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SOTĀPANNA * 218).

L’entrata nella corrente non è limitata a una


particolare casta o genere, poiché le donne sono
Bhikkhu Anālayo in grado tanto quanto gli uomini di progredire in
questo o in qualsiasi degli altri tre livelli di risveglio
Il termine sotāpanna si riferisce a chi ha raggiunto (ANIV 276). Non solo gli esseri umani possono en-
il primo dei quattro stadi di risveglio riconosciuti dal trare nella corrente, ma anche gli dèi (AN III 333).
buddhismo antico. Un/una sotāpanna è perciò ‘chi
Un caso esemplare è quello di Sakka, re degli dèi,
è entrato/a nella corrente’, nel senso di essere en-
trato/a in modo irreversibile nella ‘corrente’ che alla che si recò in visita al Buddha per porgli alcune do-
fine lo/a porterà alla piena liberazione. mande e mentre ascoltava le risposte del Buddha
raggiunse l’entrata nella corrente (DN II 284).
La corrente in cui il sotāpanna è entrato è il nobile
Similmente, nei numerosi esempi di entrata nella
ottuplice sentiero (SN V 347), una descrizione suc-
corrente contenuti nei discorsi, l’ingresso nella
cinta della concezione buddhista di quanto è ne-
corrente avviene durante una visita al Buddha. Il
cessario per progredire verso la liberazione, vale a
processo comincia con il Buddha che tiene un
dire, retta visione, retta intenzione, retta parola,
discorso graduale sull’importanza della moralità e
retta azione, retti mezzi di sostentamento, retto
della generosità e sulla necessità di rinunciare alla
sforzo, retta presenza mentale e retta concentra-
sensualità. Quando, durante l’ascolto di queste
zione. Il nobile ottuplice sentiero costituisce una
istruzioni graduali, la mente dell’ascoltatore rag-
corrente nel senso che conduce verso il Nirvāṇa,
giunge uno stato privo di impedimenti, il Buddha
così come il Gange porta verso il mare ( SN V 38).
espone le quattro nobili verità, un insegnamento
che inizia con il riconoscimento della portata di
Il tempo necessario affinché questa corrente con-
dukkha (prima verità), un termine il cui significato
duca al livello più elevato è al massimo di sette
spazia dall’insoddisfazione appena percepibile alla
vite, nessuna delle quali avverrà in una sfera infe-
sofferenza assoluta come caratteristica intrinseca
riore di rinascita. Non tutti i sotāpanna hanno bi-
alla natura umana. Lo stesso insegnamento prose-
sogno di sette vite per raggiungere l’obiettivo fi-
gue descrivendo il sorgere di dukkha (seconda ve-
nale; difatti coloro che entrano nella corrente pos-
rità), la sua cessazione (terza verità), e il cammino
sono essere divisi in tre categorie principali (AN IV
che porta alla sua cessazione (quarta verità). Dopo
381) in base alla quantità di tempo necessaria
aver ricevuto l’insegnamento delle quattro nobili
prima di raggiungere il punto d’arrivo della com-
verità sorge nella mente di chi lo ascolta l’‘occhio
pleta liberazione dal ciclo della rinascita: chi neces-
del Dharma’, dhammacakkhu con il discernimento
sita di fino a sette vite nel regno umano o celeste,
che qualunque cosa sia di natura tale da sorgere è
sattakkhattuparama; chi rinasce due o tre volte
anche di natura tale da cessare.
tra gli esseri umani, kolankola; e chi rinasce solo
una volta come essere umano, ekabījī. Queste dif-
Con il sorgere dell’‘occhio del Dharma’, che coinci-
ferenze riflettono la circostanza per cui una per-
derebbe con la prima esperienza diretta del Nir-
sona che è entrata nella corrente potrebbe co-
vāṇa, il nobile discepolo ha visto, raggiunto, com-
munque trascurare il ritirarsi regolarmente in soli-
preso e penetrato il Dharma. Essendo in questo
tudine per dedicarsi alla pratica meditativa e per-
modo andato oltre il dubbio, chi è entrato nella
ciò essere negligente nella propria pratica, non
corrente ha ottenuto un grado di indipendenza
potendo quindi acquisire né concentrazione né più
rispetto agli insegnamenti tale per cui non avrà più
profondo discernimento (SN V 398).
necessità di dipendere da nessun altro. Il consegui-
mento dell’entrata nella corrente è di fatto ricono-
Alcuni discorsi riportano numeri sbalorditivi di di-
scibile come un evento che accade in un preciso
scepoli e discepole del Buddha che sono stati in
momento nel tempo, paragonabile al momento in
grado di ottenere l’entrata nella corrente (DN II

*Edizione originale in lingua inglese: “Sotāpanna”, in Bud- 1129. Traduzione italiana di Silvia Maerna; a cura di Bhikkhunī
dhism and Jainism (Encyclopedia of Indian Religions), K. T. S. Dhammadinnā © Āgama Research Group, 2022.
Sarao e J. D. Long (a cura di), Dordrecht: Springer, 2017, 1126–

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cui si lascia la casa per intraprendere la vita mo- corrente anche coloro che altrimenti non avreb-
nastica, che pure avviene in un momento specifico bero raggiunto così facilmente un risultato così
che viene poi ricordato in séguito (AN I 107). elevato.

I discorsi riportano alcuni sorprendenti casi del Ascoltare il Dharma e circondarsi di persone rette,
sorgere dell’‘occhio del Dharma’, come quello di insieme all’attenzione e alla pratica opportunamen-
un lebbroso che aveva apparentemente scam- te dirette in conformità con il Dharma, sono di fatto
biato una folla che stava ascoltando il Buddha per i fattori necessari per il conseguimento dell’entrata
un gruppo riunito per una distribuzione caritate- nella corrente (SN V 411).
vole di cibo e si era avvicinato solo nella speranza
di ricevere un pasto (Ud 49). Invece di ricevere del
cibo, poté ascoltare le istruzioni graduali del Bud- Tre dei vincoli che, secondo il buddhismo antico,
dha a seguito delle quali ottenne l’entrata nella obbligano la persona non-risvegliata a perpetuare
corrente. l’esistenza nel ciclo del saṃsāra, vengono eradi-
cati in concomitanza con l’entrata nella corrente,
Un altro discorso riporta la vicenda di un laico che (Sn 231). Questi tre sono il vincolo della proiezione
era leggermente ebbro, ma che tornò improvvi- di reificazione identitaria, sakkāyadiṭṭhi, nel senso
samente sobrio incontrando il Buddha per la prima della nozione di un sé permanente, il vincolo del dub-
volta e realizzò l’entrata nella corrente durante bio, vicikicchā, in particolare il dubbio circa cosa
l’ascolto di un discorso graduale pronunciato du- sia salutare e cosa non lo sia, e il vincolo dell’attac-
rante questo primo incontro (AN IV 213). Un altro camento dogmatico a regole e a voti come di per
laico è ricordato per essere entrato nella corrente sé sufficienti per il raggiungimento della liberazio-
al momento del suo trapasso, nonostante in vita ne, sīlabbataparāmāsa.
non fosse stato in grado di astenersi completa-
mente dall’uso di bevande intossicanti (SN V 375). Lo sviluppo meditativo della visione penetrante
che culmina nel raggiungimento dell’entrata nella
Forse ancora più sorprendente è il caso di alcuni corrente potrebbe essere basato sulla contempla-
sicari, uno dei quali assoldato appositamente per zione della natura impermanente, insoddisfacente
uccidere il Buddha. Invece di completare la loro e quindi priva di un sé sostanziale dei cinque ag-
missione, si dice che, dopo aver ascoltato un discorso gregati soggetti all’attaccamento (SN III 160). Questi
graduale da parte del Buddha, divennero tutti cinque aggregati, in base all’analisi del buddhismo
sotāpanna (Vin II 192). antico, sono i principali costituenti dell’esperienza
dell’individuo: si tratta dell’aggregato della forma
Considerando la frequenza del verificarsi dell’en- corporea, della sensazione o tonalità edonica, del-
trata nella corrente durante i discorsi esposti dal la percezione, delle volizioni e della coscienza. Op-
Buddha, bisogna tenere presente che i casi di in- pure, l’esperienza soggettiva può anche essere e-
gresso nella corrente avvenuti mentre qualcuno si saminata dalla prospettiva delle sei sfere senso-
trovava a meditare da solo e ritirato furono eventi riali e dei loro oggetti (SN III 225), una modalità di
che non diedero luogo all’esposizione di alcun analisi che riconosce la mente come il sesto senso
discorso e quindi non furono riportati nel corpus insieme ai cinque sensi fisici dell’ occhio, orecchio,
testuale. Ma quando qualcuno realizzava l’entrata naso, lingua e corpo.
nella corrente mentre ascoltava le istruzioni dal
Buddha, questa circostanza veniva poi inclusa quale L’intuizione della natura condizionata di tutti i fe-
parte del discorso stesso una volta che questo veniva nomeni deve costituire in ogni caso parte dello
successivamente riportato. Quindi, c’è da aspettarsi sviluppo della visione penetrante che porta all’en-
che furono principalmente quest’ultimo tipo di rea- trata nella corrente, in quanto una comprensione
lizzazioni dell’entrata nella corrente ad essere re- della condizionalità è una delle qualità di colui che
gistrate nei discorsi. Questi esempi riflettono per- entra nella corrente (AN III 441). Per riassumere,
tanto la straordinaria capacità del Buddha come ciò che serve realizzare con l’esperienza diretta e
insegnante, in grado, evidentemente, di tenere un personale per poter conseguire l’entrata nella cor-
discorso in modo tale da portare all’entrata nella rente è ciò che il buddhismo antico riconosce come

