Sei sulla pagina 1di 30

ORIGINI XXXII, Nuova Serie IV, 2010: 285-314

NUOVE RICERCHE NELL’INSEDIAMENTO SULL’ISTMO DI FILO


BRACCIO A FILICUDI. NOTA PRELIMINARE SUGLI SCAVI 2009

Maria Clara Martinelli * - Messina


Girolamo Fiorentino ** - Lecce
Benedetta Prosdocimi *** - Udine
Cosimo d’Oronzo ** - Lecce
Sara T. Levi **** - Modena
Gabriella Mangano ***** - Messina
Angela Stellati ** - Lecce
Nicholas Wolff ****** - Boston

RIASSUNTO ABSTRACT
L’insediamento di Filo Braccio nell’isola di Fi- The settlement of Filo Braccio of the Capo
licudi (Isole Eolie - ME) della facies di Capo Graziano facies is located on the island of Fil-
Graziano fu oggetto di una prima campagna di icudi (Eolian Islands - ME). It was partially ex-
scavi nel 1959 (Meligunis Lipara VI) in cui fu- cavated in 1959: in this occasion the hut A with
rono scoperte la capanna C con gli spazi A e B the working spaces B and C and the huts D and
e le capanne D e E. Nel 2009 sono state svolte E were discovered. In 2009 a new research exca-
nuove indagini che hanno messo in luce nuo- vation was carried on; it revealed many roofed
ve strutture chiuse e aperte, adibite a spazi abi- and open structures, which were used to live in
tativi, di lavoro, di conservazione di derrate e ri- and to store food and shelter livestock. In this
covero di animali domestici. Verranno presen- study the first data about huts F and G, the silo
tati in modo preliminare i primi dati della ri- and the open air space L will be presented. In the
cerca sulle capanne F e G, il silo, e lo spazio al- structures, in addition to pottery and meal re-
l’aperto L. Le strutture hanno conservato oltre mains (goat, pork, beef, fish and shellfish re-
alle ceramiche e resti di pasto (ovicaprini, maia- mains), numerous archaeobotanical remains of
le, bue, pesci e molluschi), numerosi resti ar- barley, lentils, grapes (Vitis vinifera) were pre-
cheobotanici composti da semi di orzo, lentic- served. 21 radiocarbon dates have been obtained
chie, Vitis vinifera. Sono state effettuate 21 da- by the CEDAD - University of the Salento from
tazioni radiocarboniche dal Centro Datazioni charcoal/charred seeds. As pottery and stone are
dell’Università del Salento - CEDAD. currently under study, we consider here only the
Per quanto riguarda i materiali ceramici e liti- most characteristic elements and especially a cup
ci, essendo in corso il loro studio, si conside- with incised decoration depicting, in a stylized
rano solo alcuni elementi più caratterizzanti e scene, the memory of a important event related to
soprattutto il rinvenimento di una tazza con man and the sea.
decorazione incisa sulla quale è stata rappre-
sentata una scena raffigurante, in maniera sti- KEY WORDS: Island archaeology, Aeolian arch-
lizzata, il ricordo di un evento importante le- ipelago, Early Bronze Age, Filo Braccio village.
gato all’uomo e al mare nel contesto insulare.

PAROLE CHIAVE: Archeologia insulare, arcipela-


go eoliano, età del Bronzo Antico, villaggio di Fi-
lo Braccio.

285
Martinelli et alii

Fig. 1 – Villaggio di Filo Braccio. Le aree di scavo (anno 2009).

LA RIPRESA DELLE RICERCHE A FILICUDI

Le esplorazioni archeologiche di Filicudi (fig. 1) rivolte all’individuazione dei siti di


età preistorica ebbero inizio nel 1952 con alcuni saggi sulla Montagnola di Capo Gra-
ziano dove proseguirono nel 1956 con la prima campagna di scavo condotta da Luigi
Bernabò Brea e Madeleine Cavalier. Fu allora messo in luce il grande e noto insedia-
mento, arroccato su un terrazzo sito sulle pendici della Montagnola di Capo Grazia-
no (sommità m 174), ma fu anche individuato un altro insediamento dell’età del Bron-
zo, ancora oggi meno conosciuto, che si estende sulla costa della penisola del Piano del
Porto e cioè sul Filo Braccio, una delle falesie sulle colate laviche che formano l’isola
di Filicudi. Qui i due studiosi intrapresero una sistematica campagna di scavi nel 1959
che portò alla scoperta di alcune strutture a pianta ovale costruite con una tecnica di-
versa da quella impiegata per le capanne ovali del villaggio su altura di Capo Grazia-
no. I risultati delle indagini furono pubblicati nel 1991 (Meligunìs Lipára VI). Furo-
no scoperti due gruppi distanti tra loro, composti il primo dalle strutture A, B e C, de-
nominate capanne di casa Lopez, poste all’interno della piana dell’istmo ed il secondo
con le capanne D e E, dislocato molto vicino alla linea di costa attuale.
Nel 2009 nell’ambito dei progetti del Comune di Lipari finanziati dalla Comunità
Europea che hanno riguardato la riqualificazione delle aree archeologiche di Panarea
e Filicudi, si è potuta intraprendere una nuova campagna di scavo1 nell’insediamen-

1 La campagna di scavo è stata condotta dal Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Mes-

sina nel periodo da febbraio a giugno 2009 nell’ambito dei lavori del “progetto di riqualificazione dell’area
archeologica di Capo Graziano nell’isola di Filicudi”. Hanno partecipato: direzione scientifica Maria Cla-
ra Martinelli; coordinamento tecnico-scientifico Benedetta Prosdocimi e Leandro Lopes; sistemazione ma-
teriali Alba Mazza; restauro reperti ceramici Salvatore Burgio; rilievi e disegni materiali Giusy Arrigo e Ma-
ria Tindara Capone; analisi archeometriche Sara T. Levi e Pamela Fragnoli; analisi archeobotaniche Giro-
lamo Fiorentino, Cosimo D’Oronzo e Angela Stellati; studio microstratigrafia suoli Nicholas Wolff ; stu-
dio delle faune, Gabriella Mangano; operai specializzati Mario e Carmelo Triolo, Giuseppe Maieli; operai

286
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 2 – Filicudi, Filo Braccio: Pianta generale (rilievi G. Arrigo, L. Lopes).

Giuseppe Federico, Giuseppe Sciacchitano, Roberto Cannistrà; operai per i muri di terrazzamento Euge-
nio Sciacchitano, Giuseppe Rando, Luigi Sciacchitano, Stefano Cannistrà ; Michele Di Bella della ditta Geo-
dib di Catania e il geom. Maugeri direttore di cantiere. Si ringrazia la direzione lavori ing. Riccardo Rugo-
lo e il geom. Bartolo Bonino. Un doveroso ringraziamento al sindaco di Lipari dott. Mariano Bruno per
l’attenzione ed il sostegno al progetto promosso dall’Amministrazione Comunale. Un profondo ringrazia-
mento agli abitanti di Filicudi per il loro sostegno ed interesse, in particolare a Paola Ongaro, Giovannino
Rando, Fabrizio Acquaro, Gabriella e Giuseppe Rando e Pino Bonica. Un particolare affettuoso grazie a Ma-
deleine Cavalier per il suo appoggio scientifico e umano che esprime con meraviglioso entusiasmo ogni qual-
volta si prosegue la ricerca archeologica nelle isole Eolie.

