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PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO
PARTE 1 - I COSTI E LE DECISIONI NELLA GESTIONE DI
BREVE PERIODO:
Lezione 1 - 18 settembre 2017
1. APPROCCIO DEL GIORNO PER GIORNO (approccio del “day by day management”):
E’ un approccio tipicamente imprenditoriale, nel quale decide una sola persona o un numero
ristrettissimo di persone, realizzando così una scarsissima delega del potere decisionale.
Si tratta di un approccio orientato al presente all’interno del quale si tende di fornire una
soluzione ai problemi man mano che essi si presentano, è un approccio reattivo. E’ un
approccio passivo al problema. La soluzione al problema è ottimale rispetto al problema ma
non è detto che sia ottimale per tutti i problemi dell’azienda.
E’ un approccio destrutturato —> non si definiscono processi e procedure in maniera
puntuale, tutte le decisioni sono rimesse all’imprenditore che decide sulla base del proprio
intuito.
E’ però un approccio che non ci da alcuna certezza sul futuro (tipico della piccola e media
impresa, o attività appena nate).
E’ un approccio “del fare”-> gestione della contingenza, ovvero vado in azienda e risolvo i
problemi.
2. APPROCCIO RAZIONALE/ANTICIPATORIO:
E’ un approccio orientato al futuro, si prova ad anticipare i problemi e di fornire una soluzione
ai problemi prima ancora che essi si verificano, è un’approccio pro-attivo.
E’ un approccio basato sulla delega del potere decisionale: non decide una sola persona ma
decidono diverse persone all’interno dell’azienda, si tratta di key-people, ovvero responsabili
di CDR (Centro di Responsabilità) -> la delega del potere decisionale si realizza nei
confronti dei titolari di CDR.
E’ un approccio strutturato -> vede una puntuale definizione dei ruoli e delle responsabilità
all’interno dell’azienda.
E’ un approccio manageriale , dove si pensa prima di agire, si cerca prima di capire i risultati
da realizzare, quale sia la “vision”.
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Ex di una strategia. in che mercati vogliamo lavorare, nazionale o internazionale, a che
clientela ci rivolgiamo, che posizionamento in termini di branding e immagine vs clienti e
competitor;
- Processo di controllo direzionale —> verifica in itinere nel grado di raggiungimento degli
obiettivi.
Necessità di creare strumenti (strumentazione complessa) in grado di verificare in itinere il
grado di raggiungimento dei nostri obiettivi.
Questi strumenti chiamati:
a) Contabilità generale (COGE);
b) Analisi differenziale;
c) Analisi di break even point (BEP);
d) Contabilità analitica -> valutazione legate alla redditività di commessa;
e) Sistemi/strumenti di reporting -> consentono di verificare e confrontare gli obiettivi
prefissati con i risultati ottenuti.
Controllo direzionale = controllo di gestione: creazione di informazioni a supporto del processo
decisionale per perseguire la programmazione definita.
Controllo direzionale ≠ controllo operativo, che invece controlla che i compiti elementari
vengano assolti.
B. CONTROLLO ESECUTIVO:
• unità organizzativa
• responsabile
• obiettivi
• risorse
• azioni
• risultati
• valutazione
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Il modello è il seguente:
Il modello di controllo di gestione deve essere sviluppato attraverso un approccio situazionale e
sistemico.
• Approccio situazionale: studio dell’aziende e delle sue caratteristiche peculiari rispetto alle altre
(fattori di input) in modo da poter beneficiare al massimo dei tipici fattori di output, che sono i
vantaggi tipici del sistema di controllo.
Fattori di input: Brunetti all’epoca pensava ad un’azienda con un sistema chiuso, e quindi non
rivolto verso l’esterno e quindi i fattori della prima colonna riguardano tutti fattori interni. Noi
dobbiamo perciò allargare ai fattori i seguenti concetti:
a) fattori organizzativi -> struttura organizzativa dell’azienda, mansionari, sistema ruoli e
responsabilità, strategia, mercati, clientela, fornitori;
b) fattori sociali e fattori individuali -> fino ad allora non erano stati considerati. Brunetti però
dice: per progettare bene il sistema di controllo di gestione non si deve solo guardare
l’organigramma e ciò che produce l’azienda, ma si deve anche guardare alle persone che
lavorano nell’azienda. Le persone sono essenziali.
Fattori di output:
a) efficienza direzionale -> riguarda il controllo economico ed esecutivo, ed è la capacità di
perseguire e raggiungere gli obiettivi;
a) struttura organizzativa: è l’azione attraverso la quale vado a definire il sistema dei ruoli e
delle responsabilità all’interno dell’azienda; la progettazione di un sistema di controllo
direzionale si estrinseca nella progettazione della struttura organizzativa. Il primo passo da
compiere è la definizione dei centri di responsabilità (CDR).
c) processo: il processo di governo prevede (1) l’elaborazione della strategia, (2) definizione
della programmazione, (3) formulazione del budget (budgeting), (4) svolgimento attività e (5)
misurazione dei risultati che verranno sottoposti a (6) valutazione che potranno dare luogo ad
una (7) rivisitazione della strategia.
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Differenza tra programmazione - previsione: la previsione è una pura attività conoscitiva di uno
scenario futuro in cui non si esercita alcuna influenza; la programmazione parte dalla previsione, si
propone di influenzare lo scenario circostanze.
Differenza tra programmazione - budgeting: la differenza essenziale è negli attori e nel tipo di
attività svolta.
Programmazione Budgeting
Attività svolta i manager identificano e una volta che i manager comunicano gli obiettivi
fissano gli obiettivi, che -> verifica della fattibilità economica, fattibilità
potranno riguardare tecnica e finanziaria.
componenti positivi o negativi Il controller non fissa gli obiettivi, ma verifica la
di reddito, valori finanziari fattibilità degli stessi.
positivi/negativi, entrate e
uscite.
• Approccio sistemico:
SISTEMA: è un insieme di elementi legati da una relazione di interdipendenza, tale che
modificando un elemento del sistema cambia il risultato complessivo del sistema stesso.
a) Top management;
b) Responsabili dei CDR;
c) Collaboratori dei responsabili dei CDR;
d) La direzione dei sistemi di controllo di gestione.
ANALISI DIFFERENZIALE:
Primo strumento di programmazione e controllo che prendiamo in analisi è l’analisi differenziale.
L’analisi differenziale è un algoritmo operativo del controllo direzionale in forza del quale fra
due o più alternative d’azione riesco ad identificare l’alternativa economicamente più
conveniente (quella che genera maggior benessere economico), ovvero la maggior
differenza tra ricavi e i costi emergenti rispetto ai ricavi e costi cessanti.
- aereo 150€
! Il costo del taxi non va considerato perché presente in ogni caso, quindi non cambia le due
alternative d’azione considerate.
Prendo l’alternativa (1) o (2)? Qual è il delta, cioè la differenza fra l’alternativa (1) e (2)?
(C) Bisogna considerare i costi variabili:
I costi variabili in (1) sono 60mila€, i costi variabili in (2) sono 35mila€.
Gli affitti li considero o non li considero? 10.000€ annui dell’affitto del macchinario (1) non li
considero perché è un valore appartenente al passato, è un valore che abbiamo già sostenuto, è
un costo storico. Mentre l’affitto del macchinario (2) di 20.000€ va considerato.
Quindi:
(1) —> 60.000€
(2) —> 20.000€ + 35.000€ = 55.000€
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2 livello:
• costi diretti;
• costi indiretti.
2 livello:
costi controllabili;
non controllabili.
Ex. cucina:
Le materie prime impiegate sono legno (maggiore la quantità di tavoli da impiegare, maggior la
quantità di legno). Il costo del legno cresce inizialmente in maniera più che proporzionale e, dopo il
punto di flesso, meno che proporzionale.
Graficamente:
c. sconto di mercato.
Più produco più riesco a sviluppare delle sinergie che mi consentono di produrre di più (ec. di
scala), più produco più riesco a sfruttare economie di apprendimento che mi consentono di essere
sempre più efficiente (ec. di apprendimento), più produco più posso beneficiare di sconti di
mercato per acquistare la materia prima (sconti di mercato).
Il costo del legno utilizzato per una cucina da quali componenti è dato?
- quantità di legno in mq -> 120mq di legno.
- costo legno al mq -> 10€/mq
1200€ costo del legno utilizzato per fare una cucina = 120mq* 10€/mq
Più cucine produco, più moltiplicherò i 1200€.
- Le economie di scala impattano sullo standard fisico, cioè più produco più riduco la quantità di
fattore produttivo per unità di prodotto.
- Le economie di apprendimento impattano sullo standard fisico.
- Gli sconti di mercato impattano sullo standard monetario.
(domanda probabile)
Assumo che esista un’area di rilevanza, ovvero un intorno limitato del volume di produzione
nell’ambito del quale per piccole variazioni del volume di produzione assumo che non esistono
economie di scala, né di apprendimento, né sconti commerciali.
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Come varia il costo variabile unitario al variare dei volumi di attività? (domanda probabile)
Il costo variabile unitario non varia al variare dei volumi di attività, in quanto è dato dal prodotto
fra standard fisico e standard monetario che sono entrambi due variabili costanti.
E’ possibile stabilire anche un’area di rilevanza per i costi fissi, la quale è un intorno limitato del
nostro volume di produzione.
Assumiamo di operare nel breve periodo. Nel breve periodo la capacità produttiva di un’azienda è
finita e limitata, non varia.
Perciò se devo rappresentare graficamente la curva del costo fisso unitario sarà una parabola
asintotica all’asse delle ascisse, tende a zero quando la quantità tende ad infinito.
Salari -> retribuzione del ruolo operaio. Per capire se è un costo fisso o variabile, dobbiamo fare
riferimento al tipo di processo produttivo presente in azienda. Abbiamo due tipologie di processo
produttivo:
2) processo di tipo labour intensive -> abbiamo un processo di produzione di tipo artigianale.
La produttività è esclusivamente rimessa al numero delle ore di manodopera, ovvero al
numero delle ore svolte dagli operai.
Se voglio aumentare la produttività, devo aumentare il numero delle ore di manodopera.
In questo caso è un costo variabile.
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Costo specifico -> costi che presentano una relazione diretta ed immediata rispetto a
predefiniti oggetti di calcolo e che in virtù di ciò, risultano ad essi direttamente attribuibili.
Costo comune -> costi che presentano una relazione indiretta e mediata rispetto a predefiniti
oggetti di calcolo e che, in virtù di ciò, risultano ad essi attribuibili solo attraverso l’impiego di
opportune basi di ripartizione.
