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L. Iseppi C. Natali
. C. Pacchiani F. Volpi

FILOSOFIA PRATICA
E SCIENZA POLITICA
A cura di Claudio Pacchiani

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INDICE

7 Presentazione

Il La rinascita della filosofia pratica in Germania


di Franco Volpi
11 O. Considerazioni introcluttive
17 1. La fase stQrico-filologica
18 1.1 La ripresa di Aristotele
38 1.2 La ripresa di Kant
54 2. La fase teorico-sistematica
55 2,1 L'ermeneutica
58 2.2 La fenomenologia
61 2.3 Il razionalismo critico
66 2.4 La teoria critica
72 2.5 Il costruttivismo
82 2.6 Le integrazioni di tradizione tedesca e tradizione anglosassone
89 3. Consj~erazioni conclusive

99 Aristotele e l'origine della filosofia pratica


di Carlo Natali

123 Hobbes ed il problema storico delle guerre civili


di Laura Iseppi

145 Normativismo e scienza della politica


di Claudio Pacchiani

© Copyright 1980 by Aldo Franeisei Editore 173 Indice dei nomi


Via Puecini, 27 - 35031 Abano Terme (Padova)
Tutti i diritti riservati 177 Notizie sugli autori
Printed in Italy
Presentazione

Il presente lavoro raccoglie i risultati di un semina-


rio, tenutosinell'anno accademico 1978-79 presso la
Scuola di perfezionamento in filosofia dell'Università
di Padova, che ha avuto come oggetto di discussione il
rapporto tra «Filosofia pratica e scienza politica». L'in-
teresse per tale problematica è nato dal fatto che già fin
dagli inizi degli anni sessanta, particolarmente in segui-
to ad un ripensamento critico delle categorie della mo-
derna scienza politica, ha preso l'avvio, prevalente-
mente in Germania, un sempre più ampio dibattito in-
torno ai problemi ed ai compiti della 'filosofia pratica'.
Questa disciplina, di cui il volume costituisce la prima
presentazione in Italia, ha come intento la ricerca di
una fondazione razionale e di una giustificazione argo-
mentativa delle norme dell'agire umano. Pertanto que-
sta riproposizione va al di là del puro e semplice inte-
resse archeologico: può essere utile, infatti, nel con-
temporaneo dibattito sulla crisi della ragione, ripren-
dere consapevolezza di una tradizione del pensiero eu-
ropeo che, da Aristotele fino all'Ottocento, proponeva
un'articolazione delle forme di razionalità che garantis-
se l'autonomia del sapere pratico-politico rispetto al
modello fisico-matematico di scientificità.
Il primo contributo illustra le forme ed i modi se- .i
condo i quali la filosofia pratica è stata ripresa in ambi- FILOSOFIA PRATICA E SCIENZA POLITICA
to culturale tedesco mediante un dibattito che è stato
contrassegnato da una rinnovata attenzione per il pen-
siero politico di Aristotele e di Kant e che ha coinvolto
nella sua complessa articolazione le maggiori scuole fi-
losofiche odierne. Gli altri saggi prendono in esame tre
momenti fondamentali nella storia della tradizione del-
la filosofia pratica, rispettivamente la sua fondazione
in Aristotele, la sua crisi con Hobbes e la sua latente
presenza in alcune delle più significative tra le moderne
teorie dello Stato.

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LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA
IN GERMANIA

di Franço Volpi

o. Considerazioni introduttive

Nel ricostruire le vicende e le fasi che caratterizza-


no le prospettive e gli aspetti secondo i quali un autore,
un testo o una problematica vengono recepiti in epo-
che diverse, è consuetudine della storiografia filosofica
- cosi come delle altre discipfine storico-filologiche -
parlare della " fortuna " o dell'« incidenza " dell' au-
tore, del testo o della problematica in questione. Le vi-
cende di tale fortuna vengono poi seguite con maggiore
attenzione soprattutto là dove, dopo periodi di latenza
e di dimenticanza più o meno prolungati, l'autore, il
testo o la problematica in questione divengono oggetto
di rinnovato interesse e acquisiscono col « rinascere »
di tale interesse una incidenza più o meno rilevante. Là
dove tale interesse e la conseguente incidenza assumo-
no dimensioni considerevoli, si è soliti parlàre di « ri-
nasc.ita », di ~< riscoperta » o di « riabilitazione ».
E merito soprattutto dello storicismo e dell'erme-
neutica l'avere messo in rilievo mediante una riflessio-
ne spe~ifica il significato e la portata di tale fenomeno.
In particolare, è stato rilevato che le rinascite e le risco-
perte di un autore, di un testo o di una problematica
nel corso di quella che, traducendo un termine gada-
meriano, si può chiamare storia della sua incidenza
(Wirkungsgeschichte) non avvengono mai in un clima
di asettica neutralità, ma si sviluppano sempre sulla
12 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 13

filosofia pratica» (Rehabilitierung der praktischen


base del rapporto essenziale che si instaura tra l'inter- Philosophie).
prete e il contesto storico suo proprio, da un lato, e . Coniata per la prima volta da Karl-Heinz Ilting l e
l'autore, il testo o la problematica recepiti, dall'altro. nr:resa nel titolo di una grossa antologia in due volu-
Di conseguenza, il richiamo a questi ultimi avviene mi, curata da. Manfred Riedel, che costituisce la prima
sempre in relazione alle esigenze maturate nel contesto presa di. COSCienza complessiva e la prima documenta-
storico in cui l'interprete si trova a operare, in rapporto ZiOne di questo fenomeno', l'espressione Rehabilitie-
al quale, pertanto, il richiamo a tradizioni andate per- rung der praktischen Philosophie designa in generale la
dute assume una funzione e un'incidenza produttiva nnasClta In ambito filosofico di un interesse per i pro-
nella ricerca del nuovo equilibrio o nella soluzione dei blem~ d~!la morale, della società e della politica, cui fi-
nuovi problemi. In questo modo, d'altro canto, si co- nahta pm o meno esphCltamente dichiarata è la ripro-
stituiscono le molteplici prospettive e le variegate sfac- pOSIZIOne fzlosofzca del problema dell'agire moralmen-
cettature esegetiche secondo le quali un autore, un te- te gmsto, del p:oblem~ del buon vivere in ambito pri-
sto o una problematica vengono interpretati nel corso vato e m. ambito pohtico, nonché del problema del
della storia della loro incidenza. Per certi classici parti- buon ordmamento politico fondamentale. Viene affer-
colarmente importanti, quindi oggetto di infinite risco- mata, ci.o~, l'esigenz~ di una riacquisizione di compe-
perte, come ad esempio Platone o Aristotele, lo studio tenza cntico-normativa da parte della filosofia in rela-
della storia dello loro incidenza costituisce un elemen- zione ai problemi dell'agire personale, sociale e politi-
to essenziale per l'esegesi delle loro opere. Si pensi ad co. Di fatto Viene quindi operato un collegamento - da
esempio all'importanza della fortuna di Platone e di qualche parte rivendicato poi di diritto - con la tradi-
Aristotele nel mondo latino, nel mondo medievale e zione della filosofiayratica aristotelica, disciplina que-
nel mondo rinascimentale, documentata in una serie sta che. smo a t~tto il secolo diciottesimo e in parte sino
infinita di traduzioni, di parafrasi e di commenti, e si agh imZi del diCiannovesimo era oggetto di insegna-
pensi al peso che molte di queste opere ancor oggi con- mento uffiCiale presso le università tedesche.
servano nell'interpretazione dei testi platonici e aristo- . Se ,:elle sue origini la tradizione della filosofia pra-
telici. tica puo essere fatta .nsahre fmo ad Aristotele, e preci-
Ma il fenomeno delle « rinascite » non riguarda so- samente alla distmziOne da quest'ultimo introdotta e
lo la storiografia; là dove la coscienza della rinascita codificata tra scienze teoretiche, miranti alla conoscen-
non viene prodotta a posteriori dalle scienze storiche, za del ver?, scienze poietiche, miranti alla produzione
ma si matura parallelamente allo stesso processo di ri- e alla reahzzaziOne di opere e scienze pratiche miranti
nascita, tale fenomeno interessa e coinvolge la riflessio- all'azione e alla prassi (Top. VI 6,145 e 16; Metaph.
ne e il dibattito teorico stessi. E questo il caso di un in- II 1, 993 b 21; VI 1, 1025 b 25), in realtà essa si costi-
teressante fenomeno di rinascita attualmente riscontra- tu! e fu mantenuta viva soprattutto in terra tedesca
bile soprattutto in Germania, dove, a partire all'incirca dove sin dal medioevo lo studio della filosofia com:
dagli anni sessanta, esso si è imposto con sempre mag- prendeva oltre al cosiddetto organicus, in cui venivano
giore evidenza, tanto che, dopo una prima fase di incu-
bazione, esso va ora assumendo sempre più, oltre che
proporzioni ragguardevoli, una ~consapevolezza della l,Cfr.,K.-H. ILTING, Hobbes und die praktische Philosophie der
Neuz~lt, « PhIlo.s~~hisch;s]ahrbuc?", LXXII (1964),84-102.
propria collocazione storica e una diffusione interna- Rehabzlttzerung der praktzschen Philosophie, hrsg. von M. RIE-
zionale: si tratta della cosiddetta « riabilitazione della DEL, 2 Bde., Freiburg i, Br., Rombach, 1972-1974 (= RIEDEL I-II).
14 FRANCO VOLPI

letti e interpretati i testi logici di Aristotele, anche il co- LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 15
siddetto ethicus, che era dedicato prevalentemente alla
lettura dell'Etica e della Politica, ma che includeva pu- integrarsi - almeno per un certo periodo e in certe sue
re lo studio dell'economi.a e della crematistica'. parti - con la tradizione della filosofia pratica, il pro-
Mantenuto vivo nelle università tedesche - più in cesso di crisi da essa innescato all'interno di quest'ulti-
quelle protestanti che in quelle cattoliche' - pratica- ma fu a scoppio relativamente ritardato.
mente fino alla fine del 1700 e agli inizi del 1800, l'in- Il colpo decisivo alla tradizione aristotelica della fi-
segnamento della filosofia pratica garanti una connes- losofia pratica fu inflitto piuttosto da Kant, e precisa-
sione sistematica e unitaria, anche se spesso non scevra mente dalla fondazione trascendentale kantiana
da sclerotizzazioni scolastiche, tra l'etica come studio dell'etica: se nelle lezioni di etica del periodo precritico
dell'agire personale, l'economia come studio dell'agire Kant si rifaceva ancora, via Wolff e Baumgarten, alla
nell'ambito della" famiglia" intesa in senso lato e la tradizione della filosofia pratica intitolando appunto
politica come studio dell'agire in ambito pubblico, cioè tali lezioni Philosophia practica universalis una cum
politico-sociale. L'ultimo grande sforzo sintetico nel E thica " , nella Critica della ragion pratica (1788) e poi
quadro storico di questa tradizione è rappresentato nell'Introduzione alla Critica del giudizio (1790) egli
dalla Philosophia practica universalis' di Christian definiva inequivocabilmente il distacco da tale tradi-
Wolff, detta "universale" perché stava appunto a zione, sganciando l'etica, da lui fondata su basi auto-
fondamento della Philosophia moralis sive Ethica', nome, dal corpus delle discipline afferenti alla filosofia
dell'Oeconomica 7 e della Philosophia civilis sive pratica e assegnandole la collocazione tradizionalmen-
Politica' . te ricoperta dalla cosiddetta ethica solitaria o monasti-
Nonostante il profondo influsso dì Wolff e della ca, cioè dall'etica considerata appunto non come parte
sua scuola - in particolare di Alexander Gottlieb Baum- della filosofia pratica. Per l'influenza di Kant e del kan-
garten, di cui è da ricordare qui l'opera Initia philoso- tismo, la filosofia pratica come oggetto di insegnamen-
phiae practicae primae atroamatice' -, già in epoca ra- to ufficiale scomparve progressivamente dalle universi-
zionalistica l'unità della filosofia pratica era stata in- tà tedesce a cominciare proprio da Konigsberg, anche
taccata dalla diffusibne delle scienze camerali che, su- se, almeno formalmente, essa influenzò ancora gran
bentrate inizialmente al posto dell'economia, si estese- parte della pubblicistica filosofica fino a e addirittura
ro ben presto a tal punto, da essere considerate, già in- dopo H egei''.. Con quest'ultimo, tuttavia, in particola-
torno al 1730, come scienze della res publica in
generale". Tuttavia, poiché la cameralistica cercò di re (Polizeiwissenschaft), Neuwied~Berlin, Luchterhand, 1966, 215-218.
Il Pubblicate da P. MENZER col titolo Eine Vorlesung Kants itber
Ethik (Berlin, Pan, 1924), esse sono state datate intorno al 1775-1780
~ Cfr. H, MAIER, Die Lehre der Politik an den alteren deutschen
(trad. it. di A. GUERRA, Lezioni di etica, Bari, Laterza, 1971).
Universitaten, ora in ID., Politische Wissenschaft in Deutschland. Aufsiitze
12 Tra i titoli che testimoniano di questa influenza basta ricordare
zur Lehrtradition und Bi/dungspraxis, Miinchen, Piper, 1969, 15-52.
qui i più significativi: Ch. G. BARDILI, Allgemeine praktische Philosophie,
Cfr. P. PETERSEN, Geschichte der aristotelischen Philosophilf-,
Stuttgart, L6ssland, 1785; J. F. HERBART, Allgemeine praktische Philo~
4

im protestantischen Deutschfand, Leipzig, Meiner, 1921, 166-186, 461-472.


sophie, G6ttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1807; F. E. BENEKE,
5 Francofurti-Lipsiae, Renger, 1738-1739. Grundlinien des naturlichen Systems der praktischen Philosophie I: Grund-
Halae, Renger, 1750-1753. linien der Sittenlehre. Ein Gegenstuck zu Kants Grundlegung der Metaphy-
Halae, Renger, 1754. sik da Sitten, Berlin, Mittler, 1821; C. L. MICHELET, Naturrecht oder
Halae, Renger, 1756 ..1759. Rechtsphilosophie als die praktische Philosophie enthaltend Rechts-,
Halae, Schwetschke, 1760. Sitten- und Gesellschaftslehre, 2 Bde., Berlin, Nicolai's Verlag, 1866. Per
IO Cfr. H. MAIER, Die iiltere deutsche Staats- und Verwaltungsleh~
avere un'idea della larga influenza della filosofia pratica in questo periodo
basta- del resto vedere la larga parte dedicata a tale disciplina nel manuale
~lassico di J, J. ERSCH - Ch. A. GEISSLER, Bibliographisches Handbuch
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 17
16 FRANCO VOLPI
ne e sociali - certo in concomitanza e in concorrenza di
re con l'assunzione a livello filosofico della separazione altre ragioni, come le riscoperte di Aristotele, di Kant e
di società civile (burgerliche Gesellschaft) e stato di Hegel dopo la §econda guerra mondiale, il rinnovato
(Staat), già teorizzata da August Ludwig von dibattito (soprattutto nel neomarxismo, ma anche in
Schloezer", e con la definitiva emigrazione dell'etica, relazione alla riscoperta di Hegel) sul rapporto tra teo-
separata COme " moralità » dalla " legalità », nell' am- _ ria e prassi e, iqfine, la diffusione dell'etica analitica
bito dell'interiorità, la dissoluzione della filosofia pra- - che ha preso piede e si è andata progressivamente af-
tica è da considerarsi ormai compiuta. Parallela a tale fermando in Germania la rinascita della filosofia prati-
dissoluzione è la nascita delle singole scienze autono- ca.
me, come la scienza economica, la scienza del diritto e In tale rinascita possono essere distinte due fasi: (1)-
la scienza della politica, le quali sostituirono singolar- una fase di carattere prevalentemente storico-
mente, senza connessione sistematica reciproca, le di- filologico, maturata negli anni sessanta, che è caratte-
scipline ormai dissanguate della filosofia pratica. Un rizzata soprattutto da una ripresa di Aristotele e di
ruolo determinante fu svolto in questo senso dall' eco- Kant, ai cui due modelli di filosofia pratica ci si rifà
nomia politica che con Smith, Ricardo e Marx rag- nello sforzo di ricostruire tale disciplina; (2) una fase di
giunse ben presto lo stato di scienza. carattere prevalentemente teorico-sistematico, nella
Lo sviluppo di queste discipline, poi, riguarda or- quale le istanze sollevate in ambito storico-filologico
mai la storia del nostro secolo. Il ritmo del loro progre- trovano risposta nel quadro di un dibattito che coin-
dire ha messo in luce con sempre maggiore evidenza la volge le principali scuole filosofiche della Germania
sconnessione sistematica nella quale esse sono andate d'oggi, in particolare il neomarxismo, il costruttivi-
crescendo, portando quasi ovunque a crisi metodologi- smo, l'ermeneutica e il razionalismo critico, nonché al-
che non sempre risolte. Paradigmatico è il caso della cuni tra i maggiori esponenti della filosofia accademica
sociologia che, costituitasi come scienza apperia_qllal: tedesca. Questa fase, che è tuttora in pieno svolgimen-
che decennio fa, e cioè con Max Weber, già si trova in to, può essere fatta cominciare dal 1969 , cioè dalla da-
una crisi di cui il Positivismusstreit" e-il successivo di- ta del IX congresso tedesco di filosofia, nel quale - con
battito su Weber 15 rendono testimonianza. le conferenze di Paul Lorenzen Das Problem des Szien-
E appunto su quella che in generale potrebbe essere tismus, di Jiirgen Habermas Bemerkungen zum Pro-
chiamata la " crisi dei fondamenti Il delle scienze uma- blem der Begrundung von Werturteilen e di Richard
M. Hare Wissenschaft und praktische Philosophie I6 - i
problemi della rinata filosofia pratica hanno comincia-
to a essere affrontati da posizioni teorico-sistematiche.
der philosophischen Literatur der Deutsçhen von der Mitte des achtzehnten
Jahihunderts bis auf die neueste Zeit, Leipzig, Brockhaus, 18531.
13 Nell'opera Staatsgelehrsamkeit nach ìhren Haupttheilen und Zu~
sammenhang: Allgemeines Staatsrecht und Staatsverfassungslehre, Gottin- 1. La fase storico-filologica
gen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1793.
14 Cfr. Der Positivismusstreit in der deutschen Soziologie, Neuwied~
Berlin, Luchterhand, 1969 (trad. it, diA. MARIETTI SOLMI, Dialettica e Giunta a maturazione negli anni sessanta, questa
positivismo in sociologia, Torino, Einaudi, 1972). Tale dibattito ebbe luo-
go a Tubinga nel 1961 .
fase è caratterizzata soprattutto da una ripresa della
•5 Max Weber und die Soziologie heute. Verhandlungen des 15.
Deutschen Soziologentages vom 28. bis 30. Aprii 1964 in Heidelberg, hrsg. 16 I testi di tali conferenze sono ora pubblicati negli atti del congres-
von O. STAMMER, Tiibingen, Mohr, 1965 (trad. it. di I. BONALI e G. so stesso: Philosophie und Wissenschaft. 9. Deutscher KongrelS fiir Philo-
E. RUSCONI, Max Weber-e la sociologia oggi, Milano,]aca Book, 1972).
18 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 19
tradizione aristotelica della filosofia pratica; l'esigenza Nel qùadro delle scienze storiche esso è stato opera-
di un rinnovamento di tale tradizione viene affermata to soprattutto da Otto Brunner l7 e da Werner Conze',
innanzitutto nel campo delle scienze storiche (O. Brun- le cui opere attuano in concreto un collegamento con
ner, W. Conze) e in quello della filosofia politica (L. la tradizione della filosofia pratica mediante analisi
Strauss, E. Voegelin, W. Hennis), ma trova larga dif- storiche specifiche, dalle quali, tuttavia, emerge con
fusione e consenso soprattutto in ambito filosofico (H. evidenza l'assetto metodologico generale e la colloca-
Arendt, H.-G. Gadamer, H.-J. Ritter, H. Kuhn, K.-H. zione organica che il quadro unitario della rinnovata
Ilting), dove essa offre altresi occasione a una serie di . tradizione aristotelica conferisce loro.
importanti studi specifici sull'Etica e la Politica (G. Nell'ambito delle scienze politiche, in particolare
Bien, A. Miiller, O. H6ffe e altri). Questo primo mo- nella cosiddetta polttica{ philosophy, tale rinnova-
mento è esaminato al paragrafo La ripresa di Aristotele mento è stato iniziato da uno studiosotedesco emigra-
(1.1). Successivamente, in ragione di alcune obiezioni to negli Stati Uniti, Leo Strauss, le cui opere, redatte in
sollevate nei confronti della concezione aristotelica inglese e tradotte solo successivamente in tedesco, han-
della filosofia pratica (M. Riedel), la fase storico- no avuto diffusione prima nell'ambiente anglosassone
filologica vede pure il rinnovamento di quella che nella che in quello continentale europeo. In Diritto naturale
tradizione tedesca viene considerata come l'alternativa e storia" Strauss afferma a chiare lettere l'esigenza di
per eccellenza ad Aristotele, e cioè la filosofia pratica un chiarimento metodologico all'interno delle discipli-
kantiana (E. Vollrath); anche qui si assiste .al fiorire di ne un tempo afferenti alla filosofia pratica, in partico-
una serie di studi specifici su Kant, nei quali il discorso lare all'interno della scienza politica. Del resto, tale
kantiano viene spesso vagliato alla luce dei risultati opera è mossa da un vigoroso intento critico nei con-
conseguiti dalla filosofia analitica (F. Kaulbach, G. fronti dello storicismo - cosa che le procurò diffusione
Patzig, K.-H. Ilting, K. Cramer, N. Hoerster, A. Pie- anche in Italia, dove essa fu tradotta da un traduttore
per). Questo secondo momento è esaminato al para- (N. Pierri) e per i tipi di un editore (Neri Pozza) en-
grafo La ripresa di Kant (1.2). trambi vicini allo storicismo crociano - nel quale è in-
travista una delle ragioni fondamentali della dissolu-
zione e della crisi della filosofia politica. Significativa e
1.1. La ripresa di Aristotele interessante, per meglio comprendere il contesto com-

Se - come si è osservato - l'esigenza di un rinnova- 11 Cfr. in particolare gli studi Neue Wege der Sozialgeschichte, G6t-
mento della filosofia pratica è stata affermata ed è nata tingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1956, apparsi ora in seconda edizione
col titolo Neue Wege der Verfassungs- und Sozialgeschichte (ivi, 1968). Di
sul terreno della « crisi dei fondamenti" e dei problemi tali studi esiste pure una tracl. it. a cura di P, SCHIERA, Per una nuova sto-
ad essa connessi che travagliano le singole discipline di ria costituzionale e sociale, Milano, Vita e pensiero, 1970. Di carattere più
volta in volta interessate, oltremodo significativo è il specifico sono invece gli altri lavori di Brunner: Adeliges Landleben und eu-
ropiiischer Geist, Salzburg, O. Miiller, 1949 (trad. it. a cura di P. SCHIE-
fatto che tale richiamo alla tradizione aristotelica sia RA, Vita nobiliare e cultura europea, Bologna, Il Mulino, 1977); Lanq und
avvenuto innanzitutto, più che in ambito filosofico ge- Herrschaft. Grundfragen der territorialen Verfassungsgeschichte Oster-
nerale, nel campo di alcune scienze specifiche come le reichs im Mittelalter, Darrnstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft,
1965 5 •
scienze storiche e le scienze politiche. li Staat und Gesellschaft in der fritheren Epoche Deutschlands,
« Historische Zeitschrift », CLXXXVI (1958), 1-34.
sophie. Diisseldorf 1969, hrsg. von L. LANDGREBE, Meisenheim a. G., 19 Trad. it. di N. PIERRI, Venezia, Neri Pozza, 1957 (ed. orig. Na-
Hain, 1972, rispettivamente 19-34, 89-99 e 79-88. tura! right and history, Chicago, The University of Chicago press, 1953).
20 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 21
plessivo in cui viene fatto riferimento ad Aristotele e al- consisterebbero nel saper rimuovere e superare le mol-
la tradizione della filosofia politica aristotelica, è la teplici opinioni degli uomini, riconducendole a leggi
lunga e circostanziata critica a Weber che Strauss espo- oggettivamente vere e universalmente riconosciute co-
ne nel secondo capitolo del libro e che è intitolata" Il me valide. Ora, secondo Strauss, la crisi del pensiero
diritto naturale e la distinzione tra 'fatti' e 'valori' ». politico moderno è superabile appunto mediante una
Senza prendere dettagliatamente in esame tale critica, ripresa della potenzialità critico-normativa della filoso-
sarà sufficiente ticordarne qui il senso generale, che è
fia pratica antica.
lapidariamente, ma efficacemente, espresso dallo stes- Di carattere decisamente funzionale al rinnova-
so Strauss là dove egli afferma che" Weber, il quale ha mento della scienza politica moderna è pure il ritorno
scritto molte migliaia di pagine, ne ha dedicato a mala- al pensiero politico classico operato da un altro studio-
pena una trentina alla discussione dei temi che costitui- so tedesco emigrato in America, e cioè Eric Voegelin.
scono la base di tutta la sua dottrina »". Con questa Sia pure con una maggiore attenzione nei confronti
osservazione critica Strauss denuncia quella che è una . delle differenze tra Platone e Aristotele, anche Voege-
deficienza fondamentale delle moderne· scienze lin dedica una rinnovata attenzione alla filosofia prati-
dell'agire sociale in generale e della scienza politica in ca di questi due classici, da lui trattati in uno studio
particolare, e cioè la mancanza di una collocazione e di specifico". Soprattutto in Aristotele Voegelin vede una
un fondamento organico complessivo. Questi ultimi, soluzione rimasta insuperata del problema del rappor-
secondo Strauss, sono attingibili soltanto mediante un to tra l'ordine universale dei valori e le situazioni stori-
riferimento alla tradizione classico-antica della filoso- camente determinate in cui questi vengono concreta-
fia pratica. Questo riferimento, in forma di un con- mente realizzati, anche se la soluzione aristotelica cela
fronto critico, è attuato dallo stesso Strauss in Diritto dietro il suo mirabile equilibrio il rischio di essere
naturale e storia ed è sviluppato sistematicamente in al- fraintesa ~el senso di una metafisica immanente, per
tre opere come Che cos'è la filosofia politica?21 e The l'autonomia che essa concede all'ambito dell'agire
city and man". Soprattutto nella prima di queste due umano e degli eventi storici nei confronti dell' ordine
ultime opere citate risulta con evidenza l'opposizione universale dei valori. Essa si presta comunque molto
che Strauss instaura tra il pensiero politico moderno e . bene a essere ripresa nell'ambito del rinnovamento del-
la filosofia politica classica, della quale viene in parti- la scienza politica moderna che Voegelin stesso intende
colare apprezzata e rivalutata l'unità non ancora per- operare e che consiste sostanzialmente in un tentativo
duta di funzionalità pratico-politica e competenza di superare il carattere meramente descrittivo che tale
critico-normativa. Secondo Strauss, infatti, la filosofia scienza ha assunto per l'influsso del positivismo. Nella
politica classica nel suo insieme, dunque sia in Platone maggiore delle opere di Voegelin dedicata a questo
che in Aristotele, è un sapere di tipo non teoretico, .compito, e cioè ne La nuova scienza politica", tale ten-
bensi pratico, ma mantiene ad un tempo anche l'obbli- tativo è definito, in relazione alla ripresa del pensiero
gatorietà e il carattere vincolante del sapere teoretico; politico classico di Platone e di Aristotele, come una
questa obbligatorietà e questo carattere vincolante « restaurazione »2\ anche se tale termine è da intende-
n Order and history III: Plato and Aristotle, Baton Rouge, Louisia*
20 Ivi,77. na State University press, 1957.
21 Trad. it. a cura di P.T. TABONI, Urbino, Argalia, 1972 (ed. orig. 24 Trad. it. di R. PAVETTO, Torino, Boda, 1968 (ed. orig. The
What is political philosophy?, Glencoe, Free press, 1960). new science oJ politics, Chicago, The University of Chicago press, 1952).
22 Chicago, Rand McNal1y, 1964. H Ivi,48.
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 23
22 FRANCO VOLPI
danno un'idea della direzione programmatica in cui
procede il richiamo alla tradizione della filosofia prati-
re nel senso di un recupero della « consapevolezza dei ca fatto da Hennis, il quale dichiara esplicitamente di
principi " e non come « un puro e semplice ritorno al volere trovare mediante tale richiamo le indicazioni
contenuto specifico di soluzioni del passato ,,26. E pro- metodologiche necessarie al superamento della crisi in
prio tale consapevolezza dei principi - esemplarmente cui la scienza politica, « alla ricerca del proprio ogget-
attuata nel pensiero di Platone e .di Aristotele e nevoca- 28 •
tO» ,OggI versa.
ta da Voegelin nella sua sintesi di scienza politica e teo- Secondo Hennis, infatti, mentre la filosofia pratica
ria della storia - che rende possibile il superamento del- aristotelica segue il metodo topico-dialettico e non
la mera descrittività del pensiero politico moderno e quello apodittico-dimostrativo", la scienza politica e
contemporaneo, e cioè il superamento della distinzione sociale moderna fondata da Hobbes - in conformità
e della separazione weberiana di fatti e valori: l'Intro- col mutamento dell'ideale di scientificità avvenuto con
duzione metodo logica premessa a La nuova scienza Descartes e testimoniato in particolare dalla formula
politica è per lunghi tratti costituita da una critica al della seconda regula 30 - espunge e rifiuta, invece, le co-
positivismo della scienza politica contemporanea, la noscenze solamente « probabili" della dialettica ed
cui massima teorizzazione è secondo Voegelltl quella esce cos{ di fatto, sotto l'influsso cartesiano, dalla tra-
weberiana. Anche qui, come in Strauss, l'istanza di un dizione aristotelica. Per quest'ultima, infatti, vige il cri-
rinnovamento della capacità normativa della scienza terio fissato da Aristotele (Eth. Nic. I 1, 1094 b 11-27)
politica, affermata sulla base del modello della filoso- secondo il quale in ogni genere di sapere è da richiedere
fia pratica classica, si scontra col principio dell'avalu- tanta precisione (akribeta), quanta ne permette la na-
tatività. tura del rispettivo oggetto; ora, come è noto, mentre le
Sia per le circostanze particolari nelle quali essa è scienze teoretiche come la teologia e la matematica
stata avanzata, sia per il fatto che le opere in cui essa hanno per oggetto il necessario (tò ananka,on) , le
viene proposta sono redatte in inglese, l'esigenza di un scienze pratiche come l'etica e la politica hanno per og-
rinnovamento della scienza politica, avanzata da getto il « per lo più" (tà hos epì tò poFy). Il minor gra-
Strauss e Voegelin mediante un ricorso allo spirito del- do di precisione che di conseguenza viene richiesto in
la filosofia pratica classica, non ha trovato subito in queste ultime, pertanto, non è indice di minor rigore o
ambito tedesco i presupposti favorevoli alla sua diffu- di minore scientificità, ma è perfettamente conforme
sione. Essa è stata recepita sistematicamente solo in un alla natura dell' oggetto e al tipo diverso di razionalità
secondo momento, quando cioè la riabilitazione della che essa richiede. Tale distinzione metodologica viene
filosofia pratica in Germania ha preso piede in virtù di "appiattita e annullata nella scienza politica moderna,
spinte autoctone. La più vigorosa delle quali nell'ambi- la quale, orientandosi a partire da Hobbes sull'ideale
to della scienza politica è stata quella data da WJihelm cartesiano di scienza esatta, non salvaguarda più la
Hennis con una serie di studi raccolti in Politik und specificità della propria razionalità nei confronti delle
praktische Philosophie. Eine Studie .zur Rekonstruk- scienze matematico-naturali e finisce per assimilarne
tion der politischen Wissenschaft" . TItolo e sottotItolo

'<, Il'1 4'1


Ivi, 10 (nell'ed. de11977, 2).
" Nl:U\\'i~d-lkrlil1, Luchterhand, 1963. Tale raccolta è stata recen-
'li
29 lvi, 41 (nell'ed, del 1977, 36).
temente ristampata con l'aggiunta di nuovi studi col titolo Politik und prak- lO lbid.
tische Philosophie. Schriften zur politischen Theorie, Stuttgart, Klett-
Cotta, } 977.
24 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 25
modelli e procedure. Contro questo orientamento, co-
mune a quasi tutto il pensiero politico moderno con al~ con la scienza; per questo Aristotele nega alla dialettica
cune rare eccezioni come Vico e Burke, in cui Hennis topica 11 carattere di scienza, attribuendole invece quel-
vede i custodi dell' antica tradizione, viene proposta lo di djmamis". Ora, la filosofia pratica ha a che fare
una riabilitazione della filosofia pratica che ristabilisca con cose che accadono" per lo più» (tà hos epi tò po-
la distinzione aristotelica tra i diversi ambiti di sapere e I)!) e, dunque, per la natura del suo stesso oggetto am-
che sappia adeguatamente fondare la specificità del sa- mette sol~ ~m sapere probabile in senso proprio: cioè
pere pratico mediante il ripristino della " logica " ad mteso posltlvamente come sapere di ciò che sta a metà
e~~o propria, e cioè il procedimento topico-dialettico. tra il necessario (tò ananka?on) e il causale; la topi ca (e
. Il consenso che tale opera di rinnovamento ha su- con essa la dialettica e la retorica) ha invece a che fare
scitato in Germania 3 ! è stato tuttavia temperato da al- con le diverse opinioni degli uomini col verosimile
cune critiche avanzate nei confronti dell'entusiasmo, ~ioè. con un'istanza di particolarità so~gettiva inconci~
per certi toni quasi trionfalistico, col quale Hennis, nel hablle col sapere scientifico. Filosofia pratica e topica
sesto capitolo del suo libro," Topica e politica ", salu- hanno di conseguenza due statuti diversi e vedere in
tava nella topica il recupero della logica propria della questa il metodo di quella significa negare alla filosofia
scienza politica. E stato infatti osservato" che questa pratIca Il ca~attere di scienza 34 , Pertanto, mentre si è
riabilitazione del metodo tipico-dialettico come logica apprezzato m generale l'intento programmatico for-
del sapere pratico, di un sapere, cioè, che per la natura . mulat~ e sostenuto da Hennis, si è ad un tempo affer-
del suo stesso oggetto non può ammettere conoscenze mata I eSigenza di una maggiore attenzione filologica,
certe, ma solamente conoscenze probabili, misconosce dalla quale nsulterebbe che la riattualizzazione del me-
il duplice senso del termine probabile e identifica erro- todo topico;dialettico c~me metodo della scienza poli-
neamente quello che Aristotele tiene ben distinto, vale ti~a nonpuo nchIamarsi a buon diritto alla tradizione
a dire la probabilità in senso proprio, che è determina- anstotel~ca. Tale rivalutazion~ ~i collocherebbe piutto-
ta dalla natura stessa dell'oggetto esaminato, e la pro- sto nell ambIto di una tradiziOne moderna e cioè
babilità come verisimiglianza, che è invece determinata nell'ambito della riabilitazione retorico-Ietter;ria della
dalla diversità delle opinioni degli uomini. Mentre la topica i';'lZlata da Giambattista Vico e introdotta in
probabilitas è una determinazione oggettiva e trova Germama da Ernst Robert Curtius, la quale avrebbe
posto come tale all'interno del sistema scientifico, la tro,:,ato uno sbocco ontologico con la ripresa della dia-
verisimilitudo, che ha a che fare con gli éndoxa, è una lettICa da pane di Nicolai Hartmann e, infine, addirit-
determinazione soggettiva e come tale è incompatibile tura con Heidegger, dalla cui scuola proviene quel J0-
hannes Loh,;,ann alla ~Ul teoria linguistica heideggeria-
namente IspIrata SI nfa li maggiOre fautore in ambito
Tale consenso è stato espresso soprattutto da Hans Maier, non~
fllos~;ico della rinascita della topica, e cioè Karl-Otto
li

ché da alcuni esponenti della scuola di A. Bergstraesser, come D. Obern-


dorfer, Tra gli studi dedicati ad un'analisi del metodo topico-clialettico co- Apel . Perfettamente consona a questa tradizione mo-
me metodo della scienza politica sono da ricordare qui]. DENNERT, Die
ontologisch-aristotelische Politikwissenschaft und der Rationalismus. Bine
Untersuchung des politischen Denkens Aristoteles', Descartes', Hobbes', II Cfr. Metaph. IV, 2,1004 b 25-26.
Rousseaus und Kants, Berlin, Duncker & Humblot, 1970, e G. BIEN, Die fl ;,4 Ku~n ritiene che ~ell'ide?tificazione della topica col metodo deUa
Grundlegung der politischen Philosophie bei Aristate/es, Freiburg i. Br. l os~ 13 pr~tlca ~a par~e dl Henms abbia influito l'interpretazione della fì-
-Miinchen, Alber, 1973. , rsoJa pratIca anstotelIca offerta da John Burnet (The Ethics of Arist ti
32 H. KUHN, Aristote/es und die Methode der politischen Wissen- on do.n'l .rvt:ethuen, 1900), il quale identifica il sillogismo etico col sillog~~
schaft, in RIEDEL II, 261-290. smo la ettlco.
H Cfr. J. LOHMANN, Philosophie und Sprachwissenschaft, Berlin,
FRANCO VOLPI
26 LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 27
derna sarebbe pure la riscoperta del m,etodo topico- activa", un libro che ha lasciato un profondo segno
dialettico operata nell'ambito della gmnsprudenza da nella cultura tedesca - e non solo in essa -, tanto da\n-
Theodor Viehweg, il cui fortunato trattato ToPlk und f1uenzare con la sua critica all'unilateralità del concetto
Jurisprudenz 36 risulta essere del resto un punto di nfe- marxiano di prassi persino autori neomarxisti come
rimento capitale per le citate ricerche dello stesso Habermas" , Uno dei fini principali del libro della
Hennis 37 • . . Arendt è appunto quello di fornire mediante un richia-
L'autore di queste precisazioni critiche nel ~o,:fron­ mo alla tradizione classico-aristotelica una determina-
ti del rinnovamento proposto da Henms, e ClOe Hel- zione concettuale sufficientemente ampia del concetto
mut Kuhn, ha altrove dichiarato expressls ~erb~s Il ~en­ di agire, in grado di superare la sopravvalutazione
so in cui egli intende vedere corretta la na?llIta~lOne marxiana del lavoro e della sua forza emancipatrice, ri-
della filosofia pratica, affermando che essa e d~ 111ter~ stabilendo cosi l'equilibrio " classico" tra le attività
pretare come una rivalsa del penSIero fIlosofIco ,?el fondamentali indicate dal termine vita activa, e cioè
confronti delle scienze sociali, ovvero come ~' u~; na- l'attività lavorativa, l'operare e l'agire, Il richiamo ad
bilitazione della filosofia in quanto fIlosofIa" ,La Aristotele ricorrente nelle analisi della Arendt è quindi
rinnovata attenzione per il pensiero anstotehco funzionale al ristabilimento di un quadro concettuale
nell' ambito delle scienze storiche e polItiche ,VIene c?n sufficientemente articolato, in grado di chiarire le radi-
ciò trasferita su un terreno d, discussIOne pm, prol?na: , ci della crisi della razionalità pratica nel mondo moderno,
mente filosofico, dove il peso maggIOre del dibattIto e L'impulso più autorevole e più consistente alla ri-
stato sostenuto dalla scuola ermeneutica d, Hans- scoperta dell' attualità della filosofia pratica di Aristo-
Georg Gadamer e da quella di J<nchlm Rmer. tele è stato dato in Germania dal caposcuola dell'erme-
Prima di passare all'esame di quest~ ultime, tutta- neutica filosofica, Hans-Georg Gadamer, In un capito-
VIa, e'opportuno ricordare che 111. ambito
, \ filosofICO ta
la , lo della sua opera principale Verità e metodo", Gada-
riabilitazione della filosofia pratica e stata pr~para mer, nel presentare Aristotele come "il fondatore
dalle acute analisi condotte da Hannah Arendt 111 VIta,
39 Trad. it. di S. FINZI, Milano, Bompiani: 1964 (ed. orig. The hu-
2 K -o APEL Die-Idee der Sprache in del'
Duncker & Humblot, 1975 e 'D' b' 'V,'co Bonn Bouvier, 1963 'man condition, Chicago, The University of Chicago press, 1958). La tra-
" d H anismus von ante 15 , , . d duzione tedesca Vita activa oder vom tiitigen Leben è del 1960 (Stuttgart,
TradltlOn es um 'd d' r nella tradizione dell'umaneslmo a
(trad. it. di L. TOSTI, L'I ea }! mgr;75) Kohlhammer).
U 1l
Dante a Vico, BolognaicIl r:S 3 J; t974$ Su'Il'incidenza di tale scritto cfr. G. 40 Nonostante Habermas abbia espressamente criticato alcune tesi
36 Miinchen, Bee ,1. ' . .' n Ertra und Aufgaben, « Rechts- della Arendt (cfr" Kultur und Kritik, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1973,
OTT~, Zwanzig Jahre3~of;kfr~~1:~~~i più ret~nti sul rapp~rto tra meto- i.p. 365-370), l'influenza di quest'ultima sul suo pensiero è in alcuni punti
theone», I (1970), 1~ 'cl' cl 11' rgomentazione giUrIdica cfr. anche evidentissima, come ad esempio nel saggio d'apertura di Technik und Wis-
do della filosofia pratlca e m~to Od e a kfurt a M Athenaum, 1971; senschaft als «Ideologie », Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1968, 9A7 (trad.
UCK T pik und ]UflSPru enz, Ffan .., h it. a'cura di M. G. MERIGGI, Lavoro e interazione, Milano, Feltrinelli,
G. STR , o . d . . iischen Argumentation, Frankfurt a. M., Su [-
R. ALEXY, Theone er }urtS R ht 'und praktische Vernunft, G6ttir;.gen, 1975) oppure nel saggio Dottrina politica classica e'filosofia sociale moder-
kamp, 1978; M. KRIELE, 19e;9' C PERELMAN, ]uristische Loglk als na, in Prassi politica e teoria critica della società, trad. it. di A. GA]ANO,
Vandenhoeck & Ruprec~tb' .B. Munchen Alber,1979. Bologna, Il Mulino, 1973 (ed. orig. Theorie und Praxis. Sozialphilosophi-
Argumentationslehre, Fre~ urg 1. r. - , sche Studien, Neuwied-Berlin, Luchterhand, 1963). Sull'influenza del pen-
31 HENNIS, op. Clt.,:~ s~g'Ph'l ophie eine Tautologie?, in RIE- siero politico della Arendt cfr. Hannah Arendt. Materialien zu ihl'em
38 H. KUHN, 1st pra ttsc e I o~ssenschaft der Praxis und prakti- Werk, hrsg. von A. REIF, Wien-Miinchen~Ziirich, Europa Verlag, 1979.
DEL I , 57-78 'Dello stesso autore cfr. Wl h 'ft f" V E Freiherr 4' Trad. it. a cura di G. VATTIMO, Milano, Fabbri, 1972 (ed.
.. W d d Handeln. Festsc TI ur . , . orig. Wah1'heit und Methode, Tiihingen, Mohr, 1960, 1972 3 ). Il capitolo
sche Philosophte, 10 er e,! un k 1963 157-190, e Der Staat. Eme
von Gehsattel, Stuttgart, HIPP? rchates, K" l' 1967 ,~L'attualità ermeneutica di Aristotele» è alle pp. 363-376 (ed. orig., 295-
philosophische Darstellung, Mun en, ose,. . . . 307),
FRANCO VOLPI 29
28 LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA

dell'etica in quanto disciplina autonoma ri~petto ~lla contro la dottrina del bene determinata dalla teoria
scienza » 42 , sottolinea « l'attualità ermeneutIca d~ll eti- platonica delle idee, sottolinea il fatto che nel proble-
ca di Aristotele" e coglie in essa" un modello del pro- ma etico non può pretendersi quell'esattezza estrema
blemi che si pongono nel compito ermeneutICo ,:43 .. che c'è invece nella matematica)} 45. Per di più, oltre
Una delle principali difficoltà che l'ermeneutica m- che dalla scienza (epistéme), il sapere morale-pratico è
contra sulla via della determmazl~ne dello statuto ?el distinto altresi dalla tecnica e dall'arte (téchne). Secon-
proprio sapere è il problema dellapphcazlOne? clOe II do Gadamer il merito maggiore e, ad un tempo, l'at-
problema della determinazion~ ~I quel tipO di sapere tualità del pensiero etico di Aristotele consistono pro-
nel quale l'applicazione di prmclpl umversah al ~aso prio in questo secondo momento, cioè nell'aver saputo
particolare non soffoca la concretezza della SituaZIOne distinguere chiaramente il sapere morale-pratico dal
determinata, bensi la coglie nella sua determmatezza sapere tecnico-pratico, distinzione questa particolar-
stessa. In polemica con la confusIOne del pro~no meto- mente delicata e difficoltosa, se non altro per la circo-
do specifico col metodo oggettivante delle SCienze mo- stanza che entrambi i tipi di sapere si presentano come
derne operata dall'ermeneutica storicista, Gadamer una forma di applicazione dell'universale al particola-
sottolinea come in realtà l'ermeneutica non Sla una re. L'indice che rivela il coglimento di questa differenza
semplice « arte o tecnica dell'interpretazIOne" conSI- da parte di Aristotele è il fatto che quest'ultimo rifiuta
stente nel mettere in relazione un umversale dato. a di servirsi del concetto di tecnica per determinare l'es-
priori con la situazione particolare, ma come essa Sla senza dell'uomo, come avrebbero fatto invece Socrate
piuttosto un sapere costitutivamente conness~ con la e Platone, per i quali l'uomo progetta se stesso in base
particolarità della situazione. Ora, contro 11 framtendl~ a un e'tdos di sé allo stesso modo in cui l'artigiano fog-
mento storicista, Gadamer nprende quale modello di gia il materiale in base all' eidos dell'opera che egli vuo-
tale tipo di sapere il sapere delineato nella teona ansto- le realizzare. Il luogo in cui la differenza tra sapere
telica della phronesis, nella quale vengono esemI;lar- morale-pratico e sàpere tecnico-pratico si colloca è
mente risolti sia il problema dell'apphcazlone, sia 11 quello dell'applicazione: mentre la tecnica consiste
problema della distinzio,:~ di tale sapere morale- nell'applicazione di una forma esattamente determina-
pratico dal sapere sCienuflco e dal .sapere tecmco- ta a un materiale che la assume in maniera più o meno
pratico. L'attualità dell'euca anstoteh~a consiste ap- adeguata, ma mai perfetta, nell'ambito etico l'applica-
punto nel fatto che in essa vengono te~nzzau « una r~­ zione alla situazione e al caso particolare di leggi e di
gione e un sapere' che non sono staccau da un essere di- principi universali non diminuisce la perfezione di que-
venuto, bensi sono determinati da questo essere e sono sti, ma ne costituisce semmai la realizzazione e l'attua-
determinanti per lui ,,44, in modo tale che l~ connessIO- zione ve'ra e propria. Cosi, ad esempio, la situazione
ne costitutiva di universale e particolare diviene la de- del giudice che applica la giustizia è diversa da quella
terminazione qualificante di questo tipO d~ sapere. Pro- dell'artista che applica una forma. E vero che, cosi co-
prio per questa ragione esso non può r~ah~zare. la pre- me l'artista deve sacrificare la forma entro i limiti che il
cisione delle scienze esatte, le quah SI or.lentano materiale le impone, anche il giudice deve prescindere
sull'universale e sul necessario soltanto: « Anstotele, nella situazione concreta dalla rigorosa esattezza della
legge; ma, in quest'ultimo caso, ciò non accade perché
4Z Ivi, 363 (ed. orig., 295),
4) Ivi, 376 (ed. orig., 307).
44 Ivi, 363 (ed. orig, , 295). H lvi, 364 (ed. orig., 296).
30 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 31
non sia possibile fare di meglio, bensl perché altrimenti scritti tra il 1953 e il 1968 e raccolti poi organicamente
non si farebbe il giusto. Allontanandosi dall'universali- nel volume Metaphyszk und Politik. Studien zu Aristo-
tà della legge non si riduce la giustizia, ma la si mette teles und Hegel 49 • Tali studi hanno segnato una traccia
concretamente in atto realizzando ciò che è più giusto. fondamental~ nella ricostruzione della tradizione della
Di conseguenza, in ragione del fatto che " ogni legge fIlosofia I?ratlca .. In Aristotele Ritter individua la fon-
implica una inevitabile disparità rispetto alla concre- da~lOne Sistematica di tale disciplina 50, in W olff il suo
tezza dell'agire, in quanto ha un carattere universale e ultimo momento di splendore, in Kant e in Hegel il
non può contenere in sé la realtà pratica in tutta la sua ~o~~nto ston~o della sua dissoluzione. Con questi ul-
concretezza ,,46, il tipo di sapere realizzato nell' ambito tlml,mfattl; " Il pnncipio etico esce dal contesto di di-
della filosofia pratica non ha di mira la determinazione ntto,.s~Cleta e. stato; esso emigra nell'intimo della sog-
di valori universali, oggettivi e assoluti, che possono gettlvlta.
.
La l"fIlosofia pratica viene ndotta in quan t o
diventare oggetto di insegnamento e di apprendimen- etlc~ a postu atl e a I~perativi del mero volere che solo
to, ma attua piuttosto" una descrizione di forme tipi- nell mtlmo ~ nella nflesslOne determinano l'agire. In
che di giusto mezzo valide per l'essere e per il compor- quanto teona della "moralità" essa viene separata d Il
tamento dell'uomo ,,47, in quanto" il sapere che ha per "legalta.
l ", (.... ) A" ,
cIO cornsponde a a
il fatto che la teoria
oggetto questi schemi ideali è lo stesso sapere che deve ~el di,fitto SI eman~lpa dalla filosofia. CosI si dissolve
rispondere alle esigenze della situazione del momen- l umta ~ella fIlosofia pratica uni,:ersale comprendente
to »48, ~oralita, dmtto, stato; Il connubIO filosofico di etica e
Come si vede, queste analisi, mOSSe originariamen- fIlosofia del dmtto.ha . fine ,,51. Ora , secondo Ritter, I'1
te dall'intento di determinare il metodo dell'" erme- ,mo.n.do mD d e~n? vive m questa separazione di moralità
neutica filosofica" in contrapposizione a quello e dmtto, m vlrtu della quale la soggettività si ritira dal-
dell'« ermeneutica storicista », mettono in luce in ma- la realtà s?ci~l~ divenutale estranea e conserva in se
niera particolarmente efficace l'attualità della determi- stessa 11 l'nnClplO della moralità, mentre la società mi-
nazione aristotelica delle peculiarità del sapere morale- nacCia di anmentare tale moralità come " meramente
pratico. Di conseguenza, al di là e al di fuori del conte- sog.gettlva ". DI fronte alle conseguenze che tale lace-
sto specifico entro il quale erano state pensate, esse raz,lOne ha provocato, il modello della filosofia pratica
hanno finito per incidere in modo specifico soprattutto puo fungere da correttivo.
sulla riabilitazione della filosofia pratica. , . Per il rigore filologico e per la coscienza dei proble-
Sempre in ambito ermeneutico, ma per una via au- mi che ad esso SI accompagna, gli studi di Ritter hanno
tonoma rispetto a quella gadameriana, e cioè seguendo avuto m Germama u.na funzione metodologica guida e
un'impostazione meno teoretizzante, ma più versata han~~ spianato la ';'Ia a una serie di ricerche storiche
all'analisi storico-filologica, ha promosso con partico- speCifiche sulla tradl~lOne della filosfia pratica aristote-
lare vigore la ripresa della tradizione aristotelica della lica .. Dalla scuola di Rmer proviene infatti il miglior
filosofia pratica Joachim Ritter. Allo studio di questa s~udl~ co~plesslvo oggi disponibile sulla filosofia poli-
tradizione, nell'ampio spazio storiografico che va da tica di ArIStotele, e CIOè la monografia di Giinther Bien
Aristotele a Hegel, Ritter ha dedicato una serie di studi
49 Frankfurt a. M., Suhrkamp 1969
01 ' .
tre ,alla raccolta sop~a ci~ata ,cfr. anche il saggio ZUI' Grundle-
5Q
46 lvi, 370 (ed. orig., 301). .
41 lvi, 373 (ed, orig., 305). del praktlschen Phdosophte be! Anstote/es in RIEDEL [[ 479 500
48 Ibid. 51 lvi, 480. " - .

