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TIROCINIO 1

RIFACIMENTO DEL LETTO LIBERO


Definizione: Il letto viene rifatto dopo l’igiene del paziente per favorire il comfort e ridurre il rischio di
trasmissione di microrganismi.
Materiale occorrente:
❖ Lenzuolo superiore
❖ Lenzuolo inferiore (con angoli se disponibili)
❖ Copertura protettiva monouso
❖ Traversa (sostituibile con lenzuolo superiore)
❖ Coperta
❖ Copriletto
❖ Federe
❖ Contenitore per la biancheria sporca
❖ Guanti
Procedura:
1) Posizionare il cesto della biancheria vicino alla porta del paziente.
2) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
3) Aiutare il paziente a scendere dal letto e a sedersi su una sedia.
4) Posizionare il letto ad un’altezza comoda per l’operatore, con le sbarre laterali abbassate.
5) Rimuovere la biancheria sporca dalla testata del letto ai piedi dello stesso. Rimuovere la federa del cuscino
e poggiarlo su una superficie pulita. Rimuovere il lenzuolo inferiore tenendo la parte sporca all’interno e quella
pulita all’esterno.
6) Detergere il materasso con una soluziona antisettica. Asciugarlo prima di mettere le lenzuola pulite.
7) Mettere il lenzuolo inferiore con gli angoli sul materasso. Con una mano alzare l’angolo del materasso e con
l’altra tirare e piegare il lenzuolo.
8) Disporre la traversa sul lenzuolo inferiore, al centro del letto.
9) Mettere il lenzuolo superiore sul letto e stenderlo per tutta la sua lunghezza.
10) Stendere e applicare la coperta o il copriletto.
11) Effettuare una piega di 45 gradi all’angolo del letto.
12) Rimboccare il lenzuolo superiore e la coperta.
13) Mettere una federa pulita ad ogni cuscino.
14) Rimettere il letto nella posizione più bassa e alzare la testata del letto di 30-45 gradi. Sollevare la sbarra
laterale più lontana dal paziente.
15) Aiutare il paziente a tornare a letto e alzare l’altra sbarra laterale. Collegare il campanello di chiamata a
portata di mano, misurare i parametri vitali.
16) Rimuovere i guanti ed effettuare il lavaggio delle mani.
17) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: rischio di alterazione dell’integrità cutanea.

RIFACIMENTO DEL LETTO OCCUPATO


Definizione: Il letto viene rifatto dopo l’igiene del paziente per favorire il comfort e ridurre il rischio di
trasmissione di microrganismi. Occorre prestare attenzione alle eventuali limitazioni fisiche e/o capacità
collaborative del paziente. E’ importante inoltre osservare la presenza di tubi o drenaggi.
Materiale occorrente:
❖ Contenitore per la biancheria sporca
❖ Lenzuolo superiore, traversa, lenzuolo inferiore
❖ Copertura protettiva monouso
❖ Federa
❖ Coperta
❖ Guanti
Procedura:
1) Posizionare il cesto della biancheria vicino alla porta del paziente.
2) Spiegare la procedura al paziente.
3) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
4) Rimuovere il lenzuolo superiore e la coperta.
5) Posizionare il letto ad un’altezza comoda per l’operatore, con la sbarra laterale più vicina abbassata.
6) Posizionare il paziente su un lato con le spalle rivolte verso di sé.
7) Arrotolare la biancheria inferiore verso il centro del letto vicino al paziente. Cambiarsi i guanti, se sporchi,
prima di mettere la biancheria pulita.
8) Piegare o arrotolare il lenzuolo inferiore pulito sul letto e infilarlo sotto la biancheria sporca. Se non sono
disponibili lenzuoli con angoli, lasciarne una porzione adeguata alla testata del letto per infilarla sotto il
materasso.
9) Piegare o arrotolare la traversa pulita sul letto e infilarla sotto la biancheria sporca.
10) Far rotolare il paziente verso di sé e alzare la sbarra laterale.
11) Spostarsi dall’altro lato del letto, abbassare la sbarra laterale e arrotolare la biancheria sporca mettendola
nel cesto, evitando il contatto con la divisa.
12) Srotolare il lenzuolo inferiore e la traversa e tirare bene. Con una mano alzare l’angolo del materasso e
con l’altra tirare e piegare il lenzuolo.
13) Mettere il lenzuolo superiore sul paziente e stenderlo per tutta la sua lunghezza. Stendere e applicare la
coperta o il copriletto.
14) Effettuare una piega di 45 gradi all’angolo del letto. Alzare la sbarra precedentemente abbassata.
15) Rimboccare il lenzuolo superiore e la coperta.
16) Mettere una federa pulita al cuscino e posizionarlo di nuovo sotto la testa del paziente.
17) Rimettere il letto nella posizione più bassa e alzare la testata del letto di 30-45 gradi.
18) Collegare il campanello di chiamata a portata di mano, misurare i parametri vitali.
19) Rimuovere i guanti ed effettuare il lavaggio delle mani.
20) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: rischio di alterazione dell’integrità cutanea.