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la vera natura della realtà, vale a dire il suo essere


condizionata e caratterizzata dall’essere imperma-
nente, insoddisfacente, e priva di un sé.

Chi è entrato nella corrente è sostenuto dai quat-


tro fattori che la contrassegnano: incrollabile fede
nel Buddha, nel Dharma e nella comunità dei no-
bili (praticanti), insieme a un risoluto impegno nel-
la condotta morale (SN V 357). Seppure piccole in-
frazioni etiche possano ancora accadere, una per-
sona che è entrata nella corrente sarà incapace di
commettere crimini gravi (Sn 231). Anche nel caso
di una piccola infrazione alla morale, chi è entrato
nella corrente la confesserà immediatamente (Sn
232).

Altre caratteristiche di chi è entrato nella corrente


sono il non essere più assillati dalle contaminazioni
mentali, possedere un certo grado di tranquillità
interiore, essere fermamente convinti dell’auten-
ticità della comprensione raggiunta (caratteristica
esclusiva dell’insegnamento del Buddha), essere
disposti ad ammettere qualsiasi infrazione com-
messa, essere completamente dediti allo sviluppo
di moralità, meditazione e saggezza, oltre ad avere
un vivo interesse per il Dharma (MN I 324). L’en-
trata nella corrente ha le sue ripercussioni anche a
livello mondano, poiché, secondo un discorso, chi
è entrato nella corrente sarà dotato di lunga vita,
bellezza, felicità e buona reputazione (SN 390).
Riassumendo, dal punto di vista del buddhismo
antico, né il regnare su tutta la terra, né la rinascita
in un eccelso regno celeste, né il dominio sull’in-
tero universo possono essere paragonati al conse-
guimento dell’ingresso nella corrente (Dhp 178).

Abbreviazioni

AN Aṅguttara-nikāya
Dhp Dhammapada
DN Dīgha-nikāya
MN Majjhima-nikāya
SN Saṃyutta-nikāya
Sn Suttanipāta
Ud Udāna
Vin Vinaya

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SAKADĀGĀMIN * una sola volta e, da lì, agli stadi superiori del risveglio,
è necessario considerare i cinque aggregati dell’at-
Bhikkhu Anālayo taccamento come impermanenti, insoddisfacenti e
privi di un sé (SN III 168). Secondo il buddhismo
Il termine sakadāgāmin si riferisce a chi ha raggiunto il antico, questi cinque aggregati sono i costituenti
secondo dei quattro livelli di risveglio riconosciuti nel principali dell’esperienza di un individuo, e
buddhismo antico. Il sakadāgāmin o la sakadāgāminī comprendono gli aggregati di forma, sensazione o
sono così diventati ‘ritornanti una volta sola’, nel senso tonalità edonica, percezione, volizioni e coscienza.
di essere un ‘ritornante’, āgāmin, solo ‘una volta’, sakid, La suddetta contemplazione implica quindi che
per rinascere ancòra nel mondo sensuale prima di rag-
tutti gli aspetti dell’esperienza soggettiva debbano
giungere la liberazione finale e quindi la libertà da qual-
essere visti in costante mutamento, quindi inca-
sivoglia rinascita.
paci di fornire soddisfazioni durature, e dunque
non idonei ad essere considerati come un sé per-
Nel pensiero del buddhismo antico, lo schema dei manente. In effetti, se si ritiene che qualcosa sia
quattro stadi di risveglio riflette la graduale elimi- permanente o soddisfacente o abbia un sé, oppure
nazione dei saṃyojana, intesi come ciò che lega un se non si considera il Nirvāṇa come felicità, allora
essere mondano non risvegliato alla continua si è incapaci di raggiungere lo stadio del ritornare
esistenza nel ciclo del saṃsāra. Chi è entrato nella una sola volta o uno qualsiasi degli altri stadi di
corrente ed ha raggiunto il primo livello di risveglio risveglio (AN III 442).
ha sradicato tre di queste vincoli. Questi tre sono
il vincolo della proiezione di reificazione identi- Il fiorire della visione penetrante per giungere allo
taria, sakkāyadiṭṭhi, nel senso della nozione di un stadio del ritornare una sola volta viene in essere
sé permanente, del dubbio, vicikicchā, in partico- grazie all’associarsi a persone superiori, avendo
lare il dubbio riguardo alla natura di ciò che è salu- ascoltato il Dharma, avendo prestato attenzione
tare e ciò che non è salutare, e dell’attaccamento saggiamente e avendo praticato in conformità con
dogmatico a regole e voti, sīlabbataparāmāsa, con- il Dharma (SN V 410). Il requisito fondamentale
siderati come fossero di per sé sufficienti per rag- per ottenere lo stadio del ritornare una sola volta,
giungere la liberazione. tuttavia, è l’esistenza di un Buddha, poiché è in
virtù del suo insegnamento che il percorso per lo
I successivi due vincoli da sciogliere sono la brama stadio di sakadāgāmin e per gli altri stadi del risve-
sensuale, kāmarāga, e la malevolenza, vyāpāda. glio viene rivelato all’umanità (AN I 23).
Chi ritorna una sola volta ha già fatto progressi
sostanziali in direzione del loro superamento, Sebbene chi ritorna una sola volta abbia fatto pro-
poiché ha notevolmente indebolito entrambe. La gressi sostanziali rispetto a chi è entrato nella
loro completa eliminazione, tuttavia, si ottiene corrente o anche rispetto ad una persona comune
solo con il successivo e terzo livello di risveglio, il non risvegliata, questi non ha ancòra pienamente
raggiungimento dello stadio del senza-ritorno, realizzato l’insegnamento del Buddha (DN II 252),
anāgāmin, per cui non si tornerà più a nascere nel che si attualizza solo in coloro che hanno raggiunto
mondo sensuale. il livello più alto di risveglio: gli arahant e le ara-
hant. L’arahant ha anche sviluppato pienamente
La realizzazione dello stadio del ritornare una sola le cinque facoltà mentali, indriya, che sono di fon-
volta richiede lo sviluppo della visione penetrante, damentale importanza per il progresso lungo il
vipassanā, e della tranquillità, samatha, una colti- sentiero della liberazione secondo lo schema del
vazione meditativa della mente che deve basarsi buddhismo antico. Tali facoltà sono fiducia o fede,
su solide fondamenta nella condotta morale. Per energia, presenza, concentrazione e saggezza. Chi
procedere dall’ingresso nella corrente al ritornare

