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Rilevare la temperatura
Definizione: è l’equilibrio corporeo tra il calore prodotto dal corpo e quello perso dallo stesso. Si possono misurare sia
la temperatura interna che riguarda i tessuti profondi del corpo, sia la temperatura cutanea che riguarda i tessuti
sottocutanei e adiposi. Le zone del corpo per la rilevazione sono via orale, rettale, ascellare, timpanica e temporale.
Scopo: riuscire a rilevare una produzione di calore aumentata rispetto alla sua perdita, ovvero una temperatura che
supera i valori normali manifestando febbre (piressia); oppure si può valutare un abbassamento della temperatura
manifestando ipotermia.
Materiale occorrente:
• Termometro (digitale, di vetro, elettrico o comunque specifico per la sede di rilevazione scelta).
• Dispositivo di protezione del termometro.
• Garze
• Antisettico
• Guanti
Procedura:
1) Predisporre il materiale necessario sul carrello.
2) Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura che sarà attuata.
3) Invitare il paziente ad assumere la posizione più idonea alla metodica scelta per la rilevazione.
4) Lavarsi le mani e indossare guanti se necessario.
5) Rilevare la temperatura in base alla sede scelta.
6) Procedere alla rimozione del dispositivo dopo segnale acustico di rilevamento o tempo di misurazione necessario.
7) Aiutare il paziente alla fine della procedura ad assumere una posizione confortevole.
8) Eseguire disinfezione dei dispositivi utilizzati.
9) Riordinare e smaltire materiali utilizzati.
10) Rimuovere guanti e lavarsi le mani.
11) Documentare in cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze:
• Scarso mantenimento dello stato di salute
• Rischio di infezione
• Ipotermia/Ipertermia
• Termoregolazione inefficace
• Deficit del volume di liquidi
• Rischio di squilibrio termico
Rilevare frequenza cardiaca (polso periferico)
Definizione: la frequenza cardiaca è il numero di battiti al minuto (BPM) e se esegue misurando il polso periferico
ovvero la sensazione di pulsazione palpata su un’arteria periferica che non è altro che l’espressione di un’onda
sfigmica che viene generata dalla contrazione del ventricolo sinistro.
(Onda sfigmica = volume di sangue espulso ad ogni gittata cardiaca).
Scopo: riuscire a rilevare frequenza cardiaca normale (tra 60 e 100 BPM) oppure una tachicardia (quando supera i 100
BPM) o bradicardia (quando è al di sotto dei 60 BPM).
Materiale occorrente:
• Dispositivo di misurazione automatico oppure orologio o cronometro.
• Fonendoscopio
• Garze
• Guanti
Procedura:
1) Predisporre il materiale necessario sul carrello.
2) Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura che sarà attuata.
3) Lavarsi le mani e indossare guanti se necessario.
4) Scoprire il paziente il minimo indispensabile.
5) Selezione il sito del polso che si ritiene più adatto (arteria temporale, carotidea, apicale, brachiale, radiale,
femorale, popliteo, tibiale posteriore o pedideo) ma la più utilizzata è la radiale.
6) Aiutare il paziente ad assumere una posizione comoda.
7) Posizione le dita (indice, medio e anulare) della mano dominante a livello dell’arteria radiale ed esercitare una
lieve pressione affinché si percepisca il polso.
8) Misurare la frequenza del polso e se il ritmo misura regolare contare il numero di battiti per 30 secondi e poi
moltiplicare per due, oppure se il ritmo è irregolare contare per 60 secondi.
9) aiutare il paziente alla fine della procedura ad assumere una posizione confortevole.
10) Per misurare il polso apicale invece bisogna posizionare il diaframma del fonendoscopio sull’apice del cuore
(quinto spazio intercostale) muovendosi verso la linea emiclaveale sinistra ed auscultare i suoni del cuore
contando i battiti per 60 secondi.
11) Riordinare e smaltire materiali utilizzati.
12) Rimuovere guanti e lavarsi le mani.