Costo diretto -> costi relativi a fattori di produzione che presentano una relazione immediata e
diretta con l’unità di prodotto/servizio e che a questa possono essere oggettivamente attribuiti.
Costo indiretto -> costi relativi a fattori di produzione che manifestano una relazione mediata
con l’unità di prodotto/servizio, pur essendo riconducibili al processo di produzione dello stesso:
l’attribuzione di questi costi all’unità di prodotto/servizio richiede l’individuazione di appropriati
criteri di ripartizione.
Oggetto di calcolo -> è una qualsiasi entità interna o esterna all’azienda da cui posso ottenere
una misurazione di costo.
L’oggetto di calcolo è sicuramente il costo del prodotto, ex. quanto mi costa il pc, quanto mi
costa fare una scrivania, ecc. L’oggetto di calcolo potrebbe anche essere un pezzo dell’azienda,
un’attività organizzativa, il magazzino, ecc. L’oggetto di calcolo potrebbe essere un’area
geografica, un processo, ecc.
Più è ampio l’oggetto di calcolo, tanto è maggiore la probabilità di individuare costi specifici.
Tizio Simone è responsabile del reparto dei macchinari a controllo unico. All’interno di questo
reparto ci sono 3 macchinari A, B, C.
L’ammortamento del macchinario A è di €1000, le spese di pulizie del reparto macchine è pari a
€200, lo stipendio di Simone è pari a €2000.
Rispetto al macchinario A:
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- le spese di pulizia diventano però un costo specifico perché si riferiscono all’intero reparto e il
mio oggetto di calcolo ora è l’intero reparto.
Quali sono quindi i costi diretti, ovvero quei costi che rappresentano una diretta ed
immediata relazione con l’unità di prodotto/servizio? Quando posso parlare di costi diretti?
Un costo diretto esiste:
Tutti quei costi che posso differire nello standard fisico, nel caso della produzione, alla singola
unità di prodotto/servizio. Per le provvigioni non esiste uno standard fisico ma una %.
COSTI SPECIFICI Costi legati da una relazione Costi legati da una relazione
diretta rispetto all’unità di indiretta rispetto all’unità di
prodotto/servizio ma che si prodotto/servizio ma che si
riferiscono ad una risorsa riferiscono a fattori produttivi
utilizzata in linea esclusiva utilizzati in esclusiva da
da un determinato oggetto di un’oggetto di calcolo.
Tramite questo criterio classifico i costi in costi standard o costi effettivi e in costi controllabili e
costi non controllabili.
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Costi standard -> è un costo-obiettivo che si sviluppa nell’ambito del processo di budgeting.
Rappresenta il costo che mi propongo di sostenere rispettando predefinite condizioni di
efficienza.
Il costo variabile è tendenzialmente uguale al costo diretto che è tendenzialmente uguale al costo
standard.
Quando si parla di costi standard bisogna fare riferimento a due documenti essenziali all’interno
dell’azienda:
a) distinta base -> elenco degli standard fisici delle materie prime e delle parti componenti
necessarie a realizzare un prodotto.
b) distinta cicli -> elenco delle fasi di lavorazione e delle rispettive durate necessarie al
completamento del prodotto. Contiene uno standard fisico ma si riferisce alla manodopera.
Costi effettivi -> è un costo-risultato, ovvero il valore consuntivo dei fattori produttivi impiegati nel
processo di produzione.
Costi controllabili -> costo che può essere manovrato e influenzato dalle decisioni di chiunque
abbia una posizione di responsabilità all’interno dell’azienda.
Costi non controllabili -> costo che non può essere manovrato e influenzato dalle decisioni di
chiunque abbia una posizione di responsabilità all’interno dell’azienda.
3. Make or buy?
Risposte:
Costo variabile unitario è la somma dei costi variabili unitari riferiti ad un singolo prodotto. Ex.
costo materie prime, manodopera e provvigioni.
Se il MDC I° < 0 -> non ho convenienza a produrre perché se smetto di produrre guadagno.
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c) Costi fissi comuni (CFC) -> costi che non variano al variare del volume di attività e che si
riferiscono all’azienda nel suo complesso.
Conto Economico
PROVV. = €400
AMMORT. = €300
Dobbiamo quindi spiegare all’imprenditore, al cliente, al mio capo perché abbiamo una perdita di
€50.
• PREZZO UNITARIO:
Sedie -> €10
Poltrone -> €20
• VOLUMI DI PRODUZIONE:
Sedie -> 100 unità
Poltrone -> 100 unità
SEDIE POLTRONE
COSTI VARIABILI:
MP 250 300
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COSTO FISSO:
AEG 500
COSTO VARIABILE:
CFC -500 €
R.O. -50 €
Siccome abbiamo una perdita, dobbiamo iniziare a farci delle domande: Il prezzo delle sedie è
corretto? Siamo efficienti nella produzione delle sedie? Impieghiamo una quantità eccessiva di
MP o di lavoro?
Alternativa 2 -> qual è il risultato economico nel caso di chiusura della produzione serie?
COSTO VARIABILE:
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MP 0 € 3 €
CFC -500 €
R.O. 0 €
CFS:
Se smetto di produrre le sedie, posso eliminare i CFS?
Se smetto di produrre sedie, l’ammortamento dovrebbe andare a 0. E’ quindi eliminabile?
Alternativa migliore: seconda -> smettere di produrre le sedie, perché vado a pareggio e non in
perdita.
Ex. 2.
Supponiamo ora che il prezzo delle sedie passa da €10 a €11, com’è il conto economico?
COSTO VARIABILE:
MP 2,5 € 3 €
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CFC -500 €
R.O. 30 €
Da una parte ho un guadagno di 30€, ma dall’altra parte devo considerare che ho un risultato di
linea negativo pari a -70€.
• Prezzo di vendita = 0
• Costo variabile = 0
• MDC I = 0
• MDC II = -100 -> -100 è meno di -70, in questo caso quindi ho convenienza a produrre perché
ho un MDC I che copre in parte i costi fissi specifici, che copre in parte la capacità produttiva
(capacità produttiva che genera costi non eliminabili).
Se MDCu I > 0 la condizione è soddisfatta. Mi chiedo allora se esistono costi fissi specifici:
a) non esistono costi fissi specifici -> ho convenienza a produrre/vendere;
b) se esistono costi fissi specifici -> devo chiedermi se sono eliminabili o non eliminabili.
- Se non sono eliminabili, anche se il MDC II sarà negativo, mi conviene comunque mantenere
il prodotto, perché il MDC I mi permette di coprire almeno in parte i costi fissi.
- Se sono eliminabili, deve essere soddisfatta la seguente condizione: MDC II > 0.
Ex.
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Per fare ciò devo sostenere dei costi di riadattamento pari a €150.
E’ conveniente o no?
Dobbiamo ragionare in logica differenziale confrontando:
• MDC Cessante -> è quel margine che si riferisce alla situazione in essere che cessa di esistere;
• MDC Emergente -> è quel margine che si riferisce alla possibile situazione alternativa che
stiamo prendendo in considerazione. Nel nostro caso il margine emergente è il margine delle
poltrone che produciamo di più.
A. Calcoliamo:
3. E’ più conveniente produrre con una logica Make o con una logica Buy?
Produco all’interno o produco all’esterno?
Ho due alternative decisionali anche in questo caso:
Ex.
Riprendendo l’esercizio di Colombo SRL, ora ci arriva una proposta di un’azienda “Mara SRL” che
ci propone di esternalizzare l’intera produzione delle sedie ad un prezzo costo unitario pari a 5€.
• la manodopera impiegata per la produzione di sedie sarà utilmente reimpiegata in altro ambito
aziendale;
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MAKE BUY
COSTI DI RIADATTAMENTO non si scrive perchè sono costi non si scrive perchè sono costi
di Mara e non di Colombo. di Mara e non di Colombo.
MP 250 € -
• COSTI VARIABILI DI PRODUZIONE -> risultano mediamente costi differenziali, in quanto tali
saranno rilevanti nelle scelte di Make or Buy;
• COSTI VARIABILI COMMERCIALI (provv.) -> non risultano mai costi differenziali nelle scelte di
Make or Buy, poiché in questo caso mediamente oggetto di valutazione di esternalizzazione è
l’ambito produttivo e non commerciale;
• COSTI FISSI COMUNI -> non saranno mai rilevanti perché non risulteranno mai differenziali
nelle due alternative di analisi.
b) prezzo-costo di equi-convenienza.
Domande possibili:
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COSTI VARIABILI:
COSTI FISSI
SPECIFICI:
AMMINISTRATIVI 45.000 €
SUPERVISORE 62.000 €
PROMOZIONE 20.000 €
R.O. 198.100-127.000 =
71.100 €
N.B. : Se c’è scritto “costi imputati” vuol dire che sono Costi Fissi Comuni!
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DOMANDA 1: Make or Buy per la produzione della canna da pesca Marlin Azzurro?
MAKE BUY
1.470.000 €
1.409.100 €
N.B. : Gli esercizi di Make or Buy devono essere sempre valutati a valori totali.
- Per i costi variabili di produzione dobbiamo inserire e sommare tutti i costi differenziali e
moltiplicarli per la quantità prodotta di Marlin per avere un valore totale.
- Per la manodopera dobbiamo chiederci: è un costo riferito a Marlin? Il testo dice che si riferisce
ad “una terza divisione dell’azienda” perciò no, non si riferisce a Marlin ma all’azienda. Per
questo motivo andrà considerata per il calcolo di Make or Buy.
- Per il controllo di qualità, si inserisce nell’ipotesi Make ma non nell’ipotesi Buy perché in questo
caso il testo dice che in caso di esternalizzazione “il controllo qualità sulle singole canne
sarebbe a carico del fornitore esterno”.
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10% di 40.000
80% di 100.000
Ci sono però situazioni in cui esiste una saturazione di capacità produttiva o di capacità
commerciale che determinano l’esistenza di un vincolo.
- vincolo tecnico -> si ha quando si ha una totale saturazione della capacità produttiva
riguardante l’ambito produttivo -> capacità produttiva insufficiente.
In poche parole non ho capacità produttiva disponibile;
- nel caso di vincolo tecnico ci sono ad ex. 9.000 ore di MOD disponibili. 9.000 ore macchina.
Verificate quale sia il programma di produzione più conveniente.
• STD fisico ore MOD sedie = 0,2 -> per fare una sedia mi servono 0,2 ore.