ESEGUIRE CURE IGIENICHE DEL PAZIENTE PARZIALMENTE/TOTALMENTE DIPENDENTE


Definizione: Il bagno a letto viene eseguito a pazienti non autosufficienti o costretti a letto per le proprie
condizioni cliniche. La cura del perineo consiste nella pulizia dei genitali esterni, del perineo e della zona
circostante. Ha lo scopo di mantenere l’igiene nell’ambiente perineale, previene o elimina le infezioni e gli
odori, favorisce la cicatrizzazione e rimuove le secrezioni.
Materiale occorrente:
❖ Spugne
❖ Traverse monouso
❖ Sapone neutro
❖ Catino con acqua tiepida
❖ Eventuali pannoloni
❖ Biancheria pulita del paziente
❖ Contenitore biancheria sporca e rifiuti prodotti
❖ Guanti e camice
Procedura:
1) Predisporre il materiale su un carrello.
2) Effettuare l’identificazione del paziente e informarlo sulla procedura da effettuare.
3) Valutare la presenza di eventuali allergie.
4) Regolare il letto ad un’altezza adeguata per il lavoro (di solito all’altezza del gomito dell’infermiere).
5) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
6) Non rimuovere il monitoraggio continuo ECG e SpO2 dal pz.
7) Preparare la bacinella con acqua tiepida e sapone se necessario.
8) Pulire gli occhi senza detergente, dall’interno all’esterno, cambiando panno per ogni occhio.
9) Lavare viso, collo e orecchie. Applicare emollienti adatti.
10) Lavare braccia e ascelle con movimenti ampi e fermi, alzando il braccio all’occorrenza per pulire la regione
ascellare, sciacquare se necessario e asciugare.
11) Lavare, sciacquare se necessario e asciugare il torace, coprendo l’area perineale.
12) Lavare, sciacquare se necessario e asciugare partendo dalla caviglia fino al ginocchio, e dal ginocchio
all’inguine con movimenti ampi e fermi.
13) Lavare, sciacquare se necessario e asciugare il piede.
14) Assistere il pz durante l’assunzione della posizione laterale, fare attenzione e mantenere in sede
catetere/accessi venosi, sciacquare se necessario e asciugare il dorso e i glutei e osservare se ci sono
arrossamenti o lesioni della cute prevalentemente nella zona sacrale.
15) Pulire l’area perineale partendo dalla zona meno contaminata alla più contaminata.
16) Sostituire i guanti.
17) Riposizionare il paziente in una posizione comoda.
18) Collegare il campanello di chiamata a portata di mano, misurare i parametri vitali.
19) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
20) Rimuovere i guanti ed effettuare il lavaggio delle mani.
21) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: rischio di alterazione dell’integrità cutanea, scarsa igiene personale.

ESEGUIRE CURE CAVO ORALE


Definizione: L’igiene del cavo orale si ottiene mantenendo la bocca pulita e sana attraverso lo spazzolamento
dei denti con tecnica solcolare e con l’utilizzo del filo interdentale. Ha lo scopo di prevenire l’insorgenza delle
carie, della malattia parodontale e delle complicanze delle malattie infettive dell’apparato respiratorio. La
valutazione infermieristica della salute del cavo orale va effettuata all’ingresso del paziente e durante tutta la
sua permanenza nella struttura ospedaliera.
Materiale occorrente:
❖ Catino di plastica e acqua tiepida
❖ Asciugamani
❖ Traversa monouso
❖ Spazzolino da denti o kit monouso
❖ Dentifricio o detergente per dentiere
❖ Colluttorio
❖ Garze
❖ Contenitore per dentiere
❖ Siringa
❖ Sondino monouso
❖ Pila e abbassalingua
❖ Guanti
Procedura:
1) Predisporre il materiale su un carrello.
2) Informare il paziente sulla procedura da effettuare.
3) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
4) Aiutare il paziente ad assumere una posizione idonea e comoda (flower/semi-flower).
5) Ispezionare il cavo orale del paziente con abbassalingua.
6) Posizionare la traversa e il catino sotto il mento del paziente. Applicare il dentifricio sopra lo spazzolino,
precedentemente bagnato con acqua tiepida. In alternativa usare kit pronto monouso.
7) Se il paziente ha denti naturali, spazzolare con tecnica solcolare che permette di rimuovere efficacemente
la placca.
8) Se il paziente ha una protesi dentaria, estrarre la dentiera aiutandosi con il pollice e l’indice.
9) Lavare la dentiera con spazzolino, acqua tiepida e detergente apposito.
10) Pulire poi la bocca con una siringa da 10 ml di collutorio iniettandola ai lati della bocca e aspirare con
sondino monouso.
11) Riposizionare la dentiera o riporla nell’apposito contenitore.
12) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
13) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
14) Rimuovere i guanti e effettuare il lavaggio delle mani.
15) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: rischio di infezioni, danneggiamento della mucosa orale, scarsa igiene orale,
mancanza di conoscenze sull’igiene orale.
SOMMINISTRAZIONE AEROSOLTERAPIA
Definizione: L’aerosolterapia consiste nella sospensione di gocce microscopiche di liquido nell’aria o
nell’ossigeno. Il nebulizzatore è un apparecchio portatile che trasforma un liquido (farmaco) in particelle
microscopiche che giungono ai polmoni quando il paziente inspira. Viene usato per somministrare farmaci per
via inalatoria, per idratare un espettorato denso e per aumentare l’umidità nel sistema di erogazione
dell’ossigeno.
Materiale occorrente:
❖ Farmaco
❖ Tubo per il nebulizzatore e camera del serbatoio
❖ Fonendoscopio
Procedura:
1) Predisporre il materiale su un carrello.
2) Effettuare l’Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura da effettuare.
3) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
4) Aiutare il paziente ad assumere una posizione idonea e comoda.
5) Mettere la dose di farmaco nell’ampolla.
6) Avvitare la parte superiore dell’ampolla. Avvitare un’estremità del tubo al nebulizzatore e l’altra estremità
all’ampolla.
7) Accendere il nebulizzatore. Accertarsi che fuoriesca una nebbiolina.
8) Assicurarsi che il paziente abbia assicurato il presidio alla bocca.
9) Educare il paziente a inspirare lentamente e profondamente attraverso la bocca. Trattenere l’inspirazione
qualche secondo e poi espirare.
10) Una volta terminato il farmaco, valutare i rumori respiratori, saturazione e atti respiratori.
11) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
12) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
13) Rimuovere i guanti e effettuare il lavaggio delle mani.
14) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: compromissione degli scambi gassosi, quadro respiratorio inefficace, scarsa
conoscenza (del corretto uso del nebulizzatore o dell’inalatore), ansia, paura.

