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[2° TESTO]
Montesquieu Lettres persanes (1721)
Dal nome completo, Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, l’autore delle Lettere
persiane è uno dei filosofi dell’Illuminismo più importanti, allo stesso tempo pensatore e filosofo,
romanziere e saggista, specialista della legge, anche considerato oggi come un economista importante. Nato
nel 1689 e morto nel 1755, prescelto dall’Accademia francese nel 1728, egli pubblica in particolare De
l’esprit des lois nel 1748 e partecipa alla redazione dell’Encyclopédie.
IL RIASSUNTO:
Romanzo epistolare di 161 lettere, le Lettere persiane è stato pubblicato prima sotto il sigillo dell’anonimato
da parte di Montesquieu, ad Amsterdam. Ma il successo immediato porterà l’autore ad affermare la paternità
dell’opera. Vi si legge una corrispondenza tra due viaggiatori persiani, Usbek e Rica e i loro amici e obbligati
che sono rimasti nel paese. I due uomini hanno lasciato Ispahan per scoprire Parigi; partiti da rotte differenti,
loro rendono conto del loro viaggio in tutta Europa prima di proporre, attraverso le loro lettere, un quadro
della vita parigina. Se il viaggio permette già ad Usbek di sottolineare le differenze tra lo stile di vita tra la
Persia e per esempio l’Italia, Parigi occupa invece la parte essenziale dell’opera. La vita parigina diviene
l’occasione di riflessioni successive sulla questione della morale, il posto che occupano le donne, la funzione
del teatro, l’importanza del papa, la vita nei caffè letterari… Montesquieu, attraverso lo sguardo allo stesso
tempo ingenuo, sorpreso e rilevante dei personaggi, propone un’osservazione distolta dalla vita in Francia:
I TEMI AFFRONTATI:
Non c’è un tema in particolare che sia affrontato nelle Lettere persiane ma ci sono bene tutti gli ambiti che
una società possa avere e definendola un’arte di vivere che lo sguardo persiano scruta di volta in volta.
Perché Montesquieu vuole obbligare i suoi lettori a interrogarsi giustamente su tutte le certezze che possono
essere loro: il mondo deve ruotare intorno a Parigi e la sua corte? I principi che fondano la vita alla francese
sono loro di portata universale? Si possono esportare questi principi? Ne valgono la pena?
In realtà Montesquieu pratica l’arte del mettere in dubbio: possiamo avere fiducia nei nostri costumi, nella
nostra legge, nelle nostre credenze? Come meglio le interroghiamo, tutte, se non attraverso lo sguardo dei
personaggi venuti d’altro canto, incarnando una alterità assoluta, autorizzano infine la discussione, il
dibattito se non un rimettere in discussione? Si tratta di manipolare una società per meglio confortare delle
basi che sarranno bisognose di essere consolidate. Se Usbek è “un nemico delle maschere, un viaggiatore
preso dalla razionalità” come la nota Jean Starobinski nella sua prefazione ad un edizione tascabile, allora il
romanzo epistolare s’afferma bene come un luogo di una riflessione politica e filosofica.
Si tratta di pesare i pro e i contro, di stabilire la verità e di costruire, strada facendo, una società che sarà più
giusta, più armoniosa, più serena. È quella la questione fondamentale dell’organizzazione delle società- come
macrocosmo- e della vita individuale per ciascun uomo -come microcosmo- che si trova in realtà interrogata
alla fine di ciascuna delle lettere del romanzo. Tanto più che la Persia non può figurare un mondo ideale:
nella sua assenza, Usbek vive la rovina del sistema che egli ha lasciato dietro di lui. In fondo, le Lettere
persiane rappresentano in sostanza un utopia: la società ideale, che non è ne Ispahan, ne Parigi, è quella che
potrà nascere dalla riflessione delle corrispondenze e dei loro lettori.
RISONANZA CONTEMPORANEA:
Le Lettere persiane è una delle opere più importanti del 18 secolo. Testo della razionalità- s’interroga su chi
è, dagli occhi degli altri e, dopo anche dai suoi propri occhi-, testo che ha umorismo, ironia e derisione, testo
ancora in progresso con la filosofia dell’Illuminismo- che spinge se stesso ad accettare l’alterità e il giudizio
dallo sguardo degli altri-, Le Lettere persiane invita a relativizzare e a non prendere mai seriamente,
ricostruire sempre sneza mai distruggere. E’ una prima rivoluzione che si offre ai lettori. In questo senso, è
un testo che non può che fare del bene, quello che si vuole all’epoca è il luogo della sua lettura: egli
apprende a riflettere, a riconsiderare la realtà, ad accettare le contraddizioni. Si deve ritenere in questo senso
il commento di Paul Valery nella Varieté II: “ Entrare nel pensiero delle persone per deconcentrare le loro
idee , li fa la sorpresa d’essere sorpresi di quello che fanno, di quello che loro pensano, e di quello che non
hanno mai conosciuto di differente, questo è, un mezzo dell’ingenuità fatta realisticamente, donare a sentire
ed avvertire tutta la relatività di una civilizzazione, di una fiducia abituale nell’ordine stabilito”.
UN ESTRATTO:
Con umorismo, Rica racconta le vie di Parigi a Isben (lettera 24) dove le difficoltà di Parigi come la Bruyère
aveva già potuto raccontarle; e il suo sguardo rinnova il nostro.
