolare sono dette società controllate le società su cui un’altra società
è in grado di esercitare la propria influenza dominante, grazie ai voti di cui dispone diretta-
mente o indirettamente nell’assemblea ordinaria o in virtù di particolari vincoli contrattuali.
A seconda del soggetto economico, possiamo distinguere le aziende industriali in:
a) aziende economicamente private, in quanto governate da privati, come le imprese
individuali o le società le cui quote o azioni appartengono totalmente o a maggioranza
a persone fisiche o giuridiche private;
b) aziende economicamente pubbliche, in quanto governate da persone nominate diretta-
mente o indirettamente da enti pubblici; ne sono state un esempio le società controllate in
passato dall’IRI (facente capo all’allora Ministero del tesoro, del bilancio e della program-
mazione); dette aziende sono state in gran parte cedute ai privati e l’IRI è stato liquidato.
stakeholders Ciascuna impresa è il prodotto della cultura, della società, della storia, dell’etica, della reli-
gione propria del paese nel quale è nata e opera; è il frutto dell’ambiente nel quale si
trova immersa. I portatori di interessi (stakeholders) che costituiscono il soggetto econo-
mico delle imprese variano nei diversi paesi industrializzati proprio perché diverso è l’am-
biente che ne condiziona l’operare e lo sviluppo.
Negli Stati Uniti, dove sono numerose le public companies, cioè le società ad azionariato dif-
fuso, le imprese sono soprattutto a conduzione manageriale; il possesso azionario è fluido e
instabile in quanto gli azionisti (tra i quali anche i fondi pensione) comprano o vendono
azioni sul mercato finanziario a seconda delle prospettive di guadagno. I manager puntano
perciò a ottenere elevati livelli di remunerazione degli investimenti e cercano di compensare
gli azionisti con buoni dividendi per evitare di essere sostituiti.
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In Germania i possessi azionari sono frazionati e danno luogo a un complesso equilibrio tra
azionisti privati, strutture pubbliche, fondi pensione, fondi di investimento e banche. Rispetto
alle società americane, le politiche di distribuzione dei dividendi sono più contenute e si pra-
tica un maggiore autofinanziamento. Il controllo stabile delle aziende consente di puntare più
che a utili immediati a risultati di medio e lungo termine; i lavoratori dipendenti partecipano
all’assunzione di molte decisioni, in quanto i loro rappresentanti sono presenti negli organi-
smi sociali (modello della cogestione). Notevole è inoltre l’influenza della banca principale
(Haus Bank = banca di casa) che dispone di informazioni complete e dirette sulle prospettive
dell’impresa che finanzia e, quindi, concorre alle decisioni sugli investimenti da attuare.
In Giappone il governo delle imprese è detenuto, oltre che da banche e compagnie assi-
curatrici, anche da altre imprese attraverso un sistema di incroci azionari che determinano
gruppi tra loro coordinati (Keiretzu finanziari); il management interno è stabile e scelto
tra i dipendenti dell’impresa; anche il sindacato è un organo aziendale. Nei consigli di
amministrazione, i managers sono affiancati da rappresentanti delle banche e di altre
aziende con cui hanno abitualmente rapporti di affari.
In Italia il governo delle imprese (grandi, medie e piccole) è in mano a gruppi familiari
(capitalismo familiare); spesso i proprietari preferiscono finanziarsi sul mercato del credi-
to, ricorrendo a più banche e sostenendo elevati oneri finanziari, piuttosto che farsi quo-
tare nei mercati regolamentati e dovere rispondere del proprio operato a soci di minoran-
za. Le banche, contrariamente a quanto avviene in Germania e in Giappone, non fanno in
genere parte in Italia del soggetto economico e non intervengono nella gestione.
I rapporti tra proprietà e management sono basati sul consenso e la collaborazione, men-
tre più conflittuali sono le relazioni con i sindacati dei lavoratori.
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qualità b) il miglioramento della qualità dei prodotti; si cerca di ottenerlo attribuendo particolare
attenzione alla progettazione degli impianti e dei prodotti e alla scelta dei fornitori, in
modo da eliminare i costi che scaturiscono dal mancato raggiungimento di determinati
standard qualitativi (formazione di rottami, necessità di rilavorazioni, concessione di
abbuoni di qualità ai clienti, eliminazione dei difetti riscontrati nella produzione dall’a-
zienda o dai clienti);
flessibilità c) la flessibilità produttiva; essa è resa possibile dall’automazione, che consente di utiliz-
zare in modo economico, con ridotti costi di differenziazione, le stesse macchine per
prodotti diversi e, quindi, di variare in base al mercato i rapporti quantitativi nel mix di
produzione;
lay-out d) la disposizione razionale degli impianti e delle macchine (lay-out); mentre in passato
si creavano grandi reparti in cui venivano collocati i macchinari specializzati in grado di
svolgere una sola fase del processo produttivo, il che comportava la necessità di spo-
stare i prodotti in lavorazione da un reparto all’altro, oggi si tende a sistemare in uno
stesso reparto tutte le macchine, le attrezzature e i servizi di supporto (come quelli di
produzione In pratica oggi si cerca di attuare una produzione snella (lean production), basata sul
snella principio «usa meno di tutto per ottenere di più»; si devono cioè avere meno scorte, meno
lavoro, meno sprechi, meno difetti, minori tempi di produzione, minor numero di fornito-
ri e ottenere più varianti di prodotto, più qualità, più rapidità nell’adeguarsi al mercato,
più servizi per i clienti.
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5 La localizzazione
I condizionamenti personali o familiari influenzano l’ubicazione delle imprese di piccole
dimensioni a carattere artigianale, mentre per le aziende di medie⁄grandi dimensioni la
localizzazione tiene conto di un insieme di fattori che rendono più opportuna la scelta di
un luogo rispetto a un altro.
Le aree industriali italiane di origine più recente si sviluppano senza un centro preciso
e senza i costi e gli inconvenienti sociali delle congestioni urbane che si riscontrano
nelle grandi città. L’estensione delle telecomunicazioni e della telematica, l’accesso
alle banche di dati, lo sviluppo dei collegamenti aerei permettono anche alle aziende
più periferiche di comunicare con i mercati esteri e consentono quindi il decentra-
mento della produzione.
delocalizzazione Il basso costo della manodopera nei paesi del Sud-est asiatico, del Nord Africa e dall’est-
europeo comporta la delocalizzazione di molte attività industriali, che vengono trasferite
dal Nord America e dagli Stati membri della CE ai paesi citati.
A livello mondiale vi è da osservare che molti prodotti industriali rappresentano la sintesi
di processi realizzati in nazioni diverse; può perciò accadere che un apparecchio, assem-
blato in Italia, sia stato progettato negli Stati Uniti e sia costituito da componenti fabbricati
parte in Giappone, parte in Corea e parte in Germania.
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6 L’organizzazione
L’organizzazione può essere considerata:
L’organizzazione umana concerne la trama di rapporti che si crea tra gli individui che
operano nell’azienda e il sistema di comunicazione e di circolazione delle informazioni in
essa istituito.
In ogni azienda, oltre ai poteri formali di autorità e responsabilità attribuiti alle varie
persone, assumono rilevanza anche i rapporti informali che si instaurano all’interno
della struttura, per cui persone che occupano posizioni meno elevate possono di fatto
influenzare le decisioni di chi è gerarchicamente superiore.
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7 Tipi di ordinamento
In relazione ai diversi compiti e responsabilità gli organi aziendali si distinguono in:
a) organo volitivo (V): stabilisce le linee generali della strategia aziendale. Nelle aziende
individuali coincide con l’imprenditore. Nelle aziende collettive si identifica con l’as-
semblea dei soci e con il consiglio d’amministrazione (o con il consiglio di gestione)
nominato dal soggetto economico, di cui manifesta la volontà;
b) organi direttivi (D): traducono le linee generali in programmi concreti di azione;
svolgono le funzioni aziendali di massimo livello assumendo le decisioni che determi-
nano la gestione. L’insieme delle persone che fanno parte degli organi direttivi costitui-
sce il management;
c) organi consultivi o di staff (S): coadiuvano gli organi direttivi con attività di studio,
ricerca, analisi dei problemi, proponendo soluzioni alternative e prospettandone i con-
seguenti risultati; per tali funzioni l’azienda può ricorrere anche a consulenti esterni;
d) organi di controllo (C): sottopongono a verifica l’operato di altri organi; possono
rispondere solo all’interno (ispettori, revisori interni) nei confronti della direzione o
ordinamento L’ordinamento lineare presenta unità gerarchiche ben identificate e una divisione del
lineare lavoro verticalizzata. Lo scambio di informazioni può avvenire solo seguendo la scala
gerarchica o tra posizioni poste allo stesso livello, ma nell’ambito della stessa unità di
comando. Il rapporto gerarchico ha come caratteristiche fondamentali:
■ la responsabilità del livello superiore, che deve emanare disposizioni e controllarne la
realizzazione, e che quindi risponde delle azioni eseguite dai subordinati;
■ l’obbligo del livello inferiore di attenersi alle disposizioni ricevute.
L’organizzazione lineare, che risale ad Henry Fayol (1841-1925), essendo gerarchica, com-
porta una certa lentezza nel processo decisorio e necessita che i «capi» abbiano approfon-
dite conoscenze in ordine ai singoli settori aziendali a cui sono preposti. In compenso
consente di ottenere più facilmente l’unità degli indirizzi gestionali e la disciplina interna.
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ordinamento L’ordinamento funzionale consente scambi di informazioni non gerarchici; ogni livello
funzionale può ricevere ordini anche da più persone in relazione alle esigenze funzionali dell’azien-
da. La gestione risulta meno rigida, le decisioni sono più rapide, la circolazione delle
informazioni più efficiente.
