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dispensa tradotta, prova di

esonero, Letteratura Francese


I
Letteratura Francese
Università degli Studi di Napoli L'Orientale
33 pag.

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Madame de la Fayette è una di quelle studiose del 17° secolo che, nata in un ambiente aristocratico e
letterario, frequentò le più grandi piume della sua epoca. Formata da un grammatico Ménage, ella divenne
l’amica di Mme Sévigné e de La Rochefoucauld. Conosciuta per aver pubblicato “La Princesse de
Montpensier” nel 1662 e Zaide 1670, La Princesse de Clèves (1678) le permetterà di tramandare ciò ai
posteri. Composto in 4 parti che corrispondono ai 4 volumi dell’edizione originale, è un romanzo corto dove
la trama si svolge in un contesto storico marcato, la fine del regno di Henri II.
La giovane ragazza di Chartres rincontra alla corte il principe di Clèves che si innamorò follemente di lei.
Mme de la Fayette ha avuto cura nella descrizione una così bella ragazza giovane, preparata per fare la sua
entrata nella Corte, capace di piacere a qualsiasi uomo per la sua bellezza eccezionale.
Il matrimonio appare come una tappa logica ed atteso in un percorso classico di presentazione di una giovane
ragazza alla corte. Mme de la Fayette ne approfitta, comunque, per dipingere la Corte di Henri II secondo
l’immagine di quella di Luigi XVI , un luogo di intrighi e di voci diffuse. Eppure, le nozze si stavano
avvicinando e la giovane ragazza non provava più nulla nei confronti del suo futuro marito. Educata
rigidamente dalla madre, secondo un’educazione rigida e severa questa unione non potrà dargli
soddisfazione. Molto velocemente, la giovane sposa fa un incontro con il duca di Nemours, di ritorno da
Parigi, un uomo con la reputazione di seduttore. Ella sente il suo cuore battere per lui all’occasione di un
grande ballo. Ma la Principessa di Clèves è una principessa onorevole: ella non fallirà.
Si sentiva sola dopo la morte della madre, Madame de Chartres, ella vive nel suo intimo tormenti di una
passione trascinante. Pertanto, malgrado i tentativi del Duca di Nemours, la giovane eroina riesce a resistere
alla passione e per evitare di soccombere preferisce lasciare la corte e di ritirarsi nella casa di Coulommiers.
Delle innumerevoli peripezie sono oggetto di digressioni, che servono a rappresentare secondo un realismo
romanesco, spesso commentato, la vita della corte. La principessa decide di spiegare le vere ragioni a suo
marito, egli si sentì devastato e da lì capì le passioni intense che lei aveva nei confronti del Duca di Nemours.
Vivrà di gelosia sino alla sua morte (che avverrà in seguito). Mentre il re soccombe, i tre personaggi
principali fanno esperienza di un amore impossibile. Se il duca di Nemours si fa insistente, la Principessa di
Clèves resta perfettamente fedele a suo marito e difende il loro onore senza mai fallire. Sempre più
sospettoso, il principe di Clèves, abbattuto, disperato, non smette di spiare i potenziali amanti. Malgrado un
piccolo incontro tra la Principessa e il duca, il romanzo termina con la decisione della Principessa diventata
vedova di ritirarsi e di trovare il suo posto in un convento dopo esser stata lei stessa gravemente malata. Post-
mortem, lei resterà fedele al suo principe. Lei morirà a sua volta, poco tempo dopo.
TEMI:
I temi principali sono:
- l’amore impossibile: si tratta di un amore non corrisposto e di un amore proibito. Come tanti
scrittori del suo secolo, la drammaturgia di Corneille e Racine, l’esperienza dell’amore non è mai un
fiume che scorre tranquillo. E’ un eterno dibattito tra la ragione e la passione. L’opposizione tra ciò
che noi aspiriamo et ciò che noi dobbiamo per forza vivere, l’onore o la decenza.
- La confessione: Il principe giustificherà la confessione di sua moglie che si era innamorata del duca.
A questa confessione si ha la sua morte. Il romanzo pone anche la questione della franchigia: che
bisogna dire ? che bisogna nascondere ? Risolvendo nell’ammettere, la Principessa di Clèves
concorda con il consiglio di suo marito, ella gli fa dono della sua sincerità ma la confessione porta
alla perdita della coppia.
- La verità: costituisce un valore assoluto? Nel quadro della vita della corte, fatta si numerosi gossip
meschini ed intrighi, la verità appare in secondo piano. Ma nel contesto della coppia principale
diviene un’arma che ritorna a chi la mantiene.
CONTESTO STORICO:
Romanzo perfettamente radicato nella sua epoca. La principessa di Clèves mette in guardia le devastazioni
della passione. Bisogna preferire un cattivo matrimonio, meno devastatore, e la fedeltà di uno sposo, ma
senza provare un minimo sentimento, piuttosto che farsi lasciar andare da sentimenti irragionevoli. Da un
articolo del 1943, Albert Camus spiega che la Principessa di Clèves ha cercato meno di proteggere suo
marito e di rispettare i codici e i comportamenti morali della sua epoca piuttosto che proteggere se stessa.

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Denunciando le leggi dell’apparenza e mostrando che l’amore può rivelarsi un sentimento malefico, Mme de
La Fayette non fa altro che richiamare nel suo romanzo l’impossibilità della felicità.
RISONANZA CONTEMPORANEA:
La dimensione preziosa del romanzo, delle situazioni a volte prive di plausibilità, delle numerose digressioni
o ancora il quadro storico fortemente presente - ci si imbatte nella figura di Enrico II, Caterina de Medici,
Diana di Poitiers ecc…- possono rendere la lettura contemporanea più o meno difficile. Pertanto, la
principessa di Clèves, nonostante la sua stesura in un contesto datato- che, in realtà, rinvia ad uno spirito
della corte di Versailles di Luigi XIV- è all’inizio un romanzo sull’amore e la passione, la difficoltà di vivere
i propri sentimenti, la questione di sincerità e di onorevolezza,come molti soggetti che non approvano ad
alcun tipo di epoca.
UN ESTRATTO:
Questo è un estratto del quarto volume, l'estratto seguente presenta l'impossibilità che egli ha, di vivere con
certi impulsi d'amore; questo è il momento della rottura definitiva tra la principessa ed il duca.
- Ehi! Lei crede nel potere, signora? esclamò il signor Nemours.
Pensate che le vostre risoluzioni reggano contro un uomo che vi adora, e
che è abbastanza felice per voi? E 'più difficile di quanto si pensi,
Signora, per resistere a ciò che ci piace e a ciò che si ama. L’avete fatto
per una virtù austera, che quasi non ha esempio; ma questa virtù non
si oppone più ai vostri sentimenti, e spero che li seguirete nonostante voi stessi.
- So che non c’è niente di più difficile di quello che faccio
Madame de Clèves; mi sfido con le mie forze in mezzo alle mie ragioni. Questo,
Che credo di dovere alla memoria del signore di Kleve sarebbe da debole, se non fosse
sostenuto dall’interesse del mio riposo; e le ragioni del mio riposo hanno bisogno di essere
sostenute da quelle del mio dovere. Ma nonostante sfidi me stessa,
credo che non sconfiggerò mai i miei scrupoli, e non spero anche di
superare l’inclinazione che ho per voi. Mi renderà infelice, e io mi
priverò della vostra vista, qualunque violenza mi costa. Ti scongiuro, per
tutto il potere che hai su di te, di non cercare alcuna opportunità da me.
Sono in uno stato che mi rende criminale di tutto ciò che potrebbe essere permesso
in un altro tempo, e solo la decenza vieta ogni commercio tra noi.

[2° TESTO]
Montesquieu Lettres persanes (1721)
Dal nome completo, Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, l’autore delle Lettere
persiane è uno dei filosofi dell’Illuminismo più importanti, allo stesso tempo pensatore e filosofo,
romanziere e saggista, specialista della legge, anche considerato oggi come un economista importante. Nato
nel 1689 e morto nel 1755, prescelto dall’Accademia francese nel 1728, egli pubblica in particolare De
l’esprit des lois nel 1748 e partecipa alla redazione dell’Encyclopédie.

IL RIASSUNTO:
Romanzo epistolare di 161 lettere, le Lettere persiane è stato pubblicato prima sotto il sigillo dell’anonimato
da parte di Montesquieu, ad Amsterdam. Ma il successo immediato porterà l’autore ad affermare la paternità
dell’opera. Vi si legge una corrispondenza tra due viaggiatori persiani, Usbek e Rica e i loro amici e obbligati
che sono rimasti nel paese. I due uomini hanno lasciato Ispahan per scoprire Parigi; partiti da rotte differenti,
loro rendono conto del loro viaggio in tutta Europa prima di proporre, attraverso le loro lettere, un quadro
della vita parigina. Se il viaggio permette già ad Usbek di sottolineare le differenze tra lo stile di vita tra la
Persia e per esempio l’Italia, Parigi occupa invece la parte essenziale dell’opera. La vita parigina diviene
l’occasione di riflessioni successive sulla questione della morale, il posto che occupano le donne, la funzione
del teatro, l’importanza del papa, la vita nei caffè letterari… Montesquieu, attraverso lo sguardo allo stesso
tempo ingenuo, sorpreso e rilevante dei personaggi, propone un’osservazione distolta dalla vita in Francia:

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l’esotismo non rinvia più a delle terre straniere che un francese egocentrico giudicherà come un pezzo di
mondo bizzarro ma anzi, al contrario, alla situazione francese osservata da un punto di vista di un uomo
venuto del resto che scopre la Francia come un luogo nuovo per lui, spesso strano, qualche volta esilarante. È
intrapreso in qualche sorta un lungo inventario esaustivo di carattere francese e della Francia. A loro volta,
Usbek e Rica interrogano i fondamenti della vita francese: cos’è che vive nella società? Perché l’accademia
francese? Quale posto concedere agli ebrei? Che si pensa degli Invalidi? Il modello francese è così sondato
perché si tratta di ricostruire attraverso l’osservazione e la comparazione, un modello di società equilibrata.
Qualche volta, lo spostamento dello sguardo dei due persiani avviene su una tappa supplementare: si tratta di
comparare i francesi agli spagnoli, o agli inglesi, e di recensire ancora altri usi e costumi… senza fermarsi, il
lettore è condotto ad interrogarsi su cosa è fatta l’evidenza per lui: i fondamenti della gloria, della giustizia e
della legge; il senso delle rivoluzioni e la pertinenza dei governi… Ma si riflette anche sulle grandi
invenzioni, si scopre la fecondità dei popoli, il ruolo dei libri e delle biblioteche, e la buona fede… con il
modello inglese inoltre affrontato, Montesquieu, per l’intervento nel suo romanzo epistolare, non esita a fare
apologie sul liberalismo.
Ma la corrispondenza, per iscriversi in una legittimità realista, non è che un mezzo per donare delle notizie al
suo popolo restato in paesi e di giocare le carte di uno sguardo colpito dalla simpatia e dalla derisione; ed
l’occasione di prendere delle informazioni, di mantenere casa sua, anche a distanza, in particolare dando suoi
ordini al capo di eunuchi, e di prendere delle notizie dal suo harem e delle sue cinque spose. Ma nel corso
degli anni, l’assenza diviene pregiudizievole fino ad una rivolta che porterà alla morte delle spose, dopo il
suicidio di Roxane la favorita.
Si possono individuare quattro grandi tappe nella struttura del romanzo epistolare. Le 23 prime lettere
raccontano il lungo viaggio; dalla lettera 23 alla lettera 92, la vita parigina sotto il regno di Luigi 14° diviene
l’oggetto essenziale della corrispondenza; dopo, dalla lettera 93 alla lettera 146, ciò vale anche per la
Reggenza di Filippo d’Orléans; infine, un’ultima parte è maggiormente marcata da cattive notizie venute da
Ispahan mentre lui resterà fino in fondo la constatazione di una certa singolarità francese.

I TEMI AFFRONTATI:
Non c’è un tema in particolare che sia affrontato nelle Lettere persiane ma ci sono bene tutti gli ambiti che
una società possa avere e definendola un’arte di vivere che lo sguardo persiano scruta di volta in volta.
Perché Montesquieu vuole obbligare i suoi lettori a interrogarsi giustamente su tutte le certezze che possono
essere loro: il mondo deve ruotare intorno a Parigi e la sua corte? I principi che fondano la vita alla francese
sono loro di portata universale? Si possono esportare questi principi? Ne valgono la pena?
In realtà Montesquieu pratica l’arte del mettere in dubbio: possiamo avere fiducia nei nostri costumi, nella
nostra legge, nelle nostre credenze? Come meglio le interroghiamo, tutte, se non attraverso lo sguardo dei
personaggi venuti d’altro canto, incarnando una alterità assoluta, autorizzano infine la discussione, il
dibattito se non un rimettere in discussione? Si tratta di manipolare una società per meglio confortare delle
basi che sarranno bisognose di essere consolidate. Se Usbek è “un nemico delle maschere, un viaggiatore
preso dalla razionalità” come la nota Jean Starobinski nella sua prefazione ad un edizione tascabile, allora il
romanzo epistolare s’afferma bene come un luogo di una riflessione politica e filosofica.
Si tratta di pesare i pro e i contro, di stabilire la verità e di costruire, strada facendo, una società che sarà più
giusta, più armoniosa, più serena. È quella la questione fondamentale dell’organizzazione delle società- come
macrocosmo- e della vita individuale per ciascun uomo -come microcosmo- che si trova in realtà interrogata
alla fine di ciascuna delle lettere del romanzo. Tanto più che la Persia non può figurare un mondo ideale:
nella sua assenza, Usbek vive la rovina del sistema che egli ha lasciato dietro di lui. In fondo, le Lettere
persiane rappresentano in sostanza un utopia: la società ideale, che non è ne Ispahan, ne Parigi, è quella che
potrà nascere dalla riflessione delle corrispondenze e dei loro lettori.

CONTESTO STORICO E RICEZIONE:


Le Lettere persiane riscontrano un successo immediato che si spiega nella maniera di fare di Montesquieu.
Per lo sguardo dei suoi personaggi, tutto diviene straordinario, tutto si colora di un altro modo: le evidenze
non ci sono più, tutto diviene suscettibile di essere interrogato e i Persiani apportano in qualche modo una
freschezza inattesa. Attraverso Usbek, personaggio principale, più cupo, più serio e Rica, più leggero,
Montesquieu ha posato un doppio sguardo sulla realtà francese. Egli moltiplica il modo di interrogarsi e di
rimettere in questione delle situazioni giudicate come definitivamente acquisite.
D’altro canto, la dimensione romanzesca dell’opera ha molto più che primi lettori. Il racconto ha un inizio ed
una fine, dopo l’inizio e la narrazione del viaggio fino a purtroppo la fine (gli avvenimenti a Ispahan) che

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strutturano il testo e rendono vivi le evocazioni, più veri gli stupori e i dibattiti interiori. Montesquieu lancia
infatti la moda di un romanzo epistolare alla quale cederanno volentieri Rousseau e Laclos poco dopo.

RISONANZA CONTEMPORANEA:
Le Lettere persiane è una delle opere più importanti del 18 secolo. Testo della razionalità- s’interroga su chi
è, dagli occhi degli altri e, dopo anche dai suoi propri occhi-, testo che ha umorismo, ironia e derisione, testo
ancora in progresso con la filosofia dell’Illuminismo- che spinge se stesso ad accettare l’alterità e il giudizio
dallo sguardo degli altri-, Le Lettere persiane invita a relativizzare e a non prendere mai seriamente,
ricostruire sempre sneza mai distruggere. E’ una prima rivoluzione che si offre ai lettori. In questo senso, è
un testo che non può che fare del bene, quello che si vuole all’epoca è il luogo della sua lettura: egli
apprende a riflettere, a riconsiderare la realtà, ad accettare le contraddizioni. Si deve ritenere in questo senso
il commento di Paul Valery nella Varieté II: “ Entrare nel pensiero delle persone per deconcentrare le loro
idee , li fa la sorpresa d’essere sorpresi di quello che fanno, di quello che loro pensano, e di quello che non
hanno mai conosciuto di differente, questo è, un mezzo dell’ingenuità fatta realisticamente, donare a sentire
ed avvertire tutta la relatività di una civilizzazione, di una fiducia abituale nell’ordine stabilito”.

UN ESTRATTO:
Con umorismo, Rica racconta le vie di Parigi a Isben (lettera 24) dove le difficoltà di Parigi come la Bruyère
aveva già potuto raccontarle; e il suo sguardo rinnova il nostro.
Parigi è grande quanto lspahan: le case sono così alte che sono abitate solo da astrologhe. Tu giudichi bene
che una città costruita in aria, che ha sei o sette case l’una sull’altra, è estremamente popolata; e che, quando
tutto il mondo è disceso per la strada, ci fa un bell’imbarazzo Forse non ci crederesti, è da un mese che sono
qui, non ho visto camminare nessuno. Non ci sono persone al mondo che traggono la miglior parte dalla loro
macchina che i francesi; corrono, vedono: le automobili lente dell’Asia, il passo regolato dei nostri cammelli,
li farebbe cadere in sincope. Per me, che non sono abituato a questo treno, e che vado spesso a piedi senza
cambiare marcia, mi arrabbio a volte come un cristiano: perché ancora passa chi mi schizza dai piedi alla
testa; ma non posso perdonare i colpi di gomito che ricevo regolarmente e periodicamente. Un uomo che
viene dopo di me e che mi sorpassa mi fa fare un’inversione; e un altro mi incrocia sull’altro lato mi rimetto
improvvisamente dove il primo mi aveva preso; e non ho camminato per cento passi, sono più distrutto che
se avessi camminato per dieci leghe.

