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A

GEOMETRIA - Secondo Appello - 18 Febbraio 2020


CS in Astronomia e in Fisica
Docenti: Luisa Fiorot e Remke Nanne Kloosterman

Cognome Nome Matricola Corso di Laurea

DOMANDE di Teoria

a) Si dia la definizione di matrice diagonalizzabile e si enunci il criterio di diagonalizzabilità.


Soluzione: (Definizione) Una matrice è diagonalizzabile quando è simile ad una matrice diagonale.
Quindi una matrice A ∈ Mn,n (K) è diagonalizzabile se esistono una matrice diagonale D ∈ Mn,n (K)
e una matrice invertibile Q ∈ Mn,n (K) tali che A = QDQ−1 .
(Criterio) Una matrice A ∈ Mn,n (K) è diagonalizzabile se il suo polinomio caratteristico è un
prodotto di fattori lineari su K e se per ogni autovalore la moltiplicià geometrica coincide con la
moltiplicità algebrica.
b) Sia f endomorfismo di R2 . È vero che ker f e im f sono in somma diretta? Se f è diagonalizzabile,
è vero che ker f e im f sono in somma diretta? (In caso affermativo fornire una dimostrazione, in
caso negativo fornire un controesempio).
Soluzione: Se prendiamo f : R2 → R2 dato da f (x1 , x2 ) = (0, x1 ), allora il nucleo di f è dato da
x1 = 0, quindi è lo span di (0, 1). L’immagine di f è generata dall’immagine della base canonica,
quindi da f (1, 0) = (0, 1) e f (0, 1) = (0, 0). In particolare (0, 1) e nell’intersezione dell nucleo e
l’immagine e il nucleo e l’immagine non sono in somma diretta.
Se f è diagonalizzabile allora il nucleo è l’autospazio dell’autovalore 0 e l’immagine è la somma
degli altri autospazi. A lezione abbiamo visto che sono in somma diretta.
In alternativa, dal fatto che f è diagonalizabile segue che esistono due autovettori v1 , v2 tale che
{v1 , v2 } è una base di R2 . Quindi la matrice di f rispetto a questa base è
 
λ 0
0 µ

Se λ = µ = 0, allora ker(f ) = R2 e im(f ) = {0} e sono in somma diretta. Se λ e µ sono diversi


da zero allora ker(f ) = 0 e ker(f ) e im(f ) sono in somma diretta. Rimane il caso che ci siano due
autovalori diversi, di cui uno è zero. Dopo aver scambiato v1 e v2 se necessario possiamo assumere
λ = 0, µ 6= 0 e quindi ker(f ) = span(v1 ) e im(f ) = span(v2 ). La loro intersezione è zero, quindi
sono in somma diretta.

c) Si dia la definizione di matrice ortogonale e si dimostri che le colonne di una matrice ortogonale sono
una base ortonormale per Rn .
Se A e B sono matrici n × n, vi le righe di A e wj le colonne di B, allora a lezione abbiamo visto
che (AB)ij è uguale a vi · wj .
Adesso sia Q una matrice ortogonale. Se poniamo B = Q e A = QT , allora troviamo (QT Q)ij =
wi · wj . Dal fatto che Q è ortogonale segue che QT Q = In quindi wi · wj = 0 se i 6= j e wi · wi = 1.
Dal fatto che QT = Q−1 segue che le colonne di Q sono linearmente indipedenti, quindi le colonne
sono una base di uno sottospazio di Rn di dimensione n, e allora sono una base di Rn .

ESERCIZI

Esercizio 1. Si consideri la matrice A ∈ M4,4 (R) il cui polinomio caratteristico è pA (t) = (t − 2)4 :
 
1 0 1 1
−1 1 1 1
A=−2

−1 4 2
0 0 0 2
1. Si determinino una matrice di Jordan J ed una matrice invertibile Q tale che Q−1 AQ = J.
Soluzione: La matrice A − 2I4 è  
−1 0 1 1
−1 −1 1 1
 .
−2 −1 2 2
0 0 0 0
Le prime due righe sono linearmente indipendenti, la terza riga è la somma delle prime due righe,
quindi dipende linearmente dalle prime due. Quindi il rango è due e ci sono due blocchi di Jordan.
La matrice (A − 2I4 )2 è  
−1 −1 1 1
0 0 0 0
−1 −1 1 1 .
 