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I modelli più semplici di ordinamento, quello lineare e quello funzionale, sono oramai
datati; nelle aziende moderne, specie se di grandi dimensioni, troviamo oggi applicati
modelli più complessi.
ordinamento Poiché i dirigenti di più alto livello, a partire dal direttore generale, non possono avere
per line e staff conoscenze approfondite su tutti i problemi, vengono istituite delle unità di staff, compo-
ste da esperti altamente qualificati in campi specifici.
L’ordinamento per line e staff affianca i più alti livelli gerarchici (dirigenti a capo delle
unità di line) con le unità di staff che ne supportano le decisioni con ricerche, studi, rap-
porti. I componenti gli staff non possono impartire ordini alla struttura operativa né assu-
mere direttamente decisioni.
unità D D D
di line
ordinamento L’ordinamento per comitati prevede l’istituzione di comitati per approfondire singoli
per comitati problemi e prendere le relative decisioni, costituiti da persone che svolgono nell’azienda
e per direzioni
multiple funzioni specifiche. I comitati non operano in permanenza e non sono rigidamente strut-
turati; sono convocati quando se ne ravvisa la necessità e le decisioni prese sono successi-
vamente attuate con convinzione tenuto conto che sono fatte eseguire dalle stesse perso-
ne che hanno contribuito alla loro assunzione.
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Le funzioni aziendali
Organizzazione Studio della composizione ottimale degli organi aziendali e dei loro reciproci
rapporti. Distribuzione delle risorse. Stesura dell’organigramma aziendale.
Definizione del sistema informativo aziendale.
Pianificazione Definizione degli obiettivi e studio delle strategie per conseguirli. Redazione dei
piani pluriennali e del budget annuale.
Investimenti Acquisizione dei beni strumentali necessari per lo svolgimento dell’attività tipica
aziendale (fabbricati, impianti, macchine, attrezzature, brevetti ecc.).
Approvvigionamenti Acquisto dei beni oggetto dell’attività aziendale (merci, materie prime, parti com-
ponenti da assemblare, semilavorati, materie sussidiarie). Rapporti con i fornitori.
Produzione Svolgimento dell’attività tipica dell’azienda, che può consistere nella trasforma-
zione fisica di materie in prodotti (produzione tecnica) o nella distribuzione di
merci e prodotti nel tempo e/o nello spazio (produzione economica).
Logistica Gestione integrata dei problemi connessi ai trasporti, agli imballaggi, alle spedi-
zioni, al magazzinaggio e alla consistenza delle scorte di merci, materie, prodotti.
Affari legali Studio dei contratti e assistenza giuridica per tutti i problemi aziendali (contro-
versie, recupero crediti ecc.).
Personale Gestione del personale (selezione, assunzioni, promozioni e sviluppo di carriera,
formazione e addestramento, licenziamenti, relazioni industriali, rapporti con il
sindacato) e amministrazione del personale (liquidazione delle retribuzioni e
dei contributi sociali, rapporti con gli enti previdenziali, calcoli inerenti al tratta-
mento di fine rapporto, tenuta dei libri obbligatori relativi al personale). La dire-
zione del personale è collegata funzionalmente a tutti gli uffici dato che questi
utilizzano personale dipendente.
Marketing Studio del mercato e determinazione delle politiche di vendita (scelta dei canali
di distribuzione, fissazione dei prezzi e delle condizioni di vendita, azioni pro-
mozionali, azioni pubblicitarie ecc.).
Pubbliche relazioni Attività volta a farsi conoscere e a ottenere comprensione, simpatia e appoggio
da coloro con i quali si hanno o si avranno rapporti.
Le relazioni esterne sono attuate nei confronti della pubblica opinione (consu-
matori, autorità politiche, risparmiatori ecc.).
Le relazioni industriali sono rivolte alle organizzazioni sindacali e ai propri
dipendenti.
Finanza Coordinamento dei flussi monetari. Rapporti con le banche, i soci, i finanziatori.
Gestione dei prestiti. Studio della politica dei finanziamenti. Investimento delle
liquidità temporanee. Acquisto di partecipazioni.
Vendite Commercializzazione e distribuzione dei prodotti e delle merci. Rapporti con i
clienti e con la rete di vendita (agenti, rappresentanti).
Sistema informativo Gestione delle informazioni (reperimento dei dati, elaborazione, distribuzione
delle informazioni). Redazione dei documenti aziendali (fatture, situazioni con-
tabili, registri, statistiche ecc.). Gestione del CED (centro elaborazione dati).
Contabilità Organizzazione del sistema informativo contabile. Rapporti con gli uffici fiscali.
e bilancio Redazione del bilancio d’esercizio e del bilancio consolidato.
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8 L’organigramma
Lo schema che definisce la struttura organizzativa di un’azienda prende il nome di orga-
nigramma ed è costituito da un grafico che dà un’immediata percezione delle suddivisio-
ni a cui corrispondono i diversi organi, le diverse posizioni gerarchiche e le diverse fun-
zioni. Esso è accompagnato dal manuale delle strutture organizzative che definisce le
competenze e i limiti di autorità corrispondenti a ciascuna posizione.
Nell’ambito di ogni sezione o ufficio vengono inoltre specificate le procedure da seguire
nell’esecuzione delle varie operazioni, al fine di razionalizzare e standardizzare i rapporti
interni e regolare la circolazione delle informazioni.
I vari settori, reparti, uffici costituiscono dei sottoinsiemi in cui si articola l’unitario sistema
aziendale. Le suddivisioni possono essere effettuate: per funzioni, per processo produtti-
vo, per linee di prodotti, per area geografica. Spesso più criteri possono essere combinati
insieme contemporaneamente.
organigramma L’organizzazione per funzioni si basa sui principi della specializzazione e della divisio-
multifunzionale ne del lavoro e si adatta ad aziende che presentano una gamma di articoli non eccessiva-
Direzione generale
Servizio segreteria
Pianificazione strategica
Servizio legale
Servizio organizzazione
e sistema informativo
Pubbliche relazioni
Direzione
Direzione Direzione
Direzione Direzione Direzione amministrazio-
ricerca e marketing e
personale produzione logistica ne, finanza e
sviluppo commerciale controllo
• Gestione del • Ricerca di • Manutenzio- • Acquisti • Vendite • Finanzia-
personale base ne impianti • Magazzino • Assistenza menti
• Amministra- • Ricerca • Programma- materiali clienti • Tesoreria
zione del applicata zione della • Magazzino • Rete •Controllo
personale • Studi e produzione prodotti commerciale di gestione
• Formazione progetti • Reparti • Depositi • Pubblicità e • Contabilità
del personale • Investimenti produzione decentrati promozioni fornitori e
• Relazioni e nuove • Controllo • Trasporti e • Analisi di clienti
industriali tecnologie qualità spedizioni mercato • Contabilità
• Produzione generale e
prototipi bilancio
• Rapporti con
il fisco
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organigramma L’organizzazione per divisioni si attua nelle aziende complesse che operano in più
divisionale aree geografiche, con più stabilimenti di produzione o con diverse linee di prodotti; la
struttura si basa su due distinti criteri:
■ a un primo livello l’azienda è articolata per divisioni che possono corrispondere a linee
di prodotti o ad aree geografiche diverse;
■ a un secondo livello ogni divisione è organizzata per funzioni aziendali.
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Sono spesso organizzate a matrice le grandi aziende di costruzioni che realizzano contem-
poraneamente grossi progetti (per esempio, una diga in un paese africano, un’autostrada
in Sud America e un villaggio residenziale in un’isola dell’Oceano Indiano).
Questo tipo di attività richiede una continua ripartizione del personale specializzato tra le
diverse fasi di esecuzione dei vari progetti; le realizzazioni devono essere seguite sia dal
punto di vista tecnico sia dal punto di vista amministrativo; gli approvvigionamenti posso-
no essere parte centralizzati e parte localizzati, e così via.
Fra i responsabili dei singoli progetti e i responsabili delle varie funzioni si hanno spesso
delle riunioni collegiali di coordinamento al fine di eliminare possibili conflitti di compe-
tenza e utilizzare al meglio la distribuzione delle risorse; questa varia continuamente nel
tempo man mano che si raggiungono i diversi stadi di realizzazione dei progetti stessi.
L’organizzazione per matrice non trova frequente applicazione per la sua complessità ed è
utilizzata solo da aziende che si dedicano ad attività di respiro internazionale o di tecnolo-
gia avanzata (laboratori di ricerca scientifica, imprese di grandi costruzioni, industrie aero-
nautiche, di informatica e telematica).
Direzione generale
Organizzazione
e sistema
informativo
Affari legali
Segreteria
Direzione
finanziaria
Direzione Direzione
ricerca Direzione Direzione Direzione
produzione personale commerciale ammini-
e sviluppo strativa
Direzione
progetto A A A A A A
Direzione
progetto B B B B B B
Direzione
progetto C C C C C C
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anche tra loro diversi. Oggi invece si punta al ridimensionamento e a concentrare le pro-
prie attenzioni sul core business, cioè su quelle attività in cui si ottengono risultati di
eccellenza. Si preferisce rinunciare alle organizzazioni accentrate e integrate e fare invece
un uso crescente di accordi con altre aziende (consorzi, joint venture, licenze, contratti di
fornitura ecc.). Il successo viene perciò a dipendere non solo da ciò che si fa in proprio
ma anche da come si opera in collaborazione con altri.
Salvo le piccole aziende a conduzione familiare, le imprese appartengono spesso a grup-
pi societari, nelle diverse posizioni di società controllanti, controllate o collegate.
esternalizzazioni Ogni impresa deve cercare di trovare l’equilibrio ottimale tra due esigenze contrastanti:
■ il controllo dell’intero processo produttivo, che spinge a integrare all’interno le diverse
fasi produttive, ma che rende più rigida la gestione;
■ il decentramento, attuato secondo varie modalità, dallo scorporo di nuclei di attività in
società distinte al ricorso alla subfornitura, che fa acquisire maggiore flessibilità.