Parigi è grande quanto lspahan: le case sono così alte che sono abitate solo da astrologhe. Tu giudichi bene
che una città costruita in aria, che ha sei o sette case l’una sull’altra, è estremamente popolata; e che, quando
tutto il mondo è disceso per la strada, ci fa un bell’imbarazzo Forse non ci crederesti, è da un mese che sono
qui, non ho visto camminare nessuno. Non ci sono persone al mondo che traggono la miglior parte dalla loro
macchina che i francesi; corrono, vedono: le automobili lente dell’Asia, il passo regolato dei nostri cammelli,
li farebbe cadere in sincope. Per me, che non sono abituato a questo treno, e che vado spesso a piedi senza
cambiare marcia, mi arrabbio a volte come un cristiano: perché ancora passa chi mi schizza dai piedi alla
testa; ma non posso perdonare i colpi di gomito che ricevo regolarmente e periodicamente. Un uomo che
viene dopo di me e che mi sorpassa mi fa fare un’inversione; e un altro mi incrocia sull’altro lato mi rimetto
improvvisamente dove il primo mi aveva preso; e non ho camminato per cento passi, sono più distrutto che
se avessi camminato per dieci leghe.
[3° TESTO]
ABBÉ PRÉVOST,
HISTOIRE DU CHEVALIER DES GRIEUX ET DE MANON LESCAUT (1731)
Più conosciuto con il titolo abbreviato di “Manon Lescaut”, il racconto dell’abate Prévost (1697-1763)
appartiene in realtà al volume Vll del lunghissimo “Mémoires d’un Homme de qualité” (redatto tra 1728 e
1731): è colui che renderà definitivamente celebre il suo autore, primo cappellano del Principe di Conti,
prima di diventare uno scrittore particolarmente prolifico. Giudicato scandaloso, il libro è stato sequestrato e
condannato ad essere bruciato, considerato un brutto esempio per i giovani lettori.
RIASSUNTO:
Costruito su un lungo racconto, il testo inizia con l’evocazione di un convoglio di prostitute che lo Stato si
prepara a deportare in America e che accompagna, misteriosamente, un giovane di buona famiglia. Si tratta
del cavaliere Des Grieux che segue così la giovane Manon Lescaut e dalla quale rifiuta di separarsi, anche se
è costretto a corrompere guardie fino alla propria rovina per poter parlare con lei e starle accanto. In tutta
generosità, il lettore vede il narratore venire materialmente in loro aiuto. Due anni dopo, i due giovani si
incrociano di nuovo a Calais: Des Grieux appare al narratore ancora più abbattuto. Ora è solo e accetta di
raccontargli la sua storia.
Mentre terminava gli studi di filosofia, conobbe Manon che i suoi genitori volevano obbligare ad entrare in
convento contro la sua volontà. Appena si sono visti, i due giovani si sono innamorati e hanno deciso di
fuggire insieme nonostante l’opinione di Tiberge, l’amico di Des Grieux, che minaccia anche di denunciarli.
[4° TESTO]
JEAN-JACQUES ROUSSEAU,
LA NOUVELLE HÉLOÏSE (1761)
Scrittore prolisso, Rousseau (1712-1778) si è fatto conoscere prima della Nouvelle Heloise per diversi testi
tra cui i suoi famosi discorsi, Discours sur les sciences et les arts (1750) o Discours sur l’origine de
l’inégalité (1755).
Julie o La Nouvelle Héloise è un racconto pubblicato nel 1761 e si inserisce nei romanzi epistolari.
SINTESI:
Composto da sei grandi parti, La Nouvelle Héloïse racconta la passione amorosa votata al fallimento tra Julie
d’Étange, una giovane di famiglia nobile, e il suo precettore, un tale Saint-Preux, di origini modeste. A causa
della situazione sociale rispettiva, il loro amore è infatti condannato.
La prima parte è tuttavia dedicata al racconto dell’amore nascente tra i due personaggi. Amato per la prima
volta, Saint-Preux finisce per ottenere un bacio da Julie che, tuttavia, rifiuta di fuggire con lui e gli chiede di
allontanarsi. Mentre lei si ammala dopo la loro separazione, quest’ultima torna da lui, che le cede alla fine. In
un gioco infinito di riavvicinamenti e separazioni, la coppia finisce per essere scoperta, prima da Milord
Édouard che sogna anche di sposare Julie, poi dal padre della ragazza che le vieta di rivedere il suo amante.
Obbligato a partire per Parigi, Saint-Preux è abbattuto ma una lunga corrispondenza permette alla coppia di
rimanere unita. D’ora in poi, Julie è ben determinata a sposarsi alla condizione che i suoi genitori accettino la
loro unione; altrimenti, essa rifiuterà qualsiasi altro pretendente, fedele al suo primo amore. Milord Édouard,
Quanto alla vita a Clarens, presso i Wolmar, essa diventa il pretesto per la rappresentazione di una micro-
società armoniosa, una sorta di società idealizzata. Una piccola comunità si costruisce lì, mossa da interessi
diversi e relazioni eventualmente destinate ad evolversi, ma i cui gusti comuni, in particolare il senso della
natura, avvicinano i membri.
CONTESTO STORICO ED OMOLOGAZIONE:
Il romanzo ha un grande successo fin dalla sua pubblicazione e si dice che sarebbe anche il lavoro più
venduto di tutto il secolo. La sua reputazione non fallirà mai. Ispirato dal racconto del XII secolo dagli amori
di Heloise e di Pierre Abéiard, conosce nel XVIII secolo almeno settanta edizioni diverse, il che non gli
impedirà di essere messo all'1ndex nel 1806! Impone definitivamente il suo autore come uno scrittore
essenziale del suo tempo, è che apre in fondo un’intera nuova era. Mostrando personaggi sinceri e autentici,
realmente sconvolti da ciò che vivono, capaci però di lottare in nome dei principi che si danno, molto più che
in nome di ciò che la società si aspetterebbe da loro, Rousseau avvia a suo modo la corrente romantica
futura.
