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Le azioni sulle costruzioni

generalità e normative

Si definisce azione ogni causa o insieme di cause capace di indurre


stati di sollecitazione in una struttura. È compito del Progettista
individuare le azioni significative da considerare nel progetto e nella
verifica strutturale.

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PERMANENTE:
- Solaio (peso proprio ~ 250÷300 kg/m2)
- Intonaco dell’intradosso
- Pavimenti
- Tamponamenti interni
- Tegole e isolante
CARICO
TOTALE VARIABILE:
- presenza di persone e/o macchinari derivanti da
destinazioni d’uso
- ambientali (es. neve, vento, sisma,…)

ECCEZIONALE
SISMICO
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CARICHI PERMANENTI
• Il pavimento (fra 0.3 e 0.5 kN/m2);
• Massetto e allettamento (fra 19 e 21 kN/m3);
• Impermeabilizzazione (circa 0.3 kN/m2);
• Intonaco (circa 0.3 kN/m2);
• Isolamento termico (circa 0.05 kN/m2);
• tramezzature (circa 0.8-1.2 kN/m2).

La normativa italiana recita:


“I tramezzi e gli impianti leggeri di edifici residenziali possono assumersi come
carichi equivalenti distribuiti, quando i solai hanno adeguata capacità di
ripartizione trasversale.” In genere ogni solaio in c.a. ha una adeguata capacità di
ripartizione trasversale i tramezzi vengono considerati come carico ripartito.
Il valore medio di questo peso dipende dal tipo di tramezzature utilizzate e spesso
è compreso fra 0.8 e 1.2 kN/m2. Un’incidenza più precisa dei tramezzi sul solaio
può essere valutata quando è nota la loro esatta distribuzione in pianta calcolando
il peso totale delle tramezzature e poi dividendo per la superficie dell’impalcato.

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Elementi divisori interni

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CARICHI VARIABILI

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CARICO DI NEVE

Il carico di neve sulle coperture viene valutato in relazione al sito


costruttivo (condizioni locali di clima e di esposizione, variabilità delle
precipitazioni nevose) e in relazione al tipo della copertura.

Occorre quindi, da un lato, stabilire i valori del carico di neve al suolo,


dall'altro, determinare l'influenza della forma della copertura sull'effettivo
carico che andrà ad accumularsi su questa e a sollecitare poi la struttura.

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qsk

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Esempio:

Lombardia (Zona I), as< 200 m → qsk= 1.50 kN/mq (carico neve al suolo)

Copertura piana (µ= 0.8) →qs= µ qsk= 0.8*1.50*1*1 = 1.20 kN/mq.

Il sovraccarico dovuto alla neve non deve essere cumulato, sulle medesime
superfici con gli altri sovraccarichi variabili.
Di conseguenza, dato il sovraccarico variabile della copertura (praticabile o
meno), e dato il sovraccarico dovuto alla neve, tra i due si scelga quello più
gravoso:
Qk= max {Qvar; qs}

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AZIONI DEL VENTO

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Possibili effetti
indesiderati del vento su
elementi non portanti nelle
coperture.

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Per ct=1
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COEFFICIENTE DI FORMA

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Esempio:

Edificio sito in Milano alto 20m base 27mx12m

Pressione del vento p  qb  ce  c p  cd

Velocità di riferimento vb=vb0=25m/s

Pressione cinetica di riferimento


1 1
qb     v b2   1.25  25 2  390.625 N / m 2
2 2
Coefficiente di esposizione

c e  c e ( z )  k r2  c t ln( z / z 0 )  7  c t ln( z / z 0 )  per z  z m in


c e  c e (z m in ) per z<z m in
Coefficiente di topografia ct=1

Classe di rugosità A (Tab.3.3.III), zona I a più di 40km dalla costa,con a<500m.s.l.m.


