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Università di Padova - Dipartimento Fisica e Astronomia

Corso: Sperimentazioni 2 - Canale M-Z.


Anno accademico: 2022-23.
Docenti: D. Bastieri (denis.bastieri@unipd.it)

Gruppo 14
Carlo Pertile - 2034605 - carlo.pertile@studenti.unipd.it
Federico Rossi - 2034792 - federico.rossi.10@studenti.unipd.it
Fabio Angelo Tremonti - 2042148 - fabioangelo.tremonti@studenti.unipd.it

Data consegna relazione: 06/12/2022

Stima della distanza focale e dei coefficienti....

1 Obiettivo dell’esperienza
Obiettivo iniziale di questa esperienza è ottenere una stima della distanza focale, f , di una
lente sottile. In particolare, si sono ottenute tre stime diverse del fuoco nelle prime tre
fasi dell’esperimento. A partire dalla misura ottenuta, nella quarta fase si vuole ottenere
una stima del coefficiente di aberrazione sferica della lente, mentre nella fase finale si
otterrà una stima del numero di Abbe da confrontare con il valore di riferimento.

2 Descrizione della messa in opera e della procedura di misura


2.1 Descrizione dell’apparato
L’apparato sperimentale utilizzato in questa esperienza è il banco ottico, costituito princi-
palmente da una guida con una riga millimetrata sulla quale possono essere posti diversi
elementi. I principali tra di essi sono il cavaliere portalanterna, sul quale è fissata la
lanterna in cui ha origine il fascio di luce, un cavaliere posizionatore che permette di
fissare precisamente la posizione dell’oggetto, un cavaliere portalente con micrometro, un
cavaliere portalente fisso e un cavaliere portaschermo con movimento micrometrico su
entrambi gli assi orizzontale e longitudinale; davanti alla lampada possono essere posi-
zionati dei filtri di colore blu, giallo e rosso per cambiare il colore del fascio di luce tra le
varie fasi dell’esperimento. La lente utilizzata per l’esperienza è la numero 10.

2.2 Modello matematico


Il modello matematico che caratterizza la prima parte dell’esperienza è l’equazione dei
costruttori di lenti:
1 1 1
+ = (2.1)
p q f

1
Dove p è la distanza tra l’oggetto e la lente, q la distanza tra immagine e lente e f è la
distanza focale.
Questa equazione è anche chiamata equazione delle lenti sottili, perchè la sua validità
è limitata ai casi in cui la distanza V V ′ tra i vertici sia trascurabile rispetto alle altre
distanze in gioco. Per questo motivo, durante l’analisi dei dati verranno spesso apportate
delle correzioni alle formule che permetteranno di eliminare gli effetti sistematici dovuti
alle differenze tra l’apparato utilizzato e la lente ideale.
Si nota che la 2.1 si può riscrivere come:
1 1 1
+ = da cui : P 2 − Lp + Lf = 0 (2.2)
p L−p f
Con L = p + q distanza tra oggetto e immagine. Le cui soluzioni sono:

L ± L2 − 4Lf
p± = (2.3)
2
In questa forma l’equazione dei costruttori di lenti verrà utilizzata per ottenere una
stima di f come spiegato nel successivo paragrafo. L’equazione 2.1 tiene conto anche
dell’approssimazione di Gauss che vale solo nel caso in cui l’angolo dei raggi con l’asse
ottico sia molto piccolo. La distanza focale risulta, quindi, dipendere dall’angolo di
incidenza dei raggi. Un fascio distante R dall’asse ottico e parallelo allo stesso convergerà
in una posizione, fuoco marginale, diversa rispetto a quella di un fascio parassiale. La
distanza tra il fuoco marginale e quello parassiale è l’aberrazione sferica longitudinale e
vale:
R2
l = cd (2.4)
f
Dove cd è il coefficiente di aberrazione sferica, di cui in questa esperienza si vuole dare
una stima a partire dall’equazione sopra riportata a partire da alcune misure di l. La
distanza focale di una lente dipende anche dalla lunghezza d’onda, e quindi dal colore,
dei raggi luminosi che la attraversano. La differenza tra la distanza focale prodotta dai
raggi di colore blu e quelli di colore rosso si chiama aberrazione cromatica longitudinale
e vale:
fd
A= (2.5)
V
Dove fd è la distanza focale misurata con la luce di colore giallo, mentre V è il numero
di Abbe, costante dipendente dal materiale e dalla struttura della lente. Di quest’ultimo
valore si vuole dare una stima nella quinta e ultima fase di questa esperienza, a partire
da alcune misure dell’aberrazione A, per poi confrontarla con il valore di riferimento
V ∗ = 64.1.

2.3 Descrizione dei metodi per la stima di f


Per la stima della distanza focale della lente sono stati seguiti 3 diversi metodi di misura:
• il primo, detto metodo dell’autocollimazione, sfrutta il fatto che dall’equazione dei
costruttori di lenti 2.1 si ottiene che quando p = f il fascio emergente è parallelo,
dunque l’obiettivo sarà individuare la posizione della lente che soddisfa quest’ultima
proprietà, tale posizione coinciderà con la distanza focale.

2
• il secondo, detto metodo dei punti coniugati, usa direttamente la formula dei co-
struttori di lenti, riscrivendola nel seguente modo come relazione lineare :
1 1 1
x+y = con x = ,y = (2.6)
f p q
Dunque, partendo da una serie di misure della coppia (p, q), risulterà che i valori di
( p1 , 1q ) saranno disposti lungo una retta cui intersezione con gli assi varrà f1 .
• il terzo, detto metodo di Bessel, permette di ottenere una stima di f posizionando
lo schermo a una distanza fissa dall’ oggetto. Infatti dalla 2.3 si nota che p+ e p−
sono le due posizioni della lente in cui l’immagine proiettata sullo schermo risulta a
fuoco, e si ha : q
p+ − p− = S con S = L2 − 4Lf (2.7)
Da cui si deriva l’equazione che permetterà di ottenere la stima desiderata di f :
L2 − S 2
f= (2.8)
4L
Le misure di input sono dunque le lunghezze di Dv e Dl nelle varie posizioni per il primo
metodo, le coppie di posizioni (Pl , Ps ) nel secondo e nel terzo il valore di L e i vari valori
di p+ e p− ,oltre al valore di P0 , assieme alle misure dell’aberrazione sferica, l, e di quella
cromatica, A. Le misure di output sono la distanza focale, il coefficiente di aberrazione
sferica e il numero di Abbe.