RISONANZA CONTEMPORANEA:
La Nouvelle Héloise è rimasta come una delle grandi opere del nostro patrimonio letterario. Romanzo di
idealizzazione, ha permesso a Rousseau di impegnarsi pienamente nel suo testo, lasciando libero corso ai
propri sentimenti, sviluppando le proprie opinioni filosofiche, scegliendo un ambiente di vita per i suoi
personaggi che è suo... Quanto alla scelta della struttura epistolare per il suo romanzo, permette allo scrittore
[7° TESTO]
Jean-Jacques Rousseau
Les Confessions (1782, 1789)
Rousseau è l’iniziatore della corrente autobiografica in Francia. Ci sono molti scritti preliminari de Le
Confessioni di Rousseau, centrale nell’introspezione di R. è l’amore di sé (tra egocentrismo e amore per se
stesso). Già dal titolo appare la dimensione religiosa, alla quale rinvia anche la fine del famoso patto
autobiografico, R. trae spunto dalle Confessioni di Sant’Agostino.
Riassunto
Le Confessioni è un’opera costituita da 12 libri, di cui i primi 6 riguardano il periodo che va dalla nascita
dell’autore fino al 1740, anno in cui si trasferisce a Parigi, mentre gli altri 6 riguardano il periodo che va dal
1741 al 1765, sia gli anni del successo letterario. Le due parti sono pubblicate postume rispettivamente nel
1782 e nel 1789.
Nei libri dedicati alla sua giovinezza sono affrontate tematiche molto personali: come la morte della madre
di R., la relazione di R. con suo padre, il suo soggiorno presso i Lambercier, ma anche la scoperta della sua
sessualità masochista, le sue propensioni esibizioniste o la sua perdita di verginità. Racconta anche di:
Madame de Warens che è come una nuova madre per lui, della sua vita a Torino e poi in Svizzera. Nei libri V
e VI, narra de “Les Charmettes”, il luogo (casa) in cui R. visse un idillio perfetto tra le braccia di Madame de
Warens. La sua vita sentimentale con la donna era divisa con gli amanti di quest’ultima, come Claude Anet o
il giovane Wintzenried, ma ben presto la loro storia finisce poiché R. si sente obbligato a rompere con la
donna e parte, inizia così la vita parigina e termina la sua movimentata giovinezza. La sua più grande
speranza è quella di avere successo e intanto inventa una nuova maniera di scrivere musica.
I 6 libri successivi sono dedicati agli avvenimenti dell’età adulta. A Parigi, R. diviene professore di musica
e si lega ai più grandi uomini della sua epoca, come Diderot, o ancora Voltaire e Rameau, con i quali
intraprende invano un’opera. In quel periodo (1741- 1747) incontra Thérèse Levasseur, con la quale ha 5
figli che puntualmente R. abbandona. Nel frattempo, egli è segretario de’Ambasciata a Venezia, è alquanto
instabile, ma nel 1749 ottiene un premio con il suo Discours sur les sciences et les arts , la sua vita cambia,
egli è riconosciuto e le sue opere si moltiplicano ben presto. Si trasferisce all’Ermitage, nella foresta di
Montmorency, dove scrive i suoi capolavori ed è protetto da Madame d’épinay. Sempre più misantropo, vive
una vita sociale agitata com’è narrato nel libro IX. È convinto che si cospiri contro di lui e che i suoi amici
vogliano organizzare un complotto, racconta nel libro X la sua decisione di scrivere i suoi ricordi come
un’auto giustificazione. R. ha sempre più problemi: il suo Émilie fu uno scandalo, al punto che si recò in
Svizzera per scappare dalla polizia. Il libro XII narra le difficoltà. La caccia di R. non aveva tregua, per
questo fu costretto a vivere un vagabondaggio e presto fu obbligato ad espatriare in Inghilterra presso il
filosofo Hume. Les Confessions termina con il malessere di un uomo convinto di essere incompreso da tutti.
CONTESTO STORICO
Quando R. era ancora in vita, aveva fatto circolare numerosi estratti de Le Confessioni in modo da assicurarsi
una pubblicità. Nel 1778 il Journal de Paris pubblica qualche pagina, ma le prime edizioni suscitano
disapprovazione: alcuni lettori sono sconvolti, altri giudicano l’iniziativa inutile. Le critiche sono che la
scrittura di R. drammatizza ed esagera, si tratta di un testo troppo egocentrico per interessare il lettore. Il
realtà, R. è in anticipo rispetto ai tempi poiché Le Confessioni è un’opera autobiografica in cui dominante è
il tema della natura. Dunque, R. è l’iniziatore di una nuova corrente culturale e letteraria: il Romanticismo.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Per il lettore del XXI secolo, Le Confessioni è il prototipo del genere autobiografico, quest’ultimo si
svilupperà sempre di più nei secoli successivi. Il testo è moderno poiché per la prima volta l’autore stesso
diviene in qualche modo il soggetto principale, se non unico. dell’opera. L’opera soddisfa la volontà di R. di
ridar senso all’esistenza.
UN ESTRATTO
Allo stesso tempo introduzione, testamento e patto autobiografico, la prima pagina de Le Confessioni è
probabilmente la più conosciuta e la più bella:
Mi inoltro in un'impresa senza precedenti, l'esecuzione della quale non troverà imitatori. Intendo mostrare
ai miei simili un uomo in tutta la verità della sua natura; e quest'uomo sarò io.
Io solo. Sento il mio cuore e conosco gli uomini. Non sono fatto come nessuno di quanti ho incontrati; oso
credere di non essere fatto come nessuno di quanti esistono. Se pure non valgo di più, quanto meno sono
diverso. Se la natura abbia fatto bene o male a spezzare lo stampo nel quale mi ha formato, si potrà giudicare
soltanto dopo avermi letto.
La tromba del giudizio finale suoni pure, quando vorrà: con questo libro fra le mani mi presenterò al
giudice supremo. Dirò fermamente: «Qui è ciò che ho fatto, ciò che ho pensato, ciò che sono stato. Ho detto
il bene e il male con identica franchezza. Nulla ho taciuto di cattivo e nulla ho aggiunto di buono, e se mi è
occorso di usare, qua e là, qualche trascurabile ornamento, l'ho fatto esclusivamente per colmare i vuoti della
mia debole memoria; ho potuto supporre vero quanto sapevo che avrebbe potuto esserlo, mai ciò che sapevo
falso. Mi sono mostrato così come fui, spregevole e vile, quando lo sono stato, buono, generoso, sublime
quando lo sono stato: ho svelato il mio intimo così come tu stesso l'hai visto. Essere esterno, raduna intorno a
me la folla innumerevole dei miei simili; ascoltino le mie confessioni, piangano sulle mie indegnità,
arrossiscano delle mie miserie. Scopra ciascuno di essi a sua volta, con la stessa sincerità, il suo cuore ai
piedi del tuo trono; e poi che uno solo osi dirti: «Io fui migliore di quell'uomo.»