GESTIONE OSSIGENOTERAPIA
Definizione: L’ossigenoterapia è indicata nei pazienti che non riescono a mantenere livelli adeguati di PO2 e di
saturazione di ossigeno respirando l’aria ambientale. E’ preferibile trattare l’ipossia con la dose più bassa
possibile di O2.
La somministrazione dell’ossigenoterapia in ospedale avviene tramite degli attacchi a muro poiché
l’erogazione è centralizzata. A questi attacchi vengono collegati i flussometri.
Per umidificare l’ossigeno, quindi ridurre la secchezza delle mucose del naso e l’epistassi, l’ossigeno viene
fatto passare in degli umidificatori. L’umidificatore viene attaccato sotto al flussimetro. Gli umidificatori devono
essere riempiti con acqua sterile o distillata.
Esistono due tipi di ventilazione:
1. Invasiva ➔ Si fa utilizzo di tubi endotracheali, così l’ossigeno arriva direttamente nei polmoni.
2. Non invasiva ➔ Avviene invece attraverso dei dispositivi, che possono essere ad alto flusso o a basso
flusso.
- Quelle a basso flusso sono le cannule nasali e la maschera facciale semplice.
- Quelle ad alto flusso sono la maschera di Venturi, la maschera con reservoir e pressione positiva.
Materiale occorrente:
❖ Sorgente di ossigeno
❖ Umidificatore con acqua distillata
❖ Flussimetro
❖ Dispositivo per erogare ossigeno
❖ Garze
Procedura (cannule nasali):
1) Lavarsi le mani e informare il paziente sulla procedura.
2) Controllare la prescrizione del medico e procedere.
3) Riempire l’umidificatore con acqua distillata ed attaccarlo al flussimetro.
4) Attaccare, poi, umidificatore e flussimetro alla sorgente di ossigeno.
5) Collegare le cannule nasali con il misuratore di flusso e impostarlo alla velocità prescritta.
6) Controllare il funzionamento.
7) Sistemare l’erogatore nasale nelle narici del paziente. Far passare il tubo dietro le orecchie e usare
l’anellino scorrevole per stabilizzarlo.
8) Rivestire con delle garze il tubo dietro le orecchie e lungo le prominenze ossee per garantire l’integrità
cutanea.
9) Monitorare parametri e flusso.
10) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
11) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
12) Effettuare il lavaggio delle mani.
13) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Procedura (maschera):
1) Lavarsi le mani e informare il paziente sulla procedura.
2) Controllare la prescrizione del medico e procedere.
3) Riempire l’umidificatore con acqua distillata ed attaccarlo al flussimetro.
4) Attaccare, poi, umidificatore e flussimetro alla sorgente di ossigeno.
5) Posizionare la maschera facciale sulla faccia del paziente, assicurandosi di adeguare la maschera e la
staffetta di metallo per il naso ai contorni del viso del paziente.
6) Fissare l’elastico attorno la testa del paziente.
7) Rivestire con delle garze l’elastico dietro le orecchie e lungo le prominenze ossee per garantire l’integrità
cutanea.
8) Monitorare parametri e flusso.
9) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
10) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
11) Effettuare il lavaggio delle mani.
12) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: compromissione degli scambi gassosi, quadro respiratorio inefficace, rischio di
lesioni, liberazione inefficace delle vie aeree, rischio di compromissione dell’integrità cutanea, intolleranza
all’attività.

INSULINOTERAPIA
Definizione: L’insulinoterapia consiste nella somministrazione per via sottocutanea di insulina ad azione
rapida, intermedia o prolungata. Per le iniezioni sono disponibili siringhe (100 unità/mL) o penne, le quali sono
dotate di una cartuccia contenente insulina e una scala graduata per misurare la dose da somministrare. Le
aree di iniezione di insulina sono le stesse indicate per la somministrazione di farmaci per via sottocutanea.
Materiale occorrente:
❖ Farmaco
❖ Siringa o per penna per insulina
❖ Tamponi antisettici
❖ Guanti
Procedura:
1) Predisporre il materiale su un carrello.
2) Effettuare l’Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura da effettuare.
3) Valutare la presenza di eventuali allergie.
4) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
5) Scegliere il sito di iniezione: esaminare la cute per vedere se sono presenti ematomi, infiammazioni, edema,
masse, indolenzimenti e siti di precedenti iniezioni.
6) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
Somministrazione insulina con penna:
7) Rimuovere cappuccio penna.
8) Pulire la guarnizione di gomma del serbatoio con un antisettico su base alcolica.
9) Inserire un nuovo ago monouso avvitandolo.
10) Capovolgere la penna per miscelare il farmaco.
11) Rimuovere il cappuccio esterno (grande) e interno (piccolo) dell’ago.
12) Tenere la penna in verticale e picchiettare per eliminare le bolle d’aria.
13) Verificare la sua funzionalità (al primo utilizzo la penna va provata). Caricare quindi la penna, girando la
rotellina fino all’unità desiderata. Tenere la penna in verticale e premere lo stantuffo.
14) Verificare la fuoriuscita di insulina e controllare che il selettore sia a 0.
15) Selezionare la dose da iniettare.
16) Effettuare l’antisepsi della cute sul sito di iniezione scelto.
17) Effettuare la plica cutanea e inserire l’ago a 45-90 gradi.
18) Iniettare l’insulina lentamente e aspettare 10 secondi prima di rimuovere l’ago.
19) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
20) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
21) Rimuovere i guanti e effettuare il lavaggio delle mani.
22) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Per la somministrazione dell’insulina per via sottocutanea guardare la procedura della somministrazione per
via sottocutanea.
Possibili complicanze: gonfiore, arrossamento e prurito al sito di iniezione, cambiamenti nella sensibilità
cutanea, sensazione di avere la pelle tesa e formazione di piccole depressioni sulla superficie dell’epidermide,
aumento di peso, costipazione.