• Prezzo sedie = 15 €
• Prezzo poltrone = 20 €
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SEDIE POLTRONE
COSTI VARIABILI:
MP 2,50 € 3 €
Se il MDC I u fosse negativo, io non ho convenienza a produrre quel prodotto e perciò elimino
immediatamente quel prodotto -> quindi il vincolo tecnico, in questo caso, è solo un finto vincolo
tecnico.
Quello che noi dobbiamo fare ogni volta è verificare sia che ci sia il vincolo tecnico e sia che il
MDC I u sia positivo.
III. La decisione che dobbiamo prendere ora è quella che ci porta a dire: quante unità di sedie e
quante unità di poltrone dobbiamo realizzare?
Questo perché non possiamo produrre tutto perché non abbiamo ore di MOD sufficienti.
Qual è il prodotto che sfrutta meglio l’unità di fattore scarso a disposizione?
Per fare una sedie ci vuole 0,2 ore -> in un’ora faccio 5 poltrone (1/0,2=5). -> 3,5*5 = 17,5
-> MDC I u / STD FISICO, ciò si scrive anche come: 3,5/0,2 = 17,5
Per fare un poltrona ci vuole 0,75 ore -> in un’ora faccio 1 poltrona (1/0,75=1,33) -> 8 -> ciò si
scrive anche come: 8/0,75 = 10,67
Dobbiamo trovare perciò uno strumento che ci permette di capire come il prodotto sfrutti l’unità di
fattore scarso a disposizione.
Sedie > Poltrone, 17,5 > 10,67, perciò, ordine di convenienza economica:
1) SEDIE;
2) POLTRONE.
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Ciò significa che prima userò tutta la capacità produttiva per produrre le sedie, se mi avanza
qualcosa produco poltrone.
93 poltrone lo troverò facendo: cap. prod. disponibile poltrone / STD fisico poltrone
SEDIE POLTRONE
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COSTI VARIABILI:
Lo faccio fino all’MDC I u perché in questo momento mi serve saperlo solo fino a qui.
- DOMANDA 1:
Verificare se esiste un vincolo:
STD unitario
MOD * volume 3.600 3.300 1.680 600 9.180 ore
di produzione
volume di
produzione =
fatturato/prezzo
unitario
Il testo ci dice però che abbiamo a disposizione 9.000 ore e non 9.180 ore -> ESISTE IL
VINCOLO!
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MDC I u / STD 23,65 / 0,09 = 35,23 /0,22 = 26,11 /0,15 = 26,11 /0,15 =
fisico unitario
MOD 262,78 160,14 174,07 174,07
ORDINE DI 1 3 2 2
CONVENIENZA
ECONOMICA:
Perciò, prima produco tutto quello che ho di classico, poi di allergie, sia quello che ho in casa sia
la nuova commessa, e se mi rimane qualcosa anche del biologico.
Osservazioni domanda 1:
“l’ordine può essere accetto parzialmente” significa che la commessa può essere, nel caso,
spezzata.
Ciò significa che qualora la commessa sia quella che abbia il più basso grado di convenienza
economica su fattore scarso, posso anche assettarla non per intero -> cioè anziché 4.000
confezioni ne faccio solo ad ex. 3.000, ovvero quelle che riesco a produrre.
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Se invece c’è scritto “l’ordine può essere accettato solo per intero” significa che la commessa
può essere solo accettata per intero e non spezzata, quindi nel caso io non riesca a produrla per
intero, devo dire semplicemente no -> l’accetto per 4000 confezioni per intero oppure nulla.
- DOMANDA 2:
La commessa del prodotto classico “può essere accetta solo interamente”.
Il testo dice che abbiamo a disposizione 9.000 ore, noi ne abbiamo bisogno solo 8.940 ore ->
NON ESISTE VINCOLO!
Se ho capacità produttiva sufficiente posso accettare qualsiasi commessa che presenti un MDC
emergente di secondo livello positivo. -> posso fregarmene del MDC sul fattore scarso.
NC
- COSTO VARIABILE:
MP 18 €
MOD 1,35 €
MDC I u 21,55 €
MDC I 86.200 €
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- CFS INCREMENTALI:
VINCOLI COMMERCIALI:
Il vincolo commerciale riguarda la dimensione commerciale, ovvero il fatturato.
Abbiamo:
• Quantità: 100
Il limite massimo di fatturato è di 3.000 €, noi ne abbiamo 3.500 € -> ESISTE UN VINCOLO PER
500 €!
I. Determinare l’MDC I u:
SEDIE POLTRONE
II. Qual è il fattore scarso a disposizione? Come calcolo questo MDC su fattore scarso?
Lo calcolo rispetto al prezzo.
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2) SEDIE.
SEDIE POLTRONE
- sviluppare l’analisi di break even azienda multi-prodotto -> definizione di analisi di break
even, ipotesi alla base dell’analisi di break even e il modello grafico ed algebrico dell’analisi di
break even. -> domanda quasi sempre pratica.
- domande di What If analysis: domande introdotte dalla locuzione “cosa succede se”.
Metteremo in relazione la struttura dei costi di un’azienda con i volumi di attività. La struttura di
risposta a una domanda che riguarderà la break even passa perciò attraverso i seguenti paragrafi:
5. What if analysis
1. Definizione:
La break even analysis è un modello di analisi, una tecnica di indagine, attraverso la quale
identifico e determino il volume di attività che assicura l’equivalenza fra ricavi totali e costi
totali dell’azienda, ovvero si realizza il pareggio di bilancio.
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Il volume di attività per il quale vale questa relazione: ricavi totali = costi totali.
Spiegata meglio:
L’analisi di break even è una tecnica di indagine, è un algoritmo attraverso il quale determino la
quantità (e il fatturato) in corrispondenza del quale si realizza l’identità perfetta fra ricavi e costi
totali dell’azienda, ovvero si realizza il pareggio di bilancio.
E’ una tecnica essenziale per comprendere quali siano le condizioni minali di economicità di
gestione: quanto devo produrre e vendere per coprire tutti i i miei costi?
2. Quali sono le condizioni o le ipotesi alla base del modello di break even?
Le ipotesi alla base del modello di break even si sviluppano su due livelli di analisi:
a) Primo livello -> opero in un contesto in cui non sono previste rimanenze finali, in un contesto
in cui assumo che la quantità prodotta sia pari alla quantità venduta. Non esiste magazzino.
b) Secondo livello -> ci porta ad assumere ipotesi di lavoro analoghe a quelle operate
nell’ambito della definizione dell’area di rilevanza per i costi variabili e per i costi fissi.
• Costanza dei livelli di efficienza -> assumo di operare in un contesto produttivo dove non
esistono economie di scala e/o di apprendimento, ergo per cui lo standard fisico è costante.
• Costanza dei prezzi-costo -> opero in un contesto dove nell’ambito del mercato di fattori
produttivi non ci sono sconti commerciali, ergo per cui lo standard monetario è costante.
• Costanza dei costi fissi -> opero in un orizzonte temporale di breve termine, laddove la
capacità produttiva è finita ed è conseguentemente possibile individuare dei costi che nel loro
ammontare complessivo non variano al variare del volume di attività.
• Costanza dei prezzi-ricavo -> assumo di operare in un mercato dei prodotti finiti dove non
esistono sconti commerciali, perciò i ricavi totali crescono proporzionalmente al crescere del
volume di produzione/vendita.
Commento Grafico:
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• Retta dei costi fissi -> retta parallela all’asse delle ascisse.
• Retta dei costi variabili -> nasce dall’intersezione degli assi e cresce in modo proporzionale ai
volumi di attività. Il coefficiente angolare di questa retta è dato dal costo variabile unitario.
• Retta dei costi totali -> CT = CV+CF. La funzione dei costi totali la ottengo tramite semplice
traslazione della retta dei CV per un importo esattamente pari a CF.
Quando il volume di produzione = 0 -> CT= CF
• Ricavi Totali -> hanno origine nell’intersezione degli assi. Se vendo 0 anche i RT saranno 0.
Il coefficiente angolare dei RT è dato dal prezzo unitario.
• Quantità Break even Point (QBEP)-> punto in cui la retta dei RT interseca la retta dei CT.
Parto dall’equazione:
RT = CT
RT - CV - CF = 0
oppure:
Quindi:
QBEP = CF/MDC I u
oppure:
QBEP = CF/(P-CVu)
CONTO ECONOMICO:
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CFC -500 €
RO 350 €
FASE 1: valuto e mi chiedo quale sia la quantità di break even a copertura dei costi fissi specifici
FASE 2: valuto e mi chiedo quale sia la quantità di break even a copertura dei costi fissi comuni
NB: A proposito di FASE 1, si parla di BEP parziale, ovvero le quantità di break even parziale.
Quindi se nella domanda mi chiede di calcolare solo il BEP parziale vuol dire che fa riferimento
solo a QBEPcfs, se invece mi chiede BEP totale vuol dire che fare riferimento a tutto.
Premessa: ogni prodotto deve generare MDC a sufficienza per coprire i costi fissi.
• SEDIE —> QBEPcfs = 100/3,5 = 28,57€ -> arrotondo all’unità superiore per assicurare la
copertura dei costi -> 29 unità
• MDC I u poltrone = 8 €
OPZIONE A: Posso decidere di caricare tutti questi 500€ sulle sedie, ovvero posso dire che la
copertura dei CFC è totalmente a carico delle sedie, e quindi che dovrò produrre e vendere tante
sedie per coprire questi 500 €.
In questo caso:
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Perciò in questo caso le mie sedie da produrre saranno 143 + le 20 ore necessarie a coprire i
CFS. Le poltrone invece ne produrrò solo 25.
OPZIONE B: Se invece decido che la copertura dei CFC è totalmente a carico delle poltrone avrò:
Noi abbiamo individuato i due estremi A e B di un continuo di possibili soluzioni intermedie -> noi
ci possiamo spostare da A a B. E’ ovvio che dobbiamo decidere su quale punto dobbiamo
posizionarci in questo possibile continuo di soluzioni intermedie. La decisione su dove
posizionarci implica la definizione di un criterio.
I. Devo considerare congiuntamente, quindi questi due parametri, ovvero MDC I e fatturato.
La congiunzione avviene considerando questo fattore -> (1-k)
Quindi il fattore (1-k) = 1.150/3.500 = 0,3286 -> rappresenta un margine medio a livello
aziendale ponderato in funzione del fatturato.
Mi dice in altre parole che, su 100€ di fatturato ottengo a livello aziendale 32,86€ destinati alla
copertura dei CFC.
Assumo che il mix di vendita dei due prodotti non cambi al variare del fatturato -> assumo la
costanza del mix di vendita.