[3° TESTO]
ABBÉ PRÉVOST,
HISTOIRE DU CHEVALIER DES GRIEUX ET DE MANON LESCAUT (1731)
Più conosciuto con il titolo abbreviato di “Manon Lescaut”, il racconto dell’abate Prévost (1697-1763)
appartiene in realtà al volume Vll del lunghissimo “Mémoires d’un Homme de qualité” (redatto tra 1728 e
1731): è colui che renderà definitivamente celebre il suo autore, primo cappellano del Principe di Conti,
prima di diventare uno scrittore particolarmente prolifico. Giudicato scandaloso, il libro è stato sequestrato e
condannato ad essere bruciato, considerato un brutto esempio per i giovani lettori.
RIASSUNTO:
Costruito su un lungo racconto, il testo inizia con l’evocazione di un convoglio di prostitute che lo Stato si
prepara a deportare in America e che accompagna, misteriosamente, un giovane di buona famiglia. Si tratta
del cavaliere Des Grieux che segue così la giovane Manon Lescaut e dalla quale rifiuta di separarsi, anche se
è costretto a corrompere guardie fino alla propria rovina per poter parlare con lei e starle accanto. In tutta
generosità, il lettore vede il narratore venire materialmente in loro aiuto. Due anni dopo, i due giovani si
incrociano di nuovo a Calais: Des Grieux appare al narratore ancora più abbattuto. Ora è solo e accetta di
raccontargli la sua storia.
Mentre terminava gli studi di filosofia, conobbe Manon che i suoi genitori volevano obbligare ad entrare in
convento contro la sua volontà. Appena si sono visti, i due giovani si sono innamorati e hanno deciso di
fuggire insieme nonostante l’opinione di Tiberge, l’amico di Des Grieux, che minaccia anche di denunciarli.

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Appassionati e follemente innamorati, rompono con le convenzioni dell’epoca e si donano l’uno all’altro.
Des Grieux, arrivato a Parigi con Manon, vorrebbe rivedere suo padre, desideroso di ottenere da lui il diritto
di sposarsi e una pensione che sistemerebbe bene i loro affari. Ma Manon non vuole sentire nulla e assicura
che troverà il modo di provvedere ai loro bisogni. Un po' più tardi, il giovane apprende che un certo
Monsieur B. ha fatto visita a Manon: egli si preoccupa davanti alla tristezza della giovane che rimane in
silenzio. Ma presto tre uomini vengono a prenderlo e lo portano da suo padre che gli dice che è grazie a
Monsieur B. che l’ha trovato. Il giovane deduce immediatamente il tradimento e l’infedeltà di Manon.
Il tempo passa e, ritornato ad un’esistenza tranquilla, il giovane sembra dimenticare Manon. Ha ripreso gli
studi e si è fatto abate. Allora, con il suo amico Tiberge, conosce una vita senza rimorsi fino al giorno in cui
incontra nuovamente Manon. Lei gli spiega il suo atteggiamento e gli racconta dei soldi che le dava
Monsieur B.: Des Grieux le perdona tutto. Egli rompe con la sua vita di abate e parte per stabilirsi di nuovo
con la giovane donna. Ma le peripezie si accumulano: un incendio brucia tutti i loro risparmi e senza l’aiuto
di Tiberge, i due giovani, a cui si unì il fratello di Manon, sarebbero senza un soldo. Ben presto, sono i loro
servitori a derubarli mentre Des Grieux aveva fatto fruttare i soldi al gioco. Alla fine, Manon si prostituisce
di nuovo e Des Grieux decide persino di farsi passare per suo fratello minore affinché un vecchio amante
accetti di mantenerli. Mentre stanno cercando di fregare il vecchio, vengono arrestati. Poco dopo, munito di
una pistola che gli è stata fornita, Des Grieux riesce a fuggire non senza aver ucciso un domestico. A sua
volta farà fuggire Manon mentre suo fratello viene ucciso nella fuga. Si rifugiano a Chaillot senza soldi.
Nella seconda parte del romanzo, la vita dei due innamorati sembra ancora più difficile. Manon frequenta un
Principe, moltiplica le relazioni con altri uomini, mentre promette a Des Grieux che ama solo lui. Dopo
diversi colpi di scena, motivati dalla necessità di trovare soldi facilmente, Manon e Des Grieux vengono di
nuovo arrestati. Rilasciato da suo padre che fa deportare in America la giovane donna, il cavaliere rompe
definitivamente con la sua famiglia per seguire Manon.
Arrivati a New Orleans, i due giovani decidono di sposarsi mentre Manon promette di essere cambiata. Ma il
nipote del governatore che li ha presi in amicizia, si innamora presto di lei: Des Grieux, credendo di averlo
ucciso, fuggì nel deserto con la giovane donna. Esausta, questa vi muore. La seppellisce e desidera lasciarsi
morire sulla sua tomba. Ma raggiunto da Tiberge, alla fine tornerà in Francia, dove saprà della morte di suo
padre, ucciso dal dolore.
GLI ARGOMENTI AFFRONTATI:
Racconto in parte autobiografico, Manon Lescaut è un romanzo sulla passione amorosa, le sue devastazioni,
la cecità causata dall’amore, l’infedeltà e la menzogna, la difficoltà di vivere in due e di conoscere la felicità.
Il primo dei temi del racconto riguarda ovviamente l’amore. Vero inno a Amore folle, Manon e Des Grieux
hanno il loro posto tra le coppie più famose. Sono disposti a tutto per vivere la loro passione e sono ben
consapevoli che l’amore li allontana dalla società e dai suoi codici. Il sentimento d’amore si confronta
inevitabilmente con la ragione e per vivere la sua passione dovrà rompere con suo padre, con i suoi amici,
con Dio. In questo senso, Des Grieux è un amante formidabile che corre tutti i rischi per la sua bella. Manon
è un personaggio forse meno positivo, più amorale, più frivolo anche, disposto a tutti gli espedienti ma allo
stesso tempo è un modo di sacrificio che sperimenta: sarà lei ad essere condannata alla deportazione e che
appare agli occhi della buona società come una depravata infrequentabile. In fondo, ognuno a suo modo, i
due giovani si assumono molteplici rischi e si affermano per i posteri come veri avventurieri dell’amore.
L’altro tema riguarda la rappresentazione dell’epoca. I personaggi immorali sembrano numerosi e la
corruzione regola il corso del mondo. È chi trarrà beneficio dall’altro che otterrà il meglio dei propri
interessi, anche a costo di perdere coloro ai quali si rivolge. C’è ovviamente una portata morale molto forte
nella narrazione che ha scritto a padre Prévost: «Il pubblico vedrà nella condotta del Sig. des Grieux un
esempio terribile della forza delle passioni. Devo dipingere un giovane cieco, che rifiuta di essere felice per
precipitarsi volontariamente nelle ultime sventure...»
CONTESTO STORICO:
E se Manon Lescaut fosse il primo testo romantico della nostra letteratura? Infatti, per la passione che li
anima e i tormenti che impone loro, la relazione dei due giovani annuncia il romanticismo dei decenni
successivi. Anticipa sulla difficoltà di vivere un amore felice e sereno, partecipa già alla denuncia di una
società che si oppone alla felicità individuale con: i suoi codici, le sue abitudini e forse le sue gelosie (che
cosa motiva Tiberge al giusto?). Certo, il racconto è segnato da un vero realismo sociale e allo stesso tempo
si inserisce nel prolungamento delle grandi tragedie del secolo precedente in cui l’amore, ineluttabilmente,
veniva malmenato da una società corposa. Manon Lescaut è veramente un’opera di transizione tra i secoli
XVII e XIX.

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RISONANZA CONTEMPORANEA:
Grande romanzo psicologico che annuncia il diciannovesimo secolo, Manon Lescaut racconta una di quelle
storie d’amore la cui lettura non lascia indenne. Ricordiamo per sempre i due eroi di questo amore tragico e
se il lettore passa attraverso sentimenti diversi nel corso delle peripezie, resta comunque sbalordito e allo
stesso tempo ammirato di fronte agli effetti dell’amore quando è vissuto in maniera passionale. Anche se
infelice e tragico, segnato dai tradimenti e dalla morte, l’amore esce vincitore di un tale racconto.
UN ESTRATTO:
Proporremo il racconto tragico degli ultimi istanti di Manon tanto il tragico qui si unisce l’eccezionale. Come
possiamo accettare la morte dell’altro quando siamo innamorati e abbiamo sopportato tutto per anni per
vivere al suo fianco a qualunque costo?
Perdonate, se finisco in poche parole un racconto che mi uccide. Vi racconto
una disgrazia che non ebbe mai esempio. Tutta la mia vita è destinata a piangerlo.
Ma anche se lo porto sempre nella mia memoria, la mia anima sembra indietreggiare
di orrore, ogni volta che inizia ad esprimerlo.
Avevamo passato tranquillamente una parte della notte. Pensavo alla mia cara
padrona addormentata e io non osavo esalare il minimo respiro, nel timore di
turbare il suo sonno. Mi accorsi fin dall’alba, toccando le sue mani,
che le aveva freddi e tremanti. Le avvicinai al mio petto, per
riscaldarle. Sentì questo movimento, e, facendo uno sforzo per afferrare le mie,
mi disse, con voce debole, che si credeva alla sua ultima ora. Ho preso
in primo luogo questo discorso per un linguaggio ordinario nella sfortuna, e non c’è
risposta che non tenera consolazione dell’amore. Ma, i suoi sospiri frequenti,
silenzio ai miei interrogativi, la stretta delle sue mani, nelle quali
Continuava a tenermi le mie, sapendo che la fine delle sue disgrazie
si avvicinava. Non chiedetemi di descrivervi i miei sentimenti, né che io
vi riporti le sue ultime espressioni. La persi; da lei ho ricevuto dei marchi
d’amore, nel momento stesso in cui espirava. Questo è tutto ciò che ho la forza di
Imparare da questo tragico e deplorevole evento.
La mia anima non seguì la sua. Il Cielo non mi trovò, senza dubbio, abbastanza
severamente punito. Ha voluto che io trascinassi, da allora, una vita languente e
miserabile. Rinuncio volontariamente a condurla mai più felice.

[4° TESTO]
JEAN-JACQUES ROUSSEAU,
LA NOUVELLE HÉLOÏSE (1761)
Scrittore prolisso, Rousseau (1712-1778) si è fatto conoscere prima della Nouvelle Heloise per diversi testi
tra cui i suoi famosi discorsi, Discours sur les sciences et les arts (1750) o Discours sur l’origine de
l’inégalité (1755).
Julie o La Nouvelle Héloise è un racconto pubblicato nel 1761 e si inserisce nei romanzi epistolari.
SINTESI:
Composto da sei grandi parti, La Nouvelle Héloïse racconta la passione amorosa votata al fallimento tra Julie
d’Étange, una giovane di famiglia nobile, e il suo precettore, un tale Saint-Preux, di origini modeste. A causa
della situazione sociale rispettiva, il loro amore è infatti condannato.
La prima parte è tuttavia dedicata al racconto dell’amore nascente tra i due personaggi. Amato per la prima
volta, Saint-Preux finisce per ottenere un bacio da Julie che, tuttavia, rifiuta di fuggire con lui e gli chiede di
allontanarsi. Mentre lei si ammala dopo la loro separazione, quest’ultima torna da lui, che le cede alla fine. In
un gioco infinito di riavvicinamenti e separazioni, la coppia finisce per essere scoperta, prima da Milord
Édouard che sogna anche di sposare Julie, poi dal padre della ragazza che le vieta di rivedere il suo amante.
Obbligato a partire per Parigi, Saint-Preux è abbattuto ma una lunga corrispondenza permette alla coppia di
rimanere unita. D’ora in poi, Julie è ben determinata a sposarsi alla condizione che i suoi genitori accettino la
loro unione; altrimenti, essa rifiuterà qualsiasi altro pretendente, fedele al suo primo amore. Milord Édouard,

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diventato l’amico della coppia, sarebbe favorevole ad un matrimonio di nascosto in Inghilterra: è anche
disposto ad aiutare i due amanti ma la madre di Julie scopre presto lo scambio di lettere della figlia con
Saint-Preux.
Disperata, Mme d’ètange si ammala di fronte alla situazione ma Claire, la cugina di Julie, ottiene una lettera
di Saint- Preux con cui rinuncia a Julie perchè il suo amore avrebbe come prezzo la vita deella madre di lei;
ma la signora d’Étange muore molto rapidamente e il padre di Julie ottiene allora da sua figlia che lei accetti
di sposarsi con il vecchio M. de Wolmar. Saint-Preux, sollecitato a restituire la libertà a Julie, accetta.
Disperata a sua volta, Julie si ammala, Saint-Preux le fa una nuova visita, si trova contaminato a sua volta dal
vaiolo, ma i due amanti guariscono finalmente. Alla fine Julie sposa il Sig. de Wolmar. Da parte sua, Saint-
Preux prevede il suicidio, mentre Milord Édouard gli offre un giro del mondo per salvarlo.
Nella parte successiva, Saint-Preux incontra Julie a casa sua e di Clarens. M. de Wolmar, da sempre
consapevole della loro relazione, si fida di sua moglie e autorizzato questo soggiorno di Saint-Preux a casa
loro per far piacere alla donna, lo vorrebbe addirittura fare tutor dei loro figli. Durante una passeggiata sul
lago, i due ex amanti sono vicini a soccombere di nuovo alla passione che li anima. La penultima parte
autorizza alcune digressioni. Saint-Preux ha raggiunto Milord Édouard a Roma che vive amori complicati.
Da parte sua, Chiara, diventata vedova e appare a Julie come innamorata di Saint-Preux: quest’ultima le
consiglia di sposarlo!
Nel sesto e ultimo libro, il piccolo gruppo sembra quasi legato e destinato a vivere nelle vicinanze. Milord
Edouard si insedierà a Clarens, Saint-Preux diventerà il precettore dei figli di Julie, e Claire rimarrà con loro
anche se Saint-Preux rifiuta l’idea di sposarla. Un ultimo colpo di scena conclude il romanzo: uno dei figli di
Julie rischia di affogare, salvato in extremis dalla giovane madre che però cadrà malata e morirà.
GLI ARGOMENTI AFFRONTATI:
La Nuovelle Héloise è ovviamente il romanzo della passione amorosa. Julie e Saint-Preux si sono innamorati
molto rapidamente l’uno dell’altro e non possono pensare di vivere senza vedersi o amarsi. Eppure, alla
passione si contrappone la virtù. La morale, la buona educazione e i principi inculcati dalla famiglia
impediscono loro di lasciarsi andare alla propria passione. Julie non si sposerà mai contro il parere dei suoi
genitori, non scapperà mai in Inghilterra. Una volta sposata con Mr. de Wolmar, non si mostrerà infedele...
Appassionati e capaci di trascendersi, Julie e Saint-Preux incarnano una nuova purezza. Certo, in un primo
momento hanno fallito, ma in un certo senso per meglio sperimentare contemporaneamente l’intensità della
loro passione e la forza del loro carattere: ormai, presi dai loro rispettivi impegni, saranno più forti della loro
passione. Ciò non impedisce a Rousseau di mostrare le sofferenze provocate da questa stessa passione, la sua
pericolosità in qualche modo poiché il romanzo può terminare solo con la morte di Julie, condannata a non
conoscere mai la felicità amorosa e a sacrificarsi invece come madre.
Inoltre, il romanzo è diventato per Rousseau l’occasione per sviluppare le sue tematiche chiamate a diventare
le più ricorrenti nella sua opera. Egli dà a vedere ovviamente il quadro di una natura accogliente e
benefattrice -il lago di Genève, le montagne du Valais, Vevey che conosce bene; egli approfitta della
digressione per sviluppare le sue concezioni di educazione dei bambini, la sua definizione di uguaglianza
sociale, le sue idee religiose...