CATETERISMO VESCICALE NELL’UOMO E NELLA DONNA


Definizione: Per cateterismo vescicale si intende l’introduzione provvisoria o permanente di un catetere sterile
in vescica per via transuretrale o sovrapubica a scopo diagnostico terapeutico o evacuativo. Il cateterismo si
definisce a breve permanenza (o a breve termine) quando il catetere è mantenuto in sede per pochi giorni (al
massimo 2 settimane); quando invece il catetere è mantenuto per un periodo più lungo si definisce
cateterismo a lunga permanenza (o a lungo termine). Il catetere deve essere rimosso appena possibile per il
rischio di infezioni. Le infezioni delle vie urinarie coprono dal 20 al 40% di tutte le infezioni ospedaliere e nel
70-80% dei casi sono associate all’uso del catetere. Uno dei più importanti fattori nella gestione dei pazienti
cateterizzati è quindi la prevenzione delle infezioni.
Le principali indicazioni al cateterismo vescicale sono:
● Ostruzione acuta e cronica delle vie urinarie
● Disfunzione neurologica permanente della vescica
● Controllo della diuresi nei pazienti critici (stato di shock, coma, alterazione dello stato di coscienza)
● Intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (per esempio in caso di chirurgia transuretrale della
prostata e della vescica, interventi ginecologici o del tratto gastrointestinale, interventi per incontinenza
urinaria femminile)
● Trattamento di neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici
● Esecuzione dei test di funzionalità vescicale
● Svuotamento della vescica prima del parto se la donna non è in grado di urinare spontaneamente
● Incontinenza urinaria (nel caso non sia possibile usare metodi alternativi, come i condom o i pannoloni)
● Gravi casi di macroematuria e piuria, per evitare il tamponamento vescicale
I sistemi di drenaggio urinario sono costituiti da un catetere, una sacca di drenaggio e un circuito.
Le caratteristiche principali del catetere sono:
1. Il diametro esterno (calibro)
2. Il numero di vie
3. Il materiale e la consistenza
4. La forma e le caratteristiche dell’estremità prossimale
1) Diametro
Il diametro esterno del catetere si misura in Charrière (1 CH=1/3 di mm).
La misura del catetere viene stabilita in base:
➔ allo scopo del cateterismo
➔ all’età del soggetto
➔ alle condizioni del meato
➔ alle caratteristiche delle urine.
In linea di massima bisogna scegliere il minor calibro possibile che garantisca un drenaggio adeguato senza
traumatizzare la mucosa uretrale. Se la mucosa viene lesa, si possono sviluppare più facilmente processi
infettivi. In generale:
12-14 Ch → per la donna
14-16 Ch → per l’uomo
16-18 Ch → in caso di urine torbide o ricche di sedimento
20-22 Ch → solo in caso di situazioni quali ematuria o interventi alla vescica o alla prostata.
2) Numero di vie
I cateteri possono essere a una, due o tre vie.
● a una singola via → usati solamente per un uso temporaneo.
● a due vie → usate una per il drenaggio dell’urina e l’altra per l’ancoraggio del palloncino alla parete
della vescica.
● a tre vie → usate una per il drenaggio dell'urina, una per gonfiare il palloncino che aderisce alle pareti
della vescica e l’ultima per l’irrigazione continua.
3) Materiale e consistenza
1. Silicone 100% → è utilizzato per i cateteri a lunga permanenza. E’ meno flessibile del lattice ed è
considerato più biocompatibile: è consigliato ai soggetti con allergia al lattice. Il tempo di permanenza
di un catetere in silicone può arrivare a 12 settimane.
2. Lattice siliconato → utilizzato prevalentemente per cateterismi a breve permanenza. E’ un materiale
morbido, flessibile ed economico ma ha lo svantaggio di causare allergie, traumi uretrali e
incrostazioni. Il tempo di permanenza non deve superare i 28 giorni.
3. Pvc → utilizzato prevalentemente nei casi di cateterismo a intermittenza. E’ rigido e in genere non ha il
palloncino di fissaggio. E’ un materiale innocuo dal punto di vista allergenico e può essere
autolubrificante. Il tempo di permanenza non deve superare i 28 giorni.
4. Hydrogel → è un materiale che riveste il catetere in lattice rendendolo utilizzabile in soggetti allergici.
4) Forma e caratteristiche estremità prossimale
Punta Estremità prossimale Indicazione all’uso