2.4 Messa in opera


Per poter effettuare l’esperimento è stata necessaria una preparazione dell’apparato di
misura che ci ha permesso di prendere confidenza con lo stesso e capirne il funzionamento.
Come prima cosa, utilizzando il cavaliere posizionatore, è stata fissata la posizione del-
l’oggetto che è rimasta invariata per tutta la durata dell’esperimento. Successivamente
sul cavaliere portalanterna è stata fissata la mascherina oggetto e le prime quattro fasi
dell’esperienza si sono svolte con il filtro giallo posizionato tra la lanterna e la mascherina
stessa.

2.5 Procedura di misurazione


2.5.1 Metodo dell’ autocollimazione
Si è prima svolta una ricerca approssimativa del punto in cui la lente produce un fascio di
luce parallelo, variando la posizione di quest’ultima sulla guida e osservando contempo-
raneamente se il fascio prodotto fosse convergente o divergente, per poi fissare il cavaliere
dove la dimensione del diametro sembrasse rimanere costante lungo la guida.
In seguito sono state prese 5 serie di misure di Dv , diametro da vicino, e Dl , diametro
da lontano, rispettivamente nelle posizioni Pvicino = 35 cm e Plontano = 100 cm, seguendo
il procedimento spiegato in seguito, incrementando tra ogni serie il valore µ letto sul
micrometro portalenti di 0.2 mm per valori da 1.6 mm a 2.4 mm.
Per ottenere le misure dei diametri si è mosso lo schermo ortogonalmente all’asse ottico
fino a quando una delle linee presenti su di esso non risultasse tangente alla circonferen-
za prodotta dai raggi luminosi. Dopo aver segnato tale posizione, lo schermo si è fatto

3
scorrere fino al punto in cui la stessa linea non risultasse tangente alla circonferenza nel
lato opposto. La differenza di queste due ultime misure corrisponde alla lunghezza del
diametro.
Dall’intersezione delle due rette che interpolano le serie di dati raccolte si otterrà infine
una stima della posizione del fuoco.

2.5.2 Metodo dei punti coniugati


Per ottenere le misure di p1 e 1q su cui poi eseguire il fit lineare sono state prese 20 serie di
misure di Pl e Ps . Si è cercato di prendere i dati in modo tale che risultassero pressochè
equidistanti tra di loro per ottenere un fit lineare migliore. In particolare la distanza tra
Pl e P0 è stata incrementata di volta in volta di 1/10 rispetto alla precedente. Per ogni
posizione Pl fissata è stata presa una misura di Ps muovendo lo schermo sulla guida fino
a quando l’immagine prodotta non fosse a fuoco. Tutte le misure effettuate in questa fase
dell’esperienza sono state prese utilizzando la guida millimetrata.

2.5.3 Metodo di Bessel


Dopo aver ottenuto una stima approssimativa della distanza focale utilizzando i dati dei
primi due metodi, considerando che le soluzioni della 2.2 valgono solo nel caso in cui
L > 4f , è stato fissato lo schermo in una posizione tale da garantire la validità della
precedente relazione. In seguito sono state prese 10 serie della coppia di misure (p+ , p− ),
spostando la lente lungo la guida fino a quando l’immagine sullo schermo non risultasse
a fuoco. In particolare la posizione p− è quella più vicina all’oggetto mentre p+ è il fuoco
più vicino allo schermo.

2.5.4 Aberrazione sferica


Prima di iniziare la quarta fase vicino alla lente è stato posizionato un diaframma con
due piccoli fori vicino al centro e altri due più lontani disposti ortogonalmente ai primi
che permette di ottenere due fasci parassiali e due marginali. I punti in cui i fasci di
luce parassiali e marginali si intersecano sono difficili da individuare con precisione poichè
L’angolo di intersezione col piano ottico è troppo piccolo per permettere di individuare una
posizione precisa in cui i due punti di proiezione dei raggi sullo schermo si sovrappongano.
Pertanto si è deciso di segnare le posizioni estremali del range in cui i due punti risultassero
sovrapposti e prendere come valore del fuoco dei raggi parassiali, fp , e di quelli marginali,
fm , la media dei valori estremali segnati, rispettivamente fp,i , fp,f e fm,i , fm,f . Per questa
fase dell’esperimento sono state prese, dunque, 10 serie di misure di fm,i , fm,f , fp,i e fp,i
utilizzando il minimetro.

2.5.5 Numero di Abbe


Per quest’ultima fase dell’esperienza sono state prese 10 serie delle misure del fuoco
prodotto dalla luce blu, ff , e dalla luce rossa , fc , cambiando di volta in volta il colore
del filtro. Per ottenere tali misure, è stato montato sul cavaliere portalenti un diaframma
con due fori vicini al centro della circonferenza che permetteva di ottenere due fasci di
luce parassiali che venivano proiettati sullo schermo dopo aver attraversato la lente. La
posizione del fuoco era quella in cui i due punti di proiezione dei due raggi risultavano

4
sovrapposti, ed è stata misurata con l’utilizzo del minimetro. Tale procedura è risultata
molto difficile poichè i punti di colore blu erano molto sbiaditi e l’osservatore difficilmente
riusciva ad individuarne accuratamente la posizione, dunque si prevede già una scarsa
precisione della misura.

