Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1 In campo psicologico gli studiosi sono spesso stati attratti dall’analisi delle vicende
esistenziali dei personaggi di più o meno celebre intelligenza. Cfr. per esempio, F. Alonso-
Fernández, El talento creador, 1996, trad. it. Il talento creativo: tratti e caratteristiche del genio,
Bari, Dedalo, 2001 e soprattutto Creative people at work. Twelve cognitive case studies, a cura
di D.B. Fallace e H.E. Gruber, Oxford, University Press, 1992.
2 Già Petrarca, infatti, allertava, nelle sue lettere metriche, sul fatto che non esiste genio
senza follia: cfr. F. Petrarca, «Epistola metrica a Zoilo», I, 167, in Poemata minora quae extant
omnia, a cura di D. De Rossetti, Milano, Società Tipografica dei Classici Italiani, 1831-34,
vol. II.
3 Tra questi studi certamente ricordiamo, di una tra le massime studiose statunitensi di
disturbi maniaco-depressivi, Kay Redfield Jamison, Touched with Fire: Manic-Depressive Illness
and the Artistic Temperament, New York, Free Press, 1993. Jamison ricorda la componente
anche familiare del disturbo in personalità creative, come per esempio Lord Byron In gene-
rale, la schizofrenia è certamente una chiave di lettura suggestiva, in questo senso. I pazienti
schizofrenici tendono a fare associazioni impreviste, a «creare» immagini e idee complesse
diversamente da quanto facciano i soggetti non schizofrenici. Chiunque abbia avuto in sorte
un amico o un parente con questa ancora largamente oscura patologia lo può testimoniare. Lo
psichiatra Sarnoff Mednick fu tra i primi a sottolineare il nesso tra patologia mentale, creatività
e combinatoria delle informazioni: cfr. S.A. Mednick, The associative basis of the creative proc-
ess, in «Psychological Review», 69, 1962, pp. 220-232.
4 Ci riferiamo a R. Carter, Language and creativity: the art of common talk, London-New
York, Routledge, 2004 e a R. Pope, Creativity: Theory, History, Practicies, London, Routledge,
2005.
246
Manovre cognitive
Come a dire che c’è una necessaria continuità tra i processi creativi
degli individui gifted e quelli degli individui non-gifted; e che quindi
la normalità e la uniqueness sono spesso separate perlopiù sul piano
dell’aspettativa sociale: lo spazio della genialità inizia al di là del limi-
te di ciò che ci si aspetta da un soggetto «mediamente» dotato.
Pure alla luce di queste considerazioni, che sembrano riposare
ormai su qualche sicurezza scientifica, bisogna rilevare che lo studio
della creatività in ambito psicologico e psico-linguistico è piuttosto
recente. Meglio: gli psicologi sono stati a lungo restii a riconoscere
autonomia scientifica a un argomento che, in diverso modo e un po’
sotterraneamente, hanno in fondo sempre trattato. Chiamando la
creatività, di volta in volta, produzione di informazioni o risoluzione
di problemi. Cosicché solo negli ultimi anni la creatività è diventata
oggetto di studi e di ricerche rigorose ed esplicite. E solo negli ul-
timi anni è stata sottratta al monopolio della letteratura filosofica e
spiritualista e alla manualistica divulgativa e psicometrica5.
Tra gli studi psicologici anglosassoni, la riflessione sulla creatività
gode, ormai da qualche anno, di una certa fortuna. Tanto che esisto-
no diverse riviste dedicate unicamente alla creatività: il «Journal of
Creative Behavior», il più recente «Creativity Research Journal» e il
giovane «Thinking Skills and Creativity». Per non parlare della pre-
senza cospicua di ricerche dedicate alla creatività su riviste dedicate
alla scrittura, alla linguistica applicata, o ad altre discipline (come
l’architettura o la musica). Basti pensare alla recente uscita di un nu-
mero monografico della rivista «Applied Linguistics» (28/4 del 2007)
interamente dedicato alla creatività linguistica. Si tratta, in tutti i casi,
di strumenti di studio veramente preziosi, che hanno raccolto alcuni
contributi fondamentali sull’argomento. Ha ragione Ornella Andreani
Dentici, in Italia, quando interpreta la fortuna degli studi sulla cre-
atività e sulla genialità nei paesi anglosassoni come la conseguenza
di una impostazione pragmatica e di un orientamento della società
nettamente concorrenziale: perché è proprio questo orientamento che
conduce a studiare le persone di successo nel tentativo di riprodurne
i tratti e di metterle al servizio di un sistema produttivo6.