13) Documentare in cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze:
• Ridotta gittata cardiaca
• Inefficace perfusione dei tessuti periferici
Lesioni da pressione
Definizione: area localizzata di danno della cute e dei tessuti sottocutanei causata da forze di pressione, trazione,
frizione che si forma normalmente in corrispondenza di prominenze ossee e la cui gravità è classificata in stadi:
I. Stadio → lesione che interessa i tessuti cutanei superficiali e si presenta con cute integra, eritema in
concomitanza di una prominenza ossea non sbiancabile alla digitopressione.
II. Stadio → lesione che interessa il tessuto cutaneo fino al derma senza coinvolgere sottocute, muscoli, tendini ed
ossa e si presenta come un’abrasione.
III. Stadio → lesione che interessa in profondità lo strato sottocutaneo senza coinvolgere i tessuti sottostanti e che
implica un danno o necrosi in grado di espandersi fino alla fascia sottostante del tessuto sottocutaneo senza
attraversarla.
IV. Stadio → lesione che interessa molto più in profondità lo strato sottocutaneo con coinvolgimento di muscoli,
tendini ed ossa (necrosi).
Scala di valutazione delle LDP = Time o BWAT
Scala di valutazione del rischio delle LDP = scala di Braden, che prende in considerazione la percezione sensoriale, la
macerazione, l’attività, mobilità, nutrizione, frizione e scivolamento dl paziente e deve essere utilizzata nei soggetti
che presentano:
• Allettamento protratto
• Postura seduta protratta
• Incapacità di cambiare posizione
Scala per individuare paziente a rischio di LDP = scala di Norton, che prende in considerazione le condizioni generali,
lo stato mentale, la deambulazione, la mobilità e l’incontinenza del paziente.
Materiale occorrente:
• Ago monouso 19 gauge
• Contenitori per rifiuti ospedalieri a rischio infettivo, taglienti e pungenti
• DPI
• Garze pulite e sterile (in caso di LDP infette)
• Gel idroalcolico o sapone antisettico
• Guanti monouso sterile (in caso di LDP infette) e non sterili
• Oli e creme idratanti, paste protettive, spray
• Set per medicazione (forbici, pinze da dissezione, pinze emostatiche)
• Siringa da 30 ml o 35 ml
• Soluzione fisiologica o ringer lattato
• Tampone per raccolta di campioni microbiologici
• Telini sterili (in caso di LDP infette)
• Telo/traversa idrorepellente
• Medicazioni avanzate (secondo necessità)
• Strumenti di valutazione e pianificazione (PAI, scala di Braden, TIME o BWAT, scheda di valutazione
nutrizionale, VAS
Procedura:
1) Predisporre il materiale necessario su un carrello.
2) Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura che sarà attuata.
3) Eseguire la valutazione strutturata del rischio di LDP utilizzando apposite schede e scale di valutazione.
4) Eseguire, se necessario, igiene intima del paziente e/o delle superficie cutanee in zone a rischio di LDP (scapolare,
calcaneare, trocanterica, eccc.) asciugando accuratamente la zona detersa.
5) Garantire la gestione e il controllo del dolore attraverso la valutazione dellla necessità e della tipologia di
analgesia da attuare.
6) Aiutare il paziente ad assumere una posizione confortevole e idonea alla procedura in relazione alla loclaizzazione
della lesione.
7) Disporre teli/traverse sul piano di supporto al di sotto della superficie cutanea da trattare (se necessario)
8) Rimuovere la medicazione e valutare la LDP (stadio/gravità, localizzazione, dimensione/profondità, presenza di
cavità, tessuto sottocontaminato, tunnellizzazione, letto della ferita, margine e cute perilesionale, essudato, tessuto
necrotico, odore).
9) Eseguire irrigazione della LDP, riempendo una siringa 30-35 ml con soluzione fisiologica o acqua potabile (a
temperatura ambiente).
10) Inserire sulla siringa un ago da 19 gauge (per garantire una pressione controllata e sufficiente).
11) Irrigare uniformemente il letto e i margini della lesione (il volume di soluzione per l’irrigazione deve essere di
100/150 ml).
12) Detergere la lesione all’inizio del trattamento e ad ogni cambio di medicazione.