0 0 0 0
Questa matrice ha rango 1. La matrice (A − 2I4 )3 è zero. Quindi c’è un blocco di lunghezza 3.
Se adesso prendiamo un qualsiasi vettore v3 tale che (A − 2I4 )2 v3 6= 0, allora (A − 2I4 )2 v3 , (A −
2I4 )v3 , v3 è una base di un blocco di lunghezza 3.
Per esempio prendendo v3 = (1, 0, 0, 0) si ha (A − 2I4 )v3 = (−1, −1, −2, 0) e (A − 2I4 )2 v3 =
(−1, 0, −1, 0).
In questo caso (−1, 0, −1, 0) è un autovettore. Un altro autovettore è (0, 0, 1, −1).
Quindi, se prendiamo
   
−1 −1 1 0 2 1 0 0
0 −1 0 0 0 2 1 0
Q=
−1
 eJ = 
−2 0 1 0 0 2 0
0 0 0 −1 0 0 0 2
allora A = QJQ−1
2. Si elenchino tutte le matrici di Jordan aventi lo stesso polinomio caratteristico di A.
Soluzione: Ogni matrice di Jordan con polinomio caratteristico (t − 2)4 corrisponde a scrivere 4
come somma di interi positivi. Ce ne sono cinque modi 4 = 4, 4 = 3 + 1, 4 = 2 + 2, 4 = 2 + 1 + 1, 4 =
1 + 1 + 1 + 1. Le matrici corrispondenti sono
         
2 1 0 0 2 1 0 0 2 1 0 0 2 1 0 0 2 0 0 0
0 2 1 0 0 2 1 0 0 2 0 0 0 2 0 0 0 2 0 0
0 0 2 1 , 0 0 2 0 , 0 0 2 1 , 0 0 2 0 , 0 0 2 0 .
         

0 0 0 2 0 0 0 2 0 0 0 2 0 0 0 2 0 0 0 2

Esercizio 2. Si consideri la matrice M ∈ M3,3 (R):


 
−1 4 −2
M =  4 −1 2 .
−2 2 2
1. Determinare una base ortogonale di W := ker(M − 3I3 ) contenente il vettore (1, 2, 2)t .
Soluzione: La matrice M − 3I3 è  
−4 4 −2
4 −4 2
−2 2 −1
Questa matrice ha rango 1, quindi dim W = 3 − 1 = 2. Quindi la base consiste da due vettori,
uno di essi è (1, 2, 2)t . Il secondo vettore (x1 , x2 , x3 )t deve essere ortogonale a (1, 2, 2)t , quindi
x1 + 2x2 + 2x3 = 0. In altre parole stiamo cercando soluzioni al sistema con matrici di coefficienti.
 
−4 4 −2
 4 −4 2 
−2 2 −1 .
 

1 2 2
La forma a scala è  
1 2 2
0 2 1
Quindi (2, 1, −2) è una soluzione, e tutte le altre soluzioni sono multipli di essa. Quindi {(1, 2, 2), (2, 1, −2)}
è una base ortogonale di W .
2. Determinare un sottospazio U ⊂ R3 tale che U + W = R3 e U ∩ W = span((1, 2, 2)t ).
Soluzione: Sappiamo che dim W = 2, inoltre dim U ∩ W = 1. Con la formula di Grassmann
troviamo dim U = dim U + W − dim W + dim U ∩ W = 3 − 2 + 1 = 2.
Quindi U è generato da (1, 2, 2)t e in vettore v 6∈ W . Se troviamo un v che soddisfa questo allora
1 ≤ dim U ∩ W < dim U = 2. Inoltre con dim U = dim W = 2, dim U ∩ W = 1 sappiamo che
dim U + W = 3 e che U + W = R3 .
Il vettore (1, 0, 0) 6∈ W , quindi U = span((1, 2, 2)t , (1, 0, 0)t ) funziona.
3. Sia g : R3 × R3 → R la forma bilineare la cui matrice associata rispetto alla base canonica è M .
Sapendo che pM (t) = −(t − 3)2 (t + 6), determinare una base B di R3 tale che la matrice associata
a g rispetto a tale base sia diagonale.
Soluzione: Cominciamo con prendere un autovettore v3 di autovalore −6. La matrice M + 6I3 è
 