Quanto all’Italia, studiare la creatività, soprattutto per chi si occu-
pa di lingua, pone un curioso interrogativo: non si comprende se si
stia facendo una cosa fuori moda o troppo di moda. La professiona-
5 Per la prima categoria ci riferiamo per esempio al lavoro importante di George Steiner,
Grammar of creation, 2002, trad. it. Grammatiche della creazione, Milano, Garzanti, 2003.
Per la seconda si rimanda al prossimo paragrafo. Volendo sottolineare gli orizzonti di studio
più fortunati è opportuno aggiungere anche la creatività come strumento psicoterapeutico in
relazione alla produzione artistica. Valga da esempio, in tal senso, il recentissimo lavoro del
drammaterapista S. Pitruzzella, L’ospite misterioso. Che cos’e la creatività, come funziona e come
può aiutarci a vivere meglio, Milano, Franco Angeli, 2008 e quello meno recente di U. Amati,
Arte, terapia e processi creativi, Roma, Borla, 1998.
6 Cfr. O. Andreani Dentici, Intelligenza e creatività, Roma, Carocci, 2001, pp. 57ss.
247
Yahis Martari
tance of Abstraction, in «Creativity Research Journal», 19, 2007, 2/3, p.164;. Ma il parametro
della «novità» come indicatore di creatività è prevedibilmente assai diffuso nella letteratura
sull’argomento, al di là della provenienza geografica o culturale degli studiosi. Qualche esempio:
Creative people at work. Twelve cognitive case studies, a cura di D.B. Fallace e H.E. Gruber,
cit., p. 28; E.R. Alencar e D.S. Fleith, Criatividade: Múltiplas prospectivas, Brasília, Editora
Universidade de Brasília, 2003, pp. 13-14.
248
Manovre cognitive
mine. Infine, sia il processo creativo sia il suo prodotto devono essere
graduabili: «alcune cose sono più radicalmente nuove di altre» 9. Il
che è importante, perché impone di pensare all’atto creativo come a
qualcosa di relativo (a una cultura) e di qualitativamente variabile.
Nello specifico, oltre ai modelli computazionali riconducibili alle
scienze dell’informazione, dentro ai quali non ci addentreremo10, sono
della psicologia cognitiva e della linguistica, soprattutto testuale11, i
suggerimenti più significativi, almeno nell’individuazione di un certo
numero di relazioni di continuità tra i processi di trasformazione del
discorso. I primi sono cognitivisti e si occupano di verbalizzare ciò
che la mente fa durante l’atto creativo (o compositivo). I secondi
sono di carattere comportamentistico e indagano i prodotti testuali
come output delle manovre cognitive.
Iniziamo dunque con tre lavori, rappresentativi dell’una o dell’al-
tra categoria e che sono stati proposti da autori piuttosto fortunati
anche in Italia.
Centrale, dal punto di vista della teoria cognitivista è l’intuizio-
ne – divulgata e commentata per l’Italia in molti luoghi da Dario
Corno – della scrittura come spazio bivalente tra knowledge telling e
knowledge transforming nel lavoro di C. Bereiter e M. Scardamalia12.