Jacques non conosceva né il nome del vizio, né quello della virtù; affermava che si nasce fortunati o
sfortunati. Quando udiva pronunciare le parole ricompense o castighi, alzava le spalle. Secondo lui, la
ricompensa era l'incoraggiamento dei buoni; il castigo, lo spavento dei cattivi. Come sarebbe altrimenti,
diceva, se non c'è affatto libertà, e il nostro destino è scritto lassù? Credeva che un uomo si incammina
altrettanto necessariamente verso la gloria o verso l'ignominia, quanto una sfera che avesse coscienza di sé
seguirebbe il pendio di una montagna; e che, se ci fosse noto il concatenamento delle cause e degli effetti che
formano la vita di un uomo dalla nascita all'ultimo sospiro, rimarremmo convinti che non ha fatto altro che
ciò che era necessario che facesse. L'ho contraddetto più volte, ma senza successo e senza frutto. In effetti,
cosa si può replicare a chi vi dice: «Qualunque sia la somma degli elementi di cui sono composto, io sono
uno; ora, una causa ha un solo effetto; sono sempre stato una causa una; e dunque non ho mai avuto che un
solo effetto da produrre; la mia durata, dunque, non è altro che una sequenza di effetti necessari». È così che
Jacques ragionava, secondo la lezione del suo capitano. La distinzione tra un mondo fisico e un mondo
morale gli sembrava vuota di senso. Il suo capitano gli aveva ficcato in testa tutte queste opinioni, che a sua
volta aveva attinto nel suo Spinoza, che conosceva a memoria.
IL RIASSUNTO:
Attirata fortemente dalla Germania per delle ragioni filosofiche e culturali, la Germania di Staël ella aveva
sempre desiderato di visitare l’Italia, quella che fece il Dicembre del 1804 nella primavera successiva. Della
sua lunga avventura nella penisola italiana, ella ha conservato degli innumerevoli quaderni (quaderni per
prendere appunti) dove lei disegna per narrare il suo romanzo di descrizioni di paesaggi, aneddoti o di ritratti.
Corinne è il racconto di una storia d’amore tra una coppia inglese e una poetessa italiana. Lord Oswald
Nelvil viaggia in Italia per dimenticarsi della morte di suo padre dove egli si sente irresponsabile e amerà
essere in grado di stordire facendo la guerra con il suo reggimento. Per il momento, egli ha rincontrato il
Conte di Erfeuil, un emigrato francese, che l’accompagnerà fino a Roma. La, essi assistono a una grande
festa fatta in onore di Corinne, una donna di lettere ammirata dove ciascuno considera un talento eclatante.
Presto introdotto nel salone della poetessa, Oswald si lascia sedurre e i due personaggi si avvicinano tant’è
che il Conte di Erfeuil prende le sue distanze come geloso. Presto, loro diverranno inseparabili. Le
passeggiate a Roma si moltiplicano al di fuori della misura che l’intensità dei loro sentimenti rispettivi
iniziano a crescere. Ma i due innamorati sembrano gestire perfettamente i loro affetti, come desiderio di non
soccombere alla passione. Loro partono per Napoli dove essi si uniscono con delle nuove passeggiate, fino al
Vesuvio. Lì, lontano da Roma, Oswald si confida infine a Corinne. Egli guarda un ricordo ardente della sua
relazione con Mme D’Arbigny, una giovane ragazza rincontrata in Francia, dove egli ha considerato che lei
lo aveva manipolato, obbligato a un duello con un amico disonesto, un certo conte Raimond; e soprattutto
impedito di rivedere suo padre prima della sua morte. Corinne è emozionata da queste confidenze intime e
comprende molto la sua moderazione. Da un lato, ella si diffida anche: ella non vorrebbe il seguito in
Inghilterra e, infatti dei costumi locali, e perdere la sua libertà intellettuale e morale. Quanto alla sua storia,
che lei racconta a sua volta , ella costituisce un rimbalzo. Dopo essere cresciuta in Italia-sua madre era
italiana-, ella raggiunge suo padre Lord Edgermond ma è restato nel cattivo termine con la sua nuova sposa.
Questo qui, geloso, come desideroso di frenare il talento di Corinne, infatti per renderle la vita impossibile la
spinse a fuggire in Italia, accompagnata dalla domestica, Thérésine. Da allora, ella si fa chiamare Corinne, in
omaggio alla poetessa dell’antichità, e per non scemare la reputazione familiare. Prima della sua partenza,
nel frattempo, egli aveva previsto che ella sarebbe divenuta moglie di Oswald…Perché il padre ha cambiato
idea? Ella lo ignora. Che importa? I due innamorati, finalmente, si giurano fedeltà. Mentre Corinne partecipa
ad un’opera buffa, Oswald riceve l’ordine di raggiungere il suo reggimento. E egli si inquieta dei gossip
saputi dall’Inghilterra… Di ritorno al paese, egli vuole convincere Lady Edgermond di cambiare
atteggiamento di fronte a Corinne: ma queste richieste furono vane ma egli incontra la sorella di Corinne,
Lucile, che la ballezza l’ha colpita. Egli apprende che anche suo padre avrebbe preferito il carattere di Lucile
a quello di Corinne, troppo artista, troppo lontana dai costumi inglesi. Di ritorno in Gran Bretagna, Corinne
ha molte volte l’occasione di assistere a approcci tra sua sorella e Oswald. Rendendo il suo anello al giovane
signore, gli rende la libertà. Dopo una successione simbolica mancata con Corinne, Oswald finisce per
innamorarsi di Lucile. Quando Oswald rientra alla fine della guerra, egli è diventato padre ma la sua coppia
sta lottando . Di più di più soffrendo, egli parte per l’Italia con Lucille e le loro figlie; Loro visitarono
Bologna e ritrovano Corinne. La più giovane gelosa di sua sorella, della sua superiorità intellettuale, dei
sentimenti di Oswald e anche della prossimità che ella ha saputo stabilire con la sua piccola nipote. Ma le
due sorelle arrivarono alla conciliazione prima che Corinne non muore per un’ultima immissione dei suoi
poemi, brillanti.