*Edizione originale in lingua inglese: “Sakadāgāmin”, in Bud- Traduzione italiana di Sandra Venturini; a cura di Bhikkhunī
dhism and Jainism (Encyclopedia of Indian Religions), K. T. S. Dhammadinnā. Nota: la presente edizione italiana è stata
Sarao e J. D. Long (a cura di), Dordrecht: Springer, 2017, 1029– aggiornata dalla curatrice sulla base della posizione attuale
1031. dell’autore sui temi trattati © Āgama Research Group 2022.

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ritorna una sola volta le ha sviluppate solo in una quindi essere considerato quello che i discorsi defi-
certa misura (SN V 202). niscono, letteralmente, un ‘testimone per mezzo
del corpo’, kāyasakkhin, espressione che allude ad
Alcuni discorsi indicano che, a differenza di chi non un’esperienza compiuta con tutto il proprio essere
ritorna, colui o colei che ritorna una volta sola ha piuttosto che con il corpo fisico, nel senso cioè di
completato solo l’addestramento alla moralità, avere fatto esperienza diretta di tali profondi stati
ma non necessariamente alla concentrazione (AN meditativi (AN I 120). Se, tuttavia, la facoltà della
I 232 e AN IV 380). Ciò suggerisce che, per diven- fiducia o fede dovesse essere stata predominante
tare sakadāgāmin non è necessario perfezionare per il proprio progresso lungo il sentiero, allora
la concentrazione. Il sakadāgāmin, inoltre, non come risultato chi ritorna una sola volta è definito
deve avere necessariamente coltivato gli assorbi- ‘liberato per mezzo della fiducia’ o ‘liberato per
menti meditativi, jhāna, come si può anche de- mezzo della fede’, saddhāvimutta. Nel caso in cui
durre, sul piano cosmologico, dal livello di rinascita la saggezza fosse stata al primo posto, allora questi
che otterrà chi ritorna una volta sola: chi ritorna appartiene a coloro che ‘hanno raggiunto [la libe-
una sola volta è così chiamato o chiamata proprio razione attraverso] la visione’, diṭṭhipatta.
perché rinascerà ancora una volta in ‘questo mon-
do’, il kāmaloka, che secondo la cosmologia del Un discorso riporta come le differenze tra coloro
buddhismo antico comprende il mondo umano e che ritornano una volta, che accentuavano qualità
le sfere celesti inferiori. Invece chi ha sviluppato la diverse nel corso del proprio cammino, creassero
concentrazione fino alla capacità di raggiungere una certa confusione nella mente di un discepolo
l’assorbimento non tornerà in ‘questo mondo’ nel- laico. Suo padre aveva vissuto una vita di celibato,
la vita successiva (AN II 126). Una tale persona mentre lo zio non aveva fatto altrettanto, eppure
rinascerà in una sfera celeste superiore al di là del il Buddha dichiarò che entrambi erano morti nella
mondo sensuale, vale a dire, nei mondi celesti di condizione di coloro che ritornano una sola volta
forme raffinate o senza forma, il rūpaloka e l’arūpa- (AN III 347). Secondo la spiegazione data in questo
loka. discorso, entrambi erano stati in grado di ottenere
lo stesso livello di risveglio, perché la maggiore sag-
Questo certamente non significa che tutti coloro gezza dello zio aveva compensato la sua condotta
che ritornano una volta siano privi di livelli di con- morale relativamente meno sviluppata.
centrazione più profondi. Ma se tutti coloro che
ritornano una sola volta fossero allo stesso tempo Questo passo mostra anche che ottenere la condi-
anche in grado di raggiungere l’assorbimento, il zione di sakadāgāmin non è esclusivo dominio di
concetto di ‘chi-ritorna-una-volta-sola’ sarebbe monaci o monache. Infatti, altri discorsi riferisco-
superfluo, dal momento che non uno tra questi no di molti laici e laiche che lo avevano raggiunto
sarebbe mai tornato ‘in questo mondo’. Quindi, (DN II 93 e DN II 218). Anche il genere non ha voce
l’espressione stessa ‘un-solo-ritorno’ mostra che in capitolo in queste questioni, dal momento che
la messa a punto della concentrazione fino al le donne sono sicuramente in grado di diventare
livello di assorbimento non può essere un requi- sakadāgāmin, proprio come sono in grado di rag-
sito per ottenere questo livello di risveglio. giungere qualsiasi altro stadio di risveglio (AN IV
276). Un discorso registra che anche alcune donne
Alcuni ritornati una sola volta possono, tuttavia, dell’harem di un re erano state in grado di diven-
coltivare profondi livelli di concentrazione e per- tare ritornanti una volta sola (Ud 79).
sino ottenere i conseguimenti immateriali, arūpa-
samāpatti, dove, secondo la teoria della medita- Nel buddhismo antico, l’ottenimento dello stadio
zione del buddhismo antico, la mente profonda- di un solo ritorno è considerato come uno dei
mente concentrata percepisce puramente lo spa- frutti supremi del vivere una vita celibe (SN V 26).
zio illimitato, o la coscienza illimitata, o il nulla, In effetti, è per amore di questo e degli altri stadi
oppure raggiunge tale profondità di concentra- di risveglio che tale vita dovrebbe essere vissuta
zione che la percezione in quanto tale appare seguendo il Buddha (DN I 156). Un monaco o una
quasi assente. Chi ritorna una sola volta potrebbe monaca che lo ottiene sarà in grado di raggiungere
l’altra sponda proprio come un giovane bue sarà in

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grado di attraversare il Gange (MN I 226). Nel mez-


zo dell’umanità non risvegliata, la cui situazione è
paragonabile al trovarsi del tutto immersi nell’ac-
qua, chi ritorna una volta è colui o colei che emer-
ge dalle acque e sta per guadarle (AN IV 12).

