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Collana: Palafitte | Palafittes | Pfahlbauten | Pile dwellings

Volume n. 0

Responsabili scientifici della collana:


Marco Baioni, Museo Archeologico della Valle Sabbia - Fondazione “Piero Simoni”, Gavardo (BS)
Claudia Mangani, Museo Civico Archeologico “G. Rambotti”, Desenzano del Garda (BS)
Maria Giuseppina Ruggiero, Polo Museale Regionale della Lombardia

Composizione e impaginazione:
SAP Società Archeologica s.r.l.

In copertina:
Pali che emergono dall’acqua nell’area archeologica di Fiavè (Trentino)
Posts rising from the water in Fiavè Archaeological Area (Trentino)

2018, © SAP Società Archeologica s.r.l.


Strada Fienili 39a - 46020 Quingentole (Mn)
Tel. 0386 42591
www.archeologica.it
ISBN 978-88-99547-30-1
Le Palafitte:
Ricerca, Conservazione, Valorizzazione

The Pile Dwellings:


Investigation, Conservation, Enhancement

Atti del Convegno | Conference Proceedings


Desenzano del Garda, 6-8 ottobre 2011

a cura di | edited by
MARCo BAIoNI, CLAuDIA MANGANI, MARIA GIuSePPINA RuGGIeRo
Convegno
“Le palafitte: ricerca,
conservazione,
valorizzazione”

Con il contributo di

FONDAZIONE “PIETRO SIMONI”

Comune di Comune di
Desenzano Gavardo

Pubblicazione finanziata a valere sui fondi:


Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse cultu-
rale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell'uNeSCo”
INDICE

13 Introduzione
M. Baioni, C. Mangani, M.G. Ruggiero
15 Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino. Le difficoltà di una candidatura seriale
transnazionale complessa
A. Cesi
19 Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino: patrimonio dell’umanità! Dalla candidatura al
riconoscimento uneSCo
A. Andreetta

SEZIONE 1
SCAVO E STRUTTURE DI ABITATO | ARCHAEOLOGICAL EXCAVATION AND STRUCTURES

27 Le palafitte: definizione e caratteristiche di un fenomeno complesso attraverso alcuni casi


di studio
M. Baioni, G. Leonardi, L. Fozzati, N. Martinelli
43 neolithic and Bronze Age bog settlements in the Federsee basin (Baden-Württemberg,
Germany)
H. Schlichtherle
57 Pile dwellings at Ljubljansko barje (Slovenia): form and organization
A. Velušček

SEZIONE 2
DENDROCRONOLOGIA | DENDROCHRONOLOGY

67 Dendroarchaeology between teleconnection and regional patterns


N. Martinelli, K. Čufar, A. Billamboz
79 Current dendroarchaeology in north-eastern Switzerland. Approaches and concepts
N. Bleicher, M. Burger
SEZIONE 3
CONSERVAZIONE E TUTELA | PRESERVATION AND PROTECTION

89 observations on the application of World Heritage principles to the management of the


prehistoric pile dwellings around the Alps
M. Gowen
101 I siti umidi del Laghetto della Costa di Arquà Petrarca e delle Valli di Fimon: problematiche
e proposte di tutela per “un’eredità” di fine ottocento e novecento
e. Bianchin Citton, C. Balista, N. Martinelli
111 Fiavé 40 anni dopo. Diagnostica sulle strutture palafitticole delle aree di scavo Perini
conservate in situ
P. Bellintani, C. Dal Rì, N. Macchioni, B. Pizzo, C. Capretti, N. Degasperi, N. Morandi
119 Lake Bolsena (Viterbo). Protection and enhancement of the underwater archaeological
heritage
P. Petitti, F. Rossi
127 Conservazione del legno archeologico imbibito: il laboratorio della Soprintendenza
B. Grassi, R. Mella, A. Gasparetto, I. Perticucci

SEZIONE 4
VALORIZZAZIONE | ENHANCEMENT

135 Sommerse, nascoste e inaccessibili: la sfida della valorizzazione


M. Abbiati, B. Grassi, C. Mangani
143 Presentation of the protective system eureka/eurocare e!1586 Arch-in-situ: experience from
Han Yang Ling Museum in Xi.an for Lake Dwellers archaeology presentation in situ
M. Kovač
147 Fiavè: la valorizzazione
P. Bellintani, L. Moser
155 Protezione e valorizzazione dei siti palafitticoli dell’arco alpino: come salvare l’effimero e
come mostrare l’invisibile?
P. Corboud

SEZIONE 5
AMBIENTE | ENVIRONMENT

167 Introduzione allo studio stratigrafico e paleoecologico dei laghi intramorenici del Garda
C. Ravazzi, F. Badino, L. Castellano, D. de Nisi, G. Furlanetto, R. Perego, M. Zanon, M. Dal
Corso, M. De Amicis, G. Monegato, R. Pini, F. Vallé
185 The early Bronze Age pile dwelling of Lucone lake (site D): preliminary report on
archaeozoological data
F. Bona
195 The analysis of faunal remains from sectors A and e of the pile dwellings at Lavagnone
J. De Grossi Mazzorin, A.M. Solinas
POSTERS

SeZIoNe 1 | SCAVo e STRuTTuRe DI ABITATo | ARCHAeoLoGICAL exCAVATIoN AND STRuCTuReS

207 Men and lakes. Spatial and functional correlation in the latest phases of Villaggio delle
Macine
K. F. Achino, M. Angle, F. Micarelli
209 L’utilizzo delle specie arboree nella palafitta del Lucone D (Brescia)
M. Baioni, N. Martinelli, o. Pignatelli, D. Voltolini
211 Stansstad Kehrsiten: archaeobiological investigations of a pre-Alpine neolithic lake shore
site in Switzerland
C. Brombacher, H. Hüster Plogmann, A. Rehazek
214 Progetto e realizzazione dell’impianto per fotografie zenitali presso lo scavo del Lucone di
Polpenazze operato dal Gruppo Grotte Gavardo
e. Ferraresi, G. Gratton, P. Spinelli
216 Le palafitte delle grotte dell’Angelo a Pertosa (Salerno)
F. Larocca
218 Characteristic structural elements in early Bronze Age settlements in the lower Garda area
of Lombardy: the “notched” piles of Bande di Cavriana (Mn)
A. Piccoli
221 Lucone di Polpenazze: il sistema informativo dello scavo. obiettivi, strumenti e metodologie
T. Quirino
223 The pile dwelling villages in the Municipality of Garda
e. Varalta
225 Wood exploitation in the Bronze Age architecture along the shores of the Lake Garda: the
wooden species used in the Peschiera-Belvedere pile-dwelling village
e. Varalta, L. Fozzati, N. Martinelli, o. Pignatelli
227 Mind the gap(s): Micromorphological investigations on site manipulation and destruction
in lake dwellings
Ph. Wiemann

SeZIoNe 1BIS | MATeRIALI | FINDS

231 La palafitta di Arquà Petrarca alla luce degli scavi Cordenons 1886 e 1901 (collezioni dei
Musei Civici di Padova)
S. Boaro
233 Appunti e tracce di catene operative per la produzione di manufatti foliati bifacciali
G. Chelidonio
237 Tin alloys smelting from subalpine pile dwellings: the evidence from the collections of the
Pigorini Museum (Rome)
C. Giardino, A. Serges, G. Paternoster
239 Analisi preliminare delle catene operative dell’industria litica del Lucone di Polpenazze,
area D: riproduzione sperimentale di una cuspide di freccia
C. Longhi, P. Spinelli
243 Attrezzi e contenitori lignei neolitici di Palù di Livenza
R. Micheli, M. Rottoli
246 una nuova tavoletta da Cattaragna (Lonato, BS)
C. Mangani

SeZIoNe 2 | DeNDRoCRoNoLoGIA | DeNDRoCHRoNoLoGy

251 Dating of the pile dwellings at the Ljubljansko barje, Slovenia. The situation in 2012
K. Čufar, A. Velušček

SeZIoNe 3 | CoNSeRVAZIoNe e TuTeLA | PReSeRVATIoN AND PRoTeCTIoN

255 Restauro conservativo e soluzione espositiva di un manufatto tessile in lino dal Lucone di
Polpenazze (BS)
T. Benzi
256 Reperti in legno umido o imbibito. Conservare piccoli manufatti con il metodo della
liofilizzazione
A. Di Giovanni
258 Reperti in legno umido o imbibito. Le prime pratiche conservative dopo il recupero sullo
scavo: imballaggio temporaneo e pulitura di piccoli manufatti
A. Gasparetto, I.B. Perticucci
260 new textile find from Lucone di Polpenazze (BS)
M. Gleba, M. Baioni