Molte imprese hanno scorporato quei servizi (come la gestione degli immobili o del cen-
tro elaborazione dati), che non costituiscono l’aspetto fondamentale e strategico della loro
attività. Talvolta sono state create imprese che producono detti servizi per tutte le società
di un determinato gruppo; talaltra si è preferito rivolgersi a società specializzate esterne al
subfornitura Il ricorso ad altre imprese può riguardare specifiche fasi del ciclo produttivo. Per esempio,
le imprese automobilistiche acquistano all’esterno molte parti componenti per valori che
corrispondono al 60-70% del costo industriale delle vetture. È necessario distinguere tra
ricorso alla:
■ fornitura: consiste nell’acquisto di un prodotto o di un servizio concepito, progettato
e realizzato dal fornitore;
■ subfornitura: consiste nella lavorazione, effettuata dal subfornitore, di materie prime
o semilavorati forniti dal committente oppure nell’acquisto di beni o servizi prodotti dal
subfornitore per il committente in base alla tecnologia, i modelli o i prototipi da esso
forniti. La subfornitura, che si basa su un contratto scritto, può essere:
a) subfornitura di capacità: la committente ricorre all’impresa subfornitrice per far
fronte a incrementi di produzione che non è in grado di realizzare all’interno; acqui-
sta quindi all’esterno una «capacità di lavoro» supplementare; spesso trattasi di rap-
porti occasionali ed episodici;
b) subfornitura di specialità: la committente ricorre all’impresa subfornitrice perché
questa è dotata delle conoscenze specifiche e della tecnologia per eseguire una
determinata lavorazione; in questi casi i rapporti sono spesso permanenti e non è
raro che l’impresa subfornitrice partecipi con l’impresa committente alla progettazio-
ne dei prodotti da realizzare.
Le imprese sono spesso messe di fronte alla scelta se produrre direttamente o acquistare
all’esterno (make or buy). Queste problematiche però si presentano in modo diverso a
seconda dell’attività svolta; per esempio sono meno presenti nelle aziende farmaceutiche
e più frequenti in quelle automobilistiche o dell’abbigliamento.
In passato la subfornitura ha riguardato soprattutto commesse di modesto contenuto tec-
nologico e produzioni che si potevano ottenere all’esterno a basso costo e ha dato luogo
al fenomeno dell’indotto, cioè a piccole imprese gravitanti intorno a una grande impresa,
fortemente dipendenti da essa per la loro sopravvivenza.
Negli ultimi decenni la subfornitura è diventata, soprattutto per i settori areonautico, elet-
tronico e delle telecomunicazioni, un elemento della strategia di innovazione delle grandi
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imprese, realizzato con un sistema di alleanze basato sulla fiducia, su rapporti permanen-
ti e sul continuo scambio di informazioni con le imprese subfornitrici, altamente specia-
lizzate e attentamente selezionate.
Per decidere se affidare a terzi alcune fasi del processo produttivo o se svolgerle all’inter-
no l’impresa deve prendere in considerazione due categorie di costi:
■ i costi esterni di transazione, cioè i costi che deve sostenere per acquistare sul mercato
beni o servizi prodotti da altri;
■ i costi interni di coordinamento, cioè i costi che deve sostenere per produrre gli stessi
beni e servizi all’interno della propria organizzazione.
Come per ogni altra attività economica, la scelta deve essere effettuata in base al principio
dell’economicità e dell’efficienza, ma anche dell’efficacia; è ovvio che conviene esternalizza-
re se i costi di transazione sono inferiori ai costi di coordinamento e se, contemporanea-
mente, si ottengono beni e servizi di qualità migliore nel rispetto dei tempi concordati.
imprese a rete Gli stretti rapporti di mutua collaborazione tra imprese committenti e imprese subfornitrici
danno luogo alle cosiddette organizzazioni a rete: la grande impresa si concentra sull’i-
deazione del prodotto, su pochi stadi del processo produttivo, sulla vendita e sull’assi-
stenza alla clientela e affida alle imprese subfornitrici a essa fortemente integrate la realiz-
zazione delle parti componenti in base a contratti di lunga durata.
In alcuni settori, come quello del tessile-abbigliamento, anche la fase distributiva è attuata
con forme di collaborazione (contratti di franchising) con gli intermediari commerciali.
In pratica si ha una suddivisione del lavoro tra le imprese e le relazioni tra queste imprese
non sono regolate da transazioni di mercato ma da accordi e da legami organizzativi com-
plessi e sistematici.
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TERMINI E CONCETTI
AUTOMAZIONE Processo che si avvale di macchine guidate da congegni elettronici in cui l’intervento del-
l’uomo è generalmente limitato al controllo.
COMPETITIVITÀ Capacità di affrontare la concorrenza. Si ottiene raggiungendo tre obiettivi prioritari: ridu-
zione dei costi, miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi ai clienti, riduzione
dei tempi di progettazione, di approvvigionamento, di produzione e di distribuzione.
DEMATERIA- Diminuzione dell’incidenza delle componenti fisiche dei prodotti (materie prime, utilizzo
LIZZAZIONE
di macchine) e incremento dell’incidenza delle componenti immateriali (intelligenza,
know-how, creatività, conoscenze in genere sia tecnologiche sia di marketing).
ECONOMIE Riduzioni dei costi unitari dei prodotti derivanti dall’aumento delle quantità fabbricate e/o ven-
DI SCALA dute; sono il riflesso della ripartizione dei costi fissi su un maggior numero di unità prodotte. Se
al crescere delle dimensioni aziendali i costi invece che diminuire aumentano, si parla di diseco-
nomie di scala (generalmente dovute a cattiva organizzazione e ad appesantimenti burocratici).
FILIERA Sequenza delle operazioni che si susseguono per trasformare le materie prime in prodotti
PRODUTTIVA
finiti; estensivamente l’espressione sta a indicare un comparto industriale omogeneo.
GLOBALIZZA- Fenomeno recente, favorito dal livellamento dei bisogni, dalla standardizzazione delle pro-
ZIONE
duzioni, dalla tempestività delle comunicazioni, dal linguaggio universale della scienza e
della tecnica, per cui il mercato ha oggi dimensioni mondiali e deve essere considerato
come sostanzialmente omogeneo (dovunque si producono e si vendono le stesse cose
allo stesso modo).
IMPRESE Imprese operanti nei settori dell’alta tecnologia come quelli relativi alle telecomunicazio-
HI-TECH
ni, all’informatica, all’elettronica, alle biotecnologie, al medicale e all’attività aerospaziale.
LAVORAZIONE Trasformazione di materiali che subiscono la modificazione di una o più caratteristiche fisiche
o chimiche, attraverso operazioni di pressatura, sagomatura, taglio, fusione, distillazione ecc.
LEAD TIME Tempo di attraversamento, cioè tempo intercorrente tra il ricevimento di un ordine da un
cliente e la sua esecuzione. Un lead time breve dà un vantaggio competitivo nei confronti
della concorrenza.
MANUFACTURING Attività dell’azienda industriale strettamente inerente alle funzioni riguardanti l’aspetto
tecnico della trasformazione produttiva.
MONTAGGIO Unione di due o più parti (componenti), in precedenza separate, tramite operazioni di
cucitura, saldatura, incollamento, chiodatura, graffatura, bullonatura ecc. Prende anche il
nome di assemblaggio.
QUALITÀ Si identifica nelle caratteristiche estetico-funzionali dei prodotti e nella loro affidabilità,
DEI PRODOTTI consistente nella capacità di mantenere inalterate nel tempo, e nelle diverse condizioni
d’uso, le caratteristiche e le prestazioni originarie.
SEGMENTAZIONE
Suddivisione del mercato in sottoinsiemi (segmenti) omogenei di consumatori (per età,
DEL MERCATO per cultura, per censo ecc.) considerati raggiungibili con particolari combinazioni di
marketing mix.
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APPROFONDIMENTI E VERIFICHE
APPROFONDISCI
La struttura delle aziende industriali si è nel tempo evoluta passando da un’organizzazione per
«funzioni» a un’organizzazione «a rete» in cui l’azienda intreccia continue relazioni con altre aziende ed ester-
nalizza alcuni servizi o intere fasi del processo produttivo. Analizziamo quest’evoluzione nel brano che segue,
tratto da un articolo di Valerio Castronovo pubblicato sul quotidiano economico Il Sole 24 ORE.
Sono passati trent’anni da quando il sociologo ame- Oggi l’impresa tende perciò a operare come una
ricano Daniel Bell, per primo, definì con il termine sorta di network, in modo da coordinare, attraverso
di post-industriale l’epoca che stava allora apren- una maglia disposta in senso orizzontale, un com-
dosi in seguito alle applicazioni della microelettro- plesso di lavorazioni e di attività sia al suo interno
nica. Poiché ciò che la differenziava da quella che all’esterno, nonché da regolare l’interscambio di
segnata per due secoli dagli sviluppi della componenti, semilavorati e prodotti finiti, in base a
Rivoluzione industriale era la natura del prodotto un rapporto di partnership (a monte, con i fornitori
informatico, ossia di un bene tale da non essere e, a valle, con gli intermediari alla distribuzione). E
consumato, e perciò immagazzinabile e costante- ciò in virtù, da un lato, del robogate (il macchinario
mente recuperabile. Di conseguenza, dalla centra- che incorpora le informazioni e sostituisce in parte
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LEGGI
In questo brano tratto dal libro La teoria di creazione del valore, edizioni Egea, Luigi Guatri
sottolinea alcuni dei principi innovativi dell’economia aziendale, in grado di imprimere nuova forza e
dischiudere nuovi orizzonti alla gestione delle imprese.