!..,i
FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 33
32
Die Grundlegung der politischen Philosophie bei ca obiettando che si dovrebbe invece affermare con
Aristoteles". Contro la tesi di un altro allievo di Ritter, Aristotele che" ciò che dobbiamo fare può essere rica-
Reinhart Maurer, secondo la quale il padre della filo- vato non da quello che gli uomini di fatto fanno ma da
sofia politica sarebbe Platone", Bien intende dimostra- quello che gli uomini - in particolare quelli qu~lificati
re invece che tale disciplina trova la sua pnma vera e tra d! loro - d,cono e ritengono che debba essere
fatto )}55.
propria fondazione nell'ambito della filosofi~ pratica
aristotelica. Molto attento, pertanto, a sottolmeare le Alla linea interpretativ~ ,aperta da Ritter si rifà pu-
differenze tra Aristotele e Platone - per il quale viene re, anche se con nsultatI pm modesti, !llavoro di Are
assunta come determinante l'immagine matematicista min Miiller sulla filosofia politica di Platone, Aristotele
proveniente da Tubinga (H.]. Kriùner, K. Cais~r), tal- e Clcerone 56 • Esso può essere qui menzionato assieme
ché il contrasto con l'antllnatematIclsmo dI ArIstotele a un altro studio che si colloca anch'esso nell'ambito
viene messO ancor più in risalto - Bien sostiene la tesi della tradizione erme~eutica, questa volta però di ispi-
che la filosofia politica di Aristotele rappresenta una raZIO?e fortemente he!deggeriana, e cioè lo studio sulla
mediazione e un superamento della posizione sofistica e " logIca della prassI " d! Herbert Schweizer", per il
di quella platonica. Aristotele, infatti, « (a) lascia vale- quale la .r~abIhtazlOne della filosofia pratica di Aristo-
re la molteplicità fenomenica dei dati umani con le loro tele sIgmfIca soprattutto la ripresa di un terreno sul
relatività le loro contraddittorietà e le loro oscillazioni quale è possibile l'unità di etica e politica di società e
in contr~pposizione a un normativismo ontologico e stato, di teoria e prassi, concetti questi p;ssati tutti da
S~hweIzer attraverso il filtro terminologico heidegge-
trascendente assoluto, ma (b) fa valere in essa, ad un
tempo, anche il normativo e il paradigmatico :,54. In nano.
questo senso Bien si preoccupa di r~v.alutare la dialetti- Sarebbero altres! da ricordare in maniera più diffu-
ca dei Topici quale metodo speCIfico della filosofIa sa, ,m. questo cont~sto, numerose altre monografie
pratica in generale e della filosofiapolitica in particola- sull etica e sulla pohtIca anstoteliche, come quella di
re' esso infatti permetterebbe di mantenere II gIUstO Ada Babette Hentschke", quella di Martin Canter" o
e~uilibr;o tra d~scrittività e prescrittività, tra empirici~ quella d! Peter Koslowski 60 , nonché una nutrita serie di
tà e normatività quali istanze entrambe IrrInunclablh
del discorso e del, sapere pratico. Pertanto, contro l' os- II lvi, 371.
$6 Autoname Theorie und lnteressedenken. Studien zur Philosophie
servazione di Kant secondo la quale da quello che gli bei Platan, Aristateles, Ciceto Wiesbaden Steiner 1971
uomini fanno non è possibile ricavare quello che essi H Z.ur Logik. der ~mxis~ Die geschi;htlichen' lmplikationen und die
her'!lene~tlsche Relchwelte da praktischen Philosaphie des Aristoteles,
dovrebbero fare, Bien riabilita la conceZIOne anstoteh- Frelburg 1. Br.-Miinchen, Alber, 1971.
58 Palitik und Philosophie bei P!aton und Aristate/es, Frankfurt' a.
H Freiburg i. Br, ~Miinchen, Alber, 1973. Dello stes~o autore si v~~ M., Klostermann, 1971.
dano pure: Das Theorie-Praxis-Problem bei Platon und Ar:.stoteles,." Pht- • 19 .Mittel und Ziel in del' pmktischen Phi/asophie des Aristoteles,
Fretburg l. Br.-Miinchen, Alber, 1974.
losophisches Jahrbuch ", LXXVI _P9§,8/69), 2G:4-314,; 1 mtroduzlOne a
ARISTOTELES Nikomachische Ethik, Hamburg, Memer, 1972, XVII- 60 Zum Verhdltnis von Polis und Oikos bei Aristate/es Miinchen
LlX' Dle menschlichen Meinungen ufld dai Cute; in RIEDEL l, 345-371; D~nau, 1976; dello stesso autore dr. l'articolo Haus und Geld.' Zur arista~
Das' Geschiift der Philosophie, am M odell des juristischen Prozesses erlau- teltschen Unterscheidung von Politik, Okonomik und Chrematistik "Phi-
tert, in Philosophie und Wissenschaft. 9. Deutscher Kongreg fUr Philoso- los?phischesJ~hrbuch »), L?,-XXVI (1979), 60-83. Tra tutti questi ;tudi su
Aflsto~ele me~lta appena dI essere menzionato, invece, il lavoro alquanto
phie cit., 55-77. farragmoso di F. ,!,OMBERG, Polis und NationaIstaat. Eine verg/eichende
53 Platons « Staat» und die Demokratie. Historisch-systematische
Uberlegungen zur politischen Ethik, Berlin, de Gruyter, 1970: Oberbauanalyse 1m Anschluss an Aristate/es Neuwied-Berlin Luchte',
.:" .••. uaua, 1973. "
j4 BIEN, Die menschlichen Meinungen und das Cute Ctt" 370. L
FRANCO VOLPl
LA RINASClTA DELLA FlLOSOFlA PRATlCA lN GERMANlA 35
34
articoli", che, oltre a testimoniare la vivacenpresa taetico che analizza la struttura e la scientificità dei lin-
guagg~ e delle. teone etiche . Il primo tipo di sapere dà
dell'interesse per la filosofia pratica aristotelica a parti- gmdlZl. morah,. il secondo tipo analizza tali giudizi, il
re dagli anni sessanta, hanno contribuito a far si che la t~rz~tJpo anahz.za a sua volta tale analisi 64. Le ricerche
rinascita di tale disciplina avvenisse su basi filologiche di Hoffe sono. di questo terzo tipo, hanno cioè caratte-
ben assodate. Un'analisi di tutti questi studi, tuttavia, re metaetlco, !il quanto si pongono come fine un'inda-
proprio nella misura in cui essi procedono in direzione ~!ile sul.senso,. sulla .struttura e sul metodo della filoso-
prevalentemente storiografica, appartiene piuttosto al- fia pratica anstotehca. La domanda sistematica h
la filologia aristotelica e solo indirettamente riguarda
la rinascita della filosofia pratica qui presa in esame.
regg~ e ~he lega t~a loro tali ricerche è come sia possfbi~
le u~ etica. filos'.'flca !il quanto scienza pratica, e ciò si-
Merita invece un'esplicita menzione, per il conside- ~11lfIca chled~rsl (al come sia possibile l'etica in quanto
revole interesse alla riabilitazione della filosofia pratica filos?fIa pratica e (b l come sia possibile la filosofia pra-
che lo sostiene, il lavoro sull'Etica nicomachea di un tica !il .quant~ s~lenz~. In altre parole, HOffe si chiede
giovane studioso diventato nel frattempo uno dei mag- come sia pOSSibile un etica filosofica la quale sia, ad un
giori promotori di tale riabilitazione, e cioè la mono- tempo, SCIentifica e moralmente non neutrale Or _
grafia di Otfried Hoffe Praktische Philosophie. Das cond
. '.' H··ff
o. e, A' nstote.1e h a posto e risolto per
. primo
a, se
Modell des Aristoteles". L'esame dell'Etica nicoma- questi due !ilterrogativi nella loro connessione sistema-
chea - opera presa in considerazione come l'esposizio- tica, dimostrando. la possibilità di un'etica filosofica
ne più esauriente del modello aristotelico di filosofia come sCienza pratica. Questa possibilità sarebbe stata
pratica" _ viene occasionata e introdotta da una rifles- colta da Anstotele n.ella sua concezione della filosofia
sione sistematica sul concetto stesso di sapere pratico, pr~tlca come sCienza tipo logica (Grundrifl-
nel quale - in riferimento a una classificazione consueta Wzsse,:,s~haftl, la quale, essendo scienza del concreto
in ambito analitico - vengono distinti tre livelli: il sape- deve hmlta~el'amblto del proprio intervento all'indivi:
re morale che inerisce all'agire stesso, il sapere etico duazlOne di tipi, di sch~mi e di lineamenti fondamenta-
che esamina l'agire e il sapere morale in relazione alla h, laSCiando ogl1l ultenore determinazione alla concre-
loro struttura e ai loro principi e, infine, il sapere me- zIOne speCifICa ~ella situazione. In base a tale concezio-
ne, pertanto,. 1 etica deve determinare da un lato le
strutture e gh scherni formali dell' agire morale e in
61 Ricordo qui i- più importanti: J. DERBOLAV, Fr(;'Ìhl'it lInd quanto tale è scienza, dall'altro deve tenere conto della
Naturordnung t'm Rahmcn der aristotelischen Ethik mit eini'1II :\lIsl,lick SituaZIOne p:rucolare, lasciando spazio all'attuazione'
au! Kant, " Kant-Studien", LVII (1966), 32-60; T. EBERT, L'r(/xis und
Poiesis. Zu ei/1et handlungstheoretischen Untascheidung des Aristoteles, concret,a dellaglre morale come agire libero, e in quan-
« Zeitschrift fUr philosophische Forschung '>, XXX (1976), 12-30; O. GI- to tale e dlsclplma pratica non neutrale 65 •
CON, Die Bestimmung des Menschen in der praktischen Philosophie des
Aristate/es, "Allgemeine Zeitschrift fur Philosophie ", l (1976), nr. 3,
C?n qu~sta sua inte~pretazione della filosofia prati-
1- 25 1H. RADERMACHER, Die politische Ethik des A1'istoteles, " Philo- ca a~lstotehca come sCienza tlpologica Hoffe intende
sophls,ches Jahrbuch », LXXX (1973), 38-49; H. SEIDL, Zum Verhiiltnis mediare e superare le quattro tendenze interpretative
von Wissenschaft und Praxis in Aristote/es' Nikomachischer Ethik, « Zeit-
schrift fiir philosophische Forschung ", XIX (1965), 553-562; ID., Das
fondamentah che emergono nell'analisi dell'etica an-
sittliche Cute (als GlUckseligkeit) nach Aristoteles. Formale Bestimmung
und met,aphysische Voraussetzung, " Philosophisches Jahrbuch », LXXXII
(1975),31-53. 64 lvi, 15.
62 Miinchen-Salzburg, Pustet, 1971. H Ivi,187-193.
63 Ivi,17-18.
36 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 37
stotelica: (a) l'interpretazione teoreticista (J. Walter, nativa a queste quattro tendenze interpretative - il mo-
E. Frank), secondo la quale sapere pratico e sapere eti- dello di una scienza tipologica che soddisfa in se sia
co sarebbero di natura diversa; mentre il sapere prati- l'istanza empirica che quella universale, H6ffe si apre
co, cioè la phronesis, guida razionalmente l'agire senza altresi la possibilità di conciliare Aristotele e Kant, due
filosofare su tale agire morale (cosi come il sapere poie- classici, cioè, che nella tradizione tedesca vengono di
tico produce l'opera d'arte senza produrre una filosofia solito considerati rispettivamente come il fondatore
dell'arte), il sapere etico ha carattere teoretico, cioè ri- dell'etica empirico-descrittiva e dell'etica trascendenta-
flette sulle azioni degli uomini; (b) l'interpretazione le-prescrittiva e che, di conseguenza, vengono contrap-
morale (G. Teichmiiller, R.A. Gauthier - ].Y. Joliv, posti l'uno all'altro. Cosi, a giudicare l'etica aristotelica
W.F.R. Hardie), secondo la quale la phronesis è la fa- dal punto di vista kantiano il momento della volontà
coltà sia del sapere morale, sia di quello etico; (c) l'in- risulta in essa ridotto a )ln minimo, cioè all' accettazio-
terpretazione topica (A. Grant,]. Burnet, W. Hennis, ne o al rifiuto del fine da realizzare; d'altra parte, l'eti-
G. Bien), secondo la quale la natura dell'oggetto col ca kantiana considerata dal punto di vista aristotelico
quale essi hanno rispettivamente a che fare distingue il risulta insufficientemente determinata, in quanto essa
sapere pratico da quello teoretico, demarcando cosi è esclusivamente interessata all'obbligatorietà e al ca-
due tipi diversi di razionalità e di scienza, cui corri- rattere vincolante della legge morale e non si preoccu-
spondono due diversi metodi: mentre il sapere teoreti- pa .della concreta individuazione dei fini. Ora, H6ffe
co segue il metodo apodittico, il sapere pratico segue risolve questa contrapposizione in una complementari-
invece quello topico-dialettico; l'interpretazione stati- tà, affermando che ai fini di una riabilitazione della fi-
stica (F. Susemihl, H. Kuhn, ].A. Stewart, O. Gigon, losofia pratica il modello aristotelico e quello kantiano
H.H. Joachim), secondo la quale ammettere che la fi- sono da integrare l'uno con l'altro 67 • Pertanto, la lettu-
losofia pratica segua il metodo topico-dialettico signifi- ra che egli propone dell'Etica nicomachea tende a in-
ca negare ad essa il carattere di scienza, poiché Aristo- terpretare la filosofia pratica aristotelica in modo tale
tele stesso nega esplicitamente alla dialettica topica tale che essa risulti conciliabile con la fondazione trascen-
carattere (cfr. ad esempio Metaph. IV 2,1004 b 25), dentale kantiana dell'etica, cioè in modo tale da far ri-
in quanto essa ha a che fare con le opinioni degli uomi- sultare che in essa vengano tenute presenti e risolte tan-
ni, e cioè con cose solamente verosimili; la filosofia to l'istanza pratico-empirica quanto quella uni-
pratica, invece, pur essendo limitata quanto alla preci- versale-trascendentale. Questa tendenza interpretativa
sione, è scienza; la minor precisione in essa ottenibile è emerge chiaramente dalle caratteristiche della scienza
relativa al fatto che le cose con cui essa ha a che fare tipologica che HOffe vede relizzata nell'etica aristoteli-
sono solamente probabili; ora, a differenza della verisi- ca. Tale scienza fornisce infatti il modello di razionali-
militudine, la probabilità può essere oggetto di scienza tà proprio del sapere pratico, il quale è in grado di of-
in virtù della" frequenza statistica» che in essa ricor- frire schemi di orientamento universalemente validi e
re. In altre parole, la filosofia pratica è limitata solo in vincolanti, ma suscettibili, ad un tempo, di attuazioni
relazione alla sua universalità, ma non in relazione alla diverse in corrispondenza della libertà dell'agire nelle
sua certezza di sapere scientifico". molteplici situazioni concrete.
Vedendo delineato nell'etica aristotelica - in alter- In tal modo, l'attualità della filosofia pratica aristo-

66 lvi, 22-31. 61 lvi, 41-42,102,125,194.


38 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 39
telica - vista nella prospettiva di una sua complementa-
rità con l'etica kantiana - consiste secondo H6ffe nel . " aristotelizzanti » mossegli da Gar~e nello scritto del
fatto che essa, individuando la specificità del sapere· 1793 Ùber den Gemeinspruch: Das mag in der Theorie
pratico nonché il tipo di razionalità che gli è proprio, si richtig sein, taugt aber nicht fur die Praxis 70 , rafforzan-
colloca a metà tra un eccesso di ragione, in cui il com- do la propria convinzione che il momento empirico
portamento umano viene determinato unicamente a può rientrare in una fondazione dell'etica che intenda
partire dall'istanza razionale, e la capitolazione della essere rigorosa. L'inconciliabilità delle due posizioni
ragione, in cui la libertà dell'agire umano viene dichia- trovava un'ulteriore conferma nel fatto che di li a qual-
rata inconoscibile". che anno Garve ripeteva le sue obiezioni a Kant più o
meno negli stessi termini nell'introduzione alla sua edi-
zione dell'Etica nicomachea 71 , la cui prima parte, oc-
1. 2. La ripresa di Kant cupata da un'ampia Darstellung der verschiedenen
Mora/systeme von Aristate/es bis auf Kant (1-394), era
Nonostante la tendenza manifestatasi in H6ffe a in realtà dedicata per due terzi al confronto con la con-
conciliare la posizione aristotelica e quella kantiana col cezione kantiana dell'etica (183-384).
considerarle come complementari, la contrapposizione Subito dopo Hegel, con la cui filosofia del diritto la
tra Aristotele e Kant riemerge quale elemento determi- dissoluzione della filosofia pratica innescata da K.ant è
nante nell' attuale dibattito tedesco intorno alla rinasci- da considerarsi compiuta 72 , la contrapposizione tra la
ta della filosofia pratica. La fondazione trascendentale concezione kantiana e la concezione aristotelica riap-
kantiana dell'etica - la quale, come si è visto, segna di pariva già in Adolf Trendelenburg, il quale, in un sag-
fatto la fme della tradizione aristotelica della filosofia· gio dal titolo Der Widerstreit zwischen Aristate/es und
pratica - viene considerata come la prima fondazione Kant in der Ethik", respingeva il formalismo dell'etica
razionale rigorosa dell'autonomia del sapere pratico kantiana e la determinazione meramente formale del
nel confronti di quello teoretico e, ripresa nel dibattito volere, che, a suo avviso, doveva essere invece compre-
attuale come modello di una scienza pratica normati- so sulla base di una analisi delle condizioni concrete
vo-prescrittiva, viene contrapposta alla concezione ari- della realizzazione della felicità alla maniera di Aristo-
stotelica, considerata invece come modello di una tele. Questa riabilitazione della morale aristotelica da
scienza pratica empirico-descrittiva.
Del resto, tale contrapposizione risale nelle sue ori- 1Q - Edito da H. MAIER in I. KANT Gesammelte Schriften VIII Ber-

gini allo stesso Kant, e precisamente alla controversia lin, ~eimer (de Gruyter), 1912-1923, 273~313 (trad. it. di G. SOLARI, So-
pra. ti ~etto c,o,,!une: «.Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per
da lui sostenuta con Christian Garve, il quale gli obiet- la pratt~a », 10 I. KANT, Scritti politici e di filosofia della storia e del dirit-
tava che la ragione pratica, in quanto autonoma for- to, Tonno, Utet, 1956, 237-281).
, . 71 Ch. GARVE, Die Ethik des Aristoteles, 2 Theile Breslau Korn
male e rigorosa, non poteva essere praticament; effi- 1798-1801. ., , ,
ciente e fondava questa sua obiezione su convinzioni • 12 Cfr: RITTER, Zur Grundlegung der praktischen Philosophie bei
aristoteliche". Kant rispondeva per esteso alle accuse Arlstoteles Clt., 480, nonché le considerazioni conclusive in BIEN Die
G~undlegung d~r. politischen Philosophie bei Aristote/es dt. (Tuttavi~, c'è
chl,ha ten,tat<? di Instaurare una connessione sistematica tra Hegel e la filo-
s~fla l?ratlca l,n base a un'analisi della teorizzazione hegeliana della nozione
68 IVI, 1:96-197.
69 Ch. GARVE, Versuche uber verschiedene GegenstCinde aus der di ({ nco~osclme.nto » fcfr, ~.SIEP, Anerkennung als Prinzip del' prakti-
Mora!, der Literatur und dem gesellschaftlichen Leben Breslau Korn schen Phtlosophze, Frelburg 1. Br.-Miinchen, Alber, 1979).
1792-1802, i,p. I, 111-116. " . , 73 In: Historische Beitrage zur Philosophie III: Vermischte Abhand-
lurlgen, Berlin, Weber, 1867, 171-192,
40 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 41

parte di T rendelenburg suscitava la reazione di quello contribuito in maniera decisiva a rendere pressoché ca-
che era allora il campo avverso più consistente del nonica la contrapposizione - già di per sé plausibile e
neo aristotelismo di T rendelenburg, e cioè l'hegelismo, facilmente evidenziabile sulla base dei testi - tra la con-
rappresentato nella fattispecie dalla scuola di Kuno Fi- cezione aristotelica di filosofia pratica e la fondazione
scher. Un allievo di quest'ultimo, Julius Walter, assun- trascendentale kantianadell'etica. E significativo il fat-
se le difese della posizione kantiana contro la tendenza to che essa sia stata ripresa più volte anche nel nostro
aristotelizzante di Trendelenburg, il quale attribuiva secolo, in particolare nella maggiore critica contempo-
alla ragione pratica una determinazione non solo for- ranea alla morale kantiana, e cioè nel noto libro di
male, ma anche empirica. Aderendo egli stesso a posi- Max Scheler Il formalismo nell'etica e l'etica materiale
zioni kantianeggianti, Walter si affannò a mostrare in dei valori (1913-1916)".
un poderoso libello 74 che in Aristotele stesso esiste una Per questa lunga tradizione risalente allo stesso
distinzione ben precisa tra la phr6nesis, cioè il sapere Kant e per ragioni immanenti all' attuale dibattito sulla
pragmatico-empirico, e quel tipo di scienza che riflette riabilitazione della filosofia pratica, la ripresa del mo-
su tale sapere e sull'agire da esso regolato. Questa in- dello kantiano appare dunque pressoché scontata di
terpretazione kantianeggiante di Aristotele induceva fronte al cosI consistente ricorso ad Aristotele fatto in
poi Walter a rilevare nell'Etica e nella Politica una serie tale dibattito. A promuovere una ripresa di Kant, dap-
di contraddizioni, in quanto in esse, per l'insufficiente prima mediante una critica alla concezione aristotelica
determinazione dell' autonomia della ragione. pratica di filosofia pratica e successivamente in maniera sem-
pura, si verificava una continua intersezione di princi- pre più sistematica, è stato innanzitutto Manfred Rie-
pio formale e di elementi empirico-reali. Tutto ciò non del, uno dei fautori più attivi della rinascita della filo-
poteva significare per Walter nient'altro se non una sofia pratica, del quale sono qui da ricordare in rela-
conferma della sua convinzione di fondo, e cioè che la zione alla critica di Aristotele e alla ripresa di Kant so-
prima fondazione razionale rigorosa della filosofia prattutto i lavori raccolti in Metaphysik und Metapoli-
pratica fosse quella kantiana. A buon diritto, pertanto, tik. Studien zu Aristoteles und zur politischen Sprache
Gustav T eichmiiller protestava di li a qualche anno der neuzeitlichen Philosophie 78 • Ispirandosi critica-
contro lo zelo kantiano di Walter con una risposta mente nel taglio complessivo di questi contributi, per
piuttosto severa 75, nella quale rimproverava a quest'ul- un verso, all'analisi storica dei concetti introdotta
timo di avere distorto il concetto aristotelico di phr6- dall'ermeneutica (Gadamer, Ritter) e alla tradizione
nesis, per avere voluto interpretarlo attraverso il filtro degli storici di Heidelberg (Conze, Koselleck) e, per
esegetico della ragione pratica kantiana. l'altro, alla disciplina nota nel mondo anglosassone co-
Questa polemica, che va annoverata tra le contro- me political philosophy, Riedel indaga il rapporto
versie classiche nella storia della filosofia tedesca e che tta linguaggio e politica e tra politica e metafisica in
come tale è stata oggetto di attenzione e di studio", ha Aristotele e nella filosofia politica moderna che si rifà

grafici specifici come E. KRESS, D/e aristotelische Lehre vom nus prakti-
74 Die Lehre von der praktischen Vernunft in der griechischen Philo~ kos und die Polemik Walters und Teichmullers, Bonn, Phil. Diss., 1921.
sophie, lena, Dufft, 1874. 17 Trad. it. parziale a cura di G. ALLlNEY, Milano, Bocca, 1944
75 Neue Studien zur Geschichte der Begriffe III: Die praktische Ver- ora l'edizione tedesca in Gesammelte Werke 2, Bern, Francke, 1966').
nunft bei Aristate/es, Gotha, Perthes, 1879. nuova traduzione di V. FILIPPONE THAULERO e G. CARONEL-
7~ Ad esempio nell'ambito dei già ricordati lavori sulla" filosofia pra- è annunciata dagli editori Guida di Napoli.
tica aristotelica di O. Hòffe e G. Bien, 'ma anche in quello di studi mono- 18 Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1975.
42 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 43
alla tradizione della filosofia pratica aristotelica sia in quanto piuttosto richiamare l'atte,;zione ~ulla nec~ssità
direzione di una recezione e di un assenso, sia in quella di una chiarificazione del hnguagglO e del concetti f~n­
di un confronto e di una contrapposizione critica. Egli damentali della politica (Kliirung fundamentaler polztz-
intende offrire, cioè, i prolegomeni a una criti~a della scher Begriffe) e di una giustificazione delle IpotesI po-
ragione politica, la .quale viene a s~a volta conf1gurat~ litiche fondamentali (Rechtfertigung fundamentaler
come critica del ImguagglO pohtlco e come anahsl politischer Annahmen). ..
critico-filosofica di tipo storico e concettuale dei pre- Pur essendo convinto che l'attuazIOne di tale com-
supposti di contenuto e di valore nell' ambito della polì- . pito sia possibile solo mediante un continuo riferimen-
tica. Per questo Riedel riprende i risultati di quelle ri- to all' apparato filosofico-concettuale comato da An-
cerche che hanno messo in luce le ragioni dell' attuale· stotele, Riedel ritiene imp~sslbile !-ma npresa della filo-
crisi delle scienze sociali in generale e delle scienze poli- sofia pratica nella sua verSIOne anstotehca, osservando
tiche in particolare, tentando di recuperare col riferi- chè, semmai, è piuttosto la concezl?ne kantlana ad
mento alla tradizione della filosofia pratica un quadro avere per noi valore di modello. A gIUstifiCare quest~
metodologico e concettuale organico in grado di far sue convinzioni egli enuclea· tre apone fondamentah
fronte a tale crisi. Tuttavia, a differenza di tali ricer- della filosofia pratica aristotelica, le. quali, a suo aVVI-
che Riedel assume un atteggiamento critico nei con- so rendono impraticabile una sua nabtlltazlOne.
fro~ti della ripresa della tradizione della filosofia prati- , La prima aporia riguarda la distinzione aristotelica
ca come tale. Egli sottolinea, infatti, come lo scompa- tra sapere teoretico e sapere pratico. Secondo Rledel,
rire e il dissolversi di tale tradizione in Germania sia Aristotele confensce al sapere pratiCO una mmore pre-
conseguente allo scomparire e al dissolversi, in conse- cisione e una minore dignità rispetto al sapere teoreti-
guenza della critica di Kant, della metafisica nella sua co· infatti, mentre quest'ultimo ha a che fare con cose
forma generale (ontologia) e nelle sue forme applicate ne~essarie e ha come fine la verità, il sapere pratico, oc-
(psicologia, cosmologia, teologia) e come l'attuale ri- cupandosi delle azioni degli uomini, le quali non sono
presa della filosofia pratica in ambito tedesco tenga necessarie bensi libere, non può conoscere Il propno
dietro a una ripresa dell'ontologia, avvenuta soprattut- oggetto che in maniera approssimativa e ha ~ome fine
to con Scheler, ]aspers, Hartmann, Heidegger e con le non tanto la verità, ma l'agire stesso. L'apotla che ne
relative scuole. Ora, Riedel intende mostrare appunto. segue può essere· così formulata: " Delle cose che sono
come certi concetti metafisici vengano presupposti e mutevoli e non separate e che, pertanto, possono esse-
rientrino nella comprensione dei concetti politici fon- re mutate mediante l'agire non c'è sapere metodICa-
damentali; pertanto, egli risale la tradizione della fil~­ mente certo· quelle cose, invece, che permettono un ta-
sofia pratica sino ad Aristotele, per correggere e cntl- le sapere ndn possono essere mutate per il loro stesso
care, in un connubio metodologico di indagine storico- carattere ,,79. Secondo Riedel, quest'aporia avrebbe 111-
ermeneutica e tradizione analitica, la tendenza ancor fluito negativamente sulla tradiziot;'e della filosofia
oggi in atto a tradurre e a trasporre certi pre~upposti pratica impedendo una determ111azlOne precisa della
metafisici nella comprensione e nella costituzIOne del struttu;a e del metodo del sapere pratico. Con Hobbes
termini e dei concetti fondamentali della politica. Ado- . si avrebbe poi una sorta di capovolgimento del princi-
perando poi la designazione" metapolitica " per circo- pio aristotelico, per cui noi potremmo conoscere con
scrivere questo suo ambito di indagine, egli non inten-
de tanto definire la possibilità di una nuova disciplina,
19 Ivi,95-96.
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 45
44 FRANCOVOUI
cioè del vivere secondo felicità e secondo virtù, per co-
certezza solo ciò di cui siamo artefici (ve rum et factum loro che aderiscono a tale fine non c'è bisogno di alcun
convertuntur). . potere coercitivo. Se invece coloro che non perseguono
La seconda aporia concerne il concetto di lavoro il tale fine devono essere costretti al buon vivere, allora
qu~le, secondo Riedel, sarebbe stato determinato da l'uso della coercizione non può più essere giustificato
Anstotele in maniera insufficiente. In particolare ciò normativamente » 81. Questa aporia, consistente in so-
che nmarrebbe da precisare è il rapporto tra lav~ro e stanza in una insufficiente capacità di legittimare le
a~lOne, tra .agi~e strumentale-produttivo e agire so- istituzioni politiche, avrebbe gravato pesantemente su
Clale-comumcativo, tra poiesi e prassi. In Aristotele il tutta la tradizione della filosofia pratica e sarebbe stata
concetto di poiesi, cioè il lavoro produttivo, rimarreb- superata solo grazie alla moderna teoria contrattuali-
be sottodeterminato rispetto alla prassi, all'interazione stica. Kant avrebbe poi risolto definitivamente questa
sociale, la quale rimane l'unico elemento determinante aporia aristotelica, costruendo una legittimazione della
nella caratterizzazione della vita politica. Ciò avrebbe società borghese e del potere coercitivo dello stato me-
come conseguenza il fatto che nella tradizione occiden- diante una teoria normativa dell'obbligatorietà e della
tale accanto alla filosofia pratica non troverebbe svi- çoercitività del diritto, cioè mediante la moderna teoria
luppo una" filosofia poietica "; questo vale almeno si- dello stato costituzionale di diritto.
no agli albori dell'epoca contemporanea, cioè sino a La maggiore riabilitazione del pensiero politico
Hegel, il 9uale ~vrebbe risolto, secondo Riedel, questa kantiano in ambito tedesco è da considerare tuttavia
apona anstotehca 80. quella compiuta da Ernst Vollrath con la sua trattazio-
La terza aporia è relativa all'insufficiente determi- ne Die Rekonstruktion der politischen Urteilskraft",
nazione da parte di Aristotele della legittimazione del anche se essa non è nata direttamente nel contesto del-
potere pOhtiCO. Mentre infatti per il saggio ciò che è la rinascita della filosofia pratica, ma è stata occasio-
~oralmentebello e ciò che è giusto, cioè l'etico e il po- nata piuttosto da un'intensa frequentazione del pensie-
lItico, COIncIdono e non è dunque necessaria nessuna ro di Hannah Arendt e dalla familiarità con la tradizio-
~oercizione per attuare tale coincidenza, cioè per rea- ne liberale anglosassone. La tesi di fondo sostenuta da
hzzare il fme della vita politica, consistente nella buona Vollrathè che l'ambito dell'agire umano - distinto in
convivenza, l'intervento di un potere coercitivo (bia) si quanto prassi dalla poi esi e dalla teoria - non è stato
rende mv~~~ necess,;,rio nel c~so dei molti (hoi polloi), sufficientemente indagato e compreso nella storia del
per i quah I mtegrazlOne di etica e politica non è data di pensiero occidentale, in quanto tale ambito è stato
per sè. Per ,Riedel, in sostanza, la concezione politica di s~mpre interpretato, a cominciare da Aristotele, sulla
Anstotele e fondata sul presupposto della necessità di base delle strutture categoriali, temporali e modali del
un potere coercitivo che funga· da elemento. coesivo sapere teoretico, prescindendo dal suo carattere speci-
della comunità politica. L'aporia che ne deriva è la se-
guente: " Se b .giustificazione normativa di un potere
pOhtiCO coercitivo Sl basa sul fine del "buon" vivere , 81 RIEDEL, Metaphysik und Metapolitik cit., 102-103. Per una di-
scussione critica delle tre aporie sollevate da Riedel cfr. E. BER TI, Storicità
e" attualità della concezione aristotelica dello Stato, "Verifiche ", VII
80 Sul confr~:mto cl! Hegel con la filosofia pratica aristotelica cfr. del- 11978),305-358.
lo st~sso RIEDEL ti sagglo Objektiver Geist und praktische Philosophie in 82 Stuttgart, Klett, 1977. Le tesi qui sviluppate erano già state ab-
Studten Ztl H~gel~ Recht.sphilosophie, Frankfurt A. M., $uhrkamp, 1969, parzialmente dall'autore in Zum Begnl! des Politischen bei Lenin,
11-42 (trad. IL di E. TOTA, Hegelfra tradizione e rivoluzione Bari La- Henn, 1970.
terza, 1975, 5-33). ' ,
FRANCO VOLPI LA RINASCITA bELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 47
46
Un primo importante indizio cui riferirsi è reperibi-
fico. Ora, secondo Vollrath, il sapere teoretico non è le in Aristotele, e precisamente nel fatto che in lui l'am-
atte: a ~on:prende~e la. p.eculiarità dell'agire, cioè bito pratico-politico è caratteriZzato da un proprio ti-
dell ambito In CUI SI costitUisce la dimensione autenti- po di sapere, la phr6nesis, la quale si distingue dalla
camente politica, perchè tale sapere ri( con)duce la li- teoria per il suo metodo topico-retorico-dialettico e ha
bertà e le variegate possibilità dell' agire interpersonale
nei confronti di essa una propria dignità e una propria
a «. cause» e a « principi», vale a dire ri( con)duce verità (praktikè a/étheta). La costruzione del giudizio
l'agire all'essere. La trasposizione della categorialità
politico rimane tuttavia in Aristotele precaria e parti-
teoretlca nell' ambito dell' agire e la determinazione di
colare: sia (a) per il quadro categoriale, temporale,
tale categorialità come l'unica scientificamente
causale e modale in prevalenza pur sempre teoretico-
contrassegnano s~condo Vollrath il pensiero politico
oggettivo in cui essa viene attuata; sia (b) per la subor-
o~clder.'tale da Anstotele a Hobbes sino ai nostri gior-
dinazione dell'agire a una struttura teleologica deter-
n.l. T ~li t~nde~lZe s~~ebbero presenti anche nei tre prin- minata dalla preminenza della teoria; sia (c) per una in-
~Ipali Indl~lzzl og~~ en:e.rgenti dalla discussione sul po-
sufficientè distinzione della prassi dalla poiesi, dell' agi-
litico, e cIOè nell Indmzzo ontologico-normativo in
re interpersonale dall'agire strumentale-produttivo,
quello analitico-empirico e in quello critico-dialettico.
talché le regole della phr6nesis sono in realtà regole so-
Contro questa tradizione Vollrath intende uIlenre/il
lamente tecnico-pratiche; sia infine (d) per il fatto che
un'analisi del politico e del sapere ad esso relativo
l'imbito del politico non è costituito sulla base del suo
partire dalla categorialità e dalle strutture .
sapere stesso, la phr6nesis, ma viene piuttosto demar-
specifiche di tale ambito. Egli sottolinea, pertanto, che
cat() dall'esterno, in virtù di un sapere teoretico, da un
il sapere politICo sogpace a un principio diverso rispet-
to a quello del sapere teoretico e obbedisce a una mas- nomoteta 83 •
Nonostante questo, la teoria aristotelica della.
SIma che non è « oggettiva )}, ma che è tuttavia vinco-
.phr6nesis rimane secondo Vollrath l'unico tentativo si-
I~nte ~ universale: Tale principio che è costitutivo per
I ambito del politico e per il sapere ad esso relativo è S~l~:~~li~j:~- prima di Kant - di determinare la specificità
<l . etico-pratico e politico-pratico. Altri indizi
chiamato da Vollrath « giudizio politico » (p'J/ÌI~isc:he' presenza del giudizio politico possono essere in-
Urtedskraft). Per una determinazione più articolata
ritrovati nel diritto romano, in pensatori come
piÙ p~ecisa di tale tipo di sapere viene fatto ricorso
l\'i!iccolò Machiavelli, Michel de Montaigne, Giambat-
alcum momenti della tradizione del pensiero occicleul-
Vico, Harrington, Edmund Burke, Alexis
tale, da un'analisi dei quali sarebbe possibile ncav,ue.
TncCl11pvillp o nelle polemiche sul gusto del Seicento
almeno alcune precisazioni in merito a una confiigura-
zione di esso. Se è vero, infatti, che il pensiero oociden- Settecento (Balthasar Gracian, Dominique Bou-
tale dimostra un' occlusione di fondo nei confronti Nicolas Boileau, jean-Baptiste Dubos, Anthony
la specificità dell'interazione politica, per il fatto Cooper of Shaftesbury); mai, però, tali indizi
sviluppati in maniera sistematica. La storia
essa viene Interpretata a partire da quella che da
pelnsì,ero occidentale' è attraversata piuttosto da
stotele in poi, è riconosciuta come l'unica for';'a di
che Vollrath chiama « la distruzione del giudi-
pere scientifico, e cioè il sapere teoretico-oggettivo,
pur vero altresi che In tale tradizione di pensiero
stono alcuni indizi cui una ricostruzione del gllW\:ZIO VOLLRATH, Die Rekonstruktion der politischen' Urteilskmft
politico può e deve fare riferimento.
48 LA RINASCITA DELLA FfJ,OSOFIA PRATICA IN GERMANIA 49