SeZIoNe 4 | VALoRIZZAZIoNe | eNHANCeMeNT

265 Desenzano del Garda (BS), Gavardo (BS), Polpenazze del Garda (BS): i progetti di
valorizzazione delle palafitte del Garda bresciano
M. Baioni, C. Mangani
267 The “Palafitte nel cassetto dei ricordi”. 1929 – 2009: 80 Years of Archaeology in the Ledro
Valley
A. Fedrigotti
269 La collezione di Giovanni Capellini al Museo Civico Archeologico di Bologna. Materiali da
siti palafitticoli
L. Minarini
271 Bartolomeo Gastaldi e la scoperta dei siti perilacustri in Italia: il Lagone di Mercurago
(Arona, no), 1860-1866
F. Rubat Borel
274 The routes of the Lake Dwellings. The ancient tracks of the Ledro Valley (Trento, northern
Italy)
L. Scoz, A. Fedrigotti
276 Pile dwellings, school and cooperation
R. Scandolari, S. Ricci, L. Scoz
INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e

SeZIoNe 5
PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

CeSARe RAVAZZI(1), FeDeRICA BADINo(2), LoReNZo CASTeLLANo(3), DIeGo De NISI(4),


GIuLIA FuRLANeTTo(1)(2), ReNATA PeReGo(1), MARCo ZANoN(5), MARTA DAL CoRSo(5),
MATTIA De AMICIS(2), GIoVANNI MoNeGATo(6), RoBeRTA PINI(1), FRANCeSCA VALLé(2)
(1)
C.N.R. - Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali. Gruppo di Ricerche Stratigrafiche Vegetazione, Clima,
uomo. Laboratorio di Palinologia e Paleoecologia, Milano; (2) Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra,
università di Milano-Bicocca; (3) Institute for the Study of the Ancient World, New york university; (4) Dipartimento di
Scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare (VeSPA), università di Milano;
(5)
Institute of Pre- and Proto-history. Department of Archaeobotany. Kiel university (Germany); (6) C.N.R. – Istituto di
Geoscienze e Georisorse, Padova; (7) Center for Marine environmental Sciences. university of Bremen

1. L’ANFITeATRo GLACIALe DeL GARDA e I SuoI ARCHIVI


LACuSTRI INTeRMoReNICI

Nel corso del Quaternario, l’area oggi occupata dalla


conca del Lago di Garda è stata raggiunta a più riprese
dal più grande dei ghiacciai alpini italiani. Anche il suo
sistema morenico terminale (fig. 1) è il più esteso tra
quelli costruiti al margine meridionale delle Alpi, e si è
sviluppato durante più glaciazioni. L’interpretazione cro-
nostratigrafica della storia glaciale del Garda è oggetto
di controversie a partire dall’opera di Penck e Brückner
(1909), ma soltanto Cremaschi (1987), Ferraro (2009) e
Ravazzi et al. (2014), Monegato et al. (2017) riportano
dati cronologici. Secondo questi autori, gran parte del
sistema morenico sarebbe da attribuire all’ultima glacia-
zione. Depositi di età più vecchia sono presenti soprat-
tutto nel settore occidentale in territorio bresciano1. Tutti
i bacini che contengono depositi lacustri affioranti in su-
perficie, ancorché disseccati naturalmente, o bonificati
artificialmente, ricadono all’interno dell’area che Crema-
schi (1987) attribuisce all’ultima glaciazione. Le caratte-
ristiche fisiche dei bacini presi in considerazione nel Figura 1. L’anfiteatro morenico del Garda. Sono indicati i laghi
presente lavoro sono presentate in tab. 1. intermorenici e in particolare i laghetti oggetto di studio (vedi
anche tabella 1).
Gran parte delle successioni sedimentarie lacustri
contenute in questi bacini si estende indietro nel tempo
fino all’ultimo Tardoglaciale, cioè alla fase tarda (18.000
– 11.700 anni cal BP) dell’ultima glaciazione, durante la più esterna dell’anfiteatro. Questi archivi contengono
quale i ghiacciai, dopo aver abbandonato le posizioni perciò una documentazione della storia ambientale, cli-
culminali raggiunte nell’ultimo Massimo Glaciale (circa matica e archeologica degli ultimi 21 / 18 mila anni circa
28-21 ka cal BP), avevano anche già liberato la parte (vedi tab. 1).

1
Depositi glaciali e fluvioglaciali precedenti all’ultima glaciazione sono lacustri noti sono sepolti da susseguenti corpi glaciali o fluvioglaciali,
presenti alla collina di Ciliverghe, costituiscono l’allineamento more- come è il caso delle successioni lacustri del Cimitero di Salò e di Bu-
nico di Carpenedolo, e formano il settore esterno occidentale dell’an- rago.
fiteatro tra Gavardo e Calcinato. Si noti che in quest’area i bacini

167
CeSARe RAVAZZI eT AL.

origine del bacino Archivio Massima profondità carotaggi Depositi ar-


Quota Sup Profondità
Nome (genesi della conca e naturale studiati (p) e numero data- cheologici Bibliografia
s.l.m. (ha) (m)*, **
della soglia) studiato zioni radiocarboniche (R) preistorici
Lago del Frassino 74 30 15,2* intermorenica 16 - 0 ka p 25 m, R = 7 N-B Baroni et al. 2005
Laghi di
280-285 12,5 8* intermorenica non studiato / ? /
Sovenigo
Lago di Castellaro
100 11,1 5,2* intermorenica 5 ka - 0 p 5 m, R = 3 B Dal Corso 2018
Lagusello
Stagno del sbarramento morenico + Arpenti et al. 2004; De Marinis et
101 7 0;1* - 0** 17 - 3 ka p 8 m, R = 10 (R) B
Lavagnone subsidenza al. 2005; Vallè 2009; Zanon 2009
Badino et al. 2011; Baioni et al.
Lago Lucone 250 9,5 0;3* - 0** intermorenica ca 30 - 0 ka p 52 m, R = 5 (N) B 2007; Ravazzi et al. questo lavoro;
Valsecchi et al. 2006
La Polada 159 0,9 0** intermorenica ca 17 - 3 ka p 4 m B Ravazzi et al. 2013
Paùl di (carsismo?), escavazione
105 6,7 0 - 1** 17.5 - 0 ka p 10 m, R = 5 (R) Baroni 2007; Ravazzi et al. 2014
Manerba + sbarramento morenico
Stagno di
190 0,8 0;2* - 0** intermorenica ca 16 - 0 ka p 4,7 m ? Grüger 1968
Saltarino
sovraescavazione + sbar-
Lago di Garda 56 37000 346** 2 - 0 ka short corings, R > 10 N-B De Marinis 2000; Milan et al. 2017
ramento morenico

Tabella 1. Caratteristiche fisiche e stratigrafiche di alcuni bacini lacustri dell’area benacense considerati nel presente lavoro. (*)
Dati storici da Stegagno (1907); (**) Situazione attuale. Si noti che il Laghetto di Paùl di Manerba è stato oggetto di un recente
(2011) intervento di ripristino, con creazione di un bacino di profondità 1 m. N = Neolitico; R = età del Rame; B = età del Bronzo.