3 Presentazione dei dati, analisi e presentazione dei risultati


3.1 Analisi delle misure singole dirette
In questa esperienza alcuni dei dati di input delle varie fasi sono stati presi secondo la
stessa procedura e verranno dunque trattati una sola volta per evitare ripetizioni.
In particolare, a tutte le misure prese utilizzando la guida millimetrata (P0 , Pl , Ps , p+ , p− )
si associa un’ incertezza di 0.5 [mm]. La posizione del cavaliere portalanterna, P0 , è stata
fissata all’inizio dell’ esperimento e quindi ha lo stesso valore in tutte le fasi dell’esperienza:

P0 = 200 ± 0.5 [mm]

Inoltre, per la lente n◦ 10 i valori dr, spessore interno, e V V ′ , distanza tra i vertici valgono

dr = (2.6 ± 0.1) [mm] V V ′ = (10.1 ± 0.1) [mm]

Restano da analizzare le incertezze associate alle misure effettuate utilizzando il mini-


metro e alla lunghezza dei diametri misurata come illustrato precedentemente. Per quanto
riguarda le prime si è ipotizzato che seguissero una distribuzione triangolare, dunque ad
esse è associata una incertezza secondo la formula:
R
Sµ = √ (3.1)
2 6
dove R = 0.01 [mm] è la risoluzione del minimetro. L’incertezza associata alle misure
singole ottenute con il minimetro è dunque:

Sµ = 0.002 [mm]

Il valore di µ0 è da considerarsi privo di incertezza.


Per quanto riguarda le incertezze sui diametri si è notato che utilizzando la sola propa-
gazione delle incertezze si otterrebbe una stima dell’errore molto piccola:

SD = 2Sµ = 0.003 [mm]

Tale stima risulta poco adeguata alla descrizione della presa dati poichè non tiene conto
della difficoltà nell’individuare la posizione esatta in cui la circonferenza fosse tangen-
te alla linea sullo schermo. Bisogna tenere in considerazione il fatto che il bordo della
circonferenza non fosse perfettamente delineato ma risultasse alquanto sbiadito e che lo
spessore della linea sullo schermo non fosse trascurabile nell’ordine dei centesimi di milli-
metro. Per ottenere una stima migliore dell’incertezza da associare ai diametri misurati
si sono dunque svolte alcune prove per definire un intervallo entro il quale agli occhi
dell’osservatore la circonferenza risultasse tangente alla linea sullo schermo. Dopo alcune
misurazioni si è stimato un valore di questo intervallo pari a 10 tacche del minimetro,
cioè 0.1 [mm]. Si è scelto di considerare questo valore al pari di una risoluzione del mi-
suratore, ipotesi considerata valida poichè si tratta di un intervallo in cui l’osservatore

5
non è in grado di notare significative differenze nella misura. Risulta quindi ragionevole
ipotizzare anche in questo caso una distribuzione triangolare delle misure, ottenendo così
una nuova stima dell’incertezza sui diametri che verrà utilizzata nell’analisi dei dati .

SD = 0.03 [mm]

Nelle seguenti sezioni verrà seguita singolarmente l’analisi dei dati di ognuna delle fasi
dell’esperimento.

3.2 Metodo dell’autocollimazione


3.2.1 Interpolazione lineare dei dati
Dopo aver posto i dati dei diametri, riportati anche nella tabella A.1, nel seguente grafico
si è osservata la verosimile disposizione lineare delle due serie di misure, Dv e Dl , in
funzione della posizione, e si è effettuata attraverso il metodo dei minimi quadrati la
regressione lineare dei dati, utilizzando le formule A.1 e A.8.

â = (12.3 ± 0.1) [mm] b̂ = (0.09 ± 0.05)

ĉ = (6.7 ± 0.1) [mm] dˆ = (3.15 ± 0.05)

Metodo dell’autocollimazione - Serie Dv e Dl


16
Dv
Dl
y=a+bx
y'=c+dx
15

14
Diametro [mm]

13

12

11

10
1.4 1.6 1.8 2 2.2 2.4 2.6
Posizione [mm]

Figura 3.1: Rappresentazione grafica dei diametri misurati in funzione della posizione µ. Le barre
di errore sono difficilmente visibili a causa della loro bassa entità. Sono rappresentate le
migliori rette di interpolazione dei dati.

Prima di procedere alla stima della posizione in cui le due rette si intersecano, si è
deciso, per verificare che effettivamente le rette trovate fornissero una descrizione adeguata

6
dei dati, di effettuare un test sulla bontà del fit lineare. In particolare, per entrambe le
serie di misure si è effettuato un test del χ2 utilizzando i parametri testè calcolati per
ˆ i . Il valore della variabile χ2 ,
calcolare i valori di riferimento: Dv∗i = â + b̂µi , Dl∗i = ĉ + dµ m
come da definizione, vale: !2
N
xi − x∗i
χm =
2
(3.2)
X

i=1 S xi
dove N è la numerosità del campione, ovvero 5, xi è Dvi o Dli a seconda del caso e
x∗i è Dv∗i o Dl∗i . Nella tabella a seguire sono riportati i valori dei Chi-quadri singoli χ2i
relativi ai singoli punti e il valore finale di Chi-quadro misurato χ2m .

Serie χ2i χ2m


Dv 0.02 0.004 0.1 0.004 0.04 0.18
Dl 2.8 2.8 0.1 1.0 1.8 8.4

Tabella 3.1: Valori di χ2i , χ2m elativi alle due serie di misure

Si nota che per un livello di significanza α = 0.025 il valore di riferimento della


variabile χ2 è χ20 = 9.348, quindi il test risulta superato con successo e si può dunque dire
che i dati sperimentali supportano l’ipotesi di distribuzione lineare. Il basso valore di χ2m
ottenuto dalla prima serie di dati, però, potrebbe anche essere dovuto a una sovrastima
delle incertezze, dunque si è deciso di calcolare il valore dell’errore a posteriori per questa
serie di misure seguendo la seguente formula:
v
1 X
u
ρ= (Dv,i − Dv,i
∗ 2
) = 0.007 [mm] (3.3)
u
t
N −k i
Per quanto detto precedentemente riguardo all’incertezza sui valori dei diametri risulta
che una tale stima dell’errore sia quasi sicuramente troppo piccola, quindi il test risul-
terebbe passato anche se l’incertezza sulla serie di Dv fosse di poco sovrastimata. Per
avere una successiva conferma della disposizione lineare dei dati si sono calcolati i due
coefficienti di correlazione di Pearson-Bravais relativi alle due serie di dati, secondo la
relazione:
(xi − x)(yi − y)
P
rxy = P i
q (3.4)
i (xi − x) i (yi − y)
2 2
P