13) Tamponare senza frizionare con garze pulite o sterile in caso di lesioni infette.
14) La detersione tramite uso di garze può essere fatta applicando una minima azione meccanica.
15) Procedere con l’applicazione della medicazione ritenuta più idonea in relazione allo stadio e alle caratteristiche
della lesione.
16) Aiutare il paziente alla fine della procedura ad assumere una posizione confortevole.
17) Riordinare e smaltire materiali utilizzati.
18) Rimuovere guanti e lavarsi le mani.
19) Documentare in cartella clinico-infermieristica.
Sospetto danno profondo → area violacea o marrone o discromica con cute intatta o vesciche piene di sangue con
danno cutaneo, sottocutaneo e tessuti molli dovuta a pressione o frizione. La zona interessata potrebbe presentare
tessuto molle, compatto più caldo o più freddo rispetto alle zone adiacenti. È instadiabile perché è una lesione estesa
della quale sappiamo la profondità e il grado di estensione ma non possiamo effettivamente vedere e verificare in
quanto è chiusa.
Lesione necrotica → è una ferita a tutto spessore nella quale la base dell’ulcera è coperta da escara. Anche in questo
caso è una lesione ricoperta da necrosi ma non è stadiabile perché la presenza dell’escara (zona necrotica) impedisce
la valutazione e quindi di vedere il grado di profondità.
Lavaggio sociale
Definizione: è eseguito con acqua e sapone non contenente sostanze ad attività antisettica.
Scopo: rimuovere lo sporco visibile riducendo la flora microbica
transitoria senza modificare la flora microbica residente. La
procedura ha una durata compresa tra i 40 e 60 secondi.
Quando va eseguita:
1. Prima del contatto con il paziente
2. Prima di una manovra asettica
3. Dopo esposizione a un liquido biologico
4. Dopo il contatto con il paziente
5. Dopo il contatto con ciò che sta attorno al paziente
Materiale occorrente:
• Detergente liquido per le mani in dispenser
• Salvietta/panno monouso in carta o tessuto
• Contenitore per rifiuti non riciclabili
Procedura:
1) Disporre il flacone di detergente sugli appostiti porta-
dispenser o se già presente assicurarsi che ci sia un’adeguata
quantità di soluzione all’interno.
2) Verificare la presenza di presenza di salviette/panno monouso.
3) Liberare mani, polsi e avambracci da anelli, bracciali, orologi
e indumenti.
4) Aprire il rubinetto con la mano, il gomito o il piede.
5) Bagnare uniformemente le mani e polsi con acqua tiepida.
6) Applicare una dose di detergente liquido (4 ml) sul palmo della mano e insaponare uniformemente mani e polsi.
7) Guarda l’immagine.
8) Risciacquare abbondantemente le mani fino alla completa eliminazione del detergente.
9) Asciugare tamponando con salvietta in carta monouso fino ad eliminare l’umidità residua.
10) Chiudere il rubinetto con il gomito oppure utilizzare la salvietta monouso utilizzata per l’asciugatura delle mani.
Possibili complicanze:
• Per tutti i tipi di lavaggio delle mani → rischio di infezione
Lavaggio antisettico
Definizione: lavaggio eseguito con acqua e sapone contenente sostanze ad azione antisettica.
Scopo: ridurre sensibilmente la flora microbica transitoria e residente. La procedura ha una durata compresa tra 60
secondi e 3 minuti.
Lavaggio chirurgico
Definizione: l’asepsi delle mani si esegue con detergente ad attività antisettica persistente e acqua
microbiologicamente decontaminata.
Scopo: eliminare flora microbica transitoria riducendo in modo consistente anche quella residente, con la specifica
capacità di garantire il mantenimento di una bassa carica microbica sulla cute della mano per il maggior numero di ore
possibile. Prodotti più usato sono quelli a base di clorexidina gluconato e di iodio-polivinilpirolidone.
La procedura ha una durata di 5 minuti.
Procedura: la stessa del lavaggio sociale ad eccezione della zona, infatti il lavaggio chirurgico comprende anche i gli
avambracci.