V categoria (Fig.3.3.2) 41

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Da Tab.3.3.II risulta: Kr=0.23, Z0=0.7m, Zmin=12m

c e  c e ( z m in )  0.23 2  1  ln(12 / 0.7)  7  1  ln(12 / 0.7)  =1.48 per z<z m in

c e  c e ( z )  0.23 2  1  ln( z / 0.7)  7  1  ln( z / 0.7)  per z  z m in

c e  c e (20)  0.23 2  1  ln(20 / 0.7)  7  1  ln(20 / 0.7)  =1.84 per z  z m in

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Coefficiente di pressione (EC1)

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Vento parallelo al lato lungo
h/d=0.74

Cp=0.8

Cp=-0.43

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Coefficiente dinamico =1
p=574N/m2

p=462.5N/m2

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EFFETTO DELLA TEMPERATURA

TEMPERATURA E INSOLAMENTO, GELO E DISGELO, RITIRO E


VARIAZIONI IGROMETRICHE
Si tratta di azioni alle quali una costruzione risulta inevitabilmente sottoposta per il fatto
che essa vive in un ambiente la cui temperatura varia lungo l'arco delle stagioni ed altresì
dal giorno alla notte, o laddove i raggi del sole possono direttamente riscaldare le superfici
dei corpi oppure aversi all'opposto, per la bassa temperatura, fenomeni di gelo e poi di
disgelo. Inoltre, la natura stessa dei materiali costruttivi può generare variazioni di volume
(fenomeni di ritiro o di natura igrometrica).

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Se consideriamo allora una struttura fatta da uno di questi materiali, ad esempio la travata
da ponte in acciaio di luce L rappresentata in figura e supponiamo che essa sia vincolata a
terra in A e libera di scorrere orizzontalmente in B, sotto un aumento T di temperatura
essa si allungherà in B di L=T∙T∙L.
In concreto, per L=100 m e T=+25 °C, l'allungamento sarà (T=1,2∙10-5 per l'acciaio da
carpenteria):
L=T∙T∙L=1,2∙10-5∙25∙100=0,03 m=3 cm.
Nulla accade se tale spostamento è libero di avvenire, mentre se esso è impedito (in tutto o
in parte) si genera una reazione di contrasto che dà luogo a sollecitazioni di compressione
nella travata.

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Effetto delle variazioni termiche cicliche su pannelli di marmo
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Questo fenomeno delle deformazioni sotto insolamento, o più generalmente per variazioni
di temperatura, riguarda ovviamente tutte le costruzioni. Esaminando la deformazione
della facciata di un edificio sotto un aumento di temperatura T, si può osservare che il
massimo allungamento L si verifica in corrispondenza dell'ultimo piano, ma che sono le
"specchiature" (cioè i riquadri compresi fra i pilastri e le travi) o le aperture nei pannelli
prefabbricati del primo piano, posti all'estremità dell'edificio, quelli che subiscono la
massima deformazione angolare (distorsione ) ed hanno perciò il maggiore pericolo di
disorganizzazione (fessurazioni negli angoli delle aperture): è pertanto alla distorsione 
che va posto un limite, e non già all'allungamento L.

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Chiaramente, le parti in ombra e quelle interne praticamente non si dilatano, cosicché la
deformazione termica si può presentare come è segnato in figura a) con sensibili
deformazioni accentrate nella prima campata e con conseguenti sollecitazioni. Se gli
impalcati della prima campata fossero invece incernierati alle colonne (in modo da
consentire liberamente le rotazioni relative, figura b), sarebbe evitata ogni deformazione e
sforzo.

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Ancora più sensibili possono essere gli effetti prodotti dall'insolamento quando le
strutture portanti sono esterne al volume costruttivo (strutture a vista), il che si presenta
abbastanza frequente in taluni edifici (ad esempio, in alcune tipologie di grattacieli).

Basta pensare che con un'altezza H di 200 m una struttura a vista in acciaio sotto un
insolamento di T=60°C presenta un allungamento H=T∙H∙T 1,2∙10-
5∙200∙600,14 m=14 cm, a fronte delle strutture interne climatizzate che non si

allungano (perché poste ad una temperatura costante sui 20 °C), per intuire come
dovranno nascere sollecitazioni, e non da poco, secondo il modello rappresentato nella
figura precedente: gli impalcati, specie negli ultimi piani, dovrebbero "seguire" le
strutture esterne che sotto sole si alzano in sommità di 14 cm.

