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L’energia

Tesina
di
Francesco Ruffano
III B
Mappa concettuale

ITALIANO: Il
futurismo e F. T.
ED. FISICA: Il Marinetti STORIA: La Seconda
Metabolismo Rivoluzione
Energetico Industriale

MUSICA: La
GEOGRAFIA: Il
propagazione del
Giappone
suono

RELIGIONE: La terra, SCIENZE: L'energia


la nostra casa

L’energia

TECNOLOGIA:
CITTADINANZA: Le Energia, ambiente e
centrali Nucleari salute

INGLESE: Earth
ARTE: Jackson Project
Pollock

LATINO: Tecnologie FRANCESE:


della civiltà Romana L'inquinamento

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indice

Italiano: pag. 4

Storia: pag. 8

Geografia: PAG. 15

Scienze: PAG.19

Tecnologia: PAG. 22

Inglese: PAG. 29

francese: PAG. 31

latino Pag. 33

Musica: PAG.36

arte Pag.39

Costituzione e cittadinanza Pag.43

EDUCAZIONE FISICA: PAG.47

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Italiano

IL FUTURISMO E FILIPPO TOMMASO MARINETTI

LA CORRENTE LETTERARIA
Il futurismo ha rappresentato un vero movimento di avanguardia per la sua forte e
sentita aderenza alla realtà, non solo presente ma anche futura. I futuristi, infatti, si
rendevano conto che la strada dell’industrializzazione era ormai imboccata e
indirizzarono il loro interesse verso i simboli di questa realtà in divenire: le macchine, i
grandi complessi industriali, le masse operarie, la trasformazione delle città. Le idee
programmatiche del movimento furono espresse nel documento fondativo: Il
Manifesto del Futurismo, scritto da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nel
gennaio 1909. La rottura con il passato, l’esaltazione della modernità e il desiderio di
aderirvi con energia sono affermati in forma molto provocatoria fin dai primi articoli:

1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi
vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il
salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza
nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di
grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo … un automobile ruggente, che
sembra correre sulla mitraglia,è più bello della Vittoria di Samotracia.

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Sul piano politico nel Futurismo sono coesistite posizioni confuse, che andavano
dall’anarchismo all’anticlericalismo, al nazionalismo; l’esito è stato, per molti, il
sostegno all’interventismo nella Grande Guerra: la guerra “sola igiene del mondo”.
Riguardo alla poesia, il Futurismo ha rifiutato quella del passato, fatta di languori
sentimentali (“Uccidete il chiaro di luna!”). Alla tradizione poetica hanno sostituito
l’immaginazione, come ha scritto Marinetti:”per immaginazione senza fili io intendo la
libertà assoluta delle immagini o analogie, espresse con parole slegate, senza fili
sintattici e senza alcuna punteggiatura”.

Il Futurismo divenne ben presto un movimento internazionale e coinvolse anche


esponenti delle arti figurative,tra cui Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà,
Gino Severini. Tra i principali rappresentanti della letteratura futuristica ricordiamo, in
Italia, Filippo Tommaso Marinetti, Aldo Palazzeschi e Corrado Govoni.

L’AUTORE: FILIPPO TOMMASO MARINETTI

Filippo Tommaso Marinetti fu uno degli esponenti più importanti del futurismo. Lui
nacque a Alessandria d’Egitto nel 1876, trascorse la sua giovinezza a Parigi, dove

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pubblicò le sue prime opere, scritte in francese: I vecchi marinai (1887), La conquista
delle stelle (1902), Re Baldoria (1905).

Nel 1909, sul quotidiano “le Figaro”, pubblicò Fondazione e manifesto del Futurismo,
che costituisce il documento fondativo del Futurismo.
In seguito scrisse il romanzo Mafarka il Futurista (1910) e il poemetto Zang Tumb
Tuuum (1914), che costituisce la sintesi perfetta della sua poetica futuristica e della sua
personalissima teoria delle “Parole in Libertà”. Coerente con il suo nazionalismo e con
l’esaltazione della guerra, sostenne l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale
e poi la dittatura fascista, da cui ricevette onorificenze e cariche. Morì a Bellagio, in
provincia di Como, nel 1944.

L’OPERA: IL MANIFESTO DEL FUTURISMO

Il Manifesto del Futurismo è stato


scritto da Filippo Tommaso
Marinetti nel 1909. Può essere
considerata l’opera che ha portato
alla nascita della corrente letteraria
che venne poi chiamata appunto
Futurismo.
Nel Manifesto del Futurismo vi è la
descrizione grottesca di un incidente
accaduto a Marinetti nel 1908, il suo
linguaggio e i suoi temi sono
fortemente innovativi e lontani dal
decadentismo e dal liberty, correnti
letterarie precedenti.

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La velocità, la tecnologia, l’energia elettrica, la guerra, il patriottismo, il
militarismo e il disprezzo per la figura femminile sono concetti che caratterizzano il
Manifesto futurista.
Il Manifesto venne pubblicato il 5 febbraio 1909 su “La Gazzetta dell’Emilia” di
Bologna, pochi giorni dopo venne pubblicato,invece, sul noto quotidiano francese Le
Figaro.
Venne molto criticato per le scabrosità e le provocazioni presenti nell’opera.

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STORIA

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

DALL’AGICOLTURA ALL’INDUSTRIA

Nella seconda metà del XIX secolo negli Stati Uniti d'America, l'agricoltura ebbe un
grande sviluppo grazie a due fattori:
– la messa a coltura di grandi estensioni di terreno, che consentiva una vastissima
produzione di cereali;
– la diffusione delle macchine agricole, che permetteva di sostituire il lavoro
umano con quello delle macchine, riducendo i costi della manodopera.
L'abbondanza dei prodotti, la riduzione dei costi e la riduzione dei costi di trasporto
permise ai coltivatori di praticare prezzi sempre più bassi rispetto ai prezzi dei prodotti
europei, che venivano quindi preferiti nell'esportazione, facendo una dura concorrenza.
La concorrenza americana costrinse, quindi, i produttori Europei ad abbassare a loro
volta i prezzi, riducendo i propri profitti e impoverendo il settore.
La situazione dei contadini divenne critica e, per sfuggire alla miseria, molti furono
costretti ad emigrare nelle Americhe.
La concorrenza americana impose, inoltre, ai proprietari terrieri europei di mettere in
atto una politica protezionistica, cioè tesa a proteggere gli interessi dei produttori del
proprio Paese.

La politica protezionistica si realizzava attraverso l'introduzione di dazi doganali, cioè


delle tasse imposte dallo Stato in cui arriva la merce importata, prodotta e venduta da
un altro Stato – in questo caso sui prodotti americani. Questi dazi facevano aumentare
il costo dei prodotti importati che diventavano meno convenienti di quelli nostrani,

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cioè prodotti creati nel paese stesso. Questo tipo di provvedimento rendeva difficile la
circolazione libera dei prodotti così come avviene adesso con la globalizzazione.

Il sopraggiungere della concorrenza americana, nonostante le strategie messe in atto


dai paesi europei per difendersi, colpì in maniera profonda l'economia dell'Europa.
L'agricoltura era ancora l'unica fonte di sostentamento nella maggior parte dei paesi e
la crisi agraria che scaturì dalla concorrenza americana creò disoccupazione e miseria.

L'unico modo per superare la crisi agraria era l'industrializzazione. Agli inizi degli anni
settanta del XIX secolo il sistema industriale aveva raggiunto solo una piccola parte
del mondo:
– l'Inghilterra, dove la Rivoluzione Industriale era avvenuta già nel settecento;
– altri paesi dell'Europa occidentale, come il Belgio, la Francia, la Germania e la
Svizzera;
– alcuni paesi della costa atlantica degli Stati Uniti d'America.
Ma nei decenni successivi anche altre regioni iniziarono ad industrializzarsi.

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del secolo successivo nel sistema industriale si
verificarono profondi cambiamenti. Si trattò di trasformazioni talmente profonde da
convincere gli storici a indicare quel periodo come l'epoca della Seconda
Rivoluzione Industriale.
Grazie alle molteplici novità, il settore industriale divenne sempre più decisivo
per lo sviluppo economico di certe regioni, prendendo via via il posto dell'agricoltura
come settore trainante dell'economia.
I principali aspetti della Seconda Rivoluzione Industriale furono:
1. l'apporto della scienza alla maggiore efficienza dei processi produttivi
industriali;

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2. l'affermarsi di nuovi settori come la siderurgia (per la produzione di acciaio), la
chimica e l'elettricità;
3. la crescita delle dimensioni degli impianti produttivi, con la conseguente
esigenza di sempre maggiori investimenti per consentire alle fabbriche di
disporre di macchinari più efficienti e più moderni;
4. il crescente ruolo. delle banche nel finanziamento degli investimenti delle
attività industriali;
5. la tendenza dei proprietari delle industrie a fare accordi e fusioni tra loro per
creare grandi imprese;
6. l'introduzione di nuove forme di organizzazione del lavoro.