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E’ ancora però un fatturato a livello globale, non so a cosa questo fatturato debba essere riferito,
se si riferisce alle sedie o se si riferisce alle poltrone. Perciò devo realizzare un ulteriore passaggio.
La somma dei fatturati obiettivi per singolo prodotto mi deve dare il fatturato obiettivo. Quindi:
652,17 + 869,57 = 1.521,74
Quindi 652,17€ è la parte di fatturato che sedie dovrà realizzare per coprire i CFC.
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COSTI VARIABILI:
MP 30.000 € 40.000 €
CFS:
CFC -74.000 €
R.O. 290.000 €
LINEA 1 LINEA 2
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1-k 764.000/1.000.000 =
0,7640
CFC 74.000 €
FATTURATO 74.000/0,7640 =
OBIETTIVO: 96.859 €
Calcolare la QBEPcfc:
LINEA 1 LINEA 2
QBEPcfc 38.743/4 =
58.715/5 =
9686 unità 11.623 unità
3. DETERMINO LA QBEPtot:
LINEA 1 LINEA 2
WHAT IF?
Domande:
a) Come questa analisi che abbiamo condotto su Mirco SPA cambia se mi propongo di
realizzare, non il pareggio di bilancio, ma un risultato economico pari a 30.000€?
b) Dato il modello dell’analisi di break even mono-prodotto algebrico e grafico, come impatta
sull’analisi di break even un progetto di efficientamento aziendale?
c) Come impatta sull’analisi di break even un’aumento del prezzo unitario di vendita?
Risposte:
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a) Nel caso di un’azienda multi-prodotto oltre a coprire i CFC devo coprire anche il risultato
economico.
Nel caso di un’azienda mono-prodotto oltre a coprire i CF dovrò coprire anche il risultato
economico.
Nel caso di un’azienda mono-prodotto la formula di break even diventa:
QBEP = CF + RO / MDC I u
RO = Risultato Obiettivo
Nel caso di un’azienda pluri-prodotto, aggiungerò il risultato economico nel passaggio dei CFC,
quindi nel momento in cui determino il fatturato obiettivo (=CFC/1-k), in questo passaggio farò:
b) Prima di tutto: cosa significa “quale impatto genera un progetto di efficientamento aziendale”?
L’efficientamento come e dove lo misuro? L’efficienza all’interno dell’azienda come la misuro?
L’efficienza aziendale è la capacità di ottenere il medesimo risultato con il minimo impiego di
risorse.
Lo STD FISICO è ciò che mi permette di misurare l’efficienza aziendale perché lo STD fisico
mi dice quant’è la quantità di fattore produttivo necessario per unità di prodotto.
Se io faccio un programma di efficientamento aziendale, cosa accade allo STD fisico?
Si riduce. Un programma di efficientamento aziendale si traduce in una riduzione dello STD
fisico -> impiego meno fattore produttivo.
Se si riduce lo STD fisico cosa accade come conseguenza?
Si riduce il costo delle MP, quindi si riduce il CVu.
Se si riduce il CVu cosa succede?
Aumenta il MDC I u.
Se aumenta il MDC I u cosa accade alla QBEP?
Si riduce il punto di Break Even perché stiamo assistendo ad una riduzione del coefficiente
angolare della curva dei CV.
Grafico in caso di variazione dei costi variabili:
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In questo caso un aumento dei CF, traslo verso l’alto la curva dei CT e quindi un aumento dei CF
si traduce in un aumento del punto di Break Even.
c) Un aumento del prezzo di vendita si traduce in una riduzione del punto di break even.
Dal punto di vista algebrico un’aumento del prezzo di vendita determina un aumento del MDC
I u, e se aumenta il MDC I u si riduce il punto di break even.
Grafico:
Dal punto di vista grafico, un’aumento del prezzo di vendita equivale ad una maggiore
inclinazione della curva dei ricavi -> riduzione del punto di Break Even.
• Prezzo Unitario < CVu -> questo determina come conseguenza che il MDC I u, ottenuto come
differenza fra il prezzo e il costo variabile unitario, risulterà minore di zero. Se il MDC I u < 0, non
ho gli elementi per coprire i costi fissi.
MDC I u > 0 è la CONDIZIONE MINIMALE DI ECONOMICITA’ DI GESTIONE.
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Dal punto di vista grafico, avrò un curva dei ricavi totali che sarà più bassa della curva dei costi
variabili e quindi dei costi totali.
LEVA OPERATIVA:
Ex. abbiamo 3 aziende, con tre situazioni differenti:
1. azienda Luca
2. azienda Giulia
3. azienda Massimo
L’inclinazione dei ricavi è la medesima in tutti e tre i casi, ciò che cambia è l’inclinazione della
curva dei costi totali.
In quale di queste 3 aziende saremmo disposti ad investire 10.000€ che abbiamo nel nostro
salvadanaio a casa? Qual è l’azienda più proficua?
L’azienda di Massimo è quella che raggiunge prima il punto di Break even, quindi tutto sommato
se le cose vanno male Massimo riuscirà a coprire i suoi costi, ma con il medesimo livello di
volume di vendita, nel caso di Luca sarei in perdita.
Però se le cose vanno bene, guadagno di più con Luca, perché il guadagno è dato dall’ampiezza
(forbice) esistente tra la curva dei ricavi e la curva dei costi, e nel caso dell’azienda di Luca la
forbice è molto ampia ed è molto ampia, quindi, l’area del profitto.
E’ preferibile investire in un’azienda che ha una struttura dei costi particolarmente rigida ma
che può beneficiare delle economie di scala legati a processi di automazione fortemente
automatizzati? Oppure è preferibile investire in un’azienda che ha una struttura
sostanzialmente flessibile ma che ha una produttività legata essenzialmente ai CV?
NB: La rigidità si misura con questo parametro: G.R.S. = Grado di Rigidità Strutturale = CF / CT
La risposta a questa domanda viene dal grado di rischio operativo che vogliamo assumere.
Luca, perché se le cose vanno bene, ci fa guadagnare molto bene, ma se le cose vanno male con
Luca è facile andare in perdita.
Al contrario di Massimo, che ha una struttura flessibile, anche se le cose vanno male è probabile
che raggiunge il pareggio di bilancio.
Quindi tutto ciò ci porta a parlare di RISCHIO OPERATIVO LEGATO ALLA STRUTTURA DEI
COSTI DI UN’AZIENDA.
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Il punto di Break Even è una mera conseguenza della struttura dei costi di un’azienda e del grado
di rigidità strutturale.
Il grado di leva operativa è una misura indiretta del rischio operativo aziendale.
Il grado di leva operativo è un moltiplicatore che esprime la variazione risultatasi nei
risultati economici di un’azienda a fronte di una variazione dei volumi di vendita.
Il grado di leva operativa lo posso applicare solo qualora ci sia una variazione dei volumi di
vendita, tutte le altre variazioni non possono essere gestite tramite il grado di leva operativa.
MDC I / MDC II
RO 350 €
I. Calcolare la variazione intervenuta nel risultato di linea (= MDC II) e nel risultato
operativo aziendale a fronte di una variazione dei volumi di vendita del prodotto sedie
pari a -10%.
• G.L.O. = MDC I / MDC II = 350/250 = 1,4 è una leva operativa tendenzialmente bassa.
II. Calcolare la variazione intervenuta nel risultato di linea e nel risultato operativo
aziendale a fronte di una variazione dei volumi di vendita del prodotto poltrone pari a
+15%.
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III. Determinare il prezzo che garantisce un risultato di linea MDC II = 300 €. (è uguale alla
domanda n.3 dell’ex Mirco SPA).
In questo caso non si deve fare la leva operativa!!
Useremo la formula:
RT - CV - CF = 300
Nell’ambito dei CV abbiamo 2 tipologie di costi variabili:
- CV dell’area produzione -> se ne fregano della variazione del prezzo;
- CV dell’area commerciale, ovvero PROVV -> sono funzione del prezzo, quindi devo tenere
conto di questa cosa per impostare l’equazione.
La mia equazione diventerà:
(P*Q) - (CVuPROD*Q) - (%PROVV.* P* Q) - CFS = 300
Nel caso Colombo SRL avremo:
100P - [(2,5+6)*100] - (0,2*P*100) - 100 = 300
100P - 20P = 300 + 100 + 850
80P = 1250
P = 15,625 €
RT - CV - CF = 300.000
112.800P = 620.000
P = 5,50 €
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E’ un esercizio di Make or Buy, ma è un esercizio strano. Di solito negli esercizi di Make or Buy
viene sempre dichiarato il prezzo-costo d’acquisto per poi così trovare il più conveniente tra Make
or Buy.
PRODOTTO LINEA 1
MAKE BUY
MP 30.000
SEMILAVORATI 50.000
MOIND 40.000
TOTALE 165.000 €
165.000 = 100.000P
P = 1,65 €
MARGINE DI SICUREZZA:
Il margine di sicurezza in esame è introdotto da una domanda di questo genere:
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La domanda che si pose Thomas a quell’epoca era: ma quanto ci guadagno su ogni singolo
marchio? Quanto mi costa effettivamente il singolo modello del singolo marchio? Quanto costa il
servizio che pongo in essere nell’ambito della mia attività di impresa?
Questa domanda è la sfida che si vive quotidianamente quando, nel mondo delle piccole e medie
imprese, ma non solo, viene chiesto di realizzare un sistema di programmazione e controllo di
gestione. Si parte sempre e comunque dalla progettazione della contabilità analitica.
3. Metodologie full costing su base multipla diverse dalla contabilità per centri di costo:
Il full costing per centri di costo è il full costing su base multipla per eccellenza, però ci sono
due approcci minori:
- full costing con orientamento ai fattori produttivi;
- full costing con orientamento funzionale.
Sono due approcci minori e pochi diffusi che sono caratterizzati da una serie di limitazioni.
Domanda probabile: può essere o una domanda teorica o un esercizio, di solito sono
meno frequenti ma bisogna saperle.
CONTABILITA’ DIREZIONE:
Per comprendere il ruolo della contabilità direzionale di un’azienda occorre fare riferimento alle
considerazioni che abbiamo svolto a proposito del concetto “cosa significa governare
un’azienda”. Abbiamo assunto che governare un'azienda significa prendere decisioni e che il
processo decisionale può avvenire:
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1. Qualitative -> tutto ciò che non è misurabile. Ex. livello di soddisfazione dei dipendenti.
Commento definizione:
La contabilità direzionale è perciò il motore di un'azienda, è ciò che permette di produrre tutte
quelli informazioni che poi sostanzieranno il processo decisionale dell’azienda, inoltre da:
- fatti di gestione che devono ancora accadere -> trovo obiettivi da porre in essere;
CONTABILITA’ ANALITICA:
Nell’ambito della contabilità direzionale ora noi selezioniamo la contabilità analitica e cerchiamo di
capire cosa fa.
