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Arrampicare
d’estate
Freeclimbing in falesia
Montagne 360. Agosto 2013, € 3,90. Rivista mensile del Club Alpino Italiano n. 11/2013. Sped. in abb. Post. – 45% art. 2 comma 20/b - legge 662/96 Filiale di Milano
Il 23 giugno ero a San Cassiano, tra le montagne dell’Alta Val Badia quando
ho appreso la notizia dell’attacco terroristico sulle montagne del Pakistan,
al campo base del Nanga Parbat, nella zona di Fairy Meadows sul versante
Diamir. In quell’attacco sono stati uccisi nove alpinisti, la guida pakistana
e uno sherpa nepalese. Sono rimasto sbigottito: un attentato in montagna?
a un gruppo di alpinisti? erano davvero in tenda in un campo base o in
albergo come altre fonti riportavano? Non avevo molte altre informazioni,
se non la notizia nuda e cruda condita di una serie di ’pare’ e ’sembrerebbe’.
Gli attacchi terroristici fanno purtroppo parte della quotidianità di questo
pianeta che è sempre e troppo in guerra. Come molte delle notizie che rac-
contano fatti di cronaca che si ripetono con frequenza, anche gli attentati
catturano la nostra attenzione fino a quando sono illuminati dei media e in
genere per un tempo limitato. Tuttavia qualcosa continuava tenermi aggan-
ciato a questa maledetta vicenda. Mi tornava in mente un ricordo di quando
ero piccolo: il rapimento e l’uccisione di 11 atleti israeliani, e l’omicidio di un
poliziotto tedesco, durante l’attacco del settembre 1972 al villaggio olimpico
di Monaco di Baviera, durante la XX Olimpiade estiva. Avevo dieci anni e
per me le olimpiadi rappresentavano unicamente il momento e il luogo in
cui si mettevano in pratica i valori universali dello sport. Un momento, e un
luogo ’buoni in sé’ collocati in una dimensione a parte. Oggi, 41 anni dopo,
ogni campo base, ogni montagna mi procura la stessa ’ingenua’ idea di cosa
buona in sé. Mi viene in mente che feci una riflessione simile quando furono
distrutti i Buddha di Bamiyan in Afghanistan e in altre occasioni. In tutti
questi casi ho vissuto un senso di spaesamento. Quel tipo di spaesamento
che si prova quando qualcuno, non importa chi, di quale parte politica o re-
ligiosa, ovunque nel mondo colpisce luoghi, o situazioni che sono percepiti
come se esistessero in “forma pura” dalla propria cultura di appartenenza,
qualsiasi essa sia. Per quanto ne so, è la prima volta nella storia che un attac-
co terroristico avviene in un campo base. Come, credo, lo fu nel 1972 quello
al villaggio olimpico di Monaco. Le montagne – le più alte del pianeta in
particolare – e l’alpinismo rappresentano nel mio immaginario una specie
di zona franca dalle brutture e dalla macelleria umana della contemporanei-
tà. La morte fa parte dell’alpinismo, ma il rischio e il pericolo di imbattervisi
sono d’altra natura e fanno parte della montagna e della libertà d’avventura.
Non esistono luoghi antropologicamente densi o non-luoghi per riprendere
Marc Augé, né luoghi “buoni in sé” al riparo dalla follia ideologica, ma un
attentato in montagna (come alle olimpiadi) colpisce anche quell’immagi-
nario collettivo fatto di tante zone franche, custodi di un patrimonio ideale
e di valori condivisi che in fondo un po’ ci aiutano a essere saldi contro ogni
forma di violenza fisica e ideologico-culturale. A queste zone, personalmen-
te, non intendo rinunciare.