Abbreviazioni

AN Aṅguttara-nikāya
DN Dīgha-nikāya
MN Majjhima-nikāya
SN Saṃyutta-nikāya
Ud Udāna

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ANĀGĀMIN * • chi raggiunge il Nirvāṇa finale nel periodo in-
termedio, antarā-parinibbāyin
Bhikkhu Anālayo • chi raggiunge il Nirvāṇa finale al momento del
passaggio, upahacca-parinibbāyin
Il termine anāgāmin si riferisce a chi ha raggiunto il • chi raggiunge il Nirvāṇa finale senza sforzo vo-
terzo dei quattro livelli di risveglio riconosciuti nel bud- litivo, asaṅkhāra-parinibbāyin
dhismo antico. Una o un anāgāmin è divenuto quindi
• chi raggiunge il Nirvāṇa finale con sforzo voli-
una o un ‘senza-ritorno’, poiché non tornerà a nascere
di nuovo nel mondo sensoriale, ma raggiungerà la libe-
tivo, sasaṅkhāra-parinibbāyin
razione finale in una dimensione celeste superiore, al di • chi si dirige verso la dimora denominata Aka-
là di quelle del regno sensoriale. niṭṭha, muovendosi controcorrente, uddhaṃ-
soto akaniṭṭha-gāmin
Nel pensiero del buddhismo antico, lo schema dei
Ciò cui allude questa presentazione è ulterior-
quattro livelli di risveglio è definito dalle fasi di gra-
mente illustrato mediante una similitudine, che
duale sradicamento di un complesso di dieci vin-
paragona le diverse tipologie di senza-ritorno a
coli, saṃyojana, considerati come ciò che lega le
schegge che volano via da una lastra di ferro che
persone comuni non risvegliate a un viaggio inter-
viene colpita, dopo essere stata riscaldata per un
minabile nel saṃsāra, il ciclo dell’esistenza. Chi è
giorno intero (AN IV 70). Nel contesto di questa si-
entrato nella corrente, ottenendo il primo livello
militudine, chi raggiunge il Nirvāṇa finale nel pe-
di risveglio, ha sradicato tre di questi dieci vincoli.
riodo intermedio è paragonabile a una scheggia
Questi sono il vincolo della proiezione di reificazio-
che si raffredda prima di toccare terra. Chi rag-
ne identitaria, sakkāyadiṭṭhi, vale a dire la creden-
giunge il Nirvāṇa finale nel momento in cui atterra
za in una nozione di un sé permanente, il vincolo
nella esistenza successiva è simile a una scheggia
del dubbio, vicikicchā, in particolare il dubbio ri-
che si raffredda non appena tocca il terreno.
guardo a ciò che è salutare e ciò che non è salu-
tare, e il vincolo dell’attaccamento dogmatico a re-
Questo dà l’impressione che il primo tipo si riferi-
gole e voti, sīlabbataparāmāsa, ritenuti in sé suffi-
sca a chi raggiunge il Nirvāṇa finale in uno stadio
cienti per raggiungere il risveglio. Il senza-ritorno ha
di transizione fra la morte e la rinascita, mentre il
sradicato altre due vincoli: il desiderio sensoriale,
secondo lo raggiunge nel momento della rinascita.
kāmarāga, e la malevolenza, vyāpāda. In altre pa-
Questa interpretazione riceve ulteriore supporto
role, chi non ritorna è al di là di qualsiasi genere di
da un’affermazione, fatta altrove nei testi, secon-
attrazione sensuale e non reagirà a nulla con rab-
do cui il primo tipo, l’antarā-parinibbāyin, ha già
bia o avversione.
reciso il vincolo della rinascita ma non ancora quel-
lo dell’esistenza (AN II 134). Quindi, una tale per-
Il compito che il senza-ritorno ha ancora davanti a
sona è ancora soggetta a un’esistenza intermedia
sé è lo sradicamento dei restanti cinque vincoli,
ma è libera dalla rinascita.
vale a dire la brama di stati materiali sottili, rūpa-
rāga, la brama di stati immateriali, arūpa-rāga, la
La tradizione commentariale pali ha un punto di vi-
presunzione, māna, l’irrequietezza, uddhacca, e
sta diverso, influenzato dal fatto che, secondo la
l’ignoranza, avijjā. Chi non ritorna è quindi ancora
posizione dottrinale adottata nella tradizione The-
soggetto a forme di attaccamento più sottili e non
ravāda, la morte è seguita immediatamente dalla
ha ancora sradicato completamente l’ignoranza.
rinascita. Da questa prospettiva, non esiste un’esi-
stenza intermedia fra morte e rinascita. Questa
Si possono distinguere cinque tipologie di senza-
posizione, tuttavia, è chiaramente uno sviluppo
ritorno (DN III 237):
successivo ed è in contraddizione con diversi altri

*Edizione originale in lingua inglese: “Anāgāmin”, in Bud- Dhammadinnā. Nota: la presente edizione italiana è stata ag-
dhism and Jainism (Encyclopedia of Indian Religions), K. T. S. giornata dalla curatrice sulla base della posizione attuale
Sarao e J .D. Long (a cura di), Dordrecht: Springer, 2017, 99– dell’autore sui temi trattati. © Āgama Research Group, 2022.
101. Traduzione italiana di Iaia Laviano; a cura di Bhikkhunī

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passi canonici che suggeriscono la presenza di considerati i costituenti fondamentali dell’esperien-


un’esistenza intermedia. za dell’individuo, ed includono l’aggregato della for-
ma fisica, della sensazione, della percezione, delle
Per quanto concerne le altre tipologie di senza-ri- volizioni e della coscienza. La contemplazione di
torno, la differenza fra chi raggiunge il Nirvāṇa fi- cui sopra implica quindi che tutti gli aspetti
nale senza sforzo e chi lo raggiunge con sforzo è dell’esperienza soggettiva vengano visti come co-
illustrata dall’immagine di una scheggia prove- stantemente mutevoli, di conseguenza incapaci di
niente dalla lastra di ferro rovente che cade su un fornire durevole soddisfazione, nonché inadatti a
mucchio piccolo o grande di erba o di pezzetti di essere considerati come un sé permanente. Tutta-
legno e si raffredda dopo averli bruciati. via, nel caso in cui si considerasse una qualsiasi
cosa come permanente, soddisfacente o dotata di
L’ultima delle cinque tipologie, colui che va diretto un sé, oppure non si guardasse al Nirvāṇa come
controcorrente verso il reame denominato Aka- alla felicità, allora sarebbe impossibile raggiungere
niṭṭha, è paragonabile ad una scheggia che, caduta il non-ritorno o qualsiasi altro livello di risveglio
su un grande mucchio di erba o di pezzetti di le- (AN III 442).
gno, non si limita a bruciarli, ma incendia tutto ciò
che trova intorno, prima di raffreddarsi. Lo sviluppo della visione penetrante per raggiun-
gere il non-ritorno viene in essere mediante l’as-
Il reame denominato Akaniṭṭha, citato in relazione sociarsi con persone superiori, l’ascolto del Dhar-
alla quinta tipologia di senza-ritorno, è una delle ma, lo sviluppo dell’attenzione saggia e l’avere
cinque Dimore Pure, Suddhāvāsā, riconosciute nel praticato in accordo con il Dharma (SN I 23). Il re-
buddhismo antico, oltre ai reami denominati Avihā, quisito base per raggiungere il non-ritorno, tutta-
Atappā, Sudassā e Sudassī. Queste Dimore Pure via, è l’esistenza di un Buddha, poiché grazie ai
sono sfere celesti elevate in cui rinasce chi non fa suoi insegnamenti il sentiero che conduce al non-
ritorno, essendo ben al di là delle sfere celesti in- ritorno e agli altri gradi di risveglio viene rivelato
feriori in cui si sperimentano ancora i piaceri sen- all’umanità (AN I 23).
suali.
Sebbene un senza-ritorno abbia compiuto un pro-
La realizzazione della condizione di non-ritorno ri- gresso sostanziale, lui/lei non ha ancora piena-
chiede lo sviluppo sia della visione penetrante, vi- mente realizzato l’insegnamento del Buddha (DN
passanā, sia della tranquillità, samatha, una colti- II 252). Ciò è possibile soltanto a chi ha raggiunto
vazione meditativa che deve avere una solida base il livello più alto di risveglio: le arahant e gli ara-
nella condotta morale. L’essere radicato in una ir- hant. Una o un arahant ha inoltre pienamente svi-
reprensibile condotta etica costituisce una base in- luppato cinque facoltà mentali, indriya, che sono
dispensabile per riuscire a stabilizzare la mente e di importanza cruciale per progredire lungo il sen-
ottenere livelli più profondi di retta concentra- tiero verso la liberazione del buddhismo antico.
zione o raccoglimento, samādhi. I discorsi indicano Esse sono fede o fiducia, saddhā, energia, viriya,
che il senza-ritorno ha completato l’addestramento presenza mentale, sati, concentrazione, samādhi,
nell’etica e nella concentrazione (AN IV 380), cosa e saggezza, paññā. Sebbene chi non ritorna non
che induce a ritenere che, secondo tale prospet- abbia portato queste cinque facoltà a piena matu-
tiva, un elevato grado di tranquillità sia un requi- razione, lui/lei le ha già sviluppate in grado consi-
sito essenziale per poter giungere al non-ritorno e derevole (SN V 202).
quindi progredire verso il pieno risveglio.
Nel buddhismo antico, ottenere il non-ritorno è
Procedere verso uno dei quattro stadi di risveglio considerato uno dei frutti supremi del vivere una
richiede anche lo sviluppo della visione pene- vita di celibato (SN V 26); infatti, è al fine di rag-
trante, che, secondo un discorso, può essere intra- giungere questa dimensione sublime che si vive
preso contemplando i cinque aggregati (affetti) una vita di celibato seguendo il Buddha (DN I 156).
dall’attaccamento in quanto impermanenti, insod- Una monaca o monaco che raggiunge il non-ri-
disfacenti e privi di un sé (SN III 168). Nel pensiero torno sarà in grado di approdare all’altra sponda
del buddhismo antico, questi cinque aggregati sono proprio come un bue nel pieno delle forze saprà