287
Martinelli et alii

to dell’età del Bronzo Antico di Filo Braccio relativo alla prima fase di stanziamento
delle genti di Capo Graziano (fig. 2). Partendo dalle capanne già note si sono effet-
tuati saggi in profondità e prospezioni tramite indagini di tomografia elettrica e si-
smica curate dal geologo Vito Tricarichi, che hanno portato all’individuazione di due
nuove aree di scavo. Le prospezioni hanno anche fornito numerosi indizi importan-
ti in vista di nuove ricerche. Le aree che sono state oggetto di scavo, denominate 1 e
2, si raccordano con le capanne D e E indagate nel 1959. Nell’area 1 sono venute in
luce le strutture denominate F e H; nell’area 2 invece le strutture G e I associate ad
un silo e ad una grande area all’aperto (spazio L). Lo scavo è stato completato per le
strutture F, G, L ed il silo (fig. 3).
L’insediamento doveva estendersi sulla pianura dell’istmo nella lunga fascia costie-
ra meridionale arretrando appena verso la dorsale dell’istmo a quota m 40 s.l.m., ed
era composto da capanne singole o da gruppi di ambienti costruiti con muri a secco,
alternati ad ampi spazi liberi. Essi presentano una pianta ovale con il muro eretto con
pietrame, ciottoli di mare ma soprattutto grandi massi arrotondati che compongono
il substrato naturale (cosiddetto crigno) che forma l’istmo. Si tratta, in geologia, di un
conglomerato marino dovuto ad un fenomeno di abrasione marina relativo al III sta-
dio evolutivo dell’isola datato dopo i 170.000 anni, che ha modellato, durante un pe-
riodo prolungato di quiescenza dei vulcani, i rilievi e le coste dell’isola (Calanchi et
alii 1996: 53-71). A causa della conformazione dell’istmo, che presenta una dorsale
centrale più elevata e crea una pendenza verso la costa Sud, attualmente è in atto una
forte erosione dovuta ad agenti meteorici di superficie e ad eventi costanti marini che
intaccano l’insenatura costiera. Sono visibili, sulla sezione che corre parallela alla co-
sta, numerosi frammenti ceramici d’impasto che documentano il dilavamento del de-
posito archeologico e la riduzione del profilo costiero. Infatti la linea di costa e la spiag-
gia a grandi ciottoli di lava si è molto ridotta rispetto a quella esistente durante la vi-
ta dell’insediamento come attestano i resti dell’abitato oggi messi in luce. Fortunata-
mente l’intervento dell’uomo moderno questa volta non ha completamente danneg-
giato i resti archeologici perché l’uso di delimitare e contenere i suoli agricoli con la
costruzione di imponenti muri a secco di terrazzamento ha aiutato a ridurre i tempi
di erosione del deposito archeologico. Certo in alcuni punti i muri hanno tagliato le
antiche strutture, riutilizzando le pietre dei muri perimetrali, ma almeno le strutture
più profonde come quelle contenute nei terrazzi agricoli sono rimaste intatte. I gran-
di muri sono stati costruiti dagli abitanti di Filicudi in tempi molto antichi e mante-
nuti fino alla metà del 1900 quando si iniziò a stravolgere la vita quotidiana degli abi-
tanti con le grandi emigrazioni verso l’Australia. L’economia dell’isola era basata qua-
si esclusivamente sull’agricoltura e per una bassa percentuale sulla pesca.
I muri completamente abbandonati oggi stanno inesorabilmente cedendo e il pae-
saggio dell’isola presto cambierà profondamente assumendo un aspetto incolto e sel-
vaggio. Sull’istmo di Filo Braccio l’intervento di recupero archeologico ha interessa-
to anche alcuni settori dei muri di terrazzamento valorizzandone l’importanza strut-
turale che essi rappresentano per l’intero paesaggio insulare. Il ripristino dei muri di
terrazzamento in prossimità dell’area archeologica e soprattutto di una parte del mu-
ro costiero ha permesso di mettere in sicurezza la fruizione del sito e di creare un pae-

288
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 3 – Filicudi (Isole Eolie). La pianura del Filo Braccio e la Montagnola vista da Sud.

289
Martinelli et alii

saggio ancora più suggestivo. L’area archeologica è stata resa fruibile tracciando al suo
interno un percorso corredato da tabelloni didattici. I muri perimetrali delle capan-
ne F e G sono stati consolidati e restaurati alla loro sommità rimontando un filare al-
lo scopo di proteggere l’alzato del muro originario. Per questioni di salvaguardia si è
preferito interrare il suolo all’interno dello spazio L ma rimane visibile il grande re-
cinto esterno. Anche il silo è stato colmato in attesa di realizzare una copertura. Tut-
te le sezioni delle due aree di scavo sono state protette tramite la realizzazione di mu-
retti in pietra2 che hanno la funzione di contenimento del terreno retrostante per evi-
tare che con il tempo esso si possa riversare all’interno e occultare le capanne scoper-
te.
I livelli superficiali che coprono lo strato preistorico sono essenzialmente due, la
US 0 che corrisponde all’humus agricolo che spesso contiene ceramica d’impasto di-
lavata in superficie e la US 1=US 202 che è composta da sabbie dovute al disfacimento
del tufo vulcanico giallo che forma il substrato naturale e da argilla di apporto allu-
vionale con frustoli carboniosi e frammenti minuti di concotto. Nella US 1 si leggo-
no diversi livelli sottili formatesi in seguito a brevi eventi di tipo alluvionale che so-
no stati successivamente numerati come UUSS 101 – 109 e evidenziati nelle sezioni
N e W dell’area 1.
Appena a 1,20 – 0,80 m di profondità si scoprono gli strati archeologici in situ. I
numerosi saggi effettuati hanno permesso di osservare come i terreni che si sono de-
positati sul livello di abrasione marina raggiungono al massimo un metro di spesso-
re ed in modo non uniforme, tanto che durante la fase dell’insediamento il substra-
to vulcanico naturale è stato utilizzato prelevando le pietre arrotondate dato che que-
sto doveva essere visibile a tratti in superficie. Le capanne infatti sono state costruite
operando un taglio nel conglomerato naturale per preparare uno spazio infossato, qua-
si una fondazione, nel quale veniva eretto il muro perimetrale.

m.c.m.

LE STRUTTURE F, G, E IL SILO (fig. 3)

La capanna F è stata la prima ed essere individuata: è una struttura ellittica, con


due absidi piuttosto simmetrici e un’asse maggiore in senso NE-SO lungo 5 m all’e-
sterno del muro. Il muro perimetrale USM 3 è conservato per un altezza massima di
50 cm costituito da un doppio filare di pietre miste, subangolari ma anche arroton-
date che formano una principale faccia a vista sul lato interno. Le dimensioni delle
pietre sono piuttosto variabili, tendenzialmente minori nell’abside meridionale, che
è conservato da una quota più bassa. Lo scavo in profondità della metà settentriona-
le della capanna ha dimostrato che, prima del suo impianto, il terreno fu livellato con
un riporto di terreno sciolto misto a molta ceramica (US 53) per colmare le irregola-

2
Le pietre dei muretti sono in roccia vulcanica grigia di colorazione diversa rispetto alle pietre impiega-
te nelle capanne dell’età del bronzo per evidenziare la differenza.

290
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 4 – Filicudi, Filo Braccio. Area 1: capanna F. Fase del primo impianto.

rità del substrato naturale. In un primo momento la capanna doveva essere parzial-
mente semi-interrata, con accesso dal lato NO, in prossimità dell’abside settentrio-
nale (a monte) (fig. 4). La soglia era in questo momento costituita da un piano in bat-
tuto con tre lastre infisse verticalmente (US 31) con andamento leggermente ad arco
in corrispondenza del filo esterno del muro perimetrale. Le lastre sporgevano par-
zialmente dal livello del battuto, soluzione abbastanza poco pratica che presuppone
una funzione specifica, forse quella di frenare l’ingresso nella capanna dell’acqua pio-
vana e di contenere il terreno esterno rimasto ad una quota più alta rispetto all’inter-
no. Nel corso della prima fase di vita della capanna, si assiste al rifacimento del bat-
tuto un paio di volte; probabilmente fin dall’origine l’abside sud è isolato da un mu-
retto semicircolare, in modo da creare un piccolo vano separato o una banchina3 del-
le dimensioni di ca. 1,70 x 1,00 m. Questa ripartizione interna ricorda quella rinve-
nuta nella capanna D (Meligunìs Lipára VI: fig. 15), dove il muro interno (molto ben
strutturato) pur essendo interpretato come resto di una capanna precedente, poneva
problemi stratigrafici per comprendere il rapporto fra la capanna maggiore D e quel-
la minore D1 (Meligunìs Lipára VI: 46); in questo caso invece non vi è alcun dub-
bio che il muretto US 25 sia contemporaneo alla vita della struttura.
Ugualmente fin dall’impianto della capanna fu infissa, poco a Sud della soglia e
presso il muro Ovest, una grande lastra verticale (US 13), accanto alla quale fu all’i-

3
L’incertezza nasce dal rinvenimento di pietre, ciottoli e frammenti ceramici (US 24) abbastanza fit-
tamente disposti all’interno di questo muretto: non è chiaro se si tratti di un crollo risistemato in un se-
condo momento o di una costipazione intenzionale. Le UUSS 24-25 rimarranno ad una quota più eleva-
ta rispetto ai piani di uso interni della capanna, a testimoniare l’intenzione di separare una zona ben deli-
mitata.