Dove i valori di xi corrispondono alla posizione µi e quelli di yi corrispondono a Dv o


a Dl a seconda dei casi. I risultati sono riportati nella seguente tabella. Come si può
osservare, tutti i coefficienti sono molto vicini al valore ideale per una correlazione lineare
r = 1. Per valutare se questo sia dovuto a fluttuazioni statistiche, si è scelto di calcolare
l’incertezza su questi coefficienti tramite la 3.5, per poi effettuare un test t di Student a
una coda sull’ipotesi nulla "r = 0, i dati sono scorrelati".
1 − rxy
s
2
Srxy = (3.5)
N −2
Si sono quindi calcolati i valori della variabile t per ogni serie (3.6), ponendo come valore
vero r∗ = 0, e il numero di gradi di libertà del test, pari a k = N − 2 = 3 essendo che i
dati sono stati utilizzati due volte per la stima dell’incertezza su r.
r − r∗
ti = (3.6)
Sr

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In tabella si riportano i risultati:

Serie r ± Sr tm t0 (α = 0.005, 1 coda)


Dv 0.98 0.13 7.8 5.84
Dl 1.00 0.03 40 5.84

Tabella 3.2: Indici di correlazione campionaria r con relative incertezze; valori della variabile tm di
Student e t0 per un livello di significanza α = 0.005 in un test ad una coda.

Per un livello di significanza pari a α = 0.005 il valore di riferimento t0 è minore dei due
valori misurati della variabile t sopra calcolate. Pertanto l’ipotesi nulla è da rigettare e i
dati appaiono effettivamente correlati linearmente.

3.2.2 Prima stima di f


In questa prima fase dell’esperimento la stima della distanza focale della lente si ottiene
mettendo a sistema le due rette interpolanti trovate al paragrafo precedente con il fine di
ottenere l’ascissa del loro punto di intersezione. Essa infatti ci permetterà di calcolare la
posizione in cui il fascio di luce prodotto dalla lente è parallelo al piano, che corrisponde
al fuoco. In particolare, si ha che µ∗ è dato dalla seguente formula in cui compaiono i
coefficienti delle rette:
a−c
µ∗ = (3.7)
d−b
Per quanto riguarda l’incertezza su questo valore si è considerato innanzitutto che i due
parametri di interpolazione di una stessa retta sono necessariamente correlati tra loro, con
un fattore di covarianza che può non essere trascurabile nella formula per la propagazione
degli errori. Pertanto, si sono calcolati i valori delle due covarianze COV [a, b] e COV [c, d]
secondo la formula A.10 ricavata in Appendice. I risultati sono qui riportati:
COV [a, b] = COV [c, d] = −0.005
Successivamente si è scritta la formula della propagazione degli errori a partire dalla
relazione 3.7, ponendo ragionevolmente trascurabili soltanto le covarianze incrociate tra
i parametri di due rette diverse:
v
+ Sc2 Sb2 + Sd2 COV [a, b] + COV [c, d]
u 2
∗ t Sa
+ + 2 (3.8)
u
Sµ∗ ≈ µ
(a − c)2 (d − b)2 (a − c)(d − b)
La stima ottenuta del valore del micrometro in cui le due rette si incrociano è:
µ∗ = (1.83 ± 0.08) [mm]
Da cui si ottiene la stima della distanza focale attraverso la seguente formula che tiene
conto degli errori sistematici dovuti allo spessore della lente :
dr V V ′
f = Pl − P0 +
− + (µ0 − µ∗ ) (3.9)
2 6
La cui incertezza si calcola utilizzando la propagazione degli errori secondo questa rela-
zione : s
Sdr 2 SV2 V ′
Sf = SPl + SP0 +
2 2
+ + Sµ2∗ (3.10)
4 36

8
La stima finale della distanza focale ottenuta col metodo dell’autocollimazione è:
f1 = (52.5 ± 0.7) [mm]

3.3 Metodo dei punti coniugati


3.3.1 Interpolazione lineare
A partire dalle 20 coppie di dati (Pl , Ps ) riportate in Appendice nella tabella A.2 sono
stati calcolati i valori di p e q attraverso le formule :
dr V V ′ dr V V ′
p = Pl − P 0 + − q = Ps − P l − − (3.11)
2 6 2 6
Che tengono conto degli errori sistematici dovuti allo spessore della lente. Ad esse si
associano le incertezze :
s s
S2 SV V ′ 2 Sdr 2 SV V ′ 2
Sp = SP2 l + SP2 0 + dr + Sq = SP2 l + SP2 s + + (3.12)
4 36 4 36
Da cui risulta Sp = Sq = 0.7 [mm]. In seguito a partire da questi ultimi valori sono stati
calcolati i valori di x = p1 e y = 1q che interpolati permetteranno di ottenere la stima del
fuoco secondo la relazione 2.6. Le incertezze ad essi associate valgono:
Sp Sq
Sxi = Syi = (3.13)
p2i qi2
Questi ultimi valori, riportati con le rispettive incertezze nella tabella A.3, sono stati poi
riportati nel seguente grafico da cui si può già supporre la consistenza dell’ipotesi di una
distribuzione lineare.
1 1
Metodo dei punti coniugati - misure di p e q

0.018
coppie p -1 e q -1
y=a+bx
0.017

0.016

0.015

0.014
q -1 [mm-1]

0.013

0.012

0.011

0.01

0.009

0.008
0.001 0.002 0.003 0.004 0.005 0.006 0.007 0.008 0.009 0.01 0.011
p -1 [mm-1]

1 1
Figura 3.2: Rappresentazione grafica delle misure di p in funzione dei valori di q assieme alla retta
ottenuta con il fit lineare.