Luca Calzolari
Direttore Montagne360
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Agosto 2013 / Montagne360 / 1
Sommario
La Guida ai Rifugi del CAI agosto 2013
resterà in edicola fino al 31
agosto con il Corriere della
Montagne360 James Pearson Sera: affrettatevi! 01 Editoriale
La rivista del Club Alpino Italiano agosto 2013 € 3,90
Montagne 360. Agosto 2013, € 3,90. Rivista mensile del Club Alpino Italiano n. 11/2013. Sped. in abb. Post. – 45% art. 2 comma 20/b - legge 662/96 Filiale di Milano
e altri, 2006),
parete del
www.loscarpone.cai.it 08 Montagne dallo spazio
Donneneittu,
Sardegna 8a+. Scarica il widget per “strillare” 10 Gottardo il sentiero delle
Foto Richard sul tuo sito le ultimissime
Canyoning
Beigua, tra forre e pozze
d’acqua trasparenti
Ecco il vero Spiderman
Gigi Vitali l’inventore dei
Ragni di Lecco
52
Darstellung des Mai; 68. Cai 150. Die 60er Jahre: der
“yeah yeah - Alpinismus” entsteht; 74. Briefe; 76. 82 Nuove ascensioni
Agenda CAI 150; 80. Außereuropäische Chronik; 82.
Neue Besteigungen; 84. Bücher über Berge 84 Libri di montagna
Agosto 2013 / Montagne360 / 3
News 360
Topolino racconta l’alpinismo e il CAI
Speleologia Osservatorio ambiente
Su Topolino n. 3013 in edicola mercoledì 21 agosto 2013 sarà pubblicata una storia
a fumetti dal titolo “Topolino e il passaggio al Tor Korgat”, seguita da un servizio Echi sotterranei FONTI RINNOVABILI: RISORSA O PROBLEMA?
a cura di Massimo (Max) Goldoni
redazionale sulle attività del CAI, con un occhio di riguardo al mondo giovanile. In
anteprima, ancora in bianco e nero, la copertina della storia
La trama - Topolino e Pippo corrono in soc- dizione di un ambiguo lord inglese: chi arri- Gagnor, milanese di adozione, ma originario Esplorazione
corso del professor Zapotec, disperso dopo verà per primo sulla vetta? Chi conquisterà il della Val di Susa e quindi amico della monta- speleosubacquea alla
una valanga sul Tor Korgat, l’unica montagna Passaggio di Ghiaccio? E soprattutto… che ci gna e disegnata dal maestro Giorgio Cavaz- Tuera sura la Madunina
mai conquistata dell’Himalaya! Per trovare il fa Gambadilegno alle costole dei nostri ami- zano che ha saputo creare scorci davvero La grotta si trova nel Comune di Pi-
professore, i nostri amici si uniscono alla spe- ci? Una bellissima storia scritta da Roberto mozzafiato. sogne (BS). La prima esplorazione è
stata fatta da Luca Pedrali in collabo-
razione con l’A.S.B. a novembre 2012.
Soggetto e sceneggiatura Dopo un primo sifone, aveva percorso
di Roberto Gagnor 150 metri in aerea fino ad arrivare ad
Disegni di Giorgio Cavazzano
un secondo tratto allagato. Questa
Storia in due tempi: 25 + 24 tavole
volta è stato accompagnato da altri
due subacquei: Davide Corengia e
Nadia Bocchi. È stato topografato a
un ramo aereo laterale che va nella
direzione della sorgente delle Tufere. Il Grazie alle forti incentivazioni, la produ- e fluttuazioni produttive che sconvolgo-
complesso si dimostra molto interes- zione elettrica italiana da fonti rinnovabili, no la gestione del servizio elettrico. Tutto
sante ed esteso in più direzioni. ha raggiunto già nel 2012 l’obiettivo del ciò richiederebbe costosi adeguamenti
27% del CIL (Consumo Interno Lordo) di rete, ridotto utilizzo e rendimento della
previsto dal Piano d’Azione Nazionale per produzione tradizionale e nuovi impianti
Nuovo abisso sul il 2020: un bel risultato se non fosse che di stoccaggio energetico distribuito, con
Roccandagia, Alpi Apuane sta creando grossi problemi alla rete elet- nuovi impatti ambientali da affiancare alle
Il G.S. Martel di Genova, dopo ben trica nazionale, che non ha avuto il tempo torri eoliche sui crinali e ai grandi “campi”
cinque anni di disostruzione, raggiun- per adeguarsi. fotovoltaici. Se non si vuole che il “buon
ta quota -100 metri, sta esplorando Una produzione molto distribuita in zone obbiettivo” del passaggio alle fonti rin-
quanto cercato e per anni. La grotta debolmente interconnesse alla rete elet- novabili si traduca in danni e costi per la
prosegue su un copioso collettore at- trica crea sovraccarichi e inversione dei comunità, occorre una visione strategica
tivo, con pozzi, pozzetti, meandri, arri- flussi energetici: le fonti non program- ed una serie di interventi di sistema che
vi d’acqua fino al salone da 70 metri, mabili (fotovoltaica ed eolica) generano vadano ben oltre la semplice incentivazio-
a quota -350 metri. Altri pozzi condu- surplus di energia in ore di basso carico ne (a nostre spese) della fonte.
