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NOVECENTO vs.

LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL’OCEANO

Rapporto parola-musica

Novecento è un monologo teatrale scritto nel 1994 da Alessandro Baricco, per l’attore Eugenio
Allegri e il regista Gabriele Vocis. La sua pubblicazione avviene per la casa editrice Feltrinelli
nello stesso anno. Questo riscontra subito un notevole successo per l’originalità del linguaggio e
la sua sorprendente brevità.

Nell’introduzione all’opera, Baricco stesso si esprime in questo modo: “Adesso che lo vedo in
forma di libro, mi sembra piuttosto un testo che sta in bilico tra una vera messa in scena e un
racconto ad alta voce.”1

Ad aggiungersi alla grande fortuna di vendita di milioni di copie c’è anche la scoperta del
monologo da parte di Giuseppe Tornatore. Il grande regista siciliano afferma di aver amato il
monologo subito dopo la prima lettura e di aver deciso di farne, in seguito, una trasposizione
cinematografica. Questa trasposizione porterà con sé alcune sostanziali differenze dal libro, come
vedremo successivamente.

Nel 1998, infatti esce sul grande schermo il film intitolato “La leggenda del pianista
sull’oceano”.

Ma partiamo dal principio, mettere a confronto un libro e un film non è affatto semplice, in
quanto i piani narrativi sono diversi, poiché persino il pubblico a cui sono diretti differisce.

D’altronde nel libro di Giacomo Manzoli di nome “Cinema e letteratura” viene spiegato che:

“La metafora visiva non è perciò mai completamente e perfettamente tradotta e traducibile in
parole e quella verbale non è mai automaticamente traducibile in immagini.” 2 Ciò significa che
immagini e parole non producono effetti simili e quindi è difficile rendere un film perfettamente
assimilabile ad un libro.

Alla domanda, se il film è affine al libro, è sempre un po’ relativo e superficiale dare una risposta
esatta, poiché sia il cinema che la letteratura, come viene spiegato accuratamente da Manzoli,

1
Baricco Alessandro, Novecento, Milano, Feltrinelli, 2007, p.17
2
Manzoli Giacomo, Cinema e letteratura, Roma, Carocci editore, 2003, p.49
1
sono due istituzioni che funzionano in due sistemi differenti, ma che sono accomunati dal fatto
che entrambi costituiscono due mezzi di comunicazione di massa.

Gli stessi artefici del film e del libro si esprimono in due modalità diverse; mentre nel libro, lo
scrittore attraverso le sue scelte lessicali riporta la descrizione di un certo personaggio agli occhi
del lettore, immedesimandosi nella stessa parte; il regista questo non è in grado di farlo, ciò che
invece può fare per sortire un effetto analogo è ricorrere a certi parametri stilistici, come per
esempio le inquadrature stilizzate in base alla posizione della cinepresa, oppure tramite la messa
a fuoco e ancora l’uso appropriato dell’illuminazione.

In conclusione, non è possibile parlare di una fedeltà assoluta del testo scritto all’adattamento
cinematografico, tranne forse quando un romanzo nasce in contemporanea al film, come viene
proposto da Manzoli.3

Nonostante tutto, nell’analisi del confronto tra il Novecento e La leggenda del pianista
sull’oceano, Tornatore è uno dei primi registi che riesce a cogliere fedelmente gli elementi
essenziali del monologo.

Manzoli, al riguardo si esprime in questo modo:

“Prende le pagine suggestive di Baricco e lega gli avvenimenti che esse raccontano con una
cornice, cioè li narra dilatandone i tempi all’infinito” 4, avvalendosi della cosiddetta tecnica
dell’espansione di un elemento ben preciso del romanzo, che rende al meglio la dimensione
epica alla quale il testo chiaramente aspira.

Inoltre i componenti che aiutano Tornatore ad attenersi il più fedele possibile al testo originale
sono le didascalie, che in fin dei conti suggeriscono pose, atteggiamenti, oppure il tipo di
sottofondo musicale e le azioni del personaggio sulla scena.

Cosi da un monologo di ottanta pagine, Tornatore crea un “kolossal” che dura quasi tre ore.

Passiamo ora in rassegna alcune analogie e differenze tra i due capolavori.

Ciò che è si può notare sin da subito, è che il famoso regista, non solo ha trasformato il testo
scritto in una sorta di sceneggiatura, ma ha lasciato originalmente la sua impronta nella creazione
3
Ibidem, p.74
4
Ibidem, p.84
2
di questa, riportando si intere porzioni del testo scritto, ma in contemporanea arricchendone il
contenuto. Questo gli è stato possibile grazie all’aggiunta di alcuni dettagli che hanno potuto
ampliare le possibilità della storia. Un esempio chiaro è fornito dall’introduzione del primissimo
piano sull’occhio di un emigrante, che scorge l’America per la prima volta, ed in cui si vedono
riflessi i grattacieli della Grande Mela e con essi, la speranza per un futuro migliore.

