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PROPOSTE

Innovare per includere, includere


per innovare
I talenti della neurodiversità per la promozione
dello sviluppo sociale

Alessandro Antonietti1, Cristina Panisi2, Elena Ramella3 e Roberta Sala4

Sommario
Un articolato complesso di ricerche psicologiche indica che certe condizioni critiche per l’inclusione sociale
— come quelle caratterizzate da neurodiversità — si associano a elevati livelli di creatività. Perché allora non
valorizzare il potenziale creativo dei soggetti neurodiversi per l’ideazione di strumenti, percorsi, interventi e
iniziative di inclusione innovativi? In genere le azioni inclusive sono pensate da agenti esterni, ma chi meglio
di chi vive in prima persona le condizioni di fragilità, disagio e disabilità può conoscere i propri bisogni? Se a
questa esperienza diretta si accompagna, come nel caso della neurodiversità, la propensione per forme di-
vergenti di pensiero e la disponibilità a immaginare situazioni alternative a quelle attuali, spunti, suggerimenti
e idee nuove possono provenire proprio dai destinatari stessi delle azioni di promozione dell’inclusione. Nel
contributo viene descritto un modello che porta a individuare le modalità con cui il potenziale creativo dei
soggetti neurodiversi a rischio di esclusione può essere riconosciuto e valorizzato. Si suggeriscono strumenti
e strategie per coinvolgere queste categorie di cittadini in processi partecipativi di co-costruzione delle solu-
zioni innovative per dare risposta alle difficoltà e alle sfide che essi devono fronteggiare.

Parole chiave
Creatività, Innovazione, Co-progettazione, Neurodiversità, Autismo.

1
Università Cattolica del Sacro Cuore, Centro di Ricerca sull’Orientamento e lo Sviluppo Socio-professionale
(CROSS), Servizio di Psicologia dell’Apprendimento e dell’Educazione in Età Evolutiva (SPAEE) e Unità di Ricerca
sulla Creatività e Innovazione, Milano.
2
Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Laboratorio
Autismo, Pavia.
3
Università Cattolica del Sacro Cuore, Centro di Ricerca sull’Orientamento e lo Sviluppo Socio-professionale
(CROSS), Milano.
4
Università Cattolica del Sacro Cuore, Servizio di Psicologia dell’Apprendimento e dell’Educazione in Età Evolutiva
(SPAEE), Milano.

© Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2022 — Autismo e disturbi del neurosviluppo
Vol. 20, n. 3, novembre 2022
doi: 10.14605/AUT2032201 — ISSN: 1722-4071 — pp. 217-232
Corrispondenza: Alessandro Antonietti — e-mail: alessandro.antonietti@unicatt.it
PROPOSALS

Innovating in Order to Include,


Including in Order to Innovate
The Talents of Neurodiversity at the Service of
Social Development

Alessandro Antonietti1, Cristina Panisi2, Elena Ramella3 and Roberta Sala4

Abstract
A complex body of psychological research indicates that certain critical conditions for social inclusion —
such as those characterised by neurodiversity — are associated with high levels of creativity. Hence, why not
make the most of the creative potential of neurodiverse people to devise innovative inclusion interventions?
Inclusion is usually conceived by external agents, but who better than those who personally experience condi-
tions of disability to know their needs? If this direct experience is accompanied, as in the case of neurodiver-
sity, by a propensity for divergent thinking and imagining alternative situations to the current ones, new ideas
can come from the very recipients of inclusion actions. The paper describes a model that identifies ways in
which the creative potential of neurodiverse people at risk of exclusion can be recognised and enhanced.
Tools and strategies are suggested for involving these categories of citizens in participatory processes of co-
construction of innovative solutions to the obstacles and challenges they face.

Keywords
Creativity, Innovation, Co-designing, Neurodiversity, Autism.

1
Cattolica University of Milan, Centre for Research on Vocational Guidance and Socio-professional development
(CROSS), Developmental Learning and Educational Psychology Service (SPAEE) and Creativity and Innovation
Research Unit, Milan.
2
University of Pavia, Department of Brain and Behavioural Sciences, Autism Laboratory, Pavia.
3
Cattolica University of Milan, Centre for Research on Vocational Guidance and Socio-professional development
(CROSS), Milan.
4
Cattolica University of Milan, Developmental Learning and Educational Psychology Service (SPAEE).

© Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2022 — Autismo e disturbi del neurosviluppo
Vol. 20, Issue 3, November 2022
doi: 10.14605/AUT2032201 — ISSN: 1722-4071 — pp. 217-232
Correspondence: Alessandro Antonietti — e-mail: alessandro.antonietti@unicatt.it
PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

Da destinatari ad attori di inclusione

L’innovazione non è soltanto un processo che accade. Gli agenti umani non
sono soltanto destinati a subirlo, ma possono cercare di orientarlo affinché lo
sviluppo si muova in direzioni eticamente condivisibili e socialmente accetta-
bili. A questo riguardo si presenta la necessità di riflettere circa il rischio che
l’innovazione amplifichi il divario tra coloro che sono dotati delle risorse per
trarne vantaggi e coloro che — caratterizzati da capacità, modalità di pensiero e
comportamento differenti da quelli dominanti — ne sono privati.
L’attenzione però non pare limitarsi all’esigenza che l’innovazione diventi
occasione di inclusione più che di esclusione. Si pone infatti anche la questione
di chi ha titolo a esprimersi circa l’orientamento dell’innovazione. È lasciato
soltanto a menti «illuminate» e «benevole» stabilire come i processi di cam-
biamento possano favorire l’inclusione di fasce vulnerabili o marginali della
società o i destinatari di queste azioni possono elaborare una loro personale
prospettiva al riguardo, sia per meglio esprimere i propri bisogni e le proprie
priorità che per dare un contributo diretto all’innovazione, a beneficio proprio
e altrui? In altri termini: il binomio innovazione-inclusione è da pensarsi sol-
tanto nel verso «che cosa l’innovazione può fare per l’inclusione» o anche nel
verso «che cosa l’inclusione può fare per l’innovazione»? È questa la domanda
messa a fuoco nel presente articolo, in cui si farà riferimento al ruolo che le
persone con neurodiversità possono rivestire nell’innovazione, processo nel
quale esse, se riconosciute e opportunamente valorizzate, possono rappresen-
tare un’importante risorsa.

La creatività per l’innovazione

L’innovazione viene oggi spesso associata alla creatività (Legrenzi, 2005), in


quanto si ritiene che l’originalità dell’approccio alla realtà e la divergenza nel
modo di pensare che caratterizzano gli individui e i gruppi creativi siano uno dei
principali propellenti e driver del cambiamento e dello sviluppo (tra le pubbli-
cazioni in lingua italiana, si vedano De Caroli, 2009; Goleman, Ray e Kaufman,
1999; Testa, 2005; per una panoramica internazionale, si veda Antonietti e Co-
lombo, 2013).
Tre sono i principali meccanismi mentali sottesi alla creatività (Antonietti e
Colombo, 2013; 2016; Antonietti, Colombo e Pizzingrilli, 2011). Innanzitutto vi
è l’ampliamento del campo mentale.
Se il soggetto è capace di produrre molte idee diverse e insolite o se prende
qualcosa di esistente e prova a variarlo, si trova ad avere una ricchezza di elementi
mentali che aumenta la probabilità di individuare tra di essi uno che conduca a

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Autismo e disturbi del neurosviluppo — Vol. 20, n. 3, novembre 2022

qualcosa di nuovo e apprezzabile. In secondo luogo la creatività emerge quando


si stabiliscono rapporti tra realtà molto diverse tra loro o addirittura opposte:
collegare campi mentali usualmente considerati lontani o antitetici è quindi un
ulteriore meccanismo della creatività. Infine si ha un atto creativo quando si
riorganizza il campo mentale producendo una nuova visione in cui si colgono
dei significati non ovvi e interessanti.
Queste operazioni mentali spesso si accompagnano a particolari atteggiamenti
che favoriscono la creatività. L’individuo che riesce a innovare è contraddistinto
da tratti quali apertura verso l’esperienza, accettazione del rischio, spirito di
avventura, predilezione per la complessità. L’atteggiamento creativo è collegato
inoltre alla tendenza a considerare vari possibili approcci al problema, ad ab-
bandonare la via intrapresa qualora un’altra si presenti come più adeguata allo
scopo, a non considerare definitivi i risultati raggiunti.