Il principio di Orientamento al mercato ha avuto la mentalmente significa che le imprese debbono incor-
capacità di richiamare l’attenzione sul cliente e sul porare nella loro cultura valori-cardine quali sono la
mercato, in contrapposizione all’esasperata concen- produttività, la qualità, la creatività, il rispetto delle
trazione sul problema dei costi di produzione come persone e dell’ambiente. Valori che debbono esten-
mezzo di concorrenza. Ed è stato anche un importan- dersi a tutti i settori e a tutti coloro che sono impe-
te richiamo alla rilevanza di alcuni beni immateriali: gnati nell’impresa.
quali il marchio, l’immagine, le quote di mercato con- Anche la teoria della Qualità totale ha contribuito
trollate. non poco al successo delle aziende ove ha trovato
Il principio del Vantaggio competitivo, cioè la ricerca applicazioni. La qualità totale si basa sulla soddisfa-
per varie vie di posizioni privilegiate atte a rompere zione del cliente, sul miglioramento continuo dei
la concorrenza e a generare profitti, è per alcuni prodotti e dei processi produttivi, sul coinvolgimento
aspetti il raffinamento e il completamento del prece- del personale.
dente principio (il concetto di diversificazione dei Un altro aspetto qualificante è la Ricerca assidua dei
prodotti era, ad esempio, già un aspetto essenziale nuovi prodotti: per il raggiungimento di più elevati
dell’orientamento del mercato). livelli di soddisfazione, il cliente richiede continua-
Il principio della Programmazione a lungo termine mente prodotti sempre più affidabili e di qualità
ha avuto il significato di costringere a riflettere sugli migliore. Ma ciò esige rilevanti investimenti nella
scenari del futuro non immediato, a tradurre in piani ricerca (sui prodotti e sui processi), senza dei quali
formalizzati le varie ipotesi di sviluppo e le fonda- l’obiettivo non può essere realizzato. A seguito di tali
mentali alternative di gestione. Gli studi di strategia investimenti, lo stock di beni immateriali di cui l’im-
hanno per certo avuto grande impulso dalla ricono- presa dispone si accresce continuamente: per tale
sciuta necessità di definire gli obiettivi di programma via, com’è noto, i risultati raggiunti in termini di utile
e le modalità di realizzazione. contabile divengono anche risultati reali. Si consoli-
Il principio di Orientamento strategico, che richiama da, in altre parole, la capacità reddituale a lungo ter-
l’attenzione sulla necessità di definire i fini dell’im- mine.
presa, il campo in cui si esplica la sua attività, le aree Creare valore significa accrescere il valore del-
che la compongono, le direttive che la guidano, ha l’impresa intesa come investimento; il maggior valore
dischiuso altri orizzonti. che via via si forma, per essere percepito e misurato
Il principio dello Sviluppo continuo, indotto da un dagli azionisti-risparmiatori, deve passare anche nel
lato dalla riconosciuta esigenza che la sopravvivenza valore di mercato, cioè trasferirsi sui prezzi delle
dell’impresa quasi mai si concilia con la sua staziona- azioni. Creazione e diffusione del valore sono perciò
rietà anche in termini dimensionali e stimolato dal- momenti complementari.
l’altro dalle esigenze e dagli interessi della classe La creazione di valore è un obiettivo non solo razio-
manageriale, ha pure avuto peso rilevante. nale, in quanto determina la priorità di concetti come
Il principio di Eccellenza merita una particolare cita- la ricerca di una crescente capacità reddituale e il
zione. Esso asserisce che qualsiasi impresa, al fine di controllo dei rischi; è anche largamente condivisibile
sopravvivere e di svilupparsi in un ambiente in cui la da tutti coloro che hanno interesse alla vita dell’im-
competizione è sempre più forte, ha la necessità di presa e stimolante della professionalità e della fanta-
coltivare un «ideale di eccellenza imprenditoriale». sia di imprenditori e managers; ed è infine
Tale ideale è variamente interpretabile, ma fonda- misurabile.
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OSSERVA
Il tecnico di progettazione ese- L’attività del progettista meccani- Il progettista software progetta
cutiva con sistemi grafici interat- co/tecnico di ricerca e sviluppo sistemi dalla fase iniziale alla defi-
tivi è impegnato nella realizza- va dalla progettazione di gruppi nizione delle scelte tecniche e
zione di disegni costruttivi di o di prodotti nuovi, alla revisio- realizza il software per il collaudo
particolari o piccoli gruppi. La ne e aggiornamento di prodotti del prodotto. Le competenze
sua competenza tecnologica si esistenti, fino alla ricerca e alla sono di tipo verticale nelle aree
estende dal campo meccanico a sperimentazione di soluzioni dell’elettronica industriale, delle
quello pneumatico e oleodina- personalizzate o innovative sul comunicazioni e dell’informatica
mico. È una figura non facil- prodotto. Richiede alti investi- industriale. Richiede una moder-
mente reperibile sul mercato. menti aziendali in formazione. na organizzazione del lavoro.
Il tecnico di montaggio, collaudo Il tecnico di produzione può svol- L’ingegnere di vendita è la figura
e assistenza ha una competenza gere attività molto ampie, spazian- ponte tra le funzioni commercia-
che va dalla produzione al col- do dalla tecnologia di fabbricazio- li e tecnica. L’attività svolta va
laudo, dalla manutenzione inter- ne e montaggio alla gestione e al dall’analisi del mercato all’analisi
na all’assistenza tecnica sul pro- controllo della produzione, l’orga- dei bisogni del cliente, dalla pro-
dotto presso il cliente. All’interno nizzazione e la gestione operativa gettazione di prodotti e soluzioni
di questa figura è prevista una della produzione. Le sue compe- su misura fino all’elaborazione
specializzazione per famiglia tec- tenze abbracciano la tecnologia, dell’offerta commerciale. Ri-
nologica: meccanica, idraulica, l’organizzazione e la gestione chiede lunghi periodi formativi
elettrica ed elettronica. operativa della produzione. sul prodotto e sul mercato.
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CAPITOLO 2
GLI ASPETTI
ECONOMICO-PATRIMONIALI
attivo
immobilizzato L’attivo immobilizzato è formato da quegli elementi del patrimonio che costitui-
scono la struttura tecnico-organizzativa dell’impresa, che partecipano più volte al
processo produttivo dando la loro utilità per periodi di tempo medio/lunghi o che
consentono di controllare altre aziende con le quali esistono particolari rapporti
finanziari, economici o produttivi.
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Per quanto concerne le partecipazioni e gli altri titoli, trattasi di investimenti che l’a-
zienda considera come durevoli per la loro destinazione a permanere nel patrimonio
in funzione delle esigenze aziendali (vengono perciò escluse le partecipazioni e i titoli
destinati allo smobilizzo).
attivo
circolante L’attivo circolante è costituito da quei beni che l’azienda acquista per destinarli
alla trasformazione o al consumo o che produce per venderli, dagli investimenti
finanziari di breve durata, dalle disponibilità liquide e dai crediti di natura com-
merciale a breve termine.
beni di terzi A fianco dei beni di proprietà dell’azienda, possono esserci anche beni di proprietà di
terzi; ricordiamo, tra questi, i titoli depositati a cauzione da alcuni lavoratori dipendenti
con delicate mansioni (esempio: cassieri, magazzinieri), le materie ricevute da clienti per
effettuare lavorazioni per conto terzi e i beni strumentali presi in locazione finanziaria
(leasing). Per tutti i beni di terzi l’azienda ha l’obbligo della custodia e della conservazione.
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TERMINI E CONCETTI
MATERIE Sono materiali vari utilizzati nell’azienda, ma che non entrano direttamente nella formazione
DI CONSUMO dei prodotti finiti (per esempio, sono scorte di consumo gli imballaggi non durevoli, il mate-
riale di cancelleria, i combustibili, i lubrificanti, il materiale per la pulizia dei locali ecc.).
MATERIE Sono materie utilizzate nei processi di lavorazione come elementi accessori o di minore
SUSSIDIARIE importanza rispetto alle materie prime (per esempio, in un’azienda tessile, le balle di coto-
ne sono la materia prima, i coloranti una materia sussidiaria).
PARTI Si tratta di parti da assemblare per ottenere il prodotto finito (per esempio, in un’azienda
COMPONENTI che produce automobili, sono componenti le ruote, il volante, il contachilometri ecc.).
PRODOTTI FINITI Costituiscono il risultato principale dei processi di trasformazione e assemblaggio e sono
destinati alla vendita.
PRODOTTI IN Sono costituiti da prodotti non ultimati relativi ai processi di trasformazione in corso.
LAVORAZIONE
SOTTOPRODOTTI Sono un risultato secondario delle lavorazioni (per esempio, nelle industrie di lavorazione
del legno, sono costituiti da trucioli, segatura ecc.); sono destinati alla vendita o a riutilizzi
che ne consentano la successiva commercializzazione.
valori I valori finanziari sono espressi per loro natura in moneta; essi si distinguono in:
finanziari a) valori in cassa: denaro, assegni, valori bollati;
b) crediti e debiti: crediti v/clienti, debiti v/fornitori, cambiali attive e passive, c/c postali e
bancari, c/c con società controllate, collegate e controllanti, mutui attivi e passivi, pre-
stiti obbligazionari, sovvenzioni bancarie, debiti per TFR, crediti e debiti diversi;
c) ratei, fondi rischi e oneri futuri: ratei attivi e passivi, fondi per imposte, fondi respon-
sabilità civile, fondi spese future.
valori I valori economici si ottengono attraverso un processo di valutazione, processo che può
economici essere effettuato applicando vari criteri. Si distinguono in:
a) costi pluriennali: si differenziano a loro volta in costi pluriennali relativi alle immobi-
lizzazioni immateriali (costi di impianto e di ampliamento, costi di ricerca, di svilup-
po, di pubblicità patrimonializzati, diritti di brevetto e di utilizzazione delle opere del-
l’ingegno, avviamento) e costi pluriennali relativi alle immobilizzazioni materiali (ter-
reni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature, automezzi, arredamento ecc.);
b) costi e ricavi sospesi: i costi sospesi si riferiscono alle rimanenze materiali, alle rimanen-
ze di titoli e ai risconti attivi; i ricavi sospesi ai risconti passivi.