Lo studio stratigrafico dei piccoli laghi intermorenici, - la storia dell’ambiente, della vegetazione, del clima
dopo un promettente avvio negli anni sessanta e set- e oscillazioni lacustri tra il Tardoglaciale e l’olocene;
tanta del secolo scorso, in concomitanza con indagini - la storia dell’insediamento e delle attività dell’uomo –
polliniche-paleobotaniche (BeuG 1964; BeRToLDI 1968; dagli abitati in ambiente asciutto alle palafitte, ai cen-
GRüGeR 1968; FoLLIeRI 1969) e archeologiche stratigra- tri urbani di età protostorica e storica.
fiche (BARICH 1981; PeRINI 19812), ha ricevuto nuovo im- Il presente lavoro presenta un saggio introduttivo
pulso nell’ultimo decennio, grazie alle attività di vari enti: sulle potenzialità dello studio stratigrafico dei laghi
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, chiusi benacensi, con vari esempi. Si premettono alcune
Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali – Sezione di informazioni sulla classificazione di terreno e la nomen-
Archeologia dell’università di Milano, e musei aderenti clatura di questi depositi – con particolare riguardo ai
alla rete MA_net (Museo Archeologico della Valle Sab- tipi biochimico-biogenici – che potranno essere di utilità
bia, Museo Civico Archeologico “G. Rambotti” Desen- per tutti coloro che si occupano della loro caratterizza-
zano D.G., Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). zione. Lo studio di queste proprietà è alla base dell’ana-
Gli scavi archeologici in corso nell’ultimo decennio lisi di facies delle successioni lacustri, che però resta al
hanno dato impulso alle ricerche stratigrafiche, in parti- di fuori dei limiti del presente lavoro.
colare quelli presso il Lucone D (BAIoNI eT AL., questo vo-
lume), e il Lavagnone (De MARINIS 2002). Si segnalano 2. LAGHI INTeRMoReNICI A SeDIMeNTAZIoNe CARBoNATICA.
anche le attività di promozione del sito uNeSCo “Pala- NoMeNCLATuRA e CARATTeRIZZAZIoNe DeI DePoSITI
fitte circumalpine”. In questi ambiti, il Laboratorio di Pa-
linologia e Paleoecologia del C.N.R. – IDPA (http:// La sedimentazione naturale degli ambienti lacustri è
palinologia.disat.unimib.it), ha attivato una linea di ri- scarsamente studiata a sud delle Alpi, tant’è che manca
cerca sugli archivi stratigrafici nei laghi intermorenici del una sintesi aggiornata sulla classificazione dei depositi
Garda, finalizzata alla ricostruzione della storia ambien- in lingua italiana. Ancora più difficoltosa è una sistema-
tale, climatica e agro-pastorale della regione a partire zione che tenga conto dei depositi antropogenici che
dall’ultima glaciazione. partecipano alle successioni sedimentarie di questi ba-
Gli archivi contenuti nei depositi dei piccoli laghi cini.
senza emissario (laghi chiusi) dell’anfiteatro glaciale Limitando l’argomento ai piccoli laghi (shallow lakes),
gardesano forniscono informazioni su molteplici eventi chiusi e a sedimentazione prevalentemente carbonatica,
ambientali, climatici e culturali: che caratterizzano l’anfiteatro benacense, i concetti di
- le fasi stadiali dell’ultima glaciazione; riferimento si possono ricavare dai seguenti lavori di se-
- la deglaciazione; dimentologia degli ambienti limnici: Wasmund (1930),

2
Per un quadro bibliografico sull’età del Bronzo in area gardesana si
veda AA.VV. 1982; De MARINIS 2000.

168
INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

Figura 2. Schema di classificazione dei depositi lacustri e palustri naturali (spiegazione nel testo; da KuKAL 1971; RICCI LuCCHI
1980; DeAN, FouCH 1983; SCHNuRReMBeRGeR eT AL. 2003; con modifiche).

Kukal (1971), Merkt et al. (1971), Kelts e Hsü (1978), nulometrica delle rocce clastiche (argilla, limo/silt, sab-
West (1977), Ricci Lucchi (1980), Fouch e Dean (1982), bia, ghiaia, ecc.); gli equivalenti litificati si ottengono ag-
Dean e Fouch (1983), Aaby e Berglund (1986), Talbot e giungendo il suffisso –ite per le rocce clastiche (argillite,
Allen (1996), Hakanson e Jansson (2002), Schnurrem- siltite, arenite) e anche per alcuni tipi di rocce biogeni-
berger et al. (2003) e Gierlowski-Kordesch (2010). che (diatomite); mentre per le rocce carbonatiche di
una classificazione macroscopica dei depositi lacu- precipitazione chimica litificate si adotta la nomenclatura
stri, facilmente utilizzabile anche sul terreno, si può ba- specifica (FoLK 1980; BoSeLLINI eT AL. 1989; GIeRLoWSKI-
sare sui seguenti criteri (fig. 2): KoRDeSCH 2010). Lo stato di consistenza del fango di-
1) La distinzione di componenti clastici (detritici) al- pende soprattutto dal contenuto di acqua, che può
loctoni, cioè trasportati come particelle solide dal- essere stimato e caratterizzato tramite misure di perdita
l’esterno dei bacini (fig. 3a); componenti chimici, al fuoco (Loss on Ignition). La LoI consente infatti di de-
prodotti dalla precipitazione inorganica all’interno della terminare il contenuto di acqua igroscopica e di metterlo
colonna d’acqua (componenti chimici autigeni, fig. 3c) in relazione con la densità relativa, con le sue variazioni
o successivamente alla deposizione (componenti chi- e con l’abbondanza di componenti organici non piroge-
mici diagenetici); componenti biogenici, costituiti da netici, che di regola sono fortemente igroscopici (FöL-
resti prevalentem. inorganici di organismi (conchiglie, DVARI 2011). Anche in assenza di queste determinazioni
oogoni, strutture scheletriche) e resti prevalentem. orga- quantitative strumentali, è utile qualificare lo stato di con-
nici (soprattutto resti microscopici di alghe e dovuti a sistenza del fango, che varia tra solido, plastico, liquido
fine frammentazione / decomposizione; resti macrosco- in relazione all’indice dei vuoti del sedimento e allo stato
pici di piante dette macrofite e loro grado di frammen- di saturazione d’acqua (si veda ad es. BeRARDI 2013, per
tazione; da integrare con il criterio botanico discusso al ulteriori informazioni sulle proprietà geotecniche dei ma-
punto 3). teriali fini). una peculiare proprietà di taluni fanghi lacu-
2) Lo stato di consolidamento: si impiega il termine stri ricchi di colloidi organici e di acqua è una elevata
fango (mud) per tutti i depositi incoerenti non clastici non elasticità. essa deve essere annotata sul terreno.
induriti di grana inferiore alla sabbia e ricchi di acqua, 3) Il criterio botanico per i resti macroscopici: si ot-
specificandone i componenti (ad es.: fango organico). tiene dalla composizione botanica e dallo stato di fram-
Per i depositi clastici non induriti si impiega la scala gra- mentazione dei resti vegetali più abbondanti, riconoscibili

169
CeSARe RAVAZZI eT AL.

Inoltre è invalso l’uso improprio di indicare come “torba”