zio politico", e cioè la ri( con)duzione di ogni sajJer·èl Ciò permette di comprendere l'agire a partire dalle
pratico-politico alle forme e alle categorie del sajJer'él proprie caratteristiche stesse, e cioè dalle sue quattro
teoretico come alle uniche forme di sapere ,'-,·,CHlll.l,-ajl ç!eterminazioni fondamentali che sono - parallelamen-
mente valide. Tale distruzione del giudizio politico te ai quattro principi kantiani secondo i quali i muta-
rebbe rigorizzata in epoca moderna da Hobbes e menti degli oggetti vengono sottoposti a una legge e ri-
giungerebbe il suo culmine con Hegel e con Marx, condotti cos! all'unità dell'intelletto - la fatalità (in re-
quali si affermerebbe una concezione onWJuglzzant~B bus gestis atque gerendis datur fatum), l'accidentalità o
del politico, per cui l'ambito delll'irltelraziorle l'~':~:~II contingenza (in rebus gestis atque gerendis datur ca-
verrebbe colto e determinato a partire 11 sus), la situatività (in rebus gestis atque gerendis datur
dell'uomo e non dal suo agire stesso. hiatus) e la particolarità (in rebus gestis atque gerendis
Su questo corpo di considerazioni Vollrath imlest:Jj1 datur saltus). In base a queste quattro determinazioni
la sua riabilitazione di Kant, nel cui pensiero egli fondamentali l'ambito politico si costituirebbe come
già tracciata e sviluppata una « ricostruzione de,l :;~~bil ambito dell'agire umano libero, comune e pubblico".
zio politico ". L'opera in cui tale ricostruzione v " L'importanza dell' analisi del politico a partire dalle
be attuata è la Critica del giudizio. Secondo categorie ad esso peculiari risulta in tutta la sua eviden-
infatti, la determinazione del giudizio za se si considera, ad esempio, il diverso rapporto che
giudizio riflettente in contrapposizione al . intercorre tra universale e particolare rispettivamente
retico come giudizio determinante si adatta nell'ambito teoretico-scientifico e nell'ambito politico-
mente a cogliere anche il giudizio politico nella sua pratico: l'universale teoretico-scientifico, per essere ta-
cificità. In altre parole, la struttura del giudizio le, deve superare il proprio particolare, cioè le d6xai
.
m quanto queste sono come tali la negazione dell'uni-
'
descritta da Kant sarebbe anche la struttura del
zio politico. Se si definisce infatti il giudizio versalità, dell'oggettività e della scienza; l'universale
coltà di pensare il particolare come contenuto politico, invece, si costituisce nei confronti del proprio
versale, nel caso del giudizio teoretico-oggettivo è particolare, cioè nei confronti delle diverse opinioni di
l'universale (la regola, il principio, la legge) sotto coloro che partecipano alla comunità politica, come
assumere il particolare e si ha dunque un giudizio l'ambito in cui tutte le opinioni particolari vengono ri-
terminante, nel caso del giudizio estetico (e del glllUiZI spettate, cioè come l'ambito della libera convivenza.
politico) è dato il particolare di cui si deve L'opinione politica si pone dunque nei confronti
l'universale e allora il giudizio è riflettente"'. Il glllQ\ZI dell'ambito della convivenza degli uomini, cioè nei
politico che Vollrath intende ricostruire sulla confronti dell'universale politico, in un rapporto diver-
una riabilitazione di Kant è giudizio riflettente e so rispetto a quello che intercorre tra la d6xa e la scien-
quanto tale non è oggettivo, non è determinato a za, in cui l'una è contrapposta all' altra. Se l'intelletto
re dalle categorie della teoria, ma possiede lUI,la'"a (Verstand) e la ragione (Vernunft) sono facoltà del sa-
proprio carattere vincolante e obbligatorio. l'ere teoretico-oggettivo, esse non possono avere allora
m ~mbito politico che un'applicazione sussidiaria. Spe-
c~flca e propria del politico è invece la facoltà del giudi-
84 Cfr. I. KANT, Kritik der Urteilskraft, edita da W.
ZIO (Urteilskraft), la quale è in grado di costituire e di
BAND in L KANT, Gesammelte Schriften V, Berlin, Reimer (de
1908,179 (tracl. it. diA. GARGIULO, rivo da V. VERRA, Critica
dizio, Bari, Laterza, 1960, 19). 85. VOLLRATH, op. cit., 64 sgg.
FRANCO VOLPI
50 LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 51
comprendere l'ambito dell'agire umano come ambito
: della convivenza libera, comune e pubblica. Ora, l'as- poranei, Vollrath dimostra di perseguire rigorosamen-
sociazione di uomini che agiscono liberamente, comu- te il proprio intento di continuare l'opera di Hannah
nemente e pubblicamente è stata storicamente costitui- Arendt, cui egli dedica, del resto, la sua ricerca.
ta come repubblica. Vollrath giunge in tal modo, a Oltre a tale riabilitazione proposta da Vollrath si è
conclusione della sua ricostruzione del giudizio politi- avut~ ~lt~esi in Germania una ripresa, meno integrale,
co sulla base del pensiero kantiano, a una giustificazio- ma pm diffusa e generale, dell'interesse per la filosofia
ne del repubblicanesimo, da lui inteso tuttavia non pratica kantiana in relazione alla diffusione dell'etica
tanto come la determinazione astratta dello stato di di- analitica. Pensiero kantiano ed etica analitica sono sta-
ritto, ma piuttosto come il fenomeno politico concreto ti c,?si oggetto di conf!onto, di connubio e di contrap-
dell' associazione e della convivenza di uomini che agi- pOSIzIOne. Un nome Importante in questo contesto è
scono liberamente, comunemente e pubblicamente, in quello di Cunther Patzig, il quale è stato tra i primi in
cui l'unione stessa degli uomini e delle loro azioni di- ambito ted~s~o a rece~ire l'etica analitica e a integrarla
venta costitutiva per la fondazione e la conservazione con la uadlZl0ne claSSica. In numerosi saggi, i più im-
dell'ordine repubblicano. Preziosi elementi per una di- portanti del quali sono stati raccolti nel volumetto
stinzione di questo concetto politico ,di repubblica dal Ethik oh ne Metaphysik 87 , egli ha messo in evidenza le
concetto filosofico di repubblica possono essere ricava- lacune delle fondazioni classiche dell'etica (Platone
ti secondo Vollrath dalla concezione romana di Aristotele, Epicuro) e ha proposto come alternativ~
una sintesi di pensiero etico kantiano e di utilitarismo"'
diritto"' . affine a quella proposta in ambito anglossasone da W.
La riabilitazione del pensiero kantiano, in partico-
lare della teoria del giudizio riflettente, permette cosi a K. Frankena. Alla luce di essa egli ha sciolto inoltre al·
Vollrath, il quale si serve inoltre abilmente di molti al- cuni nodi logici relativi alla formulazione di giudizi
tri elementi ricavati da Aristotele, dal diritto romano e pratici nell' etica kantiana 89.
da altri pensatori soprattutto del Seicento e del Sette- Orientati meno a un connubio, quanto piuttosto a
cento, di offrire una fondazione sistematica, autonoma un confronto critico tra la tradizione tedesca e quella
e rigorosa del politico come ambito dell'aglfe comune, anglosassone, m particolare attraverso un vaglio della
pubblico e libero, nonché del sapere ad esso relativo. Il fondaZIOne trascendentale kantiana dell'etica mediante
suo ambizioso programma di una ricostruzione del gli strumenti concettuali messi a disposizione dalla filo-
giudizio politico si presenta cosi come linea indicativa' sofia analitica, sono invece altri studi, collocabili co-
per una soluzione dei problemi derivanti dalla dispoti- munque in questo contesto, di cui ricordo solo i princi-
ca ipertrofia del sapere teoretico nei confronti del sape- pali: Der naturalistische Fehlschlufl bei Kant di Karl-
re pratico e riguardanti non solo le scienze pratiche e, Heinz Ilting 90 , in cui l'obiezione di una naturalistic fal-
in particolare, le scienze politiche come tali, ma la mo- lacy, da C.E. Moore indirizzata alla volta dell'uti-
derna organizzazione della società e della conVivenza litarismo, viene applicata a Kant, il quale, secondo 11-
st~ssa degli uomini. Nell'individuare in distorsioni e in
strozzature concettuali codificate e consolidate nel cor- 81 G6ttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1971.
so della tradizione occidentale l'origine di mali contem- 88 Nel saggio Die Begrundbarkeit moralischer Forderungen ivi con-
te'nuto, 32-61.
89 Cfr. Die logischen FOl'men praktischer Séitze in Kants Ethik (iui
101-126). '
86 lvi, 75. 90 In RIEDEL I, 113-130.
52 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 53

ting, ha sostituito la giustificazione delb validità nor- gono invece applicate all' analisi del dover essere. I li-
mativa della ragione con la dichiarazIOne del fatto velli di riflessione cui le categorie pratiche vengono ri-
dell'imperativo categorico; Hypothetische Imperative ferite sono - secondo la distinzione analitica consueta -
di Konrad Cramer 9l , dove la teona kantlana degh Im- quello morale, quello etico e quello metaetico. Esisto-
perativi ipotetici viene analizzata in relazion~ alla teo- no poi diverse concezioni delle categorie etico-
ria dell'azione che in essa è presupposta; infine Kants pratiche: la Pieper distingue una concezione
kategorischer Imperativ als Test unsere'.sittliche11; ermeneutico-induttiva (diffusa soprattutto in ambito
Pflichten di Norbert Hoerster", In CUi SI sostiene latesl anglosassone), una concezione analogico-dialogica
che l'elevazione di una massima a legge Universale tiene (rappresentata in modi assai diversi da Platone, da Ari-
conto soltanto dell'in contraddittorietà della massima e stotele, dall'etica dialogica di F. Ebner, F. Rosenzweig,
non della qualità di essa. . M. Buber, E, Griesebach e G. Marcel), una concezione
Un'idea più precisa e articolata dell'integrazione e trascendentale (Kant, Fichte) e una concezione metae-
del confronto tra la filosofia pratica kantlana e l'etica tica. Il confronto avviene soprattutto con queste due
analitica è fornita nell'ambito di una riabilitazione ultime concezioni. Infatti, prese in esame le principali
dell'etica trascendentale da Annemarie Pieper in Etica tendenze dell'etica analitica (Wittgenstein, Moore,
analitica e libertà pratica. Il problema dell'etica come Ayer, Hare, Ross, Nowell-Smith, Brandt, Stevenson,
scienza autonoma 93 , in cui viene ripercorso in via siste- von Wright, Wellmann), la Pieper mette in rilievo le
matica lo sviluppo dell'etica da Kant all'indirizzo anali- fondamentali aporie metodologiche che emergono da
tico dei nostri giorni. Attraverso un' analisi del ruolo tale impostazione, denunciando soprattutto l'insuffi-
delle scienze particolari nella comprensione dell' agire ciente configurazione analitica dell'ambito dell'etica, la
umano oggetto dell'etica, in p~rticolare attraverso quale, come è noto, viene per lo più limitata all'analisi
un'analisi della psicoanalisi freudiana, della sOClOlogla delle proposizioni morali, senza che venga spiegata la
weberiana della filosofia della storia e della teologia costituzione della moralità stessa. A risolvere queste
(Th. Steinbuchel), la Pieper mostra come ognuna di aporie di fondo dell'etica analitica, secondo la Pieper,
queste discipline non costituisca che un'analisi parziale si presta molto bene una riabilitazione della teoria tra-
e, dunque, insufficiente dell'agire umano in quanto ~cendentale kantiana dell'etica. Kant, infatti, sarebbe
agire morale e come una comprensione complessiva di stato il primo pensatore che ha offerto una fondazione
quest'ultimo sia possibile solo nell'a~bito delretica; razionale rigorosa del carattere morale dell'agire uma-
Pur essendo integrata nel corpo della filosofia, I etICa e no e una fondazione altrettanto rigorosa e razionale
concepita dalla Pieper come disciplina autonoma dota- della possibilità di conoscere tale agire in relazione alla
ta di categorie proprie, le quali, a differenza delle cate- sua moralità mediante categorie pratiche. Kant avreb-
gorie del sapere teoretico che vertono sull'essere, ven- be in sostanza fondato la possibilità del giudizio mora-
le. L'operazione trascendentale kantiana sarebbe stata
91 lvi, 159-212.
poi portata a termine da Fichte, col quale si avrebbe la
" In RIEDEL II, 455-475. legittimazione e la giustificazione di principio della co-
93 Trad. it. di L. puseI a cura di D, ANTISERI, Roma, Armando, . stituzione trascendendentale kantiana. La Pieper non
1976 (ed. orig, Sprachanalytische Ethik und praktische Freiheit. Das ~ro­
b/em der Ethik als autonome Wissenschnft, Stuttgart-Berlin-Koln-Mamz, dimentICa tuttavia di rilevare che la riabilitazione della
Kohlhammer, 1973). Cfr. inoltre A. PIEPER, Analytische Ethik. Bin fondazione trascendentale dell'etica, se garantisce da
Uberblik i1ber die seit 1900 in England und Amerika erschienene Ethik- OH 'dl.U la possibilità di concepire quest'ultima come
Literatur, «Philosophisches Jahrbuch », LXXVIII (1971), 144-176,
...
FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 55
54
scienza autonoma e vincolante, le impone dall'altro un ambito filosofico a un interesse sempre più vasto e più
limite, e cioè l'impossibilità di assumere sotto una dete- articolato per I problemI della morale, della società e
minazione necessaria le condizioni empiriche della li- dello stato, intersecato da un vivace dibattito intorno
bertà e, quindi, la libertà pratica nella sua realizzazio- alla legittimità o all' arbitrarietà delle pretese critico-
ne. Lo studio delle condizioni empiriche entro le quali normative avanzate dalla filosofia in merito a tali que-
la libertà pratica viene realizzata spetta invece a quelle stIOnI pratiche. Questo rinnovato interesse e il relativo
scienze particolari dell' agire umano che si erano dimo- dib~ttito. metodolo,?ico sono stati sostenuti soprattutto
strate incapaci di cogliere di per sé la moralità dell'agi- nell ambIto delle prlllClpah scuole filosofiche della Ger-
re come fenomeno complessivo. mania d'oggi. Una posizione di rilievo spetta qui all'er-
A conclusione di questo esame della ripresa di Kant ,meneutlca (2.1), accanto alla quale può essere ricorda-
nell' ambito più generale della riabilitazione della filo- ta anche la fenomenologia, sia quella di ispirazione
sofia pratica è da ricordare, inoltre, che, come già nel husserhana che quella di ispirazione heideggeriana
caso della ripresa di Aristotele, la ripresa di un interes- (2.2). Il momento centrale della fase teorico-
se sistematico per la filosofia pratica kantiana ha dato sistematica è rappresentato però dalla controversia tra
luogo in Germania a una serie di studi specifici su di es- il razionalismo critico (2.3) e la teoria critica di Haber-
sa, di cui ricordo qui solo il più recente e il più impor- mas (2.4), nella quale viene ripresa, nel contesto della
tante, e cioè la monografia di Friedrich Kaulbach sul discussione in merito ai problel1?i della filosofia prati-
concetto di agire in Kant 94 • Infine, è da rilevare che alla ca, la polemica sulla metodologla delle scienze sociali
filosofia pratica kantiana si rifanno, a partire da posi- degli anni sessanta, nota come Positivismusstreit. In al-
zioni teorico-sistematiche originali, alcune scuole e al- ternativa a queste due posizioni si pone poi il costrutti-
cuni pensatori di rilievo nella Germania d'oggi, come vismo (2.5), il quale propone una fondazione rigorosa-
ad esempio Karl-Otto Apel con la sua ermeneutica mente raZIOnale della fIlosofia pratica in cui vengono
trascendentale" oppure Oswald Schwemmer nella sua raccolte e soddisfatte sia l'istanza scientista dei razio-
prima esposizione del programma costruttivista". nalisti critici, sia quella storico-dialettica di Habermas
Queste posizioni appartengono già alla fase teorico- e della sua scuola. Emergono infine dal dibattito
sistematica e sono pertanto prese dettagliatamente in teorico-sistematic,? alC\~ne posizioni come quella di
Karl-Otto Apel, di Otfned Hòffe o di Manfred Riedel
esame nel capitolo seguente.
nelle quali viene tentata, sia pure in modi assai divers;'
una integrazione di tradizione tedesca e tradizione an~
g1osassone (2.6).
2. Lajase teorico-sistematica

La ripresa di Aristotele e di Kant nel contesto della


riabilitazione della filosofia pratica ha dato luogo in 2.1. L'ermeneutica

94 Das Prinzip Handiung in der Philosophie Kants, Berlin-New York, Il ruolo determinante che il caposcuola dell'erme-
de Gruyter, 1978, ne~tlca, Hans-Georg Gadamer, ha avuto nella riabili-
9~ Tmnsfonnation del' Philosophie, 2 Bde" Frankfurt a, M., Suhr- della filosofia pratica aristotelica è già stato ri-
kamp, 1973 (trad. it. parziale di G. CARCHlA a cura di G. VATTIMO,
Comunità e comunicazione, Torino, Rosenberg & Sellier, 1977),
96 Philosophie del' Pmxis. Versuch zur Grundlegung einer Lehte 'der praktischen Philosophie Kants, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1971. Cfr.
vom momlischen Argumentieren in Verbindung mit einer Interptetation • C,M'O al § 2.5. '
~ ..

56 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 57

cordato. Le considerazioni svolte in quel contesto sono. poggia su un presupposto soggettivistico-volontari-


state riprese da Gadamer in prospettiva si~tematica i,: stico; Luhmann riprende il modello di Parsons con la
numerosi altri saggi miranti o alla preCisazIOne del semplice introduzione di alcune varianti e integrazioni;
compiti, della struttura e delle funzioni dell'ermeneuti- in Schiitz, pOi, è espressamente dichiarata l'assunzione
ca come filosofia pratica", oppure alla chlanfIcazlone del metodo fenomenologico; dal canto suo, nella sua
di alcuni concetti fondamentali della filosofia pratica critica a Luhmann, Habennas riprendè; per distinguere
stessa 9ll • l'agire comunicativo dall'agire strumentale, il concetto
Da un allievo di Gadamer, Riidiger Bubner, pro- di senso dell'ermeneutica; Touraine, infine, fa proprio
viene poi uno degli interventi sistematici più rilevanti il programma weberiano, ma ricade nell'indifferenzia-
nel dibattito intorno alla filosofia pratica, e CIOè Il vo- zione marxiana di prassi e poi esi. Analoghe deficienze
lume Sprache, Handlung, Vern~nfto Gru,:dbegriffe nella determinazione del concetto di azione si trovano
praktischer Philosophie". Tale ncerca, articolata In pure nella filosofia analitica, nelle cui delucidazioni
una pars destruens e in una pars construens, SI prefigge vengono impiegati i tre tipi fondamentali della spiega-
alcuni chiarimenti fondamentali in merito alla termi- zione teleologica (col ricorso alle categorie
nologia e all'apparato concettuale della filosofia prati~ mezzo-fine), della spiegazione causale (col ricorso alle
ca e della discussione ad essa limitrofa. Infatti, alcUnI categorie causa-effetto) e della spiegazione intenziona-
concetti centrali in tale dibattito sono rimasti insoddi- le (col ricorso alle categorie fondamento-termine). Vi-
sfacentemente chiariti e precisati, nonostante la loro zio comune di queste analisi del concetto di azione è di
fondamentalità. Esempio macroscopico è quello del tematizzare tale concetto in prospettiva esclusivamente
concetto di azione, il quale non ha ancora trovato una linguistica, tanto che ciò che rientra in esse quale og-
chiarificazione filosofica sufficientemente adeguata getto d'indagine non è l'agire stesso, ma il discorso
nonostante la sua centralità nel dibattito sociologico sull'agire. .
da Weber a Luhmann, nella teoria analitica dell' azione o oQuale correttivo a tali insufficienze metodologiche
e nella riabilitazione della filosofia pratica stessa. COSI, Bubner propone nella pars construens delle sue ricer-
in sociologia il concetto di azione viene colto sempre che un richiamo alla distinzione aristotelica di logos e
mediante il rinvio al concetto di senso, ognora conce- prassi, nonché di prassi e poiesi, di agire comunicativo
pito secondo inflessioni diverse, delle quali Bubn~r e agire produttivo. Alla luce di tale richiamo egli chia-
mette in luce, nella pars destruens del suo l~voro, le n- rifica altresl alcuni momenti nodali della tradizione
spettive insufficienze: in Weber emergono 1 presuppo- della filosofia pratica, come Kant e Marx. A proposito
sti della metodologia delle sCienze dello SpIrIto di pro- di .quest'ultimo, con un esplicito riferimento polemico
venienza rickertiana; in Parsons la teoria funzionalista nel confronti del consenso con cui Riedel saluta il con-
cetto marxiano di lavoro come un progresso Bubner
?1 Cfr. Uber die Moglichkeit einer philosophischen E.thik, (1963), in riprende 1'obiezione di una insufficiente distin;ione tra
Kleine Schriften I, Tiibingen, Mo~r, 196.1. 179-191, ~trad, n. ~1~. MAR-
GIOTTA, Ermeneutica e metodIca un/ve,rsale, '!ormo, M~nettl, 1973, la prassi come interazione sociale comunicativa e il la-
145-164); Hermeneutik als praktische Phtlosophte (1972),10 RIEDEL I, voro come agire strumentale produttivo. Da ultimo,
325·344. Bubner propone una teoria sistematica dell'azione su
91 Cfr. Wasist-Praxis? Die Bedingungen gesellsc haJtreJ IO h V "t
er ernUff),.
in Vernunft t'm Zeitalter del' .Wissens.ch~ft, Fr.ankfurt ,a. M., Su~r~amp, basi ermeneutiche, in cui egli indica acutamente i limiti
1976,54-57; Theorie, Techmk, Praxls, m Kleme Schriften IV, Tubmgen, e le possibilità della ragione pratica, senza restringere
Moh" 1978, 173·195. quest'ultima alla mera etica. Il punto cruciale in cui tali
"" Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1976.
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 59
58 FRANCO VOLPI
considerevole tentativo di fondare la sociologia su basi
limiti e tali possibilità possono essere chiaramente indi- filosofico-fenomenologiche, coniugando Husserl e
viduati è il vincolo tra azione e ragione che emerge Weber, operato agli inizi degli anni trenta da Alfred
nell'intersezione di agire e linguaggio colta da Bubner Schiitz '02 • La teoria fenomenologica dell'azione svilup-
nel ruolo delle « massime ". Individuando in queste ul- pata da Schiitz ha suscitato un nuovo interesse e ha
time il punto di incrocio tra linguaggio, azione e ragio- trovato una discreta riabilitazione nell'ambito della di-
ne - di qui il titolo del volume -, Bubner mtende supe- scussione sulla metodologia delle scienze sociali negli
rare le difficoltà cui le teorie comunicative (Habermas, anni sessanta, non da ultimo per l'alternativa che essa
scuola costruttivista)'OO vanno incontro nella determi- rappresenta - assieme al lavoro di un allievo di Schiitz,
nazione del rapporto tra razionalità e prassi .concret~, Thomas Luckmann, e di Peter Berger 103 - nei confronti
senza per questo dover fare ricors,: a s?luzlOm decI- del funzionalismo sociologico di Talcott Parsons, ri-
sioniste ' ''. Bubner riconosce tuttavIa I lImIti della ra- preso in Germania da Luhmann e criticato da Haber-
gione pratica, i quali consisterebbero nella sua f?rmali- mas.
tà: la ragione pratica deve sempre presupporre 1 conte- In un quadro concettuale più ortodosso alla scuola
nuti della prassi concreta per poterli ordinare e orga- fenomenologica e in direzione più specificatamente fi-
nizzare. Quest'ultima non rappresenterebbe nient'altro losofica, un altro allievo di Husserl, Ludwig Landgre-
che la condizionatezza storica della ragione. be, ha fornito uno degli interventi più significativi di
provenienza fenomenologica neldibattito sulla riabili-
tazione della filosofia pratica: Uber einige Grundfra-
2.2. La fenomenologia gen der Philosophie der Politik '04 • Facendo riferimento
specifico alla posizione di Hennis, Landgrebe si dichia-
Accanto all'ermeneutica va ricordata la scuola fe- ra concorde col programma generale di una ripresa
nomenologica, la quale, dopo un periodo di splendore della filosofia pratica aristotelica, soprattutto per il fat-
raggiunto tra le due guerre, ha progressivamente perso to che il richiamo ad Aristotele permette la. chiarifica-
d'importanza dopo la seconda guer!a mond;ale. In zione rigorosa di concetti come quelli di prassi e di la-
realtà pur rimanendo alquanto confmata nell ambIto voro, in epoca moderna unilateralmente concepiti so-
dell'a~cademia e senza mai raggiungere, per il suo stes- prattutto per l'influenza di Hegel e di Marx. Inoltre,
so carattere costitutivo, quella compattezza propria di nella riabilitazione della filosofia pratica viene messa in
altre scuole, la fenomenologia ha tuttavia trovato alcu- . rilievo, secondo Landgrebe, quella funzione della ri-
ni spazi nei quali collocarsi e nei quali incidere profi-
cuamente.
102 Der sinnhafte A'ufbau der sozialen Welt, Wien, Springer, 1932
N elI' ambito della filosofia pratica la fenomenolo- (,trad. it. Lafenomenologia del mondo sociale, Bologna, il Mulino, 1975).
gia ha influito soprattutto grazie alla riscoperta del più Tale tentativo è stato perseguito, dopo la morte di Schiitz, da un suo allievo
(cfr. A. SCHOTZ-Th. LUCKMANN, The structures oj the life-world,
London, Heinemann, 1974). Di Schiitz cfr. anche Collected Papers, 3
10D Vedi sotto ai §§ 2.4 e 2.5, va11., The Hague, Nijhoff, 1962-1964-1966, e il carteggio con Parsons: A.
IQI La più brillante difesa della posizione decisionista oggi in Germa~ SCHUTZ-T. PARSONS, Ein Briefwechsel, hrsg. von W. M. SPRONDEL,
nia è quella di H. LÙBBE, Theorie und Entscheidung. Studien z~m ~rima~ Fral1kfurt a. M., Suhrkamp, 1977.
der praktischen Vernunft, Freiburg i. Br., Rombach,. ~97.1. I~ .ttahano Sl 103 P. BERGER _ Th. LUCKMANN, The sodal contruction oJ reali-
veda l'articolo! Problemi della partecipazione alle deCISIOni polttlche, " Fe- ty, Garden City, Doubleday, 1966 (trad. it. La realtà come costruzione so-
nomenologia e società ", I (1978), 269-278. Di Liibbe cfr. anche la retro- ciale, Bologna, Il Mulino, 1969).
spettiva storico-sistematica Politische Philosophie in Deutschland, BaseI, 104 Ora in RIEDEL Il, 173-210.

Schwabe, 1963.
60 FRANCO VOLPI LA RlNASCIT A DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 61
l'
flessione filosofica da lui stesso rilevata nella sua filo- . Sono da ricordare infine in questo contesto anche
!.
sofia fenomenologica della storia; egli afferma che la alcuni tentativi di arrivare alla filosofia pratica - o,
filosofia pratica è in ultima istanza filosofia della sto- quanto meno, a una chiarificazione dei suoi limiti e
ria, in quanto entrambe le discipline hanno per oggetto delle sue possibilità - attraverso Heidegger. La pratica-
l'agire dell'uomo nella storia. Tuttavia, Landgrebe nl~­ bilità di questa strada è stata s.ostenuta soprattutto da
va i condizionamenti storici della filosofia pratIca an- Reinhart Maurer lO8 ed è stata oggetto di discussione
stotelica derivanti soprattutto dal fatto che tale disci- .. anche per Otto Pbggeler nel proscritto alla seconda
plina è c~struita in Aristotele su una base empirica, va- edizione del suo noto libello sul rapporto tra filosofia e
le a dire sulla realtà storica della polis greca; per Land- politica in Heidegger'09. Il retroterra di tale correlazio-
grebe, invece, il quale si attiene qui fedelmente all'inse- ne tra Heidegger e la filosofia pratica può essere indivi-
gnamento fenomenologico, una teoria rigorosa della duato in alcune fondazioni dell'etica su basi
prassi è possibile solo .su basi trascende~tah. Questo esistenzialistiche 11 o, nonché nel rilievo che la critica
stesso atteggiamento d, consenso e d, crItica nel con- heideggeriana della tecnica ha assunto in questi ultimi
fronti della riabilitazione della filosofia pratica aristo, annl.
telica è condiviso e difeso con intelligenza anche da
Klaus Held '" .
La discussione intorno ai problemi della filosofia 2.3. Il razionalismo critico
pratica in ambito fenomenologico non è tuttavia limi-
tata a questi autori e ai loro interventi. Essa è stata ri- Il maggior rappresentante del razionalismo critico
presa e proseguita anche recentemente da diverse pr~­ in Germania è Hans Albert, il quale segue fedelmente
spettive, le quali, pur in una divergenza a volte appan- Popper nella concezione generale della scuola. A diffe-
scente, si ispirano tutte alla fenomenologia 106. I proble- renza di quest'ultimo, tuttavia, Albert ha tematizzato
mi dell' agire e della prassi sociale stanno al centro so- . dal punto di vista critico-razionalista - rifacendosi a
prattutto del programma di un rinnovato dialog? tra la Max Weber e al dibattito sulla metodologia delle
fenomenologia e il marxismo, promosso per 1ll1Zlatlva scienze sociali - i problemi della filosofia pratica in tut-
di Bernhard W aldenfels "'. ta l'ampiezza del loro spettro, assumendo per certi
aspetti una funzione guida all'interno della scuola. La
IO, Cfr. La partecipazione politica come problema filosofico, "Feno- trattazione di tali problemi è stata affrontata da Albert
menologia e società ", l (1978), 235-268, e inoltre Stato politico e soc~età soprattutto nel terzo capitolo" Conoscenza e decisio-
civile. Il/om rapporto in Hegel e nella critica marxiana, « Fenomenologia e
società ", II (1979),134-164.
106 Cfr. Phdnomenologie und Praxis, hrsg. von E.W. ORTH, (Phii-

nomenologische Forschungen 3), Freiburg i. Br. - Miin~hen, Alber, 197?,


108 Cfr. Von Heidegger zur praktischen Philosophie, in RIEDEL I,
Vedi inoltre G. BRAND, Entwurf einer Phiinomenologle des Handelns, 10
Handlungstheorien - interdisz{pliniir 2, hrsg ..von,H. LENI.<. Miinchen, 415-454, ora ripreso in Revolution und « Kehre ». Studien zum Problem
Fink, 1978, 199-233, nonché dello stesso autore Welt, Geschtchte, Mythos gesellschaftlicher Naturbeherrschung, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1975,
und Politik Berlin-New York, de Gruyter, 1978, i.p. 95-137, 218-235. 12·57.
109 Philosophie und Politik bei Heideggf!r, Freiburg i. Br.-Miinchen,
101 Cfr. Phanomenologie und Marxismus 2: Praktische Philosophie,

h"g. von B. WALDENFELS, ].M. BROEKMAN, A. PAZANIN, Fca~k. Alber, 1974 2 , 152-159. Su tale discussione cfr. le osservazioni critiche di A.
furt a. M., Suhrkamp, 1977; Phiinomenologie und Marxismus 3: SozlaI- SCHWAN, Martin Heidegger. Politik und praktische Philosophie, « Philo-
philosophie, hrsg. von B. WALDENFELS,].M. BROEK~AN, A. P~ZA:­ sophisehes Jahrbuch ", LXXXI (1974),148-171.
ilO Cfr. H. FAHRENBACH, Existenzphilosophie und Ethik, Frank-
NIN, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1978. Di Waldenfels Sl veda pure l artl-
eolo Ethische und pragmatische Dimension der Praxis, in RIEDEL I, 375-' a. M.; XlosJ;ermann, 1970, i.p. 99-131; B. SITTER, Dasein und
393.
>",ml', Freiburg i. Br.-Miinehen, Alber, 1975.
62 FRANCO VOLPI
i ! LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 63
ne» del trattato Per un razionalismo critico l l!, ora ri-
preso assieme ad altri saggi nel volumetto Kritische si per tracciare i limiti di tale discussione razionale.
Vernunft und menschliche Praxis"', ed è stata svilup- Egli ha osservato come il principio dell'avalutatività
pata in maniera sistematica nel Traktat aber rationale abbia una funzione metodico-normativa e come, in
Praxis l13 • quanto tale, esso non abbia una validità assoluta e illi-
Nei confronti del razionalismo critico ricorre molto mitata, ma valga semplicemente come principio rego-
spesso un pregiudizio - sorto non da ultimo per l'infeli- lativo del conoscere scientifico. Una precisazione circa
ce espressione " decisione irrazionale per la razionali- l'ambito di validità di tale principio può venir ricavata
tà " usata da Popper ne La società aperta e i suoi nemi- osservando la distinzione tra i diversi piani in cui illin-
ci - per cui si ritiene che in tale scuola venga negata gnaggio e la ricerca sociologica si articolano: (a) il pia-
tout court, con la semplice ripresa del principio webe- no degli oggetti sui quali le proposizioni sociologiche
riano dell'avalutatività, la possibilità di una trattazione vertono, (b) il piano del linguaggio-oggetto, cioè il pia-
razionale dei problemi della filosofia pratica, in parti- no delle proposizioni sociologiche stesse, (c) il piano
colare dell'etica e della politica. J', merito di Albert ave- del metalinguaggio, cioè il piano delle affermazioni
re dimostrato come la negazione della possibilità di metodologiche sulla sociologia. La determinazione
fondazioni ultime razionali in ambito pratico non si- dell'ambito di validità del principio dell'avalutatività
gnifichi semplicemente negare la possibilità di discute- deve allora chiarire: (a) se norme e valutazioni possano
re razionalmente dei problemi della prassi' ". Albert ha essere oggetto di indagine sociologica, (b) se la sociolo-
più volte sottolineato come la negazione della possibili- gia stessa possa esprimere giudizi di valore ed essere
tà di fondare in via definitiva norme e valori, quindi la quindi scienza normativa, (c) quali siano le basi, il re-
negazione dell'immunità di ogni sistema di proposizio- troterra e i condizionamenti di valore che stanno dietro
ni etico-normative o politico-normative nei confronti a tale scienza. Ora, secondo Albert, se è chiaro che la
della critica, non sia legata tanto al carattere peculiare sociologia può avere come oggetto d'indagine valuta-
dell'oggetto della filosofia pratica, ma corrisponda zioni, giudizi di valore e norme, è altrettanto chiaro
piuttosto alla fallibilità che secondo il razionalismo cri- 'che le proposizioni in cui i contenuti del suo sapere
tico caratterizza anche l'argomentazione teorico- vengono espressi non possono essere né valutazioni né
scientifica, per la quale viene altres! negata nell'ambito giùdizi di valore né norme, ma solo analisi descrittive
di tale scuola la possibilità di fondazioni ultime. scientificamente e razionalmente controllabili, quindi
Albert si richiama dunque a Weber non - come da avalutative. Quanto poi al punto (c), Albert non ha,
più parti si ritiene - per negare la possibilità di discutere difficoltà ad ammettere che la sociologia ha dietro di sé
razionalmente dei problemi della filosofia'pratica, ben- . una base e un retro terra di valori, cioè un fondamento
normativo, nonché dei condizionamenti sociali. Quel-
lo che egli nega risolutamente è che tali elementi valu-
111 Trad. it. di E. PICARDI, con una introd. di G.E. RUSCONI, Per

un razionalismo critico, Bologna, Il Mulino, 1974 (ed. orig. Traktat fiber


tativi rientrino nel livello (b), cioè vengano ammessi
kritische Vernunft, Tiibingen, Mohr, 1968, 1975 l ). quali elementi costitutivi delle proposizioni della scien-
111 Stuttgart, Reclam, 1977. za sociologica stessa. Se cosi fosse, la sociologia perde-
IO Tiibingen, Mohr, 1978.
114 Tale merito gli è riconosciuto dallo stesso Habermas (cfr. Legiti~
rebbe il proprio statuto di scienza. Albert intende sot-
mationsprobleme im Spatkapitalismus, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1973, tolineare con questo che l'accettazione dell'avalutativi-
145, trad. it. di G. BACKHAUS, La crisi della razionalità nel capitalismo tà quale principio del conoscere scientifico non signifi-
maturo, Bari, Laterza, 1975).
ca sottrarre la sociologia in quanto scienza alla critica
64 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 65

I
in merito ai suoi condizionamenti sociali e agli interessi teoretico-scientifica e ragione pratica. Essa deve piut-
,i.!
che la sostengono, ma significa semplicemente distin- tosto attivare quell'uso critico della ragione praticato
guere l'ambito in cui tale critica è possibile e, anzi, ne- anche nella scienza, il quale dà origine a un atteggia-
cessaria dall'ambito della validità scientifica delle pro- mento raZIOnale consistente in un fallibilismo tanto
posizioni sociologiche stesse. Solo cosi è possibile, se- scientifico quanto pratico. Tale uso critico della ragio-
condo Albert, salvaguardare la possibilità di un discor- ne permette inoltre di stabilire dei principi-ponte in
so scientifico e razionale, indipendentemente dal fatto grado di colmare la discrepanza tra conoscenza e deci-
che esso sia una analisi dell' agire sociale o una critica di sione, tra fatti e valori, tra proposizioni asseverative e
tale analisi. Per queste ragioni Albert non ha difficoltà proposizioni normative. In ogni caso, l'unicità dell'uso
ad ammettere la possibilità di discutere razionalmente critico della ragione tanto in ambito teorico-scientifico
norme e valori. che in ambito etico-pratico o politico-pratico intende
Tuttavia, ammettere la possibilità di una discussio- ristabilire la riflessione razionale nelle sue piene com-
ne razionale di norme e valori non significa ancora am- petenze, cioè non solo nella sua facoltà di conoscere la
mettere la possibilità di dare loro un fondamento ra- realtà, ma anche nella sua capacità di offrire una guida
zionale. La discussione razionale, infatti, chiarisce le razionale alla prassi e all'agire. Il recente volume Trak-
posizioni e il contesto nel quale le decisioni in merito a tat iiber rationale Praxis è interamente dedicato a di-
norme e valori vengono colte, ma esaurisce l'ambito mostrare - di fronte alla rinascita della filosofia prati-
delle proprie possibilità col mettere in evidenza la con- ca - la fecondità del punto di vista del razionalismo cri-
sistenza dei diversi punti di vista. Essa non può fonda- tico per la soluzione dei problemi dell'etica, della poli-
re sufficientemente la decisione per l'una o l'altra posi- tica, del diritto, dell'economia e dello stato.
zione. Gli assiomi di valore possono essere discussi ra- Si ispira fortemente al razionalismo critico, inte-
zionalmente, ma in ultima istanza essi sono oggetto di grandolo con istanze provenienti da una recezione cri-
una decisione che non può scaturire secondo una de- tica del pragmatismo americano e della filosofia anali-
terminazione sufficiente dalla conoscenza scientifico- tica anglosassone, il tentativo di Hans Lenk di rinnova-
razionale. Non perché essi riguardino norme pnlti,;he:, re una " filosofia pragmatica " con intenti pratici" 5.
cioè un ambito del tutto particolare, ma tale è Tale sforzo è stato recentemente integrato dall'elabo-
la struttura del conoscere scientifico in generale, nel razione di una teoria sistematica complessiva dell'azio-
quale le decisioni svolgono un ruolo determinante. Se- ne, nella quale Lenk tiene presente - ora elaborandole,
condo Albert, ad esempio, avrebbe un carattere deci- ora contrapponendovisi criticamente - le indicazioni
sionale la stessa accettazione del principio di non con- più importanti provenienti dalla filosofia e dalla socio-
traddizione, cui è necessario ricorrere per poter argo- logia contemporanee 116.
mentare razionalinente. In modo analogo, chi inten,ie,
giustificare razionalmente valori e giudizi normativi
Pl'agmatische Philosophie, Hamburg, Hoffman und Campe,
senza regressus in infinitum deve ricorrere necessaria-
mente ad assiomi ultimi, accettati come postulati. als lnterpretationskonstrukt. BnMUli einer
differenza di Weber, Albert ritiene tuttavia opportuna . Handlungsphilosophie e
unter Ruckgriff aul
la discussione razionale di questi assiomi. Una teoria. . 2 cit., 297-350 e
della prassi razionale orientata sul modello del razio-. in Theorien sazia/en Handelns,
nalismo critico, infatti, non deve separare 4, hrsg. von H. LENK, Miinchen,
66 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 67
2.4. La teoria critica (Habermas) un'analisi delle differenze tra la dottrina politica classi-
ca(in Aristotele e nella versione tomista della concezio-
Il maggior avversario del razionalismo critico in ne politica aristotelica) e la scienza sociale moderna (in
Germania è Jiirgen Habermas, il quale, dopo aver po- Macbiavelli, Moro e Hobbes), Habermas individua
lemizzato con Albert nel Positivismusstreit in rappre- quelle che a suo avviso sono le ragioni dell' obsolescen-
sentanza della Scuola di Francoforte, ha successiva- za della concezione aristotelica della politica e della sua
mente ripreso tale polemica anche nel contesto del di- inadeguatezza all'analisi e alla comprensione del feno-
battito intorno alla riabilitazione e ai problemi della fi- meno moderno dello stato. Tali ragioni sono secondo
losofia pratica, assumendo tuttavia una configurazione Habermas (a) il fondamento etico della politica aristo-
sempre più autonoma rispetto a Horkheimer e ad telica, (b) il fatto che essa sia costruita sulla prassi e
Adorno. Come nel Positivismusstreit Habermas aveva non sulla poiesi, (c) il carattere non rigoroso della
affermato contro Albert la possibilità di una sociologia scienza politica in quanto scienza pratica. Contro la
critico-normativa, coSI nel dibattito intorno alla filoso- tradizione aristotelica si affermano con Hobbes criteri
fia pratica egli respinge il « deci~i~nis,mo " dei razio,:a- pressoché opposti: (a) l'esigenza di una scientificità ri-
listi critici, per affermare la posslbIilta dI una fondaZIO- gorosa dell'indagine sociale, (b) il carattere tecnico-
ne razionale di norme e valori. In questo nuovo conte- applicativo della trasposizione delle conoscenze scien-
sto e in un dibattito allargato anche alla teoria sistemi- tifiche elaborate' dall'indagine sociale in prassi, (c) la
ca di Luhmann, al costruttivismo di Lorenzen e separazione di etica e politica. Nel passaggio dalla con-,
Schwemmer, alla pragmatica trascendentale di Apel, cezione classica a quella moderna la politica si trasfor-
nonché alla teoria contrattualistica di Rawls, Haber- ma da scienza pratica in arte pragmatica e in tecnica
mas è venuto sviluppando in maniera sistematica una . per il dominio e l'organizzazione della società. Se da un
teoria critico-dialettica, del tutto autonoma rispetto al . lato Habermas intende collocarsi nell'ambito della tra-
neomarxismo di Francoforte, la quale si presenta come dizione moderna inaugurata da Hobbes per far valere
teoria della competenza comunicativa o pragmatica !'istanza di una scienza rigorosa della società, dall' altro
universale. In questo nuovo quadro sistematico Haber- :.egli ritiene che la scienza sociale moderna soggiaccia in
mas ha definito - a volte in contrapposizione polemica Hobbes a due antinomie rimaste insolute, e cioè (a) il
con i vari tentativi di riabilitare la filosofia pratica ari- . sacrificio dei contenuti liberali alla forma assolutistica
stotelica - la struttura e le possibilità della ragione pra- del loro sanzionamento e (b) l'impotenza pratica del
tica nella fondazione di norme e di valori. sapere tecnico-sociale. Tali antinomie potrebbero esse-
I primi contributi di Habermas alla discussione dei 're superate solo mediante una ricostruzione dell'istan-
problemi della filosofia pratic.a risalgo,:o tuttavia . za fondamentale del sapere pratico classico, e cioè il
to più indietro, e cioè a lavon gIOvamI! come D(ltt:rina legamLe con la prassi in virtù del metodo topi co-
politica classica e filosofia sociale moderna e J),wr."al'i- :::~:~~~;~:r,~r)ii~abilitato in epoca moderna da Vico. In
smo, ragione, decisione. Teoria e prassi nella so(:ietà ,;: tuttavia, la dialettica assume una conno-
scientificizzata, contenuti nel noto libro Theorie .. t~lzicme retorico-letteraria che la pone in antitesi con
Praxis"'. Nel primo di questi due saggi, sulla base ·;rjist~lll2:a scientifica moderna. Solo là dove essa viene
/integ,at:a con tale istanza moderna, e cioè in Hegel, la
117 Neuwiecl-Berlin, Luchterhand; 1963, ed. tase, Frankfurt a. M., :l"lalCLu,ea diventa secondo Habermas strumento e me-
Suhrkamp, 1971,48-88 e 307-335 (trad. it. diA. GAlANO, m,,,,' P"'''''" odoJ:ig,of()sO di una scienza sociale critica, nella quale
e teoria critica della società, Bologna, Il Mulino, 1973, 77-125 e 3
68 FRANCO VOLPI RINASC1TA DELLA HLOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 69

vengono soddisfatte tanto l'istanza classica del collega- l'agire strumentale e la scelta razionale stessa che ad es-
mento e della conformità con la prassi quanto l'istanza so si accompagna, ovvero la combinazione di entram-
moderna di un sapere scientifico. bi; l'agire strumentale si orienta su regole tecniche ba-
Questa fiducia nelle possibilità del metodo dialetti- sate sul sapere empirico, mentre la scelta razionale si
co è stata ripresa da Habermas anche nel secondo dei orienta su strategie basate sul sapere analitico. Con in-
saggi sopra citati, soprattutto per affermare contro il terazione è inteso invece l'agire comunicativo, cioè
decisionismo da più parti sostenuto, nel quale le norme l'agire interazionale mediato simbolicamente e orienta-
vengono fatte dipendere in ultima istanza da decisioni, to su norme che vigono come vincoli dell'agire stesso,
la possibilità di un collegamento razionale fra fatti e definendo le reciproche aspettative di comportamento.
valori, tra asserzioni e valutazioni, tra teoria e prassi. \!, evidente come in tale distinzione rientrino elementi
In relazione a questo insieme di problemi, nei quali della distinzione aristotelica di poiesi e prassi, recepita
si vede già configurata in alcuni suoi tratti la tematica da Habermas attraverso i lavori della Arendt e di
della filosofia pratica, Habermas ha sviluppato tutta Gadamer''', nonché della distinzione hege1iana di la-
una serie di studi sulla Logica delle scienze sociali 118 , voro (Arbeit) e moralità (Sittlichkeit).
nei quali egli ha formulato la strategia concettuale di . Se originariamente l'introduzione della distinzione
una sociologia normativa dagli intenti pratici, soste- dilavoro e interazione è servita a Habermas per risol-
nendo - soprattutto contro il razionalismo critico - vere le aporie cui il concetto marxiano di prassi - ridut-
possibilità di un'impostazione cognitiva e nonrlativa tivo nei confronti dell'interazione sociale per la pre-
del problema della ragione pratica. Facendo r.l·tenm<:n- ponderanza in esso delle determinazioni del lavoro
to alla ripresa di Weber da parte del razionalismo produttivo'2l - dà origine in sociologia, impedendo
co, Habermas ha sottolineato l'ovvietà, da un punto IIna fondazione di tale scienza su basi marxiste, in real-
vista epistemologico, del principio dell'avalutatività tà tale introduzione ha segnato per Habermas una
ha precisato che, di conseguenza, la sua critica è svolta, nella misura in cui essa lo ha spinto a lasciare
ta solamente contro l'uso" politico» di tale pr'Lilc:lplO, da l'ulteriore analisi del momento tecnico-
mirante a limitare le possibilità critiche ,Pf()dtlttlIVO dell'agire e la dimensione dell'economia po-
gia. per dedicarsi invece all'indagine dettagliata del
Già nell' ambito di lavori di carattere orev;alent,e" CC)l1(:etl:o di interazione, colto al di fuori di ogni deter-
mente sociologico Habermas ha introdotto alcune •·•.:. ••minazicme tecnico-produttiva come agire comunicati-
cis azioni terminologiche preliminari a una teoria come comunicazione intersoggettiva di senso. Ha-
rale del sapere pratico, come ad esempio la tOlrrO:lmen-
tale distinzione tra lavoro e interazione, fatta già 120 Cfr. HABERMAS, Theorie und Praxis cit., 84.
saggio che apre il volume Technik und Wissenscha) 121 « ~arx ha cercato di ricostruire il processo storico della formazio-
speCle umana partendo dalle leggi della riproduzione della vita so-
als "Ideologie »'''. Con lavoro è inteso qui l'agire delle trasformazioni del sistema del1avoro sociale lo indi vi-
zionalmente diretto alla realizzazione di un fine, contraddizione fra l'accumulazione delle capacità di controllare i
naturali e il quadro i.s~ituzionale delle interazioni regolate secondo
Nella pr~fonda a~ahs~ contenuta ne!la prima parte dell'Ideologia
Marx pero non splega ti rapporto fra mterazione e lavoro ma ridu-
Ila Trad. it. di G. BONAZZI a cura di E. MELANDRI, H~;:~~:~~;;
Mulino, 1970 (ed. orig. Zur Logik der Sozialwissenschaften, "" all'altro, riconducendo il comportamento comunjcativ~ a quello
Mohr, 1967, ed. tase. Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1973). rull"ncale. L'attività produttiva ( ... ) diventa il paradigma per la produ-
119 Frankfurt a, M., Suhrkamp, 1968 (il saggio Lavoro e in'"w,i",,,
le categorie; tutto si annulla nel movimento autonomo della
stato tradotto a cura di M.G. MERIGGI, Milano, Feltrinelli, 1975). ;od"zione» (HABERMAS, Lavoro e interazione cit., 46).
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 71
70 FRANCO
distingue due ambiti di oggetti (cose ed eventi; persone
bermas ha di conseguenza sviluppato, in un dibattito ed espressioni), nei confronti dei quali si costituiscono
con la teoria sistemica di Luhmann "', col rnstr'nttiv';_ due tipi d'esperienza (sensoriale e comunicativa);
smo di Lorenzen e Schwemmer'" e con nell'esperienza, poi, vengono rispettivamente utilizzati
trascendentale di Ape! "', una teoria della com])etenza due tipi di linguaggio empirico (fisico e interazionale) e
comunicativa o pragmatica universale, la si esplicano due tipi di azione (lavoro e interazione).
trassegna in maniera autonoma la sua specul<lziollle Per quanto riguarda il concetto di interazione, Haber-
questi ultimi dieci anni circa, nei quali egli mas introduce un'ulteriore articolazione rispetto
sempre più emancipandosi dall'originaria apparté:ne'n-' all'analisi di Tecnica e scienza come" ideologia ", di-
za alla Scuola di Francoforte. stinguendo l'interazione in agire comunicativo e di-
La teoria della competenza comunicativa, nata scorso. Iutal modo, il discorso viene inteso in una rela-
contesto sociologico della controversia con Luhmann ziòne essenziale con l'agire, per cui esso stesso assume
sviluppata sempre più in direzione di una teoria il carattere di processo interattivo (atti discorsivi) o di
plessiva della razionalità ''', si presenta come lUIluazlO- guida di azioni (informazioni). Nell'agire comunicati-
ne e modello di un sapere argomentativo in grado vo, inoltre norme e valori vengono « adoperati » e
garantire la connessione sistematica cli ragione te')f(!t!- presllp!J0';ti, mentre nel discorso essi vengono sottopo-
ca e ragione pratica. Mentre Luhmann dichiara eS])ré:S' a vaglio critico. Ora, un consenso in merito alla va-
samente il suo distacco dal quadro categoriale 'laUUCiU- '1"lltà di norme e valori è possibile solo mediante il rife-
naIe e formula in termini funzionalistici una teoria rìmento alle « condizioni ideali della situazione discor-
stemica che pretende di essere analisi complessiva siva », le quali si rivelano altresi secondo Habermas
società 126, Habermas riprende invece nella Sua come « condizioni di una ideale forma di vita ».
della competenza comunicativa la distinzione di Una teoria della competenza comunicativa deve
e interazione e la sviluppa in maniera sistematica. nelrtmlto analizzare: (a) l'agire comunicativo, nel quale
norme vengono riconosciute e presupposte come pa-
In Cfr. J. HABERMAS - N. LUHMANN, Theorie del' ~;~~k!;~~~a:: .i,di~:~i(!~di comportamento, senza essere ulteriormente
oder Sozialtechnologie - Was leistet die Systemforschung?, F ccs, (b) il discorso pratico, comprendente etica e
M., Suhrkamp, 1971 (trad. it. di R. DI CORATO, Teoria
tecnologia sociale. Che cosa offre la ricerca del s'2d~a~m:lia~~;:~;~3~
c••.••~~:::i:,~I~t~ pollct'[Ca e metapolitica, in cui le regole nor-
Etas Kompass, 1973). Si vedano pure i successivi c" rlpl/'.,mrp vengono dialogicamente discusse in
sione apparsi come « supplementi »: Theorie der