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Effetti del gelo e disgelo

Una breve parola per gli effetti del gelo e del disgelo, anch'essi dovuti al fatto che la
costruzione vive in un ambiente esterno dove possono avvenire questi fenomeni (si
pensi, ad esempio, ad un viadotto di alta montagna).
Per le strutture in cemento armato, il gelo e il disgelo hanno soprattutto come effetto
quello di insidiare la durata dell'opera, accelerando eventuali processi di degrado già in
atto o generandone nuovi. In particolare, la solidificazione dell'acqua racchiusa nei pori
del calcestruzzo indurito, con il conseguente aumento di volume del ghiaccio rispetto
all'acqua, genera pressioni e spinte interne che, in prossimità delle superfici, possono
disgregare il materiale producendo lesioni e anche distacchi di parti di calcestruzzo. Le
armature metalliche non risultano più debitamente protette e sono alla mercé
dell'ossidazione: gli ossidi di ferro che si producono, avendo un volume superiore a
quello del metallo base, a sua volta generano pressioni e spinte sul calcestruzzo
circostante, innescando così un fenomeno irreversibile di rapido degrado. Ovviamente,
ne consegue una vistosa perdita di resistenza della struttura che può giungere anche alla
soglia del collasso.

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AZIONE SISMICA

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C0MBINAZIONI DI CARICO

Una volta completata l’analisi dei carichi, bisogna caricare le strutture e, di


regola, individuare le condizioni per le quali si ottengono le sollecitazioni di
Taglio e Momento più gravose.
I carichi, infatti, come si è visto, si suddividono in PERMANENTI e
VARIABILI.
I permanenti, come dice stesso il nome, sono presenti sempre su tutta la struttura,
mentre i variabili possono essere presenti tutti insieme o soltanto in parte. Non è
detto, infatti, che la condizione di carico per la quale è presente tutto il carico
variabile sia quella che produce le sollecitazioni più elevate in tutte le sezioni.
La normativa italiana afferma che i valori caratteristici dei carichi variabili
devono essere cumulati in modo da ottenere sempre la condizione più
svantaggiosa.

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Esempio:
Trave continua su due campate uguali.

Alle condizioni 1 e 2 corrispondono i


valori più alti dei momenti positivi in
campata, mentre alla condizione 3
corrisponde il massimo momento negativo
sull’appoggio.
Quindi, per progettare correttamente questa
trave, bisogna necessariamente prendere in
considerazione tutte e tre le eventualità.

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Solaio a due campate con mensola (balcone): combinazioni di carico e


diagrammi dei momenti flettenti.

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Diagramma di inviluppo finale necessario al progetto delle armature a
flessione sarà quello che individua sezione per sezione la massima
sollecitazione possibile.

Un diagramma analogo può essere ottenuto per la sollecitazione di taglio.

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Esempio per un telaio

3.5 kN/m 3.5 kN/m


13.5 kN/m 13.5 kN/m

10.5 kN 10.5 kN 10.5 kN 10.5 kN 10.5 kN 10.5 kN


18.5 kN/m 18.5 kN/m
3.00

3.00

42 kN/m 42 kN/m

47.5 kN 10.5 kN 47.5 kN 47.5 kN 10.5 kN 47.5 kN


3.25

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5.00 6.00 5.00 6.00

3.5 kN/m Combinazioni di carico:


13.5 kN/m
10.5 kN 10.5 kN 10.5 kN
- Carico variabile a “scacchiera” per
3.00

18.5 kN/m
42 kN/m ottenere i massimi momenti in
47.5 kN 10.5 kN 47.5 kN campata o all’estremità delle travi.
- Carico variabile distribuito
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“ovunque” per ottenere la massima


azione normale sui pilastri centrali.
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NORMATIVA

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