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BHIKKHU ANĀLAYO, ĀNĀGĀMIN · 3

attraversare il fiume Gange (MN I 226). Il non-ri-


torno, tuttavia, non è prerogativa di monache e
monaci. Infatti, i discorsi segnalano un considere-
vole numero di discepole e discepoli laici divenuti
ānāgāmin (MN I 490). Fra gli esseri umani non ri-
svegliati, la cui condizione è paragonabile all’es-
sere immersi nell’acqua (SN V 26), chi ha ottenuto
il non-ritorno è come qualcuno che è riemerso dall’ac-
qua, che ha attraversato il fiume ed ha raggiunto
la terraferma (AN IV 12).

Abbreviazioni

AN Aṅguttara-nikāya
DN Dīgha-nikāya
MN Majjhima-nikāya
SN Saṃyutta-nikāya

Riferimenti bibliografici

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ARAHANT *
Tale pratica meditativa inizia con il superamento
Bhikkhu Anālayo dei cinque impedimenti che ostacolano la coltiva-
zione della mente e l’acquisizione della saggezza,
Il termine arahant, letteralmente ‘persona degna’, si ri- che sono il desiderio sensuale, la malevolenza,
ferisce a chi ha raggiunto il più elevato dei quattro stadi l’indolenza-e-torpore, l’irrequietezza-e-preoccupa-
di risveglio riconosciuti nel buddhismo antico, dive- zione e il dubbio. Una volta superati, è possibile
nendo perciò totalmente libero o libera da qualsiasi dedicarsi ai quattro assorbimenti, jhāna, esperien-
contaminazione e avendo trasceso qualsiasi tipo di rina- ze di profonda concentrazione che costituiscono la
scita.
base per il successivo sviluppo della conoscenza
(soteriologicamente) superiore e della saggezza
Il cammino verso lo stato di arahant liberatrice che, secondo la descrizione standard,
avviene raggiungendo tre conoscenze superiori,
La realizzazione dello stato di arahant richiede lo tevijjā. Queste tre conoscenze superiori sono la
sviluppo della visione penetrante, vipassanā, e capacità di rievocare le proprie vite passate, la
della tranquillità, samatha, una coltivazione medi- capacità di testimoniare direttamente – con l’‘oc-
tativa della mente che necessita di una base solida chio divino’ – il trapasso degli esseri e il loro rina-
nella condotta morale. Il progresso in ciascuno dei scere secondo le proprie azioni, e la distruzione
quattro stadi di risveglio riconosciuti dal bud- degli influssi, āsava.
dhismo antico, culminanti nell’ottenimento dello
stato di arahant, si dà grazie alla frequentazione di Questa formulazione standard del cammino gra-
persone spiritualmente superiori, all’ascolto del duale non dovrebbe, tuttavia, essere presa troppo
Dharma, ponendo saggiamente attenzione alle alla lettera, poiché l’approccio effettivo adottato
cose e praticando in accordo con il Dharma (SN V può variare nei singoli casi. Non tutti coloro che
410). In ogni caso, il requisito base per ottenere lo seguono la via dell’arahant devono necessaria-
stato di arahant è l’esistenza di un Buddha, in mente avere già intrapreso la vita monastica, e
quanto è grazie ai suoi insegnamenti che il cam- non tutti gli arahant hanno sviluppato le tre cono-
mino verso tutti i gradi di risveglio è rivelato all’u- scenze superiori, di cui le prime due (il ricordo
manità (AN I 23). delle proprie vite passate e l’occhio divino) non
sono requisiti necessari per il raggiungimento del
Nei discorsi antichi, l’approccio consueto per l’ot- pieno risveglio. L’unica conoscenza superiore in-
tenimento dello stato di arahant è rappresentato dispensabile è la distruzione degli influssi, la terza
come un cammino graduale di pratica. La descri- dell’insieme delle conoscenze superiori, poiché è
zione standard descrive questo cammino graduale questa che fa di una persona un o una arahant.
iniziando dal lasciare la casa e farsi monaci o
monache, seguito dal mantenere una solida base In alcuni casi, inoltre, gli arahant sono stati appa-
nella condotta morale e dal maturare l’appaga- rentemente in grado di progredire piuttosto rapi-
mento nel soddisfare le necessità minime della damente lungo il cammino. Nel caso di un indi-
vita. Sulla base di questo fondamento, ci si im- viduo eccezionale, infatti, il conseguimento dello
pegna nella pratica del contenimento dei sensi, al stato di arahant potrebbe avvenire, a quanto pare,
fine di evitare reazioni non salutari a tutto ciò che già all’età di sette anni (Th 429). Un esempio di
viene sperimentato attraverso uno qualsiasi dei rapida realizzazione degno di nota è documentato
sensi, e ci si allena a mantenere una chiara com- in un discorso che riporta un incontro tra il Buddha
prensione durante qualsiasi attività fisica, il tutto e un asceta non buddhista. Durante il loro primo
seguito da ritiri in solitudine dedicati alla pratica incontro, dopo aver ricevuto un’enigmatica istru-
meditativa intensiva. zione dal Buddha, l’asceta divenne immediata-
mente un arahant (Ud 1.10). Sembra che nel suo

* Edizione originale in lingua inglese: “Arahant”, in Buddhism Traduzione italiana di Silvia Maerna; a cura di Bhikkhunī
and Jainism (Encyclopedia of Indian Religions), K. T. S. Sarao e Dhammadinnā. © Āgama Research Group 2022.
J. D. Long (a cura di), Dordrecht: Springer, 2017, 138–144.