La contabilità analitica può essere intesa come un sottosistema informativo grazie al quale
vengono rilevati in modo sistematico i dati elementari di costo e di ricavo. Tali dati
elementari vengono successivamente organizzati in relazione a prescelti oggetti di calcolo
per fornire un determinato risultato economico a carattere parziale.
• Oggetto di calcolo -> l’oggetto di calcolo è una qualsiasi entità all’interno dell’azienda di cui mi
interessa ottenere un’informazione di costo.
L’oggetto di calcolo per eccellenza è il prodotto o il servizio, ma può essere anche un reparto
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• Ricavi attribuiti -> Ex. se io vendo dei PC, avere un’informazione di ricavo su quanti computer
ho venduto è relativamente semplice: Prezzo di vendita: 1.400€ ne ho venduti 500, i ricavi li
ottengo senza problemi dal prodotto tra i due.
a) Controllo economico;
b) Controllo esecutivo;
d) Motivazione/morale.
Destinatari: informativa
esterna, bilancio civilistico e
fiscale.
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*Specchietto sull’ampiezza:
• Gestione caratteristica non corrente -> gestione straordinaria: insieme delle operazioni
gestionali volte a modificare la struttura tecnico-organizzativa di un’azienda.
Tratta di tutte quelle operazioni che generano plusvalenze/minusvalenze, sopravvenienze
passive/attive, sussistenza passive/attive..
• Gestione finanziaria: genera solo costi, solo oneri finanziari. Attività volta al procacciamento
delle risorse finanziarie necessarie a coprire gli investimenti legati all’attività di impresa.
Classificare i costi per natura significa che la contabilità generale rileva la natura del fattore
produttivo, si tratta di costo del lavoro, non mi interessa altro.
La contabilità analitica parte dal costo classificato per natura dalla contabilità generale e si
chiede, ma qual è la quota di stipendi e quale quella di salari? E nell’ambito di stipendi quanti
sono dell’ufficio amministrazione e cosi via?
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5. Quali “percorsi” prescelti per “calare” le classi di costo selezionate sugli oggetti di calcolo
prescelti?
La progettazione di un sistema di contabilità analitica vuol dire fornire una risposta a carattere
sistematico alle questioni che sono prospettate in questa sorta di ROBDEP della progettazione di
un sistema di contabilità analitica che ci consente di struttura il nostro momento concettuale in 3
grandi fasi:
A. Scelta delle tipologie di informazioni di costo -> scelte a carattere preparatorio a quello che
si fa nell’ambito della metodologia di calcolo.
B. Scelta della metodologia di calcolo -> la metodologia di calcolo è la parte CORE della
progettazione di un sistema di contabilità analitica.
Perimetro dell’architettura contabile e della contabilità analitica -> io so che la contabilità analitica
deve insistere essenzialmente sulla gestione caratteristica da un lato e sulla gestione finanziaria
dall’altro. Quindi considero solo i costi della gestione caratteristica e della gestione finanziaria.
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Il punto è che in fase di progettazione non tutti i costi della gestione caratteristica saranno
egualmente importanti, ma per ogni elemento di costo io devo fare un’analisi costi-benefici,
laddove il costo è il costo di produzione dell’informazione e il beneficio è il fabbisogno informativo
che vado a soddisfare con quell’informazione -> confronto quindi il costo con il valore (beneficio)
che quell’informazione mi da.
Cosa significa nella pratica una valutazione di questo genere?
Riunione per attribuzione di costi. Bisogna decidere per ogni costo quale fosse il centro di costo
di competenza. Quindi come dividere ogni costo fra i diversi reparti dell’ospedale.
Tra i vari costi c’era il costo della cappella religiosa (14.200.000 lire).
Come dividiamo il costo della cappella religiosa fra il reparto di chirurgia, medicina,
ortopedia, ecc?
Lo dividiamo nell’ambito di un processo che si chiama fase di Attribuzione della Contabilità per
Centri di Costo.
• Criterio di attribuzione: n° posti letto per reparto. E’ un dato disponibile, è un dato che non si
fa fatica a trovare.
In funzione dei posti letti divido quel costo -> maggiore è il numero dei posti letto del reparto,
maggiore è la quota di costo che riceveranno.
• Ad un certo punto però il responsabile di chirurgia 2 obietta e dice che bisogna tener conto
del fatto che i posti letto potrebbero essere occupati o no.
Perciò per decidere come ripartire 14.200.000 lire bisogna fare:
• Quello di chirurgia 1 dice: non si può fare così perché se no tutti i costi andrebbero caricati sul
sottoscritto ingiustamente perché l’utilizzo della cappella religiosa è principalmente usata da
persone anziane.
Perciò per decidere come ripartire 14.200.000 lire bisogna fare:
numero dei posti letto * tasso di saturazione dei posti letto * età pazienti
• Quello di ortopedia dice: non mi sta bene così perché io dovrei comunque a prescindere essere
quello che ha minore quota di costi perché nel suo reparto ci sono tanti extracomunitari e quindi
la maggior parte dei pazienti non è cattolico.
Perciò per decidere come ripartire 14.200.000 lire bisogna fare:
Perciò bisogna pagare un’azienda “Lombardia Informatica” per far codificare il programma
dell’anagrafica dei pazienti per poi inserire il campo religione del paziente e rilevare così la
religione.
Questi sono 4 parametri per gestire un costo di 14.200.000 lire su un totale di costi dell’azienda di
4 miliardi di lire.
Qual è il beneficio che io posso ricavare da gestire correttamente il costo della cappella religiosa
per reparto? Costo che comunque rappresenta meno dello 0,01% dei costi totali dell’azienda.
In questo mestiere c’è una soggettività, una capacità creativa, di problem solving che va gestita di
volta in volta.
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Dobbiamo quindi considerare solo quei costi che generano un beneficio maggiore rispetto
al costo di produzione dell’informazione.
Quanto ci costa produrre l’informazione della cappella religiosa per ogni singolo reparto? Tanto,
addirittura dobbiamo modificare la tecnologia informatica. Il beneficio è nullo.
In questo caso possiamo trattare l’informazione a livello aggregato, utilizzando un centro di costo
“spese generali” perché non ci interessa andare a calcolare puntualmente il costo.
La conseguenza di questa cosa è che ci sono costi più importanti e costi meno importanti
all’interno della contabilità analitica.
• direct costing -> considero solo i costi diretti, è quello che abbiamo gestito fino a questo
momento, è quello che ci porta ad individuare un MDC I se focalizzo la mia attenzione solo sui
costi variabili, o un MDC II se considero anche i costi fissi specifici;
• full costing -> imputerò ai miei oggetti finali di calcolo tanto i costi diretti, quanto i costi
indiretti. Opereremo da qui in poi questa configurazione.
Quando parlo di configurazione a costo pieno (full costing) posso indicare vari livelli di full
costing:
a) Costo pieno industriale: è dato dalla somma dei costi diretti di MP, semilavorati, MOD + costi
indiretti di produzione.
NO PROVV. PERCHE’ FANNO PARTE DELL’AREA COMMERCIALE!
b) Costo pieno commerciale: è dato dalla somma del costo pieno industriale + costi dell’area
commerciale diretti ed indiretti.
c) Costo pieno aziendale: considererà tutti i costi, diretti ed indiretti presenti nell’azienda e
riferibili all’oggetto di calcolo.
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Full costing -> considero sia i costi diretti sia i costi indiretti.
Quali sono i criteri/condizioni che ci portano a scegliere una configurazione direct costing o
una configurazione full costing? (in una eventuale risposta si comprende dall’oggettività al
processo decisionale).
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AMBITO DI APPLICABILITA’
5. STRUTTURA DI COSTO: • Nel direct costing abbiamo • Se la % dei costi indiretti sui
elevata incidenza sui costi costi totali è particolarmente
diretti. consistente, ovvero
superiore al 15%, conviene
optare per una
configurazione full costing.
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6. FASE DEL CICLO DI VITA: • Nella fase di maturità e • Nella fase iniziale del ciclo
declino del ciclo di vita di un di vita di un prodotto
prodotto conviene un conviene un approccio full
approccio direct costing.
costing, perché quando
Un prodotto maturo è un lancio un prodotto sostengo
prodotto che non devo più inevitabilmente dei costi di
promozionare sul mercato, è marketing e dei costi
un prodotto di cui ho magari commerciali legati al lancio
già completato il ciclo di del prodotto. Ho degli
ammortamento degli ammortamenti
impianti specifi. particolarmente rilevanti
perché devo ad ex.
ammortizzare i costi di
ricerca e sviluppo del
prodotto, o ad ex. ho
acquisito degli impianti
specifici che generano
ammortamenti dell’area
produzione.
7. SFRUTTAMENTO • Se ho un ridotto grado di • Se ho un elevato grado di
CAPACITA’ PRODUTTIVA: saturazione della capacità saturazione della capacità
produttiva (desaturazione) produttiva deciderò di
Grado di saturazione della deciderò di operare con un operare con un full costing,
capacità produttiva direct costing, perché mi perché andrò a valutare il
limiterò a valutare il MDC I o R.O. della commessa al
il MDC II della commessa. netto dei costi indiretti che
Qualsiasi commessa che posso imputare alla
generi un MDC > 0 commessa.
contribuirà a coprire i costi
di struttura.
8. COMPLESSITA’ • Un’azienda che ha un basso • Un’azienda che ha un alto
STRUTTURALE: grado di complessità grado di complessità
strutturale è sempre strutturale è un’azienda
Maggiore è complessa un’azienda che ha un che:
l’azienda più la quota dei ridotto grado di incidenza - presenta un elevato
costi indiretti è alta. dei costi indiretti, numero di aree strategiche
conseguentemente conviene di affari (ASA);
operate con un direct - ha una gamma prodotti
costing. molto ampia;
- opera in diverse aree
geografiche.
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10. L’ultimo passaggio, non è riportato nella slide: non c’è un obbligo specifico generale per
l’introduzione della contabilità analitica.
• Fanno eccezione alcune tipologie di aziende, ex. aziende sanitarie, aziende partecipate da un
ente pubblico, IPAB (istituto pubblica assistenza e beneficienza), aziende comunali, aziende
municipalizzate, sono obbligate, da uno specifico provvedimento legislativo, ad adottare la
contabilità analitica e a disporre la specifica configurazione di costo.