5 4 −2
 4 5 2 .
−2 2 8

La forma a scala di questa matrice è  


1 −1 0
0 1 2 .
0 0 0
L’autospazio di autovalore −6 è generato da (2, −2, 1).
Siano v1 = (1, 2, 2) e v2 = (2, 1, −2). Allora v1 , v2 , v3 formano una base di R3 . Inoltre, usando
che A è simmetrica sappiamo che viT v3 = 0 per i = 1, 2, e per costruzione abbiamo v1T v2 = 0 e
Avi = λi vi , con λi = 2 per i = 1, 2 e λi = −6 per i = 3.
Quindi g(vi , vj ) = viT Avj = viT λj vj = λj (viT vj ). In particolare, g(vi , vj ) = 0 per i 6= j e la matrice
rispetto a (v1 , v2 , v3 ) è diagonale. Con la nostra scelta di vi troviamo che viT vi = 9 per tuttoi gli
indici i. Quindi la matrice di g rispetto a {v1 , v2 , v3 } è
 
27 0 0
 0 27 0 .
0 0 −54

4. Determinare, se possibile, un vettore isotropo di g non nullo.


2
√ che g(tv1 + v3 , tv1 + v3 ) = 27t − 54.
Soluzione: Usando la notazione del punto precedente troviamo
2
Per t = 54/18 = 2 troviamo un vettore isotropo.
√ Quindi 2v1 + v3 è isotropo. (È diverso dal
vettore nullo perché la prima coordinata è 2 + 2 > 0.)
Esercizio 3. Si consideri la famiglia di coniche Ck di equazione

x2 + ky 2 − 2xy + 2x + k = 0.

1. Per quali valori di k ∈ R la conica Ck è degenere?


2. Per i valori di k per cui Ck è non degenere si classifichi la conica Ck .
Soluzione:
La matrice A associata a Ck è  
1 −1 1
−1 k 0
1 0 k
e la matrice B è  
1 −1
.
−1 k
Il determinante di A è (−k) + k(k − 1) = k 2 − 2k. Quindi per k = 0 e per k = 2 la conica è degenere.
Il determinante di B è k − 1 e la tracia di B e (k + 1).
Quindi per k > 1 otteniamo det(B) > 0. In questo caso tr(B) det(A) = (k + 1)k(k − 2). Quindi per
k > 2 otteniamo det(B) > 0, tr(B) det(A) > 0 e che la conica è una conica senza punti reali. Per k = 2
la conica è degenere. Per 1 < k < 2 troviamo det(B) > 0, tr(B) det(A) < 0 e che la conica è un’ellisse o
una circonferenza. Per k = 1 abbiamo det(B) = 0, det(A) 6= 0, quindi una parabola. Per k < 1, k 6= 0
troviamo det(B) < 0, det(A) 6= 0 e abbiamo un’iperbole.
Esercizio 4. In A3R si considerino le rette r e sk con k ∈ R:
 
x+z =1 x + (k + 1)z = k
r: e sk :
x + y + 2z = 1 y + z = k2 − k

1. Determinare la posizione reciproca di r e sk al variare di k ∈ R.


La giacitura di r è generata da (1, 0, 1) × (1, 1, 2) = (−1, −1, 1) la giacitura di sk è generata da
(1, 0, k + 1) × (0, 1, 1) = (−k − 1, −1, 1). Questi due spazi coincidono se e solo se uno dei due vettori
è un multiplo dell’altro. Questo succede solo per k = 0.
Le rette hanno punti di intersezione se il sistema con matrice
 