La creatività nella neurodiversità

La creatività sembra avere un rapporto con la neurodiversità. Il termine


«neurodiversità» è stato proposto alla fine degli anni Novanta dalla sociologa
australiana Judy Singer per caratterizzare le persone con disturbo dello spettro
autistico. L’autrice ha evidenziato l’importanza del riconoscimento delle dif-
ferenze biologiche, intese come «variabilità dell’essere umano», con l’intento
di mettere in rilievo le attitudini e le capacità delle persone «neurologica-
mente diverse». Questa visione ha modificato la prospettiva di osservazione
della diversità, tradizionalmente intesa come un deficit, una menomazione,
una dis‑abilità. Pertanto, accanto al richiamo alla biodiversità e alla diversità
culturale, con il neologismo «neurodiversità» la Singer ha sottolineato che
molte persone con forme atipiche di «cablaggio neuronale» possono creare e
trasmettere competenze insolite.
A sostegno di quest’ultima affermazione, i risultati di varie ricerche suggeri-
scono che la creatività è particolarmente pronunciata, ad esempio, nei soggetti
con sindrome di Tourette (Colautti et al., 2021), dislessia (Cancer e Antonietti,
2019), discalculia (Magenes, Antonietti e Cancer, 2021), disturbo da deficit di
attenzione e iperattività (ADHD) (Boot, Nevicka e Baas, 2020), autismo (Liu,
Shih e Ma, 2010), decadimento cognitivo (Fusi et al., 2020; 2021).
Non parliamo qui della cosiddetta «big C creativity» (creatività con la C ma-
iuscola), quella messa in evidenza dai grandi artisti, scienziati o inventori (tra
i quali si annoverano anche alcune persone «neurodiverse»), ma della «small c
creativity» (creatività con la c minuscola), cioè la propensione a pensare e com-
portarsi in maniera divergente, diversa da ciò che la maggior parte della gente
fa, e a produrre qualcosa di nuovo e significativo o utile.

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PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

Perché le persone con neurodiversità manifestano una peculiare tenden-


za creativa? C’è chi sostiene che questo avviene perché esse presentano una
preferenza per le rappresentazioni mentali di tipo visivo e per strategie di
pensiero di tipo intuitivo, entrambe collegate alla creatività. Un’altra spie-
gazione rimanda alla tesi secondo cui il codice verbale è il principale canale
di trasmissione delle idee consolidate e degli schemi usuali di ragionamento,
cosicché la scarsa dimestichezza con tale codice — comune a varie forme di
neurodiversità citate — favorirebbe il ricorso a modi di pensare non comuni.
Infine, gli individui neurodiversi devono affrontare vari tipi di difficoltà ed
escogitare strategie per aggirare o compensare i propri limiti e quindi sono
stimolati a trovare da sé delle soluzioni ai loro personali problemi, e ciò incre-
menta in loro la creatività. Inoltre anticonformismo, tenacia e perseveranza,
sovente associati a traiettorie atipiche di sviluppo, rendono questi soggetti
particolarmente efficaci nel seguire strade insolite e nell’insistere per realiz-
zare idee innovative.

Valorizzare la creatività nella neurodiversità

Se la creatività è una piegatura che assumono il pensiero e il comportamento


nelle persone con certe forme di sviluppo atipico, perché non farne una risorsa per
l’innovazione in generale e, in particolare, per quegli ambiti che possono favorire
l’inclusione di questi soggetti? In questa prospettiva il rapporto tra innovatività
e neurodiversità assume una triplice declinazione:
– trovare modalità per potenziare le capacità innovative degli individui con
sviluppo atipico;
– mettere a punto forme innovative di inclusione;
– avvantaggiarsi delle risorse creative della neurodiversità per innovare e miglio-
rare aspetti della vita dei soggetti di cui si cerca di promuovere l’inclusione,
nonché dell’intera comunità.

Questo triplice obiettivo è perseguibile all’interno di una cornice in cui l’inclu-


sione sia un percorso da compiere da tutti e per tutti, in un’ottica di reciprocità
e di bi-direzionalità. Questo significa che, se è vero che le persone con sviluppo
atipico possiedono i punti di forza sopra ricordati e talvolta raggiungono le vette
di talenti eccezionali, in certi contesti potrebbero essere esse stesse ad assumere
un ruolo propulsivo rispetto alle persone neurotipiche. In tal caso il percorso
inclusivo sarebbe gestito dalle persone neurodiverse a beneficio di se stesse e
anche di chi neurodiverso non è. Si pongono così le premesse per un ribaltamento
della logica dell’inclusione etero-regolata, che vede le persone neurodiverse sem-
pre e soltanto come soggetti destinatari, talvolta passivi, di interventi progettati