Nelaton Arrotondata e rettilinea e uno o Cateterismi nella donna


due fori di drenaggio contrapposti

Mercier Arrotondata con un angolatura di Cateterismi maschili in caso di


30-45° e uno o 2 fori di drenaggio ritenzione urinaria da ipertrofia
prostatica

Tiemann Forma conica e può essere Cateterismi maschili in caso di


rettilinea oppure può avere restringimento dell’uretra
un’angolatura di 30°

Couvelaire La struttura può essere rigida o Cateterismi in caso di emorragia


semirigida e all’estremità ha un vescicale o dopo intervento
foro a becco di flauto e 2 fori chirurgico urologico perché
laterali garantisce un buon drenaggio

Foley Ha all’estremità distale un Cateterismi a lunga permanenza


palloncino gonfiabile che ne
permette l’ancoraggio in vescica.
Il palloncino va gonfiato con 8-10
ml di soluzione fisiologica sterile.
L’estremità ha 2 fori contrapposti
e simmetrici

Doufour Semirigido, autostatico, è a 3 vie. Cateterismi in caso di


La punta ha una curvatura di 30°, macroematuria
è a becco di flauto con 2 fori
laterali contrapposti
Materiale occorrente:
❖ Kit per cateterizzazione sterile contenente:
- Guanti sterili
- Teli sterili (uno dei quali fenestrato)
- Soluzione antisettica
- Garze
- Lubrificante idrosolubile sterile monouso
- Catetere sterile appropriato
- Siringa preriempita con acqua sterile
- Sacca di raccolta delle urine sterile monouso con tubo per drenaggio
❖ Telo impermeabile monouso
❖ Dispositivi di fissaggio (cerotto, nastro, laccio)
❖ Materiale per eseguire cure igieniche
Procedura:
1) Predisporre il materiale su un carrello.
2) Effettuare l’Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura da effettuare.
3) Valutare la presenza di eventuali patologie che possano ostacolare il passaggio del catetere e eventuali
allergie.
4) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
5) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
- Nella donna: posizione litotomica
- Nell’uomo: posizione supina con le gambe leggermente abdotte
6) Effettuare un’adeguata pulizia delle zone genitali.
7) Allestimento campo sterile.
8) Effettuare lavaggio antisettico delle mani.
9) Aprire il kit di cateterizzazione con una tecnica antisettica ed aggiungere eventuali strumenti necessari non
presenti.
10) Indossare guanti sterili.
11) Posizionare il telino sterile presente nel kit.
- Nella donna: posizionarlo tra le cosce della paziente, vicino al perineo, ponendo attenzione a non
toccare aree non sterili con i guanti sterili.
- Nell’uomo: posizionare il telino fenestrato sull’area perineale del paziente, con il pene visibile attraverso
l’apertura.
12) Raccordare la siringa piena di acqua sterile alla valvola del catetere a permanenza e raccordare il catetere
alla sacca di drenaggio dell’urina.
13) Lubrificare la porzione distale del catetere con una sostanza lubrificante idrosolubile sterile e poggiarla sul
campo sterile.
14) Effettuare l’antisepsi del meato urinario.
- Nella donna: con la mano non dominante divaricare le grandi labbra al fine di visualizzare il meato
urinario. Detergere la mucosa periuretrale dall’alto verso il basso con un solo movimento, attraverso un
tampone imbevuto di antisettico. Utilizzare pinze per tenere il tampone. Dopodichè gettare il tampone
nell’apposito contenitore per i rifiuti e mantenere divaricate le grandi labbra.
- Nell’uomo: utilizzando la mano non dominante prendere delicatamente il pene e retrarre il prepuzio.
Detergere il prepuzio con un movimento circolare, dal meato urinario alla base del pene, mediante un
tampone di cotone imbevuto di antisettico. Gettare il tampone nell’apposito contenitore per i rifiuti.
15) Introdurre il catetere.
- Nella donna: afferrare il catetere 5-8 cm dalla punta. Inserire il catetere durante la fase espiratoria.
Introdurre per altri 5 cm il catetere quando l’urina inizia a defluire al fine di essere sicuri che sia
completamente entrato in vescica.
- Nell’uomo: tenere il pene perpendicolarmente al corpo e tirarlo su delicatamente. Far avanzare il
catetere tenendolo con la mano dominante, sino a percepire una resistenza (uretra bulbare) abbassare
il pene stirandolo e procedere con l'introduzione del C.V. sino a percepire una seconda resistenza
(zona prostatica) continuare con delicatezza sino ad avvertire un vuoto dovuto al superamento del collo
vescicale. Attendere che l’urina defluisca nella sacca di drenaggio.
16) Se l’urina non defluisce nella sacca potrebbe essersi creata un ostruzione temporanea a causa del
lubrificante, schiacciare quindi un paio di volte il catetere.
17) Mantenere in posizione il catetere con la mano non dominante. Con l’altra, invece, cuffiare il palloncino di
ancoraggio, iniettando l’intero contenuto della siringa preriempita. In caso di dolore o pressione, interrompere
la procedura.
18) Fissare il catetere alla coscia del paziente con un pezzo di cerotto.
19) Posizionare la sacca sotto il livello della vescica ma non a terra e assicurarsi che il tubo di drenaggio sia
posizionato sopra e non sotto la gamba.
20) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
21) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
22) Rimuovere i guanti e effettuare il lavaggio delle mani.
23) Documentare nella cartella clinico-infermieristica la quantità, il colore e la qualità delle urine.
Possibili complicanze: alterazione dell’eliminazione urinaria, ritenzione urinaria, rischio di infezione, rischio di
alterazione dell’integrità cutanea, scarsa conoscenza dell’inserimento di un catetere.