Elettrocardiogramma
Definizione: è una registrazione grafica, non invasiva, dell’attività elettrica del cuore e ed essa viene registrata mediata
l’applicazione sulla cute del paziente di elettrodi di in grado di rilevare campi elettrici di bassa intensità dovuti alle
periodiche depolarizzazioni e ripolarizzazioni del cuore. Gli elettrodi posizioni sul corpo sono 10 di cui:
• 4 si applicano sugli arti (periferiche)
• 6 si applicano al torace (precordiali)
Questi elettrodi registrano 12 derivazioni, poiché:
• Gli elettrodi posti sul braccio sinistro, braccio destro e sulla gamba sinistra sono bipolari, mentre quello sulla
gamba destra è neutro.
• Gli elettrodi posti sul torace sono unipolari.
Ogni derivazione copre una specifica area del miocardio e fornisce informazioni sull’attività dell’area coinvolta.
Gli impulsi che si muovono attraverso il sistema di conduzione del cuore creano delle correnti elettriche che possono
essere registrate dall’elettrocardiografo sotto forma di onde, indicate con le lettere P, Q, R, S e T.
Ci sono anche delle variazioni dell’ECG standard: ECG da sforzo e ECG holter.
Materiale occorrente:
• Elettrocardiografo
• Elettrodi
• Garze
• Acqua e sapone (se necessari)
Procedura:
1) Posizione elettrocardiografo in prossimità del letto del paziente, controllarne il corretto funzionamento e la
presenza di tutti gli elettrodi.
2) Procedere all’identificazione del paziente, informarlo sull’attività alla quale verrà sottoposto e quali sono i benefici.
3) Effettuare il lavaggio delle mani e indossare i guanti.
4) Aiutare il paziente ad assumere una posizione supina con le braccia lungo il corpo.
5) Esporre gli arti del paziente per posizionare gli elettrodi e umidificare a zona cutanea interessata prima di posizionare
l’elettrodo.
6) Posizionare le derivazioni degli arti sulle gambe e le braccia del paziente:
• Nel braccio destro l’elettrodo rosso
• Nel braccio sinistro l’elettrodo giallo
• Nella gamba destra l’elettrodo nero
• Nella gamba sinistra l’elettrodo verde
7) Posizionare le derivazioni precordiali sul torace:
• V1 (elettrodo rosso) nel primo spazio intercostale parasternale destro.
• V2 (elettrodo giallo) nel primo spazio intercostale parasternale sinistro.
• V4 (elettrodo marrone) nel quinto spazio intercostale sulla linea emiclaveare sinistra.
• V3 (elettrodo verde) nella diagonale tra V2 e V4.
• V5 (elettrodo nero) nel quinto spazio intercostale sulla linea ascellare anteriore sinistra.
• V6 (elettrodo viola) nel quinto spazio intercostale sulla linea ascellare media sinistra.
8) Quando l’elettrocardiografo avrà registrato e stampato il tracciato, disconnettere le derivazioni, rimuovere gli
elettrodi e pulire la cute del paziente.
9) Al termine della procedura aiutare il paziente ad assumere una posizione confortevole.
10) Riordinare e smaltire materiali utilizzati.
11) Rimuovere guanti e lavarsi le mani.
12) Consegnare il tracciato elettrocardiografico al medico per la refertazione e documentare in cartella clinico-
infermieristica.
Emocoltura
Definizione: consiste in un prelievo di sangue venoso eseguito in assoluta sterilità quando in paziente presenza brivido
e/o febbre (picco febbrile), prima della terapia antibiotica.
Scopo: individuare eventuali batteriemie (presenza di batteri nel sangue) o setticemie, seminando il campione di sangue
raccolto su appositi terreni di coltura che permettono la crescita e l’individuazione di germi aerobi, anaerobi e miceti.
Idealmente andrebbero eseguite due o tre emocolture a distanza di un’ora una dall’altra e in siti diversi (può essere
fatto sia da vena periferica che da CVC qualora si sospetti un’infezione di quest’ultimo).
Determinazione glicemia/glicosuria
Definizione: la glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue; la glicosuria è la concentrazione di glucosio nelle
urine. I valori di glicemia fisiologici vengono misurati dopo digiuno notturno che va da un minimo di 6 ore a un
massimo di 10-12 ore.