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BHIKKHU ANĀLAYO, ARAHANT · 2

caso il grado di maturità spirituale fosse di un L’arahant ha anche eliminato i cinque vincoli rima-
livello così elevato che una breve istruzione gli sia nenti, che sono il desiderio di stati materiali sottili,
bastata per ottenere ciò che mediamente avrebbe rūpa-rāga, il desiderio di stati immateriali, arūpa-
richiesto anni e anni di pratica. rāga, la presunzione, māna, l’inquietudine, uddhacca,
e ignoranza, avijjā.
Un metodo fondamentale per sviluppare il tipo di
discernimento che porta al risveglio può essere Con il superamento di tutti e dieci i vincoli, un ara-
trovato nella contemplazione dei cinque aggregati hant ha anche eradicato gli influssi, āsava. Questi
dell’attaccamento come impermanenti, insoddisfa- influssi sono spesso elencati come tre, compren-
centi e vuoti di un sé (SN III 168). Secondo il bud- denti gli influssi della sensualità, del (desiderio di
dhismo antico, questi cinque aggregati sono i prin- continuare ad) esistere e dell’ignoranza, kāmāsava,
cipali costituenti dell’esperienza di un individuo, e bhavāsava, avijjāsava, con l’aggiunta, talvolta, dell’in-
includono gli aggregati della forma corporea, sen- flusso della visione erronea, diṭṭhāsava, come quar-
sazione, percezione, volizioni e coscienza. La con- to. La distruzione di questi influssi, āsavakkhaya, è
templazione di tali aggregati nel modo sopra descrit- un’espressione usata spesso per denotare il rag-
to porta a vedere tutti gli aspetti dell’esperienza giungimento del pieno risveglio. Avendo distrutto
soggettiva come in costante mutamento, quindi gli influssi ed eradicato i vincoli, un o una arahant
incapaci di fornire una soddisfazione duratura, e è colui o colei che ha completato la formazione
perciò non idonei ad essere considerati come un nella moralità, nella concentrazione e nella sag-
sé permanente. Al contrario, se uno crede che gezza (AN I 232), avendo penetrato a fondo l’inse-
qualcosa sia permanente o soddisfacente o avente gnamento del Buddha (DN II 251).
un sé, oppure se non considera il Nirvāṇa come la
felicità, allora non sarà in grado di raggiungere Significato dello stato di arahant
nessuno dei gradi di risveglio, per non parlare di
raggiungere lo stato di arahant (AN III 442). Distrutti i vincoli ed eradicati gli influssi, nella
mente dell’arahant non è più presente neppure la
L’arahant ha eradicato con successo i dieci vincoli, più sottile traccia di contaminazione, ed è sempli-
saṃyojana, che sono considerati ciò che lega la cemente impossibile per lui o lei agire sotto l’in-
persona non risvegliata a perpetuare l’esistenza fluenza del desiderio, dell’odio, dell’illusione o del-
nel ciclo del saṃsāra. Con il primo livello di risve- la paura (DN III 133).
glio, l’entrata nella corrente, tre di questi vincoli
vengono eradicati: il vincolo della proiezione di Grazie alla forza del profondo discernimento e alla
reificazione identitaria, sakkāyadiṭṭhi, nel senso purezza interiore, un o una arahant è incapace di
della nozione di un sé permanente; il vincolo del compiere atti quali il privare deliberatamente del-
dubbio, vicikicchā, in particolare il dubbio circa cosa la vita un altro essere vivente, appropriarsi di ciò
sia salutare e cosa non lo sia; e il vincolo dell’at- che appartiene ad altri tramite furto, o consape-
taccamento dogmatico a regole e voti, sīlabbata- volmente dire falsità (MN I 523). La purificazione
parāmāsa, come di per sé sufficienti per il raggiun- interiore raggiunta con la piena liberazione rende
gimento della liberazione. anche impossibile per un arahant praticare attività
sessuale in qualsiasi forma, oppure accumulare
I successivi due vincoli da superare sono la pas- cose per il godimento sensuale.
sione sensuale, kāmarāga, e la malevolenza, vyā-
pāda. Chi ritorna una sola volta ha già fatto pro- Dal punto di vista del buddhismo antico, l’arahant
gressi sostanziali verso il loro superamento, per- incarna la perfezione nella condotta morale. Per il
ché ha notevolmente indebolito entrambi in virtù resto della sua vita, un l’arahant esemplificherà
del raggiungimento stesso del secondo livello di quindi il tipo di condotta osservata dai discepoli
risveglio. La loro completa eliminazione, tuttavia, laici nei giorni di osservanza, uposatha, per cui gli
si ottiene solo con il successivo e terzo stadio, il arahant si astengono da qualsiasi tipo di sostanze
raggiungimento dello stato di non-ritorno, anāgā- intossicanti, dal consumare i pasti dopo mezzo-
min. giorno, dall’andare a vedere balli o canti e dall’u-
sare sedute e letti alti (AN I 212). In sintesi, dal

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punto di vista del buddhismo antico, non c’è delle regole monastiche (Vin IV 25). Inoltre, se un
spazio per l’idea che una persona completamente monaco o una monaca facesse una tale afferma-
risvegliata possa trascendere gli standard comuni zione falsamente per qualche secondo fine, la
di moralità. violazione che ne deriverebbe sarebbe conside-
rata di tale gravità che con ciò essi perderebbero
L’arahant è dotato dei sette poteri di chi ha di- lo status di monaco pienamente ordinato (Vin III
strutto gli influssi, khīṇāsava-balāni (DN III 283). 91).
L’elenco di questi sette poteri indica che l’arahant
ha realizzato l’impermanenza di tutte le costru- False affermazioni di ottenimento del grado di
zioni intenzionali, saṅkhāra, e considera i piaceri arahant, tuttavia, non sono necessariamente casi
sensuali paragonabili ad (essere gettati in) una fos- di dichiarazioni errate consapevoli, ma potrebbero
sa piena di braci ardenti. La mente dell’arahant, anche essere il risultato di una propria sopravva-
inoltre, tende alla solitudine, si rallegra della soli- lutazione (MNII 252). Un intero discorso descrive
tudine ed è completamente al di là delle cose che diversi modi in cui si dovrebbe esaminare una
sono legate agli influssi. L’arahant ha anche svilup- persona che proclama lo stato di arahant, al fine di
pato completamente gli aspetti chiave del cam- accertare la verità (MN III 30). Questa indagine
mino buddhista verso la liberazione, vale a dire, i getta luce sulla natura costitutiva dell’arahant e
quattro fondamenti della presenza, satipaṭṭhāna, sulle qualità che il pensiero del buddhismo antico
le cinque facoltà, indriya, i sette fattori di risveglio, considera concomitanti con il pieno risveglio.
bojjhaṅga, e il nobile ottuplice sentiero.
Secondo lo stesso discorso, un arahant non sarà
Considerare qualsiasi cosa quale permanente, go- attratto né proverà avversione verso qualcosa di
dere dei piaceri sensuali e deliziarsi nella socializ- visto, udito, percepito o conosciuto, ma rimarrà
zazione sono pertanto incompatibili con lo status sempre distaccato. Per quanto riguarda la sua re-
di arahant. Inoltre, un o una arahant non solo ha lazione con i cinque aggregati – che comprendono
praticato gli insegnamenti del Buddha con suc- il corpo, le sensazioni o tonalità edoniche, le per-
cesso, ma continua a praticarli. Lui o lei continua a cezioni, le volizioni e la coscienza – un arahant non
dimorare con la consapevolezza del corpo, delle proverà alcun attaccamento. Relativamente a qual-
sensazioni o tonalità edoniche, degli stati mentali siasi manifestazione materiale o mentale, un ara-
e dei fenomeni, essendo in tal modo saldamente hant non avrà la minima nozione di un sé, e, in
stabilito nei quattro fondamenti della presenza. Lo relazione ai sensi e ai loro oggetti, sarà libero dalla
stesso vale per le cinque facoltà della fiducia o brama e dal desiderio. Una versione parallela di
fede, dell’energia, della presenza, della concentra- questo discorso conservata in cinese aggiunge che
zione e della saggezza. Un arahant ha sviluppato un arahant sarà anche distaccato nei confronti dei
completamente i sette fattori di risveglio, che sono quattro nutrimenti, cioè cibo edibile, contatto, in-
presenza, investigazione dei fenomeni, energia, tenzione e coscienza (T I 732b).
gioia, tranquillità, concentrazione ed equilibrio.
Allo stesso modo, l’arahant ha perfezionato ogni In aggiunta a queste manifestazioni di distacco e di
aspetto del nobile ottuplice sentiero, vale a dire libertà dalle contaminazioni, lo stesso discorso
retta visione, retta intenzione, retta parola, retta menziona anche un altro aspetto che dovrebbe
azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, essere indagato, vale a dire in che modo la persona
retta presenza e retta concentrazione. che è diventata arahant sia giunta alla sua condi-
zione presente. Questo normalmente avviene
Proclamazione dello stato di arahant avendo praticato il cammino graduale sopra de-
scritto. Il fatto che la pratica del cammino graduale
Nella tradizione buddhista, le rivendicazioni dello sia esplicitamente menzionata come una delle
stato di arahant sono investite da un certo grado qualità di un o una arahant indica che, secondo la
di ambivalenza. I primi testi riportano diversi casi teoria della meditazione nel buddhismo antico, il
in cui i monaci proclamano di aver raggiunto con raggiungimento del pieno risveglio e la sua conco-
successo l’obiettivo finale davanti al Buddha. Fare mitante libertà interiore sono il risultato finale di
lo stesso davanti ai laici, invece, è una violazione un metodo di pratica ben definito.