(peat), qualsiasi deposito organico. Ciò dipende da una
insufficiente conoscenza della componente chimica e
biogenica prodotta dagli ecosistemi terrestri e da quelli
delle acque interne, le quali, come si è visto, possono
essere distinte anche sul terreno, almeno ai fini di una
caratterizzazione qualitativa e per orientare ulteriori de-
terminazioni chimiche di laboratorio.
Alcune precisazioni su tipi sedimentari di riferimento
sono discusse qui di seguito.
Gyttja – È un fango organico di origine planctonica,
deposto in ambiente limnico debolmente ossidante (WA-
SMuND 1930; KuKAL 1971). È composto in gran parte da
componenti biogenici organici prodotti dalle alghe che
Figura 3: Alcuni esempi di depositi lacustri tipici dei laghetti fioriscono nell’epilimnio (strato superficiale della colonna
intermorenici benacensi. Da sinistra: (a) Limi laminati di fusione d’acqua) sempre in “acque aperte”, cioè al di sotto di
glaciale, Tardoglaciale, Paùl di Manerba; (b) Gyttja carbona-
una colonna d’acqua libera, non invasa dalla vegeta-
tica laminata, Tardoglaciale Paùl di Manerba; (c1-c) Carbonati
di precipitazione chimica (= marl), olocene superiore, Paùl di zione macrofitica, e più spesso con acque eutrofiche.
Manerba; (d) Sapropel ovvero “polmone”, olocene antico; Lu- Le macrofite possono però partecipare al fango organico
cone di Polpenazze; (e) Gyttja carbonatica, olocene medio, limnico, come nelle formazioni emerse galleggianti di
Lucone di Polpenazze; (f) Gyttja a najas e Trapa nella se- ninfee e di castagne d’acqua (Trapa natans) oppure
quenza a bande nell’olocene medio, Lavagnone. quelle sommerse di najas, assai comuni nei depositi
dell'anfiteatro gardesano (fig. 3f). In questi casi si può
adottare il termine di gyttja detritica, essendo il termine
con una lente sul terreno o tramite setacciatura. Nella bi- “detrito” impiegato non solo per i materiali inorganici
bliografia internazionale questo criterio è poco usato per clastici, ma anche per i frammenti macroscopici di ma-
via della difficoltà tecnica di identificare i resti vegetali sul teriale vegetale. Alcuni autori (MeRKT 1971; SCHNuRReM-
terreno. Tuttavia un’analisi paleobotanica - sia pure spe- BeRGeR eT AL. 2003) hanno argomentato contro l’impiego
ditiva - può fornire informazioni basilari sull’ambiente di del termine gyttja, per via del diffondersi di classificazioni
accumulo dei depositi organici (torba a Phragmites, a miste, a loro dire fuorvianti (ad es. gyttja carbonatica,
Carex, ecc.) e biochimico-organici, in cui la sedimenta- gyttja sabbiosa) e propongono di sostituirlo con sapro-
zione delle piante fornisce la massa del sedimento (gyttja pel. Queste argomentazioni non sono condivisibili in
carbonatica a piastre di Potamogeton, fig. 4) o l’impalca- quanto: (a) il termine sapropel, secondo la sua defini-
tura del sedimento (framestone di briofite). zione originale (WASMuND 1930), indica una diversa ti-
4) La determinazione del colore tramite le tavole Mun- pologia di fango organico, e la distinzione gyttja/sapro-
sell, incluse le tavole relative ai gley, fornisce significative pel merita di essere mantenuta (vedi sotto); (b) nei laghi
informazioni sull’abbondanza e lo stato di ossido-ridu- aperti che ricevono immissari importanti, l’alternanza e
zione dei minerali di ferro nel deposito, importanti per lo la commistione di componenti organici limnici e clastici
studio dell’ecologia del microambiente di sedimenta- è frequente; (c) i depositi di gyttja si associano spesso
zione e la sua storia diagenetica (HAKANSoN, JANSSoN agli abitati palafitticoli, in posizione near / off site (fig.
2002). L’identificazione dei colori molto scuri dei depositi 12), in condizioni che nulla hanno a che vedere con la
organici può risultare inesatta o inefficace per via del li- sedimentazione anossica del sapropel.
mite di sensibilità dell’occhio umano, e, viceversa, i colori Sapropel – Si tratta di un fango organico deposto in
dei carbonati possono risultare troppo tenui per una condizioni anossiche, fetido, tipicamente non bioturbato.
identificazione certa (si veda il recente approccio spet- In origine, il termine si applicava ai detriti di macrofite
trocolorimetrico di DeBReT eT AL. 2011). deposti in condizioni anossiche (WASMuND 1930; KuKAL
La figura 2 fornisce lo schema di classificazione di 1971); oggigiorno è impiegato per indicare un fango or-
terreno che verrà impiegato nel presente lavoro. Si deve ganico anossico di ambiente marino. Merkt (1971) e
evitare l’uso improprio di “prendere in prestito” la no- Schnurremberger et al. (2003) propongono di impiegare
menclatura delle rocce clastiche per denominare qual- il termine per ogni tipo di fango organico fine. Questa
siasi sedimento fine. Nei lavori in lingua italiana è comune proposta, che introduce ulteriori elementi di confusione,
l’impiego erroneo dei termini argilla e limo per indicare non è condivisibile (cfr. sopra).
fanghi non clastici. Così, i fanghi carbonatici di precipi- Dy – È uno speciale tipo di fango organico ricco di
tazione chimica sono talora indicati come “limi bianchi”. colloidi organici e perciò elastico, derivante da sedimen-

170
INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

limnici e quelli palustri della categoria dei tufa, in cui


l’azione degli organismi è importante (FoRD, PeDLey
1996). In questi casi si associano ambienti di sorgente
(spring tufa) e contesti archeologici connessi con il culto
dell’acqua (cfr. BANINo eT AL. 2005; SIMoNoTTI 2005).
Concludiamo che il contributo biogenico ai fanghi car-
bonatici è particolarmente importante negli shallow
lakes e non può essere trascurato. A nostro avviso, per-
tanto, il termine deve conservare il suo significato gene-
rico. La caratterizzazione delle componenti chimica e
biochimica del fango carbonatico richiedono ulteriori
studi in sezione sottile o micro-morfoscopici per com-
prendere il ruolo degli organismi nella formazione del
Figura 4. Gyttia carbonatica a piastre incrostate su foglie di fango carbonatico.
Potamogeton. olocene medio, Lavagnone.
3. LA SToRIA AMBIeNTALe e BIoSTRATIGRAFICA DeLLA VeGe-
TAZIoNe TeRReSTRe NeLL’AReA BeNACeNSe
tazione algale, ma caratterizzato dalla abbondanza di
acidi umici (VoN PoST 1862; WeST 1977). È diagnostico un ogni regione è caratterizzata da una dinamica ve-
rapporto C/N > 10. La sua identificazione sul terreno non getazionale e ambientale a lungo termine (long-term
è agevole. un esempio di dy è nel cap. 4.3 e in fig. 3d. dynamics) che la distingue, per ragioni climatiche, eco-
Torba (= peat) – È un accumulo di piante macrofiti- logiche e storico-archeologiche, dalle aree adiacenti. Al-
che in situ, cioè nel luogo di vita. Non essendo soggetta l’interno di un’area omogenea (bioprovincia) il contenuto
a trasporto, la torba non è un deposito sedimentario, ma pollinico dei sedimenti consente di riconoscere una
è in realtà un deposito sedentario (WeST 1977). L’uso del serie di eventi che suddividono la sequenza di vegeta-
termine “torbe sedimentarie” (BALISTA, LeoNARDI 1996) zione in intervalli più omogenei per composizione e ab-
per indicare accumuli di torba rimaneggiati non è ac- bondanza dei tipi pollinici dominanti, siano essi relativi
colto dalla nomenclatura internazionale ed è fonte di agli ambienti forestali oppure a quelli erbacei (cereali e
confusione. La torba si accumula in ambiente terrestre altre piante antropogeniche). Queste suddivisioni pren-
oppure in ambiente telmatico, cioè in condizioni inter- dono il nome di zone polliniche regionali.
medie di oscillazione della tavola d’acqua tra il suo li- In fig. 5 è presentata una sintesi della storia della ve-
vello minimo e massimo (ad esempio nei canneti); lungo getazione dell’area benacense negli ultimi 17 mila anni.
sponde ripide si possono talora incontrare anche torbe È stata ottenuta correlando i principali siti finora indagati
limniche (deposte ben al di sotto del limite di oscilla- (cfr. Tab. 1) e calibrando la cronologia tramite datazione
zione, in acque aperte). La classificazione delle torbe si radiocarbonica e periodizzazione archeologica. Para-
basa sulla loro composizione botanica e sugli intergradi dossalmente le vicende che seguono alla deglaciazione
con altri tipi di depositi (ad es. torba sabbiosa nelle lan- (20/17,5 mila anni fa circa) sono meglio note (RAVAZZI eT
che fluviali). AL. 2014; VALSeCCHI eT AL. 2006) rispetto alla storia olo-
Fango carbonatico (= marl, craie lacustre, fig. 3c) – cenica (ARPeNTI eT AL. 2002; RAVAZZI, PINI 2013) e in par-
È una denominazione generica, che si limita a rilevare ticolare a quella degli ultimi 3 millenni. Vi sono infatti due
la dominanza di carbonati non clastici nel sedimento, soli studi lito- e palinostratigrafici di dettaglio che docu-
senza distinguere tra la componente chimica e quella mentano le trasformazioni del paesaggio e le attività
biogenica. Schnurremberger et al. (2003) rilevano che agricole dopo il declino degli ambienti palafitticoli della
tale distinzione è pressoché impossibile sul terreno, ma, antica e media età del Bronzo (fig. 14, FuRLANeTTo eT AL.
poichè ritengono che la dominanza di carbonati bioge- in preparazione; DAL CoRSo eT AL. in preparazione). La
nici sia rarissima nei laghi, deliberatamente associano il maggior parte delle successioni lacustri, infatti, sono
termine carbonate sediments alla componente chimica. troncate in alto dalle cave di torba del xIx-xx secolo,
Questi autori trascurano il contributo biogenico fornito nonché dalle bonifiche e dalle sistemazioni agricole,
dalle incrostazioni sulle foglie delle macrofite (altresì anche recenti.
dette piastre, plaques, si veda MAGNy 2004, e fig. 4), dai
molluschi, e, soprattutto, dai microrganismi nello svi- 4. ALCuNI CASI IN STuDIo
luppo di ooidi e tubi di spiaggia (tubes). Infine, negli an-
fiteatri glaciali lombardi abbiamo rilevato con frequenza Nei capitoli che seguono sono presentati casi di stu-
tipi di carbonati continentali transizionali tra gli ambienti dio opportunamente scelti lungo la sequenza cronolo-