Il range normale di riferimento del glucosio è compreso tra 50 e 110 mg/dL (milligrammi per decilitro di plasma).
Si definisce iperglicemia se dopo digiuno notturno misuro una glicemia superiore a 110 mg glucosio/dL di plasma.
Un valore compreso tra 111 e 125 mg/dL viene considerata potenzialmente patologica, se invece il valore è superiore
a 126 è sicuramente una condizione patologica.
Il glucosio passa nelle urine quando il livello di glucosio nel sangue supera la soglia renale, ovvero 180 mg/dL.
Per determinare la glicemia, oltre alle analisi di sangue effettuate tramite prelievo venoso, si può fare mediante
glucometro e strisce reagenti con un prelievo capillare.
Di fatto il prelievo capillare viene effettuato quando è necessario prelevare piccole quantità di sangue.
I siti più comunemente utilizzati sono la zona periungueale della parte distale del dito, il lobo dell’orecchio o il tallone
(nei neonati e lattanti).
Materiale occorrente per prelievo capillare:
• Guanti
• Disinfettante
• Garze
• Glucometro e reagenti glicemia, oppure provette per microematocrito
• Pungidito monouso
Procedura per prelievo capillare:
1) Predisporre il materiale necessario sul carrello.
2) Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura che sarà attuata.
3) Lavarsi le mani e indossare guanti se necessario.
4) Aiutare il paziente ad assumere una posizione confortevole e idonea alla procedura.
5) Scegliere il sito di puntura:
• Adulti: superficie laterale interna delle dita.
• Bambini o lattanti: tallone.
• Pazienti in shock: lobo dell’orecchio.
• Anziano con problemi di circolazione: scaldare per 3-5 minuti le estremità delle dita con un asciugamano caldo.
6) Sistemare una traversa assorbente o un asciugamano sotto l’estremità.
7) Detergere il dito della puntura con antisettico.
8) Con la mano non dominante esercitare un lieve pressione al di sopra del sito di puntura.
9) Tenere il pungidito con un angolo di 90 gradi rispetto alla cute ed effettuare una rapida puntura di circa 2 mm di
profondità.
10) Comprimere senza toccare la zona punta fino a quando non si sia formata una goccia di sangue consistente.
11) Dopo aver scartato la prima goccia di sangue mediante una garza, prelevare il sangue sulla striscia reagente o nelle
provette.
12) Esercitare una lieve pressione sul sito.
13) Al termine della procedura aiutare il paziente ad assumere una posizione confortevole.
14) Riordinare e smaltire materiali utilizzati.
15) Rimuovere guanti e lavarsi le mani.
16) Documentare in cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze:
• Rischio di alterazione dell’integrità cutanea
• Dolore acuto
• Ansia
Movimentazione dell’operatore
Le principali raccomandazioni che tutti i professionisti devono seguire per una corretta meccanica corporea:
• Mantenere una base d’appoggio ampia che migliora l’equilibrio.
• Modulare l’altezza della zona di lavoro, quando è possibile.
• Avvicinare l’oggetto al proprio asse corporeo per ridurre lo sforzo.
• Bilanciare il corpo e diminuire la frizione tra l’oggetto in movimento e la superficie su cui si muove.
• Flettere le anche e le ginocchia (evitare quindi la torsione del rachide) per cambiare la posizione del corpo
ampliando la base di appoggio.
• Contrazione dei glutei, degli addominali, dei muscoli delle braccia e delle gambe, prima di trasportare un
oggetto per prepararli al movimento.
• Utilizzare con forza i muscoli delle gambe per sollevare, spingere e tirare così da evitare lo stiramento dei
muscoli.
Stick test
Definizione: la diagnostica rapida è utilizzata per l’analisi estemporanea dei liquidi biologici attraverso l’utilizzo di
uno stick reagente. Quando la striscia reattiva viene messa a contatto con il campione da analizzare (sangue o urina) si
verifica una reazione che determina una variazione cromatica dello stick stesso.