Gli scienziati svolsero un ruolo molto importante nella trasformazione e nello sviluppo
delle industrie grazie alle ricerche di tecnologie innovative e ai progetti di nuovi
oggetti che, ben presto, sarebbero diventati prodotti industriali importanti e diffusi. Ciò
accadde nell'industria chimica, dove si ottennero nuovi coloranti, concimi, fertilizzanti
e la seta artificiale. La nuova industria farmaceutica produsse un medicinale, di grande

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uso ancora oggi, come l'aspirina. Le industrie metalmeccaniche e le primissime
industrie elettrotecniche si sarebbero presto dedicate a una serie di prodotti del tutto
impensabili appena pochi anni prima, grazie a una serie impressionante di invenzioni,
delle quali qui elenchiamo solo alcune tra le principali:
 nel 1876 Graham Bell brevettò il telefono, che in breve tempo sostituì il
telegrafo come strumento di comunicazione;
 nel 1895 Guglielmo Marconi inventò il telegrafo senza fili, che funzionava
tramite onde radio, e nel 1901 effettuò la prima trasmissione radiofonica
transoceanica. I suoi studi furono alla base delle successive invenzioni della
radio e della televisione;
 • nel 1895, in Francia, venne inventato il cinematografo, dispositivo ideato dai
fratelli Louis e Auguste Lumière;
 nel 1903 due fratelli statunitensi, Orville e Wilbur Wright per la prima volta si
alzarono in volo con un veicolo a motore, che fu il primo aeroplano della storia.

I materiali che caratterizzarono la Seconda Rivoluzione Industriale furono il carbone


e l'acciaio. Il carbone - che già era stato alla base della Rivoluzione Industriale inglese
della seconda metà del Settecento - era necessario per fondere i materiali metallici e
ricavarne l’acciaio, una nuova lega di ferro e carbonio molto più resistente del ferro.
L'acciaio divenne indispensabile per la costruzione di navi, ponti, grattacieli, mac-

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chine belliche e industriali. Per l'importanza rivestita da questo materiale, l'epoca della
Seconda Rivoluzione Industriale è anche definita l'Età dell'Acciaio.

Nell'epoca della Seconda Rivoluzione Industriale, la scoperta di due nuove fonti di


energia, l'elettricità e il petrolio, rivestì un'enorme importanza per lo sviluppo.
Nella prima metà dell'Ottocento, l'industria, oltre che delle macchine a vapore si era
talvolta servita di elementari motori elettrici. Successivamente passò all'uso della
dinamo, un congegno in grado di trasformare il lavoro meccanico in corrente
continua. In seguito la corrente elettrica sostituì con successo l'energia meccanica
delle macchine a vapore, che erano ingombranti e difficili da alimentare. Il passaggio
fu reso possibile dallo statunitense Thomas Edison che, nel 1879, inventò la lampada
a incandescenza o lampadina elettrica. Da questa prova derivò l'illuminazione
elettrica, che sostituì quella a gas. Alla fine del XIX secolo, l'elettricità rappresentava,
ormai, il simbolo del progresso.

Le fortunate applicazioni nell'industria, nell'illuminazione domestica e in quella


pubblica resero urgente la realizzazione di grandi generatori di energia e di centrali
per la sua distribuzione. Furono così realizzate le prime centrali termoelettriche,
enormi costruzioni che producono energia elettrica utilizzando energia termica da
vapore, ottenuta bruciando determinati combustibili. Agli inizi del Novecento, per
alimentare le centrali termoelettriche erano utilizzate enormi quantità di carbone.
Furono realizzate anche le prime centrali idroelettriche, nelle quali l'acqua in
movimento, in particolare quella delle cascate o delle correnti dei fiumi, aziona turbine
idrauliche e alternatori. Le centrali idroelettriche sfruttano una fonte di energia
rinnovabile, l'acqua, e non sono inquinanti, anche se comportano la realizzazione di
grandi bacini artificiali che modificano il paesaggio.
Fino alla metà dell'Ottocento, la macchina a vapore era l'unico tipo di motore
conosciuto: i veicoli non trainati dai cavalli, come per esempio i treni, erano azionati
dal vapore. Nel 1860, l'ingegnere francese Étienne Lenoir ideò il motore a scoppio, o a

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combustione interna, cioè un motore che bruciava gas di carbone all'interno di un
cilindro: la forza prodotta dalla combustione faceva muovere un pistone che
imprimeva movimento alle ruote della macchina. Si trattò della prima alternativa al
motore a vapore. Un anno prima nel 1859, in Pennsylvania, negli Stati Uniti,
l'americano Edwin L. Drake scavò il primo pozzo di petrolio, una miscela naturale di
idrocarburi liquidi. Per alcuni decenni i derivati del petrolio ebbero usi molto limitati.
Negli anni, Ottanta, i tedeschi Gottlieb Daimler e Karl Benz, l'uno all'insaputa
dell'altro, applicarono alle prime automobili un motore a scoppio alimentato a benzina,
un derivato del petrolio. Ne11897 il tedesco Rudolf Diesel inventò il motore a nafta,
ancora oggi noto come motore diesel. Grazie a tutto ciò nell'ultimo quindicennio del
secolo si perfezionarono le automobili.

CRISI POST SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Le straordinarie novità della Seconda Rivoluzione Industriale non devono far pensare
all'inizio di un processo ininterrotto di sviluppo economico, privo di problemi e crisi.
Al contrario, nonostante le forti accelerazioni nella crescita della produzione, del
numero di occupati nell'industria e dei consumi, l'economia dei Paesi industrializzati
cominciò fin da subito a presentare l'alternarsi di periodi di crescita e di fasi di crisi. In
particolare, negli ultimi anni del XIX secolo si registrò una situazione difficile che
assunse le caratteristiche di una crisi da sovrapproduzione.
Quando si parla di crisi da sovrapproduzione si fa riferimento a una situazione di
squilibrio nell'andamento dell'economia causata da un eccesso di offerta di merci sul
mercato da parte dei produttori rispetto alla domanda, cioè alla capacità di acquisto da
parte dei consumatori. Quando si producono troppe merci rispetto al loro effettivo
assorbimento, una parte resta invenduta, e di conseguenza non si hanno più profitti.
Negli ultimi anni dell'Ottocento, l'emergere del fenomeno di sovrapproduzione
spaventò molti imprenditori; che parlarono di Grande Depressione.

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Di fronte alla crisi di sovrapproduzione e all'intensificarsi della concorrenza tra
imprese di Paesi diversi, i proprietari delle industrie, così come avevano fatto i pro-
prietari terrieri, spinsero i propri governi ad adottare il protezionismo, cioè una
politica che permetteva di proteggere i prodotti nazionali rispetto a quelli esteri,
applicando elevati dazi doganali sulle merci estere in entrata in modo da elevarne il
prezzo, scoraggiando così il loro acquisto.
Oltre a ottenere i vantaggi del protezionismo, un certo numero di industrie cercò
accordi con altre imprese del proprio settore, rinunciando a esercitare la concorrenza.
Nacque la tendenza a formare trust, cioè alleanze tra grandi imprese di uno stesso
settore produttivo per spartirsi il mercato e praticare prezzi concordati. Inoltre si
registrarono anche fusioni tra imprese. Iniziò, in questo modo, una fase di
concentrazione industriale: diminuì il numero delle imprese, ma aumentarono le loro
dimensioni. In certi settori rimasero solo poche grandi imprese, creando una situazione
di oligopolio. Nei settori dominati da una sola impresa si aveva. invece, una situazione
di monopolio.

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GEOGRAFIA

IL GIAPPONE
In tutto il mondo, il Giappone, costituisce sicuramente il paese più
tecnologicamente e energeticamente più avanzato e progredito.

IL PAESAGGIO

Il Giappone è un arcipelago formato da quattro isole principali (il 97% del paese) e da
oltre 3000 isole piccole o piccolissime.
L'arcipelago fa parte della cosiddetta “Cintura di fuoco del pacifico”, la lunga fila di
vulcani e faglie - fra Asia, Oceania e Americhe - che racchiude l'Oceano Pacifico. In

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Giappone ci sono infatti molti vulcani attivi e frequenti terremoti (in media uno ogni
sette anni è disastroso).
I tre quarti della superficie giapponese sono occupati da montagne dai fianchi rapidi e
affilati (appena di 21% del territorio è abitabile), le pianure sono poche, costiere e non
molto grandi.
Ne consegue che i fiumi sono brevi, perché non devono attraversare grandi pianure, e
sopratutto a carattere torrentizio, perché devono superare le pendenze montane. Il
fiume Tone, lungo appena 320km, è il fiume più lungo del paese.
1. Hokkaido (78 523 km) è l'isola più settentrionale del Giappone e la seconda per
dimensioni. Si distingue per gli inverni molto rigidi, subpolari e le abbondanti
precipitazioni nevose.
2. Honsù (231 090 km) è di gran lunga l'isola più grande del Giappone. Ha la
forma di un arco proteso verso l'oceano Pacifico. Nell'Honsù c'è la montagna
più alta del paese: il vulcano attivo Fuji (3776 m), nel centro geografico del
territorio. L'Honshù ospita anche la pianura più estesa del Giappone, il Kanto,
dove sorge la capitale Tokio. L'isola di Honshù presenta una marcata differenza
climatica anche fra l'ovest e l'est giapponesi. Il versante ovest (“versante
dell'ombra, affacciato sul Mar del Giappone) risulta umido, nebbioso e più
freddo del versante est, rivolto all'Oceano Pacifico, che appare invece limpido e
arioso.
3. Shikoku (18 780 km)-4 Kyushu (42 163 km), le due isole più piccole fra le
quattro maggiori, presentano un clima mite con temperature che, anche
d'inverno, scendono raramente sotto i 10°C. La forte differenza dal freddissimo
nord dell'Hokkaido dipende dall'influsso del Kuroshio, una corrente oceanica
che trasporta le acque calde tropicali dal Mare delle Filippine al Giappone sud-
orientale. Il suo effetto sul clima giapponese è simile a quello della Corrente del
Golfo sul clima dell'Europa nord-occidentale.