9
Anche in questo caso, per avere una prima verifica della sussistenza dell’ ipotesi di
linearità dei dati si effettua un test di Student a una coda sulla compatibilità del coeffi-
ciente di correlazione di Pearson-Bravais con il valore r∗ = 0 seguendo la stessa procedura
utilizzata nel caso del metodo dell’autocollimazione. In questo caso i gradi di libertà del
test sono k = 20 − 2 = 18 e utilizzando le formule 3.4 e successive si ottengono i valori:

r Sr |t| t0 (α = 0.05, 1coda)


-1.000 0.006 176 2.87

Tabella 3.3: Valori calcolati di r e Sr ; valore della variabile t di Student sperimentale e della variabile
di riferimento per il test t0

Per un livello di significanza α = 0.05 il test non è passato, in quanto il valore misurato
di t risulta di molto maggiore del valore di riferimento. Pertanto l’ipotesi che i dati
siano scorrelati linearmente è da rigettare e si può procedere con il calcolo dei parametri
dell’interpolazione. In questo caso le incertezze sulle varie y, sempre supposte di natura
gaussiana, sono diverse, quindi le formule utilizzate per l’interpolazione lineare dei dati
sono le A.3. I parametri della retta y = a + bx ottenuti valgono :

â = (1.906 ± 0.007) · 10−2 [mm] b̂ = (−1.02 ± 0.01)

Anche in questo caso per verificare l’aderenza dei dati al modello lineare si effettua un
test del χ2 seguendo la procedura utilizzata precedentemente e la formula 3.2. Il valore
ottenuto è χ2m = 3.3 che risulta minore del valore di riferimento per un livello di signifi-
canza α = 0.05, χ20 = 28.9 quindi il test risulta superato con successo.
Prima di procedere con il calcolo delle stime della distanza focale è necessario verificare
che i dati, oltre a essere disposti linearmente, siano distribuiti secondo quanto previsto dal-
l’equazione dei costruttori di lenti 2.1, e dunque verificare la compatibilità del coefficiente
angolare calcolato b̂ con −1. Per fare ciò si è calcolato il coefficiente di compatibilità

|b̂ + 1|
rb̂,−1 = = 1.9
Sb̂
La compatibilità tra le due stime risulta essere buona, dunque i dati sono coerenti col
modello della lente e si può procedere con il calcolo delle stime di f .

3.3.2 Seconda stima di f


A partire dalla relazione 2.6 si ottiene che le due intercette y0 = â e xo = − âb̂ forniscono
due stime del valore f1 . Con il metodo dei punti coniugati, dunque, si ottengono due
diverse stime della distanza focale, seguendo le relazioni:

1 b̂
f1,2 = f2,2 = − (3.14)
â â
Le incertezze su queste due stime si ottengono con la propagazione degli errori, conside-
rando anche la covarianza tra i parametri della retta nella seconda formula.
v
2
u 2 2
Sâ u S Sâ

Sf1,2 = 2 Sf2,2 = f t b̂ + + COV [a, b] (3.15)
â b̂ â â2 f2,2

10
Dove la covarianza è stata calcolata con la formula A.9 e vale COV [a, b] = −1 · 10−10 .
I valori delle due stime ottenute sono quindi :

f1,2 = (52.5 ± 0.2) [mm] f2,2 = (53.5 ± 0.6) [mm]

Si nota che le due stime di f ottenute con questo metodo non sono indipendenti, in
quanto si è utilizzato per entrambe il valore calcolato di â. Prima di poterne analizzare
la compatibilità e in caso calcolare il valore medio, dunque, è necessario calcolare la
covarianza tra i due termini. Per ottenere tale valore è stato seguito il procedimento
illustrato in Appendice nel paragrafo Covarianza tra le intercette di una retta ottenendo:

COV [f1,2 , f2,2 ] = 0.04

La compatibilità tra le due stime vale dunque :


|f1,2 − f2,2 |
rf1,2 ,f2,2 = q = 0.64 (3.16)
Sf22,2 + Sf21,2 + 2COV [f1,2 , f2,2 ]

Che equivale alla compatibilità della variabile τ = f1,2 −f2,2 con 0. Dopo aver notato l’ot-
tima compatibilità delle due stime si procede ottenendone la media ponderata seguendo
il procedimento illustrato nella sezione A.5 in Appendice dove a Z corrisponde il valore
di f2 , a X e Y le stime di f1,2 e f2,2 . Il valore ottenuto è :

f2 = (52.5 ± 0.2) [mm]

3.4 Metodo di Bessel


3.4.1 Analisi dei dati
La posizione Ps dello schermo è stata fissata all’inizio di questa terza fase della ricerca
del fuoco e vale Ps = 450 ± 0.5 [mm]. Da quest’ultima si ricava il valore di L, distanza
tra oggetto e immagine, sottraendole il valore di P0 e applicando la correzione per le lenti
spesse, che permette di cancellare alcuni effetti sistematici .
VV′
L = P s − P0 − (3.17)
3
Da cui si ricava, sempre attraverso la formula per la propagazione degli errori:
s
SV V ′ 2
SL = SP2 s + SP2 0 + = 0.7 [mm] (3.18)
9
Il valore ottenuto di L è dunque:

L = (246.6 ± 0.7) [mm]

Per ogni coppia di misure di p+ e p− , in seguito, si è calcolato un valore di S attraverso la


relazione 2.7. L’ incertezza associata ad ognuna delle singole misure di S vale anch’essa
0.7 [mm] in quanto S è differenza tra due misure ottenute con la guida millimetrata. Le
misure raccolte di p+ e p− , assieme ai valori calcolati di S, sono riportate nella tabella
A.4.
Data la scarsa numerosità del campione non è stato possibile valutare graficamente se

11
l’andamento delle misure di S seguisse effettivamente una distribuzione gaussiana perchè
l’istogramma dei dati, figura A.1 in appendice, non presentava evidenti simmetrie. Tut-
tavia, non essendoci motivi particolari per dubitare di una tale ipotesi e avendo osservato
anche i campioni di dati raccolti da alcuni altri gruppi di laboratorio si è ritenuto lecito
considerare gaussiano l’andamento di S. La miglior stima di S è data dunque dalla media,
a cui si associa un’incertezza data dalla deviazione standard della media.