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Autismo e disturbi del neurosviluppo — Vol. 20, n. 3, novembre 2022

e decisi da altri. In questa prospettiva alternativa, invece, tutti possono essere


proponenti e fruitori nello stesso tempo.
Questa doppia inclusività induce a pensare che le persone con sviluppo atipico
potrebbero a propria volta diventare soggetti partecipi e attivi del processo di
inclusione, attraverso una duplice modalità:
– assumere il ruolo di coloro che includono gli altri, ponendosi come «tutor»
rispetto alle persone meno esperte in quei contesti dove i loro talenti rappre-
sentano la condizione affinché le attività possano essere portate a compimento
con successo;
– partecipare già in sede progettuale all’elaborazione di percorsi inclusivi che
siano a beneficio di loro stesse ma anche della comunità, dove possano da una
parte esprimere le loro esigenze e dall’altra fornire un contributo sul piano
dell’ideazione di contenuti e di strategie alternative e divergenti, funzionali
alla messa a punto di azioni dirette allo scopo.

Interagire per intervenire

Sulla base delle considerazioni sinora svolte, è stato elaborato un modello di


intervento psico-sociale che prevede l’attivazione di un sistema di interazione
tra un’équipe di coordinamento e supporto (Executive Unit – EU) e un gruppo di
ideazione (Think Tank Unit – TTU).
L’EU è un gruppo stabile composto da adulti esperti che ha il compito di:
1a. sollecitare le comunità locali che manifestano o percepiscono esigenze di
inclusione (associazioni di disabili, associazioni di genitori, centri di riabilita-
zione, centri socio-educativi, CTRH e GLIR degli Uffici Scolastici Territoriali,
assessorati e servizi pubblici per la disabilità, ecc.) a segnalare specifiche
problematiche per le quali si richiedono modalità innovative di intervento;
1b. intercettare bandi e opportunità di finanziamento/sponsorizzazione a favore
dell’inclusione;
2. declinare richieste e opportunità di inclusione in precise domande per le
quali occorra perseguire l’innovazione;
3a. costituire, convocare, attivare la TTU;
3b. formare i componenti della TTU riconoscendone le potenzialità creative,
facendo diventare i componenti consapevoli di esse e facendo loro acquisire
strategie per ottimizzare l’ideazione creativa;
4. coordinare l’attività della TTU, finalizzandola all’ideazione di soluzioni in-
novative per l’inclusione;
5. rielaborare gli esiti del lavoro ideativo della TTU in modo da renderlo so-
cialmente condivisibile e proponibile a interlocutori interessati alle soluzioni
innovative individuate;

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PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

6. assistere la TTU nel perfezionare le idee innovative elaborate e nel tradurle


in azioni effettivamente implementabili;
7. facilitare la creazione delle condizioni (ambientali, culturali, istituzionali) di
realizzazione delle azioni progettate;
8. comunicare i progetti elaborati, accompagnarne la realizzazione, documen-
tare il processo e i risultati raggiunti, garantirne il riconoscimento pubblico,
favorirne la disseminazione, la replica e la generalizzazione.

La TTU è composta da soggetti — bambini, ragazzi, adulti, anziani — con


sviluppo atipico motivati a essere coinvolti in un processo di co-costruzione del
proprio percorso di vita e al miglioramento della qualità di quest’ultima. La TTU
è composta in parte da membri permanenti interessati a offrire un contributo
che vada a beneficio dell’inclusione del gruppo delle persone che condividono
una certa forma di neurodiversità e in parte da membri temporanei interessati
solamente alla specifica criticità/esigenza/obiettivo in relazione alla quale la TTU
è in quel momento attivata (presumibilmente perché direttamente coinvolti in
quella criticità). I compiti della TTU sono:
a) presentare il proprio punto di vista rispetto alla questione per la quale è
convocata;
b) generare idee innovative in relazione alla questione in oggetto;
c) perfezionare le idee così da renderle attuabili;
d) prendere parte alle azioni di implementazione delle innovazioni proposte;
e) contribuire alle azioni di documentazione, comunicazione e diffusione dei
progetti realizzati;
f) individuare ulteriori problemi/situazioni/esigenze meritevoli di un intervento
innovativo.

Tre sono i versanti in cui l’interazione tra EC e TTU può contribuire creati-
vamente all’inclusione:
– scolastico
– sociale (vita quotidiana, ricreativo, ludico, formativo extra-scolastico)
– lavorativo.