~
technologie. Supplement 1-3, Frankfurt a. M" Suhrkamp, •••~~~~~~:~:~~~~, discorsivo
normatività,
venga inconsapevolmente
modo che lo stesso
te-
m Cfr. Zwei Bemerkungen zum pl'aktischen Diskul's, in Lu, K,eko'n'
struktion des Histol'ischen Materialismus, Frankfurt a. M., Suhri<:arrlo e fondato in un consenso razionale; (c) le
1976, 338-346 (trad. it. a cura di F. CERUTTI, Per la ';ClJSU'Uz;ona fti,mte morali, che vengono cgiustificate col ricorso ar-
materialismo storico, Milano, Etas Kompass, 1979; il saggio qui
non è tradotto nell'edizione italiana). gO<ffi,~ntativo a norme etiche, le quali giustificano ne!
124 Cfr. il volume collettaneo Sprachpragmatik und P~;:~~~~~;;i: anche la correttezza dell'argomentazione;
hrsg. von K.~O. APEL, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1976, i.p.]
Habermas Was heiflt Universalpragmatik?, 174-272. la situazione discorsiva ideale, la quale viene esami-
!2l Cfr, J, HABERMAS, ZUI' Logik des theol'etischen

schen Diskurses, in RIEDEL II, 381-402. La versione integrale rl.11'0"iN,I,

~
era apparsa col titolo Wahrheitstheorien, in Wirklichkeit und Re"fl",;on if~;~~~~!~~a:pratica tradizionale si evince molto chiaramente dalle pagi-
Festschrift fur W, Schulz, pfullingen, Neske, 1973,211-266. di Zweckbegriff und Systemrationalitat, Ùber die Funktion
116 Cfr. N. LUHMANN, Le teorie moderne del sistema CU,,,"!u,m in soziaien Systemen, Tiibingen, Mohr, 1968 (ed. tase.
di analisi sociale complessiva, in HABERMAS-LUHMANN, a. M" Suhrkamp, 1973).
società o tecnologia sociale cit., 1-66. Il distacco di Luhmann da1ie
72 LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRA TlCA IN GERMANIA 73
nata nella pragmatica universale in relazione alle spetta senza dubbio al costruttivismo, scuola fondata
dizioni della possibilità di un c~msenso autentICo negli anni sessanta da Paul Lorenzen e da Wilhelm
condizioni quasi-trascendentah del discorso, La Kamlah '" e detta anche per la sua collocazione geo-
l'
I
'matica universale, infatti, ope~a u.~a «. . ..
dei presupposti universali e inevItablh del posslblh
grafica d'origine" Scuola di Erlangen ", Il programma
della scuola è stato proseguito da Oswald Schwemmer,
cessi comunicativi» 127. . da Friedrich Kambartel e da Jiirgen MittelstrafS.
A partire dalla maturazione della teona della, L'intento programmatico generale della scuola co-
petenza èomunicativa, in un confronto s~n:pre pIU struttivista - la cui elaborazione è dovuta soprattutto a
vicinato con Apel, con la scuola costruttlVlsta '?' Paul Lorenzen 130, ma la cui esposizione più sistematica
temente, anche con la teoria contrattuahsta di , è nata dalla collaborazione di quest'ultimo con Oswald
Habermas ha pure avuto occasione di chl~nre II Schwemmer'" - prevede una costruzione razionale del-
porto in cui egli colloca queste sue, sulla le condizioni dell'intervento dell'uomo nel mondo, cioè
tura e sulla logica del discorso pratIco e , del discorso (Rede), dell'agire (Handeln) e del produrre
sociale in relazione alla rinascita in, GermanIa della Questa «costruzione», cioè analisi e
losofia pratica, A una relazione dI Hen~us - uno ·..·... foladaziiorle ad un tempo, viene proposta in un linguag-
maggiori fautori della ripresa della trad1Z1one dU,"U"< scientifico detto ortolinguaggio, le cui regole e i cui
Ika della filosofia pratica - al convegno dI ·. . . concettI vengono introdotti mediante l'ausilio di un pa-
(1975) della Deutsche Vereinigung fiir Pohtlsche interno (che serve alla spiegazione dei
senschaft Habermas ha risposto con un mtervento, 1J">O'"Fo"" mediante i quali viene costruito l'ortolinguag-
pubblicato in Per la ricostruzione dd , un linguaggio protreptico esterno (che intro-
storico"" nel quale egli illustra le ragIOnI per le costruzione del paralinguaggio e dell'ortolin-
sono da ~itenere impraticabili le strade ne,m~n;e T"I!U:lg~(IU), In virtù di tale orto linguaggio il sapere teore-
« neo aristotelismo », emerso quale una e pratico cosi costruito può diventare oggetto di
più consistenti nel dibattito sulla filosofia , "i!1s,egIlaJm,:nto e, quindi, di apprendimento e può essere
contrappont; l'istanza normatIva avanzata, dal " e sviluppato nelle singole discipline
stoteliei alle tendenze empmclste oggi dommantl m base ad esso la scuola costruttivista si
ciologia, dichiarando che l'intento ~riti~o della ...·nn.nnp di analizzare e di fondare i concetti e le regole
teoria della competenza comUnIcativa e quello razionale (logica), le regole
grare normatività ed ~mpiricità in una teona che razionale (filosofia pratica), nonché le regole
ad un tempo, scientifica e cntIca, .

Per la comprensione dell'atteggiamento di Habermas nei confronti


" p,coblemi della filosofia pratica e della filosofia politica classica è di no-
2. 5, Il costruttivismo interesse anche la controversia da lui sostenuta con Robert Spae-
(cfr. R, SPAEMANN, Zur Kritik del' politischen Utopie, Stuttgart,
Una posizione di preminenza nello ,sforz,? per 1977, i.p. 104-141).
I~~ W. KAMLAH - P. LORENZEN, Lngische P/'Opad('utik. Vm-
fondazione sistematica razIOnale della fIlosofIa , n('s verni'fI~ftii!.CII !<ed('lIs, M;lonheim-Wien-Zurich, Bibliographi-
Institut, 1967.
!lO Methodisches Denken, Frankfurt a, M., Suhrkamp, 1968, e
HABERMAS Was heiflt Universalpragmatik? cit., 198.
117
Wissenschaftstheorie, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1974,
Trad. it. a c~ra di F. CERUTTI, Milano, Etas Kompass,
Il8
Logik, Ethik'und Wissenschaftstheorie, Mannheim-
207-235 (per le indicazioni bibliografiche relative all'ed. ted. cfr, 'ie,n-Zul'ich, Bibliographisches Institut, 1973, 1975 l ,
74 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA TN GERMANIA 75
e i concetti delle scienze naturali e delle scienze sociali
(teoria della scienza). Nell'affermare la possibilità di costruire razional-
Per quanto concerne la filosofia pratica, cioè l'am- mente, dialogicamente e consensualmente le regole
bito che qui interessa, il programma costruttivista - già dell'agire, il costruttivismo si è posto dalla parte dei
esposto da Paul Lorenzen in un testo originariamente dialettici, anche se tale convinzione comune non can-
apparso in inglese 132 e incorporato poi nell'esposizione cella in realtà le profonde differenze tra le due
sistematica contenuta in Konstruktive Logik, Ethik scuole"'. Il costruttivismo, del resto, si intende come
und Wissenschaftstheorie'" di Paul Lorenzen e superamento sia della" posizione» scientista, sia della
Oswald Schwemmer - ha inciso in maniera particolare « posizione» dialettica, nella misura in cui in esso vie-
sul dibattito tedesco grazie all'intervento di Paul Lo- ne affermata la possibilità di una" costruzione» 136 ra-
renzen Szientismus versus Dialektik 13 " nel quale la di- . zionale della filosofia pratica che realizzi tanto l'istanza
scussione intorno alla fondazione razionale del sapere di scientificità avanzata dagli scientisti, quanto l'istan-
pratico viene vista come il proseguimento della discus- za della congruenza con le determinazioni storico-
sione sulla metodologia delle scienze sociali nota come sociali avanzata dai dialettici.
Positivismussstreit. La contrapposizione tra scientisti e In analogia con la tripartizione tradizionale la
dialettici cbe caratterizzava quest'ultima controversia scuola costruttivista concepisce la filosofia pratica co-
si ricostituisce altresi nel dibattito intorno ai limiti e al- me " nome comune per l'etica, la filosofia del diritto e
le possibilità della ragione pratica: da un lato gli scien- la filosofia politica ,,137, cui fine è l'analisi, la costruzio-
tisti, i quali, seguendo Max Weber e il principio ne e la fondazione razionale di tali ambiti di sapere. Si
dell'avalutativita della scienza, riducono la ragione en- tratta qui, cioè, di una filosofia pratica pura. L'etica,
tro l'ambito del sapere scientifico-tecnico e respingono ad esempio, non viene concepita né come teoria del
come irrazionale e non scientifica ogni fondazione di buon vivere e del sapere ad esso relativo (Aristotele),
norme; dall'altro i dialettici, i quali, vedendo nella dia- né come fondazione trascendentale della moralità
lettica il metodo di una razionalità non semplicemente (Kant), ma - sulla base del presupposto di un interesse
strumentale, bensi in grado di costituire l'unità di teo- comune alla soluzione argomentativo-razionale dei
ria e prassi, sostengono la possibilità di una giustifica- conflitti e, quindi, alla vita pacifica - come analisi, co-
zione e di una fondazione razionale di norme, in base struzione e fondazione razionale delle regole che per-
alle quali sarebbe tra l'altro possibile superare l'inevita- mettono tale convivenza.
bile decisionismo cui gli scientisti devono ricorrere per N eli' attuazione del compito di una fondazione fa- .
spiegare il passaggio dalla teoria alla prassi. zionale della filosofia pratica ha assunto una posizione
di preminenza all'interno della scuola costruttivista
132 Normative logics and ethics) Mannheim-Wien-Zurich, Bibliogra-
Oswald Schwemmer, al quale si devono i lavori più ri-
phisches Institut, 1969,
135 Ciò è stato messo in luce da K.-H. ILTING, Anerkennung. ZUI'
133 Cfr. nota 131.

134 Pubblicato originalmente col titolo Das Problem des Szientismus


Rechtfe:tigung praktischel' Siitze, ora in RIEDEL II, 353-368 (originaria-
in Philosophie und Wissenschaft. 9. Deutscher KOllgreR fiir Philosophie mente ili Probleme del' Ethik, hrsg. von G.-G. GRAU, Freiburg i.
cit., 19-34, tale intervento è stato più volte ripubblicato col nuovo titolo Br.-Miinchen, Alber, 1972, 83-107). Cfr. anche la critica di Habermas in
Szientismus vasus Dialektik: in Hermeneutik und Dialektik. Festschrift fiir Legitimationsprobleme im Spatkapitalismus cit., 141 segg.
136 Vedi il programmatico titolo degli scritti in onore di Lorenzen
H.-G. Gadamer, hrsg. von R. BUBNER, K. CRAMER, R. WIEHL, Tii-
bingen, Mohr, 1970, I, 52-72; in RIEDEL II, 335-351; in Praktische Philo- Konstruktionen vel'sus Positionen. Beitrage zur Diskussion um die Kon-
sophie und konstruktive Wissenschaftstheol'ie, hrsg. von F. KAMBAR- struktive Wissenschaftstheol'ie, hrsg. von K. LORENZ, 2 Bde., Berlin-
TEL, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 1974, 34-53. New York, de Gruyter, 1978.
137 LORENZEN, Konstruktive Wissenschaftstheorie cit., 22.
76 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 77
levanti in questo campo: innanzi tutto una for:da~ione fondazione di norme è necessaria là dove nascono delle
della filosofia pratica su base costruttlVlsta m nfen- difficoltà in merito alla realizzazione dei fini che le nor-
mento a Kant nel volume Philososophie del' Praxis. me richiedono di realizzare. Tali difficoltà insorgono
Vel'Sueh zur Grundlegung einer Lehre vom morali- (a) per mancanza dei mezzi adatti all~ ~ealizzazione dei
sehen Argumentieren in Verbindung mi!' einer Inter- fini cioè a causa d! s!tuaz!om d, def!clenza (M angelSl-
pretation del' praktisehen Philosophie Kants'''; poi il tuatio/1en), (b) per l'inconciliabilità dei fini che si inten-
capitolo Ethik e il capitolo Theone des praktlschen dono perseguire, cioè a causa di situazioni conflittuali
Wissens in Konstruktive Logik, Eth,k und Wlssen- (Konfliktsituationen), oppure (c) per framtendlment!
schaftstheorie, la cui seconda edizione (1975) costitui- linguistici. La teona costruttlv!sta presuppone una vo-
sce l'esposizione sistematica definitiva della conceZlOne lontà comune di superare argomentativamente queste
costruttivista; quindi Theorie del' ratzonalen difficoltà, cioè presuppone quale fine comune (a) il tro-
Erkliirung'" e, infine, una serie di artic,?li che tematlz- vare dei mezzi adatti alla realizzazione dei fini posti,
zano la fondazione costruttivista della filosofia pratica (b) il rendere conciliabili fra loro tali fini e (c) il chiari-
da diversi punti di vista e che testimoniano gli sviluppi mento dei fraintendimenti che derivano dal linguaggio
e l'evoluzione della concezione di Schwemmer"". adoperato. Il compito (c)"dato che le difficoltà debbo-
Poiché Philosophie del' Praxis rappresenta sola- no essere superate dialogicamente e argomentativa-
mente una prima versione della teoria .costruttivista, dd mente è condizione pei la realizzazione dei compiti (a)
sapere pratico, preferisco segUire qUI I capltoh sull ~tl­ e (b). La soluzione del compito (a), cioè il superamento
ca e sulla teoria del sapere pratico nella seconda ed1Z1o- delle situazioni di deficienza mediante l'approntamen-
ne di Konstruktive Logik, Ethik und Wissenschafts- to dei mezzi necessari alla realizzazione dei fini, è affi-
theorie: nell'etica viene trattato il problema della fon- data al sapere tecnico. La soluzione del compito (b),
dazione di azioni e di norme, senza riferimento alla cioè il superamento delle siwazioni conflittuali nella
specificità delle situazioni partic,?lari in cui esse debbo: scelta dei fini, è affidata al sapere pratico. Soltanto
no essere fondate' la situativita e le determmazlOlli questo secondo tipo di sapere è rilevante per l'etica, in
concrete vengono invece tenute presenti nella teoria dd quanto esso deve indicare il principio per la fondazlOne
sapere pratico. di norme e valori in grado di superare le situazioni con-
Schwemmer muove dalla considerazione che la flittuali derivanti dalla preferenza di questo o di quel fi-
ne cioè dalle diverse valutazioni (Wertungen). E ovvio
138

139
Frankfurt a. M., 5uhrkamp, 1971.
Munchen, Beck, 1976.
ch~ tale principio riguarderà solo valutazioni" conflit-
IO" Cito qui i principali (tra parentesi, dopo il titolo, è indicato l'anno tualmente rilevanti» (konfliktrelevant).
di composizione, quando esso differisc~ da quello ~ì pubblicazione): A:fe-
thode und Dialektik. V DI'5ch/age zu emer methodlschen RekonstruktlOn
Hegelscher Dialektik (1970), in RIEDEL I, 457-486 (in collaborazione con Kontext des Glaubens. Probleme - Grundsiitze - Methoden (1976), hrsg.
S. BLASCHE); Vernunft und Moral. Versuch einer kritischen Rekonstruk- von D. MIETH und F. COMPAGNONI, Freiburg i. De. - Freiburg i. Br.
tian des kategorischen Imperativs bei Kant (1972), in Kant. 2ur Deutung -Wien, Universitiitsverlag - Herder, 1978, 138-156; Praxi~, Methode,. Ver-
seiner·'Theorie von Erkennen und Handeln, hrsg. von G. PRAUSS, K61n~ nunft. Schwierigkeiten del' Moralbegriindung, ,~ Perspektlven der Philoso-
Berlin, Kiepenheuer & Witsch, 1973, 255~273; Appell und Argumenta-' phie n, IV (1978), 233-25~; Praktische .!3egru1!dung, mtionale R.ekon-
tion. Aufgaben und Grenzen eina praktischen Philosophie. Versuch einer struktion und methodische Uberprufung. Uber dze handlungstheoretlschen
Antwort auf die «Kritik der praktischen Philosophie, del' Erlanger Grundiangen del' Sozialwissenschaften, in Handlungstheorien - interdiszi-
Schule », in PI'aktische Philosqphie und konstruktive Wissenschaftstheorie 'pliniir 2 cit.. , 535-580; Verstehen als Meth?de. Voruberfegungen zu eina
cito 148-211; Praktische Vernunft und Normbegrundung. Grundproble- Theorie der Handlungsdeutung, in Methodenprobleme der Wis~enschaften
me' beim Aufbau eina Theorie praktischer Begrundungen, in Ethik im vom gesellschaftlichen Handeln, hrsg. von J. MITTELSTRASS, Frankfurt
a. M., Suhrkamp, 1979, 13-45.
78 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 79

Schwemmer chiama poi imperativi (Aufforderun- giunge al consenso razionale è condotta è detto princi-
gen) quei comandi la cui esecuzione dà origine a pIO dI ragIOne (Vernunftprinzip).
un'azione, distinguendo tra imperativi afinali e impera- Per quanto riguarda la consultazione pratica, oltre
tivi finali, i quali provocano, rispettivamente, la sem- al momento argomentatIvo or ora descritto è necessa-
plice esecuzione di un' azione o la produzione di uno rio il m~)!~ento ulteriore della fondazion~ (Begriin-
stato di cose mediante l'esecuzione di un'azione. Le si- dung), clOe ti momento della giustificazione razionale
tuazioni conflittuali nascono là dove vengono posti im- delle norme cui viene fatto ricorso per rendere ragione
perativi diversi inconciliabili fra di loro. La soluzione degh l~peratlvl post!. Tale momento è raggiunto nelle
argomentativa dei conflitti avviene innanzitutto me- seg~entI tre hSl: (a)} esecu~ione di un'azione viene giu-
diante la discussione razionale in via probativa di un stIfIcata medtant~ l mdlcazlOne del fine per cui essa è
imperativo che viene definito come proposta (Vor- compmta; (b) ti fme stesso è giustificato mediante il ri-
5ch/ag). Se si giunge a un consenso in merito a una pro- corso a una n.orma, a partire dalla quale è possibile de-
posta, cioè se un imperativo viene accettato come co- durre m mamera vmcolante la posizione del fine; (c) le
mune, oppure se diversi imperativi vengono accettati norme stesse vengono giustificate mediante il ricorso a
come conciliabili, allora viene presa una decisione (Be- supernorme tra loro conciliabili, corrispondenti alle
5ch/uS5) in merito all'esecuzione dell'azione comandata norme usa.te per la posizione di fini inconciliabili e me-
da tale imperativo comune o da tali imperativi tra di diante la sostituzione di tali norme con subno;me ad
loro compatibili. La discussione razionale intorno alla . e~se corrispondenti, ma tra loro conciliabili. Il princi-
decisione è detta consultazione (Beratung) e, in corri- pIO che vlge per 1 momenti (a) e (b) è il principio prati-
spondenza della distinzione di sapere tecnico e sapere co dI raglOn,:, (prakttsches Vernunftprinzip), definito
pratico, può essere tecnica o pratica, a seconda che ri- come« prmClplO della transoggettività » in quanto es-
guardi i mezzi per l'esecuzione di un'azione oppure i fi- so Impone dI. trascendere la singola soggettività.
ni. Per quanto concerne le consultazioni tecniche, (Schwemmer dlstmg,;,e la transog~ettività come supe-
Schwemmer presuppone il facile conseguimento di un ra1!'~nto del punto dI VIsta sog~ettlvo dall'intersogget-
consenso, in quanto i criteri della consultazione tecni- tlvlta c,ome co,:sIderazlOne del dIversi punti di vista
ca coincidono con i criteri del sapere tecnico stesso. Ri- so~g~WV1.) Per Il momento (c) vale invece il cosiddetto
levanti per l'etica sono invece le consultazioni pratiche, prmClplO morale (Moralprinzip)"'.
in quanto in esse avviene il conseguimento di un con- Il costruttivismo spiega così mediante un'etica nor-
senso razionale sulle norme. u<maltiva le regole e i principi per la fondazione di
In generale il raggiungimento del consenso raziona- aZlLUIIe, di un fine e di una norma. L'etica tiene con-
le avviene (a) mediante l'unificazione e l'accordo in me- tuttavia, solo della genesi normativa e non della ge-
rito alla terminologia e al linguaggio usati, (b) median-
te la formulazione di imperativi la cui obbligatorietà è
SC~41 Seguo qui ~l p~rfezionamento terminologico-concettuale attuato
estes.a a tutti i partecipanti alla discussione, cioè me- . wemmer neU artIColo Praktische Vernun+t und No b "d
1.p. 143-148. J' rm egrun ung
diante la generalizzazione (Genera/i5ierung) degli im-
142 Il principio' morale, cosÌ come Schwemmer lo introduce, è criticato
perativi, infine (c) mediante l'universalizzazione (Uni-
':'."~~n1""t,da. un al,tra. esponen~e della s~uola costruttivista, e cioè da F.
versali5ierung) degli imperativi, cioè mediante l'esten- , In W/e 1St pra~tlsche Phtlo.sophie konstruktiv mogiich?
sione assoluta del loro carattere vincolante'''. Il princi- '., . _, -' ) . el.nes me~hodlschen Verstandnisses prakti-
DI.~k.II}:'(;, 111 l rakllsche Phd(Jsophw und kOl1struktiul' V?issenschafts-
pio in virtù del quale la consultazione attraverso cui si Clt, , 9-33. Per la controversia interna alla scuola cfr. ivi,225-240.
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 81
80 FRANCO VOLPI

nesi effettiva dei sistemi di norme e deve, p~rtanto, es- volume a cura dello stesso Kambartel Praktische Philo-
sere integrata da una teoòa del sapere pr,atlco, la qua- sophie und konstruktive Wissenschaftstheorie'44, nel
le, mediante l'interpretazIOne della clVllta (Kulturde~­ quale è altresi esposta la polemica coi dialettici (Haber-
mas e la sua scuola)"',
tung), cioè la costruzione della genesI, effettiva del SI:
Un'ulteriore conferma della sistematicità con cui il
set mi' di norme'" , e mediante la cntlca"
della Clvdta
dii costruttivismo ha affrontato il compito di una fonda-
(Kulturkritik), cioè la valutazione cntlca ~ a gen~SI
effettiva in base alla genesI normativa, metta In relazlO~ zione razionale della filosofia pratica si è recentemente
ne dialettica fra di loro questi due momenti e open dI avuta con l'estensione dell'idea di una fondazione
conseguenza la riforma della civiltà (Kulturrefo.rm): ' cognitivo-normativa - in conformità al programma
Complessivamente la costru';lOne della fllosofla della scuola secondo il quale la filosofia pratica non è
pratica può essere cosi riassunta In quatt~o mome~tl: da intendere solamente come etica, ma deve compren-
(a) la posizione del compito della fondaz,lOne pratl~a~ dere anche le altre discipline pratiche - anche alle scien-
ire l'elaborazione di metodi dialogico-discorSivI ze dell'agire sociale come il diritto, la sociologia, la po-
va Ie a d , fI' l' 'd litica e l'economia, Il volume a cura di Jiirgen Mittel-
per il superamento delle situaziom con, Ittua ,I, atti a
essere insegnati e appresI; (b) la cO~truzIO?~ di una ter- straR M ethodenprobleme der Wissenschaften vom "e-
minologia (ortolinguagglO) In CUi sia P?sslbde formula-
sellschaftlichen Handeln'" mostra in concreto come e
re i principi fondativi utili a t~le compito;, (c) lelabora- in che senso i costruttivisti intendano attuare questo
zione di principi fondativI (p~lnClplO,pratico di ragione programma, Di fronte all'oscurità in cui ancora rimane
e principio morale) in base al quah sia posslbde f?nda- il rapporto tra le scienze sociali caratterizzate da un'au-
re formalmente le norme; (d) l'elaborazione di cnten e tocomprensione prevalentemente empirica e una teoria
di metodi per la fondazione materiale delle norme, critica della società poggiante su elementi sostanzial-
Questa teoria compleSSiva di un sapere pratico ra~ mente non empirici, bensi concettuali, nell'introduzio-
zionalmente fondato - qui esposta nella versIOne di ne a tale volume si afferma significativamente che il co-
Schwemrrier - è stata oggetto di discussione e di vane struttivismo si assume" il duplice compito che deriva
elaborazioni all'interno della stessa scuola costruttlVI- da tale situazione, cioè l'analisi dei nessi di interazione
sta, Friedrich Kambartel, ad esempio, ha messo ~n qu~­ sociale (soziale Wirkungszusammenhiinge) e l'elabora-
stione la formulazione schwemmenana del pnnClplO zione di sistemi fondati di fini e di regole d'azione» "',
morale, sostenendo che esso non è tanto I~ procedura Altrettanto chiara è la coscienza dei problemi: " Le dif_
della fondazione morale in generale, bensl una deter- ficoltà che si oppongono a una soluzione teoretica di
minata procedura dell'argome?tazione, razionalmente questo duplice compito consistono attualmente soprat-
finalizzata che ha essa stessa bisogno di una fondazIO- tutto in una controversia metodologica ancora insolu-
ne morale e che, pertanto, non è in ,grado di formrla, ta (da ultimo nella forma del cosiddetto Positivismus-
Questa dialettica interna alla scuola e documentata nel streit n'ella sociologia tedesca) e, in stretta relazione si-
stematica con tale controversia, in un'oscurità di fondo
a proposito del concetto di fondazione nella sua appli-
14J L'interpretazione della civiltà avviene mediante: (a~ la ~<?nstata:io:

ne delle azioni di un' gruppo, (b) la generalizz~zione dI aZlOnt ll~.modl di


azione (c) l'interpretazione di tipi d'azione ~edlante norme e (cl) l ~nterpre­ -,,, Ivi, 96-147 (M, LOOSER - R, LUSCHER - F, MAClE]EWSKI _
ta/ion~ di secondo grado, cioè la strutrurazlOne delle norme mediante su- K. MENNE, Zu/' J(ritik der praktischen Philosophie del' Erlanger Schule).
pernorme~ _ l f . l 146 FrankfuIt a. M., Suhrkamp, 1979.
,," FranJdurt .1. :VI., )uhrkamp, 1974. Di Kambarte c r. ma tnc 147 lvi, 7.

Theorie und Begrundung, Frankfurt à. M., Suhrkamp, 1976.


FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 83
82
te ricordate sopra alcune fasi. Gli autori anglosassoni
cazione a norme e a regole d'azione. In questa. situazio- maggiormeme discussi nell'ambito della filosofia prati-
ne, una filosofia pratica che no:, vuole essere mtesa so- ca sono Hare, Rawls, Singer, Frankena, von Wright.
lo in un senso ristretto come etica o come filosofia mo- Tra gli studi tedeschi più rilevanti per un'integrazione
rale è chiamata a dare il suo contributo metodologlco . di tradizione tedesca e tradizione anglosassone sono da
per il superamento delle difficoltà emergentI. Face.ndo ricordare - oltre ai lavori già citati di Gùnther Patzig e
questo, essa ritorna ad un tempo alla sua fun;lOne di Annemarie Pieper '51 - le ricerche di Norbert
classica di essere fondamento delle scienze dell agire Hoester '52 , di Hans-Ulrich Hoche 152a e di Ingrid
sociale ,,148. Nell'attuazione concreta di questi mtentl Craemer-Ruegenberg '53 . Anche Manfred Riedel, del
programmatici sono da rilevare espressameme alcum quale sono stati esaminati in precedenza i contributi fi-
momenti di notevole mteresse teonco, co~e Il fruttuo- lologici a una ricostruzione della tradizione della filo-
so colloquio con l'ermeneutica 149 o il tentatlv.o di ncon- sofia pratica, è andato approfondendo in direzione
durre l'economia nel contesto della filosofia I?ra;~~a, sempre più sistematica le proprie indagini sulla filoso-
offrendole in tal modo un fondamento normatlvo . fia pratica, sondando la consistenza metodologica del
connubio da lui proposto di tradizione ermeneutica e
tradizione analitica 154.
2.6. Le integrazioni di tradizione tedesca e tradizione Un'interessante integrazione di tradizione tedesca e
anglosassone tradizione anglosassone è rappresemata dalla pragma-
tica trascendentale elaborata da Karl-Otto Ape!''' sulla
A partire dagli anni sessanta la tradizione di l'ensie- base di una trasformazione del trascendemalismo kan-
ro anglosassone, in pa~ticolare la fIlosofl~ anaJltlca del tiano, nella quale si dimostra come la struttura a priori
linguaggio, ha trovato m Germama una diffuSIOne ~ un della comunicazione possa fornire il fondamento di
consenso sempre maggiori. Dalla profonda recez~0n.e . un'etica' intersoggettivamente valida. Secondo Apel,
di tale tradizione di pensiero è stato tocc~to anche Il di-
battito sulla riabilitazione della filosofIa pratica, nel
quale, tuttavia, a differenza di quanto è avvenuto nel 15) Cfr. sopra § 1.2.
campo dell'epistemol?gi:" la tendenza p~edommante 1,2 Utilitaristt'sche Ethik und Verallgemeinerung, Freiburg i. Br.
-Miinchen, Alber, 1977 2 ,
non è quella di un' assimilaZIOne pressoche. mcond1Zl~­ 15~" Elemente einer Anatomie der Verpflichtung. Versuch einer 10gi-
nata bensl quella di un'integrazione delle Istan~e di ~I- . schen Grundiegung der Praktischen Philosophie (di prossima pubblicazio~
gore' e razionalità scientifica provenienti dalla fIlosofia ne). (Ho potuto esaminare questo testo nella versione xerocopiata [1977J.)
153 Moralsprache und Moralitat. Zu Thesen der sprachanalytischen
analitica con elementi tipici della trad1Zlone filosofica Ethik. Diskussion, Kritik, Gegenmodell, Freiburg i. Br. - Miinchen, Alber,
tedesca non da ultimo per l'insoddisfacente quad~o 1975.
metoddlogico offerto dall'etica analitica: L.",~seml)io 154 Un primo frutto dello sviluppo sitematico che Riedel ha conferito

alla propria ricerca è il trattato pubblicato in italiano Lineamenti di etica


più significativo di tale tendenza mtegratlva e comunicativa, Padova, Liviana, 1980. Per una valutazione generale del
rappresentato dal connubio dell'utilitarismo e contributo di Riedel alla riabilitazione della filosofia pratica nel contestodel
dibattito filosofico tedesco di questi ultimi anni cfr. M. RIEDEL, Norm
losofia analitica col pensiero kantlano, di CUI sono und Wel·turteil, Stuttgart, Reclam, 1979.
155 Transformation der Philosophie, 2 Bde., Frankfurt a. M., Suhr-

1973 (trad. it. parziale di G. CARCHIA a cura di G. VATTIMO,


". Jbid. . ' .··.~~;~~~·;i e comunicazione, Torino, Rosenberg & SelIier, 1978); Sprach-
L~9 Tl'i, 11-296 (<< Pragm8tische Hermeneutlk und praknsches ,:i"" und Philosophie, hrsg. von 1<'-0. APEL, Frankfurt a. M., Suhr-
sen »'l, . '. h W' ) 1976.
1,0 [vi, 297-454 (<< Okonomie und praktlsc es lssen».
84 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 85

ogni uomo non solo appartiene di fatto alla comunità Ora, Apel concepisce la fondazione ultima delle norme
reale di comunicazione rappresentata dal genere uma- morali in termini di pragmatica trascendentale e vede
no, ma possiede inoltre una competenza critica in rela- nella pragmatica universale di Habermas la mediazio-
zione alla comunitil ideale di comunicazione, in virtù ne e il passaggio dalla propria fondazione trascenden-
della quale in ogni processo argomentativo e comuni- tale alle cosiddette scienze sociali critico-ricostruttive.
cativo vengono presupposti e valgono due principi re- Col porre l'accento, contro Habermas, sul momento
golativi che .determinano le strategie d'azione: (a) in trascendentale, Apel non intende mettere in dubbio
ogni àgire si tratta di assicurare la sopravvivenza del che con la competenza comunicativa venga di fatto
genere umano come comunità reale di comunicazione; presupposta nell'interazione discorsiva la norma etica
(b) in ogni agire si tratta di realizzare nella comunità fondamentale - come Habermas sostiene -, ma vuole
reale la comunità ideale di comunicazione. Su questa solamente rilevare come questo stato di cose, designa-
base Apel mostra poi come nell'interazione argomenta- bile come « il fatto della ragione", non significhi anco-
tiva e comunicativa determinate norme debbono sem- ra la fondazione definitiva della normatività dell'etica.
pre essere riconosciute e presupposte quale premessa Apel, come la fondazione della validità
pragmatico-trascendentale per la giustificazione, la le- dell'imperativo categorico viene sostituita in Kant dalla
gittimazione o la deduzione delle norme etiche, in mo- spiegazione metafisica del fatto di tale imperativo, cosi
do tale che la struttura stessa a priori dell'argomenta- in Habermas la fondazione della normatività viene so-
zione discorsiva, orientata sul modello della comunità stituita mediante il ricorso a un fatto, sociologico, al
ideale di comunicazione, viene vista come il possibile fatto, cioè, che nell'interazione discorsiva viene pre-
fondamento della validità intetsoggettiva delle norme supposta la norma etica fondamentale. In altre parole,
etiche fondamentali o del principio base di un'etica mentre Habermas rinvia alla competenza comunicati-
norrnativa 1S6 , va come a una competenza discorsiva eticamente rile-
La pragmatica trascendentale di Apel presenta nu- . yante, Apel sottolinea invece come ogni partecipante
merose affinità con la pragmatica universale di Haber- Il'ilntE:razl·iorle discorsiva e comunicativa, nella misura
mas. Come quest'ultimo, Apel distingue la pragmatica in cui il suo agire è sensato, deve avere necessariamente
empirica - come ad esempio la teoria chomskiana della . le norme di una situazione discorsiva
competenza linguistica - dalla pragmatica trascenden- cioè le norme della comunità ideale di comuni-
tale, cioè dalla teoria della competenza comunicativa, Ca,dolne, come possibilità della realizzazione dei carat-
la quale soltanto sarebbe in grado di fondare su un pia- teri della comunicazione stessa, vale a di-
no intersoggettivo e universale la validità dei principi comprensibilità (V erstiindlichkeit)," veracità (Wahr-
etici normativi. Mentre infatti la competenza linguisti- haftigkeit, verità (Wahrheit) ed esattezza
ca può essere relativizzata nella riflessione, la compe- . Cosi, la validità di determinate regole
tenza comunicativa, cioè il poter fare riferimento SI essere la condizione della possibilità del-
nell'interazione comunicativa reale alle regole della co- comunicazione e,nella misura in cui la competenza
munità ideale di comunicazione, si rivela essere un fon- comunicativa viene, considerata come struttura tra-
damento pragmatico-trascendentale insormontabile. scendentale a priori, tali regole risultano fondate in
','quanto non sono negabili senza contraddizibne né so-
1$6 Cfr. K.-O. APEL. Das Apriori der Kommunikationsgemeinschaft deducibili senza petitio principii. In altri termini, se
und die Grundlagen der Ethik, in APEL, Transformation der Philosophie la situazione argomentativa è insormontabile per
cit., II, 358-435.
86 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FlLOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 87
ogni soggetto di norme e se (b) la validità di determina- separazione machiavelliana di etica e politica. Se, da
te ~orme è condizione della possibilità di un'argomen- un lato, tale rigorosa separazione di ambiti introdotta
tazIOne sensata, allora è possibile mostrare secondo da Machiavelli sembra ap.portare un vantaggio meto-
Apel che (c) ogni possibile soggetto di norme deve ave- dologico rilevante per il progresso delle rispettive disci-
re necessan~mente riconosciuto determinate norme pline (etica e politica), essa ha come conseguenza,
fonda.me':'t~h. In tal modo sarebbe possibile garantire
dall'altro, la divisione della filosofia pratica in una tec-
la vahdlta mtersoggettiVa del prmcipi etici fondamen- nica politica e in una teoria della morale impermeabil-
tah.
mente distinte fra di loro. Di conseguenza, le analisi
Merita~o infine rilievo nel contesto della recezione
nonnative di intenzioni morali perdono qualsiasi con-
della trad1Z1one anglosassone i lavori di Otfried HOffe nessione con la filosofia politica e la moralità, bandita
del quale è già stato esaminato il contributo a una ri: dall'ambito del politico, viene ridotta alla sfera del pri-
presa del mode~l,o aristotelico di filosofia pratica, svi- vato e dell'interiorità; altresi la politica, moralmente
luppato,. come s. e vIsto, m base all'esigenza di integrare neutralizzata, si trova ad essere irrazionalmente fonda-
la trad1Z1~me anstotehca con la tradizione trascenden- ta sul residuo insoluto del potere-dominio (Machiavel-
tale kannana. In una serie di studi successivi recente-
li) o dell'autoconservazione (Hobbes). .JI
mente nelaborati e riuniti nel volume Ethik ~nd Poli- A partire, dunque, da questa constatazione della
ttk: Grundmodelle und -probleme der praktischen separazione moderna di etica e politica, Hoffe intende
Phtlosophzel 57 , HOffe ha sviluppato in maniera siste- contribuire alla ricostruzione delle premesse necessarie
matica l'esigenza di vagliare - di fronte alla diffusione per la realizzazione del collegamento tra questi due
del nn~ovamento della filosofia pratica - la competen- ambiti, indagando in particolare le condizioni necessa-
z~ crItIco-normativa della riflessione filosofica in rela-
rie per l'articolazione razionale della vita politica in si-
zIOne m.problemi dell'agire etico, sociale e politico. A tuazioni decisionali e nelle condizioni tipiche del conte-
questo fl~~ e~h ha n~o~muto la struttura razionale dei sto politico contemporaneo. Tre sono secondo Hoffe i
modelh p11l ~lg1l1ftcatlvl dI filosofia pratica, sia di qnelli fattori che caratterizzano la dinamica decisionale
or~m das~lcI (Aristotele, Hobbes, Kant, Bentham,
nell'ambito moderno del politico: razionalità, umanità
MdI), sIa dI qnelh em,:r~1 dal dIbattito più recente (de- e pluralismo. Razionalità, perché a differenza delle so-
Ciston theory, costruttIvIsmo, teoria critica), concilian- cietà precapitalistiche e paleocapitalistiche, in cui le
do ed mtegrando con abilità la tradizione dassica e le forme della vita pubblica e politica sono fondate
Istanze moderne? la discussione anglosassone e quella sull'etica del" costume" e della" tradizione ", negli
tedesca. Il contnbuto sistematico più rilevante che in stati ad avanzato sviluppo industriale i momenti della
r questo senso, Hoffe ha fornito alla riabilitazione d~lla vita politica e sociale perdono la capacità di legittimar-
fdosofia pratica è rappresentato dal trattato Strategien si in virtù di un collegamento con un conglomerato di
der Humamtat. Zur Ethik offentlicher Entscheidungs- costumi e di tradizioni, e vengono invece sottoposti
pro.zessel58, nel quale egli prende le mosse dalla consta all'istanza di controllo della pianificazione e della pre-
tazlOne della sltuazi~ne di stallo, caratteristica dell'epo- visione razionale. Umanità, perché il controllo e la pia-
ca moderna, che SI e venuta a formare in seguito alla nificazione razionali non costituiscono dei fini in sé; la
razionalità che li permea e li sostiene è infatti una ra-
zionalità « ristretta », strumentale, incapace di costi-
::: Fra~kfur~ a. -M., Suhrkamp, 1979. tuire autonomamente dei fini. L'esplicazione di tale ra-
Frelburg l. Br.-Miinchen, Alber, 1975.
88 FRANCO VOLPI
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 89
zionalità tecnico-scientifica, dunque, non è che un
'battito tedesco costituitosi in seguito alla riabi-
mezzo per la realizzazione del fine o, meglio, dei fini ne, al dl I l' ..
della vita sociale e politica. Questi ultimi possono esse-. litazione della filosofia pratica, .ne. 9ua e e posta m pn-
re designati in base a quell'istanza tradizionalmente de- mO piano la teoria della comumca~lOne r~zlOna~e. Tale
finita come « umanità », la quale, se intesa generica- dibattito è caratterizzato da diverSI cont~lbutl: I Idea di
mente come principio regolativo formale, può ingloba- una società aperta di Popper.e di ~Ibert, il modello del-
re le diverse rappresentazioni concrete del bene (felici- la consultazione transoggettlva di Lorenze~, Schwem-
r e Kambartel la trasformaZIOne della filosofia tra-
m:ndentale alla I~ce del concetto di comunità ideale di
tà, benessere, emancipazione, giustizia ecc.). L'istanza
di umanità funge cosi da istanza di controllo della ra-
zionalità tecnico-strumentale, cui essa, pertanto, viene ~~municazione di Apel e, infine, la teoria della compe-
preposta di diritto. Pluralismo, perché fini e mezzi per tenza comunicativa di Habermas. Recel'endo I~ Istanz.e
la realizzazione dei fini sono tutt'altro che oggetto uni- più significative emergenti da tal 7dibattito? Hoffe deSI-
voco e universale di riconoscimento da parte di tutti; la gna la propria teoria dell~ declSlone razIOnale. coJ?e
stessa idea di umanità è ben lontana dall'essere ricono- "kommunikative Entscheldungstheo~le ». Egh. mira
sciuta valida nei suoi contenuti all'unanimità, valendo con ciò a una teoria per la realiz~azlOne di pnnclpl
universalmente, semmai, solo come istanza regolativa. umani nel contesto decisionale pohuc,?, tene~do ben
Il pluralismo, tuttavia, che caratterizza sia la diversità fermo, a evitare l'eufemistica e semphclstlca ndupon~
degli interessi materiali, sia la molteplicità delle rap- dell'umanità alla razionalità, che i processI declslO~ah
presentazioni dei fini, sia infine la varietà dei mezzi ri- fondati sulla comunicazione e sul consenso plmahstl~o
tenuti opportuni per la realizzazione dei fini prescelti, possono si essere razionalizzati, ma che tale ~azl,?nahz­
costituisce l'istanza ragionevole sulla cui base è possibi- zazione non costituisce di per sé una garanzia di ~ma­
le la formazione di un consenso in situazioni decisiona- nità bensi solo una possibilità per reahzzarla: razIOna-
li politiche. lità ~ plmalismo sono condizioni necessane~ ?'~ non
Nello spazio che l'articolazione e l'intersezione re- ancora sufficienti di umanità. L'idea di umamta, Istan-
ciproca di queste tre istanze demarcano, HOffe ricava za centrale della teoria comunicativa di Ho~fe, con la
le condizioni della normatività politica, individuando quale egli intende soggiogare la struJ?ent~hta e la con-
la struttura di quei processi decisionali riconducibili al- venzionalità della ragione tecmco-sclentlflca, funge d~
la denominazione di « strategie di umanità », con clii principio regolativo - non operativo ~ in gr~do di n-
non sono da intendere strategie di legittimazione, di comporre etica e politica in ur~a filosofia pratICa dotata
giustificazione o di fondazione, bensi strategie di deci- . di competenza critico-normativa.
sione e di applicazione di principi umani. A differenza
delle teorie della decisione razionale, HOffe sostiene,
mediante una dettagliata critica dell'etica utilitaristica, 3. Considerazioni conclusive
che i processi decisionali orientati sull'idea di umanità
non sono una questione di informazione e di calcolo La larga diffusione e i numerosi consensi ch,e la ri-
dei vantaggi, bensi un problema di comunicazione. nascita della filosofia pratica ha ottenuto non~he ~1 cre-
Con ciò egli si riallaccia, in contrapposizione critica al- scente interesse che essa ha risvegliato m ambito filo~o­
le teorie della decisione razionale e all'etica utilitaristi- fico per i problemi dell'etica, della società e della pohtl-
ca prevalenti nell'ambito della discussione anglosasso- ca - pm avendo contribuito in mamera determmante a,l
chiarimento del carattere particolare della razlOnahta
90 FRANCO VOLPI LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 91

dell' ambito pratico e del discorso ad esso relativo - non scita della filosofia pratica è in gioco soprattutto la re-
hanno significato ancora il riconoscimento del caratte- lazione tra teoria e prassi, è stata altresi utilizzata come
re normativo che la riabilitata filosofia pratica rivendi- occasione per una più sottile e differenziata critica del-
ca nei confronti delle scienze sociali. la ripresa di tale tradizione, la quale avverrebbe m un
In concomitanza del rinnovamento della filosofia contesto quasi esclusivamente « metateorico »; pertan-
pratica, che ha visto la ripresa ora di Aristotele e ora di to in alternativa alle diverse metateorie nate con la ria-
Kant, e che è stato contraddistinto dalle polemiche e biÌitazione della filosofia pratica, viene proposta una
dalle alleanze delle maggiori scuole filosofiche della riflessione" essenzialistica " su alcuni momenti fonda-
Germania d'oggi, si è sviluppata altresi una discussione mentali della storia della filosofia pratica (Aristotele,
metodologica nella quale ci si è interrogati sul senso di Hegel, Marx), per evidenziare ancora una v'.'lta l'origi~
tale rinascita, ora per affermare l'esigenza di un'artico- naria ampiezza del concetto aristotelico dI agIre nel
lazione e di una differenziazione più precisa dei mo- confronti delle restrizioni che esso subisce in epoca
menti di tale ripresa, ora per opporre ad essa argomen- moderna, soprattutto con Marx>62.
ti e ragioni che, pur riconoscendo la validità degli in- Segno ulteriore della profonda incidenza della ria-
tenti programmatici in essa affermati, ne mettono in bilitazione della filosofia pratica è il fatto che - oltre a
luce l'obsolescenza delle soluzioni. queste prese di posizione e a questi giudizi critici - tale
C'è, ad esempio, chi ha messo in dubbio che la filo- fenomeno è stato fatto oggetto di analisi, di panorami-
sofia possa avanzare una competenza normativa che e pure di esposizioni introduttive ampie ed artico-
nell'ambito pratico'''; qualcun altro ha osservato che late. Peter Baumanns, ad esempio, ha compilato un'in-
col termine" filosofia pratica» vengono intese e desi- troduzione generale alla filosofia pratica e ai problemi
gnate cose troppo diverse e disparate, perché si possa da essa sollevati >6" nella quale egli distingue quattro
parlare per essa di una " riabilitazione » chiaramente possibili tipi di filosofia pratica: (a) una filosofia
definita e, di conseguenza, si è preferito considerare ta- dell'azione di carattere ontologico, in cui la determina-
le " rinascita » come la ripresa di vecchie problema ti- zione dell'ambito pratico e del sapere ad esso relativo
che in relazione agli interrogativi di oggi'''; c'è pure chi verrebbe intrapresa sulla base di presupposizioni onto-
ha visto o ha creduto di vedere nel dibattito intorno al- logiche; tale posizione, presente in misura e in modi di-
la filosofia pratica una ripresa della vecchia questione versi in Platone, in Aristotele, in Hobbes, in Spmoza e
dei rapporti tra teoria e prassi'''. Questa stessa pro-
spettiva, secondo la quale nella discussione sulla rina- mer 1965 ed tasc. Frankfurt a. M.-Berlin~Wien, UUstein, 1976;_ M.
THÈUNISSEN, Die Verwirklichung der Vernunft. Zur T~eorie~Pr~xis­
Diskussion im Anschlufl an Hegel, « Philosophische Rundschau », Belheft
159 Ch. WILD, Skeptischer Einspruch gegen die Rehabilitierung der 6, Tiibingen, Mohr, 1970; R. BUBNER, Theorie und Praxis. Eine nachhe~
praktischen Philosophie, ~< Philosophisches Jahrbuch ", LXXXI (1974), gelsche Abstraktion,Frankfurt a. M., Klostermann, 1971).
237·246. 16~ A. BARUZZI, Was ist praktische Philosophie?, Miinchen, Vegel,
160 R. BUBNER, Eine Renaissance der praktischen Philosophie, 1976. Alla riabilitazione della filosofia pratica, mediante il recupero della
" Philosophische Rundschau », XXII (1975), 1-34. tradizione del pensiero politico classico, Baruzzi ha contribuito con a.~tri
161 H.-J. WERNER, Positionen und Probleme del' praktischen Philo- studi come gli articoli Platon e Aristoteles, in Politische Denker I, Mun-
sophie, in {( Philosophischer Literaturanzeiger ", XXXII (1979),189-198. chen, Bayerische Landeszentrale fur politische Bildungsarbeit, .1977>,,22.-
Il problema del rapporto tra teoria e prassi è stato sino a qualche anno fa al 32 e 33-45, e la nota Aristoteles und Hegel VOI' dem Problem emer praktt-
centro delle discussioni filosofiche neomarxiste in Germania, soprattutto schen Philosophie. Ein Aufl'ifl, «Philosophisches Jahrbuch ", LXXXV
per opera di Habermas; tale tema, tuttavia, è stato dibattuto con particola~ (1978), 162-166.
re vivacità anche in relazione alla ripresa di Hegel (cfr. M. RIEDEL, Theo- 161 Einfuhrung in die praktische Philosophie, Stuttgart-Bad Cann-

~ie UI!d Praxis im Denken HegeIs, Stuttgart-Berlin-K6In~Mainz, Kohlham- statt, 1977.