MEDICAZIONE SEMPLICE
Definizione: una medicazione è l’insieme delle bende, dei cerotti e dei medicamenti applicati sulla ferita al fine
di proteggerla, dare umidità alla zona interessata, assorbire le secrezioni, prevenire il sanguinamento,
immobilizzare o nascondere una ferita dalla vista.
Quelle poste a diretto contatto con la cute sono definite medicazioni primarie: hanno l'obiettivo di isolare e
coprire la cute lesa e assorbire eventuali secrezioni.
Le medicazioni secondarie sono generalmente utilizzate al fine di mantenere in posizione la medicazione
primaria, assorbendo e raccogliendo le secrezioni in eccesso.
In generale, la medicazione ha lo scopo di:
● Proteggere la ferita da inquinamenti esterni
● Evitare le sovrainfezioni
● Permettere l’allontanamento di essudazioni (uso di medicazioni permeabili ed assorbenti)
● Impedire la formazione di emorragie , ematomi, raccolte (medicazione compressiva)
● Combattere l’infezione
La permanenza di tessuto devitalizzato sul letto della lesione ritarda la riparazione dei tessuti, per questo deve
essere rimosso secondo le tecniche di debridement.
Materiale occorrente:
❖ Guanti e guanti sterili
❖ Set per medicazione sterile
❖ Pinze e forbici
❖ Soluzioni per la detersione (soluzione fisiologica)
❖ Telino impermeabile
❖ Tamponi assorbenti, riserva di garze e cerotti
❖ Siringhe da 5, 10, 20, 50 mL
❖ Lunghette di garze sterili
Procedura:
1) Predisporre il materiale su un carrello.
2) Effettuare l’Identificazione del paziente e informarlo sulla procedura da effettuare.
3) Valutare la presenza di eventuali allergie a cerotti/saponi ecc..
4) Effettuare lavaggio delle mani e indossare i guanti.
5) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
6) Rimuovere delicatamente la medicazione precedente tirando in direzione della ferita per una rimozione
meno dolorosa, in caso di medicazione aderente alla zona dell’incisione, inumidisce la zona con soluzione
fisiologica.
7) Valuta lo stato della ferita (arrossamento, gonfiore, dolore, secrezioni, odore).
8) Rimuovere i guanti e smaltirli insieme alla medicazione sporca.
9) Effettuare l’igiene delle mani, controllare l’integrità del kit sterile e aprirlo.
10) Indossare i guanti puliti (per la tecnica no-touch) o quelli steril.
11) Detergere la ferita con tamponi sterili imbevuti di soluzione fisiologica pulendo dall’alto verso il basso e con
movimenti centrifughi, cambiando batuffolo ad ogni passaggio.
12) Tamponare e asciugare con batuffoli sterili.
13) Posizionare la garza sterile a copertura di tutta la ferita e fissare la medicazione con cerotti applicati
perpendicolarmente alla ferita. Il cerotto dovrà coprire per ¾ la medicazione e per ⅓ la cute. Accertarsi che la
cute sia ben asciutta.
14) Aiutare il paziente a mettersi in una posizione confortevole.
15) Riordinare e smaltire il materiale utilizzato.
16) Rimuovere i guanti e effettuare il lavaggio delle mani.
17) Documentare nella cartella clinico-infermieristica.
Possibili complicanze: compromissione dell’integrità cutanea, compromissione dell’integrità tissutale, rischio
di infezioni, dolore.