[10° TESTO]
Stendhal, Le Rouge et le Noir (1830)
Pubblicato nel 1830, si tratta del secondo romanzo di Stendhal (1783-1842) dopo Armance, Le Rouge et le
Noir è stato inspirato da un fatto diverso dell’Isère. Un processo criminale, nel 1827-1828, ha avuto luogo e
si è concluso con la condanna a morte di un giovane seminarista Antoine Berthet, figlio di un fabbro, che
aveva conosciuto una storia identica a quella del futuro Julien Sorel. Non resta che la critica ce ha voluto
vedere ugualmente nel personaggio di Julien un carattere largamente inspirato dal temperamento di uno
scrittore lui stesso, ambizioso e risoluto a ottenere la riconoscenza sociale.
Il riassunto: -
Prima parte-
Julien Sorel, il protagonista, è un giovane francese di umili origini di Verrières, dove suo padre è
carpentiere. Di natura studiosa e riflessiva, contrariamente al resto della sua famiglia, tra le tante letture
predilige quelle su Napoleone Bonaparte, la cui carriera militare Julien sogna di poter un giorno imitare. In
realtà finirà a studiare in seminario, seguendo i consigli del curato del luogo, padre Chélan, che rappresenta
la mentalità accorta e borghese della Francia della Restaurazione. Ma Julien nasconde in sé una sfrenata
ambizione e appena il curato gli procura un lavoro come precettore nella casa del sindaco, Monsieur De
Rênal, coglie l’occasione.
Qui Julien finisce per lasciarsi sedurre dalla moglie del sindaco, Mme De Rênal, ancora molto
fascinosa: la relazione tra i due mette in mostra per la prima volta la sete di potere e la capacità di
dissimulazione che caratterizzeranno tutta l’esistenza di Sorel. Tuttavia, quando il loro rapporto si
approfondisce, la passione che Julien prova per Mme De Rênal è sincera e ricambiata e aumenta, nonostante
i rimorsi, durante un periodo di malattia dei figli della donna. Il carattere ombroso del protagonista ha
però la meglio sugli opportunismi di carriera e Julien rifiuta sia un aumento di stipendio sia,
successivamente, le attenzioni della cameriera della sua amante, Elisa. Ferita nell’orgoglio, Elisa fa circolare
delle voci sulla relazione tra Sorel e Mme De Rênal, finché Monsieur De Rênal riceve una lettera
anonima in cui viene denunciata la tresca. Julien è quindi costretto a fuggire: con suo grande disappunto, la
donna manifesta freddezza ed impassibilità nel momento del distacco. Così, grazie alla raccomandazione del
curato Chélan, Julien entra in seminario a Besançon.
La vita in seminario è pero insopportabile per Julien, che si
trova molto male con i compagni di studi, frustrati e volgari, e sopporta quell’ambiente meschino solo in
quanto trampolino di lancio per più elevate frequentazioni. Ottiene infatti, grazie all’intervento dell’abate del
monastero Pirard, il posto di segretario del marchese De la Môle, a Parigi. Prima di trasferirsi, Julien torna
a Verrières e passa un’ultima notte con Mme De Rênal:scoperto dal sindaco, viene cacciato a fucilate.
-Seconda parte-
Grazie al marchese De la Môle, Julien riesce a
frequentare gli ambienti altolocati e alla moda di Parigi. Inoltre si innamora, ricambiato, della figlia del
marchese, Mathilde. La giovane fa però fatica ad accettare la storia familiare e le umili origini di Julien e
teme che la loro relazione, se scoperta, possa suscitare scandalo. Anche se la posizione di Julien è
invidiabile, nel ragazzo soggiace sempre una tensione al potere e all’affermazione; così quando, dopo un
viaggio a Strasburgo dopo a Kehl per sistemare dei loschi affari del marchese, Julien incontra un vecchio
amico, si lascia convincere da questo a sedurre una donna aristocratica più matura per suscitare la gelosia
di Mathilde. Questo inganno nuoce gravemente alla reputazione di Julien, ma ottiene l’effetto
sperato: Mathilde si confessa innamorata di Sorel. La ragazza, che in realtà
aspetta anche un figlio da Julien, confessa al padre la tresca e rivendica la sua decisione di sposarlo. Il
marchese, sebbene controvoglia e solo per evitare scandali, gli procura un posto come luogotenente degli
I temi affrontati:
L’ambizione è il cuore del romanzo. Piccolo paesano che non era destinato ne all’istruzione ne alla
cultura- stesso suo padre non comprende la sua sete di educazione-, Julien vede nelle sue capacità
intellettuali e la sua bellezza, la sua giovinezza anche, le più grandi soddisfazioni del suo desiderio di
riconoscenza sociale. La dove i borghesi e aristocratici lo considerano un piccolo arrivista orgoglioso, Julien
si presenta come un giovane uomo desideroso di scappare dalla fatalità della sua nascita. Il romanzo si
ingegna a mostrare un personaggio tanto strategico, abile manipolatore che si approfitta degli altri per
arrivare ai suoi scopi; tanto che un giovane uomo un po’ ingenuo, travolto dal tormento e dalle circostanze e,
in quella sorte, inganna lui stesso per il trucco di prendere le cose. Pertanto, l’ambizioso Julien è un
personaggio che può irritare per la sua ricerca di eroismo e della riconoscenza sociale costante, E’ il primo
grande personaggio romanzesco autocentrato ( che non ha bisogno di altri personaggi, può bastare da solo).