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immobilizzazioni immateriali
immobilizzazioni immobilizzazioni materiali
immobilizzazioni finanziarie
nell’aspetto
qualitativo rimanenze materiali
rimanenze contabili (risconti)
attivo circolante crediti
attività finanziarie non immobilizzate
disponibilità liquide
valori in cassa
valori finanziari crediti e debiti
nell’aspetto ratei, fondi rischi e oneri futuri
quantitativo
costi e ricavi pluriennali
valori economici
costi e ricavi sospesi
In un’azienda strutturalmente equilibrata il capitale proprio non deve essere di molto infe-
riore al capitale di debito, le passività correnti non devono superare l’attivo circolante, le
passività consolidate non devono superare le immobilizzazioni.
Nelle imprese industriali le immobilizzazioni materiali assumono un peso maggiore che
non nelle imprese commerciali; i processi di produzione e di montaggio richiedono impian-
ti, macchine, attrezzature di varia complessità e quindi investimenti di durata medio/lunga a
cui spesso si fa fronte ricorrendo non solo al capitale proprio ma anche a mutui e, quando
la forma sociale lo consente, a prestiti obbligazionari ordinari o convertibili.
Nei paesi in cui sono molto numerose le società ad azionariato diffuso (public companies)
e i mercati finanziari sono più sviluppati, le società tendono a finanziarsi ricorrendo all’e-
missione di titoli (azioni e obbligazioni). In Italia, invece, in cui la proprietà delle imprese
è maggiormente concentrata su basi familiari, le imprese fanno ampio ricorso all’indebita-
mento bancario.
Le società di partecipazione industriale, che non svolgono attività operativa ma che con-
trollano imprese industriali, presentano invece modeste immobilizzazioni materiali.
Queste società capogruppo (holding) si caratterizzano per la forte presenza delle immo-
bilizzazioni finanziarie, costituite dalle partecipazioni possedute nelle società controllate e
collegate e dagli eventuali prestiti a esse concessi.
Esse non svolgono infatti produzioni materiali, ma effettuano le scelte strategiche di grup-
po e coordinano l’attività delle imprese che ne fanno parte.
Lo schema che segue, redatto secondo i principi dell’economia aziendale (non coinciden-
te con quello previsto dall’art. 2425 del codice civile), evidenzia la struttura del patrimo-
nio, distinguendo l’attivo immobilizzato da quello circolante, e le fonti di finanziamento di
capitale proprio da quelle di capitale di debito.
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Disponibilità liquide
Depositi bancari e postali
Assegni in cassa
Denaro e altri valori in cassa
I debiti a breve termine, i risconti passivi riguardanti operazioni a cavallo di due esercizi, i fondi per rischi e
oneri futuri a breve termine costituiscono le passività correnti.
I debiti a medio/lungo termine, i risconti passivi riguardanti operazioni a cavallo di più esercizi, i fondi per
rischi e oneri futuri a medio/lungo termine costituiscono le passività consolidate.
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Capitale permanente
Attivo immobilizzato • patrimonio netto
• passività consolidate
Attivo circolante
Passività correnti
PATRIMONIO NETTO
250 000 euro
ATTIVO IMMOBILIZZATO
500 000 euro PASSIVITÀ CONSOLIDATE margine di struttura
100 000 euro 250 000 euro
– 500 000 euro
PASSIVITÀ CORRENTI
ATTIVO CIRCOLANTE 550 000 euro
400 000 euro
L’azienda considerata è sottocapitalizzata; infatti a fronte di impieghi per 900 000 euro, il patrimonio netto risulta di
soli 250 000 euro, pari al 27,78% circa del totale attivo.
patrimonio Il patrimonio circolante netto si calcola mettendo a confronto l’attivo circolante con le
circolante netto passività a breve termine.
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Consideriamo un’azienda industriale che presenta in un dato momento la seguente situazione patrimoniale: attivo
circolante 300 000 euro, attività immobilizzate 500 000 euro, passività correnti 200 000 euro, passività consolida-
te 200 000 euro. Calcoliamo il patrimonio circolante netto.
L’azienda considerata presenta un patrimonio circolante netto positivo; essa non dovrebbe incontrare difficoltà nel
far fronte agli impegni assunti verso i terzi.
PATRIMONIO NETTO
ATTIVO IMMOBILIZZATO 400 000 euro
500 000 euro
PASSIVITÀ CONSOLIDATE
patrimonio circolante netto: 200 000 euro
300 000 euro
– 200 000 euro ATTIVO CIRCOLANTE
300 000 euro PASSIVITÀ CORRENTI
100 000 euro 200 000 euro
margine L’attivo circolante, come sappiamo, è formato dai seguenti gruppi di elementi:
di tesoreria
■ i costi sospesi (rimanenze e risconti attivi);
■ i crediti a breve termine (di regolamento e di finanziamento) e i ratei attivi;
■ le attività finanziarie (titoli di vasto mercato) non immobilizzate;
■ le disponibilità liquide (c/c attivi bancari e postali, valori in cassa, assegni).
Prende il nome di margine di tesoreria la differenza tra il totale dei crediti, delle
attività finanziarie e delle disponibilità liquide e il totale delle passività correnti.
L’azienda industriale, già considerata precedentemente in sede di calcolo del margine di struttura, ha passività cor-
renti per 550 000 euro; l’attivo circolante di 400 000 euro è costituito da materie, semilavorati, prodotti per 200 000
euro, crediti per 150 000 euro e disponibilità liquide per 50 000 euro. Calcoliamo il margine di tesoreria.
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Graficamente il margine di tesoreria, che risulta negativo, può essere così rappresentato:
PATRIMONIO NETTO
250 000 euro
ATTIVO IMMOBILIZZATO
500 000 euro PASSIVITÀ CONSOLIDATE
100 000 euro
margine di tesoreria:
200 000 euro
– 550 000 euro
RIMANENZE
200 000 euro PASSIVITÀ CORRENTI – 350 000 euro
550 000 euro
CREDITI
150 000 euro
indebitamento È inoltre possibile determinare, con la seguente relazione, il capitale investito dall’azienda:
lordo e netto
Immobilizzazioni (immateriali, materiali e finanziarie)
+ Capitale di esercizio (rimanenze + crediti commerciali)
– debiti commerciali
– fondi per rischi e oneri
+/– altre attività e passività
= Capitale investito
5 La gestione
Le operazioni compiute in un’azienda industriale si distinguono in fatti esterni e fatti inter-
ni di gestione.
I fatti esterni si concretano in atti di scambio compiuti con i terzi e consistono nell’ac-
quisto di fattori produttivi (operazioni di investimento), nella vendita di prodotti o nella
cessione di altri beni (operazioni di disinvestimento), nel regolamento di debiti e crediti di
natura commerciale, nell’accensione ed estinzione di finanziamenti.
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I fatti interni sono legati al processo di trasformazione tecnica e consistono nei trasferi-
menti dal magazzino ai reparti produttivi delle materie prime e sussidiarie, dei semilavora-
ti, delle parti componenti, nella loro lavorazione o nel loro montaggio, nel trasferimento
dei prodotti ottenuti al magazzino o ad altri depositi dell’azienda.
I fatti esterni di gestione possono essere analizzati nell’aspetto finanziario (esame delle
entrate e delle uscite) e nell’aspetto economico (esame dei costi e dei ricavi); i fatti interni
di gestione possono essere esaminati solo nell’aspetto tecnico o nell’aspetto economico
(esame quantitativo dei fattori produttivi impiegati e dei prodotti ottenuti; analisi per
destinazione dei costi sostenuti).
Finanziamenti
accensioni • di capitale proprio estinzioni
• di capitale di debito
fatti esterni
I fatti interni di gestione prolungano la durata sia dell’intervallo che intercorre tra investi-
menti e disinvestimenti, sia dell’intervallo che intercorre tra uscite ed entrate di mezzi
monetari. I diversi cicli (tecnico, economico, monetario) sono tra loro intrecciati e si rin-
novano continuamente nel tempo.
ciclo economico
ciclo tecnico
t
ciclo monetario
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ciclo Il ciclo economico ha inizio con l’acquisto delle materie prime e degli altri fattori pro-
economico duttivi, cioè con il sostenimento dei costi e termina con la vendita dei prodotti, cioè con
l’ottenimento dei ricavi. La sua lunghezza dipende non solo dall’ampiezza del ciclo tecni-
co ma anche dalle politiche di approvvigionamento e di smercio seguite dall’impresa.
È evidente che il ciclo economico è sempre più ampio del ciclo tecnico in quanto gli
acquisti precedono la produzione e i ricavi la seguono. Sulla durata del ciclo economico
intervengono però anche altri fattori; per esempio l’acquisto delle materie prime può
essere assai ravvicinato al momento di inizio della produzione o può essere attuato anche
molto tempo prima per sfruttare quei periodi in cui sul mercato le materie prime sono
reperibili a prezzi più bassi. Analogamente i ricavi sono assai vicini al termine della pro-
duzione quando questa è attuata su ordinazione, mentre possono essere ottenuti in epo-
che più distanziate quando la produzione è attuata per il mercato.
ciclo Il ciclo monetario (o ciclo di cassa) ha inizio con gli esborsi (uscite) connessi agli acqui-
monetario sti e si conclude con gli introiti (entrate) connessi alle vendite.