"'

LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 93


92
re rigorosamente la razionalità normativa e vengono
in Hegel, viene tuttavia respinta come insostenibile
v: e~gono. riten~te invece praticabili: (b) la concezion~ assegnati alla ragione pratica limiti strettamente defini-
ti. Tali limiti, secondo Golz, non vengono rispettati
di filosofia pratica come saggezza nel senso aristotelico nella riabilitazione della filosofia pratica, soprattutto
di phr6nesis, (c) I:, ~oncezione di filosofia pratica come da parte del costruttivismo di Lorenzen e della Scuola
filosofia naturalIstlco-prasseologica dell' azione (per di Erlangen, da parte della teoria critica di Habermas,
certi aspetti Hobbes, Locke, Rousseau, ma anche Ha- ma anche da parte dello stesso razionalismo critico di
bermas: Apel eil cost~uttivismo) e, infine, (d) la conce- popper e Albert (che pure si rifanno, in realtà, a Max
zIOne di filosofia pratica come filosofia dell' azione inte- Weber). In contrapposizione alle pretese normativisti-
s,a ~ome !,r~sseologia non naturalistica (Kant, Fichte e . . che Golz fa valere un'istanza di controllo razionale me'
I eSistenzialismo). In queste quattro posizioni, in base no forte, ma conscia dei propri limiti, la quale assegna
alle. quali Baumanns organizza il proprio quadro del alla ragione pratica funzioni di analisi e di verifica degli
va~legaro panorama della filosofia pratica, sarebbero
elementi costitutivi dell'ambiro pratico. Tali funzioni
pOi III gIOco sostanzialmente due istanze fondamentali .
consisrono, ad esempio, nella valutazione critica degli
contrapposte, e cioè l'istanza trascendentale, in base argomenti alla luce dei quali vengono prese le decisio-
alla .quale solo una ragione pratica pura è in grado di ni, nell'indagine razionale dei sistemi di norme e di va-
sussistere autonomamente, e l'istanza empirica in base
lori storicamente riconosciuti, nell'analisi dei rapporti
alla quale la filosofia pratica può essere efficac~ solo se
tra ricerca comportamentale, antropologia ed etica, e
f~ndat~ ~u radici naturalistiche. Baumanns stesso tenta
nell'elaborazione di una" logica della plausibilità ",
di conCiliare queste due istanze con una propria" teo-
orientata sul modello topico-dialettico d'origine aristo-
n~ tr~scendentale della performanza ", nella quale egli
telica, quale metodo dell'argomentazione razionale.
SI Ispira soprattutto alla quarta delle concezioni di filo-
Esattamente opposta alla tesi di Golz è la convin- "
sofia pratica da lui delineate, per sottolineare" il pri- zione che sta alla base della discussione critica e della
mato dell'illocuzione o della performanza sulle propo- panoramica sulle diverse concezioni di filosofia pratica
sizioni »164.
offerta da Annemarie Pieper!66. Secondo quest'ultima,
A un atteggiamento profondamente scettico nei sia nella metaetica anglosassone (Moore, Stevenson,
conf~onti delle pretese e delle possibilità normativo-
Ayer), sia nelle principali posizioni emerse dal dibattito
c,?gmtlve della filosofia pratica si ispira invece il lavoro
tedesco sulla filosofia pratica - in particolare vengono
di Walter Golz!", il quale costituisce anch'esso in so- prese in esame le teorie normativa-discorsive di'
stanza, un'ampia analisi critica dei diversi te~tativi
Schwemmer e di Habermas, la teoria interdisciplinare
operati in Germania nel contesro della rinascita dell~
di Lenk, quella dialettica di Schulz, nonché le tesi rivo-
filosofia pratica, di fondere razionalmente con l'aiuto luzionarie di Marcuse -, la ragione pratica viene fonda-
di teorie etiche gli orientamenti morali dell' agire uma-
ta'.lOn su basi etiche, ma su basi pragmatiche, in quan-
no. Alla base dell'atteggiamento scettico di Golz sta
to III tutte queste posizioni citate si presuppone che de-
una rigorosa appropriazione dello" scientismo " webe-
terminate procedure di verifica della validità effettiva o
rian,o, in particolare del principio dell'avalutatività, in
normativa di regole di comportamento e d'azione pos-
vlrtu del quale vengono respinte le pretese di fonda-
• 166 Pragmatische und ethische Normenbegrundung. Zum Defizit an
164 lui, 105. eth.lscher,Letztkegrundung in zeitgenossischen Beitréigen zur Moralphiloso-
165 Begriindungsprobieme der praktischen Philosophie Stuttgart-Bad phte, Frelburg l. Br.-Miinchen, Alber, 1979.
C annstatt, 1978. '
LA RINASClT A DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 95
94 FRANCO VOLPI
. critica sviluppata nel senso della pragmatica universa-
sano fornire criteri per l'orientamento morale dell'agi- le rappresentata da Jiirgen Habermas; la pragmatlca
re. La Pieper, invece, mostra come la normativa etica tr~scendentale, rappresentata da Karl-Otto Apel; le di-
può essere fondata soltanto mediante il ricorso tra- verse posizioni emerse dalla scuola di J oachim Ritter,
scendentale a un principio ultimo, come ad esempio il come quelle di Hermann Liibbe, di Odo Marquard o
criterio del buon vivere (Aristotele) o quello della Iiber- dello stesso WiIIi Oelmiiller; il neotrascendentalIsmo,
~ tà (Kant). rappresentato da Hermann Krings e, in parte, dal suo
Lo sforzo sistematico più recente inteso non solo a allievo Otfried H6ffe; la pOS1Z1one analItica, sostenuta
dare un quadro complessivo dei risultati più rilevanti da Norbert Hoerster.
della discussione intorno alla filosofia pratica, ma an- Se ora, di fronte alla molteplicità delle prospettive
che ad approfondirne i temi e i momenti più importan- secondo le quali l'idea di filosofia pratica è stata propo-
ti, è senz' altro costituito dal ciclo di disc\lssioni pro- sta realizzata e pure criticata, deve essere tentato un
mosso da WiIIi Oelmiiller a Paderborn nel 1976, 1977 bil~ncio, necessariamente provvisorio, dei risultati cui
e 1978, nel quale specialisti delle principali discipline essa ha condotto, è da dire che - nonostante la man-
afferenti all'ambito delle scienze umane hanno trattato canza di una convergenza e di un'unità profonda - essa
del problema della competenza normativa della ragio- ha indubbiamente contribuito quanto meno a risolle-
ne nell'ambito del vivere e dell'agire morale, sociale, vare in ambito filosofico un consistente interesse per i
giuridico e politico, in relazione alla progressiva perdi- problemi della morale, della società e della p~litica;
ta di efficacia della strategie e delle procedure di fonda- con ciò essa ha riproposto, ad un tempo, anche 11 pro-
zione e di giustificazione razionalmente vincolanti di blema della competenza critico-normativa della ragio-
norme e valori .. Tali discussioni si sono snodate intor- ne in tutti quegli ambiti del sapere pratico in cui l'eleva'
no a tre complessi di problemi, vale a dire la fondazio- to sviluppo disciplinare delle singole scienze umane ha
ne trascendentale di norme!67, la giustificazione e il ri- prodotto - accanto ai risaputi vantaggi - anche un.a
conoscimento di norme 168 , la relazione tra norme e « crisi dei fondamenti » e un depauperamento m men-
storia!". A tale ciclo di discussioni promosso da WiIIi to ai criteri complessivi per l'orientamento normativo-
Oelmiiller hanno preso parte quasi tutte le scuole e i fi- cognitivo dell'agire.
losofi più significativamente coinvolti nel dibattito sul- Cosi, se può essere a buon diritto osservato che la
la riabilitazione della filosofia pratica: il costruttivi- riabilitazione della filosofia pratica è un fenomeno le-
smo, rappresentato da Friedrich Kambartel; la teoria gato in maniera specifica al contesto culturale tedesco,
in cui tale disciplina vanta nel passato anche non molto
lontano la presenza di una considerevole tradizione, è
161 Materialien zur Normendiskussion 1: Transzendentalphilosophi~

sche Normenbegrundungen, hrsg. von W. OELMÙLLER, Paderborn,


anche vero, tuttavia, che la filosofia pratica può esibire
Schoningh, 1978. ragioni sistematiche e motivi di interesse che la rendo-
161 Materialien zu!' Normendiskussiqn 2: Normenbegrundung _ NOI'- no rilevante anche là dove essa è stata meno presente o
mendurchsetzung, hrsg. VOTI W. OELMULLER, Paderborn, Schoningh
1978. ' non lo è stata affatto.
169 Materialien .~ur Normendiskussion 3: Normen und Geschichte, Le ragioni di questo rilievo generale della filosofia
~rsg. von W. OELMULLER, Paderborn, Schoningh, 1979. Si vedano, in- pratica e delle istanze che essa h~ ~vanzato sono da m-
fme, 'sempre del gruppo di ricerca di Paderborn: Philosophische Arbeitsbu-
cher .1. Diskurs: Politik, hrsg. von W. OELMULLER, R. DÙLLE, R. travedere appunto in quella « cnSI del fondamentI» m
PIEPMEIER, Paderborn, Schoningh, 1977; Philosophische Arbeitsbucher cui le scienze sociali e umane sono state coinvolte in ra-
2. Diskurs: Sittliche Lebensformen, hrsg. von W. OELMULLER, R. DOL-
LE, R. PIEPMEIER, Paderborn, Schoningh, 1978. .
l'':

96
LA RINASCITA DELLA FILOSOFIA PRATICA IN GERMANIA 97
FRANCO
re individuale sociale e politico, e del sapere ad ess.i re-
gione del loro sviluppo disciplinare, orientato per lo lativo, dando'origine a forme sempre piùdiffuse di ir-
più sull'idea di razionalità propria del sapere tecnico- razionalismo.
scientifico, nel quale sviluppo esse hanno perso la con-
nessione sistematica fra di loro e con i loro fondamenti.
Questo fenomeno non è poi che un aspetto di quel-
la generale crisi della ·razionalità, individuabile in una
perdita di competenza critico-normativa da parte della
ragione, la quale lia trovato fondata analisi e brillante
denuncia - per vie e da prospettive ognora diverse - in
opere divenute ormai classiche come La crisi delle
scienze europee di Husserl o Eclisse della ragione di
Horkheimer. Il diffondersi nella cultura e nel pensiero
contemporaneo di una sfiducia nelle possibilità critiche
della ragione e il manifestarsi di forme sempre più in-
calzanti di irrazionalismo sono consequenziali, da un
lato, all'impotenza normativa della razionalità pratica
e, dall'altro, alla riduzione della razionalità teoretica
alla razionalità strumentale di tipo tecnico-scientifico.
Ora, la rinascita della filosofia pratica in Germa-
nia, anche se nata sul terreno di una tradizione specifi-
ca di tale paese, ha non solo riproposto il problema si-
stematico della competenza normativa della ragione
pratica, ma anche avanzato, ad un tempo, l'esigenza di
ripristinare la razionalità nell'integralità delle sue fun-
zioni e delle sue possibilità, salvandola dagli esiti stru-
mentalistici cui la scienza e la tecnica inevitabilmente
l'hanno condotta. Inoltre, la riabilitazione della filoso-
fia pratica ha rinviato con indicazioni precise ai model-
li storici (soprattutto ad Aristotele e a Kant) e sistema-
tici, in direzione dei quali è opportuno rivolgersi per ri-
stabilire le competenze della ragione teoretica e della
ragione pratica nella loro integialiià.
In questo senso, allora, le istanze sollevate dalla ri-
nata filosofia pratica assumono un interesse e un rilie-.
va di carattere internazionale, presentandosi con parti-
colare urgenza là dove, come negli stati ad elevato svi-
luppo industriale, i successi della ragione tecnico-
scientifica hanno condotto alla perdita della connessio-
ne sistematica tra i diversi momenti della vita e dell' agi-
ARISTOTELE E L'ORIGINE
DELLA FILOSOFIA PRATICA

·di Carlo Natali';'

Il pensiero politico di' Platone e Aristotele si presen-


ta a noi sotto il segno di una differenza profonda, ri-
spetto ai nostri interessi ed alle nostre discussioni:
mentre noi, dall'inizio dell'età moderna, e cioè dalla
nascita della 'scienza politica' con Machiavelli ed Hob-
bes, abbiamo il problema del metodo delle scienze che
hanno per oggetto il vivere sociale dell'uomo, e del
rapporto tra questo metodo e quello delle scienze
fisico-matematiche', Platone e Aristotele si pongono
un interrogativo diverso. Essi volevano infatti indivi-
duare quale fosse il tipo di sapere adatto al politico che
agisce concretamente all'interno della città.

Si aveva allora una minore complessità di figure:


noi siamo abituati a distinguere il politico pratico dallo
scienziato della politica (ad esempio Bismarck da Max
'Weber e Pareto), e recentemente ci siamo abituati pure
a inserire tra i due la figura del 'politologo', personag-
gio a metà tra il commentatore giornalistico degli even-
ti della settimana, e lo scienziato che elabora schemi in-

*n presente testo riassume, in forma semplificata, le conclusioni di al-


cuni studi sul metodo del sapere politico e dell'economia aristotelica, non-
ché sulla posi:done storica della scuola di Aristotele nell'Atene del IV secolo
a. c., in corso di pubblicazione. In essi si potranno trovare un'indagine te-
stuale e delle indicazioni bibliografiche più complete.

l Molto chiaro il panorama delineato da C.H. v. WRIGHT, Spiega-

zione e comprensione, tr. it. Bologna, Il Mulino, 1977, cap. 1.


"F*4-
. .--------------------------------------

ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 101


100 CARLO NATALI
zi di valore. Infatti, come in sede logica Aristotele inse-
terpretativi e quadri di riferimento più generali. A que- gna il buon modo di costruire un sillogismo, come in
sti si aggiunge poi il filosofo di professione, o chiunque biologia si insegnano le caratteristiche proprie dei vari
gli corrisponda, a preoccup.arsi ?elle questioni di meto- animali considerati nel loro aspetto migliore (cioè si
do. Per i Greci, al contrano, c erano solo Il clttadm? studieranno le caratteristiche del bue perfetto come
dotato di diritti politici, che agiva nell'assemblea, gUi- bue, e non casi mostruosi), cosI etica e politica studie-
dato da una sua razionalità e un suo sapere, e il filoso- ranno in linea di principio il buon comportamento del
fo che aveva il compito di educare al buon tipo di sa- buon cittadino, e l'organizzazione della buona polis
pe~e questo cittadino. La filosofia politica antica, per come condizione essenziale per vivere una vita buona.
questo, tende ad identificarsi colla progettazIOne di Sia quella moderna che quella antica sono, in pri-
una città ben ordinata, in quanto tale progetto può ser- ma approssimazione, delle forme di metadiscorso poli-
vire cosI sia come guida all'azione concreta, che come tico, in quanto vogliono stabilire la natura del sapere
parametro con cui giudicare l'orga?izzazione della pr?: politico, il suo status epistemologico, e la natura dei
pria città e delle altre, il corso degli eventi, e le possibili principi o delle leggi delle quali si serve; ma cambiano
trasformazioni costituzionali subite dalle città nella lo- sia l'oggetto del metadiscorso (che per i Greci è più vi-
ro storia. Lo stesso problema delle leggi del succedersi cino alla prassi di quanto non sia per noi la scienza po-
ciclico delle forme di costituzione viene inserito in que- litica), sia i 'destinatari' di esso. Ciò non significa im-
sta problematica, ed ha rispetto ad essa una funzione mediatamente che, come molti critici hanno ritenuto"
subordinata. il pensiero greco non facesse che stravolgere la purezza
metodo logica delle 'scienze politiche', applicando ad
Da ciò un'ulteriore differenza rispetto a noi, anche esse dei principi morali estrinseci alla trattazione scien-
nel modo di giudicare le varie strutture politiche e i va- tifica: tale giudizio presuppone appunto come già co-
lori morali. Tipicamente, nel mondo moderno preval- stituita una distinzione tra "scienza politica' e ~teoria
gono i problemi di legittimazione, cioè quelli riguar- morale' che qui non c'è ancora; c'è invece una conce-
danti i modi attraverso i quali un ordmamento politico zione del sapere politico che è differente dalla nostra,
è giudicato degno di essere riconosciuto' dalla popola- . originariamente. Nel vocabolario aristotelico, è la dia-
zione che lo vive ed opera al suo mterno, senza ncorre- lettica che studia i modi di argomentare intorno ai
re a criteri di giudizio di ordine superiore; invece per i principi di una scienza s, mentre la capacità di giudicare
Greci il problema dello stato legittimo tende a confon- sul metodo di un discorso, se cioè il discorso vengà
dersi con il problema dello stato buono m assoluto, e condotto bene o no, è compito della paidéia o cultura
solo fino ad un certo punto può essere distinto. Se l'in- generale'; esistono quindi un livello di sapere politico
tento dei filosofi antichi era quello di educare il cittadi- concreto, che sta davanti alle singole scelte pratiche
no a pensare bene, è stato giustamente notato' che tut:
ta la loro riflessione e in particolare quella pohtlca, SI
. pone prima della dis~inzione tra giudizi di fatto e giudi- 4 La lista sarebbe vastissima: ci limitiamo a citare, tra i più facilmente

reperibili, M. DUVERGER, Metodi della scienza politica, Milano, Etas


Kompass, 1969; H. LASSWELL e l. KAPLAN, Potere e società, Milano,
2 J. HABERMAS, Problemi di legittimazione nello stato moderno, in: Etas Kompass, 1969; G. SARTORI, Introduzione, in; Antologia di scienza
Per la Ticostruzione del materialismo storico, tr. iL Milano, Etas Kompass, politica, a cura di G.S., Bologna, Il Mulino, 1970.
5 Top. I 2, 10th 6.
1979,207.
3 E. BARKER, The politica l thought 01 Plato and Aristotle, LonO,,",

Methuen, 1906; New York, Dover, 1959','


6 De gen. anim}tJ~,I~~~!"i2r(~;:~~::~0'~: e:}: t';
102 CARLO NATALI ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 103

(es.: fare o no la guerra a Sparta; comportarsI m un lungate fino all'età moderna, nonostante l'accennata
modo o in un altro in questo o in quel caso), e poi delle differenza di problemi di quest'ultima. Infatti per Pla-
trattazioni generali impartite nella scuola del filosofo, tone la politica è una scienza teoretica 8, mentre per
sul metodo e sui principi delle decisioni. Queste hanno Aristotele essa è una scienza pratica', ed ha quindi ca-
il compito di mostrare ai cittadini come utilizzare bene ratteristiche del tutto opposte.
il livello di sapere e di decisione a loro disposizione,
chiarendo anche il tipo di razionalità impegnata (non Che per Platone, tuttavia, la politica sia una scien-
avalutativamente, in senso weberiano, ma nel senso za teoretica non significa affatto, come certe volte sem-
sopra detto). Tutti i discorsi sull'interesse del pensiero bra volergli far dire Aristotele lO , che essa sia una forma
antico per noi devono tenere conto di tale disomoge- di puro sapere descrittivo della buona organizzazione
neità dei termini antichi del problema, rispetto ai no- della città e delle caratteristiche che distinguono tra di
stri, ed ogni confronto che si voglia impostare dovrà loro le varie virtù, senza nessun insegnamento pratico.
introdurre variabili apposite per rendere la compara- Significa piuttosto che Platone pone un rapporto tra il
zione non insignificante. sapere politico e la metafisica, diverso da quello che
pone Aristotele.
Solo alcune frange della tradizione marxista mo-
derna hanno ritenuto di potere superare le distinzioni Per Platone le 'scienze' (cioè i vari tipi di sapere), si
qui indicate: pensiamo soprattutto a quelle forme di dividono dicotomicamente, secondo il metodo dell'ul-
marxismo più rigidamente dogmatico, nelle quali si ri- tima fase della sua evoluzione filosofica, cioè in due
teneva che il capo politico, sull'esempio di Lenin, fosse gruppi: scienze teoretiche e scienze pratiche. A loro
anche il massimo teorico vivente, e realizzasse in modo volta le scienze teoretiche si suddividono di nuovo in
visibile, incarnandola nella propria persona, l'''unità di due gruppi: quelle che esprimono semplicemente dei
teoria e prassi". Fatte le debite, notevoli differenze tra i giudizi (la matematica) e quelle che esprimono dei co-
due personaggi, Stalin e Mao sono stati esempi di tale mandi (l'architettura) 11. Il criterio che permette di di-
livello di indistinzione. Esso però pare non più accetta- stinguere le scienze è quello della manualità: scienze
bile, almeno in Italia, dove si è posto il problema di pratiche nel Politico (che è il dialogo specificamente
una specifica teoria marxista dello stato', oggetto di dedicato al chiarimento del problema dello statuto epi-
una ricerca autonoma. stemologico del sapere politico) sono le tecniche arti-
gianali, l'arte del vasaio o del carpentiere, le quali ri'
Accomunati dai tratti che abbiamo indicato finora, chiedono l'uso della mano per essere messe in
Platone e Aristotele sono tuttavia differenziati dal mo- pratica ". Delle scienze teoretiche, invece, ve ne saran-
do di giudicare la natura del sapere del buon soggetto no alcune che si limitano a dare luogo a giudizi, mentre
politico, cioè del cittadino dotato di phr6nesis. Trala- quelle produttive daranno luogo a realtà prima non
sciando qui il problema di opere come il Protreptico di
Aristotele, si può dire che tale differenza di imposta- i Politico, 259c 10-cl 1.
zione ha fatto dei due filosofi i capostipiti di due tradi- 9 E.N. 12.
IO E.E. 16; la critica è a Socrate 'il vecchio', ma si collega logicamente
zioni di pensiero che, con varie vicende, si sono pro- colht successiva critica a PEuone, cfr. F. DIRLMEIER, in ARISTOTELES,
Eudemische Ethik, oh. v. P.D., Berlin, Akademie Verlag, 1962, 180-181.
J D. ZOLO. Stato socialista e libertà borghesi, Roma-Bari, Laterza, Il Politico, 258e 5.
1976. '.2 258d sgg.
104 CARLO NATALI
ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 105
esistenti. Platone ammette che ci siano scienze teoreti-
che di questo tipo, e pone tra queste pure la politica: il serita opposizione fondamentale tra la filosofia politica
loro essere teoretiche dipende dal fatto che non am- greca e il pensiero politico moderno", Hobbes, su que-
mettono l'uso delle mani 13. Inserendo la politica sto punto, riprenda del tutto la posizione di Platone",
nell'ambito del sapere teoretico, Platone insiste sul suo e che invece proprio su questo punto, fin dall'epoca de-
essere scienza, anche al di là del suo naturale aspetto gli scritti giovanili", inizi ad esercitarsi Aristotele per
tecnico-applicativo. disgregare la compatta costruzione platonica.

Se la scienza teoretica della politica è quella che co- Fin dai dialoghi giovanili, e poi nella Politica", Ari-
nosce le caratteristiche del buon ordinamento della cit- stotele ha affermato l'impossibilità di ridurre ad uno la
tà, l'unico vero politico sarà quello caratterizzato dal scienza dell'amministrazione domestica e quella della
possesso di questa scienza. Essa è ciò che fa di colui politica: infatti tra una città ed una proprietà familiare,
che la possiede il 'vero politico', anche se per caso o per anche di vaste dimensioni, non c'è solo una differenza
la sciocca ostilità dei propri concittadini egli sia impe- di grandezza, come sembra intendere Platone, ma di
dito a metterla in atto", cioè, sia che sia un magistrato natura. Se noi andiamo ad esaminare i rapporti che si
o un re, sia che sia un cittadino privato o il consigliere instaurano tra cittadini, e tra magistrati e cittadini co-
del principe. In secondo luogo, il governo buono sarà muni, vediamo che essi sono di natura diversa del rap-
per definizione quello secondo la scienza, qualsiasi mi- porto intercorrente tra marito e moglie, o da quello in-
sura decida di prendere, anche senza il consenso dei tercorrente tra padre e figli, tra padrone e schiavo:
governati". Ed è ovvio, sulla base della Repubblica, il quindi anche il sapere da utilizzare nei due casi non po-
rapporto tra questa scienza del politico e la dottrina trà essere lo stesso. Familia e città sono due specie di-
delle idee". Gli interpreti tedeschi hanno messo in luce verse di koinon{a (termine di difficile traduzione: qui
come Platone faccia qui scattare un corto circuito me- potremmo intenderlo genericamente come 'comunità'):
todologico tra teoria e prassi, rendendo impossibile una è la comunità domestica, l'altra la koinonla politi-
l'idea di una pura teoresi politica, non legata all'azio- ké, o societas civilis, la comunità di coloro che sono
ne. L'antologia diviene la diretta fondazione della poli_ dotati dei diritti di cittadinanza, dato che non esiste
tica, la quale da parte sua è considerata una disciplina per i Greci un concetto di stato paragonabile a quello
unitaria ed organicamente connessa. Infatti non ci so- moderno 21 •
no differenze, per Platone, tra il capo di un grande
complesso familiare, un 6ikos di vaste dimensioni, e il Secondo Aristotele, già tra 'economia' e 'politica'
capo di una piccola città: entrambi si basano sulla stes- c'è una differenza di specie di sapere, e ciò impedisce di
sa scienza. E importante notare come, nonostante l'as-
11L. STRAUSS. Che cos'è la filosofia politica?, tr. it. Urbino Argalia
1972. ' ,
13 25ge 8-11. 18 Leviatano II 20;, Elementi di legge naturale e politica II 3, 2.
14 2S:9b 3-5; Gorgia, 521d. Cfr. A,E. TAYLOR, in PLATO, The So- • .19 P. MORAUX, A la recherche de l'Aristate perdu. Le dialogue sur la
phist and the Statesman, transI. and introd. by A.E.T., ed. by R. KLIBAN- justzce, Louvain-Paris, Pubbl. Univo de Louvain-Ed. Béatrice-Nauwe1aerts
SKY aud E. ANSCOMBE, Folkestone-London, Dawsons, 1972, 199. 1957. '
15 293c 5-e 5. Critiche di Aristotele a ciò, PoI. III 15, 1286a 9 sgg.
10 Po!. I 1, 1252a 7 sgg,
1(. Un r;lpr0rto più mediato, ma non molto diverso, è suggerito da H. 21 P.L. WEINACHT, Staat. Studien zur Bedeutungsgeschichte des
ZElSE, lJcr Stilll/:;lIldllll. Fili lkitr,lg ;'/Ir fllfl'rjm'tafion des platonischen Wortes von den Anfiingen bis ins 19. Jahrhundert, Berlin, Duncker &
"Pofitikos», in" Philologus» Suppl. XXXII3, 1938. Humblot, 1968; O. BRUNNER, Per una nuova storia costituzionale e so-
ciale, tr. it. Milano, Vita e Pensiero, 1970,202.
ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 107

CARLO NATALI . scienze teoretiche e scienze pratiche, in questo modo:


106
siccome Aristotele afferma che la scienza pratica è
identificare le due scienze; ma questo non pone una scienza del 'per lo più'" e non è capace di una precisio-
completa alterità tra di esse. Infatti Aristotele ammette ne totale, come lo sono le matematiche, allora si è cre-
la possibilità di un rapporto di subordinazione di certe duto di potere identificare le scienze teoretiche con le
scienze ad altre, le quali sono per questo loro ruolo scienze più precise, in quanto osserverebbero i principi
particolare dette 'architettoniche': ad esempio astrono- dei processi naturali sempre uguali, e le scienze prati-
mia e geometria sono subordinate alla matematica in che colle scienze del 'per lo più' in quanto studierebbe-
generale, e la politica è architettonica rispetto alla reto- ro dei processi non naturali, ma derivati dalle decisioni
rica, alla strategia, all'economica ed a tutte le altre for- umane, e quindi più difficilmente prevedibili. A noi
me subordinate di sapere". Però un rapporto di questo non pare che le cose possano essere riassunte in questo
genere può raggruppare, secondo Aristotele, solo alcu- modo. Tralasciando per ora il problema della filosofia
ni tipi di scienze, e non si presta ad una unificazione prima o metafisica, che pur adottando dei procedimen-
completa: in particolare, né la filosofia prima è subor- ti dialettici tende a dare delle dimostrazioni stringenti,
dinata alla politica (nel senso che prende da essa i suoi in Aristotele generalmente esempio di esattezza scienti-
principi), né viceversa. Mentr& Platone trovava per la fica sono le scienze matematiche, che studiano enti
politica uno spazio nell' ambito delle diverse scienze . astratti della materia, e quindi non viziati dalla costitu-
teoretiche, Aristotele dice chiaramente che la 'scienza' tiva inesattezza di questa", oppure astri divini, fatti di
si divide, con differenze specifiche, in teoretica, pratica matena perfetta e dotati di movimenti regolari e perfet-
e poietica. Ciò significa che ognuna delle tre specie di tamente osservabili 27 • Invece lo studio della realtà del
scienze è autonoma e non dipende da alcuna delle altre mondo sublunare ha sempre la caratteristica di una
due: infatti la scienza teoretica non ha altro fine che sé scienza del 'per lo più', ed Aristotele attribuisce tale
stessa, e tra le scienze pratiche e quelle poietiche nessu- qualifica sia all'etica che alla fisica". Se si confrontano
na perù!chetai, cioè comprende in sé l'altra come una i passi della Fisica, della Metafisica e dell'Etica Nico-
sua parte". Invece di procedere con una divisione dico- machea sulle due scienze, si trova un parallelismo im-
tomica, come Platone, Aristotele fin dall'inizio pone pressionante:
tre specie indipendenti di sapere, divise tra di loro dal 1. entrambe sono scienze del per lo più, cioè il loro ri-
tipo di relazione che esse hanno con l'oggetto (contem- gore non è assoluto, e
plazione, comportamento pratico-politico, realizzazio- 2. per questa ragione lo studio di entrambe richiede
ne di un prodotto). una grande quantità di esperienza, e quindi un'età
matura-dato che è il tempo che produce
Aristotele d'altra parte afferma che le scienze si di- esperienza "-allora
vidono, dal punto di vista del valore, in migliori e peg- 3. i giovani, e in generale gli inesperti", possono benis-
giori: migliori, per esempio, per riguardare oggetti mi- H E.N. 13, l094b 19-22.
gliori o per essere più precise e COSI via. Molti critici 26 A. KOYRÉ, Dal mondo del pressappoco all'universo della precisio-
ne, tr. it., Torino, Einaudi, 1969.
anche tra i più acuti" hanno ritenuto di potere imme- 17 P. MORAUX, Introduction ad: ARISTOTE Du ciel texte établi et

diatamente combinare tale distinzione con quella tra traduit par P.M., Paris, Les Belles Lettres, 1965, èVI sgg.'
2,8 Phys. II 5 e 8; E.N. 13.

29-E.N. VI 8, 1142a 15-1.9.


11 Metaph. 12, 984a 28; VI 1 1026a 25; E.N. 12, 1094b 1-5, lO E.N. 13, 1095a 3 (dpeiros), e 6-7.

13 E.N. VI 7, 1140a 3-6.


',1 G. BIEN, Die Grundlegung der politischen Philosophie bei Aristote-
les, Mtinchen, Alber, 1973, 81, 199, 125.
108 CARLO NATALI E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 109
simo essere dei buoni matematiCI, perché le scienze statele la matematica non è il modello di ogni forma
matematiche non richiedono esperienza, ma non dei del sapere scientifico.
buoni cittadini o dei buoni fisici. Non avendo bisogno di principi saldi, dato che
4. Qui si vede già che l'esattezza della matematica non ogni forma di sapere deve,ricorrere a principi adatti al
solo non è indizio di una sua superiorità, ma anzi è tipo di oggetto studiato", la politica e l'etica di Aristo-
segno del suo distacco dal mondo sensibile e prati- tele non hanno più bisogno della dottrina platonica
co, infatti, delle idee, che viene criticata in entrambe le Etiche
5. con argomentazioni simili, Aristotele afferma che, . (E.N. 16-7; E.E. 18).
se non ci fosse nessuna sostanza superiore a quelle
sensibili, la fisica sarebbe la prima tra le scienze Il rapporto di non subordinazione tra politica e me-
(teoretiche)31, e, se non ci fosse nulla di più divino tafisica in Aristotele non comporta una incommensu-
rispetto all'uomo nell'universo, la phronesis o sa- rabilità ed una opposizione di principio tra le duefor-
pienza pratica e la politica sarebbero cosi le scienze me di sapere, come sarebbe se Aristotele contempora-
più eccellenti di tutte". neamente sostenesse una metafisica deduttivistica ed
una politica basata sulla dialettica e sulle opinioni. Se
Aristotele afferma, all'inizio dell'Etica Nicoma- da una parte la metafisica non può dare i principi alla
chea, che non ci si deve aspettare in campo politico scienza politica, la quale non parte da dottrine salde e
un' acribia perfetta, che questo sarebbe segno di man- immutabili, ma da principi 'per lo più', d'altra parte la
canza di cultura, perché sarebbe come chiedere dimo- metafisica, colla dottrina della pluralità dei sensi
strazioni matematiche ad un retore o slanci retorici a . dell' essere e del bene, garantisce una struttura ontolo-
chi dimostra un teorema"; egli quindi non tende a su- gica abbastanza aperta da potere contenere come ele-
bordinare l'etica alla matematica per la maggiore preci- mento autonomo una scienza pratica del tipo che stia-
sione di questa, ma afferma che è esatto pretendere in mo descrivendo. La critica alla dottrina platonica delle
ogni specie di scienza solo quella precisione adatta idee mostra il punto di maggiore vicinanza tra metafisi-
all'argomento: pretenderne di più sarebbe da incolti e ca e filosofia pratica, nel senso che è necessario alla fi-
renderebbe sbagliato il metodo adottato. In questo losofia pratica dimostrare che non esiste un bene asso-
modo Aristotele si separa da Platone, che tende ad una luto, identificabile in un tipo particolare di Essere
concezione della politica come scienza teoretica ed· (l'Uno, Dio o altro), che serva da fine comune a tutte le
esatta, numerica", e allarga il campo della razionalità realtà, ma tale tipo di critica appartiene piuttosto alla
anche a discorsi che non ammettono la stessa rigorosi- filosofia prima, in quanto è un discorso sui principi del
tà delle dimostrazioni matematiche. Nello stesso modo tutto". Nelle indagini recenti lo stesso esempio, di un
nel de partibus animalium (I 5) è rivalutata la cono- termine che si dice in molti modi, è servito sia a descri-
scenza degli esseri del mondo sensibile, anche se meno ., vere il pluralismo ontologico, che la struttura dialettica
nobili degli astri divini. Si può quindi dire che per Ari-'

31 Màaph. VIi, 1026b 27-30. H H. BONITZ, Index aristotelicus, 112b 23-25.


l2E.N. VI?, 1141a20-b2. 36E.N. 16; E. E. 18 (su cui E. BERTI, Multiplicité et unité du bien se-
lJ E.N. 13, 1094b 25-27. fon E.E. 18, in Untersuchungen zu Eudemischen Ethik, hrsg. v. P. MQ-
34 H.]. KRAMER, Aret~ bei Plato und Aristoteles, Heidelberg, Win- RAUX u. D. HARLFINGER, Berlin, De Gruyter, 1971, 157-184, e P.
ter, 1959; Amsterdam, Schippers, 19671-, AUBENQUE, La prudence chez Aristote, Paris, P.V.F .• 1963,

Ii';
CARLONATAL!

della filosofia pratica di Aristotele". ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 111
Le caratteristiche di una scienza, in Aristotele, so- ratteristica del sapere pratico sarà quindi quella di esse-
no le caratteristiche dei suoi principi: dobbiamo quindi re in accordo basilare colle opinioni più accreditate e
stabilire le caratteristiche dei principi della scienza pra- diffuse, e di non essere, in nessun caso, paradossale.
tica. Essi saranno dei principi 'per lo più' come il tipo
di sapere di cui sono principi, e per questo non saranno Ciò pone un problema: descrivendo, in una discus-
dedotti unicamente da verità superiori, ma indotti a sione odierna, le rinascite di impostazioni aristoteliz-
partire dalle opinioni comuni sul bene e sul buon asset- zanti nel pensiero etico-politico tedesco, ]. Habermas
to sociale. Aristotele afferma infatti che ogni uomo ha obietta recentemente a questa interpretazione della fi-
una certa capacità di verità, e che, partendo da cose af- losofia pratica aristotelica (che in Germania ha il suo
fermate in modo vero, ma non chiaro, si potrà rag- principale sostenitore in Gadamer)", che eSsa minaccia
giungere anche la chiarezza, colla discussione delle opi- di ridursi ad una semplice 'ermeneutica' delle idee quo-
nioni più accreditate e diffuse; c'è quindi un lato per tidiane, intendendo con ciò il riprendere puramente il
cui Aristotele rimane nella tradizione socratica, ma con contenuto delle opinioni popolari: " ... ma se l'etica fi-
in meno quell'elemento ironico e quell'amore per la losofica e la teoria politica non possono sapere altro
confutazione che era tipico del Socrate di Platone". che quello che è già contenuto nella coscienza morale
L'esperienza comune è il punto di partenza per la de- di popolazioni qualsivoglia ... non possono allora di-
terminazione dei principi pratici: in essa non va com- stinguere in modo fondato un potere legittimo da uno
presa solo l'esperienza del singolo, ma anche le sedi- illegittimo. Anche il potere illegittimo trova approva-
mentazioni storiche dell'esperienza delle generazioni zione ... se invece l'etica filosofica e la teoria politica
passate, come si sono depositate nel senso comune di devono evidenziare il nucleo etico della coscienza mo-
un popolo o di una nazione, nelle massime del SUOI sa- rale e ricostmirla come concetto normativo dell'etico,
pienti, nei proverbi, nelle opere dei poeti, nelle raccolte non possono allora non indicare criteri e fondamen-
di aneddoti ed esempi,· negli usi linguistici e ti ... »42. In realtà anche Aristotele sottopone ad una
terminologici". La vasta attività di raccolta di dati ed rie1aborazione razionale le opinioni comuni, e spesso
opinioni, tipica della scuola di Aristotele, non ha tanto ad una rielaborazione estremamente radicale, come
un interesse puramente classificatorio e conoscitivo, per esempio per quanto riguarda le opinioni mitiche
non è la ricerca di curiosità erudite, quanto un racco- sugli dèi tradizionali della Grecia; egli infatti sostiene .
gliere il materiale da elaborare per stabilire poi, in mo- che, esaminate dal punto di vista della critica filosoficà
do chiaro, i principi delle varie scienze 40 • La prima ca- le opinioni mitiche si rivelano contraddittorie 43 e non
sostenibili; che nei miti sulle divinità dell'Olimpio
37 Si veda l'esempio della" salute)} (Metaph. IV 2, 1003a 34 sgg.) in l'unico nucleo razionale che si ritrova, e che deve essere
E. BERTI, L'unità del sapere in Aristotele, Padova, Cedam, 1965 e in G.
BIEN, Die,menschlichen Meinungen und das Cute, in: Rehabilitierung der
rivalutato, è che le realtà divine (che per Aristotele so-
praktischen Philosophie, hrsg. v. M. RIEDEL, Freiburg i. Br., Rombach, no prima di tutto gli astri visibili, nell'ordine del 'vero
1972, I 345·371. per noi') hanno la loro sede nel cielo; che tutto il resto,
la E.E. I 6; Metaph. II 1.

39 G. VERBEKE, Philosophie et conceptions préphilosophiques chez


cioè il fatto che le divinità abbiano forma umana e si
Aristate, in {( Rev. Philos. de LOllVain» UX (1961), 405-430; ancheJ.M. comportino umanamente, o deriva da un inconsapevo-
LE BLOND, Logique et métode chez Aristate, Paris, Vrin, 1970~.
40 THEOPHR. de signis pluviarum ... 1 (Wimme!).
41 H.G. GADAMER, Verità e metodo, te it. Milano, Fabbri, 1972.
42 J.HABERMAS, Op. cit., 229.
43 Metaph. III 4, lOOOa 9-19.
ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 113
112 CARLO NATALI
re dialettico e aperto, legato alla doxa, da una parte, e
le trasferire nel cielo i rapporti che intercorrono tra gli di rendere razionalmente chiaro il ragionamento etico-
uomini a livello sociale e politico (e quindi affermare politico. I metodi con i quali Aristotele opera possono
che gli dèi hanno un re, Zeus, perché in antico tutti i essere evidenziati con due esempi: la teoria del giusto
popoli avevano dei re)", o deriva da un progetto poli- mezzo, e la dottrina economica aristotelica. Vediamoli
tico razionale degli antichi sacerdoti che hanno voluto entrambi.
incutere nelle popolazioni col timore religioso il rispet-
to delle leggi e del bene comune". Il distacco della Per cominciare colla dottrina del giusto mezzo, es-
mentalità greca comune ancora procedente nelle forme sa deriva dal pensiero di Platone e della prima Accade-
tipiche del mythisches Denken è molto netto in questi mia, e viene solo modificata da Aristotele. Platone in-
testi. fatti affermava che, dovendo misurare delle realtà (an-
che delle realtà etiche, come la quantità di coraggio e
Le opinioni comuni sono quindi sottoposte ad una freddezza necessarie per comporre un animo
robusta rielaborazione, che le modifica molto dalla lo- valoroso), si hanno a disposizione due metodi: o com-
ro forma originaria; i metodi della rielaborazione sono parare tra loro il più e il meno (cioè: il troppo e il trop-
molteplici, e consistono nell'applicazione ad esse di un po poco), oppure confrontare entrambi con la giusta
vocabolario e di una serie di schematismi concettuali misura". I resti delle dottrine accademiche e i dialoghi
lontani dal sapere comune e tipici della scuola (le di- del tardo Platone ci mostrano che questa giusta misura
stinzioni di materia-forma, potenza-atto, delle quattro (vista graficamente come il punto centrale di un seg-
cause e cosi via). La stessa determinazione delle carat- mento agli estremi del quale stanno il troppo e il trop-
teristiche del sapere pratico, dal punto di vista del me- po poco) è un qualcosa di esattamente determinabile,
todo, ha una funzione pratica: il chiarimento della in quanto è il contrario dei due estremi, e questi a loro
struttura dell'azione intenzionale" è perciò stesso una volta sono l'eccesso e quindi il male. Aristotele ripren-
facilitazione a ,preparare e a sviluppare i processi de la teoria della giusta misura o del 'giusto mezzo',
decisionali". Ciò vuoI dire che, se noi sappiamo che il proprio nel corso della ricerca dei principi pratici, in
sapere pratico è un decidere con regole valide solo per quanto il giusto mezzo, come termine del sillogismo
lo più, un typo perilabéin valido solo grosso modo, e pratico, è il fine particolare cui tende la nostra ragione
da precisare caso per caso, non ci trovi~m~ I?ella neces- e non, come comunemente si crede, lo strumento per
sità di stabilire una regola esatta, una gIUstifIcaZIOne " raggiungere dei fini altrimenti stabiliti. Il giusto mezzo, '
gorosa, o di tentare di applicare rigidamente un ~iste­ cioè, è da vedersi come una delle premesse del sillogi-
ma etico-politico dogmaticamente inteso ad una situa- smo pratico 49 •
zione che non è adatta a recepirlo.
Se il sapere pratico è il sapere scegliere il buon com-
La rielaborazione razionale dei principi pratici deve portamento in una data situazione, come tale esso è ri-
avere le due caratteristiche di mantenere il loro caratte- ducibile in forme sillogistiche in cui la conclusione del

44 PoI. I 2, 1252b 24-27.

"Metaph, XII 8, 1074b )-14, 41 Politico, 283ç 3 sgg.