La dinamica dell’interazione tra EU e TTU ha andamento circolare, secondo


uno sviluppo temporale dei diversi compiti sopra elencati riassumibile come in
figura 1.

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Autismo e disturbi del neurosviluppo — Vol. 20, n. 3, novembre 2022

Figura 1

Schema dell’interazione tra Executive Unit e Think Tank Unit.

Il caso dell’autismo

Per dare maggior concretezza a quanto precedentemente prospettato, si farà


specifico riferimento a una forma di neurodiversità, l’autismo ad alto funziona-
mento (Happé, 1999). Si tratta di una forma di autismo in cui disturbi di comu-
nicazione, di interazione sociale e comportamenti ripetitivi convivono con un
funzionamento cognitivo normale o addirittura superiore alla norma.
Le persone autistiche possono avere una memoria prodigiosa per gli eventi
quotidiani, spesso sono molto intelligenti (talvolta con modalità che non risultano
evidenti nei test di intelligenza verbale), sovente sono in grado di concentrarsi
per lunghi periodi di tempo, eccellono nella rilevazione di dettagli. La rigidità
dello stile cognitivo e del comportamento autistico fanno apparire paradossale
l’attribuzione di creatività alle persone con questa neurodiversità (Fitzgerald,
2004; Happé e Frith, 2012). Ciò che sorprende, ad esempio, è la correlazione tra
presenza di tratti autistici e alto numero di risposte insolite ai compiti di pen-
siero divergente (Best et al., 2015). La generazione di nuove idee costituisce un
prerequisito per la creatività nel problem solving e potrebbe essere un vantaggio
evolutivo associato ai tratti autistici.
L’individuazione dei punti di forza e la loro valorizzazione, da un lato, da-
rebbero alle persone con autismo una possibilità di vita autonoma, dall’altro
metterebbero tali competenze a disposizione della collettività. Considerando
che la prevalenza complessiva dei disturbi dello spettro autistico è superiore
a un caso su 100, la possibilità di trasformare la condizione di disabilità in una
possibile risorsa è questione assai rilevante sul piano sociale.
Il perseguimento di interessi elettivi è una delle caratteristiche di questo neu-
rosviluppo atipico e proprio la dedizione totale verso tali interessi rappresenta

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PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

una delle motivazioni per cui può essere raggiunta una notevole competenza, fino
all’eccellenza. Accanto ai rari casi in cui tale caratteristica consente di acquisire
fama e successo, sono assai più numerose le persone per le quali la selettività
degli interessi rappresenta un motivo di isolamento, di esclusione sociale, a volte
di scherno. In questi casi l’interesse elettivo diventa un rifugio in cui la persona
con autismo può trovare delle gratificazioni e sperimentare la propria efficacia,
oltre che proporre e affermare la propria visione «alternativa» sulla realtà.
Le potenzialità creative delle persone con disturbo dello spettro autistico
possono essere implementate e, soprattutto, rese disponibili a tutti attraverso
percorsi inclusivi a forte impronta laboratoriale, opportunamente predisposti e
calibrati in funzione delle particolari caratteristiche delle persone che presentano
questo genere di neurodiversità.
Si tratta di partire da quelli che vengono universalmente riconosciuti come
i punti di forza delle persone con autismo, che possono essere in questo modo
sintetizzati:
– capacità di analisi e di memoria visiva;
– propensione a comprendere e a memorizzare le regole;
– focus attentivo su aspetti negletti da persone con sviluppo neurotipico;
– attenzione agli oggetti in movimento e allo studio delle traiettorie che essi
compiono nel tempo e nello spazio.

Alcuni di questi punti di forza possono trovare un terreno fertile di elabo-


razione in alcuni ambiti creativi così da arrecare un contributo all’innovazione.

Tre esempi

Attingendo a una lunga esperienza di costruzione e sperimentazione di meto-


dologie per promuovere la creatività di individui e di gruppi (Antonietti, Giorgetti
e Pizzingrilli, 2011; Antonietti e Molteni, 2014; Cerioli e Antonietti, 1996; Pizzin-
grilli et al., 2022), vengono qui prospettate tre piste in cui il potenziale creativo
dei soggetti con autismo (ad alto funzionamento) può essere valorizzato e messo
a frutto dell’innovazione:
– smart living
– trasporti
– comunicazione.

