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Ritratto inedito di Maria Antonietta, la leggendaria regina adolescente figlia

dell’imperatrice d’Austria. Promessa sposa di Re Luigi XVI, a soli 14 anni l’ingenua


Maria Antonietta giunge presso l’opulenta corte di Versailles. Sola e incompresa, la
giovane regina di Francia si dedica a un’esistenza di frivolezze e rimane ingabbiata
in una vita di scandali e congiure di palazzo fino alla Rivoluzione Francese, passando
alla storia come la regina più incompresa.

Figlia d’arte e maestra anticonformista del cinema, Sofia Coppola dipinge un ritratto
originale e inedito della figura della celebre regina. Marie Antoinette non è un film
storico, come espressamente indicato dalla regista, bensì una rappresentazione in
chiave moderna della Regina di Francia. Esorcizzandone il mito, il film si propone di
lasciare parte della Storia fuori dai cancelli di Versailles per focalizzare l’attenzione
dello spettatore sull’interiorità di un’affascinante regina, riscoprendone la fragilità, la
leggerezza, i palpiti da adolescente.

Giunta a Versailles poco più che ragazzina, Marie Antoinette è alle prese con i
pettegolezzi di corte e con le disattenzioni del marito, non si sente apprezzata a
sufficienza e percepisce un grande senso di inadeguatezza, reso in modo credibile
nella commovente scena del suo sfogo solitario.

Tuttavia, quando era ancora ‘la Delfina’, Marie Antoinette era anche amata e
popolare mentre un’entusiasta principessa si abbandona a un caloroso applauso
rivoluzionando le consuetudini e destando stupore tra gli spettatori, i quali sono
influenzati dal suo impeto e rivolgono i loro applausi all’amata Delfina.

Divenuta regina di Francia all’età di 19 anni, Marie Antoinette regge con difficoltà
le responsabilità che ora sono sulle sue spalle, così come il ventenne Luigi XVI
muove passi incerti nella politica.

Così la regina, frustrata dalla monotonia del marito e prigioniera di un mondo che le
volta le spalle alla prima occasione – spesso veniva denominata ‘l’Austriaca’,
disprezzandone le origini straniere – si abbandona a una serie di frivolezze, rese
eccessive dalla posizione di prestigio occupata: è un’adolescente ingenua e smarrita
che trova rifugio nel piacere edonistico, nel lusso più sfrenato. Maria Antonietta è
dedita agli amici, al gioco, ai balli, alla passione con l’affascinante conte Fersen,
conosciuto a un ballo in maschera. La relazione con il conte è trattata in poche
scene, mentre la storia ci insegna che i due furono amanti per diversi anni.
In questo periodo di spensieratezza, la leggerezza di Maria Antonietta si riflette nel
tripudio di colori delle scenografie, della glassa colante dei dolci, dei fuochi
d’artificio, dei sontuosi costumi realizzati da Milena Canonero e meritatamente
premiati con l’Oscar. Inoltre i costumi della regina lasciano trasparire la sua
progressiva maturazione, sino a diventare una donna molto sofisticata.

A Sofia Coppola basta un solo elemento per accostare Maria Antonietta alle


teenager del ventunesimo secolo: una scarpa Converse è posta ‘casualmente’
accanto alle innumerevoli paia di scarpette della regina in una delle sequenze più
memorabili del film sulle note di “I Want Candy”.

La strepitosa colonna sonora è uno dei principali elementi di forza di Marie


Antoinette, una miscela di suoni che spazia tra rock, punk, new-romantic, musica
degli anni ottanta che coglie lo spirito adolescenziale proprio del film.

Pertanto la Marie Antoinette di Sofia Coppola è molto diversa dal personaggio


dipinto dalla storia, che ce la descrive come un’arrogante sovrana che non si cura
minimamente degli interessi del suo popolo; anzi, mentre i suoi sudditi soffrivano la
fame, ebbe l’audacia di rispondere: “Se non hanno pane, che mangino brioches”.

Tale aneddoto, oggi riconosciuto come frutto delle maldicenze popolari nei confronti
della spendacciona regina, viene rinnegato nell’opera della Coppola, quando
un’ingenua e fragile Maria Antonietta afferma con stupore: “Io non avrei mai detto
queste parole”. La giovane regina preferisce piuttosto contemplare l’alba insieme
agli amici

Ma all’alba della Rivoluzione Francese entra in scena la Storia e il tono della pellicola
si incupisce, come è sottolineato dalle tonalità più scure degli abiti di Marie
Antoinette.

I sudditi odiano la Regina di Francia per la sua noncuranza nei confronti dei loro
bisogni: mentre la crisi finanziaria dilagava in Francia, Marie Antoinette non
rinunciava a spese talmente ingenti da procurarle l’appellativo di ‘Madame Deficit’.
Inoltre è disprezzata dalla corte per aver privilegiato una ristretta cerchia di amici,
cadendo vittima di una serie di infamie e calunnie che alimentarono l’insofferenza
del popolo francese.
Di fronte all’aggravarsi dell’irrequietezza popolare, Luigi XVI e Marie
Antoinette decidono di non fuggire dalla reggia, pronti ad accogliere qualsiasi
evenienza. Così, alle cinque del mattino del 6 ottobre 1789, la folla parigina invade il
palazzo di Versailles per uccidere la regina o quantomeno per portare a Parigi la
famiglia reale.

La drammaticità di questi frangenti è tangibile, commovente il gesto di Marie


Antoinetteche si inchina al suo popolo con somma dignità in un finale che,
malgrado il brio che caratterizza gran parte del film, non può evitare di cedere al
dramma.

Tuttavia non c’è alcun bisogno di mostrare il processo, la ghigliottina, e di giungere


al giorno fatale del 16 ottobre 1793: sono sufficienti la malinconia degli sguardi di
Luigi e Maria Antonietta e la loro muta commozione per far parlare la Storia.

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