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LA POPOLAZIONE

Il Giappone è molto popoloso:su un territorio grande 1,2 volte l'Italia vive oltre il
doppio della popolazione italiana. Inoltre il Giappone, come l'Italia, è “è anziano”: se il
Paese non riuscirà a incrementare le nascite, nel 2025 i giapponesi con più di 65 anni
saranno quasi il 40% della popolazione. L'invecchiamento è dovuto alla bassissima
natalità, dovuta a sua volta al fatto che i giapponesi si sposano e fanno figli ben olte i
trent'anni. Il Giappone è anche il paese più longevo del mondo:la speranza di vita è di
80 anni per gli uomini e di 87 anni per le donne.
MEGALOPOLI giapponese
Il 55% della popolazione giapponese, cioè circa 70 milioni di persone, vive in una
immensa megalopoli che si estende da Tokio (la capitale che conta 25 milioni di
abitanti) finpo alla parte settentrionale dell'isola di Kyushu. Questa megalopoli include
due principali agglomerati:quello di Tokyo e quello di Osaka-Kyoto-Kobe. Ne fanno
parte anche alcune città intermedie come Hiroshima e Fukuoka.
Fra le poche città con milioni di abitanti esterne alla megalopoli ci sono Sendai e
Sapporo, il capoluogo dell'isola settentrionale di Hokkaido.

ALTISSIMA DENSITA' ABITATIVA

L'80% dei giapponesi abita in città e il 60% delle attività economiche occupa appena il
6% del suolo giapponese. L'altissima concentrazione urbana ha costretto i giapponesi a
gestire lo spazio in modo molto razionale:dalle dimensioni degli appartamenti alle vie
di collegamento, nemmeno un metro quadrato di terrena va sprecato. Le città hanno
cercato di sfruttare gli spazi verticali, ma la costruzione di grattacieli altissimi è resa
impossibile dall'altissima sismicità del Giappone.
POTENZA ECONOMICA E PUNTI DEBOLI

Il Giappone è la terza potenza economica del pianeta dopo gli USA e la Cina. I suoi

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punti di forza sono la ricerca e la brevettazione di nuove tecnologie, la totale dedizione
al lavoro dei giapponesi, l'eccellente fama-che corrisponde a un'affettiva qualità-dei
prodotti giapponesi nel mondo.
Malgrado la sua forza, negli ultimi anni il PIL giapponese è cresciuto pochissimo: anzi
è fra i Paesi più immobili del mondo (come l'Italia). Le regioni principali di questa
immobilità sono due:
1. L'invecchiamento della popolazione, che produce un calo della forza lavoro (
cioè del numero di persone con un'età compresa fra 15 e 65 anni);al calo di forza
lavoro corrisponde l'aumento del numero di persone che sono troppo vecchie per
lavorare e vivono dei beni accumulati quando erano giovani, oppure devono
essere mantenute dallo Stato.
2. L'eccessiva dipendenze dalle esportazioni: i giapponesi consumano poco e la
ricchezza del paese dipende dal consumo di prodotti giapponesi da parte di altri
paese, soprattutto di USA ed Europa. Se una crisi economica colpisce i Paesi
importatori oppure se cala l'interesse verso i prodotti giapponesi, l'economia
giapponese entra in una crisi dalla quale è difficilissimo uscire.

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SCIENZE

L’energia

L'energia non nasce dal nulla e non sparisce mai nel nulla,ma si trasforma, e la si può
utilizzare in varie forme. Sulla Terra, tutti gli esseri viventi utilizzano direttamente o
indirettamente l'energia che proviene dal Sole. I vegetali la trasformano in energia
chimica attraverso la fotosintesi clorofilliana; gli animali e l'uomo, nutrendosi di
vegetali o di altri animali, utilizzano l'energia contenuta nei cibi per svolgere le loro
attività vitali.

L'utilizzo dell'energia ha permesso agli uomini di condurre una vita migliore e quindi
di crescere di numero,ma con il progresso tecnologico il fabbisogno di energia è
cresciuto sempre più. Oggi siamo abituati ad usare un'enorme quantità di apparecchi
che ci aiutano in molti lavori, che ci permettono di divertirci e di spostarci molto più
velocemente. Grazie all'energia elettrica, ad esempio, possiamo accendere la luce e
quindi svolgere qualsiasi attività in ogni momento della giornata, possiamo conservare
i cibi, possiamo ricevere informazioni e divertirci comodamente seduti in poltrona
ascoltando radio, guardando la televisione o accendendo il computer, oppure possiamo
viaggiare su un treno. L'energia chimica dei combustibili, oltre ad essere utilizzata per
produrre energia elettrica, ci permette di scaldarci semplicemente girando la manopola
del termosifone e di spostarci in motocicletta o in automobile, in aeroplano o in nave.

LE FONTI DI ENERGIA NON RINNOVABILI

Le principali fonti non rinnovabili sfruttate dall'uomo sono i combustibili fossili,


sostanze che si sono formate in milioni di anni per accumulo e trasformazione nel

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sottosuolo di organismi viventi antichissimi. S ono chiamati combustibili perché
bruciando forniscono energia.
Da essi si ottiene l'80% dell'energia utilizzata nel mondo.
I principali sono:
– il carbone, che deriva dal legno di foreste esistite milioni di anni fa;
– il petrolio, formatosi per l'accumulo di enormi quantità di organismi microscopi;
– il gas naturale.
Energia si può ricavare anche dalla FISSIONE NUCLEARE, cioè dalla rottura del
nucleo dell'atomo in due parti, in modo da liberare le enormi forze che tengono unite le
particelle del nucleo. Elementi radioattivi come l'uranio vengono sottoposti a reazioni
nucleari controllate perchè l'energia non si liberi tutta insieme, come succede invece
nell'esplosione della bomba atomica.
Il principio per utilizzare queste fonti energetiche è sempre lo stesso.
Nelle centrali elettriche, bruciando i combustibili fossili o liberano l'energia nucleare si
ricava calore. Questo scalda l'acqua trasformandola in vapore, il quale fa girare le pale
di una turbina per generare energia elettrica.
I combustibili fossili e l'energia nucleare sono però causa di diversi tipi di

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inquinamento, come la produzione di fumi e di rifiuti radioattivi.

LE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILI

L'energia elettrica si può ricavare anche con altre fonti, che non si esauriscono e
inquinano di meno. Sono:
 il movimento dell'acqua fatta cadere dall'alto di una diga attraverso condotte
forzate (ENERGIA IDROELETTRICA);
 l'energia del vento catturata attraverso pale rotanti (ENERGIA EOLICA);
 l'energia del movimento delle acque nell'alternarsi di alta e bassa marea (
ENERGIA DELLE MAREE);
 il calore del sole catturato da pannelli solari o celle fotovoltaiche (ENERGIA
SOLARE);
 il calore delle acque sotterranee che scorrono in zone vulcaniche (ENERGIA
GEOTERMICA).

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tecnologia

ENERGIA, AMBIENTE E SALUTE

CONSUMI ENERGETICI E INQUINAMENTO

I consumi energetici, cresciuti in modo esponenziale, sino tra i maggiori responsabili


dell'inquinamento ambientale e in particolare dell'atmosfera, l'insieme di gas che
circondano la terra, che, tra le altre cose:
-protegge la terra dalle radiazioni ultraviolente del sole;
-regola il processo di riscaldamento della superficie terrestre, trattenendo in parte il
calore e ridistribuendo mediante i venti;
-rende possibile il ciclo dell'acqua;
-fornisce ossigeno agli animali e anidride carbonica alle piante per la fotosintesi
clorofilliana.
I combustibili fossili, che usiamo per far funzionare centrali termoelettriche, impianti
di riscaldamento e autoveicolo, sono la causa principale dell'inquinamento
dell'atmosfera. Tra le conseguenze di questo inquinamento ci sono l'aumento
dell'effetto serra e le piogge acide.