S = (86.2 ± 0.3) [mm]

3.4.2 Terza stima di f


A partire dal valore appena ottenuto, utilizzando la relazione:
L2 − S 2
f= (3.19)
4L
si è potuta ottenere una terza stima della distanza focale della lente, con rispettiva
incertezza: v
!2
u 1 1 f3
u !
f3
S f3 = t
− SL +
2
− SS2 (3.20)
2 L 4 L
La stima di f ottenuta con questo metodo vale :

f3 = (54.1 ± 0.3) [mm]

3.5 Stima del coefficiente di aberrazione sferica


Il coefficiente di aberrazione sferica si calcola utilizzando la relazione 2.4 a partire dalla
distanza l tra fuoco parassiale e fuoco marginale. Come descritto alla sezione 2.5.4 queste
ultimi due valori sono dati da:
fp,i + fp,f fm,i + fm,f
fp = fm = (3.21)
2 2
da cui:
1
l = fp − fm = (fp,i + fp,f − fm,i − fm,f ) (3.22)
2
Considerato che le misure di input sono ottenute tutte utilizzando il micrometro, e dunque
vale Sfp,i = Sfp,i = Sfp,f = Sfm,i = Sfm,f = 0.002 [mm], si ottiene la formula per
l’incertezza sulle singole misure di l:

Sl = Sfp,i = 0.002 [mm] (3.23)

Si sono dunque calcolati i 10 valori di l a partire dai dati, riportati in Appendice nella
tabella A.5. Prima di calcolare il valore medio di l da cui si otterrà la stima del coeffi-
ciente di aberrazione sferica si è deciso di verificare l’ipotesi secondo la quale le misure
seguono una distribuzione gaussiana.

12
Coefficiente di aberrazione sferica - valori di l
6

4
Conteggi #

0
5.4 5.5 5.6 5.7 5.8 5.9 6 6.1 6.2
Aberrazione sferica longitudinale [mm]

Figura 3.3: Istogramma con le frequenze assolute dei valori misurati di l. Si rappresenta anche il valore
medio, che cade nel bin centrale, corrispondente alla moda dei dati.

Come si può osservare le misure sono distribuite attorno al bin centrale in modo sim-
metrico, dunque risulta plausibile da queste considerazioni qualitative una distribuzione
gaussiana per i valori calcolati di l. Si ottiene quindi la stima l∗ facendo la media dei vari
li calcolati e associandole la deviazione standard della media come incertezza.
l∗ = (5.79 ± 0.05) [mm]
Il valore della stima di cd sarà dunque dato da:
v
!2
u Sl ∗ 2 2SR
2
l∗ f
u
Sf

cd = 2 Scd = cd t
+ + (3.24)
R l∗ f R
Dove la formula per l’incertezza si è calcolata con la propagazione degli errori. Il valore
di R, distanza del fascio parallelo marginale dall’asse ottico, equivale alla distanza dei
fori esterni dal centro del diaframma e vale R = 14 ± 0.5 [mm]. Il calcolo della stima
del coefficiente di aberrazione viene dunque rimandato alla sezione 4.2 perchè prima di
poterlo effettuare bisognerà ottenere un’unica stima di f da inserire nella formula 3.24.

3.6 Stima del numero di Abbe


Per ognuna delle 10 coppie misurate di ff e fc , fuoco prodotto dal fascio di luce blu e dal
fascio di luce rossa, si è calcolata una stima dell’aberrazione cromatica:
Ai = ff,i − fc,i (3.25)
Tutti i valori misurati di ff e fc , assieme ai valori calcolati di A sono riportati nella
tabella A.6 mentre gli ultimi sono riportati anche nel seguente istogramma.

13
Numero di Abbe - valori misurati di A
4

3.5

2.5
Conteggi #

1.5

0.5

0
0.65 0.7 0.75 0.8 0.85 0.9 0.95 1 1.05 1.1
Aberrazione cromatica longitudinale [mm]

Figura 3.4: Istogramma con le frequenze assolute dei valori misurati di A. Si rappresenta anche il
valore medio, che cade nel bin centrale, corrispondente alla moda dei dati.

In questo caso risulta meno evidente la simmetria dei dati rispetto al bin centrale,
questo può essere giustificato dalla bassa numerosità degli stessi e anche dalla bassa
precisione con cui sono state prese le misure. La presenza di eventuali errori sistematici
nella procedura di misurazione verrà trattata in seguito nella sezione 3.6, ma non essendoci
validi motivi per non considerare valida l’ipotesi di una distribuione gaussiana dei dati
si procederà calcolandone la media, a cui si associa la deviazione standard della media
come incertezza.
A = (0.90 ± 0.03) [mm]
Da quest’ultimo valore, attraverso la seguente relazione si ottiene una stima del numero
di Abbe. v
u Sf 2  S 2
u !
f
V = SV = V t
+ A
(3.26)
A f A
Anche in questo caso il valore di V ottenuto da questa esperienza verrà calcolato nei
prossimi paragrafi, dopo aver determinato una stima unica della distanza focale.

4 Discussione dei risultati sperimentali e conclusioni


4.1 Confronto tra le stime di f
Primo obiettivo di questa esperienza di laboratorio era trovare una stima della distanza
focale di una lente, in questo caso più precisamente la lente numero 10. Attraverso i tre
metodi descritti sono stati ottenuti tre diversi valori di f , riportati qui in tabella

14
Misura Distanza [mm]
f1 52.5 ± 0.7
f2 52.5 ± 0.2
f3 54.1 ± 0.3

Tabella 4.1: Valori misurati della distanza focale

Per valutare la bontà delle stime ottenute si è innanzitutto calcolato l’indice di com-
patibilità r per ogni coppia di misure, per capire se le misure fossero effettivamente
confrontabili. A tale scopo si è utilizzata la relazione :
|fi − fj |
rfi ,fj = q (4.1)
Sf2i + Sf2j
I risultati ottenuti sono riportati nella tabella sottostante:
Misura f2 f3
f1 0.015 2.1
f2 4.5