Quanto alla vita a Clarens, presso i Wolmar, essa diventa il pretesto per la rappresentazione di una micro-
società armoniosa, una sorta di società idealizzata. Una piccola comunità si costruisce lì, mossa da interessi
diversi e relazioni eventualmente destinate ad evolversi, ma i cui gusti comuni, in particolare il senso della
natura, avvicinano i membri.
CONTESTO STORICO ED OMOLOGAZIONE:
Il romanzo ha un grande successo fin dalla sua pubblicazione e si dice che sarebbe anche il lavoro più
venduto di tutto il secolo. La sua reputazione non fallirà mai. Ispirato dal racconto del XII secolo dagli amori
di Heloise e di Pierre Abéiard, conosce nel XVIII secolo almeno settanta edizioni diverse, il che non gli
impedirà di essere messo all'1ndex nel 1806! Impone definitivamente il suo autore come uno scrittore
essenziale del suo tempo, è che apre in fondo un’intera nuova era. Mostrando personaggi sinceri e autentici,
realmente sconvolti da ciò che vivono, capaci però di lottare in nome dei principi che si danno, molto più che
in nome di ciò che la società si aspetterebbe da loro, Rousseau avvia a suo modo la corrente romantica
futura.
RISONANZA CONTEMPORANEA:
La Nouvelle Héloise è rimasta come una delle grandi opere del nostro patrimonio letterario. Romanzo di
idealizzazione, ha permesso a Rousseau di impegnarsi pienamente nel suo testo, lasciando libero corso ai
propri sentimenti, sviluppando le proprie opinioni filosofiche, scegliendo un ambiente di vita per i suoi
personaggi che è suo... Quanto alla scelta della struttura epistolare per il suo romanzo, permette allo scrittore

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di far udire voci diverse e di giungere così ad un tipo di complessità totalizzante: in questo modo rende conto
al meglio delle possibilità della creazione letteraria per rappresentare sia la passione che la virtù, e la loro
lotta senza fine.
UN ESTRATTO:
Estratto della lettera XII della sesta e ultima parte, Julie fa il bilancio della sua vita e si compiace di aver
saputo resistere alla passione:
“mi sono fatta a lungo illusione. Questa illusione mi è stata salutare; distruttasi nel momento in cui non ne ho
più bisogno. Voi mi avete creduto guarita, ed io ho creduto di esserlo. Rendiamo grazie a colui che ha fatto
durare questo errore per tutto il tempo utile: chissà se, vedendomi così vicino all’abisso, non mi sarei voltata?
Sì, non importa quanto sia difficile soffocare la prima sensazione che mi ha fatto vivere davvero. Sì, per
quanto volessi soffocare il primo sentimento che mi ha fatto vivere, concentrato nel mio cuore. Vi si risveglia
nel momento che non è più da temere; mi sostiene quando le mie forze mi abbandonano; mi rianima quando
muoio. Amico mio, faccio questa confessione senza vergogna; quel sentimento che restava contro di me fu
involontario; non è costato nulla alla mia innocenza; tutto ciò che dipendeva dalla mia volontà fu per il mio
dovere: se il cuore che non dipendeva da lei, è stato il mio tormento e non il mio crimine. Ho fatto ciò che ho
dovuto fare; la virtù mi rimane immacolata, e l’amore mi è rimasto senza rimorsi. Oso onorarmi del passato,
ma chi mi avrebbe potuto rispondere del futuro? Un giorno in più forse, ed ero colpevole! Cos’era tutta la
vita passata con voi? Quali pericoli ho corso senza saperlo! A quali pericoli più grandi sarei stata esposta!
Senza dubbio sentivo per me le paure che credevo di sentire per voi. Tutte le prove sono state fatte; ma
potevano troppo tornare.
Non ho forse vissuto abbastanza per la felicità e per la virtù? Che cosa mi era rimasto di utile da tirare fuori
dalla vita? Togliendolo, il cielo non mi toglie più nulla di deplorevole, e mette il mio onore al riparo. Amico
mio, parto nel momento favorevole, contenta di voi e di me; parto con gioia, e questa partenza non ha niente
di crudele. Dopo tanti sacrifici, conto per poco quello che mi resta da fare: non è che morire ancora una
volta.

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[5° TESTO]
Choderlos de Laclos, Les liaisons dangereuses (1782)

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[6° TESTO]
J.J. Rousseau, Les Reveries d’un promeneur solitaire (1782)
È nel 1782 che Rousseau pubblica dopo la sua morte le sue reveries du promeneur solitaire, testi scritti tra il
1776 e 1778 e che seguono la vena autobiografica largamente avviata da qualche anno con les confessions di
cui i primi sei libri sono parallelamente pubblicati nel 1782 e Rousseau juge de jean-jacques, dialoghi poi
pubblicati tra il 1780 e 1782. Lo stesso scrittore considera les reveries come ’l’appendice delle confessions’.
Il soggetto principale è l’incontro con la natura.
RIASSUNTO:
Composto da 10 passeggiate successive, il testo inizia da una scena del ‘moi rousseauiste’, fortemente
maltrattato da altri. Rousseau confessa: eccomi qui dunque solo sulla terra, non avendo più un fratello, un
prossimo, un amico, una società. La prima passeggiata serve principalmente a spiegare il tema di questo
nuovo volume, la sua ragione d’essere. Oramai rousseau accetta di essere messo da parte dalla società, ben
determinata ad approfittare, al contrario, della sua solitudine per conoscersi meglio e coltivare il solo legame
che valesse: il suo legame con la natura. Lui considera scrivere, attualmente, per lui e per lui solo. La
seconda passeggiata è ulteriormente consacrata alla spiegazione del metodo applicato: non parlerà di scrivere
un’esperienza vissuta ma di provare a riviverla attraverso le parole. Rousseau sviluppa di nuovo la sua teoria
secondo la quale l’uomo vive più felice nello stato di natura e che la società ha smarrito l’anima umana. Egli
si lamenta di tutte le avversità che lui ha dovuto subire nella società e insiste sul complotto permanente di cui
lui sara la vittima. Pertanto di un incidente di cui lui è stato vittima, si analizza in una sorta di secondo stato
ma inevitabilmente drammatizza tutto quello che gli succede. Qualunque cosa faccia la sera, lui preferisce
affidarsi a dio: perché la volontà divina allo stesso modo cerca di prenderlo? Nella passeggiata successiva,
rousseau s’interessa dell’effetto del tempo, ai piedi dell’esperienza: c’è ancora tempo per capirsi e godersi
meglio la vita? Egli evoca la religione, inoltre, la sua famosa profession de voi du vicaire savoyard… la
quarta passeggiata è parla principalmente del tema della verità. Rousseau analizza le menzogne e le classi in
due categorie: i condannati e gli innocenti. Lui ritorna sulle sue stesse bugie, cerca di mostrare al suo lettore
che raramente sono state bugie condannabili ma insiste sul proprio pentimento . La quinta passeggiata
sviluppa l’idea di una necessaria comunione con Madre Natura. Il filosofo riflette sulla questione della
felicità, che associa necessariamente alla serenità che la natura può dare. Evoca le sue qualità,in particolare la
sua intelligenza.. Ritorna alla pace che era sua sull’isola di Saint-Piern, sul lago di Bienne, gli uomini
avevano appena condannato allo stesso tempo sua émile e il suo Contrat social. Nella passeggiata seguente, il
concetto di libertà occupa il primo posto. Rousseau mostra come non può esserci felicità senza libertà;
riflette ancora su se stesso, sul suo altruismo ... La settima camminata ricorda l'importanza della
fantasticheria nella natura; lì esprime il suo gusto per la botanica e l'erboristeria, l'unico momento che gli
permette di essere in sintonia con la sua anima e di trovare la pace interiore lontano dagli uomini. Per quanto
riguarda le ultime tre passeggiate, stabilite secondo le bozze di Rousseau, il camminatore solitario ritorna alla
necessità di staccarsi dagli uomini che hanno trascorso il loro tempo ad attaccarlo, alla difficoltà di stabilire
amicizie solide e durature o addirittura a i suoi ricordi, in particolare il suo famoso soggiorno a Les
Charmettes, con Madame de Warens.
I TEMI AFFRONTATI
Forse un solo tema irriga le opere di Rousseau, e probabilmente Les Rêveries du promeneur solitaire : la
difficile ricerca di se stessi. Sconosciuto, frainteso, rifiutato dal maggior numero dei suoi contemporanei,
Rousseau non ha mai smesso di vivere nella peste, vittima di un'ingiustizia sia incomprensibile che
insopportabile. Con Les Rêveries, il filosofo accetta il suo stato bandito e decide, al contrario, di schierarsi
dalla sua parte e forse approfittarne. Les Rêveries sono prima di tutto un'occasione per riflettere su se stessi,
per cercare di capirsi meglio e di vivere in armonia con se stessi, in una sorta di pace interiore trovata.
Rousseau non vuole più perdere tempo a spiegare e giustificare se stesso - l'effetto dell'età e della saggezza
tratti dall'esperienza? -, è determinato a cercare la felicità dove può trovarla. In questo senso, Les Rêveries è
un testo che è costruito un po 'come una filosofia in movimento: dire te stesso per capire te stesso, capire te
stesso per accettarti, accettarti per darti la possibilità della felicità. Naturalmente, l'approccio introspettivo
che si mette in atto induce un secondo tema essenziale: la natura. Lontano dagli uomini e dalla loro società
che condanna volentieri, come lo ha sempre condannato lui stesso, e spesso senza alcun motivo valido - il
famoso complotto di un paranoico Rousseau -, Rousseau vede nella natura l'Alma Mater des Anciens.
Convinto dei danni del progresso, riluttante davanti lo stato della cultura, la vita nella società - a cui si
oppone costantemente i benefici dello stato della natura, Rousseau descrive la natura come una specie di
eldorado ogni volta che quell'uomo non è stato schiavizzato, trasformato, sfruttato.
CONTESTO STORICO E RéCEPTION
Morto prima di aver completato la stesura della decima passeggiata, mentre i due precedenti erano

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inizialmente costituiti come bozze dell'autore, Les Rêveries du promenade solitaire annuncia il romanticismo
del secolo successivo. Allo stesso tempo, questo testo offre al lettore l'incontro con un altro Rousseau,
contemplativo e più o meno placato, che si fa il cantore dell'osservazione della natura e offre al suo lettore di
ritirarsi da uno stato di fantasticheria la condizione di una promessa di felicità.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Abbiamo letto meno Rousseau negli ultimi anni e Les Rêveries du promeneur solitaire , la sua ultima opera,
in parte incompiuta, non è una delle opere più popolari nel Pantheon dei bestseller. Forse è necessario cercare
la ragione della singolarità di un'opera del genere, allo stesso tempo una storia autobiografica e un saggio
filosofico, un'opera dedicata alla lode della natura e alla critica della società, resoconto sommario chi guarda
indietro nello stesso momento in cui si dà come una riflessione prospettica: cosa fare del futuro?
UN ESTRATTO
All'inizio della settima passeggiata, come se fosse trasportato da una nuova sicurezza, la certezza di aver
finalmente trovato la felicità, se non della felicità, Rousseau spiega la sua posizione, che prevale nella
scrittura dell’intero libro.

[7° TESTO]

Jean-Jacques Rousseau
Les Confessions (1782, 1789)
Rousseau è l’iniziatore della corrente autobiografica in Francia. Ci sono molti scritti preliminari de Le
Confessioni di Rousseau, centrale nell’introspezione di R. è l’amore di sé (tra egocentrismo e amore per se
stesso). Già dal titolo appare la dimensione religiosa, alla quale rinvia anche la fine del famoso patto
autobiografico, R. trae spunto dalle Confessioni di Sant’Agostino.
Riassunto
Le Confessioni è un’opera costituita da 12 libri, di cui i primi 6 riguardano il periodo che va dalla nascita
dell’autore fino al 1740, anno in cui si trasferisce a Parigi, mentre gli altri 6 riguardano il periodo che va dal
1741 al 1765, sia gli anni del successo letterario. Le due parti sono pubblicate postume rispettivamente nel
1782 e nel 1789.
Nei libri dedicati alla sua giovinezza sono affrontate tematiche molto personali: come la morte della madre
di R., la relazione di R. con suo padre, il suo soggiorno presso i Lambercier, ma anche la scoperta della sua
sessualità masochista, le sue propensioni esibizioniste o la sua perdita di verginità. Racconta anche di:
Madame de Warens che è come una nuova madre per lui, della sua vita a Torino e poi in Svizzera. Nei libri V
e VI, narra de “Les Charmettes”, il luogo (casa) in cui R. visse un idillio perfetto tra le braccia di Madame de
Warens. La sua vita sentimentale con la donna era divisa con gli amanti di quest’ultima, come Claude Anet o
il giovane Wintzenried, ma ben presto la loro storia finisce poiché R. si sente obbligato a rompere con la
donna e parte, inizia così la vita parigina e termina la sua movimentata giovinezza. La sua più grande
speranza è quella di avere successo e intanto inventa una nuova maniera di scrivere musica.
I 6 libri successivi sono dedicati agli avvenimenti dell’età adulta. A Parigi, R. diviene professore di musica
e si lega ai più grandi uomini della sua epoca, come Diderot, o ancora Voltaire e Rameau, con i quali
intraprende invano un’opera. In quel periodo (1741- 1747) incontra Thérèse Levasseur, con la quale ha 5
figli che puntualmente R. abbandona. Nel frattempo, egli è segretario de’Ambasciata a Venezia, è alquanto
instabile, ma nel 1749 ottiene un premio con il suo Discours sur les sciences et les arts , la sua vita cambia,
egli è riconosciuto e le sue opere si moltiplicano ben presto. Si trasferisce all’Ermitage, nella foresta di
Montmorency, dove scrive i suoi capolavori ed è protetto da Madame d’épinay. Sempre più misantropo, vive
una vita sociale agitata com’è narrato nel libro IX. È convinto che si cospiri contro di lui e che i suoi amici
vogliano organizzare un complotto, racconta nel libro X la sua decisione di scrivere i suoi ricordi come
un’auto giustificazione. R. ha sempre più problemi: il suo Émilie fu uno scandalo, al punto che si recò in
Svizzera per scappare dalla polizia. Il libro XII narra le difficoltà. La caccia di R. non aveva tregua, per
questo fu costretto a vivere un vagabondaggio e presto fu obbligato ad espatriare in Inghilterra presso il
filosofo Hume. Les Confessions termina con il malessere di un uomo convinto di essere incompreso da tutti.

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I TEMI AFFRONTATI
Les Confessions tocca tutti i temi dell’esistenza poiché è il racconto della vita di R. dal 1712 al 1765.
Il primo problema è quello dell’essere e dell’apparire, il suo testo è come una spiegazione data a se stesso e
al mondo. Bisogna comprendersi per apparire ed evitare di subire le avversità dell’ambiente circostante
considerato pericoloso. R. critica aspramente un mondo in cui il male fa da padrone, R. è paranoico o povera
vittima di una società per la quale egli non è fatto.
Tema essenziale è quello della solitudine. R. racconta l’incomprensione che colpisce le società umane che
frequenta e attraverso la sua esclusione sistematica interroga la realtà della condizione umana. Com’è vivere
con gli altri? I rapporti di dominazione gli sembrano presenti ovunque. R. denuncia l’ipocrisia, la disonestà e
la corruzione costantemente presenti e crede che sia necessario riformare/modificare la società umana.
Altro tema dominante è quello della natura. Se da Plauto a Hobbes l’uomo è un lupo per l’uomo, R. sostiene
che solo lontano dagli uomini si può trovare la serenità, in una natura incontaminata, che è una sorta di
paradiso ritrovato. La natura diviene, così, una sorta di utopia, un ideale da raggiungere, lo si capisce anche
ne Le Fantasticherie del passeggiatore solitario.

CONTESTO STORICO
Quando R. era ancora in vita, aveva fatto circolare numerosi estratti de Le Confessioni in modo da assicurarsi
una pubblicità. Nel 1778 il Journal de Paris pubblica qualche pagina, ma le prime edizioni suscitano
disapprovazione: alcuni lettori sono sconvolti, altri giudicano l’iniziativa inutile. Le critiche sono che la
scrittura di R. drammatizza ed esagera, si tratta di un testo troppo egocentrico per interessare il lettore. Il
realtà, R. è in anticipo rispetto ai tempi poiché Le Confessioni è un’opera autobiografica in cui dominante è
il tema della natura. Dunque, R. è l’iniziatore di una nuova corrente culturale e letteraria: il Romanticismo.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Per il lettore del XXI secolo, Le Confessioni è il prototipo del genere autobiografico, quest’ultimo si
svilupperà sempre di più nei secoli successivi. Il testo è moderno poiché per la prima volta l’autore stesso
diviene in qualche modo il soggetto principale, se non unico. dell’opera. L’opera soddisfa la volontà di R. di
ridar senso all’esistenza.
UN ESTRATTO
Allo stesso tempo introduzione, testamento e patto autobiografico, la prima pagina de Le Confessioni è
probabilmente la più conosciuta e la più bella:

Mi inoltro in un'impresa senza precedenti, l'esecuzione della quale non troverà imitatori. Intendo mostrare
ai miei simili un uomo in tutta la verità della sua natura; e quest'uomo sarò io.
Io solo. Sento il mio cuore e conosco gli uomini. Non sono fatto come nessuno di quanti ho incontrati; oso
credere di non essere fatto come nessuno di quanti esistono. Se pure non valgo di più, quanto meno sono
diverso. Se la natura abbia fatto bene o male a spezzare lo stampo nel quale mi ha formato, si potrà giudicare
soltanto dopo avermi letto.
La tromba del giudizio finale suoni pure, quando vorrà: con questo libro fra le mani mi presenterò al
giudice supremo. Dirò fermamente: «Qui è ciò che ho fatto, ciò che ho pensato, ciò che sono stato. Ho detto
il bene e il male con identica franchezza. Nulla ho taciuto di cattivo e nulla ho aggiunto di buono, e se mi è
occorso di usare, qua e là, qualche trascurabile ornamento, l'ho fatto esclusivamente per colmare i vuoti della
mia debole memoria; ho potuto supporre vero quanto sapevo che avrebbe potuto esserlo, mai ciò che sapevo
falso. Mi sono mostrato così come fui, spregevole e vile, quando lo sono stato, buono, generoso, sublime
quando lo sono stato: ho svelato il mio intimo così come tu stesso l'hai visto. Essere esterno, raduna intorno a
me la folla innumerevole dei miei simili; ascoltino le mie confessioni, piangano sulle mie indegnità,
arrossiscano delle mie miserie. Scopra ciascuno di essi a sua volta, con la stessa sincerità, il suo cuore ai
piedi del tuo trono; e poi che uno solo osi dirti: «Io fui migliore di quell'uomo.»