cono a -500 metri. Una frattura sotto
cascata ha dato accesso ad un bel
pozzo di 190 metri che porta a quota Web & Blog
-700 metri circa.
UN PASSO ALLA VOLTA
trekkingunpassoallavolta.wordpress.com
CONCORSI
SpelUnder, non alla luce del sole Trekking in Sardegna attraver-
Racconti a tema speleologico per ra- so i consigli e l’esperienza di
gazzi. www.speleo.it chi conosce personalmente i
luoghi descritti. È quanto pro-
SpeleoSpot 7’’/30’’ pone Gianluca Santini, 25enne
Brevi video per incuriosire alla speleo- di Selargius, in provincia di Ca-
logia www.speleopolis.org gliari, sul suo blog “Un passo alla
volta”. Tra descrizioni di itinerari,
schede tecniche di attrezzature,
Ultimissima ora preziosi consigli su come utiliz-
Il XXII° Congresso Nazionale di Spele- zare bussole e cartine e recen-
ologia si terrà a Pertosa-Aulella (SA) sioni di materiali, il blog accompagna il chi ama il mare, ma che invece offre anche
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E
ra il 1° settembre 1945. Tita Piaz guar- dalla cima del Fungo, che contava non pochi in- Gigi scende a testa in
dava dalle vicinanze del suo rifugio sul cidenti mortali). E ancora, una volta scesi a valle, giù dalla cima del Fungo
Catinaccio la parete della Punta Emma proporre un bivacco improvvisato nel cimitero di
e quel lecchese, lassù, che saliva leggero e scat- un paese vicino a Lecco perché si era tirato tardi a
tante in compagnia di Mariadele “Cin” Corti, una far bisboccia ed era troppo buio (e si aveva troppo
scalatrice milanese che sapeva il fatto suo come bevuto) per arrivare fino a casa.
testimoniava la prima ascensione (1944) della Gigi Vitali ha 32 anni e mentre scala la bella pa-
difficile cresta sudest del Pizzo Argent. rete della Punta Emma, sotto gli occhi di uno dei
E Tita era ben contento che qualcuno di così bra- padri dell’arrampicata, ignora a che punto sia
vo si provasse sulla “sua” torre, quella che aveva la sua vita. Tutto sembra sorridergli. A casa lo
scalato nel 1899 con Emma Dellagiacoma. «Sem- aspetta una fidanzata che tutti gli invidiano. Cas-
bra un ragno» pare abbia esclamato Piaz: legge- sin lo ha presentato al conte Aldo Bonacossa che
ro ed elastico sulle gambe, tanto che le difficoltà ha iniziato a giovarsi del suo aiuto per il volume
di quel tratto di parete scomparivano assorbite della collana “Guida dei Monti d’Italia” dedicato
dall’eleganza del movimento. all’area compresa fra il Passo di Monte Moro e il
Solo in tempi recenti il fortunato ritrovamento, Sempione.
ad opera di Sergio Ghiraldini, della copia del-
la guida del Catinaccio appartenuta a Germano «Sembra un ragno», disse Tita La leadership di Gigi
“Gigi” Vitali (1913-1962) dove risulta tracciato il Piaz, vedendo Vitali arrampicare Vitali tra i lecchesi
percorso della nuova via sulla Punta Emma, ha sulla Punta Emma al Catinaccio era diametralmente
permesso di proporre un’ipotesi attendibile per opposta a quella,
circostanziare l’occasione della nascita di uno dei Mentre aspetta la “Cin” alle soste, Gigi pensa a ispirata alla sua innata
nomi più fortunati della storia alpinistica: quel- quel 1945 pieno di avvenimenti contrastanti: la sicurezza e affidabilità,
lo dei Ragni della Grignetta o Ragni di Lecco. fine della guerra ma anche la morte, pochi giorni di Riccardo Cassin.