• Dlg. 502 del 1992 è stato il primo decreto legislativo ad introdurre per le aziende sanitarie
italiane l’obbligo della contabilità analitica con orientamento ai centri di costo. Per la prima volta
in Italia il legislatore imponeva uno strumento di controllo di gestione.
Questo è quello che riguarda la scelta di configurazione di costo.
Il tema è fortemente rilevante perché introduce l’ultima classificazione di costo che è quella fra
costi di prodotto e costi di periodo.
La classificazione tra costo di prodotto e costo di periodo attiene alla scelta della configurazione
di costo e in particolare modo all’impatto che tale scelta genera sulla valorizzazione delle
rimanenze di prodotto finito.
Ex. Siamo al 31/12 e devo rilevare il valore del magazzino prodotti finiti:
Scrittura di assestamento:
Prodotti finiti c/rimanenze finali -> va nel CE, è un componente positivo di reddito.
Art. 2.426 cc -> le rimanenze vanno valutate al minore tra il costo e il presunto valore di realizzo.
Il punto della questione è: Quale costo? Quali informazioni di costo dobbiamo fornire per i
nostri prodotti finiti?
- Il costo di prodotto è un elemento di costo che concorre alla valorizzazione delle rimanenze di
prodotto finito.
- Il costo di periodo è un elemento di costo che non concorrendo alla valorizzazione delle
rimanenze di prodotto finito, viene imputato al reddito dell’esercizio in corso.
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Ex.
Sono in un’azienda dove i costi diretti sono pari a 70€ e i costi indiretti relativi al prodotto finito
sono pari a 30€.
Prodotti finiti 70
Se scelgo di operare con direct costing le rimanenze valgono 70€ e tramite questo conto
trasmetterò all’anno successivo un valore di 70 e una correzione dei valori dei costi pari 70.
Quei 30€ di costi indiretti rimarranno nel CE e risulteranno imputati al reddito dell’esercizio in
corso.
Se scelgo il full costing le rimanenze valgono 100, trasferirò quindi all’esercizio successivo 100 e
la correzione dei valori sarà 100.
METODOLOGIE DI CALCOLO:
Specchietto:
La quarta domanda parla di specie di dati di costo.
a) a consuntivo;
b) a carattere preventivo.
Come avevamo già visto, la contabilità analitica deve rispondere sempre a 4 domande:
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Perciò se opto per una configurazione direct costing la metodologia di calcolo potrà essere o il
direct costing semplice o il direct costing evoluto, a seconda che consideri o meno i CFS.
Se invece opto per una configurazione full costing le alternative sono più consistenti, prima di
tutto devo decidere se operare con una singola base di imputazione o con basi di imputazioni
multiple, quindi devo decidere su utilizzare un unico aggregato di costi per tutti i costi indiretti o
utilizzare più aggregati intermedi di costo.
Tutte le metodologie di full costing hanno questo tipo di approccio: distinguo i costi in azienda fra
costi indiretti e costi diretti.
I costi diretti sono quelli per cui posso individuare uno standard fisico, saranno imputati
direttamente agli oggetti finali di calcolo.
Per oggetto finale di calcolo si intende l’entità ultima di cui calcolo il costo, il prodotto.
Il problema è: Come faccio ad imputare i costi indiretti agli oggetti finali di calcolo? Come
faccio a lincare un costo che non ha uno standard fisico alla singola unità di prodotto?
Per il full costing a base unica, distinguo e divido i costi diretti ed indiretti.
• I costi diretti saranno imputati direttamente agli oggetti finali di calcolo (OFC) tramite lo STD
fisico o il consumo unitario effettivo se sono al consuntivo.
Standard fisico quando sto facendo il budget, Consumo unitario effettivo quando la produzione
si è realizzata;
• I costi indiretti saranno ricompresi in un unico aggregato globale di costo che sarà imputato
agli oggetti finali di calcolo tramite un’unica base di ripartizione, tramite un unico “Driver”, che
può essere a quantità o a valore. Perciò i possibili driver che utilizzerò nel full costing su base
unica potranno essere:
- Ore di MOD (base quantitativa);
- Ore macchina (base quantitativa);
- Quantità di MP utilizzata da ciascun prodotto (base quantitativa);
- Costo MP, lavoro diretto, Primo (base a valore).
Di solito si utilizzano basi solo a quantità, non a valore.
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Parto da una opportuna classificazione dei costi diretti ed indiretti e una volta che ho quantificato
la contabilità dei costi indiretti, decido quale driver utilizzare per imputare i costi indiretti ai
prodotti.
Calcolo:
• coefficiente di imputazione;
• reddito operativo.
Da ciò ne deriva che il full costing su base unica manifesta evidenti limiti nello spiegare le
modalità di assorbimento da parte degli OFC (oggetti finali di calcolo), nel momento in cui
abbiamo un aggregato dei costi indiretti sostanzialmente disomogeneo.
VANTAGGI SVANTAGGI
Approccio semplice alla determinazione del Risulta difficile definire un’unica base di
costo pieno di prodotto; ripartizione nei casi in cui i costi indiretti sono:
- fortemente disomogenei.
Molto veloce da progettare;
Poco costoso.
Ex. BALENTINO:
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• COSTI DIRETTI:
- MOD: 519.000€
- MP: 204.000€
Totali Costi Diretti: 725.000€
• COSTI INDIRETTI:
- Ammortamento impianti: 310.000€
- Manutenzione impianti: 57.000€
- Altri costi industriali: 87.000€
- Costi commerciali: 169.000€
- Costi amministrativi: 41.000€
Totale Costi Indiretti: 664.000€
Dobbiamo prima di tutto determinare il costo pieno unitario del pantalone e del tajer per capire
qual è il RO specifico sul pantalone e sul tajer.
PANTALONE TAJER
IMPUTAZIONE*:
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*Questo numero ha un valore economico fondamentale, significa che ogni ora di manodopera non
genererà soltanto il costo dell’ora di MOD ma genererà un assorbimento di costi indiretti per
25,54€.
PANTALONE TAJER
IMPUTAZIONE:
In questo caso l’informazione più attendibile è quella delle ore macchina perché si parla di
un’azienda di automazione, si parla di un’azienda dove prevale più che la dimensione produttiva
legata all’operaio, la dimensione produttiva legata alle macchine.
Su 664.000 di costi indiretti più della metà dei costi sono legati alle macchine.
Entrambi i driver sono proponibili nel rispetto della soggettività che caratterizza il full
costine, però l’informazione ottenuta con le ore macchina è nettamente più attendibile
perché il driver ore macchina spiega e misura in modo nettamente più efficace le modalità
di consumo, di assorbimento dei fattori produttivi diretti da parte degli oggetti finali di
calcolo.
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Il full costing su base multipla ha come logica di funzionamento quella di individuare degli
aggregati intermedi di costo, che non sono altro che dei sottoinsiemi rispetto all’insieme di
riferimento dei costi indiretti totali, e che sono caratterizzati, per quanto possibile, da una
sostanziale omogeneità dei costi indiretti in esso compresi.
Per ogni aggregato intermedio di costo userò uno specifico driver di imputazione.
Abbiamo 4 alternative:
B. orientamento funzionale;
Il full costing con orientamento ai fattori produttivi è una metodologia di calcolo che porta ad una
configurazione di costo pieno, la cui logica di funzionamento prevede l’utilizzo delle diverse
tipologie di fattore produttivo come aggregato intermedio di costo di riferimento.
a) numero degli aggregati intermedi di costo che si può essere costretti ad attivare -> in
contesti molto complessi si rischia di gestire diversi e decine di aggregati intermedi di costo,
rischio quindi di avere un sistema di misurazione dei costi complesso.
E’ quindi un sistema complesso da progettare, mantenere e soprattutto non porta informazioni
attendibili ed efficaci.
b) disomogeneità dell’aggregato intermedio di costo -> perché sono tanti ma piccoli e non
omogenei.
Ex ammortamenti: io posso avere ammortamenti dell’area industriale, dell’area commerciale,
dell’area amministrativa, dell’area costi ricerca e sviluppo, quindi fattori produttivi
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disomogenei.
Il full costing con orientamento funzionale è una metodologia di calcolo full costing su base
multipla, la cui logica di funzionamento prevede l’utilizzo delle funzioni aziendali come aggregato
intermedio di costo di riferimento.
I limiti di questo approccio sono analoghi a quelli degli orientamenti ai fattori produttivi, e
abbiamo:
a) numero degli aggregati intermedi di costo -> saranno max una decina;
b) disomogeneità delle informazioni di costo -> aggregati intermedi di costo troppo ampi e in
quanto tali disomogenei. Nei reparti posso avere un approccio labour intensive o un approccio
capital intensive;
La contabilità per centri di costo è una metodologia full costing su base multipla, la cui logica di
funzionamento prevede l’utilizzo del concetto di centro di costo come aggregato intermedio di
costo di riferimento.
a) definizione di natura contabile -> dal punto di vista contabile, il centro di costo è l’aggregato
minimo di riferimento per l’imputazione dei costi indiretti agli oggetti finali di calcolo.
b) definizione di natura organizzativa -> nel senso organizzativo il centro di costo è una unità
organizzativa affidata ad un responsabile che negozia degli obiettivi, che riceve delle risorse
per perseguire conseguire questi obiettivi, che porre in essere delle relazioni che portano a dei
risultati sottoposti a valutazione.
Dal punto vista organizzativo, quindi, il centro di costo tende a coincidere con il concetto di
CENTRO DI RESPONSABILITA’.
Il centro di costo è caratterizzato dall’omogeneità dei costi in esso compresi e dalla possibilità di
garantire una attribuzione il più possibile oggettiva dei costi indiretti oltre che dell’indipendenza.
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Principio dell’univoca responsabilità -> per ogni risorsa consumata ci deve essere solo e solo
un responsabile.
!Un centro di responsabilità può essere strutturato in più centri di costo! C’è un unico
responsabile per n centri di costo, per n ambiti di costo indiretto.
Come devo procedere per la progettazione di una contabilità per centri di costo?
1. Identificazione della commessa che costituisce l’oggetto di calcolo -> ovvero individuare la
commessa o il prodotto di cui vogliamo ottenere informazioni di costo;
3. Identificazione delle categorie di costi indiretti e scelta degli aggregati intermedi (centri di
costo);
A questo punto parte la progettazione della contabilità analitica per centri di costo:
4. FASE DI LOCALIZZAZIONE -> definizione della struttura (quanti e quali) dei centri di costo;
5. FASE DI ATTRIBUZIONE -> collocazione dei costi all’interno del sistema di centri di costo;
6. FASE DI ALLOCAZIONE -> individuazione delle relazioni esistenti fra i vari CdC e con
l’oggetto di calcolo;
1. FASE DI LOCALIZZAZIONE:
La fase di localizzazione è la prima fase della contabilità per centri di costo, seguita dalla fase di
attribuzione, allocazione ed imputazione.