171
CeSARe RAVAZZI eT AL.

Figura 5. Schema biostratigrafico generale e sintesi per la sto- Figura 6. La successione stratigrafica evidenziata dalla perfo-
ria della vegetazione del basso anfiteatro benacense a partire razione profonda eseguita nel settore centrale del bacino del
dall’ultima glaciazione. Lucone – stagno occidentale – allo scopo di raggiungere il
fondo del riempimento del bacino. È rappresentata la curva di
suscettività magnetica e, sulla destra, la composizione petro-
grafica della frazione sabbioso-ghiaiosa. Lavoro realizzato con
gica degli ultimi 30 mila anni della storia ambientale be- il supporto del Progetto di Studio e valorizzazione area archeo-
nacense. Gli studi sono tratti da pubblicazioni recenti o logica Lucone D - Complesso Palafitticolo di Lago Lucone.
presentano ipotesi di lavoro in corso di elaborazione da
parte degli autori del presente contributo, nel quadro
delle attività del Laboratorio di Palinologia e Paleoeco-
logia del C.N.R. – IDPA. eT AL. 2011) del margine alpino italiano, potrebbero ini-
ziare 30/27 mila anni fa.
4.1. SeDIMenTAzIone CLASTICA DI ConTATTo GLACIALe Du- Nel bacino del Lucone di Polpenazze è stata recu-
RAnTe L’uLTIMA GLACIAzIone perata una carota che contiene la storia del lago a par-
tire dalla deposizione della morena che lo delimita
I laghi situati nel settore più esterno dell’anfiteatro, e esternamente. I depositi glaciali appartenenti a questa
connessi al cordone più elevato di Solferino-Lonato-Pol- fase sono stati raggiunti a 49 m di profondità. Seguono
penazze del Garda, contengono gli archivi più lunghi, tre distinte fasi deposizionali di contatto glaciale e flu-
che iniziano già nelle prime fasi culminanti dell’ultima vioglaciali (fig. 5) durante le quali il ghiacciaio costruì la
glaciazione. Si tratta in particolare dei bacini di Polada, morena interna, si ritirò temporaneamente, e ritornò poi
di Lucone di Polpenazze, di Soiano e di Sovenigo. I livelli ad alimentare nuovamente il bacino con le sue acque di
lacustri più profondi non sono ancora stati datati, ma, in fusione. Lo studio petrografico della frazione sabbioso-
base alle età disponibili in altri sistemi glaciali (Taglia- ghiaiosa indica una provenienza dai bacini del Chiese
mento, MoNeGATo eT AL. 2007) e fluvioglaciali (MoNeGATo e del Sarca, con input limitato dal bacino dell’Adige, in

172
INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

Figura 7. Durante una fase avanzata dell’ultima glaciazione la Rocca di Manerba fu lambita dal ghiacciaio gardesano (a); a se-
guito del collasso del ghiacciaio, si formò il laghetto di Paùl di Manerba; a partire da circa 17.5 mila anni fa, l’apporto di acque
di fusione glaciale cessò (b). Vedi figg. 3a e 8.

accordo con la posizione marginale destra del bacino scompare la frazione clastica limosa, scompaiono i fos-
del Lucone rispetto al flusso glaciale. sili rimaneggiati e compaiono alghe d’acqua dolce di
La stratigrafia profonda del lago Lucone fornisce specchio d’acqua limpido. L’età di questo evento (17.5
dunque indicazioni sulla sequenza di eventi che porta- ± 0.3 mila anni cal BP) è fornita da un seme di olivello
rono alla edificazione del settore altimetricamente più spinoso (Hippophaë rhamnoides) che giace proprio al
elevato dell’anfiteatro, chiarendo che i rispettivi cordoni di sopra del livello 595 cm. La storia della vegetazione
morenici sono relativi a due distinte avanzate durante la pioniera della Rocca di Manerba dopo il ritiro del ghiac-
medesima glaciazione invece che a due glaciazioni di- ciaio è descritta in RAVAZZI et al. (2014).
stinte, una questione più volte dibattuta dagli autori pre-
cedenti. 4.3. IL FAnGo oRGAnICo eLASTICo (DY) DePoSTo neLLA
PRIMA MeTà DeLL’oLoCene
4.2. LA DeGLACIAzIone e LA TRAnSIzIone ALLA SeDIMen-
TAzIone CHIMICA e BIoGenICA neL LAGHeTTo DI PAùL DI Gli agricoltori del basso Garda indicano con il cu-
MAneRBA rioso nome di “polmone” un fango organico elastico,
molto ricco d’acqua (80%, cfr. fig. 6), ocraceo scuro, de-
Nelle fasi terminali dell’ultima glaciazione la Rocca bolmente fetido, organizzato in sottili lamine piano-pa-
di Manerba costituiva un’emergenza rocciosa circon- rallele, privo di macrofossili, che richiama la consistenza
data dal ghiacciaio del Garda, che era attestato a quota e l’aspetto del tessuto polmonare. All’osservazione dei
120 m sul livello del mare (fig. 7). La deposizione alla piani di strato manca ogni evidenza di macrofite, salvo
fronte del ghiacciaio, poco prima di 17.5 ± 0.3 mila anni sporadici frammenti di najas. È distintiva la sua marcata
cal BP, formò un cordone morenico che orla il colle di elasticità, che suggerisce l’abbondanza di colloidi orga-
Manerba, la Rocca e il Sasso (BARoNI 2007; RAVAZZI eT nici. Stupisce la scarsità di carbonati (fig. 9), che sono
AL. 2014) e, subito dopo il suo ritiro, formò un laghetto sempre un componente importante, sia pur accessorio,
che fu alimentato dalle acque di fusione glaciale prima nelle gyttja (cfr. fig. 3e-f e 10) e il rapporto C/N > 10, in-
del collasso del ghiacciaio al di sotto della falesia del dicativo della abbondanza di acidi umici, al contrario
Sasso di Manerba. L’archivio sedimentario conservato delle gyttja. L’assenza di bioturbazione e di macrofite,
nel riempimento di questo lago documenta il momento unitamente al motivo laminato persistente, suggeriscono
(17.5 ± 0.3 mila anni cal BP, livello 595 cm in fig. 8) in un ambiente limnico stabile di acque aperte, con impor-
cui cessò l’apporto di limo glaciale (deposito clastico) tanti fioriture algali, conseguente decantazione di mucil-
ed iniziò la sedimentazione di fango carbonatico chi- laggini e un’interfaccia acqua-sedimento in condizioni
mico e biogenico. Prima del livello 595 cm, nel sedi- anossiche. L’analisi palinologica-limnologica (in partico-
mento sono presenti cisti di dinoflagellati di età cretacea lare lo studio dei non Pollen Palynomorphs) ha stabilito
ed eocenica, erosi dal ghiacciaio nel bacino a monte e che Botryococcus è la principale alga verde, indicativa
liberati dalla acque di fusione glaciale. Subito dopo di acque aperte eutrofiche, e di una elevata produttività.

173
CeSARe RAVAZZI eT AL.

Figura 8. La storia ambientale registrata nella sedimentazione del laghetto di Paùl della Rocca di Manerba al momento (17,5
mila anni fa) della disattivazione del fiume che portava le acque di fusione del ghiacciaio (livello 595 cm) e nei tre millenni che
seguono, tra 17,5 e 14,0 mila anni fa (spiegazione nel testo).