46 G.E.M. ANSCOMBE, Intention, Oxford, Blackwell, 1966, 57 49 W.W. FORTENBAUGH, tà pròs tò télos and syllogistic vocabulary
47 G. EVEN-GRANDBOULIAN, Le syllogisme pratique chez
in Aristotle's Ethics, ({ Phronesis >, X (1965) 181-201.
te, in « Les études philosophiques » 1976, 57 sgg.
114 CARLO NATALI ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 115

ragionamento, che è direttamente un'azione, derivi da situazioni si deve mirare allo stato perfetto, ma spesso
una finalità universale (es.: la salute è un bene, deside- si deve accontentarsi di un grado di approssimazione
rabile eccetera) e da un termine medio particolare, che minore, migliorando quanto si può una condizione di
collega il fine universale alla situazione concreta (per cose esistente, la quale non sopporterebbe, per esem-
avere salute devo fare questo e questo). Ora, l'analisi pio, l'introduzione violenta di una costituzione
della situazione concreta, per Aristotele, viene fatta ideale".
anche attraverso la teoria del giusto mezzo: in una
gamma di comportamenti, in cui si vada da un estremo Aristotele mette in luce che, nei singoli casi, è diffi- ,
(la vigliaccheria più totale) all'altro (la temerarietà più' cile cogltere esattamente il giusto mezzo, ma che è pos-
sfrenata), la determinazione del giusto tipo di compor- sibile avvicinarsi sufficientemente ad esso per compor-
tamento è la determinazione del giusto mezzo. E qui tarsi bene: e che il cogliere questo in ogni singola situa-
Aristotele mette l'accento su tutti gli elementi relativiz- zione concreta, non è un' operazione che venga fatta
zanti tale nozione: il giusto mezzo non è lo stesso per all'interno della scuola filosofica, con un qualche tipo
tutti, ma varia da persona a persona, da condizione so- di casistica, ma è compito della sensibilità morale (ài-
. ciale a condizione sociale, secondo i momenti storici, sthesis) dell'individuo", éducare la quale è il solo com- J
secondo le età ed altre mille condizioni. Esso cioè non pito possibile per il filosofo. Per tornare al nostro pro-
può essere ritrovato facendo una media matematica a blema, di come Aristotele rielabori le opinioni popolari
partire dagli estremi, e tale concetto è espresso con un in maniera razionale per trarre da esse i principi della
esempio: se mangiare dieci mine di cibo è troppo, e due scienza pratica, vediamo che egli ha apprestato in que-
è troppo poco, non ne seguirà che mangiare sei mine di s,to caso. uno schema logico abbastanza complesso,
cibo sia la giusta misura per tutti; questo infatti è il me" l OppOSlZIone tra contrari (eccesso-difetto) e giusta mi-
dio rispetto agli estremi, non ilgiusto mezzo rispetto a sura (bene), stabilendo nel contempo delle tecniche
noi". Il giusto mezzo rispetto a noi è variabile: se per con le quali determinare questa giusta misura in rela-
un atleta in superallenamento mangiare sei mine sarà zione alla situazione, con un minimo di dogmaticità ed
poco, per un convalescente sarà troppo. Il fatto che il massimo di fairness"; il discepolo di Aristotele sarà
Aristotele qui citi due casi particolari (atleta e convale- quindi abituato, sia nei rapporti sociali che in politica,
scente) non vuoi dire che per lui ci sia una condizione a ragionare in termini di giusto mezzo relativo alla si-
normale e naturale assoluta, rispetto alla quale definire tuazione,. e trovare in ciò il termine medio del sillogi-
come deviazioni i casi particolari, cioè un giusto mezzo smo pratIco.
per natura, ma tende proprio ad escludere quest'idea di
un criterio naturale assoluto distinto dal giusto dei casi Un altro esempio può essere tratto dallo studio
particolari, perché esso sarebbe un bene per sé, non dell'economia aristotelica, come viene esposta in Politi-
pratico e quindi non utile a dirigere il buon comporta- ca I: a questo proposito tuttavia è necessario fare una
mento. Ciò vale anche per il campo politico: qui l'idea- precisazione. Comunemente si ritiene che la mentalità
le dello stato perfetto non è il termine di paragone con
" Poi. IV 1, l288b 13-19; lO 1295. 35-40.
cui valutare tutti gli stati in modo rigido, né il fine èui H K. v. FRITZ, The relevance 01 ancient social and political philoso-
deve tendere ogni azione politica: infatti non in tutte le phy faI' aur times, Berlin-New York, De Gruyter, 1974.
53 Un ritorno della fairness oggi, in un contesto neocontrattualista, in

]. RAWLS, A theory oj justice,Cambridge (Mass.), Harvard Univo Press


1971. '
50 E.N. II 5 ~ 9. t usuale il confronto con de veto med. 9.
116 CARLO NATALI
ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 117
greca, e in generale quella antica, non avessero una
particolare attenzione ai problemi dell'arricchimento e Aristotele e la trattazione di Aristotele, Politica I Il.
si contrappongono volentieri i comportamenti econo- Testimonianze epigrafiche abbastanza tarde, a quanto
mici moderni a quelli antichi, affermando che, mentre pare, attestano all'inizio del periodo ellenistico un uso
il mondo borghese-capitalistico ha come fine la valo- di 'economia' non solo come « management of a hou-
rizzazione del capitale, nel mondo antico i valori erano sehold or family »" ma come « bilancio » della città 56 •
diversi, non si tendeva ad un arricchimento assoluto, Oecon. n,l, 134Sb 11-14, ammette esplicitamente,
ma ad una sorta di pareggio del bilancio, che permet- oltre alla oikonomia idiotiké o privata, anche una oi-
tesse al cittadino dotato di diritti politici di essere libe- kononia politiké o amministrazione della città. Secon-
ro dai bisogni della sopravvivenza economica, per par- do noi è possibile trovare un concetto abbastanza va-
tecipare alla vita della città e realizzarsi completamente sto e indifferenziato di 'economia' nelle opere del pe-
in essa. A dire il vero tale quadro è abbastanza lontano riodo; quando Aristotele, in Politica I, attribuisce
dall'opinione greca comune, e riflette piuttosto le dot- all'economia il ruolo di una delle tre scienze pratiche
trine dei filosofi antichi; non è detto che tutti coloro distinta SI dall'etica e dalla politica ma in parte dipen:
che vivevano nell'antichità fossero d'accordo con tali dente da esse dal punto di vista dei fini 59, indirizzata
inviti filosofici alla moderazione". Lo stesso Cicerone, solo all'amministrazione della casa", opera una sem-
ad un certo punto del De officiis,dice che non c'è nulla plificazione e una razionalizzazione dell'uso corrente.
di male ad arrichire quanto si può, se ciò non è di dan-
no ai propri concittadini". Ci sono infatti tracce del Il problema è quindi quello di vedere i criteri con
fatto che, il primo e più diffuso significato dell'espres- cui il filos~f". opera tale razionalizzazione, perché ciò
sione téchne oikonomiké o epistéme oikonomiké fosse permette dI nspondere alla questione posta da Haber-
quello di dottrina che insegna i comportamenti da te- mas. Secondo noi non si tratta qui di applicare all'eco-
nere per procurarsi molto denaro", in accordo coll'at- nomia dei principi morali esterni, provenienti da altre
teggiamento della popolazione comune in riferimento sfere concettuali e legittimati da sanzioni di natura teo-
logica o antropologia. Per questo Aristotele è lontano
a questo problema.
da quella che nell'età moderna si chiamerà dottrina so-
Opere come i Poroi di Senofonte, o l'allegato eco- ciale della Chiesa cattolica, e che si richiama a lui attra-
nomico che doveva seguire l'orazione di Demostene sul verso il filtro del pensiero medioevale.
problema delle entrate economiche di Atene, oggi per-
duto, rientrano direttamente nella categoria della 'cre- Aristotele prende piuttosto le mosse da una analisi
matistica' o arte di acquistare beni, anche se di una cre- finalistica del processo economico: stabilito che il fine
matistica della città e non della casa privata, dell'6ikos. dell'amministrazione familiare è il 'vivere' (e ciò in ac-
Dello stesso genere è il libro n dell' Economico dello Ps. cordo colle opinioni popolari), stabilito inoltre che il
vivere bene" è il partecipare al possesso comune dei
54 M.1. FINLEY, L'economia degli antichi e dei moderni, tr. it. Roma~

Bari, Laterza, 1974, 39. . $' M.1. FINLEY, in " Classica! Review" NS XX (1970), 316.
50 De officiis I 8, 25.
in
's I dati in L. MORETTI, L'economia. Finanze della polis, Storia e
)6E.N. Il, 1094a 6-9, vedi E. BARKER, Introduction, a: The politics civiltà dei Greci, a cura di R. BIANCHI BANDINELLI, Milano, Bompia-
oj Aristotle, Oxford, Clarendon Press, 1968 2 , LVI; R. LAURENTI, Filo- ni, 1977, VIII 350·351.
19 E.E. I 8, 121gb 12-15.
demo e il pensiero economico degli epicurei, Milano, Cisalpino-Goliardica,
60 H. BONITZ, Index m'istotelicus, 500b 19-34.
1973.22·25.
61 Poi. I 2, 1253a 30 sgg.
E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 119

118 CARLO NATALI per questo si cerca una differente determinazione


della ricchezza e dell'arte di procurare denaro, e
valori etici della città (giustizia, virtù etiche e via dicen- la si cerca con ragione 67 •
do), cioè vivere attivamente inessa, da ciò viene fatto La valutatività della definizione data da Aristotele con-
derivare un criterio interno di valore dell'attività eco- siste nell'uso del termine drganon (= strumento); con
nomica, un parametro con cui giudicare i comporta~ esso si riconosce una finalità razionale all'attività eco-
menti di questo tipo, attraverso l'applicazione dello nomica, finalità la quale non è presente né nella defini-
schema concettuale 'fine-mezzo': si deve organizzare zione di ricchezza data dall'opinione popolare, né in
l'economia in modo da potersi dedicare alla vita politi- quella di ricchezza tipica del modo di produzione capi-
ca o agli studi liberali". Ciò costituisce una trasforma- talistico, sia nella versione di Mill che in quella, critica,
zione ed una razionalizzazione delle opinioni popolari. di Marx, Valutando come strumento il denaro, Aristo-
Si giunge in questo modo a dare una definizione tele può criticare quelle persone che rovesciano il cor-
particolare di ricchezza, valutativa e non puramente retto rapporto fine-mezzi, e si dedicano ad accumulare
descrittiva, del tutto tipica della società greca, come la uno strumento (il denaro) senza usarlo per il suo fine
seguente: proprio, ma anzi rendono tutta la loro vita uno stru-
la ricchezza è infatti una massa (pléthos) di stru- mento per accumulare questo strumento".
menti per la vita della familia e della città 63 •
Essa è stata infatti criticata da J.S. Mill 64 , mentre Marx La rielaborazione teorica' delle opinioni porta quin-
la prese come termine di paragone per costruire, a con- di a posizioni filosofiche originali, Ciò può essere veri-
trariis, la propria definizione di ricchezza, colla quale il ficato anche da un altro punto di vista, dicendo quanto
Capitale si inizia: segue:
La ricchezza delle società, nelle quali predomina 1. Aristotele nella Politica parte da opinioni diffuse
il modo di produzione capitalistico, si presenta nella popolazione, ed accettabili da parte dell'udito-
come una 'immane raccolta di merci'6S. rio cui egli rivolge le proprie lezioni di politica; per
Che la definizione data 9a Aristotele, oltre ad essere ti- esempio, tutti sono d'accordo nel dire che il fine del-
pica dell'economia antica, e quindi strutturalmente dif- la scienza politica è una vita buona";
ferente da quelle caratterizzanti l'economia moderna, 2. si tratta perciò di stabilire cosa sia la vita buona. Ciò
sia anche una rielab'orazione filosofica delle opinioni viene fatto analizzando i valori e i comportamenti
popolari, è chiarito da Aristotele stesso, che afferma umani, con schemi teorici come quelli che abbiamo
che l'opinione più diffusa è differente: visto prima.
e infatti spesso si fa consistere la ricchezza' in una 3. Ma parlando di economia, ci si trova di fronte ad
massa (pléthos) di denaro". un'altra opinione popolare, altrettanto diffusa, la
ma tale opinione ora non è piti accettabile, dopo che la quale tende a ridurre questa scienza alla ricerca dei
ragione filosofica ha compiuto il suo lavoro di chiari- mezzi di fare molto denaro (nel linguaggio di Aristo-
mento razionale dei rapporti tra ricchezza e città. Deve tele: identificare economia e crematistica). Le due
quindi venire criticata:
62 1255b 25 sgg.
63 I 8, 1256b 36. 67 1257b 17-Ì9.
1258a 2 sgg.
6·' J.S. MILL, Principles oj political economy. PreliminarY'Yemarks.
6&

London 1948. 69 E.N, 14, 1095a 17 sgg.


6;\ K. MARX, Il Capitale, tr. it. Roma, Editori Riuniti, 1974&,67.,

66 PoI. 19, 1257b 9.


120 ARISTOTELE E L'ORIGINE DELLA FILOSOFIA PRATICA 121
opinioni, al vaglio di un~ critica filosofica che si basi, forma più innaturale e ingiusta di procurarsi denaro":
per esempio, s:,1 pnnCl'p1O di .non-contraddl- ma non è detto che la condanna filosofica del prestito
zione si rivelano Impossibili da conCiliare; ma Ansto- ad interesse sia considerata legittima dalla mentalità
tele ;veva tratto dall'opinione di partenza una teoria popolare del V e del IV secolo a.C. adAtene 74 • Nelle
della natura della città, e quindi essa vale co~e cnteno Nuvole di Aristofane c'è un personaggIO che sostiene
con cui definire, se l'economia e la crematlstlca siano la che l'interesse per il denaro prestato è una cosa innatu-
stessa cosa. rale: se il mare, nello scorrere del tempo, non cresce
4 In conclusione: Aristotele procede in modo sostan- neanche'con l'afflusso di tanti fiumi, non è naturale
. zialmente dialettico, e ciò consiste nel mettere in che il denaro prestato, giorno dopo giorno e mese do-
corto circuito tra loro opinioni diffuse ed accettate, po mese, si accresca cogli inter~s~i75.; ma ~aI~ per~on~~­
mostrando come esse non siano immediatam,ente gio Strepsiade, che parla come I fIlosofI, e un mdlvl-
compossibili e quindi p.o?gano u,:' aporza .? du~ che, dopo avere frequentato a modo proprio la
pr6blema 70 • L'intervento ongmale del fIlosofo, gla scuola di Socrate è diventato un creditore insolvente,
presente nel modo di organizzare il c.onfronto delle un imbroglione pronto a sofisticare e che, per non pa-
dòxai, è particolarmente eVidente pOi ne! momento gare quello ch, deve, è capace di far apparire come mi-
dell' euporéin, quando egli trov~ la venta razlOnal~ gliore il discorso peggiore.
che sottostà alle opinioill e permette di
organizzarle 71 • La città non si riconosce nella razionalizzazione
delle sue stesse opinioni, che il filosofo le propone; ciò
Ciò corrisponde a passare dal sapere ~ml?irico, le- ha l'effetto di limitare l'efficacia della 'filosofia pratica'
gato al singolo caso, alla con?scenza dell umv~rsale e aristotelica alla ristretta cerchia dei discepoli". Il fatto
della causa (qui: il fine della ~Icchezza). Per Ar~stotele che una scuola filosofica voglia intervenire direttamen-
ciò corrisponde anche a capire la natura dell econo- te nella vita politica di un paese per migliorarla, sia pu-
mia ed utilizzare tale natura per avere un cnteno valu- re attraverso le tecniche ermeneutiche, e qnesto tipo di
tati;o con cui regolarsi nelle questioni pratiche. In que- sapere particolarmente adatto alla pratica politica, di
ste, però, come abbiamo già visto, ci vorrà un adatta~ cui Aristotele ha stabilito metodi e condizioni di fun-
mento del criterio generale al caso, sl,:golo, e ,!~mdl zionamento, non ha garantito mai, in nessun tempo,
una sua parziale modifica, dato che e differente cIO che che l'intervento sia efficace o che l'importanza del ruo-
può essere stabilito liberamente, sul plano della teona, lo storico effettivamente svolto dalla scuola nell'imme-
e ciò che è legato alle necessità dell'esperienza72~ i modi diato sia pari all'impegno soggettivo. E ciò, sia per il
dell'adattamento saranno da trovarsi usando: cnten fatto che la rielaborazione filosofica delle opinioni può
del giusto mezzo, e la sensibilità morale, di CUi abbia- immediatamente giungere a conclnsioni opposte alla
mo già parlato. mentalità corrente, dando per esempio per 'natura del-
Ancora: per Aristotele il prestito ad interesse è la
13 Po!. I lO, 1285b 1 sgg.
74 K.]. DOVER, Greek popular morality in the times oJ Plato and Ari-
statle, Berkeley, University of California Press, 1975, 1-5 e 57-58.
1Q Poi. I 9. H Nub. 1286-1295.
), E.E. 16 inizio. 76 I. DDRING, Aristotle in the ancient biographical tradition, G6te-
12 Poto I Il inizio. borg, Acta Univo Gotobourgensis, 1957,459 sgg.

l,i
,I
122 CARLO NATALI

le cose' quel fondo di mentalità aristocratica di cui la HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO


cultura greca non si sbarazzò mai nemmeno nell'Atene DELLE GUERRE CIVILI
democratica del IV secolo 77, sia per la ragione opposta
che, in un periodo di difficoltà e crisi come quello che
seguI alla caduta del governo di Demetrio di Falero",
pur non avendosi la repentina crisi della p6lis di cui di Laura [seppi
troppo facilmente si parla", si cominciarono a cercare
sempre più quadri organici stabili, certezze, indicazio-
ni precise su come comportarsi, e non difficili tecniche
ermeneutiche della situazione,

Allora il metodo aristotelico, legato ad uno specifi- .


co modo di affrontare i problemi della razionalità pra-
tica, con un suo statuto epistemologico non dogmatico
e non dotato della stessa certezza delle scienze mate- 1. La recente pubblicazione dell'edizione italiana
matiche, capace di deliberare anche tenendo conto del- del Behemoth 1 di Thomas Hobbes è motivo di nuovo o
le ragioni e della razionalità degli avversari, non sem- ri';1nova~o interesse per il libro in cui il filosofo inglese,
pre trovò la possibilità di essere accettato, e visse una gw 111 eta avanzata', affronta ti tema della guerra civile,
millenaria vicenda di rinascite e di periodi di eclisse che SI era conclusa circa otto anni prima con la restau-
pressoché totale. . razione monarchica.

I Ci riferiamo all'edizione del Behemoth curata e tradotta da Ono-


frio Nj~as~ro, pubblicata nel 1979 dalla casa editrice Laterza, In seguito fa-
remo nfenmento a questa edizione salvo differente indicazione,
, Per quant? riguarda il significato del nome Behemoth che compare
nel titolo, e pe,r il quale Hobbes non fornisce alcuna spiegazione, sono state
formulate, V,arte interessanti ipotesi, quali gueiie avanzate, ad esempio, da
R. MacGiliIvray (Thomas Hobbes's histor)' oj the english dviI war, A stu-
dy oJ Behemoth, "lournal of the history of ideas", (1970), 186-187), da D.
Braun (Der sterbliche Gott oder Leviathan gegen Behemoth Ziirich 1963
196) o da C. Schmitt (Der Leviathan in der Staatslehre des Thomas Hob:
bes, Sinn, und FehischIag eines politischen Symhols, Hamburg 1938, 33~
35:. Pa~tlcola~n:ente. interes~an~e, quest'ultima in quanto Schmitt compie
un ~mpla anallSl stanca del slgmflcato attribuito rispettivamente ai termini
Levratano e Behe~noth (9,-45). Tuttavia, mentre sia MacGillivray che Braun
~oncordano nel ntenere il Behemoth la controparte negativa dc! Leviatano,
m quanto starebbe a rappresentare la condizione di lotta e confusione tota-
l: in cui,viene. a troyarsi lo S,tato quando al suo interno trionfano i moltepli-
11 L. GERNET, Anthropologie de la Grèce ancienne, Paris, Maspero, c~ pote~1 partlc,?lan c,?ntro d potere sovrano, Schmitt considera questi due
1976" 343. s~mboh esp~esslOne dI mere forze, queiia dello Stato e queiia deI!a rivolu-
15 E.R. DODDS, I Greci e l'irrazionale, tr. it. Firenze, La Nuova Italia, z~one, che, III quan,to tali, sarebbero su un piano di parità, salvo un mag-
1959, p. 277 sgg. gIOr potere del Levlatano, esprimentesi nella capacità di reprimere costan-
19 A, MOMIGLIANO, Terzo contributo alla stoda degli studi classici, temente al suo interno le forze del Behemoth.
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1966, 32 sgg.; M. ISNARDJ PA- ,1 Hobbes ~te~,so ~ffe~ma di aver s~ritto il Behemoth quando aveva
RENTE, in {( Rivista Critica di Storia della Filosofia )' XXXIII (1978), 3 quasI ott~nta ,anm. ( ~cr~p~s,lt prae~ere~, ,Circa annum aetatis suae octogesi-
sgg. mum, Hlstonam belli CIVlhs anglicalll mter Regem CarolUlll primum et
Parlamentum eius .. ," (Thomae Hobbes Malmesburiensis vita, Authore
seipso, Opera Latina I, ed. W. Mol~sworth, London 1966, XX).

IJ:'
l.1
HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 125
124 LAURA ISEPPI

trattata in modo particolarmente compiuto nel Levia-


Hobbes espone il risultato della sua riflessione sugli tano· 5
avvenimenti succedutisi in InghIlterra neglI anm com- Per alcuni aspetti, Hobbes si attiene anche nel Be-
presi fra il 1640 e il 1660 nella forma di un dialogo fra hemoth a quelle caratteristiche che nell'introduzione
due ipotetici personaggi: A. e B. 3. . •
alla Storia di Tucidide sono ritenute essenziali all'opera
La scelta dello stile dialogico, usato anche m altn di uno storico, quali la necessità che egli si mantenga
scritti, non si attua però, come potrebbe suppor~l, In fedele al criterio dell'imparzialità rispetto agli argo-
una vivace discussione dI opposte o dIV~rgent"oplmo­ menti trattati, che sia sufficientemente competente su
ni; si tratta piuttosto di una espos1Zlone m ~U11 mterlo- essi e che l'esposizione degli avvenimenti riproduca la
cutore raramente contraddice le tesi enuncIate, anzI ne loro effettiva successione cronologica 6. L'importante
aiuta e favorisce lo sviluppo attraverso apprornate do- elementoinvece, per il quale Hobbes apprezza partico-
mande. Il libro risulta cos( una lineare e contmua sple~ larmente lo storiografo greco, il fatto cioè che "egli
gazione degli avvenimenti in cui i due personaggI non fece mai uso di digressioni per fini istruttivi e al-
espongono alternativamente concettI strettamente con- trettante manifeste trasmissioni di precetti, (cosa, que-
nessi fra loro. . sta, che spetta al filosofo)"', rimane completamente
La decisione di trattare un argomento stor~co ndla estraneo al Behemoth. In quest'ultimo, al contrario, le
forma del dialogo, che non trova sufficiente gIUstIfIca- 'digressioni' abbondano; Hobbes trae occasione da
zione sul piano stilistico, è stata mterpret~ta come un ogni avvenimento e consuetudine inglese per esporre le
accorgimento che permett~ ad Hobbes dI ns~rvarsl una proprie concezioni sullo Stato e, in particolare indi-
maggiore libertà d'espressiOn~" ma essa puo anche es- cando i principi ai quali dovrebbe ispirarsi l'insegna-
sere connessa ad una sostanzIale modIfIcaziOne nd SI- mento universitario, riferisce le linee generali della sua
gnificato dell'interesse hobbesiano per la stona, mte- ormai compiuta teoria politica'.
resse che risale com'è noto, alla traduziOne della Sto- Il motivo di maggior interesse di questo testo infatti,
ria della guerra' del Peloponneso di Tucidide. In questo secondo l'esplicita indicazione dello stesso autore " deve
caso il dialogo, consentendo di esprimere soprat;utto essere ricercato, non tanto nella narrazione dei fatti,
considerazioni sui fatti, costituirebbe la -forma pIU a~­ quanto nella loro interpretazione quale si può ricavare
propriata ad esporre un'interpretazione della guerra CI- prestando attenzione alla scelta degli avvenimenti lO,
vile, quella che Hobbes elab~ra alla luce dd~a prece-
dente formulazione della teona della sovramta come è
giori indicazioni utili alla con()~Cl"Il/;l del pensiero di Hobbes, che notizie
sulla guerra civile (Thomas Houlxs's cit., 179, 182).
6 The History oj the Grecian war writtel1 by Thucydides. Translated
l MacGiIlivray ritiene si tratti di UTI dialogo con~epito nella forma by Thomas Hobbes of Malmesbury, English Works, VIII, ed. W, Mo-
del colloquio fra un professore ed uno studente (denotatl attra~erso le, d~~ Jesworth, London 1966, introd. XXI, XXIV, XXV.
lettere dell'alfabeto A e B), dei quali il primo sarebbe da ~ons~derarsl I?1U 7 lvi, XXII.
strettamente associato ad Hobbes (Tho.mas. Hobbes s .h/sto,ry" Clt., s Behemoth, 68.
179-180), Anche O. Nicastro nota come fra 1 due mterlocutorl B: SIa quc1,~ 9 Ivi,54.
lo çhe fa da spalla" anche se "non è sempre confinato nel ruolo di studente IO In particolare la trattazione della politica della Chiesa di Roma, al-
(Behemoth, introduzione cit., XXX). . la quale Hobbes dedica buona parte del primo dialogo, rimarrebbe non del
~ Sia MacGillivray che Nicastro concor~a~lO ~el ntenere,che sp~sso tutto giustificata se non venisse letta alla luce del secondo libro del Leviata-
Hobbes faccia esprimere al personaggio B. opmlOn~ dalle 9uah prefensce . no, soprattutto della parte dedicata al 'Regno delle tenebre', dove l'autore
mantenere un certo distacco. (Thomas Hobbes's IJlstory Clt., 180; Behe- sviluppa la critica a tutte le dottrine superstiziose divulgate dalla Chiesa di
moth, introd. cit., XXX). hè Roma. Hobbes stesso avverte la necessità di spiegare nel Behemoth per
l Anche MacGillivl'ay rileva che l'intento di Hobbes nel Beh.ernot quale 'motivo abbia inserito l'azione politica svolta dai papisti, il cui potere
prevalentemente interpretativo e nota come questo libro possa formre mag-
126 LAURA ISEPPI

all'indicazione delle cause che li hanno prodotti, alle Ma questa impostazione si differenzia notevolmen-
considerazioni dei due protagonisti del dialogo, in altre te dai motivi ispira tori la traduzione di Tucidide; non
parole, al significato della complessiva -ricostruzione vi è infatti più traccia delle convinzioni espresse da
del periodo rivoluzionario. Anche nel Behemoth Hob: Hobbes in quell'occasione sulla natura e funzione della
bes si attiene alla convinzione, formulata nel testi m CUi storia. Nel periodo di tempo che intercorre fra il suo
espone la teoria politica, secondo cui la spiegazione di originario interessamento ad un'opera di carattere sto-
eventi storici implica inevitabilmente l'assunzione di rico ed il personale impegno ad occuparsi di un argo-
un'interpretazione. Stabilito che, quando si espongono mento storico, Hobbes ha abbandonato completamen-
dei 'fatti', in realtà se ne offre un'elaborazione concet- te l'idea che la "natura - della storia - sia meramente
tuale, riguardo alla guerra civile si pone per Hobbes narrativa"" ed anche l'atteggiamento morale incline ad
l'alternativa fra un'interpretazione di parte degli avve- attribuire ad essa una funzione educativa utile alla con-
nimenti stessi, finalizzata a scopi estranei ad un'indagi- creta conduzione delle azioni umane. La convinzione
ne conoscitiva, e la ricerca disinteressata delle cause dei che "la conoscenza delle azioni passate - possa -istruire
conflitti. In conformità a quest'ultima prospettiva, e rendere capaci gli uomini ... di agire con prudenza nel
Hobbes sceglie, quale unica via utile per parlare della presente e con previdenza verso il futnro" ", lascia il po-
guerra civile, quel tipo d'interpretazione degli avveni- sto all'amara considerazione del Behemoth dove Hob-
menti che richiede l'assunzione dè1l'attegglamento bes, a proposito del comportamento, delle azioni e
scientifico proprio di chi analizza i fatti e ne ricerca le scelte degli inglesi, afferma: "Se voi pensate che le re-
cause per collegare poi queste ultime in una connessIO- centi sventure abbiano reso il popolo più saggio, sap-
ne logica significativa 11 • piate che esse saranno presto dimenticate, e noi non sa-
remo più saggi di prima"!4.
La problematica, connessa alla comprensione di
era notevolmente diminuito in Inghilterra dopo l'Atto di supremazia di En-
rico VIII, fra le cause di guerra civile: "j papisti inglesi - egli spiega - sono quest'ultimo libro, risulta estranea e nuova rispetto al
stati considerati come uo:rpini cui in questo paese non dispiacerebbe alcun primo interessamento di Hobbes per la storia, quale è
disordine, che potesse in qualche modo spianare la strada ad una restaur~­ espresso nell'introduzione a Tucidide. Anche se si pos-
zione dell'"ùtorità papale. Perciò io li ho indicati come una delle malattIe
dello Stato inglese al tempo del nostro defunto re Carlo" (Behemoth,
sono notare da alcune considerazioni presenti in
quest'ultima gli elementi che Hobbes sviluppa nelle
26). " Se, per Hobbes, è scienza "la conoscenza delle conseguenze e della
dipendenza di un fatto da un altro" (Leviatano, trad. it. Bari 1974, p. 38),
opere successive", manca in essa l'apporto della poste,
si può dire che nel Behemoth egli attui un tipo di "scienza storica", o come riore elaborazione teorica, decisiva invece per com-
afferma F. Tònnies "forse la prima trattazione razionalistica della nuova
storia nel senso che divenne più tardi popolare con Voltaire" (Hobbes Le-
ben und Lehre, Stuttgart 1925, p. 50). È da_notare come Hobbes, anche in .
questo atteggiamento metodologico, si stacchi nettamente. dalle pretes.e
che, dal punto di vista storiogl'afico, sostenevano le opere del contrattu~h­ tutti gli atteggiamenti di coloro che, nella pretesa di possedere la verità,
sti monarcomachi suoi contemporanei. Ci si può riferire, come esempio, magari per diretta ispirazione divina, si ritengono autorizzati a diffondere
all'indicazione di metodo espressa nelle Vindiciae contra tyrannos dove pubblicamente mere opinioni private e a sostenere, in nome di esse, il dirit~
l'autore sostiene, secondo la sintesi di P. Mesnard, che "l'autorità dei libri to di resistenza contro il sovrano istituito per patto.
sacri e delle testimonianze storiche fornirà i principi da cui il ragionamento \2 The history oj the Grecian war, VIII.

deduttivo, ricaverà, more geometrico, tutte le necessarie c~nclusioni" (li I l [vi VIJ

pensiero politico rinascimentale, I, a cu~a di L. .Firp.o, B~r~ 1?63, ?29), 14 Behem;th, 47.

oper.azionc q~est.a ~sclllsa da I:I0bbe.s" per. ti. qu.a!e I fattI stonCl d~ per se ~~:m 15 Come, per esempio, le considerazioni espresse a proposito del com-
l' forlllscono pnnClpl ed anche 1 autorlta del hbn c sempre sllbordlllat~ ali lO- portamento del popolo, della reTigione, deUa retorica (The history of the
terpretazione degli stessi". Ma la critica hobbesiana si estende ed è dIretta a Grecian war, rispettivamente Xl, XV, XVI-XVII),
128 LAURA ISEPPI
HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 129
prendere il modo specifico in C1Ù ~obbes affronta il zione soggettiva attraverso la quale venivano assunti
problema storico della guerra c1V11e . ed utilizzati dagli individui che agivano nella guerra ci-
vile.
2. Nel Behemoth l'analisi hobbesiana mette in luc~ Lo stesso motivo, che consiste nel riconoscimento
come proprio le azioni di tutti i grupl?i in lotta contro Il della differenza fra l'azione e il fatto passati e la cQncet-
potere sovrano, che intendevano ISplfa:s~ ad es~mpl di tualizzazione di essi, attraverso cui 'soltanto l'uomo
comportamento osservati .ed approvati m altn o, tra- può farsene un'opinione e conoscerli, è presente in
mandati da autorevoh hbn, avessero quale eSito l OStl~ Hobbes sia come ragione della sua intenzione di non
lità e la guerra. Hobbes esamina come i ceti mercantlh esporre, nella storia della guerra civile, una semplice
dei grandi centri c?mmerciali ispirassero la loro aZI~?,~ 'narrazione' di 'puri fatti', sia come fondamento della
proprio all"esemplO' della nbelhone nel PaesI BassI , sua convinzione che il valore degli exempla e la loro
come gli aristocratici e "un numero eccez10nalmente eventuale funzione educativa è inestricabilmente con-
grande di uomini di più elevata condizione"18av~ssero nessa alle molteplici interpretazioni di essi.
conseguito la loro formazIOne culturale legg~ndo I c.~as~ Ne consegue che le norme suggerite dalla 'pruden-
sici latini e greci, dai quah potevano trarre esempi di za' sono totalmente inadeguate a guidare e indirizzare
governi popolari e monarchie ~iste; come, mfme, l,~ le azioni umane non solo perché derivano direttamente
lettura delle S. Scritture e la stona del popolo ebraico dall'esperienza e dalla memoria, quindi presentano un
diffondessero l'usanza, da parte dei preti predicato:i, alto grado di incertezza, ma soprattutto perché si tro-
di commentare pubblicamente i brani tratti dalle Scnt- vano ad avere a che fare con azioni che costituiscono la
ture stesse. . . manifestazione esterna di opinioni particolari. La di-
Il risultato rivoluzionario delle azioni che si Ispira- versità e molteplicità di queste ultime causano il falli-
vano a questi esempi non deve tuttavia~ second? Hob- mento dell"esperienza' e delle regole prudenziali, cui
bes essere connesso alla lettura in sé del testi anstoteh- dà origine il ricordo della successione degli avvenimen-
ci e' scolastici o alla conoscenza delle azioni compiute ti passati, in relazione alla necessità di ordinare pacifi-
nel passato c~me tali, quanto piuttosto all'interpreta- camente il comportamento umano.
Rispetto a questo tipo di impostazione del proble-
'6 Di opinione completamente diversa è ~nvece L. S~rauss? il qu.a!e at:
ma dell'agire dell'uomo, nella prefazione a Tucidide,
tribuisce particolare importanza, nell'elabor~zlOne della fdosafla P?Ì1tl,ca d, Hobbes dimostra di essere legato ad una concezione;
Hobbes, al primo periodo clelIa sua f~)rmazlOne. cultur~le ch~ ~gh ch~ama derivata dai suoi studi ancora prevalentemente umani-
'umanistico', caratterizzato dal!o studIO e tradUZIOne del claSSICI e dal,l ade~
sione alla filosofia aristotelica, alla quale, secondo l'autore, Hobbes n~ase
stici, in base alla quale le azioni umane venivano consi-
essemialmente fedele in tlltte.le sue opere dal1'introd?~ione alla t~adl1Z!C?ne derate fondamentalmente suscettibili di miglioramen-
di ! w.:idide al Behemoth (Che cos'è la filosofia polttlca?, trad. I~ UrblllO to, purché fosse scelto con accortezza il modo in cui
1977. In particolare sulla 'Storia' cap. 8° e sul Beh~m?th cap. ~, l ..
R. Schlatter, addirittura, partendo dalla convmZlOne che la lettura compierle. '
di Tucidide da parte di Hobbes, costituisca per lui la conferma o forse la La successiva teorizzazione delle proposizioni sulla
cristallizza!iione delle principali linee e di molti particolari del suo ,stesso natura umana ed il corpo politico segnano una decisiva
pensiero" (p, 362), esamina la teoria hobbesiana consid?~and?,la dI com~
plct<1 deri";lJ.ione tllcidide<l (Thollh1S Hohhcs ,md Thucydldes, Journalof diversificazione nei confronti dell'impostazione umani-
the lmtory of ideas", VI (1945),350-362). stica sopra indicata. L'analisi hobbesiana del 'senso'
17 Behemoth, 8.

IS lvi, 7.
dell"immaginazione' e'memoria', della 'formazione dei
I~ lvi, 21. concetti' e delle 'passioni' , quale è esposta nel
HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILl 131
130 LAURA ISEPPI
Il valore della prudenza come guida per l'individuo
e il cittadino decade con il riconoscimento dell'impos-
Leviatano 20 ed in modo più esteso negli Elementi di sibilità di realizzare una convivenza pacifica e giusta
legge naturale e politica 21 , conduce alla concluslOn,e s~­ su lla base di una semplice modificazione delle azioni
condo cui l'azione esterna è sempre gUidata da un .Opl- umane già date. E tolta completamente da Hobbes
nione intorno agli scopi che si propone d~ consegu,lre e l'idea che esista una 'ragione pratica' in grado di orga-
questi ultimi differisco~o percJascun mdlVld~o. L Opl~ nizzare in modo armonico gli interessi particolari degli
nione è espressione qumdl, m ogni cas',', di I~teressl individui. L'unico momènto, nella teoria hobbesiana,
particolari verso il soddisfa cimento del quah dmge in cui la ragione sembrerebbe assumere carattere 'prati-
l'azione. . co', è costituito dal suggerimento dato all'uomo di ri-
Si deve notare come quest'ultima operazione Sia re- nunciare all'esercizio dei suoi diritti naturali, attraver-
sa possibile dal linguaggio, anzi dall'uso arbitrano ed so il patto, quale unica condizione per uscire dallo sta-
assurdo dei nomi che si attua quando la loro ImposI: to di natura. Anche in questo caso però il dettame della
zione risponde piutto~t'.' all'esi~e?za di soddisfare gh ragione ha un significato tutto negativo: esso invita a
appetiti che alla necessita di significare correttamente 11 non fare, a non seguire nell'azione l'immediato appeti-
mondo esterno per acquistarne conoscenz~. Questo to. Inoltre la sua indicazione è funzionale alla necessità
spiega quale fonte. di errori si~ ?n~ val?,taz:o.n~ delle di creare le condizioni in cui possa essere vissuta da
azioni umane che mtenda stablhre vlrtu e VIZI sull~ ogni singolo la propria "razionalità' che e tutt'uno con
base delle opinioni soggettive quali si esprimono nel la 'spiritualità' dal momento che i teoremi della ragione
termini 'buono, cattivo, dispregevole', dal mOI?ento coincidono pienamente con i fondamenti della fede in-
che "queste parole ... sono usate sempre m relazlOne a teriore che suggerisce di ricercare la giustizia e la
colui che le.dice, poiché non c'è nulla semphcemente pace 24 •
,
ed assolutamente tale, e non c"
e nessunaIrego a comu~ A questo fine, la considerazione delle azioni umane
ne per il bene e per il male, estratta dalla natura degh rivela che esse, come tali, non sono in nessuna misura
oggetti stessi''''. Attraverso l'affermazlOne del ~al~re ordinabili razionalmente poiché rinviano ad opinioni
decisivo dell' opinione personale nel determl~are I agire nelle quali non è rintracciabile alcun nucleo di raziona-
dell'individuo Hobbes attua "la completa dlssoluzlOne lità. Per questo l'intento di stabilire regole con pretesa
della gerarchi~ aristotelica dei beni e la liquidazio~e di scientifica a partire dalle azioni umane e dalle
qualsiasi possibilità di formare una gerarchia unica e opinioni" precipita rovinosamente in una serie di di,
ugua Ie per tutti'''23 . . , ., spute senza fine. Risulta infatti al massimo grado opi-
Ne deriva che il problema dell'agire ben~ non e pm nabile ed incerta la valutazione delle azioni "in base ad
risolvibile a livello della singola aZione mdlvlduale, che
sarà comunque giusta per colui che la compie,. ma 24 Elementi, 211. Anche F, Atger nota come l'obbligazione impli-
comporta la necessità di stabilire delle regole che siano cata dal patto hobbesiano consista in "un'astensione e non una
riconosciute e rispettate da tuttI. prestazione" (L'Histoire des doctrines du contrat soda!, Paris 1906,
171).
1$ Lo scopo cd il metodo aristotelico sono esattamente opposti a quel-

li hobbesiani su questo punto. Aristotele infatti dichiara di svolgere la sua


20 Leviatano, c~p, I, II, III, VI. . . ricerca "non per sapere che cosa è la virtù - problema a cui invece Hobbes
21 Elementi di legge naturale e politica, trad. lt. Firenze 1972, cap. l,. intende dare la soluzione - bensì per diventare buoni, altrimenti la sua utili-
II, III, IV, VII, VIII, IX. - tà sarebbe nulla", per questo "è necessario esaminare, intorno alle azioni,
la Leviatano, 43. . ' /' . li f' come dobbiamo compierle" (Etica Nicomachea, trad. it. Bari 1973, 31).
23 C.A. VIANO, Analisi della vita emotIVa e tec~;ca po !fIca ne a I~

fosofia di Hobbes, "Rivista critica di storia della filosofia, XVII (1962), 371.
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132 LAURA ISEPPI HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 133

un criterio di mediocrità delle passioni umane" o "in fondere le loro interpretazioni private della Bibbia, fa-
base alle lodi che queste ricevono""; tali metodi non voriscono, cosi facendo, il sorgere di innumerevoli al-
riescono a penetrare il mondo delle apparenze sensibi- tre sette che saranno la causa della Toro stessa
li, anzi ne rimangono del tutto imbrigliati. Da questo sconfitta 29 , i realisti, incapaci di assumere una posizio-
ha origine la confusione primaria, fonte di ogni altra, ne chiara nei confronti del potere sovrano, favoriranno
quella di credere reale ciò che solamente appare, e por- il graduale indebolirsi della posizione del Re durante la
re quindi a fondamento del proprio ragionamento me- guerra 30,
re credenze. Tutte le parti interessate al conflitto dimostrano,
La distinzione, operata da Hobbes, fra la natura secondo Hobbes, di non saper comprendere corretta-
umana scientificamente analizzabile in quanto agisce e mente le cause della crisi del potere sovrano e dello svi-
reagisce attraverso il movimento, ed il comportamento lupparsi di una condizione rivoluzionaria, e tantome-
degli uomini che si basa invece su opinioni particolari, no, organizzare un'azione adeguata a tale situazione.
positive o negative a seconda che l'azione prodotta da-
gli oggetti esterni, cui vengono attribuite, sia vissuta 3. La condizione di lotta radicalizzata e totale qua-
come favorevole o sfavorevole, introduce una frattura le è quella della guerra civile rende pienamente manife-
insanabile sul piano naturale fra scienza ed azione. La sto il fallimento dei concetti legati alla filosofia pratica,
differenza stabilita fra i due piani evidenzia l'inadegua- e della stessa idea che possa esistere ed essere operante
tezza ed improponibilità dell'idea che vi sia un' azione una 'ragione pratica' che gnidi l'uomo alla realizzazio-
naturalmente ed intrinsecamente razionale, che possa ne della virtù.
gradualmente, esplicandola, condurre a -compimento O. Brunner connette la crisi di questi concetti alla
la razionalità di cui è portatrice. decadenza e graduale scomparsa di ambiti socio-
Hobbes dimostra nel Behemoth in quale modo i comunitari naturali nei quali l'elemento 'sociale' e quel-
concetti assunti dalle dottrine che sostengono questa lo 'politico' coesistevano indistinti in una organizzazio-
possibilità siano ormai privati di qualsiasi validità ne di tipo 'signorile'. Questo genere particolare di asso-
scientifica. Durante la guerra civile, i predicatori, da ciazione caratterizzerebbe i vari ambiti autonomi dota-
un lato, si servono della filosofia di Aristotele per farne ti di potestas che, a partire dal XI secolo circa'!, con-
"un ingrediente della religione'''', in modo tale da ri- corrono a costituire lo Stato per ceti, ma avrebbe il suo
durre quest'ultima ad "arte", mero artificio con cui le-- modello nell'organizzazione nel più piccolo tipo di co-
gittimare la difesa e propaganda di interessi particolari munita naturale costituito dalla famiglia, intesa secon-
all'interno dello Stato'"; d'altro lato, la lettura dei clas- do l'ampio significato di "casa nel suo complesso" (das
sici di parte aristocratica mette in evidenza ed esalta il ganze Haus)".
concetto di monarchia mista, in base al quale viene ri- Lo storico tedesco mette in luce inoltre come la
tenuta possibile e realizza bile la divisibilità della sovra- componente 'signorile' che fonda l'unità interna di tali
nità e la presenza di più poteri all'interno dello Stato. I
presbiteriani, presumendo di poter illimitatamente dif- 29 lvi, 158.
,0 lvi, 134.
'I Sull'origine dello Stato per ceti cfr. O. BRUNNER, Per una nuova
storia costituzionale e sociale, trad. it. Milano '1970, 134, W. NAF, Le-
prime forme dello stato moderno nel basso Medioevo, in Lo stato moder-
26 Behemoth, 52.
27 lvi, 49. no, I, Bologna 1971, 51-68.
12 BRUNNER, Per una nuova storia cit., 134.
lS lvi, 32,.51.
134 LAURA ISEPPI

ambiti sia da connettere ad una conceZione nobiliare HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 135
che avrebbe origine nella cultura greca antica ed avreb-
be continuato ad esercitare la sua influenza durante Che ad Hobbes appaia puramente arbitrario e non
tutto il Medioevo fino all'Età Moderna attraverso la valido il legame ancora comunemente accettato e non
diffusione della dottrina aristotelica 33 • sottoposto ad analisi fra nobilità, virtù e potere, conse-
Pur non volendo entrare in problemi di carattere gue all'impossibilità di constatare la prerogativa del 'si-
specificamente storico, bisogna notare che, nell'Inghil- gnore', del 'nobile' consistente essenzialmente nella fa-
terra del '600, il processo di decandeza del ceto nobi- coltà di "trasformare la sua conoscenza in azione"35.
liare si trovava in una fase già notevolmente avanzata. La crisi di questo tipo di concezione nobiliare è eviden-
L. Stone documenta ampiamente tale fenomeno per il ziata da Hobbes nell'analisi e valutazione del ruolo
secolo precedente la rivoluzione". svolto, durante la guerra civile, dai Lords inglesi' la
Dall'analisi fin qui svolta, si è potuto notare come nobiltà e piccola nobiltà, anche i più diretti consigÌieri
anche Hobbes metta in luce la fragilità interna dei con- del Re dimostrano di fallire completamente nel com-
cetti legati alla filosofia pratica e la loro incapacità a si- prer:dere la loro stessa posizione e funzione nella guer-
gnificare una situazione evidentemente mutata, rispet- ra civile". La consapevolezza da parte di Hobbes dello
to alla cond1Zlone nella quale si erano formati ed in stato di dissoluzione del mondo signorile trova confer-
~a ~nche nella trattazione di specifici episodi; ci si può
funzione della quale avevano un senso. La stessa con-
cezione hobbesiana dello stato naturale come condi- nfenre m particolare alle considerazioni espresse ri-
zione in cui agiscono singoli individui isolati segna la guardo alla scelta del conte di Arundel" , appartemente
netta differenziazione ed estraneità di Hobbes rispetto ad una delle più nobili e realiste famiglie, quale genera-
alle teonzzaZlOnl che SI fondano su concetti connessi le dell'esercito contro gli Scozzesi. Proprio perché effet-
alla realtà storica di un mondo organizzato in signorie tuata in considerazione della sua nobilità e dei suoi
costituenti centri autonomi di potere. ascendenti, piuttosto che della capacità e abilità perso-
Lo sforzo di Hobbes sembra vada proprio nella di- nali, tale decisione è per Hobbes frutto di una credenza
rezione di 'risignificare' quei termini che, in quanto le- e di un costume privi di qualsiasi fondamento raziona-
gati alla concenzione di un mondo nobiliare ormai ma- le: "non è se non una stupida superstizione -egli
nifestamente e profondamente in crisi, si rivelano stru- afferma- sperare che Dio abbia assegnato il successo in
menti non più utili a conoscere il complesso mondo guerra ad un nome o famiglia"". Hobbes considera
delle azioni umane. In questa prospettiva può esser scisso "lo stretto rapporto fra nobiltà e virtù ... per cui
esaminata l'analisi e la definizione che egli compie del solo l'uomo nobile possiede virtù"" proprio perché le·
termine 'nobìlità'. connessioni concettuali del tipo nobiltà-virtù-signoria
La modificazione di tale concetto, che, come dimo-
stra Brunn~r, aveva un ruolo centrale nella speculazio- H BRUNNER, Per una nuova storia cit., 148.
~e anstotehca, comporta anche il mutamento di signi- 36 Behemoth, 40,179 .
• l7 Facciamo riferimento, in questo caso, alla diretta traduzione dal te-
ficato degli elementi che erano strettamente connessi st? mglese del Behemoth. In~~ti sia l'edizione Molesworth (Behemoth: the
ad esso, come la concezione del potere e della virtù. h,lstory of t/:e Cduses DJ the CIV!' wars oj England and the counsels and arti-
ftces by WhlCh they were clIl'ned on from the ,year 1640 to the year 1660
~ondon 1966, 202), che quella. di F. Tònnies (Behemoth or the long Par~
lvi, 148*149.
l3 !tament, London 1969, 31) nportano la forma indicativa inglese had
HL. STONE, La crisi dell'aristocrazia: /'Inghilterra da Elisabetta a been, che nella traduzione italiana viene resa con la forma condizionale 'sa-
Cromwell, trad. h. Torino, 1972. rebbe stata' (Behemoth 37), la quale modifica il senso della frase.
l i Behemoth, 37; cfr. anche Leviatano, 95.