L'EFFETTO SERRA

L'effetto serra è un fenomeno naturale. In condizioni normali l'atmosfera lascia passare


le radiazioni del sole, che raggiunta la superficie terrestre, vengono assorbite e la
riscaldano. La terra a sua volta emette radiazioni infrarosse (calore). L'atmosfera,
grazie alla presenza di alcuni gas, detti gas serra (anidride carbonica, vapore acqueo,
metano ecc.), cattura una parte di queste radiazioni emesse dalla terra ed evita così che

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il calore si disperda nello spazio. Senza l'effetto serra la terra sarebbe così fredda da
rendere impossibile la vita.
Tuttavia, in questi ultimin decenni il fenomeno si è modificato:l'atmosfera trattiene più
calore a causa della maggiore presenza di gas, come l'anidride carbonica, prodotti
dall'impiego dei combustibili fossili. Nei prossimi 35 anni la temperatura media del
pianeta potrebbe aumentare di oltre due gradi, provocando immensi
sanni:dall'estensione delle zone aride all'innalzamento del livello dei mari dovuto allo
scioglimento dei ghiacciai, a un vero e proprio cambiamento del clima.

LE PIOGGE ACIDE

L'acidificazione della pioggia è un fenomeno dovuto alla presenza nell'atmosfera di


anidride solforosa e ossidi di azoto, emessi soprattutto dalle centrali termoelettriche a
carbone. Questi composti a contatto con l'acqua si trasformano in acido solforico e
acido nitrico.
L'azione devastante delle piogge acide si esercita in modi diversi:
– i materiali lapidei, come marmi, malte e laterizi, vengono gradualmente
deteriorati, con gravi danni a monumenti ed edifici;
– le foreste deperiscono in modo irreversibile, con il conseguente rischio di
desertificazione;
– gli alimenti possono essere contaminati.
Le aree geografiche più colpite sono: Europa, i territori orientali degli stati uniti e del
sud-est del Canada, la costa sud-orientale della Cina e Taiwan. L'italia risulta meno
colpita, data la natura calcarea dei suoli, che neutralizza in parte gli effetti
dell'acidificazione.

OZONO BUONO E OZONO CATTIVO

Quando si parla di ozono solitamente si fa riferimento all'ozono buono, un gas presente

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nello strato di atmosfera compreso fra i 15 e i 30 km di altitudine (stratosfera). Esso fa
da schermo ai raggi ultraviolenti del sole. L'uso di sostanze inquinanti come i CFC
(cluorofluorocarburi) presenti nelle bombette spray contribuisce ad assottigliare lo
strato di questo gas, mettendo a rischio la sua funzione di protezione.
Meno conosciuto è invece l'ozono cattivo, un gas presente a livello del suolo: si forma
quando gli inquinanti prodotti dai motori dei veicoli e dalle industrie interagiscono con
i raggi solari ultravioletti. Provoca danni alla crescita delle piante e degli animali, oltre
che alle vie respiratorie.

IL RISPARMIO ENERGETICO

Perché risparmiare energia?


La necessità di tutelare l'ambiente e la prospettiva di un esaurimento dei combustibili
fossili hanno indotto i governi di molti paesi a incentivare sempre più l'impiego di
fonti di energie alternative.
Tuttavia si prevede che la maggior parte dell'energia che utilizziamo sarà fornita dalle
fonti tradizionali ancora per diversi anni. Perciò occorre utilizzare in modo più
efficiente l'energia dei combustibili fossili, limitando gli sprechi e aumentando il
rendimento energetico dei processi produttivi, e ricercare tecnologie utili a ridurre le
emissioni inquinanti provocate dalla loro combustione, in particolare i gas serra.

IL RISPARMIO ENERGETICO NELL'INDUSTRIA

Risparmi consistenti nel settore dell'industria si possono ottenere razzionalizando i


processi produttivi e adottando macchine e motori ad alta efficienza energetica.
Sarebbe inoltre possibile con la cogenerazione recuperare il calore dell'aria e dalle
acque di scarico e impiegarlo per la climatizzazione degli ambienti industriali.
L'industria manifatturiera può utilizzare nei processi produttivi le MPS, cioè le
“materie prime seconde”: l'impiego di materie prime recuperate, infatti, abbassa i

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consumi energetici rispetto al trattamento delle materie prime grezze, senza incidere
sulla qualità dei prodotti.

IL RISPARMIO ENERGETICO NEI TRASPORTI

Notevoli risparmi si potrebbero ottenere trasferendo su ferrovia il trasporto merci: far


viaggiare le merci in treno costa molto meno rispetto al trasporto su strada.
Per quanto riguarda il trasporto privato, oggi le automobili ganno già consumi inferiori
del 40% rispetto a vent'ani fa, ma risparmi ancora maggiori arriveranno con i motori a
idrogeno. Esemplari di auto a idrogeno sono già disponibili in alcuni paesi, ma per
incentivare il passaggio del pubblico verso questi nuovi veicoli occorre creare una rete
di punti di rifornimento, che ancora manca. Già molto diffuse invece sono le auto
ibride dotate di motore a combustione accoppiato a un motore elettrico. Sempre ai fini
del risparmio energetico nel trasporto privato ecco invece altre indicazioni subito
praticabili:
-promuovere il ricorso a nuovi servizi come il car sharing e il car pooling;
-adottare stili di guida appropriati, che possono consentire risparmi di carburante fino
al 25%;
-utilizzare servizi pubblici ove possibile (il tragitto di un passeggero in autobus
comporta un consumo energetico 50 volte minore dello stesso percorso in auto).

IL RISPARMIO ENERGETICO IN CASA

- Nella climatizzazione. Notevoli risparmi energetici si ottengono con


l'installazione di caldaie a condensazione, valvole termostatiche e
cronotermostati, in modo da poter regolare la temperatura secondo le fasce
orarie e usare l'impianto solo quando occorre.
D'inverno gli interni non dovrebbero superare i 20°C: abbassare la temperatura
di un solo grado permette di ridurre i consumi del 7%. Per raffreddare è bene

25
regolare il condizionatore a temperature non inferiori di 6-7°C rispetto alla
temperatura esterna.

- Nell'illuminazione. Innanzitutto bisogna ricordarsi di spegnere le luci quando


non sono necessarie, così come gli elettrodomestici e gli altri dispositivi elettrici
ed elettronici. Sostituire le lampade a incandescenza (ormai fuori commercio per
legge) con lampade a basso consumo, come quelle a fluorescenza o a LED,
permette un risparmio anche dell'80-90%. Inoltre è bene tenere presente che una
lampadina grande è più efficiente di due piccole:una lampada da 100 watt
produce la stessa luce di due da 60 watt e in più fa risparmiare energia.

- Gli elettrodomestici. Innanzitutto è bene scegliere modelli in alta classe di


efficienza, ma anche prestare attenzione all'utilizzo:sui consumi infatti incide
molto il modo d'uso. Per quanto riguarda il frigorifero è importante regolare la
temperatura (alzandola di uno o due gradi nei mesi più freddi), limitare
l'apertura della porta ecc. Lavatrice e lavastoviglie vanno utilizzate sempre a
pieno carico, in modalità economy per limitare sprechi e consumi.

IL FUTURO DELL'ENERGIA:LE SMART GRID

Da qualche anno nel mondo si investono decine di miliardi di euro in tecnologie per lo
sviluppo delle reti “intelligenti” per l'efficienza energetica. In queste tecnologie c'è il
futuro dell'energia,specialmente di quella da fonti rinnovabili. Ma che cosa si intende
per reti “intelligenti” o “smart grid”?
– La distribuzione diffusa sul territorio. Altra caratteristica delle enrgie rinnovabili
è la possibilità di produrre elettricità a partite da moltissimi impianti sparsi sul
territorio: basti pensare al fotovoltaico domestico. Questi impianti, tuttavia, sono molto
piccoli e sono in grado di immettere energia in rete in maniera molto discontinua

26
LE SMART GRID, O RETI INTELLIGENTI

Questo sistema di produzione energetica è soggetto a diversi problemi: può accadere


che in alcune aree vi sia immissione di energia in rete, ma bassa richiesta (per esempio
in date fasce orarie), e in altre aree scarsità di produzione (per esempio non c'è vento e
gli aereogeneratori sono immobili), a fronte di consumi più elevati. C'è quindi bisogno
di una rete estremamente flessibile, elastica, in grado di gestire attivamente e in
sicurezza ogni sbalzo di portata, possibilmente arrivando a prevedere i momenti di
picco prima che questi si verifichino. In una parola: una rete intelligenti, o , come
viene definita con un neologismo, una smart grid.
Sempre più rinnovabili nel futuro?
Ormai è certo, nel futuro un peso sempre maggiore nella produzione di energia lo
avranno le fonti rinnovabili. Senza le reti “intelligenti”, però, le energie green
rischiano di rimanere relegate a un ruolo secodario, subordinato. Come mai? Occore
considerare due caratteristiche di queste fonti.
– La discontinuità. Come hai visto in queste pagine, uno degli svantaggi delle
fonti rinnovabili è la loro discontinuità. Il sole può generare energia solo durante il
giorno, se il tempo è buono e soprattutto in estate. Allo stesso modo gli aerogeneratori
possono funzionare solo dove e quando c'è il vento.