La lettura del risultato viene effettuata paragonando il colore dello stick con una scala cromatica di riferimento.
Scopo: l’utilizzo degli stick reagenti per l’analisi delle urine permette di relevare uno o più costituenti: stupefacenti,
glucosio, bilirubina, corpo chetonici, peso specifico, sangue, proteine, nitrito, leucociti.
Materiale occorrente:
• Guanti
• Padella, urinale o sedia comoda (WC)
• Contenitore di raccolta per esame urine
• Strisce reattive
• Timer
• Scala cromatica di riferimento
Procedura:
1) Predisporre il materiale necessario sul carrello.
2) Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura che sarà attuata.
3) Lavarsi le mani e indossare guanti se necessario.
4) Aiutare il paziente e recarsi in bagno o a utilizzare la comoda, la padella o l’urinale.
5) Raccogliere l’urina in un contenitore pulito e asciutto ed effettuare il test il prima possibile poiché la
conservazione prolungata di urina a temperatura ambiente potrebbe portare a proliferazione microbica con
cambiamenti del pH.
6) Estrarre la striscia reagente dal contenitore e immergerla nell’urina per il tempo indicato dal produttore.
7) Osservare il colore e confrontarlo con la scala cromatica di riferimento.
8) Riordinare il materiale utilizzato.
9) Rimuovere i guanti ed effettuare il lavaggio delle mani.
10) Documentare in cartella clinico-infermieristica.
Catetere condom
Definizione: è un sistema di drenaggio esterno per raccogliere l’urina dei pazienti maschi incontinenti. È meno
invadente del catetere permanente e permette un minor contatto cutaneo rispetto a uno slip monouso o una traversa
protettiva monouso.
Materiale occorrente:
• Kit per il catetere condom con striscia adesiva
• Sacca per drenaggio urinario
• Guanti
• Bacinella con acqua calda e sapone
• Asciugamano e spugna
Procedura:
1) Predisporre il materiale necessario sul carrello.
2) Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura che sarà attuata.
3) Lavarsi le mani.
4) Garantire la riservatezza del paziente chiudendo la porta.
5) Far assumere al paziente una posizione comoda, preferibilmente decubito supino, se tollerata.
6) Alzare il letto a un’altezza comoda per l’infermiere.
7) Indossare i guanti privi di lattice non sterili.
8) Osservare il pene del paziente e rilevare eventuali segni di rossore, irritazione o lesioni della cute.
9) Pulire il pene del paziente con acqua calda e sapone: retrarre il prepuzio nei maschi non circoncisi e pulire
minuziosamente le pieghe cutanee, e dopo riposizionare il prepuzio nella posizione naturale.
10) Radere i peli in eccesso intorno alla base del pene, se previsto dai protocolli della struttura, e dopo sciacquare e
asciugare l’area.
11) Se si utilizza il kit per il catetere condom, aprire la confezione contenente la preparazione cutanea, pulire e
applicare la preparazione cutanea sull’asta del pene.
12) Applicare la striscia biadesiva attorno alla base del pene a circa 2-3 cm dall’estremità prossimale del pene.
13) Srotolare il condom dalla porzione distale del pene verso la base lasciando uno spazio di 2,5-5 cm tra la punta del
pene e l’estremità del condom.
14) Adagiare il condom sulla striscia adesiva.
15) Connettere il tubo della sacca di drenaggio a quello del catetere e assicurarsi che il tubo della sacca di drenaggio
giaccia sulla gamba del paziente.
16) Coprire il paziente.
17) Smaltire il materiale usato nell’apposito contenitore.
18) Svuotare la sacca, misurare la quantità di urina ed effettuare la registrazione ogni 4 ore.
19) Togliere i guanti e lavarsi le mani.
20) Riportare il letto del paziente nella posizione più bassa e fargli assumere una posizione confortevole.
21) Rimuovere il condom una volta al giorno per detergere l’area e valutare la cute per eventuali segni di alterazione
della sua integrità.
Possibili complicanze:
• Alterazione dell’eliminazione urinaria
• Rischio di alterazione dell’integrità cutanea
• Deficit di autonomia nell’eliminazione