E proprio nello spazio teorico della trasformazione di conoscenza
si muove ogni possibile categorizzazione – e la stessa accettabilità
epistemologica – del concetto di manipolazione linguistica e informa-
zionale. Trasformare è infatti iperonimo di manovrare e manipolare,
almeno in una delle accezioni possibili. Scrivere, dunque, non solo
per trasmettere ma anche per trasformare (manipolare, ricreare) le
proprie conoscenze. Uno studio ormai più che classico, e centrale per
il campo dell’educazione, è poi il fortunatissimo studio di Howard
Gardner, Formae mentis13. Di grande interesse è ciò che Gardner so-
stiene a proposito dell’intelligenza linguistica: in particolare l’esigenza
di una cornice pragmatica per l’educazione linguistica. Questo studio,
cit., p. 164.
10 Ci riferiamo, per esempio, a lavori come Scientific discovery and creative reasoning with
diagrams di P.C.H. Cheng e H.A. Simon, in The creative cognition approach, a cura di S.M.
Smith, T.B. Ward e R.A. Finke, Cambridge, The MIT Press, 1995, pp. 205-228; e Making
machines creative di R.C. Schank e C. Cleary, ivi, pp. 229-248. In Italia, nel panorama di studi
sull’Intelligenza Artificiale, sono noti e piuttosto illuminanti i lavori, per certi versi pionieristi-
ci, sui software creativi di Douglas Hofstadter: D.R. Hofstadter, Fluid Concepts and Creative
Analogies, 1985, trad. it., Concetti fluidi e analogie creative, Milano, Adelphi, 1996.
11 La psicolinguistica produce anche intorno allo studio del lessico dei lavori in qualche
logia della composizione scritta, nell’edizione italiana (Firenze, La Nuova Italia, 1995) tradotta,
curata e introdotta da Corno.
13 Frames of mind. The theory of multiple intelligences, 1984, trad. it. Milano, Feltrinelli,
1988.
249
Yahis Martari
tion and Cognition Hillsdale, N.J., Lawrence Erlbaum Associates Publishers, 1980, pp. 46ss.
15 Ivi, pp. 200ss.
16 Cfr. D. Corno, La scrittura. Scrivere, riscrivere, sapere di sapere, Catanzaro, Rubbettino,
1999.
17 Nonostante esistano alcune valide eccezioni come Ornella Andreani Dentici (cfr. per
250
Manovre cognitive
251
Yahis Martari
19 Ci riferiamo in particolare a T.B. Ward, What’s old about new ideas?, in The creative
252
Manovre cognitive
20 Cfr. V.E. Ross, A model of inventive ideation, in «Thinking Skills and Creativity», 1,
253
Yahis Martari
24 Anche la questione della consapevolezza sarà rapidamente trattata nelle prossime pagine,
creativo: manuale tecnico e norme, Firenze, Organizzazioni speciali, 1989 e E.P. Torrance,
M. Murdock, e D. Fletcher, Creative problem solving through role playing, Pretoria, Benedic
Books, 1996.
26 Più avanti presenteremo una bibliografia di studi critici intorno all’ambito generale della
psicometria; qui ci accontentiamo di segnalare un recente studio mirato alla valutazione della
validità del test di Torrance: L.S. Almeida, L. Prieto Prieto, M. Ferrando, E. Oliveira e C. Fer-
rándiz, Torrance Test of Creative Thinking: the questiono of its construct validity, in «Thinking
Skills and Creativity», 3, 2008, pp. 53-58.
27 La prima proposta del concetto di «pensiero divergente» è dei lavori giovanili di Guil-
ford, in opposizione al «pensiero convergente». Torneremo, tra poco, sulla fortuna e sull’im-
portanza di questa intuizione.
28 Ci riferiamo alla popolare «ghigliottina» della trasmissione RAI L’eredità.
29 Cfr. S.A. Mednick, The associative basis of the creative process, cit. e S.A. Mednick, M.T.
Mednick, Examiner’s manual. Remote Associates Test, Boston, Houghton Mifflin, 1967.
254
Manovre cognitive
approach, cit., p. 1.
32 Per la categoria di «comunità interpretativa» cfr. soprattutto l’opera di S. Fish, Is there a
text in this class?, 1980, trad. it. C’è un testo in questa classe, Torino, Einaudi, 1981.