CARATTERISTICHE DI UNA SMART GRID

Creare una smart grid vuol dire creare una rete di controllo e monitoraggio
informatizzata, gestita con opposti software, affiancata alla rete elettrica, che sia in
grado di gestire sia l'energia elettrica prodotta dalle grandi centrali tradizionali sia le
piccole portate generate da fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, biomasse ecc.)
permettendo lo scambio di informazioni sull'energia prodotta e regolando di
conseguenza la distribuzione dell'energia nel sistema. Una smart grid si avvale di
opportuni software di gestione e monitoraggio (sensori) intelligenti che consentono di

27
registrare l'andamento dei flussi elettrici nel sistema: domanda di energia, eccedenza
ecc. Sulla base di questo monitoraggio capillare, una smart grid può “decidere” di
attivare automaticamente sia processi industriali sia elettrodomestici di casa , per
esempio quando vi è eccedenza di produzione o nelle ore non di picco. In
sostanza:quando l'energia costa meno.
Una smart grid pertanto, attuando l'adattamento e la riorganizzazione bidirezionale
della rete elettrica, consente un uso massiccio delle fonti rinnovabili e gli eventuali
surplus di energia di alcune zone possono essere distribuiti dalla rete laddove vi sia la
necessità in modo dimanico ed in tempo reale, grazie ai software di gestione.
Il funzionamento di una smart grid prevede quindi che i diversi utenti siano tutti
connessi tra loro, senza gerarchie, un po'come accade in un'altra rete che conosci,
internet.

28
inglese

INGLESE: EARTH PROJECT

What can we do to help our planet? This is the topic that Ben Hughes and
his classmates are considering for their Earth project. Of course, some of
the things we can do are obvious. Turning off lights, recycling and saving
water is part of daily life for most families.
Michelle King is the teacher who thought of the project. She explains,
l'decided to teach my students new skills. I wanted to make them think
about the consequences of their actions'. 'There's a vegetable plot behind the
school and we've started growing vegetables. Vegetables is supermarkets
have got too much packaging and anyway I'm interested is gardening', says
Ella. 'We've learnt about making new things from old things. I'm making a
lamp out of old pieces of metal. I love making things myself', says Jack.
Suzie is enjoying the project too, 'I've stopped throwing away old clothes. I
mend them now. Throwing things away is bad for the envioronament. Think
about where all that waste goes. It doesn't just disappear!'
But some of the things that Ben's class are learning to do are quite unusual.
Ben explains, 'Mrs King has taught us to make our own toothpaste and
soap. It's great to have all these new skills, but my mum still prefers to buy
these things at the supermarket. When we've finished doing this project, I
want to learn more about the environment.
So when you next brush your teeth, remember to turn off the tap while you

29
are brushing! When you leave a room, always turn off the light. If you turn
off lights, you will save energy. If we saved more energy, we wouldn't have
so many environmental problems.

30
francese

l'énergie nucléaire en france

En 2016, l'énergie nucléaire en France a généré 72,3% de l'électricité


produite au total dans le pays. En mars 2010, il y avait 19 centrales
nucléaires en exploitation dans ce pays qui ont un total de 58 réacteurs en
fonctionnement, 1 en construction et 7 déclassés. Il existe également 4
autres centrales nucléaires fermées, 3 avec un réacteur chacune et 1 avec
deux réacteurs. La France est aujourd'hui le seul pays au monde à avoir un
pourcentage aussi élevé de production nucléaire, car en général dans le reste
du monde les pays équipés de centrales nucléaires génèrent en moyenne
environ 20-30% de l'électricité du pays.

Les réacteurs nucléaires français représentent 90% de la capacité de


production d'EDF, sont donc utilisés pour la charge de base et sont souvent
fermés le week-end, ce qui entraîne un facteur de charge très faible par
rapport aux normes mondiales, moins de 76% contre 80% dans le monde et
90% aux États-Unis, alors que le facteur de disponibilité est en ligne avec la
moyenne mondiale et en augmentation. Avec une politique poussée vers le
nucléaire, il parvient ainsi à atteindre un degré d'indépendance énergétique
important, l'un des coûts d'électricité les plus bas d'Europe et un faible
impact environnemental pour le secteur de la production d'électricité, soit
90% des besoins alimenté par le nucléaire et l'hydroélectricité. 32

31
réacteurs de classe 900 ont été construits entre la fin des années 70 et le
début des années 80, 20 réacteurs de classe 1300 ont été construits entre la
fin des années 80 et le début des années 90, tandis que les 4 derniers
réacteurs de type N4 ils datent de la fin des années 1990.

32
latino

LE TECNOLOGIE DELLA CIVILTà ROMANA

La tecnologia romana è la pratica dell'ingegneria che supportò la civiltà romana,e rese


possibile l'espansione del commercio e della forza militare romana per oltre un
millennio,se includiamo l'Impero bizantino. Durante il Medioevo e l'inizio dell'età
moderna alcune delle opere tecnologiche dei Romani furono riscoperte e/o migliorate.
I Romani raggiunsero alti livelli tecnologici,dovuti in gran parte all'assimilazione della
cultura delle popolazioni elleniche del bacino mediterraneo.

LIMITE DELL'ENERGIA

I sedici mulini ad acqua di Barbegal sono considerati il maggiore complesso di mulini


dell'antichità. Diagramma del mulino a legna romano di Hierapolis,la prima macchina
conosciuta ad incorporare una manovella e una biella in un meccanismo. I Romani
sfruttarono l'energia idrica attraverso la costruzione di mulini ad acqua per macinare il
grano,per effettuare il taglio del legname o per la frantumazione dei metalli grezzi.
Questo modo di procedere risultò comune in tutto l'Impero,specialmente a partire dalla
fine del I secolo d.

Le stanze risultavano meglio riscaldate se si usavano bracieri a carbone rispetto al


sistema ad ipocausto,anche se con quest'ultimo era possibile utilizzare qualsiasi tipo di
combustibile,anche di cattiva qualità,come la paglia o le foglie di vite,come pure la
legna disponibile localmente. L'ipocausto era alimentato da un grande forno,il
praefurnium,inizialmente posto nell'adiacente cucina,che produceva aria calda ad
altissima temperatura. Questa veniva fatta defluire in uno spazio vuoto predisposto

33
sotto la pavimentazione interna,la quale poggiava su pilae di mattoni dette
"suspensure" e,soprattutto nelle terme,anche all'interno delle pareti,per quasi tutta la
loro estensione,entro tubi in laterizio.Si ritiene che la temperatura ottenuta nelle stanze
riscaldate dall'ipocausto non dovesse superare i 30 °C.

Ma l'utilizzo dell'ipocausto consentiva di mantenere l'ambiente sufficientemente umido


nelle terme.Con la fine del II secolo,i Romani avevano ormai sfruttato quasi la totalità
dei giacimenti in Britannia che affioravano in superficie,sebbene non ci siano
sufficienti evidenze che questo sfruttamento sia avvenuto su larga scala.«L'eolipila può
essere considerato l'antenato del motore a getto e della macchina a vapore.Ebbe però
un utilizzo come semplice attrazione,senza che l'effettivo potenziale di fonte d'energia
avesse alcuna applicazione pratica.

Si trattava di una sfera cava di rame,collegata con due tubicini ricurvi che si dipartono
da due punti estremi della sfera posti sullo stesso asse diametrale.Riempita di acqua la
sfera,la si riscaldava con la fiamma.Quando il liquido raggiungeva una temperatura
sufficientemente elevata,il getto del vapore dagli orifizi metteva in rotazione la sfera
intorno all'asse diametrale orizzontale.

MESTIERI DI BASE

Coppa diatreta romana del IV secolo .La tecnologia romana fu largamente utilizzata in
un ampio sistema di mestieri,dove il termine ingenere viene oggi utilizzato per
descrivere le imprese tecnologiche dei Romani.Un gran numero di ingegneri era
impiegato nell'esercito romano,il più famoso dei quali fu certamente Apollodoro di
Damasco,al tempo dell'Imperatore Traiano.Fu pertanto pubblicato un corpus di
manuali sulla scienza e matematica elementare,che comprendeva i testi di
Archimede,Ctesibio,Erone di Alessandria,Euclide e così via.

34
Non tutti i manuali,che erano disponibili al tempo dei Romani,sono sopravvissuti fino
ai giorni nostri.Molto di ciò che attualmente conosciamo sulla tecnologia romana
deriva indirettamente dall'archeologia e da resoconti di terza mano di testi latini,copiati
da manoscritti arabi,a loro volta copiati da testi in lingua greca di studiosi quali Erone
di Alessandria o di viaggiatori del periodo,che poterono osservare direttamente le
tecnologie romane in azione.