291
Martinelli et alii

Fig. 5 – Filicudi, Filo Braccio. Area 1: pianta della capanna F. Fase antica di uso relativa alla US 35 (rilievi
G. Arrigo, L. Lopes).

nizio acceso un fuoco, dato che la sommità del riempimento basale, qui non ricoperto
dai battuti, si presenta arrossata. L’area, forse delimitata anche da altre pietre più pic-
cole fu in seguito però utilizzata come deposito del corredo ceramico della capanna.

292
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Sono stati infatti rinvenuti concentrati in questa zona un buon numero4 di vasi qua-
si interi o ben ricostruibili (fig. 13, 2-3), in ogni caso evidentemente in posto o di po-
co dislocati, in connessione con un piano di battuto di uso (US 35) (fig. 5).
Oltre a questo primo momento, la capanna ebbe anche una vita successiva al crol-
lo di almeno una parte dei suoi alzati: l’insieme di pietre e terriccio con molta cera-
mica che la riempie, US 21, è stato probabilmente spianato o comunque risistema-
to, mentre la soglia è stata tompagnata. In questa fase la struttura fu riutilizzata, da-
to che sulla superficie di US 21 sono stati rinvenuti molti resti di pasto e che la gran-
de lastra infissa (insieme a pietre più piccole piantate per l’occasione) fu reimpiegata
per sostenere una piastra da focolare, mentre alla faccia Sud veniva appoggiato un
grande contenitore di cui si è rinvenuto il fondo. Anche dopo il crollo definitivo (US
15) è attestata una frequentazione dell’area: appena al di sotto dei livelli di humus,
all’interno del perimetro della vecchia capanna F, è stata ritrovata una sistemazione
circolare di pietre su cui fu acceso un fuoco (US 7).
Nell’area indagata sono state rinvenute anche varie strutture all’esterno della ca-
panna. Innanzi tutto, parallelo al muro perimetrale Est, è stato messo in luce un al-
lineamento di grossi massi (US 10) che potevano servire come base per un recinto di
legno o sterpi; ancora più a Est, appoggiato direttamente al substrato, vi è un focola-
re di circa 80 cm di diametro, costituto da un circolo di pietre medio-piccole (US 12)
e riempito di un terriccio ricco di carboni e indurito alla base (US 11).
Più complessa la situazione sul lato Ovest: qui infatti sono state identificate due
aree di attività connesse alla capanna F, denominate zona 1 e zona 2, anch’esse con
diversi momenti di vita; l’esatta corrispondenza cronologica tra fasi interne e fasi ester-
ne potrà essere stabilita con precisione solo dopo la ricomposizione della ceramica.
La zona 1 (fig. 5) corrisponde allo spazio prospiciente la soglia originaria. Qui fu ste-
so un battuto estremamente duro e pulito (US 33, rinvenuto con il suo livello di vi-
ta US36, piuttosto sottile ma ricco di frammenti ceramici), che formava un cordolo
alto intorno alle lastre di protezione della soglia, poi una sorta di canale, forse utile a
far scorrere le acque meteoriche verso il basso, verso la cosiddetta zona 2. Al di sopra
esistono un altro piano di vita, US 29, con una chiazza da fuoco ma senza focolare
strutturato e un’ ulteriore fase di frequentazione (US 9). Una struttura a recinto in-
vece circonda la cosiddetta zona 2 (fig. 5), più a Sud e a quota più bassa sul lato Ove-
st di capanna F: il recinto è formato nella fase di impianto dal semicerchio di massi
USM 22. Al suo interno sono stati identificati una serie di riempimenti (US 49, US
48, US 47 e US 46 a partire dal basso), il più antico dei quali poggia direttamente
sul substrato sterile. Tutta questa zona fu in seguito coperta da US 5, un crollo spia-
nato o una sistemazione intenzionale, composto da pietre in matrice molto sciolta,
con molta ceramica, macinelli e frammenti di lastre.
L’altro settore di scavo, area 2 (fig. 6), ha restituito varie evidenze, alcune di parti-

4 Il numero esatto non è ancora stato stabilito, dato che il restauro del materiale non è ancora concluso.

L’uso di lastre verticali per delimitare ripostigli è ben attestato nei villaggi eoliani della cultura del Milazze-
se (Martinelli 2005: 144, fig. 36; Meligunìs Lipára III: 156) dell’età del Bronzo ed è anche documentato
nel villaggio di Mursia a Pantelleria (Ardesia et alii 2006: 306-307; 352 fig. 21D).

293
Martinelli et alii

Fig. 6 – Filicudi, Filo Braccio. Area 2: Capanna G (UUSM 218-219), area L (US 224) e silo (US 284) (ri-
lievi G. Arrigo, L. Lopes).

colare interesse perché nuove nel panorama dei villaggi eoliani: una di queste è la gran-
de area alterata termicamente chiamata spazio L e l’altra il silo.
Più consueta ma non per questo meno interessante è la grande struttura denomi-
nata capanna G, la cui forma non è completamente ricostruibile dato che la parte me-
ridionale è stata distrutta da un muro di terrazzamento moderno, che ne ha proba-
bilmente riutilizzato le pietre e in parte ricalcato l’andamento. Inoltre la struttura nel-
le sue forme attuali potrebbe essere esito di più momenti costruttivi, dato che è co-
stituita da due murature diverse. La principale tra le due (USM 219) ha forma pro-
babilmente ellittica orientata in senso ENE-OSO, (asse minore di 3,5 m all’esterno
del muro, asse maggiore conservato 5 m) per quanto, come già notato, ne manchi il
tratto meridionale dove forse si trovava anche l’ingresso; l’altra (USM 218), una sor-
ta di recinto, circonda l’abside N della prima ma appare non perfettamente raccor-
data sul lato Est a USM 219. È quindi possibile che si trattasse in origine di una strut-
tura indipendente e diversa, a cui fu aggiunta USM 219 dopo una parziale distruzione
(fig. 6). Questa ipotesi è sostenuta anche dal fatto che sia all’interno del vano princi-
pale sia nello spazio tra le due murature concentriche sono emersi, al di sotto dei pia-
ni di vita relativi alla struttura composita, i resti di fasi più antiche, che non si sono
potute indagare per necessità di musealizzazione.
Non si notano differenze nella tecnica costruttiva delle due murature: sia la più ester-
na che quella ellittica sono realizzate con pietre arrotondate di dimensioni grandi o mol-
to grandi, in doppio filare con inzeppature in pietrame più minuto; l’altezza massima con-

294
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

servata è di circa 80 cm, corrispondenti a 4 filari. Il prospetto N del muro USM 219, fu
rivestito di frammenti di lastre litiche piantati verticalmente, probabilmente per isolare
il vano principale da quello minore a pianta ellittica, delimitato da USM 218 e utilizza-
to come recinto per animali o magazzino. Non è per la verità chiaro come avvenisse l’ac-
cesso a questa parte della struttura, né se essa avesse un tetto in questo momento del suo
utilizzo; certo il crollo è piuttosto imponente, sia verso l’interno sia verso l’esterno, dove
varie pietre sono andate a colmare una sorta di canale di scolo che corre parallelo al lato
Nord di USM 218, artificialmente tagliato o scavato dal ruscellamento delle acque.
All’interno della struttura G non sono stati trovati pavimenti in argilla battuta ben
caratterizzati: l’unico messo in luce nel vano principale (US 280), inglobante una la-
stra in pietra, passa al di sotto del muro perimetrale USM 219 ed è perciò riferibile al-
la fase più antica, precedente alla costruzione della capanna G propriamente detta. Al
di sopra di questo piano e quindi in fase con la struttura ellittica vi è un livello molto
scuro e compatto (US 270), con concentrazioni di ceramica scottata presso un gran-
de masso inglobato nel lato Est del muro perimetrale e presso l’abside Nord. Que-
st’ultima è coperta da pietre disposte in modo da formare una sorta di piattaforma cir-
colare, forse usata come focolare; in questo stesso piano è inglobato un vaso probabil-
mente intero (US 273), asportato in un unico blocco e quindi non ancora ricostrui-
to. Al di sopra esiste un secondo livello scuro, con ceramica concentrata nella zona sud-
occidentale (US 240), che può forse rappresentare un’altra fase di frequentazione del-
la capanna. Anche la ricostruzione dei diversi momenti di vita del vano minore non è
facile: è stato individuato un unico piano di calpestio alla stessa quota della base delle
lastre verticali che rivestono USM 219, senza però alcuna traccia di battuto (solo l’ ar-
rossamento di un piccolo tratto e la presenza di ceramica in piano e di una lastra in
crollo permettono di identificare questa superficie), al di sopra e al di sotto di questo
piano il riempimento, ricco di materia organica, non presenta differenze significative.
La vita del complesso costituito da USM 219 insieme a USM 218 ebbe fine con
un crollo probabilmente parziale (strati US 225 e US 227), a cui seguì, come in ca-
panna F, una occupazione temporanea testimoniata da un focolare, realizzato dispo-
nendo in circolo delle pietre di medie dimensioni nel punto di congiunzione tra USM
219 e USM 218 sul lato Ovest di capanna G.
In seguito, anche le murature superstiti crollarono all’interno delle strutture (US
211) e forse anche verso Ovest, mentre non ne sono state trovate tracce verso Est, al
di sopra dello spiazzo che costituisce la struttura L.
L’insieme di grandi pietre in giacitura caotica che si trova ad Ovest di capanna G
(US 232) è costituito in parte anche dal crollo di un altro tratto di muratura (USM
229), molto probabilmente un recinto che collegava la stessa capanna G con un’altra
costruzione non ancora indagata ma solo messa in luce, la capanna I. Al centro di que-
sto piccolo spazio tra le strutture sono emerse una serie di grandi lastre di pietra (fi-
no a 70 cm come dimensione maggiore) disposte in parziale sovrapposizione “a spi-
rale” (fig. 7). Si tratta della copertura di una struttura a pozzo, profonda circa un me-
tro, a pianta approssimativamente circolare di 1 m di diametro, tagliata nel substra-
to naturale sul lato a monte. Le pareti (USM 286) sono realizzate con grandi pietre
allungate disposte in verticale come ortostati tra cui sono sistemate pietre più arro-