Addentrandoci di più in quest’analisi possiamo scoprire che, mentre Baricco presenta al lettore il
protagonista (che nel film si identifica con Tim Roth) furtivamente, e con pochi tratti distintivi,
trovato alla nascita in una scatola della sala macchine dove lavora Danny Boodmann; Tornatore
rappresenta dettagliatamente l’ambientazione in cui nasce e cresce Novecento, per far intendere
bene allo spettatore lo sfondo della vicenda sin dal prologo.

Di seguito, sia Baricco che Tornatore, utilizzano continui rimandi al passato(flashbacks), ma la


prima grande differenza è che nel monologo, il narratore è intradiegetico, vale a dire che è il
trombettista Max Tooney a raccontare la storia; Tornatore, d’altra parte la fa raccontare ad un
narratore extradiegetico, cioè l’anziano venditore di strumenti musicali a cui Max Tooney
racconta la storia del grande musicista mai esistito. Questa soluzione permette a Tornatore di
creare due realtà temporali distinte, un tempo passato (della nave) e uno presente (del dialogo tra
i due).

Una delle scene chiave della vicenda è la presentazione del prodigio di Novecento, che
nonostante abbia sempre vissuto nella parte povera del piroscafo, Virginian viene ritrovato una
notte nel salone da ballo della prima classe, suonare abilmente il pianoforte con un pubblico
sgomento attorno a sé. Questa scena viene presentata rapidamente da entrambi gli autori con
poche battute, facendola seguire dall’incontro tra Novecento e Max.

Un’aggiunta da parte di Tornatore nell’opera cinematografica è l’incontro di Novecento con un


emigrante friulano, che gli cambia il punto di vista tramite il racconto della sua vita vissuta
vagando per paesi sconosciuti e la scoperta del mare, che lui stesso definisce come “lo spettacolo
più bello che abbia mai visto”. L’incontro tra i due rappresenta il motore che spinge Novecento a
voler abbandonare la nave per ascoltare la voce del mare, anche se non lo farà mai.

Con questa premessa possiamo passare all’analisi della genesi musicale delle due opere e al
rapporto che s’instaura tra la parola e la musica.

3
Riguardo alla musica, Baricco può solo descrivere i momenti musicali della narrazione tramite le
parole, le annotazioni stilistiche, uso di onomatopee, e con una certa smania di conferire una
certa musicalità al suo testo. È evidente la ricerca di un ritmo, la scelta di precisi suoni. Per
esempio ricorrente è l’uso della punteggiatura, ma anche della sbarra (/), usata in poesia per
separare i versi.

Nel suo libro “La voce del mare: Da Oceano mare di Baricco a La leggenda del pianista
sull'oceano di Tornatore” Daniela Bini afferma che il monologo di Baricco non è solo stato
scritto per essere recitato, bensì ha anche bisogno di essere “suonato”.5

Per la Bini, il testo baricchiano invoca la sua realizzazione in un altro mezzo espressivo, la sua
voce. È come se Baricco avesse lanciato un appello e Tornatore lo avesse accolto prima di ogni
altro regista. Il binomio Novecento-La leggenda del pianista sull’oceano viene così considerato
come un unico testo, che ha nel primo il germe e nel secondo l’individuo adulto.

Nel monologo, la voce narrante chiede l’appoggio della musica. Baricco la fa intervenire ben
otto volte per mezzo delle didascalie, e dove la musica non c’è, è il discorso verbale che cerca di
supplire al suo mancamento.

Novecento è simbolo della nuova musica dell’inizio secolo, la celebrazione del jazz di Louis
Armstrong. È come un messia, non a caso apparso proprio sul Virginian (nome della prima
colonia americana e creatura non ancora contaminata della terra, estranea dunque alla corruzione
della modernità, si esprime come tale solo attraverso la musica).

La scena culminante del libro rimane proprio quella del duello tra Novecento e Jelly Roll
Morton, che viene considerato l’inventore del jazz. La sfida che apparentemente misurerebbe la
bravura dei due musicisti si trasforma in realtà in quella di due generi musicali diversi.
Novecento attraverso i suoi 88 tasti finiti del suo pianoforte manifesta l’impeto del nuovo spirito
novecentesco, mentre Morton rappresenta solo la musica lenta della tradizione europea.

Al contrario di Baricco, nel film Tornatore si avvale ampiamente della musica come elemento
portante delle immagini. Egli si affida al genio della musica del nuovo secolo, Ennio Morricone,
che lo aiuta a completare la sua opera cooperandoci per ben tre ore. Morricone stesso condivide
5
Bini Daniela, La voce del mare: Da Oceano mare di Baricco a La leggenda del pianista sull’oceano di Tornatore,
Spring, 2002, Vol.79, No.1,p.51 (https://www.jstor.org/stable/3655971?read-now=1&refreqid=excelsior
%3A390977930fe95df49f048df989c3f82c&seq=18#page_scan_tab_contents, consultato il 24.01.2020)
4
le scelte musicali del regista, sostenendo che: “la musica ha molteplici funzioni, sul piano
narrativo serve a oggettivare il racconto, a volte ad accentuare il pathos.”6

Un episodio significativo associato solo al film è la registrazione de un disco di Novecento.