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[8° TESTO]
Denis Diderot
Jacques le fataliste (1796)
Denis Diderot (1713-1784) è conosciuto per la sua gestione de L’Encyclopédie. Il patrimonio da lui lasciato
è sia filosofico – Il sogno D’Alambert (1769)che riguarda l’origine del mondo o il suo Supplemento al
viaggio di Bouganville (1772) tramite cui discute della colonizzazione o del matrimonio – sia letterario, con
un romanzo libertino come I gioielli indiscreti (1748) e naturalmente Il nipote di Rameau e il famoso
Jacques il fatalista. Inizia a scrivere quest’ultimo romanzo a partire dal 1771, rimaneggiato nel 1778, ma
viene pubblicato solo postumo nel 1796 (però una prima edizione riservata aveva visto la luce nel 1778 nella
Correspondance littéraire, un giornale manoscritto riservato ai principi europei).
RIASSUNTO
Jacques il fatalista è un romanzo particolare per la propria struttura, esso è una lunga conversazione tra
Jacques, il servo e il suo padrone, ma spesso ci sono digressioni o racconti incastonati, mentre i due
personaggi vanno a cavallo verso una meta sconosciuta al lettore. I commentatori dicono si tratti di un
viaggio picaresco ed è in sostanza il mescolamento di due storie: le avventure del viaggio e il racconto della
gioventù di Jacques. Quest’ultimo ha vissuto molte disavventure che l’hanno reso appassionato e zoppo (?) e
inizia a raccontare le sue esperienze. Riflette sulle donne, sull’amore, sulla galanteria, ma anche sulla libertà
e sul destino. Nel loro cammino, i due uomini affrontano molte prove: durante il terzo giorno, Jacques è
ferito dal cavallo del boia, poi loro sono attaccati da alcuni banditi, poi ancora si perdono. Alcuni personaggi
incontrati lungo il cammino raccontano a loro volta le loro disavventure, ad esempio la proprietaria della
locanda del Gran-Cerf, che è addolorata per la ferita della sua cagnolina, spiega loro come il Marchese des
Arcis si è ritrovato nel letto di una cortigiana che aveva sposato dopo aver lasciato Madame de La
Pommeraye che aveva trovato in questo modo un mezzo per vendicarsi. Quando i viaggiatori riprendono il
loro cammino, accompagnati anche dal Marchese d’Arcis che racconterà loro la storia del père Hudson,
Jacques ha l’occasione di continuare il suo racconto. Racconta, così, al suo padrone di come ha perso la
verginità con Denise, la figlia di una domestica. Poi, Jacques è tormentato dal mal di gola e non può più
parlare, dunque inizia a parlare il padrone e il lettore scopre la vita precedente del padrone di Jacques. Lui è
stato tradito da un uomo che considerava un amico, il cavaliere di Saint-Ouin, che l’ha derubato e è riuscito a
fargli addossare la paternità del figlio che il cavaliere aveva avuto con la sua amante Agathe. Inoltre, i due
viaggiatori sono partiti per ritrovare il bambino che attualmente ha 10 anni e quando lo ritrovano, si
imbattono nel cavaliere di Saint-Ouin, il quale è ucciso in un duello dal padrone di Jacques. Ma quest’ultimo
scappa rapidamente, così Jacques viene accusato e va in prigione. Alla fine, aiutato dai briganti, il servo
scappa e ritrova Denise nel castello del suo padrone ed evita il saccheggio del castello. Lui sposerà la
giovane donna.
TEMI TRATTATI
Il viaggio di Jacques e del suo padrone permette di moltiplicare i racconti, spesso ci sono digressioni. Diderot
espone le sue grandi idee filosofiche attraverso il romanzo, nonostante quest’opera sia un romanzo con i
suoi colpi di scena, prevale la dimensione filosofica. Come dichiara Diderot, bisogna comprendere che “tutto
ciò che nel bene o nel male arriva quaggiù deriva da lassù”. Nel romanzo è presente il dibattito tra Jacques,
convinto che la fatalità sia inesorabile e ciò rimanda a un Dio onnipotente che controlla i nostri destini e il
suo padrone, feroce sostenitore di una libertà indiscutibile. Diderot spinge il lettore a valutare i pro e i contro
delle due posizioni contraddittorie. Dunque, attraverso il romanzo, Diderot invita il lettore a riflettere e a
sviluppare la propria idea personale. Per tale motivo, il viaggio dei due uomini diviene il pretesto per una
riflessione sull’esistenza e sulla condizione umana, attraverso cui si ha la scoperta di una nuova società. Non
si può ignorare la dimensione sociale del romanzo, in cui i ruoli tra il servo e il padrone sembrano capovolti,
infatti il servo si fa carico della conversazione e del viaggio. Lui è un personaggio abile che sembra costruire
la sua vita sebbene sia convinto dell’esistenza di un destino ineluttabile. Jacques è un personaggio più
complesso di quanto non sembri, egli è escluso dal narratore quando quest’ultimo sceglie di porre lui stesso
delle problematiche al lettore.
La scrittura di Diderot è originale, con Jacques il fatalista l’autore interrompe a suo piacimento il racconto

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o le discussioni e sconvolge le certezze dei lettori. Questo romanzo è il risultato di una libertà di creazione
totale ed è, inoltre, il risultato di una scrittura nel tempo che ha condotto D. a arricchire e rendere più
complesso il testo nel tempo, (in effetti, passa dalle 125 pagine nel 1771 a 287 nel 1783).
CONTESTO STORICO
Nel 1826 ancora non si trovava un editore per Jacques il fatalista , dunque bisogna attendere il XX secolo
affinché la sua opera sia conosciuta. Il romanzo è stato rifiutato per molto tempo, ma a partire dal 1798 era
abbastanza celebre ed apprezzato per la realizzazione di un adattamento teatrale che oggi è stato perso. In
realtà, Jacques il fatalista è stato percepito come un testo polemico, probabilmente troppo originale e
singolare. Però, le riscritture e i riadattamenti provano che è divenuto un testo di rilievo della letteratura
francese.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Oggi Jacques il fatalista può sembrare un testo difficile da leggere poiché c’è il rischio di perdersi nei
numerosi racconti incastonati, ma i temi affrontati sono molto interessanti. I temi della libertà, della fatalità e
del potere di Dio sui nostri destini restano tematiche contemporanee. L’essere umano dovrebbe accettare la
sua finitezza e allo stesso tempo non smettere di cercare di comprendersi. Inoltre, Diderot gioca con i codici
del genere romanzesco, anticipando così la messa in discussione del genere dal Nuovo Romanzo nel XX
secolo, dunque D. accoglie con la sua opera la modernità.
UN ESTRATTO
In questa celebre pagina è riassunta l’idea principale di Jacques riguardo alla fatalità e al determinismo. Si
tratta di un momento culminante nel romanzo:

Jacques non conosceva né il nome del vizio, né quello della virtù; affermava che si nasce fortunati o
sfortunati. Quando udiva pronunciare le parole ricompense o castighi, alzava le spalle. Secondo lui, la
ricompensa era l'incoraggiamento dei buoni; il castigo, lo spavento dei cattivi. Come sarebbe altrimenti,
diceva, se non c'è affatto libertà, e il nostro destino è scritto lassù? Credeva che un uomo si incammina
altrettanto necessariamente verso la gloria o verso l'ignominia, quanto una sfera che avesse coscienza di sé
seguirebbe il pendio di una montagna; e che, se ci fosse noto il concatenamento delle cause e degli effetti che
formano la vita di un uomo dalla nascita all'ultimo sospiro, rimarremmo convinti che non ha fatto altro che
ciò che era necessario che facesse. L'ho contraddetto più volte, ma senza successo e senza frutto. In effetti,
cosa si può replicare a chi vi dice: «Qualunque sia la somma degli elementi di cui sono composto, io sono
uno; ora, una causa ha un solo effetto; sono sempre stato una causa una; e dunque non ho mai avuto che un
solo effetto da produrre; la mia durata, dunque, non è altro che una sequenza di effetti necessari». È così che
Jacques ragionava, secondo la lezione del suo capitano. La distinzione tra un mondo fisico e un mondo
morale gli sembrava vuota di senso. Il suo capitano gli aveva ficcato in testa tutte queste opinioni, che a sua
volta aveva attinto nel suo Spinoza, che conosceva a memoria.

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[9° TESTO]
Mme de Staël, Corinne ou l’Italie
Figlia di un banchiere e ministro di Luigi 16°, Necker, Mme de Staël (1766-1817) è una delle grandi figure
del romanticismo nascente. Autrice di saggi come “De l’influence des passions sur le bonheur des individus
et des nations” (1796) o “De la littérature considérée dans ses rapports avec les institutions sociales” (1800),
ella è anche romanziera. Delphine appare nel 1802 e Corinne nel 1807. Sensibile alla forza delle emozioni,
ella si ispira ai suoi propri sentimenti per scrivere i suoi romanzi. Ma questo può essere il suo saggio “De
l’Allemagne” (1813-1814) che le apporterà una grande notorietà.

IL RIASSUNTO:
Attirata fortemente dalla Germania per delle ragioni filosofiche e culturali, la Germania di Staël ella aveva
sempre desiderato di visitare l’Italia, quella che fece il Dicembre del 1804 nella primavera successiva. Della
sua lunga avventura nella penisola italiana, ella ha conservato degli innumerevoli quaderni (quaderni per
prendere appunti) dove lei disegna per narrare il suo romanzo di descrizioni di paesaggi, aneddoti o di ritratti.
Corinne è il racconto di una storia d’amore tra una coppia inglese e una poetessa italiana. Lord Oswald
Nelvil viaggia in Italia per dimenticarsi della morte di suo padre dove egli si sente irresponsabile e amerà
essere in grado di stordire facendo la guerra con il suo reggimento. Per il momento, egli ha rincontrato il
Conte di Erfeuil, un emigrato francese, che l’accompagnerà fino a Roma. La, essi assistono a una grande
festa fatta in onore di Corinne, una donna di lettere ammirata dove ciascuno considera un talento eclatante.
Presto introdotto nel salone della poetessa, Oswald si lascia sedurre e i due personaggi si avvicinano tant’è
che il Conte di Erfeuil prende le sue distanze come geloso. Presto, loro diverranno inseparabili. Le
passeggiate a Roma si moltiplicano al di fuori della misura che l’intensità dei loro sentimenti rispettivi
iniziano a crescere. Ma i due innamorati sembrano gestire perfettamente i loro affetti, come desiderio di non
soccombere alla passione. Loro partono per Napoli dove essi si uniscono con delle nuove passeggiate, fino al
Vesuvio. Lì, lontano da Roma, Oswald si confida infine a Corinne. Egli guarda un ricordo ardente della sua
relazione con Mme D’Arbigny, una giovane ragazza rincontrata in Francia, dove egli ha considerato che lei
lo aveva manipolato, obbligato a un duello con un amico disonesto, un certo conte Raimond; e soprattutto
impedito di rivedere suo padre prima della sua morte. Corinne è emozionata da queste confidenze intime e
comprende molto la sua moderazione. Da un lato, ella si diffida anche: ella non vorrebbe il seguito in
Inghilterra e, infatti dei costumi locali, e perdere la sua libertà intellettuale e morale. Quanto alla sua storia,
che lei racconta a sua volta , ella costituisce un rimbalzo. Dopo essere cresciuta in Italia-sua madre era
italiana-, ella raggiunge suo padre Lord Edgermond ma è restato nel cattivo termine con la sua nuova sposa.
Questo qui, geloso, come desideroso di frenare il talento di Corinne, infatti per renderle la vita impossibile la
spinse a fuggire in Italia, accompagnata dalla domestica, Thérésine. Da allora, ella si fa chiamare Corinne, in
omaggio alla poetessa dell’antichità, e per non scemare la reputazione familiare. Prima della sua partenza,
nel frattempo, egli aveva previsto che ella sarebbe divenuta moglie di Oswald…Perché il padre ha cambiato
idea? Ella lo ignora. Che importa? I due innamorati, finalmente, si giurano fedeltà. Mentre Corinne partecipa
ad un’opera buffa, Oswald riceve l’ordine di raggiungere il suo reggimento. E egli si inquieta dei gossip
saputi dall’Inghilterra… Di ritorno al paese, egli vuole convincere Lady Edgermond di cambiare
atteggiamento di fronte a Corinne: ma queste richieste furono vane ma egli incontra la sorella di Corinne,
Lucile, che la ballezza l’ha colpita. Egli apprende che anche suo padre avrebbe preferito il carattere di Lucile
a quello di Corinne, troppo artista, troppo lontana dai costumi inglesi. Di ritorno in Gran Bretagna, Corinne
ha molte volte l’occasione di assistere a approcci tra sua sorella e Oswald. Rendendo il suo anello al giovane
signore, gli rende la libertà. Dopo una successione simbolica mancata con Corinne, Oswald finisce per
innamorarsi di Lucile. Quando Oswald rientra alla fine della guerra, egli è diventato padre ma la sua coppia
sta lottando . Di più di più soffrendo, egli parte per l’Italia con Lucille e le loro figlie; Loro visitarono
Bologna e ritrovano Corinne. La più giovane gelosa di sua sorella, della sua superiorità intellettuale, dei
sentimenti di Oswald e anche della prossimità che ella ha saputo stabilire con la sua piccola nipote. Ma le
due sorelle arrivarono alla conciliazione prima che Corinne non muore per un’ultima immissione dei suoi
poemi, brillanti.

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TEMI:
Corinne è il romanzo d’amore proibito, sfortunatamente perché reso impossibile dalle circostanze e degli
esseri che scappano alla vera forza dei sentimenti. Corinne e Oswald sono dei personaggi carichi di un
passato che pesa pesantemente sulle loro spalle. Se egli li autorizza a far mostrare di ritenere, se non di
saggezza, egli rende presto impossibile una vita libera e fiorita. Da una concezione molto romantica delle
circostanze e delle loro capacità di impedimento, il romanzo di Mme de Staël mostra a quel punto che il
destino è scritto. Una fatalità pesa sull’esistenza umana, Infondo, ne Corinne ne Oswald non sono fatti per la
felicità. Il loro rincontro è una promessa che non sarà mai mantenuta. Il senso del dovere, la loro buona
educazione che li impedisce di lasciare libera il corso alla passione o ancora la loro volontà di gestire un
destino portante fatto per farli scappare da una condanna a una dimensione tragica per quelle come loro che
si elevano agli occhi del lettore ma che fa di essi degli esseri sradicati, abbandonati, meno compresi.
L’Italia, nella descrizione dei suoi luoghi notevoli, dei suoi paesaggi o dei
suoi autoctoni, costituisce immancabilmente l’altro grande tema del romanzo. Leggere Corinne ou l’Italie- e
il titolo indica l’emblema-, si attacca al destino dei personaggi eponimi e di scoprire la penisola, imbarcarsi
in un avventura esaltante che per dirla tutta, contraddittoriamente, l’armonia del luogo con i sentimenti-
l’Italia è il luogo idoneo per chi come Corinne e Oswald si rincontrano e si innamorano_ e una disarmonia:
come puoi essere felice in un paese così incantevole se non sono stati fatti per la felicità?

Contesto storico e ricezione: Se


Delphine fu mal riuscita, Corinne permette a Mme Staël di toccare un più ampio pubblico e di imporsi come
un romanziere interamente. Certi critici criticano il personaggio maschile- come immaginare un uomo,
Oswald, così irrisolto e incapace di azioni taglienti?-ma, consigliato anche per Benjamin Costant che
compose con il suo Adolphe un personaggio della stessa natura, Mme de Staël finisce per apirre una brezza
per quei numerosi personaggi romantici che apparirono. Egli resta per i suoi contemporanei, Mme de Staël è
una intellettuale che ha saputo conservare una verità di spessore, restare seducente e costruendo intorno a lei
il rinomato romanticismo. È lei che scriveva nel 1814 a proposito della donna in genere “C’è nello
svolgimento e il perfezionamento del suo spirito una attività continuativa, una speranza sempre rinascente,
che non sarà offerta nel corso straordinario della vita. Tutti in marcia verso il declino per il destino delle
donne, eccetto il pensiero, dove la natura immortale è di elevarsi ogni giorno” Corinne è una di quelle donne
la
Risonanza contemporanea: La
società degli studi staëliani si battono oggi giorno ancora per difendere la memoria della Germania di Staël e
di richiamare l’influenza considerabile della donna acculturarata sul secolo nascente. Il “Journée de Coppet”
e i colloqui che vi sono ugualmente organizzati- la stessa dove Mme de Staël ha per lungo tempo
soggiornato- contribuendo a conservare la memoria della sua opera. Con Delphine, ella ha donato al secolo
probabilmente il suo primo grande romanzo romantico.
Un estratto:
Partiti per Napoli , Corinne e Oswald visitano le rovine di Pompei ma il loro destino si gioca la: riusciranno a
decidere di stravolgere la loro vita? Possono lottare contro la morte che regna dispoticamente anche quando
il loro amore dovrebbe promettere loro una vita appagata?
Le rovine di Pompei sono sullo stesso lato del mare del Vesuvio, ed è da queste rovine che Corinne e Lord
Nelvil cominciarono il loro viaggio. Erano entrambi silenziosi; poiché il momento della decisione del loro
destino si avvicinava, e questa vaga speranza di cui avevano goduto così a lungo, e che si accordava così
bene con l’indolenza e il sogno che ispira il clima italiano, doveva finalmente essere sostituito da un destino
positivo. Videro insieme Pompei, la più curiosa rovina dell’antichità. A Roma si trovano solo i resti dei
monumenti pubblici, e questi detriti ripercorrono solo la storia politica dei secoli.
Ma a Pompei è la privacy degli antichi che ti viene offerta così com’era. Il vulcano che ha coperto
questa città di cenere l’ha conservata dalle devastazioni del tempo. [...] Le anfore sono ancora preparate per il
banchetto del giorno successivo; la farina che stava per essere impastata è ancora lì: i resti di una donna sono
ancora adornati con gli ornamenti che indossava nel giorno di festa che il vulcano ha turbato, e le sue braccia

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secche non riempiono più il bracciale di pietre che ancora le circonda. Da nessuna parte puoi vedere
un’immagine così sorprendente dell’improvvisa interruzione della vita.