295
Martinelli et alii

Fig. 7 – Filicudi, Filo Braccio. Area 2: pianta della copertura del silo (rilievi G. Arrigo, L. Lopes).

tondate e più piccole (fig. 8, 1-2). Il fondo è piuttosto irregolare, in argilla indurita
ricca di frustoli carboniosi.
L’uso più probabile per questa struttura, è quello di silo per immagazzinare derra-
te, anche se non è stata identificata alcuna traccia di rivestimento interno né vi è al-
cun indicatore macroscopico di un particolare contenuto: i riempimenti sono piut-
tosto uniformi e i reperti ceramici si concentrano nella parte bassa5. La complessità
della copertura fa pensare che si trattasse di un deposito di una certa importanza al
quale non era necessario accedere quotidianamente.
b.p., m.c.m.

5 La ricomposizione dei materiali ivi rinvenuti, lo studio archeobotanico dei resti carboniosi, le analisi

dei carotaggi effettuati nel sedimento, potranno fornire più precise indicazioni.

296
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 8 – Filicudi, Filo Braccio. Area 2 - silo: 1, prospetto parete interna (rilievi G. Arrigo, L. Lopes); 2, partico-
lare dell’interno.

ANALISI ARCHEOBOTANICHE PRELIMINARI

Le aree interessate dalla ripresa degli scavi nel villaggio di Filo Braccio a Filicudi,
pertinenti alle capanne F, G ed allo spazio aperto L sono state campionate in manie-
ra sistematica al fine di recuperare macroresti vegetali. Le analisi hanno consentito di
ricostruire gli assetti della vegetazione durante le fasi di frequentazione del sito e di
valutare le caratteristiche del rapporto con la materia prima vegetale, in relazione al-
le modalità di trattamento a fini alimentari ed alla gestione degli spazi.
Durante la fase di scavo sono state applicate modalità di campionamento sistema-
tico percentuale e totale, attraverso l’applicazione di maglie geometriche regolari (per
quadrati di 1 mq) ed irregolari (settori circolari, aree perimetrali). I campioni di se-
dimento (volumi compresi fra i 3 ed i 5 litri) sono stati setacciati in acqua con l’au-

297
Martinelli et alii

silio di setacci di maglie differenti (5mm, 3mm e 0,5 mm). I residui sono stati va-
gliati con un microscopio stereoscopico binoculare (Nikon SMZ 645) per recupera-
re macroresti vegetali pertinenti a resti di tessuto legnoso combusto e carporesti co-
me cereali, legumi e frutti arborei. L’identificazione tassonomica dei frammenti ve-
getali è stata possibile grazie al confronto degli elementi anatomici e morfologici ri-
levati, con campioni recenti della collezione di riferimento del Laboratorio di Ar-
cheobotanica e Paleoecologia di Lecce e l’ausilio di appositi atlanti (Jacquiot et alii
1973; Schweingruber 1978, 1990; Berggren 1981; Anderberg 1994; Jacomet 2006).
Sono stati recuperati circa 3524 resti carpologici ed oltre 4000 frammenti di car-
bone di legna. I carporesti includono resti di cereali (2888 fr.; 83,6%), legumi (453
fr.; 13,1%) e frutti di piante arboree (111 fr.; 3,3%) pertinenti principalmente a vi-
naccioli di Vitis vinifera. I vegetali maggiormente utilizzati sono l’Hordeum vulgare sub-
sp. vulgare, forme vestite e nude di frumento, come il Triticum dicoccum e Triticum ae-
stivum/durum; Vicia faba var. minor, Vicia ervilia, Lens culinaris, Pisum sativum.
I frammenti di carbone, di dimensioni comprese fra i 3 mm ed 75 mm, appar-
tengono prevalentemente ad alcune essenze della macchia mediterranea, come Olea
europaea, Erica sp., Genista sp., Myrtus communis, ed altre essenze come le Rosa-
ceae/Maloideae, in particolare Prunus sp.
Il campionamento adottato ha reso possibile una preliminare analisi della distri-
buzione spaziale dei resti in modo da contribuire all’analisi funzionale delle struttu-
re. I dati finora disponibili permettono infatti di avanzare ipotesi su una probabile di-
versificazione nell’uso degli spazi interni ed esterni alle capanne.
La distribuzione dei semi (fig. 11) raggruppati per macrocategorie (cereali, leguminose,
frutti di piante arboree) evidenzia un’alta concentrazione di cereali nella parte setten-
trionale dello spazio L, mentre nelle altre strutture, come le capanne, i resti si distribui-
scono in maniera omogenea. La distribuzione dei resti per grandi categorie evidenzia co-
munque un uso differenziato dello spazio interno delle capanne; ad esempio nella capanna
F, il piano pavimentale (US 42) ha evidenziato la presenza su tutta la superficie di legu-
minose, mentre i semi di vite si concentrano nella metà settentrionale insieme ai cerea-
li. In prossimità della struttura di combustione US 13, sempre nella stessa capanna F, so-
no presenti resti di cereali in associazione ai legumi ed alcuni frutti arborei, mentre sono
assenti i vinaccioli. La diversa composizione dell’assemblaggio fra la parte settentrionale
e quella meridionale presso il focolare lascerebbe ipotizzare un diverso uso dello spazio
interno, ovvero una manipolazione/cottura di cibi presso il focolare ed attività di stoc-
caggio di breve durata lungo il versante nord della capanna. L’analisi tafonomica dei re-
sti di orzo (Hordeum vulgare subsp. vulgare) ha evidenziato un diverso livello di conser-
vazione delle cariossidi in aree differenziate: quelli concentrati presso il focolare sono più
frammentati e abrasi, al contrario, quelli concentrati a nord risultano meglio conservati
e tipici di un processo di carbonizzazione in atmosfera riducente.
Le analisi archeobotaniche sinora effettuate evidenziano un’ampia articolazione dei
materiali di origine vegetale in relazione alla distribuzione spaziale dei diversi taxa ed
alla probabile differente destinazione d’uso all’interno delle strutture.

g.f., c.d’o., a.s.

298
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 9 – Filicudi, Filo Braccio. Area 2: recinto dell’area all’aperto L.

Fig. 10 – Filicudi, Filo Braccio. Area 2 – area all’aperto L: particolare della piastra e della fossa.

299
Martinelli et alii

Fig. 11 – Filicudi, Filo Braccio. Distribuzione generale dei carporesti nella capanna G, F e nello spazio L.