L’amore nutre evidentemente il romanzo in un altro tema essenziale.
Julien aspira a conoscere delle emozioni forti e l’amore ne fa parte. Sicuramente egli riesce ad attirare prima
Mme de Rênal, dopo Mathilde ma un uomo intelligente che ha ben capito il funzionamento della società, egli
sa che i sentimenti amorosi sono forzati da altre considerazioni. Amare una donna e farsi amare rileva una
conquista e una vittoria da ottenere. Più che un gioco, egli ci va di una sorte di combattimento nella guerra
ambiziosa per una esistenza sociale.
Il romanzo offre ancora un quadro dell’epoca da una prospettiva politica piuttosto che sociale. La società
sembra un corsetto, è difficile immaginare che possa evolversi se non tornare indietro come sembrano voler
il Marchese e i cospiratori che lo circondano. Il peso della Chiesa Cattolica appare particolarmente forte e le
voci, le denunce, il tentativo di sorvegliare il suo entourage segna gli spiriti come una sorta di maledizione
che impedisce a ciascuno di costruire la propria felicità. Si può capire meglio il sottotitolo che Stendhal ha
dato al romanzo: “Chronique du XIX siècle”.
Contesto storico e ricezione: Il
successo del testo non ha immediatamente assicurato la sua pubblicazione e spesso si rifa a Stendhal ad un
romanzo che si può definire mal scritto, Flaubert ne fu il primo. Prima di tutto egli considera questo più da
un approccio psicologico- ci si prova a definire il carattere di Julien, di comprendere e accettare o meno le
sue motivazioni, egli ha selezionato come oggetto di indagine il piano sociologico, o storico. Egli tratta di
un’ epoca contemporanea e mostrando le vicissitudini dei tempi e i defetti degli uomini importanti della
società, Stendhal prese in effetti il rischio del dispiacere. Il suo romanzo, ambientato sotto il regno di Charles
X, ha rivelato il potere della Reazione. Egli ha denunciato con un impegno forte da parte del romanziere
quella libertà di un bambino del popolo e limitato quando si scrive sia in rosso -divenire un eroe di campo di
battaglia al rischio di perdere la vita, ma Julien è un ammiratore incondizionato di Napoleone, come tutti gli
uomini della sua generazione, ad un epoca dove l’eroismo non può essere più alla moda- sia in nero: divenire
un uomo della Chiesa, ovvero l’abile stratega di manovre segrete. SI comprende così come, se il romanziere
fa l’ammirazione di Balzac, egli ha potuto pretendere di non scrivere che per le “happy few”: lucidità/ o
Risonanza contemporanea:
Portato sullo schermo nel 1954 grazie al cinematografo Claude Autant-Lara con Gérard Philippe nel ruolo
titolo , Le Rouge et le Noir è un romanzo che ha attraversato allegramente le epoche. Per le sue tematiche-
l’ambizione legata all’amore e la passione, la politica e la conquista della gloria- ma anche dato dalla forza
del suo personaggio, un essere eccezionale che inspirerà gli altri personaggi successivi- Bel-Ami per
esempio? L’opera di Stendhal non è mai fuori moda.
Un estratto:
Al momento del suo processo, Julien non ha paura di niente. Egli fissa al contrario il suo coraggio
provocando un’ultima volta la società che l’ha peggiorato ed egli si vuole arrampicare all’eroismo che
sempre ha ricercato, egli ha bisogno allora di affrontare la morte senza alcuna esitazione. E’ questo che fa
nella dichiarazione seguente:
“Signori Eesjurés, L'orrore del disprezzo, che pensavo di poter sfidare al momento della
morte, mi ricorda ha fatto parlare. Signori, non ho l'onore di appartenere alla vostra classe, vedi in me un
contadino che si ribellò contro l'umiltà della sua fortuna. Non chiedo pietà, continuò Julien, rafforzando la
sua voce. Non sono un'illusione, la morte mi aspetta: sarà giusto. Sono stato in grado di assistere ai giorni
della donna più degna di tutto rispetto, di tutti i tributi. La signora de Renal era stata come una madre per me.
Il mio crimine è atroce ed era premeditato. Quindi meritavo la morte, signori, giurati. Ma quando sarei meno
colpevole, vedo uomini che, senza fermarsi a ciò che la mia giovinezza può meritare pietà, vorrà punire in
me e non scoraggiare mai questa classe giovani che, nati in una classe inferiore e in qualche modo oppressi
dalla povertà, hanno la fortuna di ottenere una buona istruzione e l'audacia mescolarsi con ciò che l'orgoglio
dei ricchi chiama società. Questo è il mio crimine, signori, e sarà punito con maggiore severità perché, di
fatto, non sono giudicato dai miei pari. Sulle panchine non vedo disgustato un contadino arricchito, ma solo
borghese ha indicato ... ".
[11° TESTO]
Stendhal - La Chartreuse de Parme (1839)
Pubblicato in due volumi nel marzo 1839, senza incontrare il successo presso un vasto pubblico che
disconoscerà a lungo il romanzo, La Chartreuse de Parme ed è stato dettato da Stendhal in cinquantadue
giorni. Improvvisato con l’avanzare dei capitoli, si racconta che Stendhal stesso non conoscesse il resto del
suo romanzo quando lo scrisse.
IL RIASSUNTO:
Il romanzo si apre nel 1796 con l’entrata in Lombardia delle truppe francesi del generale Bonaparte, accolte
con fervore. Molti anni dopo, il giovane Fabrice, di cui non si sa se è il figlio naturale del tenente Robert,
allora accolto dai Del Bongo o dal marchese, parte per unirsi all’imperatore, dopo essere cresciuto nel mito
napoleonico. In primo luogo scambiato per una spia e arrestato, ha assistito da lontano al disastro di
Waterloo. Colui che era stato incoraggiato da padre Blanès, torna ferito senza sapere cosa realmente ha visto
o sognato dell’ultima battaglia dell’imperatore. Dopo essersi unito a sua madre e sua zia, la contessa
Pietranera, Fabrice è è costretto a fuggire a Milano, denunciato dal suo feroce fratello anti-Bonaparte.