1 0 1 1
 1 1 2 1 
 
 1 0 k+1 k 
0 1 1 k2 − k

ha soluzioni. Sottraendo la prima riga dalla seconda e dalla terza dà


 
1 0 1 1
 0 1 1 0 
 
 0 0 k k−1 
0 1 1 k2 − k

Sottraendo la seconda riga dalla quarta dà


 
1 0 1 1
 0 1 1 0 
 
 0 0 k k−1 
0 0 0 k2 − k

Quindi per k 2 −k 6= 0 non ci sono soluzioni. Se k 2 −k = 0 allora k = 0 o k = 1. Adesso consideriamo


questi due casi separatamente. Per k = 0 otteniamo il sistema
 
1 0 1 1
 0 1 1 0 
 0 0 0 −1  ,
 

0 0 0 0
che non ha soluzioni. Invece per k = 1 otteniamo
 
1 0 1 1
 0 1 1 0 
 
 0 0 1 0 
0 0 0 0

E troviamo il punto (1, 0, 0) come punto di intersezione.


Quindi per k = 0 abbiamo che le giaciture coincidono e non ci sono intersezioni, quindi le rette sono
parallele. Per k = 1 troviamo che le due rette ci intersecano in un punto.
Per k 6= 0, 1 le due rette non ci intersecano e le giaciture sono distinte, quindi le rette sono sghembe.
2. Posto k = −1 determinare la distanza fra r e s−1 .
Soluzione: Abbiamo i punti (1, 0, 0) su r e (−1, 1, 1) su s−1 . La loro differenza è (2, −1, −1).
Le giaciture W1 , W2 sono generate rispettivamento da (−1, −1, 0) e (0, 1, −1). Allora W = (W1 +
W2 )⊥ è generato da (−1, −1, 1)×(0, 1, −1) = (0, 1, 1). La distanza è la lunghezza di pW ((2, −1, −1))
che è    
2 0
−1 · 1  

 
−1

1 0 −2 0 √

    1 = 1 = 2.
0 0 2

1 · 1 1
1

1 1

In alternativa si possa parametrizzare le due rette. Troviamo che un punto generico di r è dato da
 
1−λ
 −λ 
λ

al variare di λ e un punto da s−1  


−1
1 + µ
1−µ
al variare di µ. La differenza è  
2−λ
−1 − λ − µ .
µ+λ−1
Cerchiamo i valori di λ e µ talo che questo vettore è ortogonale alle due giaciture. Troviamo che

−2µ − 2λ = −2 + 3λ + 2µ = 0,

la cui unica soluzione è λ = 2, µ = −2. Il vettore della differenza è


 
0
−1 ,
−1

la distanza è la sua lunghezza che è 2.
3. Posto k = 1 determinare le equazioni parametriche di una retta t incidente sia r che s1 ed ortogonale
ad entrambe.
Soluzione: Le rette s1 e r si intersecano in (1, 0, 0). Le rispettive giaciture sono generate da
(−1, −1, 1) e (−2, −1, 1). Il vettore (0, 1, 1) è ortogonale ad ambe le rette. Quindi x = 1, y = t, z = t
è una retta ortogonale a s1 e r e incidente ad entrambe. (È l’unica retta con questa proprietà.)
4. Determinare, se esiste, una retta h passante per l’origine tale che h sia sghemba sia con r che con
s−1 .
Soluzione: La giacitura di r è generata da (−1, −1, 1) quella di s−1 è generata da (0, 1, 1). Cerchiamo
una retta che ha una giacitura diverse da quella di entrambe le rette, per esempio span(1, 0, 0).
Questa retta è del tipo y = α, z = β.
Per semplificare prendiamo α = 0 e cerchiamo un valore di β tale che h non interseca né r né s−1 .
Se mettiamo y = 0 nell’equazione di r troviamo x = 1, z = 0, quindi per evitare che h e r si
intersechino basta imporre β 6= 0. Similmente, per evitare che h e s1 si intersecano basta imporre
β 6= 2. Quindi y = 0, z = 1 è una retta sghemba con r e con s−1 .

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