L’AREA ALL’APERTO L

Descrizione struttura, particolare fossa e piastra, ipotesi sull’uso

Lo spazio L presenta una forma ovale (fig. 6) entro un recinto (lunghezza 7,50 m e
larghezza 4 m) che si dispone parallelo, nel senso della lunghezza, alla linea di costa.
Sul lato Nord è stato operato un taglio inclinato nel substrato naturale (US 200 tufo
giallastro) che ingloba grandi massi a spigoli arrotondati. La parete Nord naturale si
erge a protezione dell’area mentre sul lato Sud doveva essere stato eretto un muro pro-
babilmente basso, fatto con grandi massi ovali di cui si è conservato il filare di base
(USM 224) o poteva essere la base per un recinto di legno. Il lato Ovest è anch’esso
chiuso tramite un muretto che si innesta sul substrato naturale (US 200) mentre sul
lato Est il recinto è aperto (fig. 9). All’interno la superficie si presenta come un piano
(US 205) in argilla arrossata con chiazze nere carboniose. Al centro dell’area una gran-
de piastra di cottura (US 245, diametro di 1,20 m) circolare composta da frammenti
di lastre di roccia e subito accanto una fossa (US 249) di combustione che a tetto pre-
senta una forma ad otto data da cordoli in argilla ad andamento circolare (fig. 10). Sul
piano, distribuito in chiazze discontinue legate a zone di depressione della superficie,
si era depositato un sedimento fine, grigio, molto simile alla cenere (UUSS 246-247).
Sul settore Ovest, dove il recinto curva, è stata trovata in posizione orizzontale una la-
stra di pietra insieme ad un livello pieno di piccoli ciottoli di mare (US 236) delimi-
tato da un bordo in argilla in continuità con il piano US 205. I ciottoli erano anche
presenti a ridosso del muro Sud – USM 224 del recinto. L’ipotesi che è stata avanza-
ta riguardo la loro funzione, li associa ad attività legate alla trebbiatura e pulitura dei

300
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

cereali. Nello strato che copriva il piano, come nel riempimento superiore del settore
Ovest, sono stati rinvenuti inseriti in un terreno bruno friabile (US 208) otto vasetti
miniaturistici integri (fig. 13, 4-9). Il sedimento e anche l’interno di alcuni vasetti era
ricco di chicchi di cereali combusti. Lo spazio L si è colmato in seguito al suo disuso
con una sequenza di strati di terreni a componente argillosa di apporto alluvionale
(UUSS 201-202-204) mai del tutto privi di materiali archeologici.

m.c.m.

Strategie microstratigrafiche ed archeobotaniche per l’analisi dell’area L

La particolarità strutturale dello spazio L e la presenza di un esteso livello di sedi-


mento alterato termicamente associato alla presenza di una struttura di combustione
multifase, ha reso necessaria la definizione di un’adeguata strategia d’intervento per
la definizione delle modalità d’uso dell’intera area. L’approccio utilizzato ha privile-
giato la definizione dei rapporti microstratigrafici tra i momenti d’uso della struttu-
ra di combustione ed i livelli di frequentazione dell’area, attraverso l’analisi micro-
morfologica di campioni di sedimento orientati e l’analisi archeobotanica spaziale e
stratigrafica verticale. Un ulteriore sforzo è stato orientato alla descrizione di differenti
gradi di alterazione termica del sedimento ed alle caratteristiche dei prodotti di com-
bustione (ceneri, carboni, concotti, etc.).
Durante lo scavo sono stati prelevati otto blocchi di sedimento indisturbato per chia-
rire alcune dinamiche di formazione del deposito tramite l’analisi micromorfologica. La
lettura di quattordici sezioni sottili, prodotte da campioni precedentemente essiccati e
inglobati successivamente in resina presso il Geoarchaeology Laboratory dell’Università
di Boston, è stata condotta tramite un microscopio petrografico seguendo le guide de-
scrittive ed interpretative di Courty et alii (1989), Stoops (2003) e Bullock et alii (1985).
La distribuzione di cariossidi di cereali (fig. 12) nell’area Nord-Ovest, in associazione
con alcuni vasi miniaturistici, ha un’estensione di circa 2 mq lungo il limite Ovest del-
la struttura dove erano una serie di cordoli alterati dal fuoco. Questi elementi di spes-
sore variabile compreso fra i 3 e 5 cm delimitano degli spazi circolari o rettangolari.
L’osservazione in sezione sottile di alcuni campioni ha evidenziato la presenza di resti
di cereali e di residui di substrato alterato dal fuoco in associazione al distacco di livelli
costituenti la parete dei cordoli. Probabilmente questi cordoli sembrano delimitare de-
gli spazi per un momentaneo stoccaggio dei cereali o delle strutture di combustione
caratterizzate da un reiterato uso nel tempo.
L’analisi dei campioni provenienti da questa area oltre a restituire resti di fitoliti di
cereali ha evidenziato la presenza di residui di pomice, un materiale non presente nel
substrato dell’insediamento e probabilmente correlato con una attività antropica vo-
lontaria ancora non del tutto chiara (particolare attività artigianale?).
L’area centrale presenta una probabile piastra di cottura (US 245), coperta, come tut-
ta l’area, da un livello di origine alluvionale (fig. 10). Immediatamente a Nord, al di sot-
to di un livello alterato termicamente sono state individuate due strutture di combustione
di forma circolare (US 251 e US 253) con diametro di 50-60 cm, realizzate con un ri-

301
Martinelli et alii

Fig. 12 – Filicudi, Filo Braccio. Cariossidi di Hordeum vulgare subsp. vulgare provenienti dallo spazio L.

vestimento in fango e riempite da una matrice cinerosa. Una depressione delimitata da


ciottoli di grandi dimensioni, al di sotto delle due strutture circolari, era caratterizzata da
uno strato di carboni di grandi dimensioni (oltre 70 mm) indicato come US 257.
La lettura delle alterazioni termiche e delle sezioni sottili di un carotaggio conti-
nuo delle strutture evidenzia: i) utilizzo di un focolare a couvette delimitato da ciot-
toli, ii) fase di obliterazione, iii) realizzazione ed utilizzo delle strutture circolari, con
rifacimenti delle pareti, iv) riempimenti secondari, poco organizzati e contenenti fram-
menti di substrato alterato, v) obliterazione delle struttura, vi) alterazione e copertu-
ra con un livello alluvionale.
Nella zona Ovest dello spazio L erano presenti degli accumuli di colore bianco, al-
l’interno di due depressioni. Il distacco dei campioni ha evidenziato macroscopica-
mente la presenza di numerosi livelli di colore dal verde al grigio. Al loro interno so-
no presenti numerosi fitoliti e frammenti di tessuto vegetale.
Grazie all’analisi è stato possibile individuare e documentare una serie di attività
legate all’uso del fuoco, connesse in alcuni casi con la manipolazione dei resti vege-
tali. L’intera area sembra essere stata interessata infatti dalla presenza di una serie di
strutture di combustione in successione, dislocate nella parte centrale e settentriona-
le dell’area; un’attenta analisi delle alterazioni evidenzia inoltre il costante rifacimen-
to di alcune di esse con relative dislocazioni spaziali.

g.f., c.d’o., n.w.

302
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

LA CONSERVAZIONE DEI RESTI FAUNISTICI

I resti faunistici sono rappresentati in prevalenza da ossa e denti di Mammiferi do-