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BHIKKHU ANĀLAYO, ARAHANT · 4

Tipologie di arahant
Diventare arahant non significa che tutti i prece-
Sebbene lo stile di vita monastico faciliti notevol- denti tratti caratteriali semplicemente scompa-
mente il progresso verso l’obiettivo finale, il rag- iano; in effetti, il distacco dell’arahant non è mera-
giungimento dello stato di arahant non richiede mente una blanda neutralità o indifferenza. Piut-
necessariamente di essere ordinati. Un caso esem- tosto, attraverso la rimozione delle influenze men-
plare è quello di un giovane laico che, durante il tali non salutari, un o una arahant è in grado di
suo primo incontro con il Buddha, fu in grado di rispondere ai bisogni degli altri in un modo che è
progredire fino allo stato di arahant, e solo dopo privo di qualsiasi egoismo. In un discorso, il Bud-
tale conseguimento richiese l’ordinazione (Vin I dha ha chiarito che il suo essere dotato delle qua-
17). Questo racconto esemplifica chiaramente il lità di benevolenza, mettā, compassione, gioia par-
rapporto tra arahant e laici: il buddhismo antico tecipe ed equanimità era precisamente il risultato
sostiene che è possibile diventare arahant senza del suo aver sradicato le contaminazioni mentali
essere stati ordinati. Tuttavia, quando si diventa che si oppongono a queste dimore divine, brahma-
arahant, si richiederà di essere ordinati. Quindi, a vihāra (MN I 370). Tale sradicamento è una carat-
meno che un laico o una laica non raggiungano lo teristica condivisa da un Buddha e dai suoi disce-
stato di arahant in punto di morte o muoiano per poli e discepole arahant.
qualche altro motivo, lui o lei intraprenderanno la
vita monastica lasciando la casa, poiché continua- Il fatto che gli arahant conservino alcuni dei propri
re a vivere come laici non sarà più compatibile con tratti caratteriali preesistenti spiega perché alcuni
il grado di purificazione e libertà interiori che si è di loro optino per uno stile di vita più ritirato e
raggiunto con il pieno risveglio. appartato, mentre altri si impegnino maggiormen-
te in attività di insegnamento o assistano i propri
La presunta esistenza – nelle fonti del buddhismo compagni in vari modi. Lo spoglio dei discorsi an-
antico – di arahant che continuerebbero a vivere tichi mostra che non esiste un modello di com-
come laici, come suggeriscono alcuni studiosi, pare portamento stereotipato tra i discepoli e le disce-
essere basata su una sfasatura d’interpretazione pole arahant del Buddha.
di uno specifico discorso che elenca i nomi di diver-
si laici che avevano raggiunto un certo grado di L’idea che gli o le arahant non aiutino gli altri è un’e-
risveglio (AN III 450). Un esame più attento mostra laborazione successiva e fa parte di un particolare
che l’espressione usata in questo discorso non im- filone polemico che ha poco a che fare con ciò che
plica che questi capifamiglia avessero raggiunto il trasmettono le fonti antiche. Nei discorsi antichi, i
livello più alto di risveglio. Infatti, si dice in altri testi monaci e le monache che furono i principali di-
che due di questi capifamiglia morirono mentre si scepoli del Buddha esprimono frequentemente la
trovavano nello stato di chi ritorna una sola volta propria preoccupazione per gli altri con le parole e
(AN III 348), e un altro capofamiglia menzionato con i fatti. Indicativa di questa situazione è un’in-
nello stesso elenco è riportato come essere rinato giunzione che il Buddha avrebbe dato ai suoi primi
in un regno celeste (MN III 262), cosa ovviamente discepoli arahant: “Andate, o monaci [e monache],
impossibile per chi fosse divenuto arahant. per il benessere delle genti, per la felicità delle
genti, mossi dalla compassione per il mondo ... che
La capacità di diventare arahant è indipendente due non vadano nella stessa direzione; insegnate,
dalla casta o dal genere, dal momento che le don- o monaci [e monache], il Dharma” (SN I 105).
ne sono sicuramente in grado di raggiungere il
pieno risveglio (AN IV 276). In un discorso si dichia- Dato che gli arahant conservano alcuni dei tratti
ra che l’istituzione fondata sull’insegnamento del caratteriali precedenti, quelli tra loro la cui natura
Buddha sarebbe stata carente se non avesse avuto è di essere severi potrebbero ancora mostrare
discepoli arahant di genere femminile (MN I 492). severità, benché l’irritazione o la rabbia scompa-
Lo stesso discorso riporta che più di cinquecento iano una volta raggiunto il pieno risveglio. Questa
monache discepole del Buddha diventarono ara- prospettiva fornisce il contesto necessario per
hant; pertanto, non vi fu alcuna carenza in tal comprendere alcuni discorsi che rappresentano
senso. un particolare arahant che rimprovera piuttosto

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BHIKKHU ANĀLAYO, ARAHANT · 5

vigorosamente un altro monaco (SN II 214ss.). Ap- Un complemento di questa descrizione è presen-
parentemente i due avevano una relazione di inse- tato in un altro discorso, che si riferisce a un ara-
gnante e discepolo (Vin I 92) e al momento di questi hant privo della capacità di raggiungere le otto
eventi il Buddha era già morto. Quindi, per questo liberazioni mentali (AN II 87). Questo discorso pa-
particolare arahant, che la tradizione presenta come ragona un tale arahant a un loto colorato, mentre
un eccezionale sostenitore delle pratiche asceti- un arahant che ottiene le otto liberazioni è come
che e quindi fautore di un comportamento rigo- un loto bianco. Pertanto è indubbio che il tema di
roso e severo, mostrare un comportamento un po’ questa rappresentazione sia la differenza tra chi si
duro non deve essere interpretato come un segno è liberato attraverso la saggezza e chi si è liberato
della presenza di contaminazioni nella sua mente. in entrambi i modi.