Tabella 4.2: Indici di compatibilità r tra le stime ottenute per f

Si nota che mentre la compatibilità tra prime due stime della distanza focale risulta
ottima, la compatibilità tra f1 e f3 è discreta e le ultime due stime ottenute del fuoco
sono incompatibili. Il motivo di tale incompatibilità è riconducibile al fatto che le misure
prese in questa fase sono troppo poche per poterne ottenere una stima significativa della
distanza tra p+ e p− . In particolare si escludono possibili errori sistematici sulla posizione
dei punti p+ e p− poichè traslando entrambi i punti il valore di S non cambia. Ipotizzando,
invece, la presenza di un errore sistematico che agisca in modo diverso tra le serie di misure
di p+ e quelle di p− si è notato che aumentando tutte le misure ottenute di S di uno stesso
fattore δp il valore ottenuto di f non risulterebbe comunque compatibile con gli altri due
fuochi ottenuti a meno di traslazioni di 4 mm o più, che risultano poco verosimili come
errori sistematici. Inoltre nessuno dei 10 dati raccolti risulta significativamente distante
dalla media. A partire da queste ultime considerazioni risulta ragionevole concludere che
il campione di dati di S ottenuto non sia significativo, ma anzi sia affetto da fluttuazioni
casuali che hanno determinato l’inaccuratezza della stima del fuoco ottenuta.
La stima finale della distanza focale ottenuta in questa esperienza risulta dunque essere
la media di f1 e f2 pesata con le rispettive incertezze seguendo la formula:
f1
Sf2
+ f2
Sf2
v
u 1
f= 1 2
Sf = (4.2)
u
1
+ 1
+
t 1 1
Sf2 Sf2 Sf2 Sf2
1 2 1 2

Il risultato ottenuto è
f = (52.5 ± 2) [mm]

4.2 Calcolo della stima di cd


A partire dal valore finale ottenuto di f si è calcolata la stima del coefficiente di aberra-
zione sferica cd utilizzando la relazione 3.24, trovando:
cd = (1.55 ± 0.11)

15
In questo caso non ci sono valori di riferimento con cui confrontare la misura ottenuta, in
modo da poterne stimare l’affidabilità, dunque si presenta questo dato come risultato della
quarta fase della relazione. Si nota tuttavia che l’istogramma 3.3 è quasi perfettamente
simmetrico, non sono presenti dati anomali e durante la procedura di misurazione non
si sono presentate grandi difficoltà, quindi si può supporre che la stima ottenuta sia
affidabile, a meno di errori nella stima della distanza focale.

4.3 Calcolo della stima di V


Utilizzando la relazione 3.26 si è calcolata anche la stima del coefficiente di aberrazione
cromatica :
V = (59 ± 2)
In questo caso il valore ottenuto si può confrontare con il valore di riferimento conosciuto
V ∗ = 64.1 . Il coefficiente di compatibilità vale:
|V − V ∗ |
r= = 2.8 (4.3)
SV
La compatibilità è discreta: un probabile motivo per cui non è stato possibile ottenere
una stima migliore di V è l’imperfezione dei filtri colorati. In particolare il filtro blu
risultava molto offuscato e per questo motivo produceva un fascio di luce molto flebile
e difficilmente visibile. Tale difficoltà rende insensato anche il tentativo di stimare un
errore sistematico sulle misure poichè la mancanza di precisione e di accuratezza, unita
alla bassa numerosità dei dati, è tale da giustificare il risultato ottenuto con l’esperimento.

4.4 Conclusione e proposte per le misurazioni future


Sulla base dell’analisi dei dati e dei risultati ottenuti, si vogliono infine considerare alcune
proposte per un più approfondito studio dei fenomeni esaminati in quest’esperienza. Per
quanto riguarda la ricerca della stima della distanza focale, è risultato che la mancanza
di precisione nella misurazione dei diametri abbia provocato una mancanza di precisione
anche nel risultato ottenuto per la prima stima di f , che si ritiene in ogni caso accurata. Il
secondo metodo utilizzato si è rivelato, invece, il più preciso tra i 3 probabilmente grazie
alla maggiore quantità misurati e alla semplicità di esecuzione. Il metodo di Bessel,
che teoricamente sarebbe dovuto essere il più preciso e accurato, avrebbe probabilmente
dato un risultato migliore se fossero stati presi 20 o 30 dati, che avrebbero rappresentato
un campione più significativo. Per quanto riguarda la stima del numero di Abbe, che
per procedura di misura e analisi si presentava molto semplice, l’unico ostacolo è stata la
scarsa visibilità dei punti colorati sullo schermo, che ha costretto l’osservatore a procedere
intuendo la posizione del fuoco con scarsissima precisione.

16
A Appendice
A.1 Calcolo dei parametri per il fit lineare
CASO 1: incertezze sulle xi trascurabili e incertezze sulle yi tutte uguali tra loro.
!2
∆=N x2i
X X
− xi
i i
1 X 2X
" #
â = (A.1)
X X
xi yi − xi xi y i
∆ i i i i
1
" #
b̂ =
X X X
N xi yi − xi yi
∆ i i
v s
1 X 1
u
S∠= Sb̂ = (A.2)
u
yi N
∆ i ∆
t

CASO 2: incertezze sulle xi trascurabili e incertezze sulle yi diverse tra loro.


!2
1 X x2i X xi
∆=
X
2 2
− 2
i Syi i Syi i Syi
1 X x2i X yi
" #
X xi X xi y i
â = − (A.3)
∆ i Sy2c i Sy2i 2 2
i Sya i Syo
1 X 1 X xi y i X xi X y i
" #
b̂ = −
∆ i Sy2b i Sy2e 2
i Syl Sy2o
v v
1 X yi 1 X 1
u u
Sâ = Sb̂ = (A.4)
u u
∆ i Sy2i ∆ i Sy2i
t t

A.2 Calcolo covarianza tra parametri di una stessa retta


E’ possibile scomporre i coefficienti a e b calcolati per mezzo delle formule A.3 come
combinazioni lineari delle variabili aleatorie yi ovvero trovare N numeri ai e bi in modo
che i ai yi = a e i bi yi = b. Si ricava a partire dalle A.3 che i valori ai e bi sono dati
P P

dalle seguenti formule:


1 1 X x2i
" #
X xi
ai = · 2 − x i (A.5)
∆ Syi i Sy2i 2
i Syi
1 1 X 1
" #
X xi
bi = · 2 xi −
∆ Syi 2
i Syi
2
i Syi

dove ∆ è lo stesso definito in A.3. Quindi si ottiene che


" #
COV [a, b] = COV bi y i = bj COV [yi , yj ] (A.6)
X X X X
ai yi , ai
i i i j

dove si ha che
COV [yi , yj ] = 0 se i ̸= j (A.7)