[10° TESTO]
Stendhal, Le Rouge et le Noir (1830)
Pubblicato nel 1830, si tratta del secondo romanzo di Stendhal (1783-1842) dopo Armance, Le Rouge et le
Noir è stato inspirato da un fatto diverso dell’Isère. Un processo criminale, nel 1827-1828, ha avuto luogo e
si è concluso con la condanna a morte di un giovane seminarista Antoine Berthet, figlio di un fabbro, che
aveva conosciuto una storia identica a quella del futuro Julien Sorel. Non resta che la critica ce ha voluto
vedere ugualmente nel personaggio di Julien un carattere largamente inspirato dal temperamento di uno
scrittore lui stesso, ambizioso e risoluto a ottenere la riconoscenza sociale.

Il riassunto: -
Prima parte-
Julien Sorel, il protagonista, è un giovane francese di umili origini di Verrières, dove suo padre è
carpentiere. Di natura studiosa e riflessiva, contrariamente al resto della sua famiglia, tra le tante letture
predilige quelle su Napoleone Bonaparte, la cui carriera militare Julien sogna di poter un giorno imitare. In
realtà finirà a studiare in seminario, seguendo i consigli del curato del luogo, padre Chélan, che rappresenta
la mentalità accorta e borghese della Francia della Restaurazione. Ma Julien nasconde in sé una sfrenata
ambizione e appena il curato gli procura un lavoro come precettore nella casa del sindaco, Monsieur De
Rênal, coglie l’occasione.
Qui Julien finisce per lasciarsi sedurre dalla moglie del sindaco, Mme De Rênal, ancora molto
fascinosa: la relazione tra i due mette in mostra per la prima volta la sete di potere e la capacità di
dissimulazione che caratterizzeranno tutta l’esistenza di Sorel. Tuttavia, quando il loro rapporto si
approfondisce, la passione che Julien prova per Mme De Rênal è sincera e ricambiata e aumenta, nonostante
i rimorsi, durante un periodo di malattia dei figli della donna. Il carattere ombroso del protagonista ha
però la meglio sugli opportunismi di carriera e Julien rifiuta sia un aumento di stipendio sia,
successivamente, le attenzioni della cameriera della sua amante, Elisa. Ferita nell’orgoglio, Elisa fa circolare
delle voci sulla relazione tra Sorel e Mme De Rênal, finché Monsieur De Rênal riceve una lettera
anonima in cui viene denunciata la tresca. Julien è quindi costretto a fuggire: con suo grande disappunto, la
donna manifesta freddezza ed impassibilità nel momento del distacco. Così, grazie alla raccomandazione del
curato Chélan, Julien entra in seminario a Besançon.
La vita in seminario è pero insopportabile per Julien, che si
trova molto male con i compagni di studi, frustrati e volgari, e sopporta quell’ambiente meschino solo in
quanto trampolino di lancio per più elevate frequentazioni. Ottiene infatti, grazie all’intervento dell’abate del
monastero Pirard, il posto di segretario del marchese De la Môle, a Parigi. Prima di trasferirsi, Julien torna
a Verrières e passa un’ultima notte con Mme De Rênal:scoperto dal sindaco, viene cacciato a fucilate.
-Seconda parte-
Grazie al marchese De la Môle, Julien riesce a
frequentare gli ambienti altolocati e alla moda di Parigi. Inoltre si innamora, ricambiato, della figlia del
marchese, Mathilde. La giovane fa però fatica ad accettare la storia familiare e le umili origini di Julien e
teme che la loro relazione, se scoperta, possa suscitare scandalo. Anche se la posizione di Julien è
invidiabile, nel ragazzo soggiace sempre una tensione al potere e all’affermazione; così quando, dopo un
viaggio a Strasburgo dopo a Kehl per sistemare dei loschi affari del marchese, Julien incontra un vecchio
amico, si lascia convincere da questo a sedurre una donna aristocratica più matura per suscitare la gelosia
di Mathilde. Questo inganno nuoce gravemente alla reputazione di Julien, ma ottiene l’effetto
sperato: Mathilde si confessa innamorata di Sorel. La ragazza, che in realtà
aspetta anche un figlio da Julien, confessa al padre la tresca e rivendica la sua decisione di sposarlo. Il
marchese, sebbene controvoglia e solo per evitare scandali, gli procura un posto come luogotenente degli

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Ussari. Gli Ussari sono un corpo di cavalleria leggera dell’esercito francese. Il marchese si sta abituando
all’idea che la figlia sposi Julien quando arriva, da parte di Mme De Rênal, una lettera lapidaria e
scandalosa: infatti, in preda ai sensi di colpa, la donna si è confessata al nuovo curato di Verrières, il quale
l’ha convinta a denunciare l’ex amante come truffatore e immorale ipocrita. Prestando credito alla lettera,
il marchese si mostra definitivamente contrario a un matrimonio tra sua figlia e Sorel. Julien, stravolto
dall’ira, torna quindi a Verrières e irrompe in chiesa durante la messa per sparare a Mme De Rênal. La
donna rimane solo ferita ma Julien è convinto di averla uccisa. Il giovane è arrestato e condannato alla pena
capitale. Durante la prigionia Mathilde cerca in ogni modo di intercedere per l’innamorato e liberarlo e
anche Mme De Rênal, sopravvissuta, si pente della sua lettera menzognera e informa i giudici di aver
perdonato Sorel. Quest’ultimo, durante la prigionia, comprende di amare ancora Mme De Rênal, con cui
ha un ultimo incontro in prigione. Sorel viene ghigliottinato. Dopo la sua morte, Mathilde raccoglie la sua
testa e, prima di seppellirla, dà un ultimo bacio in fronte al suo innamorato, in un gesto che richiama il
ricordo di due suoi avi, vittime allo stesso modo di un amore romantico e sfortunato. Madame De Rênal, tre
giorni dopo l’esecuzione di Julien, si lascerà morire dal dolore.

I temi affrontati:
L’ambizione è il cuore del romanzo. Piccolo paesano che non era destinato ne all’istruzione ne alla
cultura- stesso suo padre non comprende la sua sete di educazione-, Julien vede nelle sue capacità
intellettuali e la sua bellezza, la sua giovinezza anche, le più grandi soddisfazioni del suo desiderio di
riconoscenza sociale. La dove i borghesi e aristocratici lo considerano un piccolo arrivista orgoglioso, Julien
si presenta come un giovane uomo desideroso di scappare dalla fatalità della sua nascita. Il romanzo si
ingegna a mostrare un personaggio tanto strategico, abile manipolatore che si approfitta degli altri per
arrivare ai suoi scopi; tanto che un giovane uomo un po’ ingenuo, travolto dal tormento e dalle circostanze e,
in quella sorte, inganna lui stesso per il trucco di prendere le cose. Pertanto, l’ambizioso Julien è un
personaggio che può irritare per la sua ricerca di eroismo e della riconoscenza sociale costante, E’ il primo
grande personaggio romanzesco autocentrato ( che non ha bisogno di altri personaggi, può bastare da solo).
L’amore nutre evidentemente il romanzo in un altro tema essenziale.
Julien aspira a conoscere delle emozioni forti e l’amore ne fa parte. Sicuramente egli riesce ad attirare prima
Mme de Rênal, dopo Mathilde ma un uomo intelligente che ha ben capito il funzionamento della società, egli
sa che i sentimenti amorosi sono forzati da altre considerazioni. Amare una donna e farsi amare rileva una
conquista e una vittoria da ottenere. Più che un gioco, egli ci va di una sorte di combattimento nella guerra
ambiziosa per una esistenza sociale.
Il romanzo offre ancora un quadro dell’epoca da una prospettiva politica piuttosto che sociale. La società
sembra un corsetto, è difficile immaginare che possa evolversi se non tornare indietro come sembrano voler
il Marchese e i cospiratori che lo circondano. Il peso della Chiesa Cattolica appare particolarmente forte e le
voci, le denunce, il tentativo di sorvegliare il suo entourage segna gli spiriti come una sorta di maledizione
che impedisce a ciascuno di costruire la propria felicità. Si può capire meglio il sottotitolo che Stendhal ha
dato al romanzo: “Chronique du XIX siècle”.
Contesto storico e ricezione: Il
successo del testo non ha immediatamente assicurato la sua pubblicazione e spesso si rifa a Stendhal ad un
romanzo che si può definire mal scritto, Flaubert ne fu il primo. Prima di tutto egli considera questo più da
un approccio psicologico- ci si prova a definire il carattere di Julien, di comprendere e accettare o meno le
sue motivazioni, egli ha selezionato come oggetto di indagine il piano sociologico, o storico. Egli tratta di
un’ epoca contemporanea e mostrando le vicissitudini dei tempi e i defetti degli uomini importanti della
società, Stendhal prese in effetti il rischio del dispiacere. Il suo romanzo, ambientato sotto il regno di Charles
X, ha rivelato il potere della Reazione. Egli ha denunciato con un impegno forte da parte del romanziere
quella libertà di un bambino del popolo e limitato quando si scrive sia in rosso -divenire un eroe di campo di
battaglia al rischio di perdere la vita, ma Julien è un ammiratore incondizionato di Napoleone, come tutti gli
uomini della sua generazione, ad un epoca dove l’eroismo non può essere più alla moda- sia in nero: divenire
un uomo della Chiesa, ovvero l’abile stratega di manovre segrete. SI comprende così come, se il romanziere
fa l’ammirazione di Balzac, egli ha potuto pretendere di non scrivere che per le “happy few”: lucidità/ o

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provocazione… Necessariamente, dei lettori hanno pensato di non esserne!.

Risonanza contemporanea:
Portato sullo schermo nel 1954 grazie al cinematografo Claude Autant-Lara con Gérard Philippe nel ruolo
titolo , Le Rouge et le Noir è un romanzo che ha attraversato allegramente le epoche. Per le sue tematiche-
l’ambizione legata all’amore e la passione, la politica e la conquista della gloria- ma anche dato dalla forza
del suo personaggio, un essere eccezionale che inspirerà gli altri personaggi successivi- Bel-Ami per
esempio? L’opera di Stendhal non è mai fuori moda.

Un estratto:
Al momento del suo processo, Julien non ha paura di niente. Egli fissa al contrario il suo coraggio
provocando un’ultima volta la società che l’ha peggiorato ed egli si vuole arrampicare all’eroismo che
sempre ha ricercato, egli ha bisogno allora di affrontare la morte senza alcuna esitazione. E’ questo che fa
nella dichiarazione seguente:
“Signori Eesjurés, L'orrore del disprezzo, che pensavo di poter sfidare al momento della
morte, mi ricorda ha fatto parlare. Signori, non ho l'onore di appartenere alla vostra classe, vedi in me un
contadino che si ribellò contro l'umiltà della sua fortuna. Non chiedo pietà, continuò Julien, rafforzando la
sua voce. Non sono un'illusione, la morte mi aspetta: sarà giusto. Sono stato in grado di assistere ai giorni
della donna più degna di tutto rispetto, di tutti i tributi. La signora de Renal era stata come una madre per me.
Il mio crimine è atroce ed era premeditato. Quindi meritavo la morte, signori, giurati. Ma quando sarei meno
colpevole, vedo uomini che, senza fermarsi a ciò che la mia giovinezza può meritare pietà, vorrà punire in
me e non scoraggiare mai questa classe giovani che, nati in una classe inferiore e in qualche modo oppressi
dalla povertà, hanno la fortuna di ottenere una buona istruzione e l'audacia mescolarsi con ciò che l'orgoglio
dei ricchi chiama società. Questo è il mio crimine, signori, e sarà punito con maggiore severità perché, di
fatto, non sono giudicato dai miei pari. Sulle panchine non vedo disgustato un contadino arricchito, ma solo
borghese ha indicato ... ".

[11° TESTO]
Stendhal - La Chartreuse de Parme (1839)
Pubblicato in due volumi nel marzo 1839, senza incontrare il successo presso un vasto pubblico che
disconoscerà a lungo il romanzo, La Chartreuse de Parme ed è stato dettato da Stendhal in cinquantadue
giorni. Improvvisato con l’avanzare dei capitoli, si racconta che Stendhal stesso non conoscesse il resto del
suo romanzo quando lo scrisse.
IL RIASSUNTO:
Il romanzo si apre nel 1796 con l’entrata in Lombardia delle truppe francesi del generale Bonaparte, accolte
con fervore. Molti anni dopo, il giovane Fabrice, di cui non si sa se è il figlio naturale del tenente Robert,
allora accolto dai Del Bongo o dal marchese, parte per unirsi all’imperatore, dopo essere cresciuto nel mito
napoleonico. In primo luogo scambiato per una spia e arrestato, ha assistito da lontano al disastro di
Waterloo. Colui che era stato incoraggiato da padre Blanès, torna ferito senza sapere cosa realmente ha visto
o sognato dell’ultima battaglia dell’imperatore. Dopo essersi unito a sua madre e sua zia, la contessa
Pietranera, Fabrice è è costretto a fuggire a Milano, denunciato dal suo feroce fratello anti-Bonaparte.
Lungo la strada, incontra Clélia Conti e suo padre e si innamora follemente della ragazza. Ma la zia di
Fabrice si è innamorata del giovane e farebbe di tutto per compiacerlo. Per avvicinarlo a lei, lo raccomanderà
al conte Mosca, diventato il vicino di Ernest-Ranuce IV. Fabrice viene presto invitato alla corte di Parma
dove sua zia è diventata la duchessa Sanseverina. Decide allora di intraprendere una carriera ecclesiastica,
segue una formazione a Napoli e si trasferisce definitivamente a Parma solo nel 1821. Ben presto coadiutore
dell’arcivescovo Landriani, si trova invischiato in vari intrighi amorosi mentre Mosca, innamorato della
Sanseverina, lo sospetta sempre, geloso, di esserne l’amante. Un giorno Fabrice uccide l’attore Giletti e
nonostante il suo tentativo di fuga, ferito e rifugiato a Bologna, viene presto arrestato e imprigionato per
ordine del Principe di Parma nonostante la minaccia della duchessa di lasciare immediatamente la Corte.
Stendhaj racconta allora i giochi di corte, le rivalità, i colpi bassi, mentre Fabrice è stato incastrato: si vuole