È evidente che, se tutti gli acquisti e tutte le vendite fossero effettuati per pronta cassa, il
ciclo economico e il ciclo monetario coinciderebbero; nella maggior parte dei casi però
ciò non avviene e possono presentarsi varie situazioni. Per esempio, se gli acquisti si con-
magazzinaggio dilazioni
magazzinaggio materie produzione prodotti ai clienti
t
acquisto pagamento inizio ottenimento vendita incasso
fattori acquisti lavorazione prodotti prodotti vendite
produttivi
La soluzione di questi problemi deve essere cercata in continua coordinazione dalla dire-
zione commerciale, dalla direzione tecnica e dalla direzione finanziaria. Per esempio, la
ristrutturazione e l’ammodernamento degli impianti per rendere più efficiente e rapido il
processo produttivo si ottengono solo con forti investimenti; i prezzi migliori di acquisto
sono spuntabili solo pagando per contanti i fattori produttivi; l’ampliamento delle vendite
si può talvolta raggiungere solo concedendo dilazioni di pagamento alla clientela.
La politica finanziaria di un’azienda non può prescindere dai suoi riflessi economici.
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Ammortamenti e svalutazioni
Ammortamenti di fabbricati industriali
Ammortamenti di impianti e macchine
Ammortamenti di attrezzature di magazzino
o relative alla produzione
Ammortamenti di brevetti e di costi di ricerca
Ammortamenti di mezzi di trasporto a uso interno
Svalutazione crediti
Rettifiche ai ricavi
Resi su vendite
Abbuoni e ribassi passivi
Accantonamenti
Accantonamenti per garanzie prodotti, per manutenzioni
programmate, per buoni sconto e concorsi a premio
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I costi relativi all’ottenimento dei prodotti sono i costi delle materie, dei semilavorati, dei
componenti, nonché i costi del personale, le spese per servizi, gli ammortamenti relativi
ai reparti addetti alla trasformazione tecnica e ai reparti ausiliari alla produzione.
I ricavi tipici sono quelli riguardanti la vendita dei prodotti, le lavorazioni effettuate per
conto terzi, i rimborsi spese ottenuti dai clienti.
Vi sono inoltre costi, riguardanti l’attività produttiva tecnica che non esauriscono la loro
utilità nell’anno di sostenimento e che quindi si ritiene corretto patrimonializzare, non
facendoli gravare sul risultato economico d’esercizio. L’ammontare di queste spese, consi-
derate costi pluriennali (e quindi da ammortizzare in futuro), è oggetto di attente valuta-
zioni e può riguardare:
■ i costi che l’azienda ha sostenuto utilizzando le sue strutture e il suo personale per
effettuare costruzioni in economia, cioè per produrre al suo interno fabbricati, impian-
ti, macchinari, attrezzature ecc.;
■ i costi di ammodernamento, ampliamento, miglioramento, ristrutturazione ecc. delle
immobilizzazioni materiali già esistenti;
■ i costi di ricerca e sviluppo che si ritiene daranno in futuro i loro frutti.
Lo smercio dei prodotti comporta il sostenimento dei costi tipici della funzione com-
merciale, cioè i costi riguardanti il personale addetto alla rete di distribuzione, i compen-
si pagati agli ausiliari di vendita (per esempio, ad agenti e rappresentanti), le spese soste-
nute per l’attività promozionale, i costi d’esercizio degli automezzi adibiti alle consegne e
così via.
Costi relativi alla funzione commerciale Costi relativi alla funzione amministrativa
Costi del personale Costi per funzionamento degli organi sociali
Salari e stipendi, oneri sociali, quote trattamento Compensi agli amministratori e ai sindaci
fine rapporto e altri costi inerenti al personale addet- Costi per convocazioni assemblee
to agli uffici commerciali
Costi del personale
Costi generali commerciali Salari e stipendi, oneri sociali, quote trattamento
Provvigioni ad agenti e rappresentanti fine rapporto e altri costi inerenti al personale
Costi di pubblicità addetto agli uffici amministrativi e al centro
Costi promozione vendite elaborazione dati
Costi per i locali adibiti ad attività di vendita (fitti,
sorveglianza, luce, riscaldamento, pulizia ecc.) Costi generali amministrativi
Costi per depositi dei prodotti nelle zone Costi di cancelleria
di distribuzione Costi postali e telefonici
Costi esercizio automezzi adibiti al settore commercia- Canoni di leasing per macchine d’ufficio
le (manutenzioni, assicurazioni, carburante ecc.) Costi per consulenze legali e fiscali
Costi per i locali adibiti agli uffici amministrativi
Ammortamenti Assicurazioni non riguardanti i settori produttivi
Ammortamenti fabbricati commerciali Costi per la certificazione del bilancio
Ammortamenti attrezzature, arredamento, automezzi Abbonamenti a riviste, giornali, pubblicazioni varie
riguardanti il settore commerciale
Ammortamenti
Ammortamenti dei fabbricati adibiti a uffici
amministrativi
Ammortamenti macchine d’ufficio
Ammortamenti arredamento
Ammortamenti costi d’impianto e d’ampliamento
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Lo svolgimento della funzione amministrativa comporta a sua volta notevoli costi con-
nessi alla remunerazione del personale amministrativo, all’elaborazione dei dati e alla
tenuta della contabilità, ai compensi pagati per consulenze a collaboratori esterni (per
esempio, a esperti fiscali), agli ammortamenti delle macchine d’ufficio, alle competenze
spettanti agli organi sociali (consiglio d’amministrazione, collegio sindacale).
gestione La presenza nel patrimonio di impieghi non strettamente attinenti all’attività produttiva e
accessoria commerciale determina lo svolgersi, a fianco della gestione caratteristica, di una gestione
accessoria che dà luogo a proventi e oneri patrimoniali, come i fitti percepiti su immobi-
li non strumentali e i costi di manutenzione a essi relativi, e a proventi e oneri atipici,
come le sopravvenienze e insussistenze attive e passive diverse e le plusvalenze e le
minusvalenze che scaturiscono dall’alienazione di beni strumentali al termine della loro
vita utile per l’impresa.
gestione Negli organigrammi presentati in precedenza abbiamo visto come a fianco della direzione
finanziaria tecnica, della direzione commerciale e della direzione amministrativa, esista nelle aziende
di una certa dimensione la direzione finanziaria. È questa una prova del peso assunto dai
problemi finanziari nell’ambito della unitaria gestione aziendale.
È preciso compito della direzione finanziaria analizzare i flussi delle entrate e delle
uscite monetarie, assicurare la liquidità aziendale, procurare i mezzi necessari per attuare
gli investimenti programmati, procedere all’accensione di prestiti alle migliori condizioni
di mercato, curarne il rimborso, predisporre il successo di eventuali aumenti di capitale
sociale a pagamento, investire proficuamente le eccedenze più o meno temporanee di
liquidità, curare i rapporti con le banche e con i finanziatori in genere.
La gestione delle partecipazioni, che frutta dividendi, dovrebbe essere considerata facente
parte della gestione atipica; il codice civile, in sede di norme sul bilancio, la include inve-
ce nella gestione finanziaria.
Se l’azienda presenta un elevato grado di indebitamento ed è perciò sottocapitalizzata, la
gestione finanziaria determina un risultato negativo per la preminenza degli interessi pas-
sivi sui proventi finanziari. Viceversa, quando il capitale proprio è preminente sul capitale
di debito e l’azienda gode di una buona liquidità, la gestione finanziaria può contribuire
alla formazione del reddito d’esercizio con un contributo positivo.
L’insieme della gestione caratteristica, della gestione accessoria e della gestione finanziaria
costituisce la gestione ordinaria.
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gestione Il risultato della gestione è inoltre influenzato da eventi di carattere straordinario e non
straordinaria ricorrente che danno luogo a sopravvenienze, insussistenze, plusvalenze e minusvalenze.
Sono considerati componenti straordinari anche le imposte di esercizi precedenti.
oneri La sintesi dei costi e dei ricavi d’esercizio originati dalla gestione ordinaria e dalla gestione
tributari straordinaria costituisce il risultato economico d’esercizio al lordo delle imposte. Da
esso, detraendo le imposte sul reddito si ottiene il risultato netto d’esercizio da destina-
re alla remunerazione del capitale proprio, previa assegnazione di una quota, stabilita
dalla legge o dallo statuto, alle riserve legale e statutaria.
Risultato d’esercizio
al lordo delle imposte
Risultato della gestione
accessoria
(oneri e proventi atipici) –
Risultato della gestione
straordinaria
(oneri e proventi straordinari) Imposte dell’esercizio
RISULTATO NETTO
D’ESERCIZIO
(utile o perdita)
7 I preventivi d’impianto
L’istituzione di un’azienda è preceduta da un insieme di previsioni, tra loro collegate,
redatte al fine di esaminare la convenienza della decisione e di determinare l’entità dei
capitali necessari.
I preventivi d’impianto sono costituiti da più documenti che considerano gli investi-
menti da effettuare e l’aspetto tecnico, economico, finanziario e patrimoniale.
preventivo Il preventivo tecnico sta alla base delle successive previsioni; in esso vengono indicate
tecnico le caratteristiche tecniche che dovrà assumere l’azienda, la sua struttura, le modalità di
produzione, i tipi di impianti e macchine da utilizzare, i processi di trasformazione e
assemblaggio da attuare, le fonti di rifornimento delle materie e dei componenti, i criteri
di organizzazione del lavoro, gli allacciamenti alla rete idrica, elettrica e fognaria, gli
impianti di depurazione e di sicurezza necessari e così via.