mestici, associati a numerosi esoscheletri (gusci) di molluschi marini ed un unico re-
sto di Pisces.
Quasi tutti i resti faunistici si caratterizzano per il pessimo stato di conservazione, do-
vuto alla particolare aggressività del terreno di giacitura che ha deteriorato fortemente le
parti scheletriche, compresi i denti, svolgendo molto spesso una vera e propria azione de-
molitrice sulla superficie delle ossa, che risultano in molti casi rappresentate da semplici
schegge di tessuto spugnoso (la parte interna dell’osso), di nessun valore diagnostico. An-
che i resti dentari, che sono in genere più resistenti dei resti ossei ai fenomeni di degra-
dazione chimico-fisica che si verificano nel suolo, si presentano spesso disgregati in la-
mine e schegge. Inoltre, l’esposizione al fuoco, testimoniata dalla presenza di segni di com-
bustione su molti frammenti, ha contribuito a peggiorarne lo stato di conservazione.
I resti sono estremamente fragili, tanto che non è stato possibile procedere ad al-
cun tipo di pulitura ed è stato necessario usare molta cautela durante il loro studio.
Tutti i resti ossei sono costituiti da frammenti incompleti, spesso di dimensioni
molto piccole. Tra i resti dentari, invece, sono stati rinvenuti elementi integri. Anche
i gusci dei Molluschi marini sono spesso integri, sebbene molto fragili e deteriorati.
In totale sono stati recuperati 518 frammenti scheletrici, provenienti in prevalen-
za dalla capanna F ed interpretabili come resti di pasto. Dal conteggio sono stati esclu-
se le schegge di dimensioni inferiori al centimetro. L’identificazione tassonomica è sta-
ta possibile solo per 185 resti, cioè circa un terzo del totale. Tra i resti non determi-
nabili rientra anche l’unico resto di pesci rinvenuto, anch’esso proveniente dalla ca-
panna F. In questo contesto, la rarità di resti di pesci è probabilmente da attribuire
ad un problema di conservazione, poichè le ossa dei pesci sono particolarmente deli-
cate e, in generale, non si conservano facilmente nel terreno.
I resti determinati risultano appartenere in massima parte ad ovicaprini, seguiti dal
maiale e dal bue, che risulta poco abbondante. In particolare, gli ovicaprini ed il maia-
le sono rappresentati soprattutto da individui giovani o giovanissimi, mentre il bue è
rappresentato da individui adulti.
Alla luce di questi dati, è possibile ipotizzare uno sfruttamento specializzato degli
ovicaprini e del maiale per scopi alimentari, mentre per il bue appare più verosimile
un impiego preferenziale per altri scopi (lavoro agricolo, cuoio, latte).
Oltre ai resti ossei, sono stati inoltre rinvenuti 92 gusci di molluschi marini eduli,
appartenenti prevalentemente alla specie Monodonta turbinata (chiocciola di mare)
e, in misura minore, al genere Patella.
Questi primi dati faunistici delineano un modello di sussistenza basato soprattut-
to sull’allevamento degli ovicaprini, il cui ruolo nell’alimentazione appare fonda-
mentale. Significativo appare anche il consumo di carne suina e di molluschi marini.
È attestata, inoltre, anche la pratica della pesca, che potrebbe però risultare sottosti-
mata per la difficoltà di conservazione dei resti dei pesci.

g.m.

303
Martinelli et alii

Fig. 13 – Filicudi, Filo Braccio. Forme vascolari. Capanna F: 1, ciotola US 21 /II; 2, olla, US 26/ vaso 9; 3,
olla con tacche impresse sull’orlo, US 21/ IV + US 35; Spazio L, vasetti miniaturistici 4, US 208; 5, US 212;
6, US 208/vaso 7; 7, US 208/ vaso 8; 8, US 208/ vaso 3; 9, US 208/ vaso 5 (dis. M.T. Capone).

304
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

PRIMI DATI SULLE ANALISI ARCHEOMETRICHE

Le indagini petrografiche condotte negli anni ’60 da Williams sulla ceramica eo-
liana rappresentano uno studio pioneristico in Italia (Williams 1980; Levi, Williams
2001). Le isole Eolie costituiscono infatti un luogo particolarmente adatto a questo
approccio analitico (Rice 1987; Cuomo di Caprio 2007; Levi 2010) in quanto sono
formate da una specifica serie di rocce vulcaniche ben distinguibili dalle formazioni
circostanti, costituite da litologie sedimentarie e metamorfiche. Le analisi hanno con-
sentito di identificare la circolazione a vasto raggio della ceramica Capo Graziano (Caz-
zella et alii 1997; Levi 1998-2000; Levi et alii 1999) ma solo in parte di distinguere
le produzioni delle varie isole, suggerendo il fenomeno di una produzione autonoma
a Filicudi ma non a Panarea (gruppi AIV e AVIII, Williams 1991).
Il progetto di analisi ha attualmente un nuovo impulso, in particolare per la facies Ca-
po Graziano, anche grazie alla ripresa delle indagini sul campo a Filicudi e Stromboli
(Cavalier 1981) e si pone l’obiettivo di discriminare le produzioni delle diverse isole ri-
cercando gli indicatori forti composizionali confrontando le diverse sequenze laviche.
Si cerca di individuare centri artigianali e tecnologie produttive nelle varie isole, e di iden-
tificare i circuiti di circolazione all’interno dell’arcipelago per comprendere il grado di
specializzazione e organizzazione sociale della produzione e la gerarchia insediamenta-
le tra Lipari e le “isole minori”. Le nuove analisi si concentrano anche sui singoli mi-
nerali dell’impasto ceramico (pirosseni, olivine, plagioclasi, anfiboli, biotiti) mediante
microscopio a scansione elettronica (Centro Interdipartimentale Grandi Strumenti,
Univ. Modena) e microsonda (Montan Universitët, Leoben) (Jones et alii, in press)6.
Per quanto riguarda Filicudi, sono stati prelevati 25 nuovi campioni appartenenti
a vasi tipologicamente significativi dal nuovo scavo di Filo Braccio, che si sommano
ai 33 preesistenti, prevalentemente dalla Montagnola.
Le osservazioni petrografiche dei nuovi e vecchi campioni permettono alcune consi-
derazioni preliminari. Si evidenziano due gruppi probabilmente locali caratterizzati da
abbondanti orneblende (gruppo AIV) e basalti (gruppo AVIII); questi gruppi sono ugual-
mente distribuiti a Filo Braccio, mentre alla Montagnola prevale quello a orneblende.
Mentre tra i vecchi campioni erano stati individuati quattro esemplari, tutti deco-
rati, di possibile produzione liparota (gruppo AI di Williams 1980) dal nuovo scavo
di Filo Braccio la ceramica sembra tutta di produzione locale, compresa la tazza con
incisa una decorazione figurata (figg. 14-15).
s.t.l.

LE DATAZIONI AL RADIOCARBONIO

Sono state eseguite su n. 21 campioni le rispettive datazioni con il radiocarbonio, dal


Centro di Datazioni CEDAD dell’Università del Salento che vengono presentate nella

6 La nuova strategia di analisi è stata elaborata in collaborazione con Alberto Renzulli, Patrizia Santi (Univ.

Urbino), Daniele Brunelli e Maurizio Mazzucchelli (Univ. Modena) e viene applicata anche nell’ambito del
dottorato di Pamela Fragnoli (Univ. Ferrara).

305
Martinelli et alii

Tab. 1 – Filo Braccio. Elenco campioni con le determinazioni tassonomiche (Laboratorio archeobotanica -
Università del Salento) e le datazioni C14 (Centro datazioni CEDAD – Università del Salento).

306
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 14 – Filicudi, Filo Braccio. Capanna F, tazza decorata: profilo (dis. L. Lopes).

tabella 1 insieme alle determinazioni tassonomiche dei campioni. La sequenza delle da-
te si aggiunge alle 22 datazioni eseguite nel villaggio del Bronzo Medio di Portella7 in un
progetto più ampio che interessa l’intero arco cronologico culturale della preistoria del-
le Isole Eolie.
Una lettura archeologica della tabella indica come fase più antica del villaggio la fi-
ne del III millennio a.C. (oscillazione 2400-2100 a.C.). La capanna G in cui è chiara
una ristrutturazione successiva alla prima edificazione, si colloca nella prima metà del
II millennio come la fase di riutilizzazione della capanna F individuata nella US 21.

7 Un gruppo di sette date riguarda lo scavo del 2000 (Martinelli 2005: 289-297); un gruppo di dieci da-

te è stato effettuato durante le campagne di scavo 2006 e 2008 (Martinelli in stampa).

307
Martinelli et alii

Le date relative allo spazio L, dedicato ad attività di lavoro connesse all’agricoltura, at-
testano il periodo di principale vita del villaggio prima del suo abbandono. In que-
st’ottica interpretativa fornita dalla cronologia assoluta, il villaggio di Filo Braccio è sta-
to frequentato per almeno cinque secoli fino alla nuova edificazione sulla Montagno-
la di Capo Graziano. Nell’insieme le date C14 calibrate non si discostano dalla cro-
nologia culturale proposta da Luigi Bernabò Brea (1985: 13; Meligunìs Lipára VI) che
collocava alla fine del III millennio l’arrivo delle “genti di Capo Graziano”.

m.c.m., g.f.