Un nome che Gigi regalerà ai suoi giovani amici prima, del suo amico comasco Carlo Valli sulla Gigi, al contrario,
del gruppo che all’inizio si chiamava “Sempre al Solleder in Civetta e soprattutto quella di Vittorio era lo scavezzacollo:
verde”. Ratti a Lecco, all’angolo di piazza Garibaldi nei sempre brillante,
La sua leadership tra i lecchesi era diametral- giorni della Liberazione. Che cordata formavano sempre divertente, che
mente opposta a quella di Riccardo Cassin, insieme? La potenza esplosiva di Vittorio, com- sapeva incantare per
ispirata a sicurezza e affidabilità innate. Gigi, al binata con il senso dell’itinerario e la furbizia di i suoi gesti sfrontati.
contrario, era lo scavezzacollo: sempre brillan- Gigi. Dopo la loro vittoria sulla Cima Su Alto, nel Si trattasse di aprire
te, sempre divertente, che sapeva incantare per 1938, la “Rivista” del Cai aveva pubblicato il re- la stagione il 21 marzo
i suoi gesti sfrontati. Si trattasse di aprire la sta- soconto in cui si legge: “Ratti si lega alla cintola scalando in solitaria
gione il 21 marzo scalando in solitaria proprio la due capi di una corda e di un cordino di 50 metri proprio la via Cassin
via Cassin sulla Corna di Medale o di esibirsi al ognuno; due chiodi di sicurezza alla base, ed at- sulla Corna di Medale
Nibbio scendendo nel vuoto a testa in giù (e poi tacca con spostamenti rapidi del corpo a destra o di esibirsi al Nibbio
ripetere l’esperimento con la più vertiginosa del- ed a sinistra sfruttando in modo meraviglioso il scendendo nel vuoto a
le calate a corda doppia della Grignetta: quella sistema Dülfer per le fessure; sale senza mettere testa in giù.
Approfondimento
Nel 1941, in pieno
periodo bellico, Vitali
si concede sulle L’ipotesi che sia stato Piaz a suggerire a Sul lago, proprio di
montagne di casa due Vitali la salita della Punta Emma è frutto di fronte al “suo” pilastro
vie di notevole valore fantasia, come lo sono i pensieri attribuiti
in compagnia del a Vitali durante l’ascensione. E mancano le
forte quanto modesto prove di una correlazione diretta fra questa
Angelo (“Angiolo”) ascensione e la nascita del nome “Ragni”.
Longoni (l’epoca non La relazione della via in questione si trova
è certo da trasferte). nella Nuova guida del Catinaccio di Antonio
La prima sul Torrione Bernard (Mediterranee, 2008). Essa viene
Magnaghi Meridionale. menzionata anche Le Dolomiti occidentali:
La ripeteranno per le 100 più belle ascensioni ed escursioni di
primi (nel 1969!) Gino Buscaini e Silvia Metzeltin (Zanichelli,
un chiodo di assicurazione; ormai non può più sotto gli occhi delle migliaia di escursionisti che Alessandro Gogna e 1988). Ringraziamo Gianni Magistris e Pa-
fermarsi e l’assicurazione migliore è quella di salgono (o scendono) la Grignetta lungo la mono- Andrea Cenerini. L’altra trizia Vitali per averci favorito l’accesso agli
proseguire senza soste”. tona cresta Cermenati. Poi (1933) la normale alla addirittura è stata album. La storia di Gigi Vitali è diventata,
Per scalatori nati sul calcare, dove (come si dice- Torre Elisabetta, in compagnia di un giovanissi- individuata solo di nel corso del 2012, una mostra costituita
va un tempo) si impara davvero ad arrampicare mo “Pio” Aldeghi, in seguito uno fra i primi Ra- recente, comportando da 20 pannelli (formato 50x70 cm) dispo-
e a prendere confidenza col vuoto, le Dolomiti gni. E Gigi, insieme al leggendario Luigi “Bastia- la riscrittura della storia nibile a richiesta presso il CAI Lecco che
erano state lo sbocco naturale. Già la sua prima nel” Pozzi, funge da partner di Riccardo Cassin alpinistica della “parete l’ha promossa durante l’edizione 2012 di
via nuova sembrava destinarlo a uno scenario di nell’apertura della prima via nuova dei lecchesi del lago” ovvero di quel “Monti sorgenti”. La accompagna un breve
pubblica ammirazione: infatti a soli 19 anni, nel nelle Dolomiti: la Cassin sulla Cima Piccolissima tratto di bastionate documentario realizzato da Gianni Magi-
1932, aveva scalato con Rizieri Cariboni la parete di Lavaredo, datata 1934. Un’annata, quella, che verticali a nord di Lecco stris e Luciano Riva del CAI Valmadrera,
ovest del Sigaro. Una delle vie più ammirate delle Vitali aveva aperto tracciando con Vittorio Panze- sovrastanti la ex statale mediante un montaggio di immagini tratte
Alpi, considerato che gli scalatori la affrontano ri (il “Cagiada”, uno dei più straordinari “liberisti” 36. dagli album di Gigi.