33 Cfr., per esempio, G.J.W. Smith e E. Fäldt, Self-description or projection: comparison of
two methods to estimate creativity, in «Creativity Research Journal», 12, 1999, n. 4, pp. 297-301
e J.C. Houtz, E. Selby, G.B. Esquivel, R.A. Okoye e K.M. Peters, Creativity styles and personal
type, in «Creativity Research Journal», 15, 2003, n. 4, pp. 321-330.
34 Cfr. M.A. Runco, The creativity research handbook (Vol. 1), Cresskill, NJ, Hampton, 1997
e R.J. Sternberg Handbook of creativity, Cambridge, Cambridge University Press, 1999. Cfr.
anche il sintetico M.D. Mumford, Where have we been, where are we going? Taking stock in
creativity research, in «Creativity Research Journal», 15, 2003, n. 2/3, pp. 107-120.
255
Yahis Martari
35 Cfr. M.D. Mumford, Something old, something new: revisiting Guilford’s conception of
creative problem solving, in «Creativity Research Journal», 13, 2001, n. 3, pp. 267-276.
36 Cfr. per esempio H.G. Gough, The assessment piece of the creativity pie, in «Psycholo-
gical Inquiry», 4, 1993, n. 3, pp. 196-200. Questo articolo riporta un’interessante bibliografia
sull’insufficienza dei test psicometrici in genere, nella misurazione della creatività.
37 «Forse la domanda – la creatività può essere misurata? – è inappropriata. Possiamo chie-
derci più utilmente, la creatività dovrebbe essere misurata?» (Introduzione a Creative people at
work. Twelve cognitive case studies, a cura di D.B. Fallace, H.E. Gruber, cit., p. 5).
38 Cfr. G.J.W. Smith e E. Fäldt, Self-description or projection: comparison of two methods to
estimate creativity, cit., Houtz et al., Creativity styles and personal type, cit., G.A. Davis, Cre-
ativity is forever, Dubuque, IA, Kendell-Hunt, 1998. Sono poi lavori certamente interessanti i
seguenti: H.J. Eysenck, Creativity and personality, in The creativity research handbook, volume 1,
cit., pp. 41-66; T.Z. Tardiff e R.S. Sternberg, What do we know about creativity?, in The nature
of creativity, a cura di R.J. Sternberg, New York, Cambridge University Press, 1998, pp. 429-
256
Manovre cognitive
440; J.F. Feldhusen, Creativity: a knowledge base, metacognitive skills, and personality factors,
in «Journal of Creative Behavior», 29, 1995, pp. 255-268; H.G. Gough, A creative personality
scale for the adjective checklist, in «Journal of Personality and Social Psychology», 37, 1979,
pp. 1398-1405; J. Khatena e E.P. Torrance, Khatena-Torrance Creative Perception Inventory,
Chicago, Stoelting Company, 1976.
39 M.A. Wallach, Creativity and learning, Boston, Keagan Bearon Press, 1967. A.F. Osborn,
L’imagination constructive, Paris, Dunod, 1976. E. Kris, Psychoanalytic explorations in art, 1953,
Ricerche psicanalitiche sull’arte, Torino, Einaudi, 1988. S. Arieti, Creatività. La sintesi magica,
Roma, Il Pensiero scientifico, 1990. M. D’Alessio e L. Mannetti, Sul pensiero creativo, Roma,
Bulzoni, 1976. Creatività: miti, discorsi, processi, a cura di A. Melucci, Milano, Feltrinelli,
1994.
40 D. Goleman, M. Ray e P. Kaufman, The Creative Spirit, 1992, Lo spirito creativo, Milano,
Rizzoli, 1999. J.W. Young, Tecnique for producine ideas, 1978, trad. it. Tecnica per produrre idée,
Milano, Lupetti & co., 1989.
41 Ph. Johnson-Laird, Human and machine thinking, 1993, trad. it. Deduzione induzione
creatività. Pensiero umano e pensiero meccanico, Bologna, Il Mulino, 1994. Id., Mental models,
1983, trad. it. I modelli mentali, Bologna, Il Mulino, 1983.