Lungo la strada, incontra Clélia Conti e suo padre e si innamora follemente della ragazza. Ma la zia di
Fabrice si è innamorata del giovane e farebbe di tutto per compiacerlo. Per avvicinarlo a lei, lo raccomanderà
al conte Mosca, diventato il vicino di Ernest-Ranuce IV. Fabrice viene presto invitato alla corte di Parma
dove sua zia è diventata la duchessa Sanseverina. Decide allora di intraprendere una carriera ecclesiastica,
segue una formazione a Napoli e si trasferisce definitivamente a Parma solo nel 1821. Ben presto coadiutore
dell’arcivescovo Landriani, si trova invischiato in vari intrighi amorosi mentre Mosca, innamorato della
Sanseverina, lo sospetta sempre, geloso, di esserne l’amante. Un giorno Fabrice uccide l’attore Giletti e
nonostante il suo tentativo di fuga, ferito e rifugiato a Bologna, viene presto arrestato e imprigionato per
ordine del Principe di Parma nonostante la minaccia della duchessa di lasciare immediatamente la Corte.
Stendhaj racconta allora i giochi di corte, le rivalità, i colpi bassi, mentre Fabrice è stato incastrato: si vuole
[12° TESTO]
François René de Chateaubriand, Mémoires d‘outretombe (1849)
Chateaubriand ha trascorso quarantacinque anni della sua vita scrivendo le sue memorie che iniziò nel 1803,
per riprendendole sei anni dopo prima di abbandonarle nuovamente. Vi ritornò nel 1817, poi nel 1833. La
questione del tempo - vissuto e che resta da vivere - il rubinetto, l'ossessione di quella traccia da lasciare. Nel
frattempo, il progetto è cambiato: colui che aveva deciso di tenere conto solo degli anni felici, quindi si
propone di dire tutto, anche gli anni difficili. dichiarerà: "Scrivo principalmente per rendere conto di me
stesso a me medesimo. "I dodici volumi compaiono dopo la morte dell'autore, nel 1849-1850, per un testo
quasi completamente finito nel 1841.
RIASSUNTO:
Opera gigantesca, le Memorie seguono ovviamente un percorso cronologico con alcuni grandi elementi
strutturanti che danno il ritmo. Un prima parte è dedicata alla gioventù dell’autore, la sua infanzia a Saint-
Malo, il collegio di Dol, le vacanze a Comburgo e il ritratto della sua famiglia, in particolare le figure del
padre e della sorella più giovane, Lucile... Segue un periodo politicamente agitato, con la scoperta di Parigi,
la Rivoluzione del 1789, l’imbarco per l’America nel 1791 ma anche l’incontro del sig. de Malesherbes,
Mirabeau e pochi altri o ancora la morte del padre. L’epoca dei viaggi offre una conseguenza logica:
Chateaubriand racconta la sua vita in America e fa incontrare al lettore non solo gli indiani, ma realizza
anche molte considerazioni politiche sul paese, descrizioni di Washington... Poi racconta il suo ritorno in
Europa per arruolarsi nell’esercito di Coblentz, fino ad essere ferito, il suo esilio poi a Londra, dove conosce
una vita di angoscia mentre la sua famiglia è in preda al suo sfortunato destino. La seconda parte è dedicata a
raccontare la carriera letteraria e i primi successi letterari che illuminano l’esistenza dell’autore. Limitato al
periodo 1800-1814, mostra un Chateaubriand che pubblica Atala (1801), il Genio del Cristianesimo e René
nel 1802, i Martiri (1809) o ancora il suo Itinerario da Parigi a Gerusalemme (1811). Aristocratico in vista
sotto l’Impero, l’autore rivela il suo fascino per la figura di Napoleone al cui il dispotismo, tuttavia, si ribella.
Diventato famoso, il memorialista mostra come si arriva ad occupare un posto nell’alta società, dimenticando
[13° TESTO]
Victor Hugo Les Misérables(1862)
Pubblicato nel 1862, il romanzo di Victor Hugo corrisponde in realtà ad un vecchio progetto. Nel 1845, dopo
la sua disavventura extraconiugale con Leonia d’Aunet , si racconta che Hugo si sarebbe chiuso in casa e
avrebbe intrapreso quello che allora chiamava Le miserie. Ma preoccupato da lungo tempo per la condizione
dei più poveri nel nostro paese, come prova: il suo modo di preludere l’accanimento del destino sui più
infelici nell’ultimo giorno di un condannato e Claudio- o ancora la redazione nel 1849 del suo Famoso
Discorso sulla miseria, lo scrittore avrebbe ripreso il suo progetto subito dopo aver terminato la redazione
della Leggenda dei secoli (1859)
IL RIASSUNTO
Costruito in 5 libri, Les Miserables è un lungo romanzo-fiume articolato intorno al suo personaggio
principale, Jean Valjean. Il volume I, intitolato Fantine, si apre sull’arrivo di Jean Valjean a Digne, dopo la
sua liberazione dalla prigione. È accolto da M Myriel che sa accettare coloro che un’intera città rifiuta. Egli
ruberà il Vescovo, ma lo coprirà davanti ai gendarmi , promette a se stesso di redimersi definitivamente. Poi
il romanzo porta via il lettore nel 1817 per raccontare allora il destino di Fantine, una povera grigia
abbandonata incinta. È il suo lento declino sociale che occupa diversi libri, la sua dedizione fino alla morte
per la sua piccola Cosette mentre è in Gendarmes , promette a se stesso di redimersi definitivamente.