INGEGNERIA E COSTRUZIONI

I Romani fecero grande utilizzo di acquedotti,dighe,ponti,e anfiteatri. L'architettura


romana fu grandemente influenzata da quella etrusca.I Romani inizialmente
impiegarono come legante del cemento,la calce aerea.A partire dal I secolo a.
I Romani iniziarono a sostituire la sabbia costituente la malta con la pozzolana o con il
cocciopesto.Dice Vitruvio nel II libro del De Architectura che la pozzolana di Baia o di
Cuma fa gagliarda non solo ogni specie di costruzione ma in particolare quelle che si
fanno in mare sott'acqua. Grazie al comportamento pozzolanico della pozzolana e del
cocciopesto, la malta,faceva presa ed induriva anche in acqua,senza contatto con
l'aria,consentendo la produzione di leganti ad alta resistenza e rapido indurimento. I
Romani scoprirono che il vetro isolante aiutava enormemente a mantenere calda la
temperatura degli edifici,e questa tecnica venne usata molto nelle costruzioni delle
terme romane.

MACCHINE

Nel primo secolo d.,Plinio il Vecchio riporta l'invenzione e il seguente generale utilizzo
di un nuovo e più compatto torchio a vite,che però non sembra fosse un'invenzione
romana. Viene descritta per la prima volta da Erone di Alessandria,ma potrebbe già
essere stata in uso quando venne menzionata nel suo "Mechanica III".

35
musica

propagazione del suono

COS'È LA PROPAGAZIONE DEL SUONO?

Il suono è prodotto dalle vibrazioni degli oggetti. L’oggetto o la sostanza attraverso la


quale si propaga viene definito mezzo e può essere solido, liquido o gassoso.
Le onde sonore si spostano dal loro punto di origine in direzione dell'ascoltatore.
In particolare, quando un oggetto vibra trasmette tali vibrazioni alle particelle del
mezzo ad esso adiacenti; le sue, infatti, non viaggiano dalla fonte all’orecchio.
Ciascuna particella del mezzo situata nei pressi della fonte viene “spostata” dalla sua
posizione di equilibrio e fatta muovere. A sua volta, questa trasmetterà l’energia alle
particelle ad essa vicine permettendo così la diffusione del suono. Le particelle del
mezzo non si muovono in avanti da sole: la propagazione del suono, infatti, può essere
descritta con un moto ondulatorio dato, per l’appunto, dall’onda acustica.

L’aria è sicuramente il mezzo di propagazione più comune; quando un oggetto vibra


spinge e comprime l’aria ad esso adiacente. La zona compressa inizia ad allontanarsi
dalla fonte; quando quest’ultima si “allenta” e torna al suo stato di equilibrio viene
creata un’area di bassa pressione definita rifrazione. Questo movimento alternato si
ripete molte volte, generando nell’aria diverse aree di compressione e di rifrazione.
Proprio l’alternarsi di tali aree permette all’onda sonora di propagarsi attraverso il
mezzo. Le zone di alta pressione o di bassa pressione presenti nel mezzo fanno
riferimento alla densità di particelle presenti in un determinato volume. Più ce ne sono,
più la pressione sarà elevata. Si può quindi affermare che la propagazione del suono
avviene tramite la variazione di pressione all’interno del mezzo stesso.

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PER LA PROPAGAZIONE DEL SUONO È NECESSARIO UN MEZZO

In quanto onda meccanica, il suono necessita di un mezzo fisico (acqua, aria,


metallo, ecc...) per poter essere trasmesso. Non può infatti viaggiare nel vuoto, come
può essere dimostrato con un semplice esempio.
Se si inserisce un comune campanello all’interno di una campana di vetro chiusa
ermeticamente e la si collega ad una pompa per il sottovuoto, si può notare come, via
via che la quantità di aria al suo interno diminuisce, il suono del campanello si
attenuerà sempre di più, fino a non essere più udibile una volta risucchiata tutta l’aria
dentro al recipiente.

PROPAGAZIONE DEL SUONO E VELOCITÀ DEL SUONO

Il suono si propaga attraverso un determinato mezzo con una velocità costante. Come
accade durante un temporale, il tuono viene udito qualche istante dopo la vista del
fulmine: il suono viaggia più lentamente della luce e la sua velocità dipende
strettamente dalle proprietà fisiche del mezzo attraverso il quale si propaga. In
particolare, due sono gli aspetti principali:

 La velocità del suono è strettamente correlata alla temperatura del mezzo. Più la
temperatura è alta, più il suono sarà veloce. Per esempio, la sua velocità nell’aria
a 0°C è di 331m/s, mentre se l’aria è a 22°C è pari a 344m/s.

 La velocità del suono diminuisce passando da un mezzo solido ad uno gassoso.

Quando la velocità di un qualsiasi oggetto supera la velocità del suono si dice che
questo stia viaggiando ad una velocità supersonica. Cosa significa esattamente?

Oggetti come i proiettili e gli aerei a reazione viaggiano spesso a velocità


supersoniche; quando una sorgente si muove con una velocità superiore a quella

37
del suono da essa generato, produce delle onde d’urto nell’aria che trasportano
una grande quantità di energia. La variazione della pressione dell’aria associata a
questo tipo di onde d’urto produce un suono molto forte e rumoroso chiamato “boom
sonico”. Questa energia è talmente forte che, per esempio, quella generata da un aereo
supersonico ha potenza sufficiente per frantumare il vetro e persino danneggiare gli
edifici.

38
Arte

Jackson Pollock: arte come movimento, energia e altre


forze interiori.

Nella metà del '900 negli Stati Uniti si sviluppa un nuovo movimento
chiamato Espressionismo Astratto il cui principale rappresentante è Jackson
Pollock. Jackson Pollock è il maggior esponente dell’Action Painting,che
potremmo tradurre come “pittura d’azione” ed è l'iniziatore di una nuova
tecnica, il cosiddetto dripping ( da to trip, far gocciolare). Queste nuove
tecniche le elabora partendo dalla tradizione degli indiani Navajo, con cui
era entrato in contatto da giovane, e dall'uso del colore puro messicano
Siqueiros, autore di murales. Con la tecnica del dripping, l'artista lascia
gocciolare il colore sulla tela a volte anche camminando su di essa; essa è
simile alle “pitture di sabbia” che i nativi americani creano, in uno stato di
trance, lasciando lentamente cadere, come in una clessidra, la polvere sul
terreno.

39
Nell'opera la tecnica del dripping porta a complesse stratificazioni di colore
che, con i loro grumi, creano un effetto tridimensionale.
L'inteto di pollock è, attraverso l'opera, ripetere il momento della creazione,
ciè trasformare i pensieri in azione esprimendosi in piena libertà.

40
religione

LA TERRA, LA NOSTRA CASA

LA TERRA PROTESTA E SOFFRE

Si parla molto, oggi di disastri ambientali, di inquinamento, di stravolgimento degli


equilibri della natura provocati da uno sfruttamento dissennato delle risorse naturali da
parte, soprattutto, dei paesi più ricchi e tecnologicamente più sviluppati. Gli scienziati
ci dicono che l'umanità deve porre un freno allo sfruttamento sistematico del pianeta e
pensare a come rigenerare le risorse, a come usare energie rinnovabili che possono
venire, per esempio, dal sole o dal vento.
Le stesse attenzioni sono state richiamate da papa Francesco, nell'enciclica “Laudato
si", del 2015, dove afferma che la terra protesta per il male che le provochiamo, a
causa dell'uso irresponsabile e dell'abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo
cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a
saccheggiarla. La violenza che c'è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta
anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell'acqua, nell'aria e negli
essere viventi. Per questo, fra i poveri più abbondanti e maltrattati,c'è la nostra
oppressa e devastata Terra, che “gemme e sofferte doglie del parto”.

DIFENDERE LA NATURA: UN DOVERE DI TUTTI

Soprattutto, però, l'uomo deve ricordarsi di essere egli stesso parte dalla natura e che
per vivere non può fare a meno di essa. La natura, insomma, è la casa nella quale
l'uomo vive, l'unico, almeno fino a ora, che egli a disposizione. La stessa parola
ecologica che si usa per indicare le strategie messe in atto per difendere la natura,

41
esprime questa verità.
Dunque, parlare della natura significa anche parlare dell'uomo, della sua vita e di ciò
che è bene per lui, perché, come dice il Papa, “noi stessi siamo Terra. Il nostro stesso
corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la
sua acqua ci vivifica e ristora”. Per questo, il discorso circa la salvaguardia della natura
riguarda da vicino tutte le religioni e rimanda a valutazioni di carattere morale.

L'UOMO, CUSTODE DEL CREATO

Per i cristiani, ogni considerazione riguardo alla natura parte da un dato che abbiamo
già ricordato: è un dono. La natura si identifica con il “ creato” e infatti la chiesa, più
che di “ecologia”, parla di “salvaguardia del creato”, ricercando il senso della presenza
dell'uomo in una “casa” che gli p stata donata.
Il racconto della creazione, nella Bibbia, è chiaro nel dire il senso del rapporto
dell'uomo con il mondo creato. Dio pose l'uomo nel giardino dell'Eden “perché lo
coltivasse e lo custodisse”, cioè ne usasse per ricavarne il necessario per vivere, senza
spadroneggiare sulla natura, ma facendosene custode.