17
poiché le singole misure si suppongono totalmente indipendenti tra loro, mentre
1 1
COV [yi , yi ] = (VAR [yi + yi ] − 2VAR [yi ]) = VAR [2yi ] − VAR [yi ] = VAR [yi ] (A.8)
2 2
Dunque la covarianza tra i due parametri a e b vale

COV [a, b] = ai bi VAR [yi ] = ai bi Sy2i (A.9)


X X

i i

Nel caso particolare in cui le incertezze sulle y siano tutte uguali, e dunque le formule
utilizzate per il calcolo dei parametri siano le A.1 seguendo lo stesso procedimento si
ottiene: P
Sy i xi
COV [a, b] = − (A.10)

A.3 Media e Std.Dev


1 XN
S= Sj (A.11)
N j=1
v
1 X
u
u N
SSi = (Si − S)2 (A.12)
u
N − 1 j=1
t

SS
SS = √ i (A.13)
N

A.4 Covarianza tra le intercette di una retta


Vale:
VAR [f1 + f2 ] = VAR [f1 ] + VAR [f2 ] + 2COV [f1 , f2 ] (A.14)
da cui:
1
COV [f1 , f2 ] = (VAR [f1 + f2 ] − VAR [f1 ] − VAR [f2 ]) (A.15)
2
Inoltre con la propagazione delle incertezze si ottiene:
!2
1 b−1 1 b−1
   2
VAR [f1 + f2 ] = VAR (1 − b) = VAR [a] + VAR [b] − 2 COV [a, b]
a a2 a a3
(A.16)
Unendo dunque la A.15 con la A.16 si ottiene il valore di COV [f1 , f2 ].

A.5 Media pesata di stimatori non indipendenti


Presi X e Y , due stimatori di x generalmente non indipendenti , si può assumere :

X ∼ N (x, σ 2 ), Y ∼ N (x, τ 2 )

Considerando la combinazione lineare :

Z = kX + (1 − k)Y (A.17)

18
si vuole stimare il valore di k per il quale la varianza di Z risulta minimizzata.
L’equazione da minimizzare è la seguente:

VAR [Z] = k 2 VAR [X] + (1 − k)2 VAR [Y ] + 2k(1 − k)COV [X, Y ] (A.18)

Si ottiene:
VAR [Y ] − COV [X, Y ]
k̂ = (A.19)
VAR [X] + VAR [Y ] − 2COV [X, Y ]
La miglior stima di Z sarà data dalle equazioni A.17 e A.18 con il valore di k̂ inserito
al posto della variabile k ed

A.6 Grafici aggiuntivi

Metodo di Bessel - valori misurati di S

4
Conteggi #

0
84 85 86 87 88
Differenza S tra P+ e P- [mm]

Figura A.1: Istogramma con le frequenze assolute dei valori di S. Si rappresenta anche il valore medio,
che cade nel bin centrale, corrispondente alla moda dei dati.

A.7 Tabelle di dati

µ [mm] Dv [mm] Dl [mm]


1.600 12.40 11.67
1.800 12.42 12.40
2.000 12.47 12.99
2.200 12.48 13.64
2.400 12.49 14.20

Tabella A.1: Misure di Dv e Dl nelle rispettive posizioni µ .

19
Pl [mm] Ps [mm] Pl [mm] Ps [mm]
300.0 416.0 459.0 528.0
310.0 416.0 485.0 553.0
321.0 418.0 514.0 580.0
333.0 424.0 545.0 610.0
345.0 431.0 580.0 644.0
361.0 443.0 617.0 680.0
377.0 455.0 660.0 722.0
395.0 470.0 705.0 767.0
414.0 487.0 756.0 817.0
436.0 507.0 812.0 873.0

Tabella A.2: Misure di Pl e Ps .

x [m−1 ] y [m−1 ] sx [m−1 ] sy [m−1 ]


10.04 8.85 0.07 0.06
9.12 9.71 0.06 0.07
8.29 10.64 0.05 0.08
7.54 11.36 0.04 0.09
6.91 12.05 0.03 0.10
6.23 12.66 0.03 0.11
5.66 13.33 0.02 0.13
5.14 13.89 0.02 0.14
4.68 14.28 0.02 0.14
4.244 14.7 0.013 0.2
3.867 15.1 0.011 0.2
3.513 15.4 0.009 0.2
3.189 15.9 0.007 0.2
2.902 16.1 0.006 0.2
2.634 16.4 0.005 0.2
2.400 16.7 0.004 0.2
2.176 16.9 0.003 0.2
1.982 16.9 0.003 0.2
1.800 17.2 0.002 0.2
1.635 17.2 0.002 0.2

Tabella A.3: Misure di x = p1 , y = 1


q con rispettive incertezze.

20
P− [mm] P+ [mm] S [mm]
283.0 370.0 87.0
285.5 369.5 84.0
285.5 370.5 85.0
284.0 371.5 87.5
284.5 370.5 86.0
284.0 371.0 87.0
283.5 370.0 86.5
283.5 370.0 86.5
285.0 371.0 86.0
284.0 369.5 85.5

Tabella A.4: Misure ottenute di P− , P+ e S.

fm,i [mm] fm,f [mm] fp,i [mm] fp,f [mm] l [mm]


6.330 6.870 10.680 13.460 5.470
6.350 6.760 10.830 13.980 5.850
6.320 6.750 11.090 13.510 5.765
6.440 6.670 11.190 13.700 5.890
6.390 6.800 10.910 13.660 5.690
6.390 6.760 10.910 13.900 5.830
6.380 6.840 11.110 13.610 5.750
6.410 6.650 10.970 13.990 5.950
6.490 6.730 11.070 13.610 5.730
6.450 6.710 11.250 13.910 6.000

Tabella A.5: Misure di fm,i , fm,f , fp,i , fp,f e l.

f f [mm] f c [mm] A [mm]


8.850 9.640 0.790
8.770 9.680 0.910
8.680 9.720 1.040
8.710 9.430 0.720
8.650 9.500 0.850
8.760 9.690 0.930
8.600 9.620 1.020
8.740 9.620 0.880
8.890 9.840 0.950
8.750 9.630 0.880

Tabella A.6: Misure di f f , f c e A .

21

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