39 BRUNNER, Per una nuova storia cit., 150-151.


136 LAURA
HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 137

si scontrano con una realtà che le smentisce aperta- piccola nobiltà inglese di partecipare al potere, non so-
mente. lo perché la sovranità è indivisibile, ma perché unica-
Si impone così la necessità di stabilire cosa si debba mente dalla sua presenza nello Stato deriva la condizio-
intendere per 'nobiltà'. Nell'uso che Hobbes compie di ne di uomo nobile.
questo termine e nel significato che attribuisce ad esso
è evidente l'attuazione di una separazione fra i due ele- 4. Il potere sovrano riveste così la funzione di unica
menti che nell' organizzazione signorile si presentano fonte di giudizio morale, anzi ogni decisione sovrana è
un~ti, .quello. della pote~tas ~ quello della naturale capa-
in quanto tale, morale. Questo tuttavia non perché "l~
cIta dI eserCItarla, che Imphca Ii saper mantenere ordi- legge- sia mero-imperio, mandatum di colui che detie-
nate ed unite l'insieme delle relazioni umane esistenti ne il potere supremo"43, ma in quanto deve, per Hob-
all'interno di tale ambito. bes, sempre intendersi connessa alla realizzazione del
In Hobbes il concetto di nobiltà perde qualsiasi ac- bene del popolo, della salus populi, attraverso la crea-
cezIOne morale; essa, nella forma visibile esterna con- zione di un regno di giustizia e pace. La legge civile o
siste in una serie di privilegi, misura del suo po;ere 40 • comando sovrano che all'interno dello stato stabilisce
La virtù invece acquisisce un significato del tutto inte- le azioni giuste fonda infatti la sua legittimità nel con-
riorizzat~, divent~ l'intenzione, il movente per le azio-
senso dal quale sorge lo Stato e nell'essere conforme
nI dI OgnI uomo gIUstO, che non deve perciò essere ne- all'equità, alla legge di natura che impegna la coscienza
cessariamente nobile per titolo. Connessa al riconosci- del sovrano anche se unicamente nei confronti di
mento di uno spazio interno, separato e diverso da Dio 44 ,
quello esterno delle azioni, acquista valore anche l'enu- Si può osservare come il concetto di sovranità, alla
merazione della 'nobiltà' fra le 'facoltà dell'animo'41. quale Hobbes attribuisce il valore di presenza totale
Tale concetto viene nuovamente usato da Hobbes solo all'interno dello Stato in quanto unico elemento Jon-
d~nte e vivificatore la società civile, riproponga in ter-
dopo e~sere stato privato dell'elemento del potere, ri-
velatoSl ormaI, nella forma della presenza in molteplici mInI completamente mutati e del tutto originali l'antica
ambItI partlcolan all mterno dello Stato fonte di lotta concezione dell' organismo - il cui paragone con lo Sta-
e disordine anziché armonia e pace. Ma solo all'inter- è to è spesso usato da Hobbes - che viene vivificato
dall' anima 45. Ma ciò che più importa notare è che
n? .dello Stato, dove il potere non è più legato all'eser-
CIZIO dI una sIgnoria, ma si legittima sulla base del con- nell'uso che Hobbes compie di questi concetti acquista
senso di tutti i sudditi, che il concetto di nobiltà viene un'importanza nuova l'accezione per cui" essi vengono
recuperato da Hobbes attraverso l'attribuzione ad esso ad assumere un significato del tutto 'spiritualizzato' ed
di un significato puramente interiore: essa è 'onore' 'interiore'. E infatti l'affermazione dell'esistenza di uno
nella forma della dignità conferita dal sovrano 42 • spazio interno della coscienza, ritenuto "l'ambito dei
Si rivela così un non senso la pretesa della nobiltà e teoremi della ragione e della vera fede, che determina

40 Levicltano, 73. sono disposti a mandar giò le offese, e offese nei confronti degli altri que-
41 Ivi 71 sta è la virtÒ cavalleresca dei tempi nostri", '
41 Iv;, 161. È da notare che Hobbes, escludendo dal concetto di
" C. SCHMJ!T, La dittatura dalle origini dell'idea moderna di so-
IT,III/Id dlla lotta dI classe pro/c"lna, trad. it. Roma-Bari 1975, 32.
n?bilit~ quello di potere, rifiuta, oltre che la concezione connessa ai privile- ~" Il'l'ia!tlno, 298.
gI ~el tlto.l~, anche qu~lla legata allo sviluppo del ceto arricchitosi attraver- .. J' \1l1l'\1<;() h()bhc~iallo del concetto di 'anima', paragonata al potere
so 1 tr~f6cl commercIa.li;. cosi infatti afferma ne.1 B&bemoth (46): "Abiti cl~lle nello Stato, cfr. Levwtano, 294, 568. _
elegantI, gran SfOggIO d! pmme, cortesia nei confronti degli uomini che non
138 LAURA ISEPPI HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 139

in Hobbes quella particolare concezione del potere so- mata nel patto concepito come il momentò in cui la
vrano, per cui esso risulta connesso proprio all'intento creazione delle condizioni, nelle quali le leggi di natura
di realizzare i dettami delle leggi di natura attraverso la possono tradursi in pratica, segna il passaggio alla so-
neutralizzazione di ogni conflitto. cietà civile. Lo spazio riconosciuto, nell'istituzione del-
In tutte le teorizzazioni della sua idea di sovranità, lo Stato artificiale, alla previsione, al calcolo, al ruolo
Hobbes pone a fondamento della creazione dello Stato della ragione nell'individuare la condizione che sola
il 'patto' inteso come elemento che "presuppone la fi- permette all'uomo di conseguire il suo vero interesse, è
ducia"46. L'attenzione al significato del contratto nella tale che il patto rappresenta la decisione maturata dalla
teoria hobbesiana è di particolare importanza se si con- considerazione razionale dei danni e pericoli derivanti
sidera che anche nel Behemoth Hobbes non auspica dalla condizione naturale. Questo atto volontario è
mai la vittoria del gruppo più forte quale mezzo per ot- considerato 'necessario' da Hobbes in quanto unico
tenere la pace 47 • In questo caso l'avvento della società mezzo per uscire dalla condizione naturale di totale in-
giusta e pacifica non sarebbe altro che l'esito finale del- sicurezza. Bisogna notare però che il carattere della
la lotta di opposti partiti che difendono i loro interessi. 'necessità' gli deriva unicamente dall' essere la soluzione
AI contrario egli fa riferimento sempre al mancato ri- suggerita dalla ragione, la facoltà che perviene a risul-
conoscimento, da parte dei sudditi, del legittimo pote- tati determinati solo in base a corrette connessioni di
re sovrano quale causa di guerra civile, e fa appello ad cause. La scelta, che si afferma nel patto, è quindi ne-
una adeguata conoscenza dell'origine e natura della so- cessaria in quanto espressione della forza necessitante
vranità come unico mezzo che dovrebbe scongiurare del ragionamento scientifico". Ciò non toglie che, in
ogni conflitto". quanto decisione consapevole dei singoli di abbando-
E così l'importanza della ragione che viene affer- nare i diritti naturali, essa implichi quel tipo di convin-
zione che la rende autenticamente scelta ed in questo
senso 'libera'. Che questi due aspetti apparentemente
46 Elementi, 188. ' contrastanti, la necessità e la libertà possano per Hob-
41 Non ci sembrano cogliere il senso autentico della posizione di Hob-
bes nei confronti deUa guerra civile inglese le interpretazioni che mirano ad bes entrambi essere presenti nella creazione dello Sta-
identificarla con quella di un gruppo particolare interessato al conflitto. J. to, si spiega con il fatto che la libertà di cui egli parla
Lips, ad esempio, individua una realecorripondenza della teoria hobbesia-
na, soprattutto quale è esposta nel Leviatano, sia al programma ed all'azioH non è quella di agire o non agire, ma la libertà interiore
ne politica, che alle posizioni teologiche del gruppo indipendente moderato della coscienza che deve essere tutta presente al mo-
intorno a Cromwell (Die Stellurlfi des Thomas Hobbes zu den politischen mento del patto perché questo abbia un senso, e deve·
Parteien der groj!'en englischen Revolution. Mit einer Einfuhrung von F.
Tònnies, Leipzig 1927, 46, 48, 56-62, 71-75). MacGillivray (Thomas determinarsi a scegliere con piena convinzione l'istitu-
Hobbes's history cit., 195) e Schlatter (Thomas Hobbes and Thuc:ydjdes zione della sovranità. L'aspetto vincolante del patto
cit., 359) identificano invece la posizione di Hobbes nel Behemoth con che riguarda ogni singolo individuo e tutti contempo-
quella dei realisti.
Ci sembra rispecchi una maggiore adesione al pensiero hobbesiano la raneamente pnò derivare unicamente da un impegno
p~sizione di] .. Plamenatz, il quale, riconosciuta l'influenza ed il peso deter-
mmante esercitato su esso dalla situazione inglese, afferma che "la fonda-
mentale posizione - di Hobbes - rip;uardo al1:1 guerra civile era differente da
49 "Le azioni, che gli uomini volontariamente fanno ... poiché proce-
quella di entrambi i partiti" (Man ami Society, I, LOIi.don 1974, 116).
48 Hobbes auspica infatti una educazione alla 'vera politica' ed alla
dono dal loro volere, procedono dalla libertà, eppure, poiché ogni atto,
'vera religione', in modo tale che "una volra che le università siano state or- ogni desiderio ed ogni inclinazione umana procedono da qualche causa, e
dinat: in questo modo, ne verranno fuori predicatori dai sani principi; e questa da un'altra causa, in una catena continua - il cui primo anello è nella
quelli che orn hanno principi non buoni se ne terranno sempre lontani" (Be- mano di Dio, prima di tutte le cause -, perciò procedono dalla necessità"
hemoth, 68). (Leviatano,186).
140 LAURA ISEPPI HOBBESED IL PROBl.EMA STORICO DELLE CUERRE CIVILI 141
assunto e partecipato dalla coscienza; solo quest'ambi- . mente"", e non ha più alcun significato proporre. la
to, che per sua natura non conosce costrizione, può ga- concezione di una sottomissione involontarIa o paSSIva
rantire la fedeltà e l'osservanza completa di esso. alle leggi "poiché nessuna aZione involontaria può esse-
Risulta così essenziale al rapporto di fiducia, che si re considerata come un sottometterSi. aIla l egge " " .
viene ad instaurare con la cessione dei diritti naturali, La manifestazione di fede, e la certezza che la pre-
la presenza in prima persona del singolo individuo; so- senza della sovranità assicura, di poter costantemente
lo quest'ultimo può adeguatamente rappresentare se piegare la volontà dei singoli ad attenersi alla fiducia
stesso ed obbligare la propria coscienza. E questo, ci prestata nel rispetto della loro retta COSCienza, rende
sembra, il significato dell'individualismo hobbesiano, ogni individuo, in quanto autore dello Stato, anche re-
alla luce del quale va vista anche la particolare conce- sponsabile della sua esistenza. . , .
zione del contratto ad esso connessa. L'inscindibile unità di popolo e sovrano CUI da on-
Il patto è concepito come vincolante per gli indivi- gine il patto hobbesianorende impensabile la possibili-
dui in virtù dell'accettazione stessa, cioè della manife- tà di opporre resistenza al sovrano IStItuitO. Hobbes
stazione della volontà di rinunciare ai loro diritti natu- supera cosi, attraverso la sua specIfIca conceZIOne del
rali ed obbedire alla sovranità. Questo atto volontario contratto ogni dualismo fra popolo e sovrano. Il con-
non è altro che espressione della fiducia concessa da cetto di 'popolo' ha significato ."?itario solo qu.ando
ognuno a tutti gli altri, e da tutti singolarmente nella ognuno si riconosce nella sovramta attravers,? Il nspet-
persona pubblica del sovrano. E secondo queste moda- to delle sue leggi, e quest'ultima è tale solo III qu~nto
lità che esso crea non semplice associazione o somma espressione della volontà di giustizia e pace dI tutti gh
di individui, ma "reale unificazione di tutti quelli in individui che l'hanno istituita.
una sola e medesima persona"". La decisione, con la La problematica connessa alle modalità secondo le
quale ognuno afferma ed accetta la necessità di una quali concretamente deve avvemre Il patto ed allo sta-
unione convenzionale nella persona del pubblIco rap- bilimento dei tipi di diritti-doveri che devono regolare
presentante dello Stato, riveste cosi il significato di pri- il rapporto sudditi-sovrano, che occupa gran parte del-
mo atto veramente creativo, attraverso il quale gli uo- le teorizzazioni dei contrattualisti monarcomachI 54 ,
mini diventano finalmente autori della loro condizio- perde per Hobbes ogni valore.
ne. La sottomissione totale al giudizio sovrano, che Sovrano e popolo non sono, per il filosofo inglese,
procede dalla rinuncia ad avvalersi dei diritti naturali, due entità poste l'una di fronte all' a~tra, i c?i rapportI
non ha il significato, per Hobbes, di una sopportazio- siano resi problematIci a causa dI un IrnduCIbIle oppo-
ne passiva delle decisioni sovrane; il suddito, dopo il sizione. Al contrario all'atto dell'istituzione dello sta-
momento del patto, diventa vero autore delle sue azio- to la distinzione e differenza fra i due termini si dissol-
ni, ognuno continua a rÌconoscersi "autore di qualun- ve'nel concetto hobbesiano di 'sovranità', che è simbo-
que cosa colui, che così li rappresenta, possa fare o ca- lo dell'unione di ognuno con tutti gli altri nella persona
gionare in quelle cose, che concernono la pace e la sal- del pubblico rappresentante. ,
vezza comune"51, Solo in questo modo l'autorità sovra- E la qualità tutta interiore ed ,assol'7ta della 'fede,
na rappresenta le parole e le azioni del popolo "vera- la cui presenza III ogm slllgolo e nchiesta dal patto

~G lvi, 151. "Ivi 141


53 Behemoth, 60. .' o
5J lIJi, 151.
54 Sull'argomento cfr. Atger, L'Histofl'e des doctnnes Clt., cap. III .
HOBBES ED IL PROBLEMA STORICO DELLE GUERRE CIVILI 143
142 LAURA ISEPPI
che si esprima nella forma dell'opposizione dichiarata e
attiva sia in quella cosiddetta, passiva" è espressione
hobbesiano, a determinare il carattere unilaterale del
della ~olontà di inf;angere la fede nell'unico rappresen-
contratto rispetto alla sovranità che viene istituita.
tante pubblico, ed, in quanto tale, è azione pr~fonda­
Non vi è infatti patto fra popolo e sovrano"; non inte" mente ingiusta. Dal momento che per Hobbes Il sovra-
ressa ad Hobbes stabilire da quale persona particolare
no non è il semplice magistrato delegato a rappresenta-
e come, in ogni circostanza concreta, debba essere
re la volontà popolare, ma costituisce,attrav~rso le sue
esercitato il potere, in quanto non esiste di fronte a
decisioni, questa stessa volontà, opporglI resistenza SI-
quest'ultimo un popolo, inteso come universitas già gnifica porsi al di fuori del popolo e diventare nemico
precostituita al sorgere dello Stato, che rappresenti la
controparte cui il sovrano debba rendere conto. AI di esso. .
Analizzata da questa prospettiva, l'azione~rgamz­
contrario importa ad Hobbes stabilire che l'abbando- zata durante la guerra civile, dai gruppi ostilI al Re,
no dei diritti naturali e la 'fede' nel pubblico rappresen-
che ~irano in sostanza a rivendicare a sé parti essen-
tante da parte dei singoli deve essere totale. In questo
ziali della sovranità, si connota come espressione della
modo solo il 'popolo' viene interamente caricato di tut-
volontà di infrangere la fiducia nel sovrano che doveva
ta la responsabilità in caso di crisi del potere sovrano.
supporsi istituito per consenso, gi~~ché si ,rit~neva .che
D'altra parte come 'popolo' propriamente non esi-
quello avesse acqUisito la sovramtam VlrtU di un d1tlt~
ste in assenza della sovranità. Manca completamente
to di discendenza di oltre seicento anm e soprattutto SI
in Hobbes l'idea di popolo inteso come Corpus, costi-
tuente un insieme unitario, anèhe se articolato in asso- preoccupasse unicamente di ass.olvere. i~9 suo. dovere
ciazioni, che sia unico e vero portatore di autorità e verso Dio governando bene I SuOi sudditi. ' e dimostra
l'ignoranza degli inglesi circa l'antica ongme dello sta-
potere". La potestas che, ad esempio, per Althusius
to ed il loro ruolo in essa. Nell'Inghilterra della guerra
inerisce al popolo, costituisce in qualche modo "l'ani- civile Carlo]D costituisce infatti, per Hobbes, la rap-
ma di questo corpo"", per Hobbes, deve essere istitui-
ta in quanto prima della creazione della sovranità non
prese~tazione visibile della persona politica del sovr~­
no, l'unico legittimo rappresentante dello stato propno
si dà corpo unitario ma moltitudine di persone partico-
perché "ilpopolo, agendo per conto suo e del SUOI er~­
lari che, come tali, non possono appellarsi ad alcuna di col suo consenso e con I gmramentl, ha collocato II
pretesa di diritto comune per sottrarsi all' assolvimento p~tere supremo della nazione nelle mani dei re, per lo-
del contratto. Ne deriva che l'affermazione del diritto ro e i loro eredi, e di conseguenza, ha collocato II po-
di resistenza contro il sovrano istutuito per patto, sia tere supremo neÌIe'mani di questo re, suo noto e legitti-
mo sovrano"60. .
55 Per una trattazione della differente concezione del patto in Hobbes
e nei contrattualisti puritani, cfr. W. FORSTER, (Thomas Hobbes und del' Come nella concezione del potere sovrano, così in
PuritaniSlnus VOI' 1640, "Hobbes-Forschungen", Berlin 1969, 77-90),
il quale riconosce il carattere ed il ruolo particolare dell'elemento della 'fe-
quella del patto che ne sta a fondamento, Hobbes teo-
de' in Hobbes dove afferma che "questo tipo di 'fid'1çia' è in contrasto con
la definizione puritana, perché non permette alcun diritto di resistenza"
(H!); inoltr'e, per un'analisi del differente significato del 'patto' hobbesiano
ri'ipetto alle esigenze cui risponde il patto di signori,l dei !llollarcomachi, H Per la trattazione del diritto di resistenza contro il sovrano afferma-
. cfr. W. NÀF, Staat und Staé1tsgeJanke, Bcrn 1953, 116~118, cd anche . to nella for~a della resistenza passiva, cfr. Behemoth, 56-61.
O. \'011 GfERK E, (;io{i({l1lfi A/tIJl/siN:> l' /0 sl'iluPl}() storico del'" tcorie poli~ 59 lvi, 5~6.
tiche gius/h1furalistic!Je, trad. it. Torino 1974. 60 lui, 176.
l6 ATGER, L'Histoire des doctrines cit., 125.
51 lvi, 125.
144 LAURA ISEPPI NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA

rizza concetti del tutto particolari che si distiuguono


per la comune caratteristica di non costituire in nessun
modo l'indicazione per la 'produzione' di concrete isti-
tuzioni di governo. di Claudio Pacchiani
Se, da un lato, il problema della filosofia politica in
Hobbes non riguarda più "la prassi, la giusta condotta
di vita" come rileva Hennis, la creazione dello Stato
non può pero, neppure identificarsi con una produzio-
ne di tipo 'poietico', secondo quanto propone lo stesso
autore". I singoli, per Hobbes, sono creatori dello Sta-
to non perché agiscano in qualche modo per 'produrlo'
o ne promuovano, per esempio, la realizzazione
dell'ordinamento costituzionale, ma solo in quanto rie- 1. Karl Mannheim ha sostenuto in Ideologia ed
scano ad abbandonare i diritti naturali e a prestar fede Utopia come uno dei compiti fondamentali della socio-
costantemente nella persona sovrana. Il fondamento logia del sapere sia quello di spiegare le ragioni per le
della concezione del potere sovrano consiste infatti quali interi sistemi gnoseologici si sviluppino al punto
nell'impiego interiore, che si manifesta nel patto, a ri- da diventare dominanti in una certa epoca, per poi
conoscere in ogni momento la sovranità. In essa i citta- scomparire quasi del tutto senza lasciare traccia di se
dini si identificano come soggetti portatori di retta ra- stessi 1. L'analisi cui viene affidata la funzione di fornire
gione e vera fede, in quanto nel sovrano e nelle sue leg- una risposta a questo tipo di questioni, dovrebbe con-
gi, nella realizzazione quindi di una società civile giusta sistere nel porre in relazione le forme culturali che si af-
e pacifica si rende realmente visibile e manifesta la pre- fermano in un determinato tempo ed in un determina-
senza dello spirito in terra e la verità che 'Gesù è il Cri- to luogo, con l'assetto generale della società in cui tale
sto''', attraverso l'unico legittimo rappresentante di sviluppo si compie. Una conoscenza che fosse andata
Dio 63 • abbastanza avanti su questa via ci permetterebbe, se-
condo Mannheim, di comprendere da un lato i motivi
per i quali solo in epoca recente si sono formate scienze
come l'economia e la sociologia, e dall'altro di spiegare
perché lo stesso processo non si è verificato per quanto
riguarda la politica.
Esistono certo delle discipline come la storia delle
61 W. HENNIS, Politik und praktische Philosophie, Neuwied am

Rhein und Berlin 1963,49. istituzioni, lo studio delle relazioni sociali e delletradi-
62 "Che Gesù è il Cristo, that Jesus isJI?lhChrist, Hobbes ha spesso ed zioni di un determinato paese, da cui si ricavano delle
energicamerite 'affermato. Questa frase è per liti non solo una confessione nozioni che possono essere utili per chi esercita la pro-
soggettiva, al contrario anche un asse del concettuale sistema di pensiero
della sua teologia politica" (C" SCHMITT, Die vollendete Reformation, fessione della politica. Ma tutte queste, assunte nel 10-
"Der Staaf', 4 (1965), 52). ro insieme, non costituiscono al tempo stesso la scien-
63 Sulla fine di Carlo JO Hobbes esclama: "e quali crimini maggiori

che l'oltraggiare ed uccidere l'Unto del Signore, come avvenne per mano
degli indipendenti ma a causa della follia e del primo tradimento dei Presbi-
teriani, che tradirono e vendettero il re ai suoi assassini" (Behemoth, 179). K. MANNHEIM, Ideologia e utopia, trad. it. Bologna 1968 3 , 109
e segg.
146 CLAUDIO PACCHIANI
NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 147
za della politica; la loro funzione può essere eventual-
mente quella di forme di conoscenza di tipo sussidia- dologia della disciplina. Sembra quasi che questa sia a
rio. Ciò che caratterizza questo tipo di discipline è in- tal punto poco sicura del suo oggetto e del suo metodo
fatti la loro essenziale staticità, nel senso che esse si in- che difficilmente le si possa riconoscere un fondamento
teressano della società e dello Stato solo in quanto ap- certo ed una definizione univoca. Ciò è confermato dal··
paiono come i prodotti finali di uno sviluppo storico fatto che. proprio tra i maggiori rappresentanti degli
già conclusosi. Connotazione propria della reale prassi studi di politica nell'ambito della cultura contempora-
politica, intesa ilei suo aspetto dinamico, è invece l'in- nea c'è chi, per motivi diversi, pensa addirittura che la
teresse per la società e per lo Stato nel loro nascere e moderna teoria politica si trovi in un momento di fata-
nel loro attuale costituirsi. le e forse irreversibile decadenza (L. Strauss, H. Dom-
Da ciò appare evidente, per Mannheim, che non è bois, O.K. Flechtheim, W. Hennis, P.V. Oertzen)3. C.
sufficiente per sostenere l'esistenza della scienza della Schmitt poi, soprattutto in uno scritto del 1930, Staats-
politica e della sua insegnabilità, limitarsi ad una sem- ethik und pluralistischer Staat" sembra ritenere che
plice somma di nozioni utili per l'azione di un leader tutti gli errori sull'essenza dello Stato e della politica di-
politico o di un uomo di partito. Piuttosto egli sembra pendano dal fatto che si insiste nell'affermare l'esisten-
ritenere che la scienza politica sia, nella sua essenza, za di una realtà propriamente politica accanto ad altre
proprio qualcosa di simile ad una teoria della prassi sfere. Che il politico non abbia alcuna sostanza sua
politica concreta, sia tesa cioè, più che verso le istitu- propria, che esso non indichi alcun ambito di oggetti
zioni passate o esistenti, verso la progettazione di un suo particolare, appare qui come il criterio proprio del-
comportamento pratico futuro, che essa deve essere in la sua definizione.
grado di indirizzare secondo certe norme stabilite. Che Più cautamente J. Maynaud sostiene che i margini
una scienza di questo tipo non sia ancora nata, è per di discussione che esistono di fatto tra i cultori della
Mannheim un dato di fatto talmente evidente da non scienza politica non sono così ampi da non permettere
richiedere neppure dimostrazione. l'individuazione di un ambito proprio della politica in
. In effetti, soprattutto a partire dagli anni cinquan- quanto tale' . Di fatto però lo stesso Maynaud non si ri-
ta, sono diventati sempre più numerosi quegli autori tiene in grado di offrire una definizione dell' oggetto e
che hanno evidenziato le difficoltà di fondo in cui si di- delle finalità proprie della disciplina, in modo tale che
batte la scienza politica contemporanea. Sono trascorsi sia possibile fornire una rigorosa delimitazione. Ciò
circa trent'anni infatti da quando, in un volume pub- che a suo modo di vedere è possibile fare, non è altro
blicato a cura dell'UNESCO, ed intitolato La science che enumerare quello che di fatto studiano ed insegna-
politique contemporaine 2 , vennero raccolti i risultati di no i suoi cultori in un determinato momento storico.
un'inchiesta sullo stato degli studi e degli orientamenti Del resto per il Maynaud tutti i tentativi compiuti negli
della scienza politica in un gran numero di paesi, sia
Di L. $trauss cfr. Che cos'è la filosofia politica?, trad. it. Urbino
europei che extraeuropei. L'impressione che si riceve l

1977; di H. Dombois, Strukturel/(-' Staatslehre, Berlin 1952, 5; di O.K.


scorrendo l'opera è quella di una notevole diversità di FlecFith'eìm, érundfegung del" politischen Wissenschaft, Meisenheim a <ìi,l.
posizioni, sia per quanto attiene ai fini che per la meto- 1958, voI. VI, 97; di W. Hennis, Politik und praktis~he Philosophie, Neu-
wied aro Rhein und Berlìn 1963; di P. von Oertzen, Uberlegungen zur Stel-
lung der Po/itik unter der Sozialwissenschaften, in Politologie und Soziolo-
gie, Kòln und Opladen 1965.
l AA. VV., La science politique contemporaine, Contribution à la 4 "Kantstudien", 35 (1930), 28-42.
recherce, la méthode et l'einseignement, Liège 1950. J. MEYNAUD, Introduction a la science politique, Paris 1959,
1 Hl.
148 CLAUDIO PACCHIANI
NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 149

ultimi anni per stabilire in maniera univoca l'oggetto no fatto prevalere il punto di vista scientifico su quello
proprio della scienza politica non hanno avuto altro filosofico"'. Nell'era 'premoderna' della teoria sociale,
. esito che quello di confermare l'eterogeneità dei punti il fine ultimo dell'indagine sarebbe stato quello di indi-
di vista che esiste in questo settore'. Su di un punto, care i "principi di una organizzazione ideale"; solo in
egli osserva, sembrerebbe essere d'accordo tuttavia al- forma subordinata, e come condizione per porre le
meno la maggior parte dei cultori della disciplina. Sul ',i
premesse per il raggiungimento di quella finalità, ci si
fatto cioè di ritenere che solo in epoca recente la scien- sarebbe anche preoccupati di esaminare il funziona-
za politica si è venuta separando e quindi rendendo au- mento delle organizzazioni politiche realmente esistenti.
tonoma nei confronti della pura speculazione da un la- Certo, anche nel primo stadio delle ricerche sociali
to, e dall'altro dal semplice studio storico dei fenomeni vi sarebbero state comunque delle indagini a carattere
politici. Si può dire infatti che fino a non molto tempo scientifico. Tuttavia i risultati sarebbero stati per Du-
fa il teorico della politica non ha voluto rinunziare a verger assai ridotti se raffrontati alla quantità predomi-
proporre dei giudizi e delle direttive utili al comporta- nante di indicazioni a carattere normativo. Poiché so-
mento pratico, muovendosi così tra i due poli opposti ,i no sempre queste ultime che alla fine hanno finito per
delle prescrizioni morali e della pura e semplice esplica- orientare l'azione dello studioso e per decidere dei suoi
zione positiva dei dati. intenti finali, si deve affermare "che le prime teorie
scientifiche sono il riflesso di dottrine metafisiche e
2. L'esistenza di una netta linea di demarcazione morali e di posizioni aprioristiche"'.
tra una 'preistoria' della scienza politica ed un'epoca La convinzione che solo nell'epoca moderna gli stu-
nella quale essa avrebbe invece raggiunto un suo auto- di di politica abbiano raggiunto un effettivo livello di
nomo statuto di scientificità, è sostenuta con decisione scientificità e si siano sostituiti ad un orientamento so-
da quegli autori che, come M. Duverger, non mettono stanzialmente filosofico e prescientifico, sta alla base
neppure in discussione come la progressiva acquisizio- anche della policy sciences cos{ come la concepiscono
ne di una prassi di ricerca sempre più rigorosamente negli Stati Uniti Harold Lasswell e la sua scuola 'o . An-
scientifica, vada di pari passo con la liberazione che secondo il punto di vista di Lasswell è necessario
dall'impostazione e dai problemi di quella che, in con- innanzitutto distinguere tra quelle opere che formula-
trapposizione alla scienza, viene definita come la filo- no proposizioni e principi di dottrina politica e quelle
sofia sociale'. Nell'epoca 'prescientifica' il fine del ri- che si riferiscono invece più precisamente alla scienza
cercatore sarebbe stato, secondo Duverger, quello di ! politica. Un lavoro scientifico nel campo della ricerca
indicare il modo in cui una determinata formazione so- politica esamina ciò che lo Stato e la società sono di
ciale doveva essere organizzata, più che quello di esa- fatto e non ha la pretesa di indicare ciò che dovrebbero
minare la maniera in cui effettivamente quella si era co- essere. Ciò che garantisce infatti la scientificità dei pro-
stituita. La filosofia sociale avrebbe così per secoli so- cedimenti nel campo delle scienze sociali è l'esclusione
verchiato la scienza sociale: ancora in tutto il settecen- di quel tipo di elaborazioni teoriche che, sottraendosi
to sarebbe irrilevante "il numero degli autori che han- alla "osservazione ed al controllo empirico", giungono

Ivi, 13.
6
8 Metodi cit., 18.
M. DUVERGER, I metodi delle scienze sociali, trad. lt. Milano
7
9 Ibidem.
1963,18 e segg.; cfr. dello stesso Introduzione alla politica, trad. it.-Bari lO H. LASSWELL, A. KAPLAN, Potere e società, trad. it. Milano
1966. 1979.
150 CLAUDIO PACCHIANI NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 151

a formulare delle astrazioni del tutto separate dalla gnificato dello Stato. La filosofia va però al di là dei
realtà. Tutta una tradizione del pensiero politico alla propri limiti non quando esprime giudizi di valore, ma
quale, secondo Lasswell, appartengono anche filosofi solo quando ritiene di poter essere applicabile, quando
come Platone, Locke, Rousseau ecc ... , avrebbe avuto si presenta cioè come una "teoria suscettibile di azione
come scopo non tanto la pura e semplice conoscenza pratica". In questo caso accade infatti che una teoria
dei fatti, quanto piuttosto la giustificazione delle for- che nella sua natura propria non è una teoria della pra-
mazioni politiche esistenti o di quelle che essi stessi tica, vuole invece presentarsi come tale. Non si tratta
proponevano". Compito della scienza politica deve es- qui di una insufficiente elaborazione o inadeguatezza
sere invece quello di configurarsi come una scienza em- della teoria, ma piuttosto della totale estraneità di ogni
pirica del comportamento umano: le stesse formazioni elaborazione filosofica ad interpretare la realtà politi-
sociali ed istituzionali acquistano senso infatti solo se ca. Se infatti la politica è nella sua essenza propria, se-
sono ricondotte a forme di comportamento. Anzi, per- condo il punto di vista di Sartori, in primo luogo una
fino i termini che formano il patrimonio lessicale di ba- tecnica, nel senso che ha in sé una componente tecnica,
se del linguaggio politico, come Stato, governo, dirit- nello stesso tempo può essere. anche oggetto di una
to, potere ecc ... "hanno un significato ambiguo, finché scienza di tipo ipotetico, tale che sia in grado cioè di
non sia chiaro il modo in cui devono essere impiegati fornire relazioni funzionali del tipo 'se ... allora'. Se è
per descrivere ciò che effettivamente la gente dice o certo che sotto questo aspetto la scienza politica può
fa"12. fornire solo conoscenze relative, è anche vero che
Sostenitore di una rigida distinzione tra atteggia- all'interno di questi limiti essa è qualcosa di più che
mento filosofico ed atteggiamento scientifico nel cam- non arte o ideologia.
po della ricerca politica è stato pure in Italia Giovanni Bisogna osservare che Sartori non si pone nemme-
Sartori. Anche per Sartori è un diverso uso dellinguag- no il problema di lin metodo proprio delle scienze so-
gio quello che permette di distinguere tra teorie ciali che possa essere in qualche modo distinto da quel-
empirico-scientifiche della politica e filosofia politica 13. lo delle cosiddette 'scienze esatte'. Piuttosto egli sem-
Il linguaggio filosofico è definito da Sartori come lin- bra partire dalla distinzione di diversi usi dellinguag-
guaggio metaosservativo: in esso "le parole non servo- gio e definisce senz'altro quello filosofico come lin-
no per osservare, non significano quel che rappresenta- guaggio metaosservativo. Si tratta evidentemente
no". Al contrario, nella conoscenza scientifica è richie- dell'adozione di un luogo comune. Ciò che qui non vie-
sto un uso descrittivo, empirico del linguaggio, "nel ne neppure messo in discussione è se l'oggetto proprio
quale le parole registrano osservazioni e 'stanno per' cui si rivolgono le scienze sociali sia eguale, nella sua
ciò che rappresentano"I'. Ciò dovrebbe apparire parti- essenza propria, all'oggetto delle scienze esatte.
colarmente evidente per quanto riguarda la teoria dello
Stato. L'interesse del filosofo non verte qui tanto sulla 3. Il venir meno nella scienza politica contempora-
realtà dello Stato esistente, quanto sul problema del si- nea di un'intenzione di carattere pratico normativa è
particolarmente evidente in effetti, se si tiene presente
che la quasi totalità degli specialisti nel campo delle
Il lvi, 3.
IlIvi 17 scienze della società è d'accordo oggi nel ritenere che il
l.' G. SARTORI, Per una definizione della scienza politica, in Antolo- loro scopo fondamentale è soltanto quello di esporre la
gia di scienza politica, Bologna 1970, Il. dinamica e lo sviluppo delle relazioni sociali, mentre
14 Tvi, 20.
152 CLAUDIO PACCHIANI NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 153
non ritiene che faccia parte dei loro compiti la prescri- ed immediato con la realtà stessa della vita politica. In
zione di concrete finalità sia relativamente agli Stati realtà le moderne scienze sociali stabiliscono tale rap-
che alle altre associazioni inferiori. Tuttavia esiste an- porto solo con la mediazione dell'aPl?arato concettuale
che chi pensa che non ci si debba limitare ad una con- e terminologico delle SCienze naturah, ed attraverso un
statazione puramente neutrale dei fatti politici. Tra co- corpus di concetti fondamentali che esse hanno assun-
storo E. Spranger l " che ha attribuito ad esempio alla to da quella stessa tradizione filosofica che apparente-
scienza politica la funzione di mettere in chiaro i criteri mente rifiutano e disprezzano. Ciò ha portato come n-
attraverso cui le differenti ideologie cercano di ottenere sultato una perdita di consapevolezza riguardo agli
una loro propria legittimazione, oppure Th. Litt l6 , che scopi ed all'oggetto stesso della ricerc~. E questo sareb-
ritiene compito della scienza politica quello di stabilire be testimoniato dal fatto per CUI oggi manca non sol-
quali siano le condizioni di base di forme di vita tanto un reale accordo riguardo all' oggetto, alla meto-
politico-associativa conformi ad una struttura sociale dologia ed alla funzione propria della disciplina, ma
democratica, e quali forme di morale politica e di pe- persino la stessa natura della politica è diventata ogget-
dagogia sociale siano ad essa collegate. Che ~me della to di discussione. Tutto ciò è conseguenza, secondo
dottrina politica sia innanzitutto la ncerca del presup- Strauss del fatto che la scienza politica ha perso di vi-
posti etici che caratterizzano l'agire sociale, è poi anche sta queÌ10 che un tempo era il suo compito prindpale, e
convinzione di chi, come J. Maritain o J. Messner, cioè la scelta del migliore ordine statale. Il vemr meno
prende le mosse da una concezione generale dello Sta- di tale finalità costituirebbe anzi il maggiore elemento
to, o meglio della comunità politica, fondata su di un di differenziazione tra antichi e moderni: alla sua origi-
diritto naturale concepito conformemente ad una mo- ne la filosofia politica non si distingueva neppure dalla
rale statale cristiana". scienza "e consisteva nello studio che abbracciava tut-
Ma è stato soprattutto Leo Strauss che, a partire in ti i problemi umani, mentre oggi la troviamo tagliata a
modo specifico dal 1953, ha cercato di riaffermare pezzi"19. . . .
l'importanza dell'elemento normativo nel campo delle Vicino per molti aspetti alle tesI di Strauss, partico-
dottrine politiche contrapponendosi decisamente a larmente per quanto riguarda la rivalutazi~ne del pen-
quello che gli è sembrato l'indirizzo oggi dominante". siero politico classico-antico, è Enc Voegelm. In modo
La premessa di fondo da cui prendono le mosse I mo- specifico nell'Introduzione metodol?gica ad un suo la-
derni scienziati della politica, afferma Strauss, è l'idea voro pubblicato per la pnma volta m mgl~se nel 1952
che proprio emancipandosi dai problemi caratteristici ed intitolato La nuova scienza della poltttca, Voegehn
della filosofia si possa guadagnare un rapporto diretto si rivolge criticamente contro quella che a lui sembr~ la
presunzione di fondo delle moderne sCienze. sOClah, e
15 E. SPRANGER, Volk, Staat, Erziehung. Gesammelte Reden und
che consiste nella pretesa, espressa per la pnma volt~
Aufsatze, Leipzig 1932. nella forma più compiuta nell'opera di Max We.~:,r, di
• I{, T. LTTT, St(/(/tsgell!{llt I/nd Sìttlichkeit, Miinchcn 1948, dello stes- poter isolare e separare tra loro I fatti d~1 ;alon .' ..
so cfr. pure lndil'iduu/J1 und Gemeinschaft, Leìpzig 1926 3 ,
17 Di J. Maritain cfr. L'uomo e lo Stato, trad. it, Mil~mo 1963; di J.
La liberazione della scienza della sOCieta da! gmdlZl
Messner Das Natun'echt, Innsbruch 1950, e Kulturethik mit Grundlegung
durch Prinzipienethik und Personlichkeitsethik, Innsbruch 1954.
I~ Cfr. soprattutto Natural Right and History, Chicago 1953, trad.
19ChI' cos'p la filosofia p()litica? dt" 42.
it. Venezia 1957; Che cos'è la filosofia politica? cit.; The City and Man,
lO E. VOEGELIN, La IIU(H'<I scien"a politica, trad. it. Torino 1968,
Chicago 1963.
63 e segg.
NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 155
154 CLAUDIO PACCHIANI
Non spetta dunque al ricercatore nel campo dei fat-
di valore, nota Voegelin, doveva essere possibile per ti politici di creare egli stesso, mediante definizioni ed
Weber attraverso l'elaborazione di tipi ideali che per- assiomi, gli elementi di base sui quali deve poggiare la
mettessero di individuare da un lato formazioni istitu- sua indagine; al contrario, egli deve partire da concetti
zionali di base e le deviazioni da esse, e dall'altro di che trova già presenti all'interno dell' orizzonte socio-
permettere la formulazione di relazioni causali tipiche. culturale nel quale si muove. Le opere di etica e di poli-
Ciò implicava come presupposto di fondo la netta se- tica di Aristotele forniscono, secondo Voegelin,
parazione dei valori dell'ordinamento politico, che ve- l'esempio migliore di un tipo di ricerca che parte ap-
nivano sottratti cosÌ ad ogni considerazione critica, da punto dalla consapevolezza di tali problemi fondamen-
una conoscenza scientifica della realtà sociale che do- tali. L'uso che Aristotele ha fatto dei concetti fonda-
veva essere resa disponibile e quindi utilizzata in senso mentali della politica, quali ad esempio quelli di pdlis,
tecnico nella concreta prassi politica. Voegelin con- di cittadino, di costituzione, di forma di governo ecc.,
trappone a quest'idea di fondo di Weber il suo proprio dimostrano proprio come egli si sia ben guardato
punto di vista, secondo il quale le formazioni sociali dall'attribuire a quelle parole un significato arbitrario,
umane non possono essere intese alla stregua di eventi ma le abbia assunte nel senso che esse avevano nell'am-
o fatti del mondo esterno che siano in qualche modo biente sociale che le aveva prodotte. Proprio illinguag-
disponibili all'osservazione allo stesso modo di qualsia- gio comune e !'insieme delle opinioni ricorrenti, oltre
si fenomeno naturale. A differenza delle realtà del che naturalmente i diversi punti di vista precedente-
mondo fisico, le formazioni sociali non sono per Voe- mente elaborati da quei filosofi e poeti che avevano
gelin dei dati oggettivi immediatamente disponibili trattato le medesime questioni, aveva costituito il pun-
all'indagine disinteressata dello scienziato. Ogni for- to di partenza dell'indagine per Aristotele.
mazione associativa umana è invece una realtà essen- Per queste ragioni, conclude Voegelin, è necessario
zialmente storica, che si costituisce diacronicamente avere ben chiaro che il procedere ermeneutico della
come un cosmion, e cioè un piccolo universo autono- scienza politica è essenzialmente diverso da quello delle
mo, attraverso i significati che gli attribuiscono nel scienze empirico-analitiche. Chi si propone, ad esem-
corso del tempo gli individui che lo compongono'!. pio, di comprendere il senso di un'opera come la Re-
L'elaborazione di quella forma letteraria che è una dot- pubblica di Platone, non ha certo bisogno della mate-
trina politica compiuta non rappresenta pertanto nulla matica; e viceversa, lo scienziato che si occupa della
di diverso dalla manifestazione dello sforzo di auto in- struttura cellulare non utilizza gli strumenti propri del-
terpretazione da parte di una società. Ciò presuppone la filologia classica o i principi dell'ermeneutica".
la penetrazione di forme simboliche che si presentano a
diversi livelli di formalizzazione, che vanno dalle sem- 4. Una delle conseguenze più importanti della ten-
plici forme rituali, al mito, alle teorie razionalmente denza propria delle moderne scienze sociali ad intende-
più compiute. Si tratta di un campo di elaborazioni so- re i fenomeni politici come dati oggettivi, è quella per
cio linguistiche che la scienza politica al suo nascere cui questi ultimi vengono ricondotti essenzialmente al-
trova già predisposto, e dal quale tanto poco può pre- la categoria del potere. Non pochi sono infatti coloro
scindere, che anzi proprio esso deve formare l'oggetto che ritengono oggi che proprio nel potere debbaesser~
primo delle sue indagini.
22 lvi, 52.
,I lvi, 83.
156 CLAUDIO PACCHIANI NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 157

vista la realtà specifica del politico. La problematica me H. Jahrreiss ritengono addirittura che tutto l'ordi-
dell'acquisizione, dell'uso e della perdita del potere in namento giuridico, la costituzione stessa dello Stato
un ordinamento determinato viene presentata anzi possono intendersi come parte e manifestazione
spesso come l'intento fondamentale della scienza poli- dell'organizzazione del potere"; o che, come Th.
tica. Se si vuole proporre una determinazione generale Eschenburg riconducono la divisione delle diverse for-
del concetto di potere, ha osservato ad esempio O. me di Stato alla formazione di diversi sistdmi
Stammer, occorre dire in primo luogo che esso rappre- d'autorità 27. Accanto all' autorità che deriva dalla so-
senta un fenomeno generale dell'ordine sociale, e che vranità popolare, e quindi controllata e cooperativisti-
costituisce l'elemento di base di ogni associazione uma- ca (genossenschaftlich), si pone cost per Eschenburg
na, in tutti i gradi del suo sviluppo". nn'autorità incontrollata, autoritaria ed autocratica
Un esempio ormai classico di definizione del con- che caratterizzerebbe i regimi assolutistici e dittatoria-
cetto di potere è quello fornito da Max Weber. Weber li.
definisce il potere come la chance, all'interno di una re- La problematica dell'autorità, cioè il problema
lazione sociale, di far prevalere in ogni modo il proprio dell' eserCizio del potere e dei metodi e delle tecniche
volere contro un'opposizione, ovunque si fondi o, in utilizzate, viene trattato frequentemente dal punto di
altre parole, la possibilità da parte di comandi determi- vista sociologico, esaminando il potere come sussisten-
nati di trovare obbedienza". Il potere equivale cast ad te quando e dove agiscono sull'individuo pressioni so-
un'autorità che si manifesta a diversi livelli, a partire ciali (social pressures) per raggiungere una condotta
dalla cieca abitudine, fino a considerazioni puramente desiderata (G. Gurvitch, O.K. Flechtheim)'". La dot-
razionali rispetto allo scopo". Quello che deve essere trina del controllo sociale è divenuta anzi una discipli-
aS,sicurato in ogni caso è la possibilità di un agire il na speciale della sociologia, la quale ha a che fare in
quale si renda comprensibile in base ai motivi che lo questo caso con tutte le forme ed i mezzi attraverso cui
determinano, alle ragioni che spiegano cioè l'obbedien- il comportamento degli uomini viene influenzato da
za verso il detentore o i detentori del potere. Ciò vale parte dei gruppi, nella società e nello Stato, sia che si
naturalmente in primo luogo per lo Stato, che all'inter- tratti di abitudini, costumi, tradizioni, atteggiamenti di
no di un territorio determinato, sa rivendicare con suc- fede e idee, o di condizionamenti organizzati attraver-
cesso il monopolio della costrizione fisica. Il potere po- so l'educazione, l'opinione pubblica e la propaganda o
litico diventa cost potere statale, ed i fenomeni di pote- la costrizione politica".
re, sui quali lo scienziato della politica ha indirizzato la L'ipostatizzazione del potere a categoria propria
sua attenzione, sono messi in diretta relazione al pote-
! re statale; la scienza politica si riduce in tal modo ad
," una vera e propria sociologia dell'autorità (Herr- n H. ]AHRREISS, Mensch und Staat, Kòln 1957 141 e segg.
schaftssoziologie). 21 T. ESCHENBURG, Staat und Gesellschaft in D~utschland, Stutt-
"gart 1956.
Direttamente a Weber si riferiscono coloro che, co- 28 Una esposizione complessiva della posizione teorica di G. Gurvitch

si tr~)ya nel Tmité de sociologie, la cui pubblicazione egli stesso ha diretto


(Pans 1958, voI. I, 216-325). O.K. Flechtheim ha curato la pubblicazione
1-3 O. STAMMER, Gesellschaft und Politik, in Handbuch der Sozio-
del volume Fundamentals oj Political Science, New York 1952, dove la teo-
logie, Stuttgart 1955, 571 e segg. ria de~ socia! co.ntro! viene .applicata sia in relazione ai meccanismi del pote-
24 M. WEBER, Economia e società, trad. it. Milano 1968, voI. I,
re SOCiale che dI quello POlItICO. Dello stesso cfr. Eine Welt oder keine? Bei-
207. triige zur Politik, Politologie und Phi!osophie, Frankfurt 1964.
25 Ibidem, 29 Cfr. Gesellschajt und Politik cit., 575.