Dopo poco tempo la musica che sta suonando il protagonista, nella scena, sembra convergere in
una melodia diversa da quella precedente per indicare l’eccezionale vista del pianista di una
donna, che però riesce a intravedere solo tramite un oblò. In questa scena si verifica l’inaspettato
per un uomo, il suo folgorante innamoramento per una giovane sconosciuta.

Novecento viene recepito tramite la musica che suona e tramite essa comunica con il mondo.
Questa coincide con il suo linguaggio, con essa rivela il sentimento del proprio tempo e la
purezza della sua anima.

Tornatore ha seguito alla lettera il testo di Baricco, ma con ogni frase narrativa ha ricreato delle
immagini musicali allargandosi via via in onde sempre più ampie fino a colmare i sensi, gli occhi
e le orecchie dello spettatore.

Inoltre con la prima inquadratura della bocca di una tromba, che è una sua invenzione, Tornatore
crea una cornice all’interno del film che collega ogni singolo evento e che verrà completata dalla
battuta finale che chiude il film. (“Servirà più a te. Una buona storia vale più di un vecchia
tromba..”7)

In definitiva, Tornatore utilizza il testo di Baricco come spartito musicale che esiste solo “in
performance”, cioè quando viene suonato. Infatti da ricordare, è la scena in cui Novecento si
rifiuta di registrare la sua musica, con il pretesto che quest’ultima non può vivere su un disco
registrato, perché sarebbe come morta. Essa vive solamente quando è suonata.

Novecento non scenderà mai dalla nave, salterà in aria assieme al Virginian e sparirà in mare con
lei.

6
http://www.italianisti.it/upload/userfiles/files/Gallotta.pdf?
fbclid=IwAR19raj_H4CSpKw3xyz87AaCQLyU9SPn1_kViVyOcwWIHK5cprPehb9B7j8, consultato il 25.01.2020
7
Baricco Alessandro, Novecento, Milano, Feltrinelli, 2007

5
Bibliografia

Baricco Alessandro, Novecento, Milano, Feltrinelli, 2007

Manzoli Giacomo, Cinema e letteratura, Roma, Carocci editore, 2003

Bini Daniela, La voce del mare: Da Oceano mare di Baricco a La leggenda del pianista
sull’oceano di Tornatore, Spring, 2002, Vol.79, No.1,p.51 (https://www.jstor.org/stable/3655971?
6
read-now=1&refreqid=excelsior
%3A390977930fe95df49f048df989c3f82c&seq=18#page_scan_tab_contents, consultato il
24.01.2020)

http://www.italianisti.it/upload/userfiles/files/Gallotta.pdf?
fbclid=IwAR19raj_H4CSpKw3xyz87AaCQLyU9SPn1_kViVyOcwWIHK5cprPehb9B7j8,
consultato il 25.01.2020

https://paroleinfinite.wordpress.com/2012/11/22/la-leggenda-vs-novecento/?
fbclid=IwAR3FW9_I6QeftdTGy12amcBkQQZTqQCS1thZPbGUK6IH6ATkovldQBM4gBw,
consultato il 25.01.2020

http://www.softwareparadiso.it/studio/letteratura/scrittori/scrivere_novecento.html, consultato il
25.01.2020

http://www.humantrainer.com/articoli/crisi-adolescenziale-novecento-cinema.html, consultato il
25.01.2020

Classifica dei primi 3 film:

1.La leggenda del pianista sull’oceano- è il mio preferito perché ha saputo


cogliere l’essenza di quell’inizio di secolo. Mi ha trasmesso molte più emozioni

7
rispetto agli altri film. Inoltre ho seguito l’attore Tim Roth anche in altri film e la
sua bravura è incontestabile. La sceneggiatura è ben strutturata e le scene si legano
bene tra di loro, ed il tutto su uno sfondo musicale. Anche la scelta della musica mi
è sembrata geniale.

2.Io non ho paura- mi è sembrato un film alla portata di tutti, molto semplice e
conciso, nelle scene. Mi ha riportata nella dimensione dell’infanzia e gli attori
hanno saputo trasmettere benissimo i temi principali tratti dal libro, innocenza,
coraggio, amicizia e di dare un senso concreto al titolo.

3.Sostiene Pereira -mi è piaciuto perchè mi è sembrato un film


psicologico/introspettivo in qualche modo. La trasformazione del protagonista nel
corso del film, porta al risveglio della coscienza di sé in una società comunista e di
come ognuno di noi, a maggior ragione in una società democratica abbia il diritto
di partecipare attivamente alla vita pubblica esprimendo i propri pensieri. Questi
sono solo alcuni dei concetti che mi hanno fatto riflettere.

Mi sono piaciute le varie sfaccettature del protagonista e la sua bravura ad


interpretarle.

8
9

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