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I fattori produttivi a breve ciclo di utilizzo si rinnovano più volte in un anno (le retribuzio-
ni sono liquidate mensilmente, i servizi si acquistano periodicamente, le materie vengono
approvvigionate a più riprese), in quanto si realizzano più cicli produttivi ed economici.
Più breve è l’intervallo tra investimenti e disinvestimenti, cioè tra acquisti e vendite, e il
conseguente ciclo di cassa connesso al regolamento delle operazioni, più si riduce il fab-
bisogno finanziario dell’azienda.
preventivo Il preventivo patrimoniale costituisce la sintesi dei dati sopra determinati. Esso mette in
patrimoniale evidenza la composizione degli investimenti e delle fonti di finanziamento a cui si pensa
di attingere, la cui scelta è condizionata dalla struttura legale dell’azienda, dalle condizioni
del mercato finanziario, dal regime fiscale delle varie forme di finanziamento, da eventuali
norme di legge.
Un’azienda industriale prevede, in sede d’impianto, l’acquisto di attrezzature, macchinari, impianti, fabbricati indu-
striali ecc. per 900 000 euro, come messo in evidenza dal preventivo degli investimenti nella struttura tecnico-orga-
nizzativa redatto con la collaborazione di esperti.
Tra le uscite connesse all’acquisizione dei fattori produttivi a breve ciclo di utilizzo e le entrate relative alla vendita
dei prodotti finiti si presuppone intercorra, tenuto conto dei termini di pagamento ottenuti dai fornitori e concessi ai
clienti, un intervallo di circa 91 giorni (tale intervallo prende il nome di ciclo di ritorno del capitale o ciclo finanziario
di cassa). Si prevedono, inoltre, esigenze di liquidità per 7 500 euro.
Determiniamo il fabbisogno finanziario dell’azienda, tenendo conto del preventivo economico, di seguito ripor-
tato.
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PREVENTIVO ECONOMICO
I fattori produttivi a breve ciclo di utilizzo si possono rinnovare in un anno almeno 4 volte; infatti:
365 giorni : 91 giorni = 4 coefficiente di rotazione
I costi che non danno luogo a uscite monetarie nell’esercizio sono:
totale costi che non danno luogo a uscite euro 120 000
TERMINI E CONCETTI
ATTIVO Comprende le disponibilità liquide e le attività finanziarie che non sono immobilizzazioni,
CIRCOLANTE
i crediti con scadenza non superiore a 12 mesi, le rimanenze di prodotti finiti e merci e di
materiali di consumo.
ATTIVO Immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie (queste ultime sono costituite da par-
IMMOBILIZZATO
tecipazioni e crediti con scadenza oltre i 12 mesi).
GRADO DI Rapporto tra capitale di debito e capitale proprio. Non deve superare l’unità. Se il rappor-
INDIPENDENZA
FINANZIARIA
to è inferiore a 1 l’azienda dispone di mezzi propri superiori ai mezzi raccolti a debito. Se
il rapporto è superiore a 1 l’azienda ha un capitale proprio inferiore all’importo dei debiti
e quindi la sua gestione è maggiormente influenzata dai rapporti con i creditori.
PASSIVITÀ Debiti (mutui, prestiti obbligazionari, debiti per TFR, sovvenzioni a medio termine) con
CONSOLIDATE
scadenza oltre i 12 mesi.
PASSIVITÀ Debiti con scadenza entro 12 mesi (debiti v/fornitori, debiti tributari, debiti v/Istituti pre-
CORRENTI
videnziali, scoperti di c/c bancari, quote in scadenza di mutui, sovvenzioni e prestiti obbli-
gazionari).
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APPROFONDIMENTI E VERIFICHE
APPROFONDISCI
Nel Conto economico del bilancio d’esercizio il valore e i costi della produzione includono sia
i componenti di reddito della gestione caratteristica sia quelli della gestione accessoria. Questi ultimi
risultano iscritti sotto le voci Altri ricavi e proventi e Oneri diversi di gestione il cui contenuto è illustra-
to dai principi contabili nazionali di cui presentiamo uno stralcio.
Si tratta dei costi, oneri e minusvalenze da cessione Si tratta dei ricavi, proventi e plusvalenze da cessione
derivanti da operazioni che non rientrano nella derivanti da operazioni che non rientrano nella
gestione caratteristica, in quella finanziaria e in quella gestione caratteristica, finanziaria e straordinaria.
straordinaria. In via esemplificativa trattasi di:
In via esemplificativa si tratta di: – proventi derivanti dalla gestione, ma non dalla ces-
– oneri derivanti dalla gestione, ma non dalla cessio- sione, di immobili e di altri beni di natura patrimo-
ne, di immobili o di altri beni di natura patrimonia- niale, posseduti per investimento e, pertanto, non
le, posseduti per investimento e, pertanto, non relativi alla gestione caratteristica; esempio: affitti
relativi alla gestione caratteristica; esempio: spese attivi;
di manutenzione di immobili civili; – proventi patrimoniali, quali plusvalenze relative
– oneri patrimoniali, quali minusvalenze relative alla alla cessione di beni strumentali impiegati nella
cessione di beni strumentali impiegati nella norma- normale attività produttiva, commerciale o di servi-
le attività produttiva, commerciale o di servizi che zi che vengono alienati per effetto di deperimento
vengono alienati per effetto di deperimento eco- economico-tecnico ed aventi scarsa significatività
nomico-tecnico ed aventi comunque scarsa signifi- rispetto alla totalità dei beni strumentali utilizzati
catività rispetto alla totalità dei beni strumentali uti- per la normale attività produttiva, commerciale o
lizzati per la normale attività produttiva, commer- di servizi, e comunque di entità tale da non stra-
ciale o di servizi, al fine di non stravolgere con ele- volgere il significato tecnico del valore intermedio
menti di natura straordinaria il significato tecnico indicato dal legislatore come differenza tra valore
del valore intermedio indicato dal legislatore come e costo della produzione;
differenza tra valore e costo della produzione; – sopravvenienze e insussistenze attive relative a
– sopravvenienze e insussistenze passive relative a valori stimati, che non derivino da errori (per
valori stimati che non derivino da errori (per esem- esempio, eccedenze di fondi quali fondi premi,
pio, carenza di fondi quali fondi premi, fondi fondi di garanzia e fondi rischi);
garanzie e fondi rischi); – contributi in conto esercizio, maturati secondo il
– imposte indirette e tasse. criterio della competenza.
In relazione agli accadimenti che seguono, indica se danno luogo a componenti della gestione accesso-
ria (A) o della gestione straordinaria (S):
A S
1 Alienazione di un macchinario, ammortizzato al 95%, con realizzo di una plusvalenza
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LEGGI
Nel brano che segue, tratto dal volume Come fare un business plan, edito a cura di Formaper
da Sperling & Kupfer, Alessandro Scaccheri illustra il contenuto del progetto di fattibilità di un’impresa,
la cui presentazione è richiesta a coloro che vogliono beneficiare di agevolazioni finanziarie, quali per
esempio quelle previste dalla legge n. 215/1992 a favore dell’imprenditoria femminile.
Parte Parte
Parte analisi Parte quantitativa
introduttiva tecnico-operativa
del mercato monetaria
Il piano d’impresa non è un esercizio fine a se stes- imprenditoriale senza un adeguato riscontro dei pro-
so, ma è anzitutto uno strumento costantemente per- positi che ci si pone. L’improvvisazione deve essere
fezionabile, che consente, quindi, con buona bandita: oggi, contrariamente al passato, l’attività
approssimazione, di determinare il grado di conve- imprenditoriale non può più essere un’attività spon-
nienza e di rischio legati all’iniziativa. Non è ammis- taneistica e «dilettantesca», ma si avvicina sempre più
sibile, infatti, pensare di poter partire con un’attività a una professione.
Redigi una breve relazione, utilizzando lo schema sopra presentato come traccia, che illustri i contenuti
che devono essere indicati in un business plan.
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RISPONDI
Verifica la tua preparazione, compilando il seguente test. Traccia una crocetta in corrispon-
denza delle risposte esatte. Tieni presente che alcuni quesiti hanno risposta esatta multipla.
H Un’impresa che produce elettrodomestici acquista come parte componente delle lavabiancheria i cestelli in
acciaio inossidabile. Ricorre a:
1 una subfornitura di specialità 2 una subfornitura di capacità 3 alla delocalizzazione
I La durata del ciclo economico rispetto alla durata del ciclo tecnico:
1 è sempre più ampia 2 è sempre più breve 3 è uguale
L La riduzione dei tempi di giacenza in magazzino di materie e prodotti influisce sulla durata:
1 del ciclo monetario 2 del ciclo economico
3 del ciclo tecnico 4 del ciclo finanziario
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CAPITOLO 3
IL SISTEMA INFORMATIVO
Per poter trasformare i dati grezzi (input) nelle informazioni di cui si necessita (output) è
necessario disporre di risorse umane, metodologiche, tecniche e organizzative.
Il sistema informativo deve:
■ documentare i fatti amministrativi, sia per esigenze interne sia per esigenze esterne
(giuridiche e fiscali);
■ fornire il supporto al processo decisionale per le scelte correnti degli organi operativi;
■ fornire il supporto al processo decisionale per le scelte di investimento degli organi
direzionali (scelte strategiche);
■ fornire gli strumenti per i processi di pianificazione e controllo della gestione;
■ produrre i rendiconti dell’attività aziendale imposti dalla legge (bilancio) o comunque
da presentare al soggetto economico aziendale.