La fase di localizzazione si pone come obiettivo quello di fornire una risposta a carattere
sistemico ai due seguenti quesiti di lavoro:
Queste due domande ci porteranno a formulare quello che si definisce piano dei centri di costo
o mappa dei centri di costo.
• Approccio a carattere teorico -> il modello di riferimento per definire quanti centri di costo
attivare è il modello di Brunetti.
Dal punto di vista teorico si seguirà un approccio situazionale e sistemico rispetto a quelli che
sono i caratteri propri dell’azienda per definire quanti centri di costo attivare.
• Approccio a carattere empirico o esperenziale -> E l’approccio in forza del quale il piano dei
centri costo deve rispecchiare al meglio il processo di produzione ampiamente inteso che si
sviluppa all’interno dell’azienda.
Processo di produzione ampiamente inteso -> non faccio riferimento a solo quello che accade
nel reparto produzione, ma faccio riferimento anche al reparto amministrazione, commerciale,
quindi al reparto produzione in senso lato.
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In questo senso l’approccio empirico o esperenziale si risolve in tre passaggi:
1. analisi documentale -> chiedo l’organigramma, funzionigramma, mappatura dei processi già
realizzati che mi faccia capire qual è la struttura organizzativa aziendale;
2. interviste -> con le key-people per identificare il fabbisogno informativo;
3. analisi del processo di produzione -> vado a vedere materialmente come si sviluppano le
diverse fasi del processo di produzione.
• Centri di costo dell’area produttiva -> accolgono tutte le attività correlate alla trasformazione
tecnico-fisica di MP e di prodotti finiti.
Possono essere a loro volta:
- produzione senso stretto.
- ausiliari -> svolgono un’attività a supporto dei primi. ex. magazzino, manutenzione, ecc.
• Centri di costo di struttura -> accolgono le attività correlate alla struttura tecnico-
organizzativa dell’azienda, quindi essenzialmente costi indiretti. Perciò avremo
l’amministrazione, il commerciale, l’ufficio tecnico, la ricerca e sviluppo, ecc.
• Centri di costo virtuali -> accoglie varie tipologie di centro di costo, possiamo avere ad ex.
le spese generali che accolgono tutti i costi che non so attribuire o che non ritengo opportuno
attribuire agli altri centri di costo.
2. FASE DI ATTRIBUZIONE:
La fase di attribuzione è la seconda fase della contabilità analitica per centri di costo, segue la fase
di localizzazione e precede la fase di allocazione.
E’ la fase che materialmente mi permette di passare da una classificazione dei costi per natura
della contabilità generale ad una classificazione dei costi per destinazione propria della contabilità
analitica.
Si risolve nell’attribuzione al proprio centro di costo di competenza del singolo elemento di costo.
Aggiungere alla fine dell’esercizio la seguente frase: Al fine di conoscere il costo delle diverse
fasi del processo di produzione, i costi diretti transitano nei centri di costo.
CENTRI DI COSTO:
- Costruzione
- Assemblaggio
- Finissaggio
- Impacchettamento
- Magazzino
- Amministrazione
- Ufficio Vendite
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COSTI
DIRETTI:
COSTI
INDIRETTI
SPECIFICI
:
PUBBLICIT 80 €
A’:
GENERALI 90 €
E
AMMINIST
R.
COSTI
INDIRETTI
COMUNI:
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Finissaggio: 0,1*50 = 5€
tot. costi
attribuiti -
tot. costi
diretti.
tot. costi
indiretti +
allocazion
e
amminist.
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• 390-78 = 222 € -> si divide in parti uguali fra i 4 centri di costo produttivi. 222/4 = 78€
b) MAGAZZINO:
Coefficiente Allocazione Magazzino = 100 / (totale delle giornate giacenza media: 12+6+2,4+3,6)
= 4,17 €
• Costruzione: 4,17 * 12 = 50
• Assemblaggio: 4,17*6 = 25
• Finissaggio: 4,17*2,4 = 10
• Impacchettamento: 4,7*3,6 = 15
FASE DI IMPUTAZIONE:
Coefficiente di imputazione:
COMMESSA 1 COMMESSA 2
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* Il costo della MOD per commessa come si calcola? Come si ricava 305 e 295?
COMMESSA 1: 30.500 €
COMMESSA 2: 29.500 €
Costo tot. MOD -> sommo tutti i costi della MOD dei reparti = 600.000 €
Costo orario MOD -> 600.000/60.000 = 10 €
3. FASE DI ALLOCAZIONE:
La fase di allocazione è la terza fase per la contabilità per centri di costo e segue la fase di
attribuzione e precede la fase di imputazione.
Nella fase di allocazione si persegue l’obiettivo di passaggio da un’informazione di costo di primo
livello riferita ai centri di costo ad un’informazione di costo di secondo livello riferita ai prodotti.
In tal senso si pone la questione di evidenziare il tipo di relazione esistente fra centri di costo e
oggetti finali di calcolo.
Si distingue fra:
• centri di costo intermedi -> i centri di costo intermedi presentano una relazione solo indiretta e
mediata rispetto agli oggetti finali di calcolo. Ex. amministrazione, ufficio acquisti, sistemi
informativi, ecc.
• centri di costo finali -> i centri di costo finali presentano una relazione diretta ed immediata
rispetto agli oggetti finali di calcolo.
Siamo passati dal primo livello di informazione di costo (costo per centro di costo) al secondo
livello di informazione di costo, (costo del prodotto, o meglio l’oggetto finale di calcolo).
L’attribuzione mi da l’informazione di costo di primo livello, a partire invece dalla fase di allocazione
l’obiettivo è quello di determinare l’informazione di costo di secondo livello.
Gli approcci con cui governo la fase di allocazione sono determinati essenzialmente dalle relazioni
fornitore-cliente che si instaurano fra centri di costo intermedi e centri di costo finali e fra centri di
costo intermedi e centri di costo intermedi.
• un’allocazione “diretta” -> metodologia di allocazione che sarà utilizzata qualora le relazioni
fornitore-cliente si sviluppino esclusivamente fra centri di costo intermedi e centri di costo finali.
Solo nell’allocazione diretta è ininfluente la sequenza di allocazione (posso iniziare da dove
voglio tanto il risultato è sempre uguale);
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a) Indicatori di impiego
b) Indicatori di attività
c) Indicatori di capacità
Ex.
Partendo da questo contesto cosa occorre dire a proposito della scelta degli indicatori di
allocazione?
L’individuazione della base di ripartizione più opportuna per la fase di allocazione è subordinata
alla considerazione di due fattori, di due elementi di conoscenza:
2. tipo di relazione fornitore-cliente che si instaura fra centro di costo intermedio e centro di
costo finale.
3. modalità attraverso le quali il centro di costo finale utilizza la capacità di servizio, la capacità
produttiva del centro di costo intermedio.
a) Indicatore di impiego -> si presenta nel momento in cui la struttura dei costi del centro di
costo intermedio è sostanzialmente costituita da costi variabili. Conseguentemente il livello di
attività e i costi del centro di costo intermedio sono dipendenti dal livello di richiesta di servizio
generato dai centri di costo finali.
Ex. centro di costo di manutenzione -> l’entità della manutenzione è funzione del numero di
interventi di manutenzione richiesti dai centri di costo finali. Ne deriva che maggiore è il
numero degli interventi di manutenzione richiesti, maggiore dovrà essere la quota di costi del
centro di costo intermedio che dovevo allocare ai centri di costo finali.
Supponiamo che alla fine dell’anno misuro gli interventi di manutenzione che ho erogato come
reparto manutenzione. Supponiamo che questi interventi di manutenzione siano 1.000 nel
corso dell’anno. Supponiamo che mediamente un intervento di manutenzione sia di 100€.
Il centro di costo manutenzione è pari a 10.000€. Questa è la conseguenza del fatto che io ho
dovuto operare 1.000 interventi di manutenzione.
E questi interventi di manutenzione da chi mi sono stati richiesti? Dai centri di costo finali, uno
ne ha chiesto 400, uno 300 e l’altro 300.
La logica con cui vado ad allocare è quella legata al numero di interventi, cioè al livello di
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impiego che i centri di costo finali hanno generato della capacità produttiva variabile del
centro di costo intermedio.
In questo caso la relazione fra attività di centro di costo intermedio e centro di costo finale è
indiretta, l’indicatore è un’oggettiva misurazione del grado di assorbimento delle risorse
indirette del centro di costo intermedio da parte del centro di costo finale.
E’ possibile creare una relazione diretta, chiara ed oggettiva, vale a dire i costi del centro di
costo intermedio sono direttamente dipendenti dal livello di richiesta effettuato dai centri di
costo finali.
Indicatore di impiego -> indicatore espressivo del livello di attività generato nel centro di costo
intermedio dai centri di costo finali.
b) Indicatori di attività -> abbiamo una struttura dei costi del centro di costo intermedio rigida,
costituita essenzialmente da costi fissi.
In questo caso il livello dei costi del centro di costo intermedio non è determinato dalla entità
delle richieste effettuate dai centri di costo finali, in questo caso si utilizza un indicatore proxy
cioè si va ad allocare il centro di costo intermedio sulla base di un indicatore espressivo non
del livello di attività del centro di costo intermedio, ma del livello di attività espresso dai centri
di costo finali.
Nel caso in cui la struttura del centro di costo intermedio sia costituita essenzialmente da
costi fissi, nel caso in cui non sia possibile misurare in modo puntuale il livello di servizio
erogato dal centro di costo intermedio ai centri di costo finali, si ricorre ai cosiddetti indicatori
di attività, ovvero dei parametri che possono fornire un’idea del livello di attività raggiunto nei
centri di costo finali e per diretta conseguenza di come i centri di costo finali assorbano le
risorse del centro di costo intermedio.
Si assume infatti che maggiore è il livello di attività dei centri di costo finali, maggiore è la
quantità di risorse (costi) assorbita dal centro di costo intermedio.
Ex. l’amministrazione lavora tanto di più per i centri di costo finali, in funzione di quanto
lavorano i centri di costo finali, quindi in funzione ad ex. del numero dei dipendenti dei centri
di costo finali. Maggiore sarà il numero dei dipendenti maggiore sia la quantità di lavoro svolta
dall’amministrazione per il centro di costo finale.
c) Indicatori di capacità -> in questo caso abbiamo una struttura dei costi del centro di costo
intermedio sostanzialmente rigida ma nel caso specifico abbiamo una capacità produttiva
finita del centro di costo intermedio che viene messa a disposizione nei vari centri di costo
finali per quote predeterminate.