D
i quell’estremo lembo di terra dell’alto Un vero e proprio eldorado di vie, nate soprattut-
Sebastiano Montecucco
su uno dei monotiri a
Piemonte, incuneato fra gli elvetici Can- to attorno al rifugio Miryam, voluto nel 1949 dal
spit del settore Pilastri ton Vallese e Canton Ticino dove non prete operaio e alpinista Raimondo Bertoletti.
Bomba. esistono palazzi e il piccolo comune è costituito da Qui, dove volteggiano aquile e gipeti e scorrazzano
Foto Andrea Favini una serie di minuscole frazioni, sono conosciute ungulati ed ermellini, fuori dalle grandi vie caro-
soprattutto le vestigia Walser, le traversate (scial- vaniere del turismo montano, a partire dal 1985
pinistiche e di trekking) di rifugio in rifugio che si è stratificata una storia arrampicatoria di tutto
dal Sempione conducono fin qui o al Passo del rispetto che ha prodotto quasi 200 tiri su roccia
Gries, e il formaggio Bettelmatt, che prende nome perfetta, suddivisi fra vie di più tiri e monotiri con
da un alpeggio in quota. Ma ancora troppo poco si esposizione prevalentemente a sud ma anche con
sa della sua roccia che pure trova posto nelle guide diverse nord. La salita in valle è possibile a piedi
a tema sulla scalata tra Sempione e Lago Maggio- camminando un paio d’ore dalla frazione di Can-
re, quali Ossola e Valsesia – Arrampicate sporti- za, dove si lascia l’automobile, o con la seggiovia
ve e moderne a firma di Davide Borelli, Fabrizio del Sagersboden che, dal capoluogo di Valle (Pon-
Manoni, Maurizio Pellizzon (Edizioni Versante te), conduce a 1770 metri. Da qui, con 35-40 mi-
Sud), titolo fondamentale per orientarsi anche se nuti di cammino si raggiunge la Val Vannino.
comincia ad avere i suoi anni: dopo due edizioni
(2003 e 2008) e dopo tante nuove aperture, dalla Che Storia
Andando a spulciare falesia di Anzola, alla riapertura di Balma 1 – su Andando a spulciare nella cronologia di queste
nella cronologia di cui ha posto la propria firma il “mostro” di Tokio vie si scopre che, se negli anni ’90, quando mag-
queste vie si scopre Yuji Hirayama –, dalla nascita di Balma 2 e Balma giore era la sensibilità per un’arrampicata tecnica
che, se negli anni 3 al chiacchieratissimo e blasonato settore trad di su placca, sono nati settori come il Rocciodromo,
novanta, quando Cadarese, dove non mancano frequenti passaggi nell’estate 2012, in un’atmosfera da piccola Yose-
maggiore era la di big del calibro dei fratelli Anthamatten, Ueli mite fatta anche di serate fra chitarra e falò, ha co-
sensibilità per Steck, James Pearson, Nicolas Favresse, un nuovo minciato a germogliare un settore di monotiri trad
un’arrampicata titolo riassuntivo di tutto questo è gioco forza in ai Pilastri Bomba, proprio sopra al Rocciodromo.