Gli arahant differiscono anche nel grado in cui han- La definizione alternativa che implica le otto libe-
no enfatizzato lo sviluppo della tranquillità men- razioni è degna di nota in quanto si avvicina alla
tale, samatha, prima del momento del loro risve- nozione di arahant dalla visione penetrante ‘asciut-
glio. Tale differenza è alla base di una distinzione ta’, sukkha-vipassaka (nel senso di non essere im-
tra due tipi di arahant, uno è ‘liberato attraverso bevuta delle acque della tranquillità, samatha),
la saggezza’, paññāvimutta, mentre l’altro è ‘libe- che si trova nella letteratura successiva, ovvero un
rato in entrambi i modi’, ubhatobhāgavimutta. arahant che ha raggiunto la liberazione finale sen-
za essere in grado di raggiungere nessuno dei quat-
Un o una arahant che si libera attraverso la saggez- tro assorbimenti, jhāna. In base alla definizione
za non ha sviluppato la capacità di raggiungere i che riguarda i conseguimenti immateriali, chi ha
conseguimenti immateriali (MN I 477) che, secon- raggiunto la liberazione attraverso la saggezza è
do la teoria della meditazione del buddhismo an- privo soltanto degli stadi di concentrazione che
tico, possono essere ottenuti dopo che i quattro hanno luogo sulla base del quarto assorbimento. Il
assorbimenti, jhāna, siano stati consolidati. Lui o limite stabilito dalla definizione che implica le otto
lei sarà comunque ben consapevole della natura liberazioni è inferiore, poiché le prime tre implica-
impermanente e in definitiva insoddisfacente di no forme di meditazione legate agli assorbimenti
tali conseguimenti (DN II 70). Questa consapevo- inferiori, ossia ai jhāna, o addirittura a stadi di me-
lezza potrebbe spiegare perché qualcuno liberato ditazione che precedono il raggiungimento dell’as-
attraverso la saggezza potrebbe non compiere sorbimento. Questa definizione non allude chiara-
ulteriori sforzi per giungere ai conseguimenti im- mente ad un arahant privo di capacità di assorbi-
materiali una volta ottenuta la liberazione finale, mento meditativo: si potrebbe infatti argomentare
in quanto una chiara comprensione dell’effettiva che lui o lei debba comunque necessariamente
natura di tali stati potrebbe far sembrare inutile sviluppare l’assorbimento, ma per mezzo di un og-
qualsiasi ulteriore sforzo per raggiungerli. getto meditativo diverso dagli oggetti delle prime
tre liberazioni. Tuttavia, che implica il raggiungi-
L’altro tipo di arahant è ‘liberato in entrambi i modi’, mento delle sfere immateriali, quest’altra appare
ubhatobhāgavimutta. Un o una tale arahant è in in qualche modo più simile alla più tarda conce-
grado di raggiungere i conseguimenti immateriali zione commentariale dell’arahant dalla visione
e quindi è perfezionato anche in questo aspetto penetrante ‘asciutta’.
(AN IV 316). Altrove lo stesso tipo di arahant è
definito in modo leggermente diverso, indicando Un’altra concezione più tarda è quella dell’arahant
che lui o lei ha padronanza delle otto liberazioni, caratterizzato come parihāṇadharma, ossia poten-
vimokkha (DN II 71). Le otto liberazioni riguardano zialmente soggetto a recedere dal livello di libera-
stati di liberazione temporanea della mente otte- zione raggiunto. Tale nozione, menzionata ad esem-
nuti attraverso lo sviluppo di profondi stadi di con- pio nell’Abhidharmakośabhāṣya (Pradhan 1967, p.
centrazione, che coinvolgono le visioni di forme, lo 372), è in conflitto con le indicazioni fornite nei
sviluppo della benevolenza, i quattro conseguimen- discorsi antichi, dove secondo la descrizione stan-
ti immateriali e la cessazione della percezione e dard un arahant è colui o colei che ha fatto ciò che
della sensazione, l’ultimo dei quali richiede anche doveva essere fatto ed è andato una volta per
lo sviluppo completo della visione penetrante.

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BHIKKHU ANĀLAYO, ARAHANT · 6

tutte al di là delle contaminazioni e future rina-


scite. Un termine usato frequentemente per rife- Riferimenti bibliografici
rirsi all’arahant è asekha, che implica che tale per-
Anālayo, Bh. (2008). The sixfold purity of an arahant,
sona non ha più bisogno di alcun insegnamento. according to the Chabbisodhana-sutta and its parallel.
Come sottolinea un altro discorso, un arahant non Journal of Buddhist Ethics, 15, 241–277.
ha più altro da fare e non ha bisogno di fare nulla
Anālayo, Bh. (2010). Once again on Bakkula. Indian In-
circa ciò che è già stato fatto (SN III 168). ternational Journal of Buddhist Studies, 11, 1–28.
Bodhi, Bh. (2007) The Susīma-sutta and the wisdom-lib-
Un ulteriore sviluppo successivo è quello di distin- erated arahant. Journal of the Pali Text Society, 29, 50–
guere alcuni arahant – originariamente un gruppo 74.
di 16, ma che poi è cresciuto fino a 18 e in séguito Bodhi, Bh. (2009) Susīma’s conversation with the Bud-
fino a un totale di 500 – che si ritiene rimarranno dha: a second study of the Susīma-sutta. Journal of the
nel mondo fino all’apparizione del prossimo Bud- Pali Text Society, 30, 33–80.
dha Maitreya. Bond, G. D. (1984). The development and elaboration
of the arahant ideal in the Theravada Buddhist tradi-
In ultimo, con l’entrata in auge dell’ideale del bodhi- tion. Journal of the American Academy of Religion,
sattva, in alcune tradizioni buddhiste la nozione di 52(2), 227–242.
arahant ha subito un declassamento. L’idea diven- de Silva, L. (1987). The Buddha and the arahant com-
tata prevalente in queste tradizioni è che la libera- pared (a study based on the Pali canon). In Jayasuriya
zione di un arahant, denominata śrāvaka-bodhi, M. H. F. (a cura di). Pratidāna Mañjarī, Papers on Buddh-
ism and Sri Lankan Studies in Commemoration of Gate
sia di tipo inferiore e caratterizzata da tendenze
Mudaliyar W. F. Gunawardhana (pp. 37–52). Dehiwala:
egoistiche, sicché il giusto scopo della propria aspi- Gunawardhana Commemoration Committee.
razione dovrebbe essere piuttosto il tipo superiore
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di risveglio che raggiungono coloro che praticano
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ders of the Theravāda tradition: Mahā Kassapa and
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Abbreviazioni honor of venerable professor Dhammavihari (Jotiya Dhira-
sekera) (pp. 229–257). Colombo: Sri Lanka Association
for Buddhist Studies.
AN Aṅguttara-nikāya
DN Dīgha-nikāya
MN Majjhima-nikāya
SN Saṃyutta-nikāya
T edizione Taishō
Th Theragāthā
Ud Udāna
Vin Vinaya

http://agamaresearch.dila.edu.tw/arahant

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