42
costituzione e cittadinanza

LE CENTRALI NUCLEARI

Le quattro centrali nucleari italiane sono state chiuse per raggiunti limiti d'età, o a
seguito dei referendum del 1987. Il dibattito sull'eventuale reintroduzione dell'energia
nucleare che si era aperto fra il 2005 ed il 2008, si è chiuso con il referendum
abrogativo del 2011, con cui sono state abrogate alcune disposizioni concepite per
agevolare l'insediamento delle centrali nucleari. Il 1 gennaio 1970 iniziò la costruzione
della quarta centrale, quella di Caorso. Fino alla metà degli anni settanta la situazione
della generazione elettrica in Italia era piuttosto confusa, essendo indefinite le esigenze
produttive e quindi il parco centrali necessario.

Venne anche delineata una seconda centrale a Trino, la prima basata sull'allora
nascente "Progetto Unificato Nucleare", con due reattori nucleari ad acqua
pressurizzata PWR da 950 MW di potenza elettrica netta ciascuno.

Considerato che le tecnologie disponibili nelle prime fasi dello sfruttamento


dell'energia nucleare erano molteplici e che non si conoscevano ancora tutti i vantaggi
e le problematiche relativi a ciascuna, l'Italia si dotò di tre centrali di differenti
metodiche produttive che rappresentavano, per ciascuna di esse, dei modelli pressoché
prototipali e che dunque servirono anche a Regno Unito e USA per sperimentare
all'estero dei reattori capostipite delle rispettive filiere. L'energia prodotta da queste tre
centrali era comunque ridotta rispetto al fabbisogno nazionale, a cui contribuivano
mediamente per il 3-4%.

Venne anche delineata una seconda centrale a Trino, la prima basata sull'allora

43
nascente «Progetto Unificato Nucleare», con due reattori nucleari ad acqua
pressurizzata PWR da 950 MW di potenza elettrica netta ciascuno. I tre referendum
non vietavano in modo esplicito la costruzione di nuove centrali, né imponevano la
chiusura di quelle esistenti o in fase di realizzazione, ma si limitavano ad abrogare i
cosiddetti «oneri compensativi» spettanti agli enti locali sedi dei siti individuati per la
costruzione di nuovi impianti nucleari, nonché la norma che concedeva al CIPE la
facoltà di scelta dei siti stessi in presenza di un mancato accordo in tal senso con i
comuni interessati, e a impedire all'Enel di partecipare alla costruzione di centrali
elettronucleari all'estero. Tra il 1988 e il 1990 i Governi Goria, De Mita e Andreotti VI
posero termine all'esperienza elettronucleare italiana con l'abbandono del Progetto
Unificato Nucleare e la chiusura delle tre centrali ancora funzionanti di Latina, Trino e
Caorso.

Le due centrali di Latina e di Trino erano già praticamente a fine vita, essendo state
progettate per poter funzionare per 25-30 anni dall'accensione del reattore , e dunque
l'unica centrale che venne effettivamente chiusa con grande anticipo sul ciclo previsto
fu quella di Caorso. Lo sfruttamento dell'energia nucleare in Italia ha avuto luogo tra il
1963 e il 1990. La costruzione delle centrali negli anni sessanta La sicurezza degli
impianti nucleari divenne una preoccupazione crescente negli anni ottanta. La mancata
produzione di energia elettrica da fonte nucleare, che nel 1986 ebbe un picco pari al
4,5% del totale, ma che negli anni precedenti si attestava generalmente intorno al 3-
4%, fu compensata con l'aumento dell'utilizzo di combustibili fossili, in particolare
carbone e gas ma anche petrolio/olio combustibile, e con un ulteriore incremento delle
importazioni, passate complessivamente da 23 TWh del 1987 a 31 TWh del 1988, in
aggiunta a quello già necessario ogni anno a coprire il generale aumento dei consumi,
che nel 1987 era stato del 4,9% e nel 1988 del +5,1% .

Il referendum del 1987Dal 1999 tutti i siti di queste centrali sono di proprietà e gestiti
da SOGIN e, assieme agli altri complessi nucleari presenti sul territorio italiano, sono

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in fase di smantellamento e programmati per essere rilasciati all'ambiente senza alcun
vincolo radiologico entro il 2025 . Nel periodo di attività antecedente al 1987, le
centrali elettronucleari italiane hanno prodotto scorie radioattive che, ad ottobre 2011,
si trovano per il 98% negli impianti di ritrattamento di Areva a La Hague in Francia e
di BNFL a Sellafield nel Regno Unito . In precedenza, erano sistemate nelle piscine
delle centrali stesse o in quella dell'impianto EUREX di Saluggia. Eventuale impatto
sui prezzi dell'energia elettrica A parere di diversi analisti , il mancato utilizzo negli
ultimi vent'anni dell'energia nucleare a fini di elettro-generazione sarebbe stata la causa
principale del fatto che gli utenti italiani pagano attualmente uno dei prezzi del
chilowattora più elevati in Europa.

ha sottoscritto un accordo con Électricité de France per partecipare allo sviluppo del
nucleare di terza generazione avanzata, l'EPR , con un investimento preventivato di
375 milioni di euro per la costruzione di un nuovo reattore da 1650 MW di potenza
elettrica lorda nella centrale di Flamanville . In cambio ha ottenuto la possibilità di
mandare propri dipendenti a condurre dei tirocini in loco, acquisendo così le
competenze e le risorse umane necessarie per il ritorno al nucleare in Italia. Il 30
novembre 2007 inoltre è stato definito un ulteriore accordo tra le due aziende che
permetterà a quella italiana di avere il 3% del mercato energetico francese rilevando
quote per circa 2 miliardi di euro, tra cui il 12,5% in sei centrali elettronucleari di
prossima costruzione e il 40-49% in centrali a gas. « Questa situazione è aggravata
dalla significativa flessione nella domanda di energia elettrica e dall'incerta tempistica
per ulteriori investimenti nel nucleare in Francia.

Inoltre, il referendum del giugno 2011 in Italia, che ha impedito lo sviluppo


dell'energia nucleare nel Paese, ha ridotto la rilevanza strategica dell'intero accordo di
collaborazione con Edf». , ha fatto tornare in piena attività una sua controllata al
100%, l'Ansaldo Nucleare S. , che, con un'esperienza di 30 anni nel settore nucleare, il
31 ottobre 2007 ha concluso la costruzione, attraverso una joint venture con la società

45
canadese AECL, del secondo reattore della centrale rumena di Cernavodă ma che
comunque non aveva mai interrotto in passato le proprie collaborazioni in Armenia,
Ucraina , Cina e Francia e quelle con altri costruttori per fabbricare e sperimentare
componenti innovativi. A ottobre 2011 si è anche unita alla joint venture fondata
nell'agosto 2010 dalle società britanniche Nuvia e Cammell Laird per partecipare alla
progettazione e alla costruzione di componenti pesanti per i reattori AP1000 ed EPR
delle prossime centrali elettronucleari inglesi . Il 27 luglio 2010 è nato il Forum
Nucleare Italiano , associazione non a scopo di lucro volta a contribuire, promuovendo
il dialogo tra tutti gli attori coinvolti, alla ripresa del dibattito pubblico sullo sviluppo
dell'energia nucleare in Italia, il primo presidente è Chicco Testa.

Ne sono soci fondatori diciannove tra aziende, associazioni d'impresa, sindacati e


società di consulenza i cui campi di attività e ricerca riguardano lo sviluppo
dell'energia nucleare per uso pacifico mentre ne sono attualmente soci onorari cinque
università italiane . Il budget del Forum Nucleare Italiano per il secondo semestre 2010
è stato di sette milioni di euro e la sua prima campagna pubblicitaria è stata curata
dalla Hill & Knowlton. Il Forum Nucleare Italiano ha in seguito pubblicato una nuova
versione dello spot, in cui è stata modificata la scena finale. Ogni interesse italiano per
lo sviluppo di un proprio deterrente nucleare nazionale cessò del tutto nel 1975, con
l'adesione dell'Italia al Trattato di non proliferazione nucleare .

Attualmente l'Italia non produce né possiede armi nucleari ma partecipa al programma


di "condivisione nucleare" della NATO. Due di essi si trovano nel Centro ricerche
Casaccia dell'ENEA a Roma, un terzo si trova a Pavia e appartiene al Laboratorio
Energia Nucleare Applicata dell'Università degli studi di Pavia . Il loro riavvio a totale
regime è avvenuto in occasione dei 50 anni di attività dell'istituto e rappresenta un po'
il simbolo del ritorno all'elettro-generazione da fonte nucleare in Italia .

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EDUCAZIONE FISICA

IL METABOLISMO ENERGETICO

Il metabolismo energetico è uno dei meccanismi biologici essenziali per l’uomo.


Questo metabolismo permette al muscolo scheletrico di riuscire a ricavare l’energia
per muoversi e per svolgere qualsiasi attività fisica.