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fargli pagare i suoi legami con il conte Mosca.
Il libro 11 mostra un inatteso Fabrice che ritrova la bella Clélia Conti, la figlia del governatore della prigione
senza preoccuparsi della sua condanna a vent’anni, né di sua zia che fa sempre pressione su Mosca per
ottenere la sua liberazione. Fabrice non è più preoccupato di parlare con la ragazza! Per mascherare il loro
amore, Cleia accetta il matrimonio con il duca Crescenzi. Ma la duchessa sta preparando la fuga di Fabrice
che ne accetta la decisione. Una volta libero, si sente infelice lontano da Clélia... E Parma gli manca. Infine,
la ragazza si sposa per sempre con Crescenzi mentre Fabrice assiste al matrimonio in incognito. Deve aver
luogo un nuovo processo che, si dice, lo scagionerebbe. Ingenuo, diventa prigioniero, in realtà per
avvicinarsi meglio a Clélia. Infine, Fabrice diventerà presto vescovo in sostituzione del defunto Monsignor
Landriani mentre sua zia e Mosca si sposano. Da parte loro, Fabrice e Clélia si incontrano solo nell’oscurità
per mantenere la loro promessa di non vedersi mai più. Eppure, in una predica di Fabrice in cui quest’ultimo
sembra parlare solo a Clélia, questa si lascia finalmente convincere del suo amore. Tre anni dopo, i
personaggi si ritroveranno; un bambino sembra nato dalla loro unione che muore presto. Fabrice si ritira
allora in una Certosa dove si spegne a sua volta. Poi, sua zia muore. Solo Mosca sopravvive, mentre il nuovo
Principe è felice e soddisfatto.
I TEMI AFFRONTATI:
-Il tema principale, come sempre in Stendhal, è l’amore. Impossibile e infelice, si inserisce in una vena
romantica molto reale o il romanticismo prevale. Niente di meglio che lottare in nome dell’amore, anche a
costo di dover rinunciare a tutti i suoi privilegi. I personaggi diventano eroi di se stessi con destini d’amore
fuori dal comune.
-Anche la questione del sé è ossessiva in Stendhal. Fabrice fa parte di questa lunga schiera di personaggi in
cerca della propria identità, che credono nelle loro ambizioni e sono convinti di essere portatori di un destino.
Per quanto gli riguarda, il suo compimento passa attraverso l’aiuto che gli apporterà tutta una serie di
di padri sostituti, Napoleone, Blanès, Mosca e Landriani.
-Uno degli altri temi del romanzo è la questione politica così contraddittoria di ogni etica perchè per avere
successo in una carriera bisogna rinunciare alla morale. I personaggi sono archetipi, Ernest-Ranuce IV un
rappresentante di tutti i monarchi, ha sete di potere assoluto; Mosca un convinto della politica, né
veramente cinica, né veramente pessimista, ma sempre pronta a sporcarsi le mani per la comunità, che
rimane nostalgica verso un lontano passato. Fabrice rappresenta una sorta di controesempio: la sua ingenuità
diventa un comprovato difetto in politica, da cui la sua propensione ad abbandonare gli affari della città per
privilegiare i propri.
-Infine, l’Italia può apparire come un altro tema importante. Stendhal il Greno-Blois è attratto dalla penisola
e gli piace dipingere questo paese, che gli appare come una nuova Francia. Se il romanzo inizia a Waterloo,
battaglia vista da un giovane italiano, è per dire che il fuoco sacro brucia ormai dall’altra parte delle Alpi.
E secondo Michel Crouzet, il romanzo dà a vedere due Italie: «l’Italia-sensazione cullata nella sua dormiente
nullità, abbeverata dal dolce latte della vita immediata» che «deve alzarsi, diventare Italia-passione, soffrire
per essere un solo desiderio, e un desiderio permanente.»
CONTESTO STORICO:
Stendhal si iscrive in una scrittura che va contro lo stile Lamartiniano, non sopporta lo smielato. Nel 1839, il
respiro romantico si spegne e Stendhal ama invece moltiplicare i dettagli, gli elementi veri in una narrazione
circostanziata. Nella sua Corrispondenza, annota: Descrivendo un uomo, una donna, un sito, pensate sempre
a qualcuno, a qualcosa di reale. » (4 maggio 1834) Tuttavia, la preoccupazione di rendere vero non gli
impedisce di lavorare uno stile che privilegia la sfocatura, una sorta di evanescenza impalpabile: per
esempio, nulla è veramente conosciuto del fisico dei personaggi... Si è parlato di una scrittura che avrebbe
preso molto in prestito dall’imprecisione norvegese, amante del chiaroscuro. In realtà, inventa un nuovo stile,
da cui, forse, la convinzione che può essere letto solo da un numero limitato di lettori(cfr. l’invio scelto
dall’autore «to the happy few»). Si è detto di lui che aspettava un nuovo lettore, troppo prigioniero del suo io
(ego), e gli si è potuto rimproverare di scrivere con un piacere narcisistico della creazione a rischio di
diventare l’unico creatore-attore-lettore della Chartreuse secondo Claude Scheiber.
Tuttavia, il romanziere ama il romantico, da cui la sua propensione a creare personaggi ancorati al sublime
(Sanseverina, Fabrice, Clélia) il contrario di anime volgari; da qui, ancora una concezione del romanzo come
un lungo percorso iniziale: Fabrice si forma all’amore, alla morte e al denaro. Eppure, Stendhal ama
rappresentare i suoi personaggi in una singolarità certa e una vera individualità. Sono eroi che sfuggono al
problema e persino, in cerca di presagi, sognano il loro destino e combaciano con la loro epoca in mancanza
di figure eroiche. Stendhal avrebbe dovuto piacere ai suoi contemporanei, ma non aveva molta fiducia nei
suoi lettori, forse per colpa della sua ironia che riguarda sia le istituzioni che gli uomini.
RISONANZA CONTEMPORANEA:

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Molti critici del XX secolo" hanno visto in La Certosa di Parma sia un romanzo sulla felicità che sulla
nostalgia della felicità. Stendhal ci fa riflettere sull’insegnamento dei fatti e moltiplica volentieri le lezioni di
saggezza, ma rimane ossessionato dal suo modo di vedere, convinto che essa debba imporsi. Georges Blin, in
Stendhal e i problemi del romanzo (Corti, 1973) nota: Insomma, come uomo, è stato il romanziere di se
stesso e come romanziere un autore così poco capace di rinunciare come uomo».
UN ESTRATTO
Tratto dal capitolo III, questo brano esprime il lato romantico dei giovani Fabrice Del Dongo per il quale la
guerra è un'avventura da non perdere. Ah! incontra Napoleone Bonaparte ...
Tutto ha una coppia maresciallo-delle-case gridò ai suoi uomini:
- Quindi non vedete l’imperatore...
Immediatamente la scorta gridò viva l’imperatore! ad alta voce. Si può pensare se il nostro Eroe guardò con
tutti i suoi occhi, ma vide solo generali che galoppavano, seguiti, anch’essi, da una scorta. Le lunghe criniere
pendenti che portavano ai loro caschi i draghi non gli permisero di distinguere le figure.
Così non ho potuto vedere l’imperatore su un campo di battaglia, a causa di questi maledetti bicchieri
d’acqua-di-vecchio» Questa riflessione lo svegliò del tutto.
Tornammo in un sentiero pieno d’acqua, i cavalli vollero bere.
- Quindi è stato l’imperatore a passarci? disse al suo vicino.
- Eh! certamente, quello che non aveva un abito ricamato. Come ha fatto non si vede? Rispose il compagno
con benevolenza.
Fabrizio ebbe grande voglia di galoppare dopo la scorta dell’imperatore e di incorporare. Che gioia fare la
guerra dopo questo eroe!
Era per questo che era venuto in Francia. Io ne sono perfettamente il maestro, pensa, perché non ho altra
ragione per fare il servizio che faccio, che la volontà del mio cavallo che si è messo a galoppare per seguire
questi generali. »

[12° TESTO]
François René de Chateaubriand, Mémoires d‘outretombe (1849)
Chateaubriand ha trascorso quarantacinque anni della sua vita scrivendo le sue memorie che iniziò nel 1803,
per riprendendole sei anni dopo prima di abbandonarle nuovamente. Vi ritornò nel 1817, poi nel 1833. La
questione del tempo - vissuto e che resta da vivere - il rubinetto, l'ossessione di quella traccia da lasciare. Nel
frattempo, il progetto è cambiato: colui che aveva deciso di tenere conto solo degli anni felici, quindi si
propone di dire tutto, anche gli anni difficili. dichiarerà: "Scrivo principalmente per rendere conto di me
stesso a me medesimo. "I dodici volumi compaiono dopo la morte dell'autore, nel 1849-1850, per un testo
quasi completamente finito nel 1841.
RIASSUNTO:
Opera gigantesca, le Memorie seguono ovviamente un percorso cronologico con alcuni grandi elementi
strutturanti che danno il ritmo. Un prima parte è dedicata alla gioventù dell’autore, la sua infanzia a Saint-
Malo, il collegio di Dol, le vacanze a Comburgo e il ritratto della sua famiglia, in particolare le figure del
padre e della sorella più giovane, Lucile... Segue un periodo politicamente agitato, con la scoperta di Parigi,
la Rivoluzione del 1789, l’imbarco per l’America nel 1791 ma anche l’incontro del sig. de Malesherbes,
Mirabeau e pochi altri o ancora la morte del padre. L’epoca dei viaggi offre una conseguenza logica:
Chateaubriand racconta la sua vita in America e fa incontrare al lettore non solo gli indiani, ma realizza
anche molte considerazioni politiche sul paese, descrizioni di Washington... Poi racconta il suo ritorno in
Europa per arruolarsi nell’esercito di Coblentz, fino ad essere ferito, il suo esilio poi a Londra, dove conosce
una vita di angoscia mentre la sua famiglia è in preda al suo sfortunato destino. La seconda parte è dedicata a
raccontare la carriera letteraria e i primi successi letterari che illuminano l’esistenza dell’autore. Limitato al
periodo 1800-1814, mostra un Chateaubriand che pubblica Atala (1801), il Genio del Cristianesimo e René
nel 1802, i Martiri (1809) o ancora il suo Itinerario da Parigi a Gerusalemme (1811). Aristocratico in vista
sotto l’Impero, l’autore rivela il suo fascino per la figura di Napoleone al cui il dispotismo, tuttavia, si ribella.
Diventato famoso, il memorialista mostra come si arriva ad occupare un posto nell’alta società, dimenticando

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gli anni di magra. Vive diversi successi mondani e inoltre ha una carriera diplomatica che si apre, è scelto
all’Accademia française.
La terza parte sviluppa appunto la carriera politica, proseguita sotto la Restaurazione e il governo di Luglio.
Considerazioni personali, gli affari intimi punteggiano un racconto che inizia con uno studio su Napoleone,
giudicato subito come il grande uomo del secolo. Chateaubriand si presenta come un grande testimone della
sua epoca; egli vuole essere una figura irrinunciabile della storia, alla pari di Napoleone e alcuni altri. Ma
l’autore racconta anche di Roma e della sua ambasciata, dà un posto speciale alla sig.ra Récamier, la sua
compagna, che viene ad addolcire la fine della sua vita. La Rivoluzione del 1830, che chiude questo terzo
libro, è il pretesto per raccontare una monarchia in difficoltà mentre si rifà un proprio ruolo politico anche se
Chateaubriand misura quanto la sua carriera stia per finire tutto.
L’ultima parte vuole essere una sorta di testamento politico e intellettuale; Chateaubriand riflette
contemporaneamente sulla sua vita, su ciò che lascia nella storia e sul futuro del paese e dell’umanità. Dopo
aver rotto con la vita attiva, e aver deciso di ritirarsi, l’autore rimane un testimone attento del suo tempo.
Racconta il colera a Parigi nel 1832, l’episodio doloroso del suo arresto, il suo processo e la sua acquisizione
ma anche il suo viaggio a Praga presso il re Carlo X. Ritirato o no, non si priva di giudicare la politica di
Louis-Philippe, di delineare il ritratto di alcune grandi personalità ma l’insieme si conclude su riflessioni
quasi filosofiche sul senso dell’esistenza, la realtà della morte.
TEMI AFFRONTATI:
Con il progetto di raccontare una vita intera, non solo nella sua dimensione personale ma anche come
testimone di un’epoca particolarmente agitata, va da sé che le Memorie presentano una serie innumerevole di
temi.
-Le prime pagine ovviamente evocano la natura, in un’ispirazione forse rousseauista, e fondamentalmente, è
il tema del romanticismo che vi si sviluppa. Trovare il suo posto nella società umana, rassegnarsi a subire
così tante calunnie, conoscere la tentazione di ritirarsi in se stessi, in una natura particolarmente rilassante,
ecco che si sviluppa un’immagine tutta romantica di un Chateaubriand che non dimentica nemmeno di fare
spazio alla questione dell’amore: amore quasi incestuoso per Lucile, amore per le donne, in particolare
Juliette...
-Un secondo tema è la politica. Chateaubriand ha conosciuto tutti i regimi politici nella Francia agitata dal
1768 al 1848 e non solo: è stato il testimone, ma spesso un attore di primo piano, posto accanto alle teste
incoronate, che occupano posti importanti. L’autore mostra allo stesso tempo le responsabilità schiaccianti, il
gioco degli intrighi e delle corruzioni, le vanità dei grandi uomini e ama anche riflettere su ciò che è giusto: il
potere, l’autorità, il dispotismo, l’ambizione... Appassionato di politica, Chateaubriand ne rivela il backstage
in quanto ne mostra la natura intrinseca.
Più in generale, le Memorie costituiscono un’opera sul tempo e la posterità, sul senso dell’esistenza e della
condizione umana, sulla morte. Che cos’è un uomo? Perché vivere? Lo stesso progetto delle Memorie
rimanda a una doppia considerazione sul tempo: raccontare ciò che è stato vissuto per per riportarlo in vita;
riflettere su ciò che non sarà più possibile vivere ma la cui parola influenza dall’oltretomba. Per
Chateaubriand, il tempo rinvia all’inaccessibile: è l’ossessione principale del testo.
CONTESTO STORICO:
Le Memorie d’Oltretomba costituisce innanzitutto un libro sulla morte: parola di un defunto che ricorda ai
suoi lettori e che viene a parlargli di una società che è già scomparsa o inizia una riflessione sulla morte, il
libro vuole essere l’espressione di un uomo a cui la morte si è avviciata molte volte e che ha sempre cercato
di dominarla. Il suo libro sarà la prova che è più forte del grande mietitore... Si parlò anche di una delusione
generale, come osserva Sainte-Beuve: il lettore degli anni 1849-50 si trova occupato dall’agitazione politica
che ritma il presente ed è molto spesso arrabbiato dall’egocentrismo di un Chateaubriand che ha lasciato che
il suo orgoglio invadesse tutto il suo testo. Erede di Rousseau ma con una vanità che rende Chateaubriand un
grande uomo a tal punto che l’uomo di Ginevra poteva spesso passare per un povero sfortunato, l’autore
delle Memorie non ha necessariamente rispettato il suo progetto iniziale:
«Bisogna presentare al mondo solo ciò che è bello. » (al suo amico Ioubert)! E costringere il lettore della
metà del secolo a guardare indietro negli ultimi decenni. Resta il fatto che molti lettori, in seguito, loderanno
il testo di Chateaubriand, da Barbey d’Aurevilly al generale de Gaulle Specialista di Chateaubriand, Pierre
Moreau ha notato che le parole preferite dell’autore delle Memoires erano:
solitario; solitudine; deserto; ombra; tenebre; silenzio; morte; tomba; abissi; tempeste; memoria; fantasma;
chimere; sogno; futuro; tempo a venire; giorni; sventura». Un tale censimento dice molto sulla tonalità
generale dell’opera che sembra spesso segnata da una grande tristezza. Vale a dire che le Memorie sono
difficili da leggere per chi lo vedrebbe come un testo di desolazione? È opportuno considerare in questo libro
la riflessione a lungo maturata di un uomo che ha sperimentato la vita sotto tutti i suoi aspetti -o quasi- e che

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ne ha tratto una filosofia o una morale dall’azione, che sia disillusa o meno. Frutto della sua epoca, attore
allo stesso tempo violento e instabile, memoria vivente di un mondo in procinto di scomparire,
Chateaubriand non era necessariamente in grado di rallegrarsi in ogni momento. In questo, il suo testo è
innanzitutto quello della lucidità e della meditazione sincera. Ciò non gli impedisce di sviluppare un senso
dell’umorismo che troppi commentatori trascurano: sa anche praticare l’autoironia, giocare con il comico,
rivelare il burlesque di scene comiche o divertirsi di un mondo che sta andando sottosopra.
Perché Chateaubriand dipinge il mondo che stava per arrivare, il nostro, le Memorie ovviamente merita la
nostra lettura. E poi leggere la vita di Chateaubriand, è rivivere la storia della Francia in uno dei suoi periodi
più tormentati, come il il memorialista sapeva!
UN ESTRATTO:
Il seguente estratto presenta il progetto Chateaubriand così come è definito nel cuore stesso delle Memorie
nella prima parte (libro 15):
In una lettera a M. Loubert, ho delineato il mio piano come segue:
"La mia unica felicità è quella di catturare alcune ore, durante le quali io mi occuperò un lavoro che può solo
alleviare il mio dolore: questi sono i ricordi della mia vita. Roma vi entrerà; solo così ora posso parlare di
Roma. State tranquillo; non saranno confessioni dolorose per i miei amici: se sarò qualcosa in futuro, i miei
amici avranno un nome tanto bello quanto rispettabile. nè mi prenderò cura dei posteri sui dettagli delle mie
debolezze; dirò solo di me stesso ciò che è adatto per la mia dignità umana e, oserei dire, per l'elevazione del
mio cuore. Dobbiamo presentare al mondo solo ciò che è bello; non mentiamo a Dio scoprendo nella propria
vita solo ciò che può portarci a sentimenti nobili e generosi. Non è che, fondamentalmente, non abbia nulla
da nascondere; Non ho fatto cacciare una serva per un nastro rubato, né ho abbandonato il mio amico
morente una strada, né disonorato la donna che mi ha accolto, né ho messo i miei bambini all’orfanotrofio;
ma avevo i miei punti deboli, il mio dolore: un gemito su di me sarà sufficiente per far capire al mondo
queste miserie comuni, fatte per essere lasciate dietro il velo. Cosa guadagnerebbe la società dalla
riproduzione di queste piaghe che si trovano ovunque? Non mancano esempi, quando vogliamo trionfare
sulla povera natura umana”.