Smart living

I soggetti con autismo hanno necessità di un ambiente educativo personaliz-


zato, in quanto dovrebbero svolgere molte attività e trattamenti riabilitativi in

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Autismo e disturbi del neurosviluppo — Vol. 20, n. 3, novembre 2022

forma intensiva per acquisire le conoscenze e le competenze di base necessarie


a continuare gli studi e a vivere processi di inclusività sociale. Si tratta di inter-
venti generalmente costosi e pertanto non disponibili a chi ha redditi bassi e
comunque impegnativi per chi deve portare il bambino nei luoghi in cui vengono
attuati. La scuola e il Sistema Sanitario Regionale non sono in grado di assicurare
tali interventi, se non con modalità e intensità insufficienti rispetto agli effettivi
bisogni. Si presenta quindi la necessità di individuare nuove forme di sostegno
ai giovani cittadini con autismo. In un’ottica di intervento ecologico, si tratta ad
esempio di esplorare le opportunità che l’ambiente di vita dell’individuo mette
a disposizione. In effetti la realtà urbana offre una molteplicità di situazioni e
iniziative che potrebbero essere indirizzate a stimolare il soggetto con autismo
nelle aree di funzionamento mentale in cui evidenzia deficit e/o fragilità. Si
tratta quindi di esplicitare la portata educativo-riabilitativa insita nell’ambiente
urbano, pianificare in maniera intenzionale e coordinata lo «sfruttamento» delle
opportunità in esso presenti a vantaggio degli individui con autismo.
Per mettere a punto modalità innovative di trattamenti educativo-riabilitativi,
aperti e personalizzabili, si può utilizzare quanto già è a disposizione sul territorio,
valorizzandolo con le tecnologie smart city, le ICT, la sensoristica, la realtà virtuale
e la robotica, e rendendo l’habitat del soggetto (la scuola, le strade, l’accesso ai
negozi e ai servizi, la biblioteca, la palestra, il giardino pubblico, ecc.) un ampio
set abilitante, intelligente e protesico. I soggetti con autismo potranno, in modo
naturale e con maggiore intensità, seguire più percorsi che li stimolino in modo
divertente e tecnologicamente assistito ad apprendere con le modalità e gli stili
rispondenti alle loro caratteristiche e a integrarsi nella vita sociale cittadina nel
rispetto dei loro tempi e modalità di sviluppo. Nella progettazione di questi am-
bienti, i destinatari stessi dell’intervento possono essere chiamati in causa sia
per far meglio comprendere le proprie esigenze, sia per suggerire agli esperti idee
innovative per far fronte a tali esigenze. Si può quindi prospettare una sorta di
co-progettazione in cui coloro di cui si intende favorire l’inclusione abbiano «voce
in capitolo» e possano orientare le scelte e contribuire alle innovazioni. È suffi-
ciente, a tal proposito, pensare come i differenti profili sensoriali degli individui
(iper-sensorialità, ipo-sensibilità e forme miste) incidano profondamente sulla
percezione degli ambienti, sui vissuti emotivi e sulla qualità di vita delle persone
con autismo e come tutto ciò possa essere compensato, in termini di abbatti-
mento o contenimento delle barriere e di sviluppo dei facilitatori, attraverso la
partecipazione, anche sul piano decisionale, nella progettazione degli ambienti.

Trasporti

Tra le persone con autismo è assai frequente l’interesse per i mezzi di traspor-
to. Si tratta di una passione solitamente evidente fin dai primi anni di vita, con

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PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

l’affinamento progressivo di competenze in alcuni ambiti specifici. L’interesse si