Ma mentre si accusa un povero infelice di essere Jean Valjean, Madeleine si denuncia e
prende la via non senza rispettare la promessa fatta a Fantine: si occuperà di Cosette.
Il volume Si intitola Cosette. Racconta la caccia che subisce Jean Valjean, inseguito da
Javert. Ben presto ripreso e mandato alle galere, riuscì a fuggire e si rifugiò nel convento del Petit-Picpus,
protetto da Fauchelevent che aveva salvato a Montreuil.
Quando questo muore, prende la sua identità. Rimane sempre un (nonno) padre protettivo
[14° TESTO]
ÉMILE ZOLA, L'ASSOMMOIR(1877)
L’oscuramento è il settimo volume dei Rougon-Macquart e la sua pubblicazione, nel 1877, promette a Zola
un nuovo scandalo insieme alla pubblicità del romanzo gli assicura un grande successo di libreria e una vera
fama.
IL RIASSUNTO
Roman dell’alcolismo, stordirlo racconta la caduta di Gervaise fino alla sua morte. Si apre sull’attesa
inquieta della giovane donna che ha passato la notte a spiare il ritorno di Lantier, il padre dei suoi figli,
Claude et Étienne. Ha dormito per la sua amante, Adele. Le parole di conforto del loro vicino, l’operaio
zingaro Coupeau, e il ritorno di Lantier non la confortano affatto.
Arrabbiata, umiliata, viene portata, alla lavanderia, dopo essersi confidata con Mr. Boche, a combattere
violentemente con Virginia la sorella di Adele. Eppure, qualche settimana dopo, Coupeau e Gervaise, che si
sono avvicinati, condividono la speranza di una vita migliore, grazie al lavoro e ben convinti che non bisogna
mai cadere nell’alcool nonostante il fascino che gioca l’alambicco su Gervaise mentre la coppia si trova a
stordirlo dal padre Colombe.
Alla fine, i due innamorati si sposano ma Gervaise, che sognava di stabilirsi nel grande edificio della Gola
d’oro, scopre allora la miseria che vi vede nella sua futura bella-sorella la fine dei quattro sotto che suo
[15° TESTO]
Émile Zola
Germinal (1885)
Germinal è un’opera letteraria eccezionale, infatti dopo la pubblicazione dell’opera non si guarderanno più la
miniera e i minatori nello stesso modo. Dopo lo sciopero genrale d’Anzin, Zola conduce indagini per
documentarsi, il suo intento è quello di difendere i minatori senza però perder di vista il suo progetto
naturalista. In Germinal, Étienne Lantier, il figlio di Gervaise, è il capo dello sciopero che si trasforma presto
in una vera rivolta operaia.
RIASSUNTO
Il romanzo si compone in 7 parti, divise in capitoli e segue l’evoluzione di Lantier nella miniera, dal suo
arrivo fino alla partenza per Parigi. La rivolta che suscita cambia la miniera di Montsou per sempre.
Egli è stato licenziato per aver dato uno schiaffo al suo datore di lavoro. Disoccupato, viene assunto come
minatore nelle miniere di Montsou. Fa parte del gruppo della famiglia Maheu e scopre un mondo del tutto
nuovo, quello del lavoro nelle viscere della terra e i suoi pericoli, ma anche la solidarietà tra i minatori. Il
vecchio Maheu, detto anche padre Bonnemort, è malato di silicosi ed ha dolori atroci. Dunque, adesso sono
suo figlio e i suoi nipoti, Zacharie, Jeanlin e la giovane Catherine, che scendono nella miniera. Mentre, gli
altri bambini della famiglia sono ancora troppo piccoli per farlo.
Lantier si avvicina subito a Catherine, la quale lo avvia al lavoro, ma lei sembra promessa a un minatore
TEMI TRATTATI
Germinal è un romanzo sulla condizione sociale dei minatori e sulla violenza tra borghesi e operai. Zola
mostra come gli uomini sfruttano gli altri uomini. Nel romanzo vi è una lotta di classe senza pietà: oppone i
minatori, la cui vita è sacrificata alla borghesia che vive nel lusso. Zola permette ai lettori di scoprire un
mondo di cui si ignora l’esistenza. I minatori sono sfruttati e vivono quasi come delle bestie. Zola fa
comprendere ai lettori che nel corso del secolo non è cambiato nulla, la Rivoluzione Industriale non
garantisce in alcun modo una vita più facile o più felice per gli operai. In una lettera a Édouard Rod, Zola
dice che si tratta di un “romanzo socialista”. In realtà, Germinal è un romanzo naturalista, con il quale Zola
mostra la dura vita degli operai, ma non ne prende parte. Il romanziere dice a un giornalista del Figaro che:
“Il naturalismo non si pronuncia. Esamina. Descrive: è così. Spetta al pubblico trarre le conclusioni”.
Germinal è un’opera in cui prevale il realismo, in essa è messa in evidenza la scrittura giornalistica di Zola.
CONTESTO STORICO
Zola ampia il campo sociale osservato nei Rougon-Macquart poiché in Germinal affronta la tematica della
miniera. Si tratta di un soggetto che diviene presto un tema alla moda.
In Sans famille (1878), l’autore Malot narra dei minatori di Cevenne. Anche nella stampa e nel mondo
politico si parla sempre di più degli scioperi, delle condizioni di vita degli operai. Dunque, la critica nei
confronti del romanzo di Zola è positiva e lusinghiera, anche se le scene violente di Germinal saranno ancora
aspramente criticate. Presto si ha anche l’adattamento teatrale: si tratta di un dramma in 5 atti recitato nel
1888, che tuttavia non avrà un gran successo poiché vittima della censura. Fu scritto da Zola e Busnach.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Al funerale di Zola, dei minatori venuti da Denain resero omaggio al romanziere gridando: “Germinal!
Germinal!”. Germinal è il capolavoro del ciclo dei Rougon-Macquart poiché rende omaggio al popolo e
[16° TESTO]