LA MEMORIA E IL RACCONTO DI UN POPOLO ATTRAVERSO LA DECORAZIONE


DI UN VASO

Prima di ogni considerazione riportiamo una accurata descrizione della forma va-
scolare, del decoro e del contesto di ritrovamento (figg. 14-16):

Tazza emisferica (fig. 14)

Impasto semidepurato (SDP) bruno. Superfici lisciate, esterna bruno, rossiccia con
macchie nerastre; sup. int. bruna (Munsell 5YR3/1 sup. int.; 2.5YR 4/6 e 3/1 sup.
est.; 10YR 4/6 Ansa).
Orlo indistinto e bordo assottigliato. Diam. 16,0 cm.
Vasca profonda a profilo convesso. Sp. 0,8 cm; prof. 12,5 cm.
Fondo piatto a spigolo acuto. Diam. fondo 7,4 cm; sp. 1,0 cm.
Ansa a nastro verticale e sezione ovale appiattita impostata sopraelevata dall’orlo
alla parte superiore della vasca. Decoro composto da impressioni circolari in fila ver-
ticale sulla superficie esterna. All’attacco inferiore doppia fila di piccoli punti, in tut-
to sedici. Largh. 3,0 cm, sp. 0,9 cm.
Decorazione: incisa prima della cottura. Stile incerto in alcuni punti.
È disposta su due registri che dividono in due parti orizzontali la superficie, deli-
mitate da una linea e triangoli con vertice verso il basso. I triangoli hanno dimensio-
ni diverse fra loro.
Zona superiore che comprende l’ansa: H 9 cm (la lettura è fatta da sinistra a de-
stra) (fig. 15, 1-2); due linee parallele a zig-zag di cui la prima quasi sull’orlo e la se-
conda si riduce divenendo molto stretta nella parte coperta dalla curvatura dell’ansa.
Esse proseguono ravvicinate; una terza linea a zig-zag si ferma all’attacco dell’ansa. Ri-
quadro a sinistra dell’ansa: due contrassegni affiancati, composti da un rettangolo oriz-
zontale campito da tratti ondulati a spigolo. Nel primo riquadro vi sono 8 tratti; nel
secondo ne sono visibili 6.
Riquadro a destra dell’ansa: figura umana stilizzata con testa a cerchio e corpo, brac-
cia e gambe lineari. Le braccia sono allargate ad angolo retto e le dita completamen-
te aperte disegnate con tratti curvilinei. La mano destra ha 6 tratti la mano sinistra
ha 5 tratti. Le gambe sono allargate a 71° e le dita dei piedi sono anch’esse aperte per
cui il piede destro ha 5 tratti e quello sinistro ne ha 3. Si nota un puntino impresso

308
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

all’interno del cerchio della testa nella parte che si attacca al corpo, che potrebbe rap-
presentare la bocca o semplicemente il segno del punteruolo nel momento di inizio
del disegno del corpo. Nell’incrocio delle gambe un piccolo tratto potrebbe rappre-
sentare l’organo sessuale maschile o la fine della linea del corpo.
La figura umana è lunga 4,3 cm e larga da mano a mano 4 cm.
Ai lati del corpo in posizione simmetrica e speculare due imbarcazioni poste in ver-
ticale, disegnate con una linea lunga sulla quale si innestano 4 tratti perpendicolari.
A sinistra della figura umana, tre imbarcazioni, poste in orizzontale una di segui-
to all’altra, sono disegnate con una linea lunga sulla quale si innestano perpendico-
larmente per le prime due 4 tratti centrali e 5 nella terza barca, e altri due tratti più
lunghi posti agli estremi della linea che vengono caratterizzati solo nelle due inferio-
ri da due tratti obliqui che potrebbero indicare la prua e la poppa. Dietro le barche,
in prossimità dell’ansa, un altro segno composto da una linea centrale e quattro linee
perpendicolari. Al di sotto una linea concava sembra collegare le due estremità. Le bar-
che sono lunghe max cm 2. A destra della figura umana vi sono due barche poste in
orizzontale una di seguito all’altra, disegnate nello stesso modo ma una estremità è
interessata da una lacuna. Le barche hanno ciascuna 5 tratti visibili.
Chiudono il registro superiore due linee a zig-zag che iniziano regolari ma che di-
vengono a tratti irregolari dalla curvatura della vasca in prossimità dell’ansa.
Zona inferiore H 6 cm (fig. 15, 2-3).
Un riquadro centrale in direzione dell’attacco inferiore dell’ansa, in cui sono disegnate
una imbarcazione più grande delle altre (lungh. 3 cm) con una linea orizzontale, 6 trat-
ti perpendicolari centrali, due tratti più lunghi alle estremità della linea, caratterizzati
da un altro tratto obliquo (fig. 15, 4). Altre due barche poste in verticale una di segui-
to all’altra composte da una linea verticale, 6 tratti di diverse lunghezze. Chiudono il
registro inferiore due linee a zig-zag ampie, incise profondamente e regolari.
Contesto di ritrovamento: Area 1
Frammenti registro sup. riquadro sen US 4/O 61 + US 15 + US 14 capanna F;
Frammenti registro inf. parte sen US 15 + US 21/O 62 capanna F
Zona con attacco ansa: capanna F US 14 e Ansa US 9/NO 59-60
Frammento registro sup. riquadro dex : US 15 (uomo)
Frammenti registro inf. parte dex : capanna F US 21
Stato di conservazione e modalità di frattura: Frammentario. Si conserva metà del-
la vasca con gli attacchi dell’ansa e attacco al fondo. Mancante del fondo e della par-
te centrale dell’ansa.
Nella vasca una lacuna centrale con fatturazione a raggiera fa desumere che il va-
so si sia rotto in seguito ad un colpo inferto o provocato durante una caduta.

Il contesto di ritrovamento indica una dispersione dei frammenti in senso vertica-


le nelle UUSS pertinenti all’ultima fase di vita (US 21) e di abbandono con crolli del-
la struttura muraria (UUSS 4, 14, 15) della capanna F, in connessione con il livello
di uso posto all’esterno (US 9). Le datazioni C14 calibrate indicano per la US 21 un
ambito cronologico di 1900-1800 BC.
La forma vascolare è modellata in impasto semidepurato ma in modo grossolano

309
Martinelli et alii

Fig. 15 – Filicudi, Filo Braccio. Capanna F, tazza decorata: disegno - 1, parte superiore; 2, parte mediana; 3,
parte inferiore; 4, raffigurazione stilizzata di una imbarcazione (dis. L. Lopes).

310
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

Fig. 16 – Filicudi, Filo Braccio. Tazza decorata.

e anche con evidenti tracce di ossidazione causate al momento della cottura. La ti-
pologia è molto semplice a profilo convesso monoansata. Il tipo di ansa a nastro con
lo stesso motivo decorativo è presente nel villaggio sulla montagnola di Capo Gra-
ziano nella capanna VI (Meligunìs Lipára VI: Tav. LXXX fig. 1, b-d; 3, f-g) dove coin-
cide soprattutto la fila di impressioni ovali e l’uso di puntini impressi.
La forma nell’insieme invece non trova confronto in ambito eoliano.
Il disegno è eseguito rispettando uno schema espositivo ma con una tecnica ele-
mentare e talvolta irregolare con errori di composizione dovuti nel disegnare su una
superficie sferica. Si osserva questo nella assenza di uniformità nel tracciare le linee con-
tinue ad andamento a zig-zag che vengono corrette distorcendo o riducendo le stesse
linee. Uniformità si nota invece nel disegno delle barche che seguono un modello sti-
lizzato. Diverso è il segno unico composto da una linea centrale e quattro linee per-
pendicolari con una linea concava che sembra collegare le due estremità presente nel

311
Martinelli et alii

registro superiore. Forse è la rappresentazione in una visione a specchio di due imbar-