257
Yahis Martari
42 M. Wertheimer, Productive thinking, 1945, trad. it. Il pensiero produttivo, Firenze, Giunti,
1997.
258
Manovre cognitive
magmatica delle idee. Quali tempi migliori, per tutto ciò, di quelli
trascorsi sui mezzi di trasporto (Bus), o di quelli dedicati alla cura
del proprio corpo (Bath), oppure, ancora, di quello stato tra veglia e
sonno che sembra essere così fecondo per la risoluzione di problemi
(Bed)43?
Anche questa classica prospettiva, per molte ragioni, è stata supe-
rata dagli studi più recenti di matrice cognitivista. Esistono però due
ragioni per cui la generalizzazione che proponiamo in queste pagine
è debitrice delle intuizioni della psicologia della gestalt. Innanzitutto,
la creatività è vista, in generale, all’interno di un modello per sfuggire
alla «fissità funzionale» (la definizione classica che gli psicologi che
si occupano di creatività danno al modo routinario e autocostrittivo
di affrontare i problemi44) che paralizza la creatività.
In altre parole, l’atto creativo è visto in relazione a un sistema di
regole più o meno esplicite e più o meno consapevoli della percezio-
ne e della produzione di idee. L’atto creativo, che spesso è ostacolato
da queste regole, le rompe e le modifica (le riconfigura), producendo
novità. Beninteso: quello che interessa è soprattutto il tentativo di
proporre un modello esplicito di trasformazione della conoscenza,
più che la teoria dell’intuizione che sblocca la fissità e produce la
soluzione nuova.
La seconda ragione di interesse, a ben vedere strettamente legata
alla prima, è l’orientamento delle facoltà cognitive alla risoluzione
di un problema come condizione della sua risolubilità. La volontà;
o, forse, come diremo meglio nell’ultimo paragrafo, l’intenzionalità
creativa.
the Service of Creativity, Paper presented at the Annual Meeting of the Speech Communication
Association (75th, San Francisco, CA, November 18-21, 1989). In Italia ne parla Paolo Legrenzi
in Creatività e innovazione, Bologna, Il Mulino, 2005.
44 Cfr. un testo importante della psicologia della creatività di matrice gestaltista: K. Duncker,
Zur Psychologie des Produktiven Denkens, s.d., trad. it. La psicologia del pensiero produttivo,
Firenze, Giunti Barbera, 1969.
259
Yahis Martari
45 Uno dei temi sui quali non possiamo soffermarci in questa sede è ciò che abbiamo
260
Manovre cognitive
261
Yahis Martari
262
Manovre cognitive
[II] Ali Mouhammed e Alessandra Mussolini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
263
Yahis Martari
[III] Ali Mouhammed è arrivato dall’Egitto 19 anni fa. «Giuro di essere fedele
alla Repubblica – recita la formula del giuramento – e di osservare la Costituzione
e le leggi dello Stato». Dopo il rito ufficiale il vice sindaco ha consegnato la Co-
stituzione italiana e il tricolore, oltre a un volume sulla storia di Vigevano. Ora è
finalmente nella situazione di tutti i cittadini italiani, che hanno pari dignità sociale
e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Anche questo esempio deve essere letto, più che come un vero
e proprio esercizio creativo, come il tentativo di illustrare in modo
sintetico una trasformazione del discorso, nell’area di creatività che
abbiamo definito everyday creativity.
264
Manovre cognitive
[VI] La Repubblica riconosce a tutti i cittadini – i quali sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politi-
che, di condizioni personali e sociali – il diritto al lavoro e promuove le condizioni
che rendano effettivo questo diritto.
5.c. Nel terzo caso, che può essere definito parallelismo, gli ele-
menti cambiano tutti di natura, seguendo un algoritmo proporzionale
265
Yahis Martari
266
Manovre cognitive
[VIIIb] Tutti i cittadini hanno pari interesse verso il denaro e il potere e vorreb-
bero essere avvantaggiati davanti alla legge!