Il polmone viene alla luce in profondità nei bacini lacustri pollinica del dy gardesano - in particolare la codominanza
prosciugati, in occasione della pulizia di fossati e di di querce caducifoglie e nocciolo (fig. 9) - è propria del
scavi per bonifiche. Si tratta di un dy (fig. 3d e 9) messo Boreale e della prima metà dell’Atlantico. Questo inter-
in luce da varie prospezioni di carotaggio nei laghetti vallo corrisponde ad una fase di alti valori di δ13C nella
basso gardesani (Lavagnone, Lucone di Polpenazze, registrazione isotopica del Lago del Frassino (BARoNI eT
Polada, Castellaro Lagusello), ma non nel laghetto di AL. 2006). Tutto ciò indica che il dy rappresenta una fase
Paùl di Manerba e nel Lago del Frassino. Riteniamo che antica e medio-olocenica di alto stazionamento dei laghi,
rappresenti un importante momento climatico nella sto- caratterizzato da elevate precipitazioni, elevata produtti-
ria dei laghetti intermorenici, tuttora poco studiato. Il dy vità, limitata evaporazione, ridotte oscillazioni del livello
è normalmente privo di carbonati, anche se a Bande di lacustre. Così, la concentrazione dei carbonati non rag-
Cavriana è riportato un “polmone” di tipo diverso e non giungeva il loro prodotto di solubilità. Inoltre, i carbonati
ancora esaminato per caratteristiche geochimiche e mi- potevano ritornare in soluzione per le condizioni riducenti
crobotaniche (BALISTA, LeoNARDI 1996). del fondo, a favore della precipitazione di solfuri.
In tutti i laghetti studiati, il dy occupa sempre una po- In Pianura Padana questa fase è ritenuta responsa-
sizione stratigrafica compresa tra l’inizio dell’olocene e bile di una intensificazione della lisciviazione e dello svi-
la sedimentazione carbonatica “a bande” (cap. 4.4). Que- luppo di orizzonti argillici degli alfisuoli (CReMASCHI
st’ultimo limite al Lavagnone è datato con il 14C al Neolitico 1990); nelle Alpi Italiane può essere correlata con un in-
antico, 7000 BP (VALLÈ 2009; ZANoN 2009). L’associazione tervallo di generalizzata contrazione dei ghiacciai (PoR-

174
INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

erano attività agricole in queste fasi, ma non nelle vici-


nanze dei bacini (ZANoN 2009), e ciò in accordo con le
evidenze archeologiche, che hanno individuato insedia-
menti di altura tra il Tardo Neolitico e la fine dell’età del
Rame (BARFIeLD 1979, BARFIeLD 2007; De MARINIS 2000;
PoGGIANI KeLLeR eT AL. 2002). I macroresti vegetali (Pe-
ReGo 2017, fig. 10) stabiliscono che la sedimentazione
carbonatica e mista avvenne in acque aperte, con ma-
crofite emerse (Potamogeton) indicative di profondità di
1-3 m, mentre il fango organico proveniva da una densa

Figura 9. Caratterizzazione geochimica e paleoecologica di


un tipico campione di fango organico limnico colloidale (nome
tecnico: “dy”, nome volgare: “polmone”) dalla successione
stratigrafica del Lago Lucone (LuC DT 14 T3, 219-220 cm).

TeR, oRoMBeLLI 1985; DéLINe, oRoMBeLLI 2005) e con un


limite degli alberi elevato (TINNeR 1997; PINI eT AL. 2013).
Per l’alto interesse paleoambientale, questo peculiare
tipo di fanghi organici merita perciò uno studio paleoe-
cologico e geochimico esteso, e ad alta risoluzione.

4.4. LA SeDIMenTAzIone A BAnDe CHIMICo-oRGAnICHe e Le


FASI DI BASSo STAzIonAMenTo DeL MeDIo oLoCene
(neoLITICo eD eTà DeL RAMe)

Figura 10. Contenuto di sostanza organica, carbonati e residuo


Nella serie sedimentaria dei laghi chiusi più piccoli
silicoclastico, ottenute mediante perdita al fuoco, dalla por-
(Lavagnone, Lucone di Polpenazze, Polada, Castellaro zione media e superiore della successione del Lavagnone
Lagusello), al dy seguono alternanze di fanghi carbona- (olocene medio ed età del Bronzo). A destra: stima delle va-
tici, gyttja carbonatica e gyttja detritica, che formano ti- riazioni di profondità della colonna d’acqua in base all’abbon-
piche alternanze a bande chiaro-scure, dovute a danza delle diverse comunità vegetali di cui sono stati studiati
cicliche variazioni quantitative dei componenti organici i semi e frutti. Si nota un trend in abbassamento nei livelli MZ
3-4-5, deposti appena precedenti e coevi alla fase di fonda-
e carbonatici (fig. 3f, 10). Le datazioni radiocarboniche
zione della palafitta, ma fasi di più marcato prosciugamento
forniscono età comprese tra il 5000 a.C. e l’inizio dell’età del laghetto intervengono più avanti, sia nel Bronzo Antico che
del Bronzo (2200 a.C.), e una durata secolare per i cicli nel Bronzo Medio (analisi De Nisi, Perego e Vallè; secondo Pe-
maggiori (ZANoN 2009). Lo studio pollinico indica che vi ReGo 2017).

175
CeSARe RAVAZZI eT AL.

Figura 11. Diagrammi climatici secondo Walter e Lieth (1967) per il decennio 2002-2011 nella regione basso gardesana. un
breve periodo di semiaridità è presente nel clima attuale del settore planiziale (bassa Pianura Padana orientale), mentre i regimi
termico e climatico sono meno contrastati nell’alta Valtenesi (stazione di Puegnago). elaborazioni tratte da Furlanetto (2013).

copertura di piante acquatiche, sia emerse (nymphaea, 4.5. L’IMPATTo DeGLI ABITATI LACuSTRI neLL’eTà DeL
nuphar e Trapa) che sommerse (najas), tipiche di pro- BRonzo
fondità tra 0.5 e 2 m. In seguito il costipamento dei livelli
organici causato dall’attività agricola (carico dei trattori Nella Antica età del Bronzo la maggior parte dei la-
su fanghi ricchi di acqua) ha determinato locali defor- ghetti intermorenici benacensi diviene sede di abitati pe-
mazioni del fondo lacustre (Lavagnone), che compli- rilacustri, che apportano nutrienti e detrito vegetale in
cano la correlazione dei livelli a bande. Tuttavia, la grande quantità. Ci limitiamo qui ad un’analisi degli effetti
successione ciclica secolare osservata richiama le oscil- sedimentari ed ecologici registrati dalla sedimentazione
lazioni registrate nei laghi del Giura (MAGNy 2004), attri- naturale – quindi esterna al margine dell’area occupata
buite a cicli fresco-umidi / caldo-secchi. In particolare, dai depositi archeologici – per la quale abbiamo adottato
nella regione gardesana, l’impostarsi – almeno nelle fasi un approccio near / off-site (eDWARDS 1991), cioè ab-
secche – di un regime climatico submediterraneo, cioè biamo investigato un sito esterno ma adiacente all’abitato,
con estate asciutta e periodo di semiaridità (WALTeR che ne registra la storia con continuità ed appropriata ri-
1984), quale è quello odierno (fig. 11), avrebbe favorito soluzione stratigrafica. Come si vede dalla fig. 12, l’ap-
l’evaporazione e la precipitazione dei carbonati, soprat- porto di detrito vegetale e di altri componenti detritici
tutto nei bacini chiusi, inibendo e interrompendo la de- antropogenici si riduce con la distanza dall’abitato, a fa-
posizione di sapropel. In base a questa ipotesi, la fase vore dei componenti naturali. Sono quindi stati scelti siti
con marcate oscillazioni del bilancio idrico sarebbe ini- di carotaggio non troppo distanti dai villaggi (near site A
ziata nel sesto millennio a.C., forse in connessione con oppure B (vedi eDWARDS 1991) (fig. 12), ma nemmeno
le prime costruzioni palafitticole delle Alpi, documentate troppo vicini da intercettare superfici di erosione e/o cu-
all’Isolino Virginia (SuTeR, SCHLICHTHeRLe 2009). muli di scarico tipici della stratigrafia archeologica on site.