cazioni o di una barca al momento dell’attracco vista dall’alto con i remi sollevati?
Una lettura preliminare della narrazione insita nel disegno pone la figura umana
al centro del racconto che accentua l’attenzione su un evento di particolare impor-
tanza tale da essere tramandato tramite una schematizzazione dello stesso. L’uomo a
braccia e mani aperte è disposto nella postura dell’orante mentre è circondato dalle
barche che assumono proprio per la posizione ai fianchi della figura umana, un ruo-
lo fondamentale nella raffigurazione dell’evento raccontato. Le linee a zig-zag posso-
no facilmente essere interpretate come il moto ondoso del mare che fa da base al rac-
conto e lo divide in registri narrativi. Di difficile interpretazione in questa fase dello
studio sono i due contrassegni posti a confronto con il riquadro della scena princi-
pale. Un contrassegno simile era già stato trovato su scodelle carenate della facies di
Capo Graziano nella capanna I a Lipari (Meligunìs Lipára III: 236-237, contrasse-
gno VIII) e un altro identico dalla capanna I del villaggio sulla Montagnola a Filicu-
di (Meligunìs Lipára VI, Tav. LXIX, 4). In entrambi le linee ondulate all’interno del
riquadro sono disposte in senso verticale. Certamente questa tazza riporta il raccon-
to di un evento legato al mare in cui è protagonista l’uomo con le barche in un mo-
mento di migrazione da o verso le isole.
Tutte le isole del mondo fanno nascere tra gli uomini e i popoli rappresentazioni
comuni, miti simili. La percezione delle isole non è soltanto funzione della loro par-
ticolarità geografica ma segue la semantica e la sintassi del nostro immaginario spa-
ziale. Dobbiamo cercare fra popoli che recano i segni della propria insularità per ca-
pire i concetti che quei segni esprimono. Non a caso la cultura di Capo Graziano mo-
stra sempre più affinità con la cultura di Tarxien Cemetery nell’isola di Malta (Ber-
nabò Brea 1985: 95; Martinelli, in stampa). I numerosi dati archeologici tratti dalla
ricerca effettuata nel villaggio di Filo Braccio sono in corso di studio, pertanto que-
sto contributo deve essere inteso come prima introduzione. Con esso si è voluto for-
nire una visione generale nella quale sono espressi i numerosi aspetti che saranno ap-
profonditi con il prosieguo dello studio. Un ruolo importante per l’interpretazione
storica è dato dall’archeologia insulare, in cui nuovi principi vedono le isole caratte-
rizzate non dalla condizione di isolamento ma dalla attesa di contatti con persone pro-
venienti dal mare. Lo studio delle comunità preistoriche dell’isola può dire molto sul
contesto marittimo, sulla navigazione, sulle soluzioni adottate per lo sfruttamento del
territorio ai fini della vita della comunità; pensiamo alle forme di sussistenza condi-
zionate dalla possibilità di conservare le riserve idriche, e con ciò potrà essere possi-
bile spiegare l’identità di una comunità.
m.c.m.

* Servizio Beni archeologici, Soprintendenza Beni Culturali di Messina


**Laboratorio di Archeobotanica - Università del Salento
*** Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali - Università di Udine
**** Università di Modena e Reggio Emilia
***** Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Messina
****** Department of Archaeology - Boston University

312
Nuove ricerche nell’insediamento sull’istmo di Filo Braccio a Filicudi. Nota preliminare sugli scavi 2009

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ANDERBERG A.L. 1994 - Atlas of seeds and JACOMET S. 2006 - Identification of cereal re-
small fruits of Northwest-European plant mains from archaeological sites; 2nd edition,
species with morphological descriptions. Part Archaeobotany Lab IPAS, Basel University.
4 Resedaceae - Umbelliferae, Swedish Mu- JACQUIOT C., TRENARD Y., DIROL D. 1973 -
seum of Natural History: Stockolm. Atlas d’Anatomie des bois des Angiospermes.
ARDESIA V., CATTANI M., MARAZZI M., NI- C.T.B.: Paris.
COLETTI F., TUSA S. 2006 - Gli scavi nel- JONES R., BRUNELLI D., LEVI S.T., FRAGNOLI
l’abitato dell’età del bronzo di Mursia, Pan- P., PAGANELLI E., WILLIAMS J. (in press) -
telleria (TP). Relazione preliminare delle The Aeolian archipelago: the inter-island
campagne 2001-2005, Rivista Scienze Preis- pottery network, 37th International Sympo-
toriche, LVI: 293-367. sium on Archaeometry (Siena 2008).
BERGGREN G. 1981 - Atlas of seeds and small LEVI S.T. 1998-2000 - Importazioni e produ-
fruits of Northwest-European plant species zione locale di ceramica preistorica a Mes-
with morphological descriptions. Part 3 Sali- sina: evidenze archeometriche, Origini,
caceae - Cruciferae, Swedish Museum of XXII: 237-241.
Natural History: Stockolm. - - : 2010 - Dal coccio al vasaio, Zanichelli: Bo-
BERNABÒ BREA L. 1985 - Gli Eoli e l’inizio del- logna.
l’età dei metalli del Bronzo nelle isole Eolie e LEVI S.T., FRATINI F., PECCHIONI E., WIL-
nell’Italia meridionale, Napoli. LIAMS J.L. 1999 - Circolazione di ceramica
BULLOCK P., FEDEROFF N., JONGERIUS A., preistorica e protostorica nella Sicilia Nord-
STOOPS G., TURSINA T., BABEL U. 1985 - orientale e nell’arcipelago eoliano, in Mag-
Handbook for Soil Thin Section Description, getti M., Vendrell-Saz M. eds., Atti 5e Curs
Wolverhampton, UK: Waine Research d’Arquelogia d’Andorra - 4th European mee-
Publications. ting on ancient ceramics, Estudis arqueològics
CAVALIER M. 1981 - Villaggio preistorico di i arqueomètrics (Andorra 1997), Govern
San Vincenzo, Sicilia Archeologica, 46-47: d’Andorra Ministeri de Turisme i Cultura,
27-54. Andorra: 200-211.
CALANCHI N., ROSSI P.L., SANMARCHI F., LEVI S.T., WILLIAMS J.L. 2001 - Archeometria
TRANNE C.A. 1996- Guida escursionistico della ceramica eoliana: nuovi risultati, sin-
vulcanologica delle isole Eolie, Centro Studi e tesi e prospettive. Luce attraverso i vasi: ri-
Ricerche di Storia e problemi eoliani, Vi- sultati di analisi petrografiche della cerami-
terbo. ca eoliana, in Martinelli M.C., Spigo U., a
CAZZELLA A., LEVI S.T., WILLIAMS J.L. 1997 cura di, Studi di Preistoria e Protostoria in
- The petrographic examination of impas- onore di Luigi Bernabò Brea. Quaderni del
to pottery from Vivara and the Aeolian Is- Museo Archeologico Regionale Eoliano “Lui-
lands: a case for inter-island pottery ex- gi Bernabò Brea”, Supplemento I, Regione
change in the Bronze Age of southern Italy, Siciliana, Assessorato regionale dei beni cul-
Origini, XXI: 187-205. turali e ambientali e della pubblica istru-
COURTY, M.A., GOLDBERG P., MACPHAIL R.I. zione, Palermo: 265-275.
1989 - Soils and Micromorphology in Ar- MARTINELLI M.C. 2005 - (a cura di), Il Vil-
chaeology, Cambridge: Cambridge Univer- laggio dell’età del Bronzo medio di Portella a
sity Press. Salina nelle Isole Eolie, Origines, Istituto
CUOMO DI CAPRIO N. 2007 - Ceramica in ar- Italiano di Preistoria e Protostoria: Firenze.
cheologia 2, “L’Erma” di Bretschneider: Roma. - - : in stampa - (a cura di), Il villaggio dell’età

313
Martinelli et alii

del Bronzo medio di Portella a Salina nelle - - : 1990 - Anatomie europäischer Hölzer, Ver-
Isole Eolie. Scavi 2006 e 2008, Messina. lag Paul Haupt: Bern und Stuttgart.
MELIGUNÌS LIPÁRA III - Bernabò Brea L., Cava- STOOPS G. 2003 - Guidelines for Analysis and
lier M. 1968, Stazioni preistoriche delle isole Pa- Description of Soil and Regolith Thin Sec-
narea, Salina e Stromboli, Flaccovio: Palermo. tions. Madison, WI: Soil Science Society of
MELIGUNÌS LIPÁRA IV - Bernabò Brea L., Ca- America, Inc.
valier M. 1980, L’Acropoli di Lipari nella WILLIAMS J.L. 1980 - A Petrological Exami-
preistoria, Flaccovio: Palermo. nation of The Prehistoric Pottery from the
MELIGUNÌS LIPÁRA VI - Bernabò Brea L., Ca- Excavations in the Castello and Diana Plain
valier M. 1991, Filicudi: insediamenti del- of Lipari - An Interim Report, in Bernabò
l’età del bronzo, Flaccovio: Palermo. Brea L., Cavalier M. a cura di, Meligunìs
RICE P.M. 1987 - Pottery Analysis: a Source- Lipára, IV, Palermo: 847-868.
book, The University of Chicago Press: - - : 1991 - The Petrographic Analysis of Capo
Chicago and London. Graziano Pottery from Filicudi and Mi-
SCHWEINGRUBER F.H. 1978 - Mikroskopische lazzese Pottery from Panarea, in Bernabò
Holzanatomie, Swiss Fed. Inst. For. Res., Brea L., Cavalier M., a cura di, Meligunìs
Birmensdorf, Zug. Lipára, VI, Palermo: 239-259.

314

Potrebbero piacerti anche