manifesta spesso con la necessità di documentare in modo dettagliato le caratte-
ristiche dei mezzi attraverso fotografie, studio di orari e percorsi, conservazione
di tabelle e reperti. Se durante l’infanzia fa sorridere un bambino che chiede di
trascorrere la domenica su di un tram e conosce a memoria tutte le fermate
delle linee di bus, viene considerato bizzarro (o molesto) un adulto che man-
tenga invariata la medesima passione e desideri scattare fotografie ai mezzi di
trasporto che circolano per la città. Le sue intenzioni, talvolta fraintese, possono
essere motivo di attrito con gli autisti dei mezzi, i quali, ignari delle motivazioni
che spingono persone adulte ad avere tali comportamenti, possono sospettare
cattive intenzioni o sentirsi violati nella propria privacy. La situazione fornisce
lo spunto per sottolineare come il frequente fraintendimento delle intenzioni
delle persone con autismo possa interferire con la loro serenità e le condizioni
di sicurezza nel perseguimento dei propri interessi.
Al fine di favorire un processo di inclusione di questi soggetti nell’ambito della
fruizione dei trasporti pubblici, ma anche di dare un apporto a una mission sociale
che l’azienda pubblica che li gestisce ha (ossia quella di estendere la conoscenza
e la consapevolezza storica del mondo dei trasporti) e di suggerire spunti di
innovazione del servizio, si possono proporre i seguenti obiettivi:
– creare un’occasione di interazione sociale per le persone con autismo attra-
verso il loro interesse elettivo;
– consentire il perseguimento dell’interesse elettivo in condizioni di tranquillità
e sicurezza;
– ottenere un miglioramento della qualità di vita per le persone con autismo in
relazione alla fruizione del trasporto pubblico;
– favorire le condizioni per possibili futuri sbocchi professionali per le persone
con autismo;
– fornire agli istituti scolastici un’occasione di arricchimento delle proposte
didattiche;
– fornire al personale dell’azienda di trasporti un’occasione di riflessione
attraverso lo scambio con persone con autismo in grado di attivare nuove
prospettive per considerare le diverse professionalità;
– suggerire migliorie al trasporto pubblico a vantaggio di persone con neuro-
diversità.

L’intervento — che può essere un modello innovativo di inclusione come oc-


casione per valorizzare la creatività di persone neurodiverse orientandola all’in-
novazione — vede una prima fase con la raccolta e rielaborazione, da parte di
ragazzi con autismo, di documentazione, materiale fotografico, visite ai depositi
dei mezzi e interviste al personale dell’azienda di trasporti. In questa fase alcune
attitudini creative dei soggetti con autismo saranno particolarmente sollecitate,

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Autismo e disturbi del neurosviluppo — Vol. 20, n. 3, novembre 2022

ad esempio per porre domande interessanti, esplorare aspetti solitamente poco


indagati, trovare forme originali di presentazione delle informazioni. A seguire
i ragazzi coinvolti potranno gestire attività didattiche rivolte a scolaresche che,
oltre ai momenti di ricostruzione storica, includeranno occasioni di riflessione
sugli attuali aspetti critici del servizio dei trasporti e di ideazione di possibili
miglioramenti, soprattutto per far fronte ai bisogni di alcune categorie di utenti
fragili.

Comunicazione

Per quanto riguarda l’evoluzione dei linguaggi e dei canali della comunicazione
nel contesto urbano, due fenomeni si segnalano tra gli altri: la predominanza
dell’immagine e la diffusione delle forme di auto-imprenditorialità.
In relazione al primo fenomeno, in vari settori (pubblicità, comunicazione
sociale, ergonomia, ecc.) si è in ricerca di forme originali ed efficaci di composi-
zione del messaggio visivo. Ecco allora che le competenze delle persone con au-
tismo possono giocare un utile ruolo nell’innovare questo tipo di comunicazione
facendo sì che il focus dell’attenzione si sposti su aspetti che l’occhio «normale»
non rileva e che possano essere visti da particolari angolature prospettiche,
conferendo al prodotto video-fotografico una divergenza che normalmente non
si riscontra nelle immagini prodotte da persone neurotipiche. La rottura degli
schemi abituali di ripresa (zoomata sui dettagli, riprese dal basso piuttosto che
dall’alto, interesse per l’interno degli oggetti) abbatte gli stereotipi che normal-
mente caratterizzano il linguaggio visivo abituale, aumentandone in tal modo
l’originalità.
In relazione al secondo fenomeno, si assiste all’incremento delle fonti della
comunicazione, poiché la tecnologia oggi permette a molti cittadini di farsi
«emittenti» e proporre la propria voce come autori di messaggi. La costituzione
di una web radio, anche alla luce di esperienze attive in Italia e che si stanno
rivelando molto interessanti,1 rappresenta una modalità originale per aprire
spazi inclusivi che facciano leva sulle intelligenze multiple delle persone e sulla
valorizzazione dei talenti. La costituzione di un comitato di redazione, la suddivi-
sione dei compiti e dei ruoli, la definizione condivisa di un palinsesto radiofonico
rappresentano alcuni aspetti che potrebbero unire bisogni e predisposizioni di
persone neurodiverse e neurotipiche. Nel caso particolare dell’autismo, nelle sue
differenti manifestazioni, alcuni componenti del team della radio potrebbero
occuparsi della scelta e dell’archiviazione dei brani musicali, altri potrebbero