[13° TESTO]
Victor Hugo Les Misérables(1862)
Pubblicato nel 1862, il romanzo di Victor Hugo corrisponde in realtà ad un vecchio progetto. Nel 1845, dopo
la sua disavventura extraconiugale con Leonia d’Aunet , si racconta che Hugo si sarebbe chiuso in casa e
avrebbe intrapreso quello che allora chiamava Le miserie. Ma preoccupato da lungo tempo per la condizione
dei più poveri nel nostro paese, come prova: il suo modo di preludere l’accanimento del destino sui più
infelici nell’ultimo giorno di un condannato e Claudio- o ancora la redazione nel 1849 del suo Famoso
Discorso sulla miseria, lo scrittore avrebbe ripreso il suo progetto subito dopo aver terminato la redazione
della Leggenda dei secoli (1859)
IL RIASSUNTO
Costruito in 5 libri, Les Miserables è un lungo romanzo-fiume articolato intorno al suo personaggio
principale, Jean Valjean. Il volume I, intitolato Fantine, si apre sull’arrivo di Jean Valjean a Digne, dopo la
sua liberazione dalla prigione. È accolto da M Myriel che sa accettare coloro che un’intera città rifiuta. Egli
ruberà il Vescovo, ma lo coprirà davanti ai gendarmi , promette a se stesso di redimersi definitivamente. Poi
il romanzo porta via il lettore nel 1817 per raccontare allora il destino di Fantine, una povera grigia
abbandonata incinta. È il suo lento declino sociale che occupa diversi libri, la sua dedizione fino alla morte
per la sua piccola Cosette mentre è in Gendarmes , promette a se stesso di redimersi definitivamente.
Ma mentre si accusa un povero infelice di essere Jean Valjean, Madeleine si denuncia e
prende la via non senza rispettare la promessa fatta a Fantine: si occuperà di Cosette.
Il volume Si intitola Cosette. Racconta la caccia che subisce Jean Valjean, inseguito da
Javert. Ben presto ripreso e mandato alle galere, riuscì a fuggire e si rifugiò nel convento del Petit-Picpus,
protetto da Fauchelevent che aveva salvato a Montreuil.
Quando questo muore, prende la sua identità. Rimane sempre un (nonno) padre protettivo

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per il piccolo Cosette. In questo libro, Hugo si concede lunghe digres-sions, una per raccontare la battaglia di
Waterloo (Thénardier vi avrebbe salvato il padre di Marius), l’altra per commentare la vita monacale. Il
prossimo libro è intitolato a Marius. È un giovane idealista, figlio di un bonapartista, che si innamora di
Cosette, all’epoca di quindici anni. L’azione si svolge tra il 1830 e il 1832 e si svolge in particolare nei
bassifondi della capitale. Se si incrocia il personaggio di Gavroche, Hugo osa un nuovo incontro tra Valjean
e Thénardier che permetterà a Marius di apprendere l’immortalità di quest’ultimo. È il volume V che
racconta queste diverse sparizioni mentre Valjean riesce a salvare Marius e, nella sua estrema bontà, lascia la
vita salva a Javert. Ma, fuggendo attraverso le fogne con Thénardier, Valjean viene ripreso da Javert che alla
fine lo lascia scappare in cambio delle cose. Eppure, incapace di sopportare la sua decisione, quest’ultimo
preferito il suicidio. La felicità è finalmente permessa? In ogni caso, Cosette e Marius si sposano mentre
Valjean scompare poco a poco, tanto più che Marius vede in lui un malfattore fino a che Thénardier, in
extremis, non lo confonde finalmente.
I TEMI AFFRONTATI
Romanzo quasi innumerevoli temi come Hugo si lascia volentieri
digressioni per sviluppare le sue opinioni su molteplici argomenti, Les Miserables è prima di tutto un libro
sociale, che prende la difesa dei più poveri e mostra che le qualità del cuore - e di spirito - non sono legate
alla condizione sociale. Si conosce la conclusione della sua prefazione:"finché ci saranno sulla terra
ignoranza e miseria, libri della natura di esso potranno non essere inutili." In effetti, Hugo si sente investito
di una missione: bisogna disegnare gli occhi dei suoi lettori sulla realtà sociale del Paese (cf. Il destino di
Fantine), avvertirli sulle sofferenze ingiuste imposte agli infelici (cf. il reiterato rifiuto di Valjean) e
convocare una vera reazione. È noto il percorso politico conosciuto dal romanziere, che lo conduce, nel corso
della sua vita, dalle file monarchiche a quelle dei Repubblicani, cioè la sinistra sociale e socialista.
Un altro tema essenziale riguarda
evidentemente, più cristiano, la nozione di redenzione. Facendo di Jean Valjean il suo personaggio
principale, Hugo incarna la possibilità per un uomo di redimersi e di fare il bene intorno a se stesso anche se
il destino non cessa dell’Eprouver e che, spesso, in cambio, si trova di fronte al peggio. Certo, Valjean non è
mai stato fondamentalmente cattivo e il suo percorso, fino alla prigione, si spiega innanzitutto con
l’ingiustizia di una società perniciosa. La povertà può portare al peggio. Mettendo in contrapposizione
Valjean a personaggi come Thénardier o Javert, Hugo dimostra che una visione manichea del popolo è una
sciocchezza. I suoi lettori borghesi potranno meditare a lungo l’esempio che propone loro Valean.
Ma il
romanzo dà anche una lezione di ottimismo. Lo scrittore Hugo conosce la necessità di illuminare il lettore e
di aprirlo su fatti positivi. Un personaggio come Cosette, bello mentre veniva promesso alla bruttezza, presto
felice al termine del romanzo, quando sembrava predestinata al peggio, rende al lettore il senso
dell’ottimismo. Anche il matrimonio che conclude il romanzo fa parte di un tale discorso. Se la vita è stata
una prova terribile per Valjean, e alcuni altri- Cosette o Gavroche, per esempio-, le loro sofferenze non
rimangono mai inutili. Preparano un futuro più sereno e se non ne approfittano, ne fanno approfittare altri
personaggi altrettanto buoni. In questo senso, Hugo si iscrive in una certa filosofia della storia, quella
definita da Hegel e secondo la quale, per semplificare, il peggio può condurre al meglio , qualunque siano le
strade secondarie percorse.
CONTESTO STORICO ED OMOLOGAZIONE
Les Miserables è un romanzo eccezionale, probabilmente l’opera più conosciuta di tutta la letteratura
francese. Essa fu ovviamente molto ben accolta alla sua pubblicazione. Baudelaire, ammirato, scriveva in
particolare:"I Miserabili sono dunque un libro di carità, un stupefacente richiamo all’ordine di una società
troppo innamorata di se stessa e troppo poco attenta all’immorale legge di fraternità; un appello per i miseri
(coloro che soffrono la miseria e che la miseria disonora), pronunciato dalla bocca più eloquente di questo
tempo. Baudelaire si faceva portavoce di un vasto pubblico, elogiato dalla stampa, che ben presto si rivelò
europeo, con la diffusione di numerose traduzioni. I suoi colleghi più in vista , tuttavia, si mostrarono molto
più reticenti. Lamartine, Sainte-Bueve, del suo stile o del denaro che riferisce al suo autore che considerano
meno filantropo che interessato e abile!
RISONANZA CONTEMPORANEA

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Dal 1862, il romanzo di Victor Hugo non ha mai cessato di essere letto. Adatto a moltissime riprese per il
cinema e la televisione, in Francia e all’estero, ma anche per il teatro, per i cartoni animati, per i musical, per
i manga e anche per i videogiochi, Les Miserables è diventato un successo internazionale che testimonia la
notorietà del testo.
La sua portata convinta delle generazioni di lettori e l’emozione suscitata dalla scrittura bugoliana, la qualità
dei personaggi e i colpi di scena della trama gli assicurano una longevità eccezionale.
UN ESTRATTO
All’inizio del romanzo, l’arrivo di Jean Valjean da M. Myriel dà luogo ad un primo ritratto del personaggio,
allo stesso tempo rivoltato e placido, vittima della società che non sa perdonare né considerare la colpa
pagata. Di fronte al vecchio vescovo, porta sulle spalle l’ingiustizia sociale. Già da questo confronto nascono
le fondamenta della nuova società come la concepisce il romanziere Hugo e il sogno.
Ecco. Mi chiamo Jean Valjean, sono una galleria Galérien. Ho passato 19 anni in prigione. Sono stato
rilasciato da 4 giochi e in viaggio per Pontarlier che è la mia destinazione. 4 giorni che cammino da Tolone.
Oggi ho fatto 12 leghe a piedi. Questa sera, quando sono arrivato in questo paese, sono stato in una locanda,
o mi ha rimandato a causa del mio passaporto giallo che avevo mostrato al municipio.
Ci sono voluti. Sono stato in un’altra locanda. Mi hanno detto: Vattene! Da uno, a casa dell’altro. Nessuno
mi ha voluto. Sono andato in prigione e il cassiere non ha aperto.
Sono stato nella cuccia di un cane. Questo cane mi ha morso e mi ha cacciato, come se fosse stato un uomo.
Si sarebbe detto che sapeva chi ero. Sono andato nei campi per coricarmi alla bella stella. Non c’erano stelle.
Ho pensato che stesse piovendo, e che non c’era un Dio che impedisse di piovere, e sono entrato in città e ho
trovato la nicchia di una porta. Lì, nella piazza, stavo per sdraiarmi su una pietra, una brava donna mi ha
mostrato la vostra casa e mi ha detto: Colpisci lì. Ho bussato. Che cosa è qui? Sei un ostello? Ho i soldi. La
mia massa. Centanove franchi quindici sotto che ho guadagnato in prigione dal mio lavoro in diciannove
anni. Pagherò. Che cosa mi fa? Ho i soldi. Sono molto stanco, dodici leghe a piedi, ho fame. Volete che
rimanga?
- Madame Magloire, dice il vescovo, ci sarà un posto in più.

[14° TESTO]
ÉMILE ZOLA, L'ASSOMMOIR(1877)
L’oscuramento è il settimo volume dei Rougon-Macquart e la sua pubblicazione, nel 1877, promette a Zola
un nuovo scandalo insieme alla pubblicità del romanzo gli assicura un grande successo di libreria e una vera
fama.
IL RIASSUNTO
Roman dell’alcolismo, stordirlo racconta la caduta di Gervaise fino alla sua morte. Si apre sull’attesa
inquieta della giovane donna che ha passato la notte a spiare il ritorno di Lantier, il padre dei suoi figli,
Claude et Étienne. Ha dormito per la sua amante, Adele. Le parole di conforto del loro vicino, l’operaio
zingaro Coupeau, e il ritorno di Lantier non la confortano affatto.
Arrabbiata, umiliata, viene portata, alla lavanderia, dopo essersi confidata con Mr. Boche, a combattere
violentemente con Virginia la sorella di Adele. Eppure, qualche settimana dopo, Coupeau e Gervaise, che si
sono avvicinati, condividono la speranza di una vita migliore, grazie al lavoro e ben convinti che non bisogna
mai cadere nell’alcool nonostante il fascino che gioca l’alambicco su Gervaise mentre la coppia si trova a
stordirlo dal padre Colombe.
Alla fine, i due innamorati si sposano ma Gervaise, che sognava di stabilirsi nel grande edificio della Gola
d’oro, scopre allora la miseria che vi vede nella sua futura bella-sorella la fine dei quattro sotto che suo

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fratello le dava al prezzo degli straordinari e di un vestito che Gervaise si è cucita da sola. La miseria dei
festaioli salta agli occhi di tutti come il ridicolo del corteo in visita al Louvre in attesa del banchetto! Tutto
finisce anche in un litigio quando i commensali, che devono pagare la loro parte, scoprono un conto troppo
pesante...
L’orizzonte di Gervaise migliora: la coppia, coraggiosa, lavora molto e fa economie senza spendere nulla al
caffè, sul modello dei loro vicini, la madre e il figlio Gojet. Gervaise partorisce presto da Nana mentre suo
figlio Claude è tornato a Plassans. Ma si verifica un incidente: Coupeau cade da un tetto! Abbattuto,
sprofonda nella pigrizia e nell’alcolismo.
Ma Gervaise si ostina al lavoro e con un prestito di Gojet riesce ad aprire la propria lavanderia.
Impiega presto due operaie e fa l’ammirazione della vicinanza; prende sotto il suo tetto la madre Coupeau
che la sua cognata non vuole più a casa sua! Se Coupeau riprende il lavoro, tuttavia tutto è cambiato: non è
più così coraggioso e passa sempre più tempo al caffè. Quanto a Gervaise, tutto gli sfugge: la sua operaia
Clemence appare mediocre e grossolana mentre la giovane Nana sembra troppo intelligente per la sua età Lei
stessa stanca e stanca perde la sua motivazione.
Le rimane l’ammirazione di Gojet che ha deciso di usare Stefano alla sua fucina e da cui si avvicina. Ma lei
fatica a ripagare il suo debito. Quindi si ricorda di Lantier, che la Virginia le ha detto che aveva lasciato sua
sorella. Nel parroco che si annuncia, organizza un grande pasto in occasione della sua festa e se il negozio
diventa il luogo in cui si banchetta, la serata termina sul ritorno di Lantier che, a lungo spettatore della
bombance sul marciapiede, finisce per essere introdotto da Coupeau come un nuovo compagno di bevute.
Alla fine si trasferì nel negozio di Gervaise e divenne complice dell’ubriachezza di Coupeau, non ha cessato
di recuperare Gervaise, cosa che accadde una sera in cui i due uomini tornarono a casa ubriachi.
Gervaise si abbandona alla pigrizia , la qualità del suo lavoro ne risente, perde clienti, si separa dalla sua
operaia Clemence. Ora conta solo Gujet: non vorrebbe deluderlo. Un giorno, indifesa, deve cedere il suo
negozio. È Virginia che la riprende mentre Lantier si avvicina a lei. Gli ultimi capitoli mostrano una oscura
decadenza: Coupeau trascina Gervaise nell’alcolismo e la sua decadenza, questa perde persino il suo lavoro
di stiratrice e si trova ridotta a fare le pulizie nel negozio della Virginia! Nel frattempo, la giovane Nana
sarebbe mantenuta da un visconte.
Ha pietà di lei, ma è troppo tardi. Muore come un povero cane nella cuccia del padre Bru mentre Coupeau lo
ha preceduto, rosicchiato dal delirium tremens
I TEMI AFFRONTATI
C’è una qualche fatalità che impedirebbe alle persone nate male di uscire dalla loro condizione? È un po'
quello che sembra raccontare lo stordire tanto il romanzo, sul modello del disegno proposto da Flaubert, "fa
la piramide". Cioè: mostra una reale ascesa sociale- la famiglia Coupeau-Gervaise riesce non solo ad aprire
questo negozio, ma anche a fare invidia e risparmio, cosa che sembra legata! - poi un picco al momento della
festa di Gervaise- un trionfo rovinoso tuttavia- prima che tutto si concretizzi in una lunga ma irresistibile
caduta. Zola non esita a mostrare un popolo devastato dall’alcolismo, vittima anche di colpi della sorte, in
questo caso la caduta da un tetto per Coupeau.
Allora riemergono i vecchi demoni: la pigrizia, una sessualità un po' animale, in ogni caso una sorta di
dissolutezza nella coppia a tre chiamato a formarsi, e poi una compiacenza per le maldicenze, la sporcizia
che sia fisica o morale, la miseria sociale e intellettuale in cui si finisce per crogiolarsi dopo aver rotto con il
desiderio di sfuggirvi.
Naturalmente, la caduta di Gervaise rimanda al trattamento naturalistico che Zola impone ai suoi personaggi.
E il naturalismo è l’altro tema del romanzo nel senso che la vita di Gervaise mostra le realtà di un
determinismo da cui è impossibile disfarsi. Perché Zola non mostra tanto la realtà quanto la sua tesi
scientifica. Si tratta di analizzare gli effetti dell’ambiente su un temperamento e di mostrare in che modo
questo temperamento è il risultato di un’ereditarietà.

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CONTESTO STORICO ED OMOLOGAZIONE
Non si smette più di ricordare a Zola che egli è l’autore di una "letteratura putrida" e persino Hugo avrebbe
ritenuto che il suo cadetto non aiutasse i miseri mostrando in tal modo le loro difficoltà e la loro disgrazia. Se
Goncourt non vedeva in Zola un artista, altri tuttavia come Flaubert rilevano comunque " un potere reale e un
temperamento incontestabile". È solo con il tempo che Zola e lo stordiscono alla fine.
Vale a dire che la ricezione dell’oscuramento è contrastata: tra la messa in evidenza di ciò che la storia
avrebbe scandaloso e la comprensione del progetto del romanziere, l’epoca sembra ancora a malapena
accogliere a braccia aperte una tale creazione letteraria. Ciò non impedisce tuttavia al romanzo di essere
adattato per il teatro dal gennaio 1879 e di incontrare sulle tavole, nonostante le riserve di Zola in persona, un
nuovo grande successo. C’era un po' di voyeurismo nella motivazione degli spettatori?
RISONANZA CONTEMPORANEA
Con Germinal, stordirlo è probabilmente il romanzo più letto nell’affresco dei Rougon-Macquart. Con la sua
struttura "piramidale", il personaggio accattivante di Gervaise e la pittura molto realistica di un’epoca e di un
ambiente, costituisce sia un documento che un testo commovente. Oggi è considerato uno dei grandi romanzi
del XIX secolo francese.
UN ESTRATTO
Tra molti esempi possibili, si prende in considerazione il seguente estratto del capitolo XIII che mostra il delirium
tremens se Coupeau, devastato dall’alcool mentre Gervaise assiste ai suoi ultimi momenti, impotente e già incapace di
capire che cosa potrebbe fare.
Così rimase attaccata al muro. Il dottore aveva voltato le spalle. Si accovacciò, senza preoccuparsi se non raccoglieva la
polvere dello zerbino con la redingote; studiò a lungo il tremore di Coupeau, aspettandolo al passaggio, il successivo
dello sguardo. Quel giorno, le gambe saltavano a loro volta, il tremore scendeva dalle mani tra i piedi; un vero pulcino,
da cui si sarebbero tirati i fili ridenti degli arti, il tronco rigido come legno. Il male guadagnava poco a poco. Sembrava
una musica sotto la pelle; partiva ogni tre o quattro secondi, rotolava per un attimo; poi si fermava e riprendeva, solo il
piccolo brivido che scuote i cani smarriti, quando d’inverno hanno freddo, sotto una porta. Già il ventre e le spalle
avevano un fremito d’acqua sul punto di bollire. Una strana demolizione comunque, andare via piegandosi, come una
ragazza s che solletico fanno effetto! Coupeau, tuttavia, si lamentava con una voce sorda. Sembrava soffrire molto di
più rispetto al giorno prima. Le sue lamentele intrecciate lasciavano intuire ogni sorta di male. Migliaia di spelli lo
pungevano. Aveva sulla pelle qualcosa di pesante; una bestia fredda e bagnata si trascinava sulle cosce e gli infilava
delle zanne nella carne. Poi c’erano altre bestie che si attaccavano alle spalle, legandole la schiena a colpi di artigli.

