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Batt 3466 Pavese_Chambers L’Indice dei Libri del Mese, n.

2, 2013, ANNO XXX

Iain Chambers
MEDITERRANEO BLUES
MUSICHE, MALINCONIA POSTCOLONIALE, PENSIERI MARITTIMI
trad. dall’inglese di Sara Marinelli,
pp. 103, € 10,
Bollati Boringhieri, Torino 2012

Suoni non allineati

I suoni ribattuti di un baglamas elettrificato irrompono nel palasport gremito, vengono missati con
quelli di una base ritmica, sono sommersi da urla e slogan prima di fondersi con la voce di Giannis
Aggelakas, uno dei cantautori di riferimento della contemporanea – e non soltanto giovanile –
resistenza alle politiche neoliberiste in Grecia. Nel loro doppio aspetto di fonte storica (in questo
caso in relazione alla tradizione del rebetiko) e di innovazione/sovversione (la “creolizzazione” con
altri suoni, il contesto di destinazione), questi suoni mediterranei rientrano certamente nella
cartografia sonora proposta da Iain Chambers in questo breve ma denso testo. Nel Mediterraneo vi
sono, infatti, voci e suoni che, trascurati e invisi alle cartografie ufficiali, forniscono qualcosa di più
di una semplice testimonianza storica o di un’espressione estetica: attraverso la loro capacità di
“sollevare questioni critiche oltre che di narrare”, afferma Chambers, propongono una forma di
conoscenza.
Si capisce fin da subito che lo scopo di Chambers, docente di Studi culturali e postcoloniali
all'Università Orientale di Napoli, antropologo e sociologo, non è soltanto descrittivo. Si tratta,
certamente, di delineare una mappatura capace di “catturare e scomporre” la molteplicità di
repertori presenti nelle regioni che si affacciano sul Mediterraneo (e non solo), ma queste
coordinate si formano all’interno di un paesaggio sonoro in continua mutazione. Non soltanto i
repertori musicali, ma i suoni stessi sono in grado di raccontare la realtà contraddittoria del
presente. Il riferimento al blues va letto, certamente, in questa direzione, nei suoi aspetti
ambivalenti, come repertorio di musiche che sono frutto e insieme espressione di tensioni e
comportamenti non sempre coerenti.
Un altro tema portante, come emerge dal titolo stesso, è quello della “malinconia postcoloniale” e,
quindi, del rapporto passato-presente, dichiaratamente affrontato secondo la prospettiva teorico-
critica di Benjamin. Dietro l’incapacità di aprirsi all’eterogeneità di suoni inusuali, atipici, c’è,
secondo Chambers, una condizione di nostalgia indissolubilmente legata alla formazione
dell’identità europea e alla sua “missione civilizzatrice”. Esiste, in questo senso, un “lutto culturale
e politico” ancora presente nel mondo occidentale che si riflette nell’incapacità, da parte dei sistemi
di potere consolidati, di rielaborare il passato e proporre nuovi orizzonti, anche sonori.
Di qui la riflessione sul mare nostrum. Il Mediterraneo è specchio delle contraddizioni attuali:
luogo di rappresentazione ed espressione di una pluralità di suoni che si intrecciano e superano i
confini linguistici e nazionali, ma al tempo stesso spazio coloniale e colonizzato, “mare monstrum”
per chi, di questi stessi confini, provenendo dal Sud del mondo e attraverso le sue acque, ne è
vittima. Anche qui, la riflessione di Chambers si fa radicale: “Come una nemesi, la presenza
inquisitiva del migrante che giunge dal mare annuncia processi planetari che da soli non siamo in
grado di gestire e definire”.

Errico Pavese, chitarrista, insegna chitarra classica in Istituti musicali ed è dottore di ricerca in
“Scienze della Musica”

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