Ex. ho un magazzino di 500mq e dico che questo magazzino lo utilizzerò per 200 mq per
ricevere le MP nel reparto tracciatura, altri 200 mq per le vernici e altri 100 mq per mettere i
prodotti finiti. Ho quindi diviso la capacità produttiva del magazzino (centro di costo
intermedio) in modo predeterminato rispetto agli utilizzatori (centri di costo finali).
L’indicatore ora utilizzato è un indicatore di capacità, nel senso di capacità produttiva specifica
altamente messa a disposizione per il centro di costo finale.
ESERCIZIO:
Supponiamo di avere un centro di costo che si chiama montaggio e gli attribuiamo 3.000€ (Costi
indiretti).
Ora devo capire: come le risorse del centro di costo montaggio vanno distribuite?
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C. I. = 3.000 / 1.000 = 3
L’amministrazione quota 10.000€ come costi attribuiti al centro di costo amministrazione (costi
indiretti).
Come faccio ora ad imputare i costi dell’amministrazione ai 3 prodotti? Quale driver posso
utilizzare?
Amministrazione: 10.000 €
Cosa si fa in amministrazione?
- ciclo passivo -> registrazione fatture passive
- contabilità generale
- tesoreria
- bilanci
- paghe e stipendi
In amministrazione viene svolta un’attività a supporto di altri centri di costo, in questo senso è
conveniente studiare la relazione esistente fra l’amministrazione e gli altri centri di costo che
sostanziano il nostro piano dei centri di costo.
Un driver che si potrebbe utilizzare è il numero dei dipendenti all’interno dei centri di costo che
ricevono il servizio dell’amministrazione.
Vado a ripartire questi 10.000€ fra i centri di costo a cui l’amministrazione dedica questo servizio.
L’amministrazione è un centro di costo intermedio che bisogna allocare sui centri di costo finali
che si hanno individuato, quindi sul montaggio.
I 10.000€ saranno distribuiti su ciascuno di questi centri di costo, quadrò andrò ad imputare il
montaggio, l’imputazione sarà realizzata tenendo conto dei costi attribuiti al montaggio + 5.000€
che arrivano dall’amministrazione.
Perciò se il montaggio aveva 10.000€ di suo, l’imputazione sarà 10.000 + 5.000 = 15.000 €
4. FASE DI IMPUTAZIONE:
La fase di imputazione è l’ultima fase della contabilità analitica per centri di costo, è quella che
materialmente realizza il passaggio da un’informazione di costo di primo livello, riferita ai centri di
costo, ad un’informazione di costo di secondo livello, riferita agli oggetti finali di calcolo.
Risponde alla domanda: Per cosa sto utilizzando le mie risorse? Per quale prodotto?
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I centri di costo finali potranno essere imputati direttamente, mentre i centri di costo intermedi
dovranno opportunamente essere allocati sui centri di costo finali o anche su altri centri di costo
intermedi.
La fase di imputazione ha una struttura differente a seconda della specifica tipologia di processo
di produzione presente in azienda.
Al fine di comprendere quali possano essere i differenti tipi di processo di produzione dobbiamo
utilizzare una matrice che classifica i processi di produzione in funzione di due variabili:
a) a flusso continuo;
b) a lotti;
c) su commessa.
b) Imputazione dei costi per operazione o per lotto -> ci porta ad una contabilità per centri di
costo struttura per centri di costo finali e centri di costo intermedi analoga a quella trattata fino
ad ora.
Abbiamo centri di costo finali che devono essere ripartiti su prodotti dell’azienda.
Le caratteristiche del processo di produzione a lotti sono caratteristiche ibride.
c) Imputazione dei costi per commessa -> ho una serie di commesse a bassissimo grado di
standardizzazione, ogni commessa è completamente diversa l’una dall’altra.
La produzione per commessa si realizza in determinati settori, ex. società di caratteristica
navale, ogni nave è un progetto a se, ex. impresa edile, ogni casa è diversa.
Le società che lavorano per commesse sono molto diffuse.
In questi casi la contabilità analitica si struttura in modi diversi da quelli visti fino ad ora.
Abbiamo che c’è una sostanziale coincidenza fra le informazioni di costo di primo livello e di
secondo livello. Le commesse 1, 2, 3 diventano i centri di costo finali della contabilità per
centri di costo.
La fase di allocazione e di imputazione coincidono totalmente -> vado a ribaltare i centri di
costo ausiliari e di struttura sulle singole commesse in funzione del grado di assorbimento di
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COSTI
DIRETTI:
MP 1 qualità 1.320.000 €
CONFEZZ. 52.000 €
PROVV. 16.000 €
COSTI
INDIRETTI
SPECIFICI:
CONSULEN 10.000 €
ZA
CANONI 34.000 €
LEASING
PUBBLICITA 25.000 €
’
COSTI
INDIRETTI
COMUNI*:
RESPONSA 34.615,38 € 28.846,15 € 11.538,46 €
BILE
PRODUZIO
NE
coefficiente
* numero
dip.
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FASE DI ALLOCAZIONE:
- Amministrazione: 114.459,46 €
-> 25% sul commerciale -> 28.614,86 €
-> 75% -> 85.844,59 € -> 85.844,59/16 (n dipendenti dei reparti miscelatura, cottura,
magazzino, ufficio acquisti) = 5.365,29 €
- Acquisti:
-> Coefficiente di allocazione. -> 334,10 €
- Magazzino:
-> Coefficiente di allocazione -> 408,19 €
ESERCIZIO JZ RUBINETTERIA:
DOMANDA 1: CALCOLARE IL COSTO PIENO INDUSTRIALE
Il costo pieno industriale considera i costi industriali, quindi i costi commerciali e i costi generali e
amministrativi non vanno considerati, la tabella 3 e 4 non va considerata.
MISCELATORI VALVOLE
MP 38,20 € 25,50 €
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CFS:
b) STD fisico di ciascun prodotto = 0,35 e 0,25 e Moltiplico lo STD fisico per il volume = 110.000
e 60.000
DOMANDA 2:
Prima di tutto faccio il conto economico dei miscelatori:
MISCELATORI
COSTI VARIABILI:
MP 38,20 €
MOD 7,70 €
PROVV. 3,80 €
MDC I u 21,10 €
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CFS:
MOIND 280.000 €
PUBBLICITA’ 120.000 €
AGENTI 221.500 €
A fronte di una riduzione del fatturato, avrò un guadagno, un componente positivo di reddito,
quindi una riduzione delle provvigioni, pago meno provvigioni.
DOMANDA 3: E’ conveniente ridurre il prezzo della linea valvole del 6% e incrementare del
10% le spese pubblicitarie specifiche se ciò potesse generare un aumento dei volumi di
vendita del 18%?
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DOMANDA 4:
MAKE BUY
MOD: 462.000 €
CHIARIMENTI ESERCIZI:
- ammortamenti;
- costi di supervisione.
E’ vero che le provvigioni nel make or buy non vanno inserite, ma questo è un make or buy
diverso.
Questo è un make or buy dove diventa rilevante giocare sul MDC EMERGENTE rispetto al MDC
CESSANTE perché per come è posta la domanda si capisce che cambia la marginalità come
conseguenza del cambiamento delle provvigioni.
Limiti alla diffusione: contesto storico diverso, diventata anacronistica (era 1920).
È cambiata la logica di essere clienti sono importanti elementi immateriali che fanno lievitare
molto i costi indiretti.
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Nuova logica: non si configura come mera metodologia, l’obiettivo era creare una nuova logica di
governo aziendale attenta al conetto di valore (concetto di Porter). Quali sono le risorse utilizzate
per una determinata attività e quali attività mi servono per produrre un prodotto.
Differenza essenziale: si parla sempre di aggregati intermedi di costi. Cdc connotazione statica, si
identifica con una unità organizzativa o un reparto. Attività ha forte connotazione dinamica,
rappresenta ciò che in quel Cdc viene fatto per ottenere un prodotto.
Attività: rappresenta ciò che si svolge quotidianamente, concetto dinamico. È infinitamente più
piccolo del cdc. Possono individuare tantissime attività.
Vantaggio? Non ho più obiettivo di misurare i costi ma la gestione, il governo dei costi è l’obiettivo
principale. Sviluppo tecniche manageriali (ABM) che realizzano la logica del miglioramento
continuo (kaizen).
IL SISTEMA DI BUDGET:
BUDGET: parte introduttiva da non tralasciare, soprattutto molto bene tema delle funzioni del
budget (domande puntuali: es. come gestire le eventuali conflittualità?). Altro tema della parte
introduttiva, processo di budget e classificazioni del budget con i tre criteri di classificazione).
Tema delle varie tipologie di budget (tre operativi, degli investimenti e finanziari, considerando il
rendiconto finanziario). Budget delle vendite (attenzione!!), programma di produzione.
Budgeting: contiene obiettivi ma l’attore è diverso, viene fatto dal controller, verifica la fattibilità
economica, tecnica e finanziaria degli obiettivi espressi nella fase di programmazione. Oltre che
essere uno strumento economico è anche organizzativo. Definizione: è programma di azione, cioè
un insieme di obiettivi (un sistema), di risorse e di linee di azione correlate espresso in termini
quantitativo-monetari, riferito a orizzonte temporale di breve termine. Deve esserci risulato
economico positivo, devo verificare in anticipo se ho la fattabilità economica se no devo porrer in
essere delle azioni precise.
Non è solo strumenti odi carattere contabile, che mi permette di verificare la sostenibilità
economica e finanziare degli obiettivi i è strumenti oche rappresenterà, che detterà la regola di
comportamento, la regola organizzativa delle persone che lavorano in azienda. Impatta
pesantemente sulle persone e sull’organizzazione.
Definendo le regole di iterazione che si sviluppano tra i diversi centri di responsabilità, è strumenti
oche costruisce la regola operativa. Ha senso svilupparlo nel momento in cui il contesto
ambientale è fortemente dinamico e discontinuo, nel momento in cui opero in un’azienda
strutturalmente complessa, caratterizzata da molti ASA che rendono necessario un approccio
integrato al governo aziendale, è necessari quando sono in presenza con risorse limitate,
un’azienda marginale nell’ambito della quale non mi posso permettere di commettere degli errori.
Piccola considerazione: esistono al giorno d’oggi aziende diverse da queste? No, la totalità delle
aziende ha bisogno dello sviluppo del budget.
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