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INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

Il confronto tra laghi di varia superficie suggerisce di stabilire che la palafitta fu impiantata durante una
che l’impianto di un insediamento perilacustre sull’eco- fase di abbassamento del livello lacustre, ma non in
sistema acquatico e sulla sedimentazione ha un impatto una fase di minimo importante. Peraltro l’età di fonda-
drammatico nei laghi piccoli (Lavagnone, Polada, Lu- zione delle palafitte benacensi è ampiamente distribuita
cone di Polpenazze); significativo nel Lago di Castellaro, lungo lo sviluppo della Antica età del Bronzo (ca. 2200
poco evidente nei laghi di media superficie (Lago del – 1600 a.C.); inoltre non disponiamo di una curva di ri-
Frassino). Infine, nella sedimentazione del Lago di ferimento delle oscillazioni lacustri per tale periodo. L’ap-
Garda si hanno solo effetti locali, circoscritti ad un in- profondimento delle relazioni tra livelli lacustri e dinamica
torno di alcune decine di metri dall’abitato. L’impianto di degli abitati richiede quindi indagini interdisciplinari in
un abitato lacustre è immediatamente riconoscibile nei altri siti benacensi, corredate di analisi palinologiche
depositi lacustri circostanti, a livello microscopico, da (includenti lo studio di alghe, altri microfossili non pollinici
un brusco aumento della concentrazione di microcar- e microcarboni) e carpologiche stratigrafiche.
bone (10-250 µm) e di polline nei sedimenti, da un
coevo e brusco crollo nel tasso di afforestamento, dal- 4.6. SeDIMenTAzIone e IMPATTo AnTRoPICo neGLI uLTIMI
l’espansione di cereali e di altre piante antropogeniche; 3000 AnnI
a livello macroscopico, il sedimento diviene più scuro e
compaiono carboni macroscopici, imballati nella gyttja. Nel bacino del Lucone di Polpenazze, nonostante la
un caso emblematico è l’impianto della palafitta del bonifica cinquecentesca e le sistemazioni agricole del-
Lavagnone, circa nel 2077 a.C. (GRIGGS eT AL. 2002). Gli l’ultimo secolo, l’archivio lacustre conserva gli ultimi tre
effetti sulla sedimentazione limnica e il segnale paleoe- millenni di storia, successivi al declino degli insedia-
cologico ivi registrato sono stati studiati in dettaglio (AR- menti perilacustri dell’età del Bronzo (BAIoNI eT AL. 2007;
PeNTI eT AL. 2002; De MARINIS eT AL. 2005). La sedimenta- FuRLANeTTo eT AL. in prep.). In questi sedimenti, studiati
zione a bande viene bruscamente interrotta, in quanto a meno di 10 m dal bordo del villaggio palafitticolo Lu-
l’eccesso di nutrienti e di sostanza organica determina cone D (fig. 14, 15) è possibile leggere:
una rapida eutrofizzazione con accumulo di gyttja (si i. Gli eventi di riforestazione conseguenti all’abban-
confrontino le fig. 10 e 14). Lo studio stratigrafico del dono delle palafitte (155 cm in fig. 14 – abbandono Lu-
contenuto di semi e frutti (PeReGo 2017) ha consentito cone D; 115 cm – abbandono di tutta l’area del bacino

Figura 12. Modello di sedimentazione del polline nel settore marginale di un lago offshore ad un abitato perilacustre. Sono
distinte le principali sorgenti del polline (polline antropogenico, polline naturale extralocale, ecc.) nonché i veicoli di dispersione
(vento, scarichi antropici, coproliti, animali). Si noti che anche il miele e i favi (non rappresentati in figura) possono rappresentare
un veicolo importante per l’incorporazione del polline nei sedimenti. In base alla diversa importanza delle sorgenti e al tipo de-
posizionale sono distinte diverse situazioni: onsite, off-site A, off-site B, no site (Laboratorio di Palinologia e Paleoecologia IDPA-
CNR, v2-2013).

177
CeSARe RAVAZZI eT AL.

del Lucone al termine della fase culturale dell’età del


Bronzo Recente, intorno al 1200 a.C.);
ii. Le nuove colture (brassicacee e il noce) connesse
con il nuovo ambiente rurale impiantato nell’età del
Ferro.
iii. I segnali palinologici del paesaggio agrario di età
romana (90-65 cm in fig. 14), come l’introduzione del ca-
stagno e della segale.
iv.  Inedita per il versante meridionale delle Alpi,
l’evidenza di una fase di abbandono in età alto-medie-
vale, durante la quale si nota un temporaneo declino
delle colture e dei pascoli (minimo di brassicacee e
graminee a 65 cm). In attesa di ulteriori datazioni ra-
diocarboniche, si può stimare una durata di poco più
di un secolo per questa fase di contrazione del pae-
saggio agrario, intorno all’VII-VIII secolo d.C. Questa
fase precede
v. Lo stabilirsi del paesaggio rurale moderno (età sti-
mata: x-xI sec. d.C.) e infine
vi. La bonifica del bacino nel 1458 e 1567 d.C. (BA-
IoNI eT AL. 2007).
Vi sono chiare relazioni tra sedimentazione e fasi an-
tropiche: intervalli scuri, più ricchi di sostanza organica
(gyttja carbonatica, con CaCo3 5-20%) sono sempre
positivamente correlati con una maggiore estensione
Figura 13. La registrazione stratigrafica dell’impatto della fon-
dazione della palafitta nei depositi lacustri del settore centrale delle colture; viceversa, nelle fasi di abbandono, si re-
del bacino del Lavagnone (area del settore D in RAPI 2011, fig. gistra un aumento della componente carbonatica
1). Numero di particelle di microcarbone di dimensione com- (CaCo3 25-35%) (fig. 15). Queste relazioni vegetazione
presa tra 10 e 250 μm (a sinistra); percentuale totale del polline - sedimentazione - impatto antropico non escludono a
di alberi, arbusti, erbe non antropogeniche e piante antropo- loro volta un controllo climatico, che è in corso di stu-
geniche (al centro); percentuale di polline di cereali e di altre
dio.
piante coltivate (a destra).

Figura 14. Sintesi lito-, crono- e biostratigrafica della successione lacustre adiacente al villaggio palafitticolo Lucone D (ultimi
5,5 mila anni). Il sito di studio è posto pochi metri dal margine delle case del villaggio, in direzione del centro lago (offshore).

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INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

5. CoNCLuSIoNI

Lo studio comparativo delle sequenze deposizionali


di cinque laghetti intermorenici benacensi relativo a fi-
nestre temporali significative sulle relazioni tra sedimen-
tazione, clima e impatto antropico nel corso degli ultimi
21/18 mila anni ha consentito di ricostruire una storia dei
principali eventi ambientali, significative fasi di impatto
antropico e alcune evidenze di oscillazioni climatiche.
La continuità di sedimentazione e la ricca registra-
zione paleoecologica dei cambiamenti esterni - siano
essi di natura climatica, ecologica e antropogenica -
fanno di questi depositi archivi preziosi e talora unici per
la ricostruzione della storia naturale e archeologica
dell’area benacense e del margine alpino meridionale.
Gli archivi lacustri esaminati nel presente lavoro sono
sopravvissuti alle distruzioni causate dagli interventi di
bonifica idraulica e dalle cave di torba tra il xIx e la
prima metà del xx secolo. Tuttora sono a rischio a causa
di sistemazioni agricole, splateamenti, grandi opere in-
frastrutturali. È auspicabile un programma di tutela degli
antichi bacini lacustri, ‒ anche se la loro biodiversità è Figura 15. Nella successione sedimentaria posteriore all’ab-
oggi testimoniata solo in forma fossile ‒ che contempli bandono della palafitta “Lucone D” si susseguono bande
la conservazione degli archivi sedimentari lacustri e il scure di gyttja e chiare di gyttja carbonatica. Lo studio polli-
nico e del microcarbone contenuto in questi depositi ha evi-
recupero degli habitat delle aree umide, di pari passo
denziato un controllo antropico sulla sedimentazione: (a) - fase
con la conservazione e la valorizzazione dei beni ar- palafitticola a distanza (Lucone A ?); (b) fase di rigenerazione
cheologici. della foresta senza impatto antropico; (c) fase di espansione
delle colture (tarda età del Ferro ed età Romana); (d) fase di
ultima revisione testo 2016 abbandono altomedievale; (e) forte espansione delle aree
Riferimenti bibliografici aggiornati nel 2018 agricole e rurali e deforestazione bassomedievale; (f) bonifica
del xV secolo.