- Ho sete, oh! Ho sete gemeva continuamente.

[15° TESTO]
Émile Zola
Germinal (1885)
Germinal è un’opera letteraria eccezionale, infatti dopo la pubblicazione dell’opera non si guarderanno più la
miniera e i minatori nello stesso modo. Dopo lo sciopero genrale d’Anzin, Zola conduce indagini per
documentarsi, il suo intento è quello di difendere i minatori senza però perder di vista il suo progetto
naturalista. In Germinal, Étienne Lantier, il figlio di Gervaise, è il capo dello sciopero che si trasforma presto
in una vera rivolta operaia.
RIASSUNTO
Il romanzo si compone in 7 parti, divise in capitoli e segue l’evoluzione di Lantier nella miniera, dal suo
arrivo fino alla partenza per Parigi. La rivolta che suscita cambia la miniera di Montsou per sempre.
Egli è stato licenziato per aver dato uno schiaffo al suo datore di lavoro. Disoccupato, viene assunto come
minatore nelle miniere di Montsou. Fa parte del gruppo della famiglia Maheu e scopre un mondo del tutto
nuovo, quello del lavoro nelle viscere della terra e i suoi pericoli, ma anche la solidarietà tra i minatori. Il
vecchio Maheu, detto anche padre Bonnemort, è malato di silicosi ed ha dolori atroci. Dunque, adesso sono
suo figlio e i suoi nipoti, Zacharie, Jeanlin e la giovane Catherine, che scendono nella miniera. Mentre, gli
altri bambini della famiglia sono ancora troppo piccoli per farlo.
Lantier si avvicina subito a Catherine, la quale lo avvia al lavoro, ma lei sembra promessa a un minatore

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rude, un certo Chaval. Lantier comprende molto presto i pericoli che vivono i minatori, inoltre i loro salari
sono troppo bassi e molto spesso vengono anche ridotti.
La seconda parte oppone alle dure condizioni di vita dei minatori la vita eccellente dei padroni (borghesi). A
casa dei Grégorie si vive, al contrario, nell’opulenza, da loro si reca la Maheude (moglie del Maheu) va a
chiedere l’elemosina e ottiene dei panini e alcuni vestiti per i suoi figli. Approfittare del lavoro dei minatori
non rende coscienti dei pericoli che loro vivono quotidianamente. Per quanto riguarda Madame Hennebeau,
la donna del direttore, dimostra disprezzo o accondiscendenza.
Lantier sconvolto dalle condizioni di vita degli operai e dalle ingiustizie che subiscono, diventa un buon
minatore e si avvicina al Souvarine, un operaio anarchico. Lantier spera nel Progresso, crede nella giustizia
sociale e crea una sezione dell’Internazionale. Si trova presso i Maheu e alla partenza di Zacharie che sposa
una vicina, Philomène, lui si impegna sempre di più per i minatori e crea un fondo di emergenza per aiutarli
in caso di necessità. Ma le difficoltà aumentano: Jeanlin è vittima di un incidente, i salari diminuiscono
ancora, Chaval si sposta in un’altra miniera e porta con sé Catherine.
Nel capitolo IV scoppia lo sciopero. Mentre i Grégorie, gli Hennebeau e l’ingegnere Négrel celebrano la
festa di fidanzamento tra Négrel e Cécilie Grégorie festeggiando la loro futura unione, i minatori iniziano a
scioperare reclamando un aumento dei salari, più sicurezza e migliori condizioni di vita. Ma scioperano
invano poiché nulla cambia, la compagnia mineraria assume una posizione molto rigida e rifiuta ogni
trattativa. Intanto, Lantier ha con sé tremila manifestanti e nel capitolo V la rivolta è al culmine. Le miniere
sono saccheggiate, ma Hennenbeau ricorre all’esercito per ristabilire l’ordine. Molti minatori sfidano i
soldati, che iniziano a sparare sui manifestanti e Maheu, l’operaio presso il quale Lantier abitava, viene
ucciso. Il penultimo capitolo mostra la sconfitta sociale dei minatori. Mentre la piccola Alzire muore di fame
e di freddo, i minatori belga devono interrompere la rivolta. Il romanzo si conclude nella miseria e nella
tragedia. I minatori riprendono a lavorare senza aver ottenuto nulla in loro favore. Souvarine, desideroso di
vendetta, sabota la miniera. Nell’incidente muoiono molti minatori e Zacharie interviene per portare soccorso
alle vittime. Il vecchio Bonnemort strangola Cécilie Grégorie venuta a fare la carità. Anche Catherine muore.
Infine, Lantier decide di lasciare Montsou e andare a Parigi. Mentre, la Maheude è obbligata a lavorare nelle
miniere per i suoi figli.

TEMI TRATTATI
Germinal è un romanzo sulla condizione sociale dei minatori e sulla violenza tra borghesi e operai. Zola
mostra come gli uomini sfruttano gli altri uomini. Nel romanzo vi è una lotta di classe senza pietà: oppone i
minatori, la cui vita è sacrificata alla borghesia che vive nel lusso. Zola permette ai lettori di scoprire un
mondo di cui si ignora l’esistenza. I minatori sono sfruttati e vivono quasi come delle bestie. Zola fa
comprendere ai lettori che nel corso del secolo non è cambiato nulla, la Rivoluzione Industriale non
garantisce in alcun modo una vita più facile o più felice per gli operai. In una lettera a Édouard Rod, Zola
dice che si tratta di un “romanzo socialista”. In realtà, Germinal è un romanzo naturalista, con il quale Zola
mostra la dura vita degli operai, ma non ne prende parte. Il romanziere dice a un giornalista del Figaro che:
“Il naturalismo non si pronuncia. Esamina. Descrive: è così. Spetta al pubblico trarre le conclusioni”.
Germinal è un’opera in cui prevale il realismo, in essa è messa in evidenza la scrittura giornalistica di Zola.
CONTESTO STORICO
Zola ampia il campo sociale osservato nei Rougon-Macquart poiché in Germinal affronta la tematica della
miniera. Si tratta di un soggetto che diviene presto un tema alla moda.
In Sans famille (1878), l’autore Malot narra dei minatori di Cevenne. Anche nella stampa e nel mondo
politico si parla sempre di più degli scioperi, delle condizioni di vita degli operai. Dunque, la critica nei
confronti del romanzo di Zola è positiva e lusinghiera, anche se le scene violente di Germinal saranno ancora
aspramente criticate. Presto si ha anche l’adattamento teatrale: si tratta di un dramma in 5 atti recitato nel
1888, che tuttavia non avrà un gran successo poiché vittima della censura. Fu scritto da Zola e Busnach.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Al funerale di Zola, dei minatori venuti da Denain resero omaggio al romanziere gridando: “Germinal!
Germinal!”. Germinal è il capolavoro del ciclo dei Rougon-Macquart poiché rende omaggio al popolo e

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ricorda che la letteratura non può svilupparsi al di fuori del mondo.
UN ESTRATTO
Dal capitolo III della prima parte, l’estratto seguente offre una rappresentazione allo stesso tempo realistica e
simbolica del pozzo minerario che assorbe, avida ed insaziabile, gli uomini, come un mostro che ha bisogno
del suo cibo come carne fresca.
Una cosa sola gli era chiara: che il pozzo inghiottiva gli uomini a bocconi di venti e di trenta con tanta
disinvoltura che del loro passar non pareva neanche avvedersi. La discesa degli operai nel ventre della terra
iniziava alle quattro. Arrivavano nella baracca a piedi scalzi, la lampada in mano, e a gruppetti qua e là
aspettavano d’essere in numero sufficiente. Col balzo silenzioso dell’animale notturno che scatta dalla sua
tana, la gabbia di ferro emergeva nel buio, si calava sui paletti, portando ciascuno dei suoi quattro scomparti
orizzontali due berline colme di carbone. Ai pianerottoli corrispondenti ai quattro scomparti, dei braccianti
tiravano fuori le berline, le sostituivano con altre vuote o riempite in anticipo di legname da rivestimento. Ed
era nelle berline vuote che gli operai si pigiavano in cinque per ciascuna, così da raggiungere in un solo
viaggio il numero di quaranta quando trovavano tutte le berline sgombre. Compiuto il carico, un ordine
partiva dal portavoce, un boato sordo e indistinto, mentre veniva tirata quattro volte la corda che annunciava
giù nel pozzo l’arrivo di quel carico di carne umana. Quindi, con un leggero sobbalzo, la gabbia si tuffava in
silenzio, piombava giù come un ciottolo nell’acqua, lasciandosi dietro, unica scia, lo scorrere e il vibrare del
cavo.
- è profondo? - Domandò Étienne a un minatore che aspettava il suo turno con l’aria stanca.
- 554 metri – rispose l’uomo – Ma attraversa quattro livelli, il primo a trecento metri.
Tacquero tutti e due, gli occhi al cavo che risaliva. Étienne riprese:
-E se si spezza?
- Ah! Quando si spezza …

[16° TESTO]

Alain-Fournier, Le Grand Meaulnes (1913)


Il Gran Meaulnes è il romanzo con cui termina ciò che la critica letteraria ha chiamato il lungo XIX secolo,
ossia il periodo che si estende dal 1789, anno della Rivoluzione francese fino al 1914, ossia fino alla vigilia
della Prima guerra mondiale.
Il testo di Alain-Fournier è profondamente ancorato in una tradizione romantica.
RIASSUNTO
La storia si svolge a Sainte-Aghate, un piccolo paese del Berry (regione della Francia, forse si tratta della
ricreazione fittizia di Épineuil-le-Fleuriel), dove François Seurel, che è il narratore, cresce. Un giorno, arriva un
nuovo alunno Augustin Meaulnes e va a vivere a casa di François, figlio del maestro della scuola. Augustin è più
grande, audace e impertinente e non rispetta le regole alle quali si sottomette, invece, François sia a casa che in classe,
infatti i due mondi si confondono dato che il compito dei genitori di François si prolunga anche in classe. Augustin
Meaulnes si reca da solo in stazione per andar a prendere i nonni di François, ma la sera non torna a casa. Si è perso e
ha scoperto, per caso, un punto misterioso in cui si svolge una festa strana, lui incontra solo alcuni bambini, tuttavia
capisce che il motivo per cui si svolge la festa è il matrimonio del figlio di casa, un certo Frantz de Galais. Ma presto la
festa finisce, il matrimonio non si terrà più poiché la promessa sposa è sparita. Nel frattempo, Augustin ha conosciuto
una ragazza molto affascinante di cui si è subito innamorato, si tratta della sorella di Frantz, Yvonne de Galais.
Nei giorni successivi, Meaulnes è sempre più ossessionato dal dolce ricordo dello strano momento passato, non riesce a
smettere di pensare alla giovane ragazza e al castello, ma non è capace di localizzarlo, dunque esso è un luogo
introvabile.
Un giorno, per caso, arriva in classe uno zingaro(bohémien), egli stupisce tutti gli alunni e presto rivela a Augustin che
sa dove si trova il luogo misterioso e può svelarglielo, ma incarica Augustin di ritrovare la sua fidanzata persa. Lo

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zingaro è Frantz de Galais.
Il tempo passa e Meaulnes parte per Parigi. François lo perde di vista, ma ormai vive anche lui nel ricordo di questo
posto, di Yvonne, di Frantz e dei racconti di Meaulnes. Poi François ritrova Meaulnes che non aveva smesso di cercare
la giovane promessa sposa. Inoltre, Meaulnes sposa Yvonne de Galais, però non è capace di restarle accanto poiché
deve mantenere la promessa di ritrovare la fidanzata di Frantz, divenuto a questo punto suo cognato. Meaulnes sposa
Yvonne senza sapere chi fosse. Poi François e Yvonne restano soli, diventano amici e si tengono compagnia. Presto,
Yvonne era incinta e presto partorisce, ma muore poco dopo la nascita della bambina. François decide di occuparsi della
piccola fino al ritorno di Meaulnes. Infine, Augustin riesce a far ricongiungere Frantz e la sua promessa sposa,
Valentine, i quali si sposano e vogliono poter esser felici, mentre Augustin resta solo con sua figlia, è François a
rivelargli che Yvonne è morta. Allora Augustin va via con sua figlia.
TEMI TRATTATI
I temi del romanzo sono molti: l’adolescenza, l’amore, la vita rurale, la felicità. Il testo è di impronta romantica. Le
Grand Meaulnes propone due ritratti opposti dell’adolescenza: da una parte, François rappresenta il ragazzo saggio e
obbediente che diverrà qualcuno, un maestro come i suoi genitori, ma la cui esistenza contempla l’esistenza altrui;
dall’altra parte, Augustin Meaulnes rappresenta il ragazzo indipendente e sognatore, a volte insolente, avventuriero con
un gran cuore che non può esser soddisfatto dall’hic et nunc, così si costruisce una vita ideale – amore a prima vista,
felicità di un luogo utopico, il senso dell’amicizia fino al sacrificio – fino a diventare l’ossessione del suo amico.
L’adolescenza appare come il tempo in cui tutto è possibile, il momento della riflessione sul presente, l’istante in cui
tutto può cambiare improvvisamente. L’adolescenza è il mondo del sogno, dell’illusione, del rifiuto di crescere, della
volontà di scappare dal mondo dell’età adulta.
L’avventura è legata al tema dell’adolescenza. Partire, scoprire, sperimentare aprirsi a dei mondi di cui si ignorava
l’esistenza e diventare grandi. L’avventura è vista come l’esperienza attraverso cui si può raggiungere la maturità ed è
esaltata nel corso del romanzo. Meaulnes è invidiato dai compagni di classe poiché ha scoperto il posto misterioso,
Meaulnes è diventato qualcun altro e loro si mostrano affascinati o gelosi.
L’amore è l’altro tema fondamentale del romanzo, infatti l’adolescenza fa pensare anche alle prime emozioni: Frantz e
Valentine, Augustin e Yvonne e François e Yvonne, anche se F. resta solo. L’amore è un ideale, una speranza che si
incarna nella fragile bellezza della giovane ragazza. Inoltre, bisogna notare che i personaggi non conoscono un amore
felice, fatta eccezione forse solo per Frantz e Valentine, ma il lettore non li vede mai insieme.
Un altro elemento che assume valore è la campagna di Berry. Berry , che è la regione natale di Fournier (Fournier è nato
nel dipartimento dello Cher, in quella che un tempo era la regione del Berry), diviene al tempo stesso romantica,
incantevole e misteriosa. La campagna di Berry appare come un luogo protettivo, è l’alma mater (madre nutrice).
Le Grand Meaulnes è un romanzo in cui si prova a dare una definizione di felicità.
CONTESTO STORICO
Pubblicato nel 1913, Le Grand Meaulnes è un romanzo fuori dal tempo. Esso permette al lettore di scappare dalla
quotidianità e di immergersi nella gioventù. Non è assolutamente un romanzo per adolescenti, al contrario è un racconto
per tutti, destinato dapprima a lettori che leggendolo possono fare un salto nella loro infanzia. Oggigiorno, questo
romanzo è considerato come la sola opera di Alain-Fournier (ma in realtà lui ha scritto qualche altro testo), Le Grand
Meaulnes ha avuto fin da subito successo.
RISONANZA CONTEMPORANEA
Ci sono state riedizioni e riadattamenti cinematografici, poiché quest’opera di Fournier lascia raramente indifferenti e sa
arrivare al cuore di un pubblico largo, dato che i temi presenti nel romanzo riguardano ogni lettore. Le Grand Meaulnes
è il racconto dell’adolescenza, in esso sono predominanti l’amore e l’amicizia, inoltre in esso il sentimento della
speranza è forte.
Sembra che Alain-Fournier ci voglia comunicare che sono le illusioni a farci crescere e diventare adulti, anche se la
morte a volte si trova all’inizio dell’esperienza. Vivere ha un prezzo e accettare di pagarlo è ancora vivere.
UN ESTRATTO
Il posto misterioso, la sua scoperta, il suo ritrovamento: tutto ciò è il simbolo della gioventù e più in generale, della vita
che vale la pena vivere. Questi temi sono affrontati alla fine del capitolo VII.

Ma, a mezzanotte, sentii la mano sul mio braccio e mi svegliai di soprassalto.


- Alzati –disse- partiamo.
- Ora conosci la strada fino alla fine?
- Ne conosco una buona parte. Dovremo pur trovare il resto! – rispose a denti stretti
- Ascolta, Meaulnes, io ci arrivai da solo. Ascoltami: possiamo solo fare una cosa, cercare entrambi la parte della strada
che ci manca di giorno, servendoci della tua idea.

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- Ma quella parte è troppo lontana da qui.
- Bene, ci andremo in auto quest’estate, quando le giornate si saranno allungate.
Ci fu un silenzio prolungato, significava che lui aveva accettato.
- Poiché cercheremo di ritrovare insieme la ragazza che ami, Meaulnes – aggiunsi io infine- dimmi chi è, parlami di lei.
Si sedette sul piede del letto. Io vedevo la testa chinata nell’ombra, le braccia incrociate e le ginocchia. Poi,ispirò l’aria
fortemente, come qualcuno che ha avuto un grande cuore e che sta per confidare un segreto.

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