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Reporting
BILANCIO D’ESERCIZIO E
DOCUMENTI ACCOMPAGNATORI
Relazioni trimestrali
Relazione semestrale CONTABILITÀ PER LA DIREZIONE
L’informatica cosiddetta «distribuita», messa cioè a disposizione sul posto di lavoro, rende gli
operatori produttori e utenti di informazioni; essi possono inserirsi «in rete» negli archivi cen-
tralizzati (data base) e nello stesso tempo creare archivi locali per le proprie esigenze decisio-
nali. Le comunicazioni tra gli uffici risultano facilitate dalla posta elettronica interna.
costo delle Come tutte le risorse anche le informazioni hanno un costo (stipendi, ammortamenti delle
informazioni macchine, consumo di materiali, formazione del personale ecc.); ne consegue che il siste-
ma informativo deve essere attentamente programmato e orientato a fornire solo le infor-
mazioni che sono veramente utili alla gestione dell’azienda.
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3 La contabilità generale
La contabilità generale tenuta secondo il sistema del patrimonio e del risul-
tato economico ha per oggetto le operazioni di gestione, rilevate nel loro aspetto
finanziario ed economico, e per scopo la determinazione del risultato economico
d’esercizio e del patrimonio di funzionamento.
Secondo il sistema del patrimonio e del risultato economico i conti si classificano come
nello schema che segue.
■ si basa sul metodo della partita doppia applicato al sistema di conti indicato nel piano
dei conti;
■ consente la determinazione del risultato economico d’esercizio e del patrimonio di
funzionamento;
■ deve tenere conto delle norme civilistiche e fiscali;
■ fa da supporto alla redazione delle parti (Stato patrimoniale, Conto economico, Nota
integrativa) costituenti il bilancio d’esercizio;
■ è sottoposta al controllo contabile esercitato dagli organi di controllo interno o da
società di revisione esterne.
■ nei conti di mastro, dove le registrazioni, redatte in ordine cronologico sul giornale,
vengono riprese e classificate in ordine sistematico.
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L. 8/8/1994, La legge tiene conto della diffusione della contabilità integrata elaborata elettronicamente
n. 489 e ritiene valida e regolare la digitazione (input) e memorizzazione dei dati riguardanti le
operazioni relative all’esercizio, da compiersi entro 60 giorni, anche se non accompagnata
dalla contestuale stampa sui libri obbligatori.
D.M. 23/1/2004 Al fine di semplificare la gestione degli archivi per la conservazione dei documenti carta-
cei e di ridurre gli spazi «fisici» a essi destinati, è consentito conservare i documenti e le
scritture contabili su supporto digitale. Invece di utilizzare archivi cartacei, con la difficoltà
che ne deriva di gestire ingenti volumi di carta, le imprese possono infatti convertire in
formato non cartaceo tali documenti, memorizzando le relative immagini in maniera
indelebile su supporto ottico o su altro supporto (CD Rom, Dvd, microfilm, microfiches
ecc.). Il processo di «conservazione digitale» deve essere completato con l’indicazione del
riferimento temporale e la sottoscrizione di un pubblico ufficiale che attesti la conformità
di quanto memorizzato al documento d’origine.
L. 21/11/2000, La stampa dei registri obbligatori deve comunque essere effettuata al più tardi entro il ter-
n. 342 mine di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Il contribuente deve però essere in grado di eseguire la stampa dei registri a richiesta e
alla presenza degli organi preposti al controllo; in altre parole, in caso di accessi, ispe-
zioni e verifiche fiscali, deve poter stampare immediatamente i registri obbligatori
aggiornati.
Per quanto concerne le fatture emesse, va tenuto presente che la memorizzazione dei dati
su supporti magnetici deve avvenire nel contemporaneo rispetto delle norme stabilite per
le imposte dirette e per l’imposta sul valore aggiunto; per esempio, le fatture differite
devono essere annotate entro il giorno 15 del mese successivo alla consegna o spedizione
delle merci. Pur sussistendo il termine di 60 giorni per le registrazioni sul giornale, poiché
la contabilità è integrata bisogna inserire per tempo i dati di tutte le operazioni effettuate
nel periodo a cui si riferiscono le singole liquidazioni IVA.
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(segue)
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20.40 Lavori in corso c/ esistenze iniziali 03) variazioni dei lavori in corso su ordinazione
20.41 Lavori in corso c/ rimanenze finali
20.50 Costruzioni interne 04) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
20.51 Costi di ricerca e sviluppo rinviati
21. RICAVI E PROVENTI DIVERSI 05) altri ricavi e proventi, con separata indicazione
21.01 Fitti attivi dei contributi in c/ esercizio
21.02 Proventi vari
21.10 Arrotondamenti attivi
21.20 Plusvalenze diverse
21.30 Sopravvenienze attive diverse
21.40 Contributi in c/ esercizio
21.42 Contributi c/ impianti
30. COSTI DELLE MATERIE B) COSTI DELLA PRODUZIONE
30.01 Materie prime c/ acquisti 06) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di
30.02 Materie sussidiarie c/ acquisti merci (al netto di resi, sconti, abbuoni e premi)
30.03 Materie di consumo c/ acquisti
30.05 Materie prime c/ apporti
30.06 Materie sussidiarie c/ apporti
30.07 Materie di consumo c/ apporti
30.10 Resi su acquisti (–)
30.11 Ribassi e abbuoni attivi (–)
30.12 Premi su acquisti (–)
31. COSTI PER SERVIZI 07) per servizi
31.01 Costi di trasporto
31.02 Costi per energia
31.03 Pubblicità
31.04 Consulenze
31.05 Costi postali
31.06 Costi telefonici
31.07 Assicurazioni
31.08 Costi di vigilanza
31.09 Costi per i locali
31.10 Costi esercizio automezzi
31.11 Manutenzioni e riparazioni
31.12 Provvigioni passive
31.13 Costi d’incasso
31.15 Lavorazioni presso terzi
31.20 Competenze amministratori
31.21 Competenze sindaci
31.22 Competenze società di revisione
32. COSTI PER GODIMENTO BENI DI TERZI 08) per godimento di beni di terzi
32.01 Fitti passivi
32.02 Canoni leasing
33. COSTI PER IL PERSONALE 09) per il personale:
33.01 Salari e stipendi a) salari e stipendi
33.02 Oneri sociali b) oneri sociali
33.03 Trattamento fine rapporto c) trattamento di fine rapporto
.... .... .............................. d) trattamento di quiescenza e simili
33.05 Costi diversi del personale e) altri costi
34. AMMORTAMENTI IMMOBILIZZAZIONI 10) ammortamenti e svalutazioni:
IMMATERIALI
34.01 Ammortamento costi di impianto a) ammortamento delle immobilizzazioni
34.02 Ammortamento costi di ampliamento immateriali
34.03 Ammortamento costi di ricerca e sviluppo
34.04 Ammortamento costi di pubblicità
34.05 Ammortamento brevetti
34.06 Ammortamento software
34.07 Ammortamento concessioni e licenze
34.08 Ammortamento avviamento
(segue)
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36. SVALUTAZIONI
36.01 Svalutazione immobilizzazioni immateriali c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni
36.02 Svalutazione immobilizzazioni materiali
36.06 Svalutazione crediti d) svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo
circolante e delle disponibilità liquide
37. VARIAZIONI DELLE RIMANENZE DI MATERIE 11) variazioni delle rimanenze di materie prime,
37.01 Materie prime c/ esistenze iniziali sussidiarie, di consumo e merci
37.02 Materie sussidiarie c/ esistenze iniziali
37.03 Materie di consumo c/ esistenze iniziali
37.10 Materie prime c/ rimanenze finali (–)
37.11 Materie sussidiarie c/ rimanenze finali (–)
37.12 Materie di consumo c/ rimanenze finali (–)
38. ACCANTONAMENTI
38.04 Accantonamento per responsabilità civile 12) accantonamenti per rischi
40.30 Interessi attivi v/ clienti d) proventi diversi dai precedenti, con separata
40.31 Interessi attivi bancari indicazione di quelli da imprese controllate e
40.32 Interessi attivi postali collegate e di quelli da controllanti
40.50 Proventi finanziari diversi
(segue)
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41. ONERI FINANZIARI 17) interessi e altri oneri finanziari, con separata
41.01 Interessi passivi v/ fornitori indicazione di quelli verso imprese controllate e
41.02 Interessi passivi bancari collegate e verso controllanti
41.03 Sconti passivi bancari
41.10 Interessi passivi su mutui
41.12 Interessi passivi su obbligazioni
41.13 Ammortamento disaggio su prestiti
41.15 Interessi passivi su cambiali
41.20 Interessi passivi v/ controllate
41.21 Interessi passivi v/ collegate
41.22 Interessi passivi v/ controllanti
41.30 Perdite su titoli
41.40 Oneri finanziari diversi
D) RETTIFICHE DI VALORE ATTIVITÀ FINANZIARIE
50. RIVALUTAZIONI DI ATTIVITÀ FINANZIARIE 18) rivalutazioni:
50.01 Rivalutazione partecipazioni a) di partecipazioni
.... .... .............................. b) di immobilizzazioni finanziarie che non
costituiscono partecipazioni
50.05 Rivalutazione titoli c) di titoli iscritti nell’attivo circolante che
61. ONERI STRAORDINARI 21) oneri, con separata indicazione delle minusva-
61.01 Minusvalenze straordinarie lenze da alienazioni e delle imposte relative a
61.02 Sopravvenienze passive straordinarie esercizi precedenti
61.03 Imposte esercizi precedenti
70. IMPOSTE SUL REDDITO DELL’ESERCIZIO 22) imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, diffe-
70.01 Imposte dell’esercizio rite e anticipate
Nella contabilità automatizzata il raccordo tra i conti e le voci del bilancio è automatico,
grazie ai codici inseriti in sede di caricamento dei conti di mastro nell’archivio piano dei
conti.
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