ii
T
CLAUDlO PACCHIANI
158
NORMA TlVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 159
della scienza politica non riguarda certo solo la tradi-
zione culturale tedesca, ma anche e soprattutto quella zione di una totale estraneità delle concrete intenzioni
americana. H.D. Lasswell vede nella scienza poli;ica pratico-politiche nei confronti dello Stato, estraneità
proprio una seienee of power, e nel p~t~re gumdll og- che avrebbe avuto come immediata conseguenza nello
getto peculiare di essa 30. Il potere non e qUi concepito stesso tempo un' astensione apolitica del privato indivi-
come un ambito che possa essere mtes? sepa'.'atament~ duo nei confronti delle attività di governo ed un'alti'et-
o come un aspetto particolare della vita s~clale, ma e tanto apolitica adorazione del potere.
presente in tutte le sue c?mponentl ~~me CIO che ne co- Anche Hermann Heller ha criticato duramente nel-
stituisce l'aspetto propnamente polltico. . la sua Staatslehr~ coloro che hanno rinunziato ad ogni
Tuttavia bisogna dire che, soprattutto m. Ger~~­ mterpretazlOne m senso teleologico della realtà dello
nia, si è sviluppato un indirizzo dell~ soclOlogla politl~ Stato, per vedere in esso unicamente un'espressione
ca che si è opposto alla tendenza ad ~nterpretare tutti I della costri~ione e della violenza". L'agnosticismo, egli
fenomeni sociali mediante la categona gener~le del p~­ afferma, di coloro che credono che non si possa ri-
tere. t soprattutto in quello che è stato deflmto come Il spondere alla questione del fine dello Stato conduce
più importante. tentativo .prodotto I~ ambito tedesco alla. triste ~onclusio~e secondo la quale og~i gruppo
negli anni venti di costrUire una teona dello Stato, la politiCO puo defJmrsl solo attraverso il suo strumento
Verfassung und Verfassungsrecht di, R. Smend che la 'violenza'. A questa dottrina, ed a maggior ragione ~
questo modo di intendere la politlca e stato mes~o m quelle che sostengono che il potere è il fine concettual-
questione 3 !. Se già da tempo.' sostle~~ Smend, ~Ia l~ mente necessario dello Stato, più che di essere false ca-
teoria dello Stato che la teona del dmtto pubblico SI pita di non dire assolutamente nulla. Dato che tut~e le
trovano in Germania in uno stato di crisi o per lo meno istituzioni umane dispiegano potere, se non si fissa una
di decadenza ciò è dovuto in modo particolare pro- funzione del senso del potere specifico dello Stato non
prio alla grande influenz~ che le concezioni di Weber e è possibile distinguerlo da un'accolita di banditi,' o da
di Meinecke hanno eserCitato sul modo di mtendere la un trust del carbone o da un club sportivo".
realtà dello Stato. Attraverso questi autori si affe~me­ AI di là ed al di sopra della pura analisi della forma-
rebbe in sostanza, secondo Smend, una te~na pOSltlV~ zione e del meccanismo dei rapporti di potere è la de-
dello Stato come impresa (Betrieb), che sVllupI;andosl terminazione del senso immanente dello Stato' che è di
sulla base di una propria immanente teleologla ,. non importanza decisiva per la comprensione dello stesso
potrebbe apparire al singolo individuo altnr~entl che m tutti i suoi dettagli. Senza un riferimento alla funzio-
nella forma di una forza naturale o di un destmo che SI ne ed al senso dello Stato, conclude Heller, tlltti i con-
attua e procede secondo leggi autonome". Ciò avrebbe cetti della teoria dello Stato e del diritto appaiono privi
portato all'insolubile antinomia di Kmtos ed Ethos, e di significato.
quindi all'idea di un carattere demomaco del potere e Kurt Sontheimer si ricollega esplicitamente ad Hel-
dell'autorità. ler qua.ndo afferma che l'elemento essenziale che prima
Il risultato di queste teorie è per Smend l'afferma- di ogm altro permette di distinguere le differenti for-
mazioni sociali, non è la 'qualità' del potere presente in
.lo Cfr Potere e società cit., 89 e segg. .h esse, ma i fini e le relazioni che sono loro proprie". t
31 R. SMEND, Verfassung und Verfassungsrecht, in Staatsrechtltc e

Abhandlungen und andere Aufsatze, Berhn 1955, 121 e segg. 3J H. HELLER, Staatslehre, Leiden 1934, 203.
l2 lvi, 122. J4 Ibidem.
l, K. SONTHEIMER, Zum Begrif! der Macht als Grundkategorie
CLAUDIO PACCHIANI
NORMA TlVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 161
160
co si limitava ad esempio ad indicare le linee fonda-
indiscutibile il fatto che i rapporti di forza gi~chino un mentali su cui doveva essere stabilita la costituzione
ruolo fondamentale, ma essi non sono sufficIenti da propria dello Stato di diritto, sulla base della finalità
soli a definire il politico in quanto tale. Se considena- principale che a questa veniva assegnata, che era quella
mo dice Sontheimer nel contesto del SUOI scnttl poh- di garantire giuridicamente la libertà individuale. Alla
tici' la definizione d~l potere dello Stato d~ta da M. teoria generale dello Stato era affidato invece il compi-
Weber possiamo concluderne che SI tratta di una con- to di esporre le determinazioni generali che sono conte-
cezion~ teorica che si trova completamente collocata nute nel concetto stesso di Stato; mentre all' economia
nella tradizione specificamente tedesco-blsmar.cklana politica, intesa come scienza autonoma, spettava di ri-
dello Stato, tradizione che ha avuto m von Treltschke cercare le relazioni necessarie che si costituivano all'in-
il suo primo e più celebre rapprese~tante.36: terno di una disciplina speciale dei fatti economici".
Che ciò sia vero nella sostanza, e dlfflcrle d~ nega- Da tutte queste scienze era assente, per Treitschke,
re; però occorre anche riconoscere che per Treltschke il problema di fondo dell' antica politica costituita se-
, lo Stato non appare soltanto come una formazIOne di condo il modello di Aristotele: nessuna si chiedeva cioè
potere, al contrari~ ~sso viene mteso soprattutto come come dovesse essere costituito l'ordine statale in fun-
una comunità pohtlCa onentata teleolo~lcamente" ~ zione della realizzazione del bene di un popolo deter-
che riceve il suo significato propno dal fme o dar fIm minato in una determinata epoca, e come dovessero es-
che è chiamata a realizzare. . sere fatte le leggi perché ne potesse derivare il vantag-
Particolarmente nella sua GeselischaftswIssen- gio di tutti. Il dominio dei principi liberali, che affidava
schaft del 1859 , von Treitschk~ aveva n;resso m eVld~n­ allo Stato l'unica funzione di assicurare il più alto gra-
za in modo particolare le modlflcazlom che la pohtlCa do di libertà ai cittadini da un lato, e dall'altro la sfidu-
come scienza aveva assunte 'nel secol~ ~corso~7. Tanto cia che argomenti di carattere pratico potessero essere
l'antica concezione di una scienza pohtlca umtana, m- oggetto di trattazione scientifica, avevano contribuito
tesa al modo di Aristotele, quanto il sistema complessI- a provocare la progressiva esclusione di tali questioni
vo di una dottrina camerale dello Stato, egh afferma, fondamentali dalla scienza politica, e di conseguenza la
erano venute meno, ed il loro posto era stato preso da perdita da parte di quest'ultima della cosapevolezza del
. una molteplicità di discipline che SI erano succedute a suo compito e delle sue, finalità. Chi desidera riacqui-
quella. L'elemento c~ratterizzante queste n;rove sCle':l- stare il senso autentico di ciò che significa la parola po-
ze della politica consisteva, da un lato nell autonomia litica, affermerà più tardi von Treitschke nella sua Po-
del fine di ciascun ambito d'indagine, dall'altro nel c~­ litik, deve rivolgersi all'antichità classica, e particolar-
rattere proprio della ricerca, alla quale era ormai affl: mente al più grande capolavoro teorico-politico che es-
data unicamente la funzione di scopme leggi e nessI di sa ha prodotto, e cioè la Politica di Aristotele". Secon-
carattere generale. Dominante er~ in es~e, un Ideale do la concezione classico-antica infatti la politica era
scientifico di tipo teoretico: la teorta del dmtto pubblt- semplicemente la dottrina dello Stato e trattava in for-
ma unitaria ciò che si trova invece suddiviso oggi in do-
mini autonomi e privi di connessiòne tra loro.
1:?;r~~;fr:;;n~t:::s;::f:;i~~ ~:de~h::~~:C;:efb~~~kinE:;;:i;~1uu~~:~
203.
Ibidem
26 ,{ H Il 1927 li lui, 81. .
H.V. T'REITSCHKE, Die Gesellschajtswissenschajt, a e
31 , 39 H.v. TREITSCHKE, Politica, trad. it. Bari 1918, I, 2.
79 e segg.
162 CLAUDIOPACCHIANI NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 163
5. Dieci anni dopo la Gesellsehaftswissenschaft di dichiarava Holtzendorff, che anche per quanto riguar-
Treitschke, Franz von Holzendorff sosteneva nel suO! da il senso dei termini, ci si allontana sempre di più da
Principien der Politik come la crescIta progressIva delle quella concezione secondo la quale la politica era inte-
scienze umane e degli oggetti che essa andava ll;dllden- sa come l'insieme di tutte le scienze dello Stato (die ge-
do nel suo campo d'interessi, avesse reso ormaI Impos- samte Staatswissensehaften)42. Già il fatto che nel no-
sibile riferire tutto l'insieme delle conoscenze del feno- stro tempo non si ponga in discussione che esiste una
meni e delle nozioni che si riferivano ~llo Stato ad chiara differenza tra diritto, morale, politica, dimostra
un'unica scienza~o. Ciò a cui ci si ~ro,:,a ~h ~r~nte ogg~, l'evidente contrapposizione che sussiste nei confronti
affermava Holtzendorff, è una sene dI dlsCl1.'lme relati- delle filosofia politica dassica, e nello stesso tempo fa
vamente autonome, del tipo di quelle che m FranCIa, nascere l'esigenza di una nuova terminologia speciali-
ad esempio, hanno assunto il nome dI selenees morales stica. Ma ciò che più importa è che la politica cessa di
et politiques. Tra di esse eglI enumerava: 1. La teona essere identificata tout court alla scienza dello Stato nel
generale dello Stato (Allgemeine ~taatsleh~e), .alla qua- suo complesso, per diventare invece una scienza spe-
le spettava di trattare le propneta: le funzl?m e le fo::- ciale nell'ambito complessivo delle scienze statali.
me giuridiche relative allo stato c1V1le deglI u?mm~, m Un'analoga convinzione si trova espressa nell'In-
quanto potevano essere derivate dalla determmazlOne troduzione di ].K. Bluntschli alla sua Teoria generale
della natura e dai fini dello Stato. 2. Il dmtto pubblIco dello Stato. "Gli antichi greci-sostiene Bluntschlic da-
(Staatsrecht) che doveva contenere le non~e nguar- vano il nome di politica all'insieme delle scienze dello
danti il rapporto tra il potere dello Stato ed I clttadml. Stato. Noi invece desÌJ'inamo il diritto pubblico (Staats-.
3. Il diritto internazionale (Volkerre~ht) che trattava recht) e la politica (Politik) come due scienze diverse"".
delle relazioni che Stati autonomI stabIlIscono tra dI 10- Anche se la scienza politica, come la scienza del diritto
ro. 4. La dottrina dell'economia. politica (Volbwlrt- pubblico, si riferiscono entrambe a quella stessa realtà che
sehaftsléhre) che stabilisce i cnten sec?n~o I quah ven- è lo Stato, occorre dire per Bluntschli che ciascuna di es-
gono governati all'interno di una SOCI eta orgamzzata se lo considera da un diverso punto cii vista e secondo
dal punto di vista della vIta st~tale,.la produ~lOne, ti una diversa direzione. La scienza del diritto pubblico
consumo e la distribuzione del bem matenah. 5. La intende lo Stato come un ordinamento regolato giuri-
scienza delle finanze (Finanzwissensehaft) che doveva dicamente e rappresenta la sua organizzazione, le rego-
interessarsi del complesso delle necessità dello Stato e le della sua esistenza e la necessità dei suoi rapporti,
dell'amministrazione dei beni statali, ed mfme 6. La tanto che si può affermare che il diritto pubblico è lo
scienza della polizia (Polizeiwissensehaft) che contene- Stato stesso nel suo ordinamento interno. La scienza
va i principi secondo i quali si doveva provvedere al be- della politica lo considera invece nella sua vita,nel suo
ne comune ed alla difesa dello Stato dal pencoh che lo sviluppo; essa fa riferimento ai fini verso cui tende
rninacciavano 41 • .. • • l'azione pubblica e insegna a conoscere i mezzi utili al
L'autonomizzazione di questi diversi amb,ti d,SC,- conseguimento di questi fini. La vita dello Stato, l'azio-
plinari permette di affermare con una certa SIcurezza,

42 "Dobbiamo considerare come un dato acquisito che l'uso linguisti-

co moderno si è sempre di più allontanato da quella determinazione concet-


tuale che concepiva la politica come l'insieme delle scienze statali" (Ivi, 7).
40 F.V. HOLTZENDORFF, Die Principien der Politik, BerIin 1869, 4.
~, ].K. BLUNTSCHU, Allgemeine Staatslehre, Aalen 1956 6 , voI. I. 2.
41 lvi, 4-5.
164 CLAUDIO PACCHIANl NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 165

ne statale, questo è l'oggetto della scie~za politic~. amministrativo, quello internazionale ecc.-, occorre
Bluntschli non contrappone tuttavia alla SCienza anche dire che una sis,tematizzazione razionale del
politica soltanto la scienza del diritto pubblico, ma campo della ricerca scientifica richiede certe distinzioni
opera anche una seconda e non meno importante di- preliminari che erano assenti nell' antica filosofia politi-
stinzione. Di fronte alla politica come dottrina dello ca.
Stato sta infatti la politica come prassi statale (Staats- J ellinek distingue perciò tutte le scienze che si riferi-
praxi~), come azione concreta dell'uomo di Stato". scono allo Stato in tre parti: scienze descrittive, scienze
Mentre la prima, in quanto è in definitiva solo una for- teoretiche o esplicative e scienze pratiche o applicate".
ma di conoscenza non ha bisogno né dell'autorità del- Il fine delle scienze descrittive è di individuare i fatti e
le leggi, né dell'approvazione della massa,.ma è. sicura di c1assificafli, esporli nella loro evoluzione e quindi
di progredire unicamente se tratta bene I SUOI argp- evidenziare le relazioni interne ed esterne da cui sono
menti; la politica come azione statale non può reahz- legati. La scienza descrittiva per eccellenza, che sta alla
zarsi senza conflitti, e può attuare m concreto le sue base di tutte le scienze sociali e quindi anche delle
idee unicamente attraverso l'uso del potere". scienze dello Stato, è la storia.
La scienza teorica dello Stato o dottrina dello Stato
6. Alla fine del secolo XIX Jellinek ribadisce la po- (Staatslehre) comporta due branche: una è la dottrina
sizione subordinata della politica nell' ambito delle al- generale dello Stato (allgemeine Staatslehre), l'altra la
tre scienze dello Stato, sostenendo nel contempo che dottrina particolare dello Stato (besondere Staats-
una preliminare distinzione delle attività e delle forme lehre)". Quest'ultima ha la duplice funzione da un lato
in cui si esprime la vita statale dagli altri settori dell'at- di comparare le istituzioni degli Stati in generale o di
tività sociale era indispensabile' perché le ricerche poli- un gruppo di Stati in particolare, e dall'altro di studiare
tiche potessero conseguire valore di scientificità". le istituzioni di un solo Stato, considerandole sia nella
Il fatto che si continuino ad usare termini come loro evoluzione storica, sia nella forma che esse rive-
scienee politique, scienza politica, political science o stono nel presente. La dottrina generale dello Stato si
politics, non dimostra altro, per Jellinek, se non che SI trova a sua volta suddivisa in due parti distinte: accan-
è mantenuta ancora ai nostri tempi, sia presso i popoli to alla dottrina generale dello Stato dal punto di vista
latini che presso gli inglesi, quell'antica concenzione sociale (allgemeine Soziallehre des Staates), che segue il
che vedeva nella politica l'espressione dell'attività com- metodo sociologico, si colloca la dottrina generale del- ,
plessiva dei membri della città nei confronti della lo Stato dal punto di vista giuridico (allgemeine Staats-
polis". Se è certo fuori discussione, egli afferma, che rechtslehre) che si identifica col diritto pubblico
sussistono connessioni assai intime tra discipline come generale" .
la scienza dello Stato e le scienze giuridiche, -certe parti La dottrina del diritto pubblico è dunque una parte
sono loro comuni, come l'insieme delle dottrine del di- , della scienza generale dello Stato, anche se per Jellinek
ritto pubblico, tra, cui il diritto costituzionale, il diritto il lato giuridico deve essere considerato come uno degli
aspetti più importanti dell'idea dello Stato, dato che
44 lvi, voL III, 5,
45 Ivi, voI. III, 3.
46 G, ]ELLINEK, Das Recht des modernen Staates, volI, Allgemeine 481vi 6
Staatslehre, Berlin 1905, 3-9. 4' Ivi: 9~13.
47 Ivi, S. lO Ivi, 11.
NORMA TIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 167
166 CLAUDIO PACCHIANI
sC~)11tat~ alcuna separazione tra la concreta azione po-
non si può concepire Stato senza diritto. lIuca e l ord1l1amento giuridico dello Stato.
Ora, mentre sia la teoria dello Stato che quella del
diritto pubblico hanno come fine complessivo qnello di 7. La separazione che, come si è visto era valida
studiare l'ordine statale in riposo, osservando quindi lo ancora per J ellinek tra una dottrina sociolo~ica ed una
Stato come qualcosa di fisso e di sottoposto a regole, la puramente giuridico-normativa dello Stato è risolta
politica si occupa invece dello Stato in quanto realtà decisamente da Kelsen in favore di quest'ultima. Men-
dinamica, della sua vita propria e della sua attività. tr~ la pri~a studia il comportamento di fatto degli uo-
Sotto questo aspetto la politica, o la scienza politica è m1l1!, ed e da 1I1tendersI pertanto come scienza dell'es-
la scienza dello Stato applicata e che passa nella prati- s~re, come una s,cienza naturalistica e. fondata sul prin-
ca: ad essa spetta di indagare come lo Stato può realiz- CIplO di. causalIta; la seconda 1I1vece 111 quanto SCIenza
zare certi fini determinatisI. Di conseguenza, pur par- normatIva, non ha a che fare con l'efficacia delle nor-
tendo.dall'analisi di dati di fatto sociologicamente rile- me dell'agire, ma soltanto con la loro validità 54 • Sol-
vanti, la scienza politica non si limita, come fa la dot- tanto questa permette di definire correttamente lo Sta-
trina dello Stato, a fornirci un insieme di conoscenze to, che è per Kelsen "quell'ordinamento del comporta-
teoriche, ma si propone anche di emettere dei giudizi di mento. umano che chiamiamo giuridico, l'ordinamento
; valore in relazione ai dati che essa ha di fronte. "La po- vers,? Ii quale sono orientate certe azioni umane l'idea
. litica è una scienza pratica, dichiara Jellinek, ma essa è a cui gli individui adattano il loro comportame~to"55 .
. nello stesso tempo un' arte; e si trova dunque essenzial- Al contran~, lo Stato non può essere concepito, secon-
mente orientata dal punto di vista del futuro"". La do qu.anto SI afferma nella Teoria generale, a partire da
scienza politica anzi può essere considerata come disci- queglI elementI f~ttuaii che formano oggetto d'interes-
plina autonoma solo nei limiti di questa sua specifica se della soclOlogla, e cioè le azioni umane concrete, e
funzione teleologica e pratico-valutativa. . tanto meno può essere identificato con qualcos.a di
Sotto questo aspetto la moderna scienza dello Stato analogo ad un essere umano o ad un insieme di esseri
prodotta in ambito tedesco, non sarebbe altro per Jelli- reali.
nek che una migliore chiarificazione ed una più accura- Poiché dunque vi è soltanto un'idea possibile dello
ta esplicitazione di ciò che nell'antica nozione di politi- Stato, che è quella che trova attuazione nel concetto di
ca era già presente in modo ancora troppo confuso ed ordinamento giuridico, la possibilità di assumere un
indistinto". Ma una conclusione di questo tipo ci pare qualsiasi modello reale di comportamento come ele-
in effetti assai difficile da accettare. In realtà ciò che mento ~ostitutivo del!a realtà statuale è in ogni modo
nella rigida separazione tra teoria generale dello Stato e fuon dIscusslOne. ClO comporta com'è stato notato
scienza della politica va perduto, è proprio il senso au- l'esclusi';JI1e da parte di Kelsen d~l concetto di politic~,
tentico della nozione classico-aristotelica di scienza d! qualSIaSI processo legato alla volontà ed all'azione e
pratica, di una forma di sapere cioè che intendendo le la sua risoluzione nei rapporti giuridici puri 56. Se 'lo
formazioni associative e quindi particolarmente le co-
munità politiche come il prodotto ed il luogo dell'agire . ,. H. KELSEN, Lineamenti di una dottrina pura del dù'itto, trad. it.
umano razionale, non può in alcun modo dare per Tonno 1970, 53-54.
II Teoria generale del Din'tto e dello Stato, trad. it. Milano 1963, 193.

• >6 HELLE~, Staats!ehre cit., 51 c segg. Una critica al normativismo


IIlvi, 13. dl Kelsen nell'onzzonte filosofico del neQkantìsmo è stata condotta da E.
n lvi, 14.
'Jlvi, B. ,o,
«<

~}j~:"
168 CLAUDIO PACCHIANI
NORMATIVISMO E SCIENZA DELLA POLITICA 169
Stato forma infatti un'unità necessaria con l'ordina-
mento giuridico, si identifica anzi con esso, allora il ca- 8. Questo dualismo di diritto e di morale da cui
rattere politico di quest'ordinamento può consistere prende le mosse la Wiener Schule e da cui Kelsen fa di-
solo nel fatto che lo Stato stesso monopolizza e regola pendere quella che egli definisce la tendenza antiideo-
l'uso della forza 57. Ciò non significa tuttavia per Kelsen logica della dottrina pura del diritto, era del tutto im-
che il potere statuale stia, per cos{ dire, al di là o al di pensabile nell'universo concettuale di Aristotele.
sopra del diritto, piuttosto il fatto che esista un tale po- Quanto strettamente il n6mos, ossia la legge o il diritto
tere non testimonia altro se 110n che il diritto è efficace, pubblicamente riconosciuto sia inseparabile dall'ele-
che le norme cioè che contengono in se stesse delle san- mento etico, e cioè dalla teoria del giusto agire e delle
zioni, motivano effettivamente il comportamento degli sue condizioni, appare particolarmente chiaro in quel
individui 58. passo del quinto libro dell'Etica Nicomachea in cui
Cos{ come esclude che il diritto possa essere spiega" Aristotele sembra sostenere addirittura l'identità di di-
to mediante la categoria del potere, la teoria pura re- ritto e giustizia: "poiché dunque, come s'è detto affer-
spinge anche ogni concezione che in qualche modo ri- ma Aristotele, il trasgressore della legge è in~iusto
ferisca l'elemento giuridico a quello morale. "Come ca- mentre il rispettoso della legge è giusto, è evidente ch~
tegoria morale, dice Kelsen, il diritto non significa al- tutte le cose legali sono in certo modo giuste' infatti le
tro che "giustizia" "59. Ma tutto ciò che ha a che fare cose stabilite dal potere legislativo sono legali, e noi di-
con la giustizia esprime tutt' al più una tendenza ed un cIamo che ciascuna di esse è giusta"". CosI come l'ele-
bisogno umani, e quindi delle aspirazioni e dei valori mento legale del n6mos e quello morale dell' éthos si ri-
giustificabili psicologicamente, ma nulla che abbia un feriscono l'uno all'altro, allo stesso modo ogni ordina-
contenuto tale da poter essere determinato in forma ra- mento che è opera della politica è fondato da Aristotele
zionale nella dottrina pura del diritto. La giustizia si sulla costituzione etica istituzionale della vita e
presenza pertanto di fronte al sistema del diritto positi- dell'azione, che ha per oggetto il comportamento
vo come un elemento trascendente, simile all'idea pla- morale 62 •
tonica o alla kantiana cosa in sé che stanno al di là del . Proprio a partire dal venir meno di questa imposta-
mondo reale fenomenico 60 • ZIone complessiva di Aristotele, ha affermato H.
Maier", è possibile intendere il percorso che è caratte-
ristico della scienza politica del ventesimo secolo e che
consiste da un lato nella crescente scientificizzazi~ne di
ambiti originariamente pratici, la quale ha come conse-
Kaufrnann, ,in Kritik der neukantischen Rechtsphilosophie, Tiibingen guenza che le materie che non si lasciano trattare in
1921, 20-35, Cfr. pure SMEND, Verfassung und Verfassungsrecht cit., se-
condo cui la Teoria generale dello Stato di Kelsen rappresenterebbe il pun- modo teoretico vengono semplicemente messe da parte
to più alto della crisi della dottrina dello Stato in Germania. Le tesi critiche come non scientifiche; e dall'altro, in un allontanarsi
di Kaufrnann sono state riprese da H. Zech, per il quale l'eleminazione ope- centrifugo delle scienze sociali dal loro fondamento co-
rata da Kelsen dalla scienza del diritto di ogni realtà psicologica, politica e
sociologica avrebbe avuto come ultima conseguenza l'impossibilità di stabi- mune nella filosofia pratica.
e
lire delle distinzioni tra diritto privato, diritto pubblico diritto internazio-
nale (Die Rechtfertigung des Staates in der normativen Staatstheorie und
der Integrationslehre, Hamburg 1934, 28). . 61 Etica Nicomachea, V (E), 1, 1129 b, 11-15.
57 Teoria generale, 194-195.
62 G. BIEN, Die Grundlegung der politischen Philosophie bei Aristo-
58 lvi, 194.
te/es, Miinchen 1973, 224.
59 Lineamenti, 56-57.
6, H. MAIER, Die Lehre der Politik an den deutschen Universitaten
60 lvi, 57.
in Wissenschaftliche Politik cit., 110. '
INDICE DEI NOMI

Adorno Th. W., 66. Baruzzi A., 91 n.


Albert, H., 61, 62, 63, 64, 66, Baumanns P., 91, 92.
89,93, Baurngartefl A.G., 14, 15.
Alexy R., 41 n. Beneke F.E., 15 n.
Alliriey G., 41 n, Benthan ].,86.
Althusius J., 142 e n. Berger P., 59 e n.
Antiseri D., 52 n. Bergstraesser A., 24 n.
Apel K.O., 25, 26 n,54, 55, 66 Bianchi Bandinelli R., 117 n.
70 e n, 72, 83 e n, 84 e n, 85, Bien G., 18, 24-n, 31, 32 e n,
86,89,92,95, 36, 39 n, 40 n, 106 n, 110 n;
Arendt H., 18,26,27 e n, 45, 169,
51,69, Bismarck O., 99.
Aristofane, 121, Blasche S., 76 n.
Aristotele, 12, 13, 14, 17, 18, Bluntschli ].K., 163 e n, 164.
20,21 e n, 22, 23, 24 e n, 25 e Boileau N., 47.
n, 27 e n, 28, 29, 30, 31 e n, 32 Bonali I., 16 n.
e n, 33 e n, 34 e n, 35, 36, 37, Bonazzi G., 68 n.
38,39 e n, 40 e n, 41,42,43, Bonitz H., 109 n, 117 n.
44,45,46,47,50,51,53,54, Bouhours D., 47.
59,60,67,75,96,90,91 e n, Brand G., 60 n.
94, 96, 99 e n, 100 n, 101, Brandt A.B., 53".
102, 103 e n, 104 n, 105 e n, Braun O., 123 n.
106 en, 107eo, 108 en, 10ge Broekman].M., 60 n.
n, tIOeo, 111, 1120, 113 en, Brunner O., 18, 19 e n, 105 n,
114, 115, 116 n, 117, 118, 133 e n, 135 n.
119, 120, 121 e n, 132, 155, Buber.M., 53, 56, 57, 58.
160,161,169 e n. Burke E., 24, 47.
Arunde1, 135. Burnet]., 25 n, 36.
Ascombe E., 104 n, 112 n. Carchia G., 54 n, 83 n.
Atger F., 131 n, 141 n, 142 n. Carlo 1.,143,144 n.
Aubenque P., 109 n. Caronello G., 41 n.
Aye, A,]" 53, 93, Cerutti F., 70 n, 72 n.
Backhaus G., 62 n. 'Cicerone, 33 e n, 116.
Bardili Ch. G., ISo. Compagnoni F., 77 n.
Barker B., 100 n, 116 n. Conze W., 18, 19,41.
174 INDICE DEI NOMI INDICE DEI NOMI 175

Craemer-Ruegenberg lo, 83, Gigon 0" 34 n, 36. 41,42,45,47,48 e o, 51 e n, Melandri E., 68.
Cramer IS"., 18, 52 74 n. G61z W" 92, 93. 52,53,54 e n,55 o, 57, 75, 76 Menp.e K., 81 n.
Cromwell Q" 134 n, 138 n. Gradan B., 47, e o, 85, 86, 90, 92, 94, 96 Menzer P., 15 n.
Curtius E.R., 25. Gran G.G., 75 n. Kaplao I., 101 o, 149 o. Meriggi M.G., 27 n, 68 o.
Dante, 26 n. Grant A" 36. Kaufrnaoo E., 168 o. Mesnard P., 126 n.
Demetrio di Falera, 122. Griesebach E., 53, Kaulbach F., 18. Messoer J., 152 e n.
Demostene, 116. Guerra A., 15 n, Kelseo H., 167 e 0,168 e n, Michelet c'L., 15 o.
Dennert J., 24 n. Gurvitch G" 157 e n. 169. Mieth D., 77 n.
Derbolav J., 34 n. HabermasJ., 17, 27 e n,55, Klibansky R., 104 n. MillJ.S., 86, 118 e n, 119.
Descartes R., 23, 24 n. 57,58,59,620,66,67,68,69 Koselleck R., 41. MittelstraR1., 63, 77 n, 81.
Di Corato R., 70 n. e n, 70 e n, 71, 72 e n, 73 n, 75 Koslowski P., 33. Momigliano A., 122 n.
Dirlmeier F., 103 n. n, 81, 84, 85, 89, 90 n, 92, 93, Koyré A., 107 n. Montaigne M., 47.
Dodds E,R., 122 n. J 95, 100 n, 111 en, 117, Kramer H.]" 32, 108 n. Moore G.E" 51, 53, 93.
Dalle R., 94 n. Hardie W.F,R., 36. Kress E., 41 n. Moraux P., 105 n, 107 il,
Dombois H., 147 e n. Hare R,M., 17, 53, 83, Kriele M., 26 o. 109 n.
Dover K.J., 121 n. Harlfinger D., 109 n, Krings H, 95. Moretti lo, 117 n.
Dubos j.B., 47. Harrington J" 47. Kuhn H., 18, 24 n, 25 n, 26 e Moro T., 67.
Diiring t, 121 n. Hartmann N., 25,42, 0,36. Miiller A., 18, 33.
Duverger M., 148 e n, 149. Hegel G,W,F" 15, 17,30,31, Lasswell M., 101 o, 149 e n, NiifW., 133 n, 142 n.
Ebert T., 34 n. 39 eo, 44 en, 48, 59, 60 n, 67, 150, 158. Neri Pozza, 19.
Ebner F" 53. 90 n, 91 n, 92 Laurenti R., 116 n. Nicastro O., 123 o, 124 n.
Elisabetta I, 134 n. Heidegger M., 25, 42, 61 e n. Le Blond J.M., 110 n. Nowell-Smith P.H., 53.
Enrico VIII, 126 n. Held K., 60. Leok H., 60 n, 65 e n, 93. Oberndòrfer D" 24 n.
Epicuro, 51. Hennis W., 18, 22, 23, 24, 25 e Lips]., 138 n. OelmiiUer W., 60 n.
Ersch J.]., 15 n. n, 26 e n, 36, 59, 72, 144 e n, Litt Th., 152 e n. Oertzen P,V., 147 e n.
Eschenburg T., 157 e n. 147 e n. Locke J., 92,150. Orth E.W., 60 n.
Even-Grandboulian G., 112 n. Hentschke A.B., 33. Lohmann ]., 25 e n. Otte G., 26 n.
Fahrenbach H., 61 n. Herbart].F., 15 n. Looser M., 81 n. Parsoos T., 56, 57, 59 e n.
Fichte J.G., 53, 92, Hobbes T., 23, 24 n, 43, 46, Lorenzeo P., 89, 33. Pareto D., 99.
Filippone Thaulero V., 41 n. 48, 67, 86, 87, 91, 92, 99, Luckmann T., 59 e o. Patzig G., 51.
Finley M.L, 116 TI, 117 n. 105,123 e n, 124 e n, 125 e o, Liibbe H., 58 n. Pavetta R., 21.
Finzi S" 27 n. 126 e n, 127, 128 e n, 129, 130 Luhmann N., 56, 57, 59, 66, Pazanin A., 60.
Firpo 1.,126 n. e n, 131 e n. 70 e n. Perelman C., 26 n.
Fischer K., 40. Hoche H.D., 83. Luscher R., 81 n. Petersen P., 14 n.
Flechtheim 0.1<., 147 e n, H6ffe 0.,18,34, 35, 37~ 38, Picardi E., 62 n.
157 e n. 40 n,55, 86, 87, 88, 89, 95. MacGillivray R., 123 o, 124 n, Pieper A., 18, 52 e n,53, 83,
Forster W., 142 n. Hoerster N., 18, 52, 83, 95. 138 n. 93,94.
Fortenbaugh W.W., 113 n. Holzendorf F., 162 e n, 163, Machiavelli N., 47, 67, 87,99. Piepmcier R., 94 n.
Frank E., 36. Horkheimer M., 66, 96. Madjewski P., 81 n. Pien'i N., 19 e n.
Frankcna K" 51,83. Husserl E., 59, 96. Maier H., 14 n, 24 n, 39 n, 169 Plarnenatz J., 138 n.
Fritz K., 115 n. Ilting K.H" 13 e n, 18, 51, e n. Platone, 12,20,21 e n, 22, 29,
Gadamer H.G., 18, 26, 27, 28, 75 n. Mannheim K., 145 e 11,146, 32 e n, 33 e n,51, 53, 91 e n,
29,41,55. Isnardi Parente M" 122 n. Mao,102. 99,100 n, 102, 103 e n, 104
Gaiser K., 32. Jahrreiss H., 157 e n. Marcel G., 53. e n, :\05, 106, 108 c n, 110,
Gaoter M., 33, Jaspers K., 42. Marcuse M., 93. 113,121 e n,150, 155.
Gargiulo A" 48 n. Jellinek G., 164 e n, 165, 166, Margiotta U., 56 n, Pòggeler 0.,61.
Garve Ch" 38 e n, 39 e n, 167. Marietti Salmi A., 16 n. Popper K., 62, 89, 93.
Gasano A" 27 n. ]oachim H.H., 36. Maritain ]., 152 e n. Prauss G., 76 n.
Gauthier R,A., 36, joliv j.Y., 36. Marquard O., 95. Pusei L., 52 n.
Gebsattcl V,E., 26 n, Kamhartel F., 73, 74 n, 79 n, Marx K., 16,48,57,59,69 n. Radermacher H., 34 n.
GeifSler Ch, A., 15 n. 80 e n, 81, 89, 94. 91,118 e il, 119. Rawls 1.].,66,72,83,115 n.
Gemet L., 122 n. Kamlah W., 73 e n. Maurer R., 32, 61. Reif A. 27 n.
Gesù, 144 e n, Kant 1.,15 e n, 17, 18, 24 o, Maynaud J., 146 e n. Ricardo D. 16.
Gierkc O., 142 n, 31,32,34 n, 37, 38, 39 e o, Meinecke, 158 Riedel M., 13 e n, 18, 24 n,
176 INDICE DEI NOMI
NOTIZIE SUGLI AUTORI
26 n, 31 n, 32 n, 41, 42, 43,
44 e n, 4S n,51 n,52 n,55,
56 n,57, S9 n, 60 n, 61 n, 70
n, 74 n, 75 n, 76 n, 83 eo,
90 n, 110 n.
Ritter H,]., 18-, 26, 30, 31, 32,
33,39 n, 41, 95.
Rusconi C.E., 16 n, 62 n.
Rosenzweig F" 5 3.
Ross W.D., 53.
Rousseau J.]., 24 n, 92,150.
5artori G., 101 n., 150 e n,
151.
Scheler M., 41, 42. FRANCO VOLPI (Vicenza, 1952) ha studiato a Colonia, Wlirz-
Schiera p" 19 n. burg, Vienna e Padova, dove si è laureato e perfezionato in filoso~
Schlatter R., 128 n, 138 n. fia. 'Attualmente lavora presso l'Istituto di filosofia dell'Università
Schloezer A.L. 16. Teichmiiller G., 36, 40, 41 n.
Schmitt c., 123 n, 137 n, Theunissen M., 91 n. di Padova come borsista del C.N.R.; è corrispondente dall'Italia
142 n, 147 e n. Teofrasto, 110 n. del «Philosophischer Literaturanzeiger». Oltre a numerosi articoli,
Schutz A" 57, 59 e n, Tocqueville A., 47. ha pubblicato: Heidegger e Brentano (Padova 1976), Heidegger e
Schutz W., 70 n, 93. T6nnies F., 126 n, 135 n, Hegel (premesso a M. HEIDEGGER, Hegel e i greci, a cura di
Schwan A., 61 n. 138 n. F.V., Trento 1977). Ha curato inoltre la traduzione di R. Luxen-
5chweizer H., 33, Tomberg F., 33 n. burg, Scritti sull'arte e sulla letteratura (Verona 1976) e il volume
Schwemmer O., 54, 66, 70, 73, Treitschke H., 160 e n, 161. di AA.VV., La contraddizione in Aristotele, Kant, Hegel e Marx
74,75,76,78,79 n, 80, 89, Trendelenburg A., 39, 40. (Padova 1976). Per la casa editrice Adelphi sta preparando la tra-
93. Tosti L., 26 n.
duzione del Nietzsche di Heidegger.
SeiclI H., 34 n, Tota E., 44 n.
SeÌlOfonte, 116. T ouraine A., 57.
Siep L., 39 n, Tucidide, 124, 125 e n, 127, CARLO NATALI (Perugia, 1948) è assistente all'Università di Pa-
Singer M.G., 83. 128 n, 129, 138 n. dova e prof. incaricato di Storia della filosofia antica all'Università
Sitter B., 61 n, Vattimo G., 27 n,54 n, 83 n. di Siena. Ha pubblicato il volume: Cosmo e divinita. La struttura
Smend R., 158 e n, 168 n. Verra V., 48 n. logica della teologia aristotelica (L'Aquila 1974), nonché studi sul
Smith R., 16. Verbeke G., 110 n. pensiero di Aristotele, e sugli influssi di questo nella filosofia mo-
Socrate, 29, 103 TI, 110, 121. Viano C.A. 130 n. derna, in varie riviste (tra cui: «Riv. critica di storia della filosofia»,
Solari G., 39 n. Viehweg T., 26.
Voegelin E., 18, 21, 22, 153 e
«Riv. di filologia e d'istruzione classica», «Quaderni di storia» etc.)
Sontheimer K., 159 e n, 160.
Spaemann R., 73 n. n, 154, 155. e in vari volumi collettivi (tra cui: La contraddizione, Roma 1977;
Spinoza B., 91. Vollrath E., 18, 45, 46, 47 e n, La tradizione scotistica veneto-padovana, Roma 1978; La dimen-
Spranger E., 152 e n. 48, 49 n,50, 51. sione dell'economico, Padova 1979 etc.).
Sprondel W .M., 59 n. Voltaire, 126 n.
Stalin, 102. Waldenfels B., 60 e n. LAURA ISEPPI (Venezia, 1952) laureata in filosofia all'Università
Stammer 0.,16 n, 156 e n. Walter]. 36, 40, 41 n. di Padova, collabora all'attività del gruppo 'Filosofia pratica e
Steinbiichel Th., 52. Weber M., 16 e n, 20, 56, 59" scienza politica' delIa Scuola di perfezionamento in filosofia della
Stevenson C. L. , 53, 93. 61,62,64,68,74.
Stewart ] .A., 36. Weinacht P.L., 105 n. stessa Università. Si occupa prevalentemente delle teorie politiche
Stone L., 134 e n. Wellmann C., 53. del seicento.
Strauss L, 18, 19, 20, 21, 22, Werner H.]., 90 n.
105 n, 128 n, 147 e n, 152, Wiehl R., 74 n. CLAUDIO PACCHIANI (Venezia, 1945) è docent~ di filosofia
153. Wild Ch., 90 n. morale presso la facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pa-
Strepsiade, 121. Windelband W., 48 n. dova. Ha pubblicato i volumi: L'idea della scienza in Russerl (Pa-
Struck G., 26 n. Wright G.H. von, 53, 83, 99 n. dova. 1973), Spinoza tra teologia e politica (Abano 1979); ed insie-
Susemihl F., 36. Zech H., 168 n. me ad altri autori: Per una storia del moderno concetto di politica
Taboni P.T. 20 n. Zeise H., 104 n.
Taylor A.E. 104 n. Zolo D., 102 n. (Padoya 1977), Il concetto di rivoluzione (Bari 1979), Teorie poli~
tiche e stato nel pe~f1~rp\pr~,~~~~~,!(~qT?~.'l~8P)"i/
Filosofia pratica e scienza politica. [Di] L. lseppi ... [e altri].
A cura di Claudio Pacchiani. Abano Terme, Francisci,
1980.
pp. 180 cm. 20 (Progetto. Sez. politica. 3) L. 6.000 1. Politica e
morale 2. Filosofia politica L Iseppi, Laura II. Pacchiani Claudio
172

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