RINGRAZIAMeNTI

Le ricerche sono state promosse dal Museo Archeo-


logico della Valle Sabbia in collaborazione con la So- (Cascina Lavagnone) hanno messo a disposizione la
printendenza Archeologia della Lombardia – Progetto loro esperienza fin dai primi carotaggi ma anche durante
palafitte, dal Progetto di Studio e valorizzazione area ar- i successivi approfondimenti. Il gruppo di Geopedologia
cheologica Lucone D - Complesso Palafitticolo di Lago del DISAT, univ. Milano Bicocca, ha fornito un utile sup-
Lucone (Comuni di Polpenazze del Garda e di Gavardo) porto tecnico, eseguendo alcune determinazioni ele-
e Dip. Beni Culturali e Ambientali – Sez. di Archeologia mentari tramite assorbimento atomico. Questo lavoro è
dell’università di Milano per quanto riguarda il bacino un contributo alla Linea di Ricerca C.N.R. - IDPA,
del Lavagnone. Desideriamo ringraziare per il continuo TA.P02.005 “evoluzione geologica, cambiamenti am-
supporto: Marco Baioni (Sistema Museale della Val Sab- bientali e climatici nel Quaternario e mutue interazioni
bia), Claudia Mangani (Museo Civico Archeologico “G. con le civiltà”.
Rambotti”, Desenzano del Garda), Marta Rapi e Raffaele
de Marinis (univ. Milano), Raffaella Poggiani Keller (già Questo lavoro è dedicato alla memoria di Paolo Pe-
Soprintendente SArLombardia), Maria Giuseppina Rug- goraro, agricoltore alla Cascina Lavagnone, memoria
giero (Polo Museale della Lombardia), Adalberto Piccoli storica della ricerca palafitticola dell’ultimo cinquanten-
(Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Gabriele nio e attento osservatore dell’ambiente del territorio
Bocchio (Gruppo Grotte Gavardo) e Paolo Pegoraro basso gardesano.

179
CeSARe RAVAZZI eT AL.

RIASSuNTo ABSTRACT

Il sistema morenico terminale formato dal ghiacciaio del Garda nel- The end-moraine system formed by the Garda glacier in Northern Italy
l’Italia settentrionale comprende più di 40 bacini inframorenici lacustri, includes more than 40 lacustrine intermorainic basins, providing out-
che forniscono eccezionali archivi stratigrafici per l’ambiente, il clima standing stratigraphic archives for the environmental, climate and
e l’ambiente e la storia umana nella regione del Garda durante gli ul- human history in the Garda region during the last 21 kacal BP. The
timi 21000 anni cal BP. Il riempimento sedimentario di questi bacini è sedimentary infill of these basins is first examined on the ground of the
prima esaminato nell’ambito della nomenclatura e caratterizzazione sedimentological nomenclature and characterization, despite we do
sedimentologica, sebbene qui non si esegua l’analisi delle facies. not examine facies analysis here. The usage of classical terms gyttja,
L’uso dei termini classici gyttja, dy, sapropel e fango carbonato è rivi- dy, sapropel and carbonate mud is reviewed and retained.
sto e conservato. Before being reclaimed for farming, these basins hosted shallow lakes
Prima di essere bonificati a fini agricoli, questi bacini ospitavano laghi without an outlet, with a dominant chemical-biogenic sedimentation
poco profondi, senza sbocco, con sedimentazione chimico-biogenica given by alternances between organic and carbonatic components
dominante dato dall’alternanza di componenti organici e carboniosi e and their admixture. Recently, these deposits provided extended
la loro commistione. Recentemente, questi depositi hanno fornito un palaeoecological records of abrupt and progressive changes through-
esteso record paleoecologico di cambiamenti repentini e progressivi out the Lateglacial and the Holocene. Selected events are presented
per tutto il corso del Tardiglaciale e dell’olocene. Gli eventi selezionati and shortly discussed in the present work, while referring to specific
sono presentati e brevemente discussi nel presente lavoro, pur fa- papers for the analysis of individual histories and of the supporting
cendo riferimento a specifici articoli per l’analisi delle singole vicende data. The case studies are the following ones:
e dei dati di supporto. I casi di studio sono: (a) The history of Lake Lucone di Polpenazze during early stages of
(a) la storia del Lago Lucone di Polpenazze nelle prime fasi dell’ultimo the last glacial culmination, when it was an ice-contact lake. At time it
culmine glaciale, quando era un lago a contatto con il ghiaccio. Al- was also fed by outwash rivers running marginally to the glacier sys-
l’epoca era alimentato anche da fiumi che scorrevano marginalmente tem;
al sistema glaciale; (b) The record of the last deglaciation at Lake Paùl di Manerba, as
(b) i dati relativi all’ultima deglaciazione al lago Paùl di Manerba, come shown by transition from a phase of glacial meltwater silt rich in re-
dimostra il passaggio da una fase di scioglimento del limo glaciale worked microfossils provided by subglacial erosion, to chemical-bio-
ricco di microfossili rielaborati frutto dall’erosione subglaciale, alla pre- genic precipitation of carbonates and carbonate gyttja. This happened
cipitazione chimico-biogenica di carbonati e gyttja carbonata. Ciò è at the Lateglacial onset, at 17.5 ka cal BP;
accaduto all’inizio del Tardiglaciale (17500 anni BP); (c) The preliminary stratigraphic evidence of early Holocene lake high-
(c) l’evidenza stratigrafica preliminare dei primi alti dei laghi olocenici, stands, given by evidence from three different intermorainic lakes;
fornita dalle testimonianze di tre diversi laghi inframorenici; (d) The organic/carbonate alternances typical for the pre-Bronze Age
(d) le alternanze organico/carbonato tipiche dell’olocene medio ante- middle Holocene, recalling cyclic oscillations of lake levels of secular
cedente l’età del Bronzo, che richiamano oscillazioni cicliche di livelli amplitude, as seen in the records of former lakes Lavagnone and Lu-
lacustri di ampiezza secolare, come testimoniano i record degli ex cone di Polpenazze - eastern pond;
laghi Lavagnone e Lucone di Polpenazze - stagno orientale; (e) The abrupt impact by Bronze Age peri-lacustrine villages on the
(e) l’impatto causato dall’improvvisa comparsa dei villaggi peri-lacustri ecosystem of the small lakes Lavagnone and Lucone di Polpenazze -
dell’età del Bronzo sull’ecosistema dei laghetti di Lavagnone e Lucone eastern pond. We also discuss a general model of pollen deposition
di Polpenazze - stagno orientale. Si discute anche di un modello ge- in an off-site position of a lake margin with a peri-lacustrine dwelling;
nerale di deposizione dei pollini in una posizione off-site a margine del (f) The last 3 ka of intermittent anthropic impact and natural recovery
lago con un’abitazione peri-lacustre; at Lake Lucone, after the abandonment of the last pile dwellings in the
(f) gli ultimi 3000 anni di impatto antropico intermittente e recupero na- Late Bronze Age. A development of cultivated land is recorded both
turale al Lago Lucone, dopo l’abbandono delle ultime palafitte del in the late Iron Age and in the Roman Age, while a striking phase of
Bronzo Recente. uno sviluppo dei terreni coltivati si registra sia nella farming abandonment in the early Middle Age is still poorly docu-
tarda età del Ferro sia in età romana, mentre una fase impressionante mented in the agriculture history of Northern Italy. Finally, the onset of
di abbandono agricolo nel corso dell’alto medioevo è ancora poco do- the late Middle Ages, about 10th-11th century AD, is marked by a main
cumentata nella storia dell’agricoltura dell’Italia settentrionale. Infine, step in the deforestation history and farming expansion throughout the
l’inizio dell’età moderna, intorno al x-xI secolo d.C., è segnata da una Garda region. 
tappa fondamentale nella storia del disboscamento e dell’espansione
dell’agricoltura in tutto il Garda.

180
INTRoDuZIoNe ALLo STuDIo STRATIGRAFICo e PALeoeCoLoGICo DeI LAGHI INTRAMoReNICI DeL GARDA

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