Esso essenzialmente si riconosce in due forme: l'attività aerobica, che ricava l'energia
mediante l'ossigeno (O2), e quella anaerobica, che fornisce energia senza l'immediata
necessità di ossigeno. Quest'ultima si suddivide a sua volta nei
sistemi anaerobico alattacido (o sistema dei fosfati o fosfageni o della fosfocreatina),
e anaerobico lattacido (o sistema anaerobico glicolitico).

LA MOLECOLA ESSENZIALE NEL METABOLISMO ENERGETICO: L’ATP

Tutte le forme di vita necessitano di energia per crescere, muoversi e mantenersi.


Migliaia di processi che richiedono energia si verificano continuamente all'interno
delle cellule per rispondere alle esigenze della vita. L'energia può assumere diverse
forme nei sistemi biologici, ma la molecola energetica più utile è nota come adenosina
trifosfato (ATP).

Le cellule non possono creare ATP dal nulla ma l’acquisiscono dagli alimenti dietetici
ingeriti e digeriti. Quando mangiamo viene ricavata una potenziale energia che risiede
all'interno delle cellule, nei legami chimici di composti organici (cioè
contenenti carbonio) come il glucosio (uno zucchero semplice o
un monosaccaride), glicogeno (uno zucchero complesso o un polisaccaride composto
di centinaia o migliaia di molecole di glucosio immagazzinato nel fegato, muscoli e
altri organi) e di acidi grassi (saturi o insaturi prodotti durante la degradazione
dei trigliceridi). Quando questi composti vengono impiegati nei processi energetici,

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alcuni dei legami atomici si rompono o vengono riordinati, con la conseguente
liberazione di energia dalla formazione dell'ATP. La molecola di ATP viene quindi
utilizzata per funzioni cellulari come il rifornimento di energia per la contrazione
muscolare, o per costruire altre molecole complesse (in combinazione con enzimi), o
per generare messaggi elettrochimici nei nervi, trasportare sostanze attraverso
le membrane cellulari e alimentare ogni attività nella cellula.

La fonte di energia per l'attività muscolare è la molecola di ATP. L'ATP è composta da


una molecola di uno zucchero chiamata adenosina, legata a tre gruppi fosfato. Quando
l'ATP viene scomposta in adenosina di-fosfato (ADP), e una molecola libera di fosfato
(P o Pi) e uno ione idrogeno (H+), viene liberata energia. Mentre l'ADP viene
prontamente riciclato nei mitocondri (organelli che producono energia nelle cellule) e
anche nel citoplasma, dove viene riconvertito nuovamente in ATP. Questa energia
viene impiegata per diverse funzioni corporee, tra cui l'attività muscolare. L'ATP è una
fonte di energia immediata per l'attività muscolare. Tuttavia, tutte e tre le fonti
energetiche forniscono ATP in modi differenti.

Quando la molecola di fosfato viene separata dall'ATP, viene sprigionata una grande
energia calorica interna (il motivo per cui l'ATP è chiamata molecola ad alta energia)
che soddisfa strettamente le esigenze di una specifica reazione biologica. I gruppi
fosfato periferici sulla molecola di ATP sono tenuti insieme con legami instabili, cioè
l'energia viene prontamente rilasciata quando l'ATP viene scisso della molecola di
fosfato (chiamata idrolisi perché l'acqua è la molecola di scissione che rimuove il Pi).
Durante questa reazione molecolare una parte dell'energia viene persa nell'ambiente
cellulare, la quale non riesce ad essere recuperata. L'ATP non rappresenta molto più di
una riserva di combustibile. Piuttosto è prodotta in una serie di reazioni e quasi
immediatamente consumata in un'altra serie di reazioni, un processo chiamato
accoppiamento.

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I QUATTRO PROCESSI ENERGETICI

La prima importante distinzione necessaria quando si distinguono i diversi processi


energetici è se l'ossigeno è essenziale per la sintesi di ATP. Alcune vie metaboliche,
chiamate vie aerobiche, richiedono ossigeno e non avvengono fintanto che l'ossigeno
non è presente in concentrazioni sufficienti. Altri processi non richiedono ossigeno per
essere avviati, e sono detti anaerobici. Il messaggio importante è che l'ossigeno può
svolgere un ruolo importante in alcune vie, ma ha poca influenza sulle altre. Può essere
utile creare una diversa specializzazione nelle cellule in modo che possano adattarsi
alle esigenze energetiche cellulari.

Sistema anaerobico alattacido

Il sistema anaerobico alattacido, detto anche sistema dei fosfageni o sistema ATP-CP,
è primariamente coinvolto in attività da uno a 10 secondi, impiegando l'ATP
immagazzinato e la fosfocreatina come substrati energetici. Questa via metabolica
interviene principalmente durante l'esercizio ad intensità massimale come lo sprint e
l'esercizio coi pesi a basse ripetizioni (powerlifting, weightlifting). Questa reazione
non richiede la presenza di ossigeno.

Sistema anaerobico lattacido

Il sistema anaerobico lattacido, detto anche glicolisi anaerobica, interviene


principalmente in attività con una durata da 15 secondi a oltre 60 secondi, impiegando
i carboidrati depositati nel muscolo (glicogeno muscolare) risultando nella produzione
di acido lattico e ioni idrogeno. L'accumulo di ioni idrogeno crea una sensazione di
bruciore, e può essere una causa dell'affaticamento durante l'esercizio. Il sistema
anaerobico lattacido predomina nelle attività fisiche vicine all'intensità massimale,

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come gli sprint da 400 metri, o l'esercizio coi pesi a medie ripetizioni (6-20). Anche
questo sistema non richiede la presenza di ossigeno.

Sistema aerobico glicolitico

Sebbene poco citato, il sistema aerobico glicolitico interviene durante prestazioni di


una durata massima di 20 minuti, risultando un intermedio tra il sistema anaerobico
lattacido e quello aerobico ossidativo. In questo caso il muscolo impiega
primariamente il glicogeno muscolare e il glucosio ematico per generare energia.
Questo produce piruvato come prodotto finale, il quale viene usato per produrre
ulteriore energia. Questo sistema energetico è usato primariamente durante attività
come la corsa da 2 miglia nell'atletica leggera.

Sistema aerobico lipolitico

Il sistema aerobico lipolitico interviene durante prestazioni di durata maggiore ai 20


minuti. In questo caso il corpo impiega acidi grassi per produrre energia. Questo è il
sistema energetico usato durante le attività aerobiche a bassa intensità. Il sistema
aerobico lipolitico è predominante nelle attività di lunga durata come la maratona
nell'atletica leggera. Nonostante una fonte energetica possa essere predominante in
risposta ad una determinata attività muscolare (ad esempio il sistema alattacido per
l'alzata massimale, o quello aerobico per la corsa o la maratona), in realtà tutte le tre
fonti energetiche provvedono a fornire l'ATP richiesta dal corpo in ogni momento.
Perciò, il sistema dei fosfati interviene anche quando il corpo è in stato di riposo,
mentre le fonti aerobiche intervengono anche durante l'alzata massimale. Anche in
stato di riposo viene prodotta da muscoli una piccola quantità di lattato, che viene poi
rilasciata nel sangue. Durante una maratona, anche se la maggior parte dell'energia
viene apportata dalle fonti ossidative, una piccola parte dell'energia richiesta proviene
dai sistemi anaerobici dei fosfati e del lattato. Sebbene tutti i tre sistemi forniscano

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energia per ricavare parte dell'ATP richiesto per qualsiasi attività, come cambiano la
durata o l'intensità dell'esercizio, cambia anche la predominanza tra uno dei tre sistemi.
Il sistema anaerobico alattacido dei fosfati fornisce gran parte dell'energia per attività
brevissime e molto intense, come l'alzata massimale (powerlifting), il getto del peso, o
lo sprint da 36 metri nell'atletica leggera. Il sistema anaerobico lattacido interviene in
predominanza in attività mediamente brevi e mediamente intense, come nell'esercizio
con sovraccarichi (Resistance training) da 20-25 ripetizioni, o in quello da 3 serie e 10
ripetizioni con 1 minuto di recupero (tipiche del bodybuilding e del fitness), oppure
nello sprint da 200 metri. Il sistema aerobico fornisce gran parte dell'ATP per serie con
sovraccarichi estremamente lunghe, o per prestazioni fisiche continue e di durata
(Aerobic endurance). Tuttavia, tutti questi meccanismi intervengono in contemporanea
producendo ciascuno una quantità variabile di energia. Non c'è un punto esatto in cui
una fonte energetica provvede a fornire la maggior parte dell'ATP per un'attività. Le
variazioni nella percentuale dei contributi da parte dei tre sistemi viene condizionata
dall'intensità a dalla durata dell'esercizio. Ad esempio, se un maratoneta durante un
percorso incontra una salita, come risultato dell'aumento dell'intensità dello sforzo
aumenta la componente anaerobica lattacida, il lattato si accumula nel corpo, e l'acido
lattico contribuisce maggiormente a fornire energia nell'attività. Il contributo dei tre
sistemi energetici nell'attività fisica è dinamico e varia con il variare della durata e
dell'intensità

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