SMALTIMENTO RIFIUTI
Definizione: i rifiuti sanitari, avendo origine da un ambiente non domestico sono rifiuti speciali a sua volta
suddivisi in pericolosi/non pericolosi e infetti/non infetti.
Come gestire i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo
Rientrano tra i rifiuti a rischio infettivo tutti quei rifiuti contaminati da liquidi biologici come sangue e secrezioni
varie oppure quelli che provengono da ambienti e pazienti in isolamento infettivo.
Esempi di rifiuti infetti: garze, guanti, cannule, drenaggi, cateteri, fleboclisi, mascherine.
Altri rifiuti sono quelli contaminati da feci e urine infette, come i pannoloni. Inoltre, questi rifiuti comprendono
anche i taglienti come aghi, lame e siringhe.
I rifiuti sanitari pericolosi infetti devono essere smaltiti in appositi contenitori rigidi (halipack/rot) al cui interno
sia stato inserito un sacco ben agganciato al bordo del contenitore stesso.
Procedura:
1) Indossare i guanti, eventualmente anche due paia, la divisa o la tuta, gli occhiali o la maschera protettiva, le
scarpe antinfortunistiche.
2) Eliminare i rifiuti negli appositi contenitori:
- in cartone: per rifiuti non taglienti e non liquidi
- in plastica rigida: per taglienti o oggetti appuntiti (halibox)
- taniche: per rifiuti liquidi
3) Verificare che il contenitore sia stato riempito per non più di ¾.
4) Controllare a vista se dentro all'halipack c'è la presenza di halibox, ossia contenitori con i taglienti.
5) Richiudere il sacco senza schiacciare il contenuto con le mani e poi chiudere anche il contenitore.
6) Alla fine dell'operazione eliminare i guanti nel contenitore e lavarsi le mani.
7) Scrivere nell'etichetta fissa il tipo di rifiuto, il reparto e l'ente di provenienza, la data di smaltimento e
l'eventuale presenza di halibox.
8) Trasportare il contenitore, con un carrello dedicato, presso un locale apposito del reparto, dove resteranno
per non più di 24 ore.
Come gestire i rifiuti sanitari pericolosi a rischio NON infettivo
Fanno parte di questa categoria i rifiuti a rischio chimico che arrivano prevalentemente dai laboratori di analisi
o di diagnosi (radiologia).
Si tratta di liquidi come soluzioni acquose di lavaggio, miscele di solventi e reagenti scaduti. Oppure di
materiali come amianto, lampade fluorescenti, batterie, sostanze contenenti mercurio quali termometri o
sfigmomanometri rotti.
Le miscele di solventi vanno trasfuse in fustini di plastica omologati di dimensioni variabili. Mentre i reagenti
scaduti devono essere smaltiti nelle loro confezioni originali, imballati in cartoni e suddivisi in gruppi omogenei.
Gli altri tipi di rifiuti vanno eliminati in contenitori di plastica non riutilizzabili a chiusura ermetica, che abbiano
un'imboccatura larga.
Procedura:
1) Indossare i guanti, eventualmente anche due paia, la divisa o la tuta, gli occhiali o la maschera protettiva, le
scarpe antinfortunistiche.
2) Richiudere le taniche e i contenitori di plastica ermeticamente.
3) Non è necessario disinfettare la parte esterna dei contenitori.
4) Non miscelare liquidi diversi tra loro.
5) Depositare i contenitori in un apposito locale, tramite il carrello dedicato, in attesa che la ditta autorizzata
passi a ritirarlo per lo smaltimento.
Come gestire i rifiuti sanitari NON pericolosi
Si definiscono rifiuti non pericolosi quei rifiuti che non presentano caratteristiche di pericolosità, come i rifiuti
assimilabili agli urbani.
Esempi di rifiuti non pericolosi: i pasti provenienti dai reparti non infettivi, dalle cucine, il materiale riciclabile
non infetto come carta (confezioni farmaci vuoti, tetrapak, etc), plastica (contenitori vuoti detergenti etc), vetro
(lattine, bottiglie infusione, etc). Quelli provenienti dalla pulizia dei locali, dei giardini e dei parchi della struttura
sanitaria. Pannoloni, assorbenti, pannolini pediatrici non contaminati. Indumenti e teli monouso, gessi
ortopedici. Ma anche i rifiuti a rischio infettivo sottoposti a sterilizzazione e da smaltire in inceneritore o in
discarica con apposita autorizzazione regionale.
I contenitori per i rifiuti sanitari non pericolosi devono essere riutilizzabili e adeguati alla quantità di rifiuti da
smaltire.
Procedura:
1) Indossare i guanti.
2) Utilizzare i sacchetti dedicati di colore conforme al regolamento comunale dove risiede la struttura.
3) Il ritiro di questi contenitori va effettuato dal personale dell'impresa di pulizia.
Gestire i rifiuti che richiedono particolari modalità di smaltimento
Fanno parte di questa categoria i farmaci scaduti o inutilizzabili, le sostanze psicotrope o stupefacenti, gli
organi e le parti anatomiche non riconoscibili, i farmaci chemioterapici antiblastici.
Procedura:
Indossare i guanti.
- Per i farmaci di scarto, scrivere sul contenitore la dicitura "Farmaci scaduti" e allegare la dichiarazione
di assenza di farmaci stupefacenti, per i quali è prevista un'altra procedura. In entrambi i casi
consegnare al servizio di farmacia dell'ospedale.
- Per gli organi e le parti anatomiche non riconoscibili bisogna adottare la procedura dei rifiuti pericolosi
a rischio infettivo.
- Per i farmaci chemioterapici antiblastici seguire la seguente procedura:
1. Indossare i DPI previsti dall'azienda.
2. Eliminare in appositi contenitori con la dicitura ”rifiuti sanitari pericolosi medicinali citotossici e
citostatici”.
3. Riempire per ¾.
4. Chiudere ermeticamente.
5. Scrivere etichetta.
6. Depositare tramite il carrello nel locale transitorio del reparto.