267
Yahis Martari
47 Cfr. H. Welling, Four Mental Operations in Creative Cognition: The Importance of Ab-
268
Manovre cognitive
48 Cfr. M.A. Runco, Idea evaluation, divergent thinking and creativity, in Critical creative
processes, a cura di M.A. Runco, Norwood, NJ, Ablex, 2002, pp. 69-94.
269
Yahis Martari
lavoro sulle idee già generate, tanto che anche Welling49 pone questo
problema.
Alla fine del secondo paragrafo di questo lavoro abbiamo fatto
cenno alla nozione di intenzionalità creativa, dicendo che essa è
centrale nella definizione della creatività offerta dalla gestalt e anche
nella nostra. Occorre dunque affrontare ora tale questione in modo
più approfondito per formare un quadro esplicativo, anche se non
certo definitivo, del concetto di creatività.
49 Cfr. H. Welling, Four Mental Operations in Creative Cognition: The Importance of Ab-
straction, cit., p. 174 e M.A. Runco, The evaluative,valuative and divergent thinking of children,
in «Journal of creative behaviour», 25, 1991, pp. 311-319.
50 Cfr. Philosophische Untersuchungen, 1967, trad. it. Ricerche filosofiche, Torino, Einaudi,
1980, I § 621, pp. 211-212: «quando «io sollevo il mio braccio», il mio braccio si solleva. E
sorge il problema: che cosa rimane, quando dal fatto che io alzo il mio braccio tolgo il fatto
che il mio braccio si alza?». Anche la sua allieva Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe ha
dedicato un importante studio all’intenzione (Intention, Oxford, Basil Blackwell, 1963). Riper-
correre l’importanza storica, in campo filosofico, di questo argomento, è molto difficile. Si deve
rilevare, tuttavia, la centralità dell’argomento intenzione/intenzionalità nella definizione teoretica
della specificità della coscienza umana (in campo storico-psicologico, pensando soprattutto a
Franz Brentano e a Edmond Husserl) e del linguaggio umano (dove sono centrali le figure
degli stessi Wittgenstein, Anscombe e Searle). Su questi temi si veda anche A. Unia, Husserl,
Wittgenstein e gli atti intenzionali, Milano, Spirali, 1997. Il rimando infine è anche alla nozio-
ne fondativa di G. von Wright di azione come atto intenzionale che cambia lo stato di cose
nella realtà (cfr. The logic of action in The logic of decision and action, a cura di N. Rescher,
Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1967, pp. 121-136).
51 J.R. Searle, Intentionality, 1983, trad. it. Della intenzionalità, Milano, Bompiani, 1985,
p. 11.
52 J.R. Searle, Rationality in action, 2001, trad. it., La razionalità dell’azione, Milano, Raffa-
270
Manovre cognitive
53 Creative people at work. Twelve cognitive case studies, a cura di D.B. Fallace e H.E.Gruber,
cit., p. 16.
54 Cfr. J.R. Searle, La razionalità dell’azione, cit., pp. 32ss.
271
Yahis Martari
272
Manovre cognitive
come tutti sanno, in psicologia la categoria è stata reintrodotta da Hebb riguardo a combina-
zioni di concetti riuscite ma non cercate (D. Hebb, The organization of behavior, 1949, trad.
it., L’organizzazione del comportamento, Milano, Franco Angeli, 1975).
273
Yahis Martari
58 Ci sono almeno due piste da seguire, per questo problema: il concetto allargato di mente
e il concetto di mente artificiale. Sul primo concetto il rimando è a Gregory Bateson (cfr. so-
prattutto Mind and nature, 1980, trad. it., Mente e natura, Milano, Adelphi, 2002, pp. 123ss.).
Sul secondo, un buon termine di riferimento è Igor Aleksander (How to build a mind, 2000,
trad. it. Come si costruisce una mente, Torino, Einaudi, 2001).
274
Manovre cognitive
275