Tra le web radio condotte da persone con autismo ricordiamo la pionieristica «Gnomo ASPirino» con «Il cas-
1

setto dello gnomo», il primo programma radiofonico italiano condotto da persone con sindrome di Asperger,
e «Radio Philos» di Genova. Numerosi sono poi i laboratori indirizzati a adolescenti e adulti, alcuni dei quali
di durata limitata in quanto subordinati alla tempistica e alla gestione di finanziamenti da bandi.

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PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

impegnarsi nell’elaborazione grafica del programma radiofonico, dell’editing e


della diffusione tramite social network, altri ancora della gestione della rubrica
di scienze o di informatica e via dicendo.
Infine, un altro ambito che può rivelarsi utile e arricchente è rappresentato
dagli ambienti web dove prevale la componente visiva, come nel caso dei vlog
che, a differenza dei blog tradizionali basati perlopiù su testi scritti (anche se
all’insegna della multimedialità), sono strumenti che consentono di raccontare
diversi punti di vista (opinioni, idee, emozioni) attraverso video ripresi e tra-
smessi secondo una modalità diaristica.
Le varie tipologie di esperienze (fotografia, web radio, vlog) potrebbero rive-
larsi funzionali a far sì che le diverse rappresentazioni della realtà e le molteplici
interpretazioni della stessa in chiave creativa possano emergere con particolare
evidenza, a beneficio di tutti.

Conclusioni

Partendo dall’assunto, supportato da dati di ricerca, che cittadini in condizione


di fragilità e atipicità possono offrire un contributo all’innovazione grazie alle pro-
prie attitudini creative, si è cercato di suggerire come questa risorsa possa essere
valorizzata per realizzare forme innovative di inclusione. In questo modo, da un
lato, il potenziale creativo di questi cittadini trova occasione di espressione e ha
modo di crescere, con positive ricadute sull’immagine di sé che queste persone
vanno costruendosi, e, dall’altro, giunge a offrire un apporto all’innovazione in
sé, diventandone attivi promotori.
È infatti tramontata l’idea che le persone neurodiverse debbano necessaria-
mente porsi come passivi destinatari di progetti elaborati da altri e realizzati da
altri, così come è ormai indispensabile spostare la linea di confine dell’inclusione,
intesa come joint venture dove tutti i soggetti coinvolti siano co-protagonisti di
un percorso che, per risultare efficace, deve giocoforza fondarsi su azioni di co-
progettazione (Pellicano e den Houting, 2022).
Ancora una volta il concetto di «comunità di pratica» può esserci di aiuto.
Secondo la definizione di Étienne Wenger, «le comunità di pratica sono gruppi
di persone che condividono un interesse, dei problemi o una passione per un
argomento e che approfondiscono le proprie conoscenze e abilità interagendo
ed evolvendo insieme» (Wenger, 2006, p. 34). Ognuno — con le proprie con-
dizioni di partenza (neurotipicità o neurodiversità), il proprio ruolo, le proprie
funzioni e, soprattutto, il proprio contributo ideativo-creativo — può rendersi
protagonista di percorsi innovativi e inclusivi (Colzato, Beste e Hommell, 2022).
In questo spirito ci piace concludere con una citazione di Steve Silberman sulla
neurodiversità:

229
Autismo e disturbi del neurosviluppo — Vol. 20, n. 3, novembre 2022

Un modo per capire la neurodiversità è quello di ragionare in termini di sistemi


operativi umani anziché di etichette diagnostiche come dislessia e ADHD. Il cervel-
lo, dopotutto, è un organismo mirabilmente adattabile, esperto nel massimizzare
le proprie possibilità di successo anche di fronte a limitazioni impegnative. Solo
perché un computer non supporta Windows non è necessariamente rotto, così
non tutte le funzioni dei sistemi operativi umani atipici sono bug (Silberman,
2016, p. 44).

In una logica orientata a oltrepassare l’idea della diversità come incidente o


anomalia di sistema, appare oltremodo fondamentale valorizzare le unicità degli
individui e porle al servizio della comunità, in un’ottica inclusiva e, per questo,
innovativa.

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PROPOSTE — Innovare per includere, includere per innovare

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