PREPARAZIONE CAMPO STERILE


Definizione: è un’area libera da microrganismi. Il mantenimento dell’asepsi all’interno del campo sterile
presuppone l’esecuzione di procedure con tecnica asettica, ovvero che mira a prevenire la presenza di
organismi patogeni in quantità sufficienti da poter causare un’infezione in seguito alla loro trasmissione tramite
mani, superfici e/o attrezzature.
Materiale occorrente:
❖ Confezione contenente un telo sterile
❖ Materiale sterile occorrente (garze, pinze, disinfettanti, guanti sterili)
Procedura:
1) Predisporre il carrello accertandosi che la superficie sia piana, senza dislivelli, ben lavata e asciugata,
posizionare il carrello all'altezza della vita dell'operatore (se possibile).
2) Selezionare il materiale sterile necessario per la procedura: guanti monouso, telini, tamponi di garza, garze,
medicazioni di varie misure, pinze e forbici (in alternativa utilizzare il kit da medicazione sterile), soluzione
fisiologica/antisettico, siringhe di vario calibro, ciotola/contenitore. Preparare, inoltre, contenitore per rifiuti
assimilabili agli urbani e contenitore per i taglienti.
3) Accertarsi che il campo sia ben illuminato .
4) Verificare la validità di ogni singolo materiale sterile attraverso il controllo della scadenza, il viraggio degli
indicatori, l’integrità delle confezioni e l'assenza di umidità.
5) Eseguire l'igiene delle mani.
6) Aprire in modo sterile la confezione esterna del telino tirando il lembo libero, afferrare il telo sterile agli
angoli, con punta del dito indice e pollice a massimo due cm dal bordo, dispiegarlo lontano dal corpo e porlo
sopra il piano di lavoro con la parte idrorepellente verso il basso senza contaminarlo.
7) Collocare il materiale sterile al centro del campo, tenendo conto che i bordi esterni non sono da considerare
sterili.
8) Afferrare i lembi liberi e con fermezza aprire la confezione con una rotazione esterna dei polsi avendo cura
di non toccare la parte interna dell'involucro o l'oggetto stesso da aggiungere al campo. Lasciare cadere da
un’altezza di circa 15 cm il materiale sterile al centro del telo e comunque almeno entro i 2,5 cm esterni del
campo.
9) Gettare gli involucri delle confezioni nel contenitore dei rifiuti assimilabili agli urbani.
10) Prendere la soluzione antisettica se necessaria, preferibilmente in confezione monodose sterile. Se si
utilizza una confezione multidose, al momento dell'apertura, indicare sulla confezione data e ora, e comunque
far riferimento ai protocolli aziendali su antisettici e disinfettanti e alle schede tecniche relative.
11) Rimuovere il tappo del flacone e appoggiare lo stesso fuori dal campo sterile senza toccare l’interno,
con la parte di chiusura verso l’alto.
12) Versare la soluzione da un’altezza di circa 15 cm nella ciotola, se disponibile, posta all’interno del campo
sterile, o sui tamponi sterili: l'imboccatura del flacone non deve mai venire a contatto con il materiale sterile;
evitare di far schizzare la soluzione versata.
13) Richiudere il flacone toccando solo la parte esterna del tappo.
14) Se necessario indossare i guanti sterili solo appena prima di iniziare la procedura.
15) Al termine smaltire i rifiuti secondo normativa vigente, rimuovere i DPI utilizzati ed eseguire l'igiene delle
mani.
16) Il materiale presente nelle confezioni sterili, aperte e non utilizzate, deve essere considerato non più sterile
al termine della procedura.
Possibili complicanze: rischio di infezione

PROCESSO DI NURSING
Definizione: il processo di nursing è una serie definita di azioni, eseguita per raggiungere gli obiettivi
dell’assistenza infermieristica, mantenere il benessere e/o fornire la necessaria e qualificata assistenza in
base alla situazione, per consentire all’utente di recuperare il proprio benessere o contribuire alla sua qualità di
vita.
Costituito da cinque fasi:
1. Accertamento → raccolta e classificazione dei dati, finalizzate ad ottenere informazioni relative al
paziente, considerando i fattori fisici, psicologici, socio culturali ed emotivi.
2. Diagnosi infermieristica → giudizio clinico riguardante le risposte delle persona, della famiglia o della
comunità a problemi di salute/processi vitali attuali o potenziali.
3. Pianificazione → l’infermiere pianifica tutte le attività professionali, è l’uso migliore delle risorse
disponibili al fine di aiutare la persona a raggiungere i risultati attesi.
4. Attuazione → l’infermiere mette in atto le abilità necessarie per far fronte alle diagnosi infermieristiche
del paziente e per risolvere i bisogni di salute del paziente.
5. Valutazione → viene accertata l’efficacia del piano di assistenza rispondendo a queste domande che
devono sorgere spontanee:
- Come è progredito il paziente in termini di obiettivi stabiliti nel piano?
- Il paziente ha nuove necessità?
- Il piano di assistenza richiede di essere revisionato?
I modelli disfunzionali della Gordon
1. Percezione-gestione della salute
2. Nutrizionale-metabolico
3. Eliminazione
4. Attività-esercizio fisico
5. Sonno-riposo
6. Cognitivo-percettivo
7. Concetto di sé-percezione di sé
8. Coping-tolleranza allo stress
9. Sessualità-riproduzione
10. Ruolo-relazione
11. Valori-convinzioni

LEGGI IMPORTANTI
➔ D.lgs 81/2008
E’ la norma di riferimento per quanto riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Articolo 74 - Definizione
I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono definiti come “qualsiasi attrezzatura destinata a essere
indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di
minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato
a tale scopo”.
➔ D.L. 22/1997
Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli
imballaggi e sui rifiuti di imballaggio.
➔ D.M. 1994, n. 739
Regolamento concernente l'individuazione della figura e del relativo profilo
professionale dell'infermiere.
Definizione
L'infermiere è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione
all'albo professionale è responsabile dell'assistenza generale infermieristica.
➔ Legge 42/99
Disposizioni in materia di professioni sanitarie: abrogazione del mansionario degli infermieri.
Articolo 1
Si sostituisce la nomenclatura di “professione sanitaria ausiliaria” con la più autorevole “professione
sanitaria”.
➔ Legge 251/2000
Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione
nonché della professione ostetrica.
➔ Codice deontologico
E’ lo strumento che stabilisce e definisce le concrete regole di condotta che devono necessariamente
essere rispettate nell’esercizio della specifica attività professionale infermieristica. II Codice
Deontologico fissa le norme dell’agire professionale dell’Infermiere e definisce i principi guida che
strutturano il sistema etico in cui si svolge la relazione con l’assistito.

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