tecnica su placca, cantiere. Marco Di Franco fu in principio. Correva l’anno
sono nati settori 1985. Vennero subito poi, chiamati da Di Franco
come il Rocciodromo, Vannino, Yosemiti de noartri per vedere la manna rocciosa che la Val Vannino
nell’estate 2012, in Ma se queste nuove nate, che fanno ormai dell’Os- prodigava ai climbers esterrefatti, Eugenio Pesci e
un’atmosfera da piccola sola un territorio che può tranquillamente giocar- Bruno Quaresima, i primi esploratori e chiodatori
Yosemite fatta anche sela con il Finalese o con Arco, sono per lo più a di queste lande walser (il Rocciodromo su tutti).
di serate fra chitarra e bassa quota e dunque più adatte alle mezze sta- A partire dal 1993 Pesci e Quaresima furono dap-
falò, ha cominciato a gioni, la roccia Formazzina veleggia al fresco so- prima affiancati, poi sostituiti, da Daniele Piazza
germogliare un settore pra i 2000 metri. Si tratta insomma di una scalata e Roberto Cappucciati. Del 2001 è “Il Gipeto”, sul
di monotiri trad ai prevalentemente estiva in un maestoso ambiente Pizzo Marta, una delle più belle vie multipitch in
Pilastri Bomba, proprio selvaggio, su gneiss, confinata in una valle laterale quota a firma di un nome doc della scalata osso-
sopra al Rocciodromo. della destra idrografica del Toce, la Val Vannino. lana, Maurizio Pellizzon, coadiuvato dalla guida
«S
Sulla parete sud, sst!» – dicevano i nonni ai bimbi e luoghi consacrati. Stesso discorso per la notte
durante l’apertura per farli star buoni – «sennò vien fatata del primo novembre, durante la quale le
la masca e ti porta via!». anime dei morti prendono il volo e con esse le
La masca, inquietante presenza, da far paura più masche si intermediano, rinnovando il proprio
degli animali feroci, più del buio e dell’urlo della potere.
civetta. La masche, creature malvagie della mon- Si usa, prima di andare a dormire, lasciare sul
tagna, di giorno forse donne normali, di notte tavolo un piatto colmo di castagne bollite e pela-
streghe oscure e maligne, che si riuniscono nei te, in modo da compiacersi le anime dei defunti
tenebrosi sabba per praticare arti di magia nera! ed evitare che queste possano importunare i vivi.
Strega è il corretto sinonimo di masca; nelle Alpi Trovarsi da soli la notte del primo novembre sui
piemontesi ogni valle tramanda leggende e aned- sentieri tra i boschi che uniscono i solitari villaggi
doti sulle masche, di tradizione prevalentemente alpestri può davvero essere pericoloso: non sono
orale. Tra queste valli, la Val Grande di Lanzo, a sufficienti i numerosi piloni votivi e la più ferrea
pochi chilometri da Torino. In questa valle tro- delle fedi per tenere lontani spettri e masche!
viamo un piccolo comune, Chialamberto. Sopra Una fiaba racconta di una persona che si trova
Vonzo giace in una questo paese, nei boschivi pendii della montagna, la notte del primo novembre a dover percorrere
conca assolata, poco esiste una sperduta frazione, un villaggio alpestre da sola l’antico sentiero che collega Vonzo a Chia-
oltre i 1200 metri di nome Vonzo. Questo abitato non si nota nem- lamberto – ancora oggi praticabile. Solamente
di quota. In questo meno dalla valle, ma è di origine molto antica. la difesa di un’anima della propria famiglia, di
ambiente recondito, Chi ha occasione di visitare il Museo Nazionale passaggio per caso, e qualche preghiera presso i
un po’ fuori mano, della Montagna, a Torino, può notare come il numerosi piloni votivi sui lati del sentiero gli per-
un po’ incantato, nome del paese compaia già nelle carte del XIV mettono il ritorno a casa, tra innumerevoli sen-
circondato e protetto secolo, quando spesso non è citato nemmeno tori di oscure presenze, masche e visioni che si
da folti boschi di faggi, Chialamberto, che è oggi il comune capoluogo di animano nel bosco durante il viaggio.
castani e betulle, hanno questa zona.
trovato ospitalità nel Vonzo giace in una conca assolata, poco oltre i Le masche hanno una notte della
corso della storia genti 1200 metri di quota. In questo ambiente recon- settimana preferita per uscire e
perseguitate, in cerca dito, un po’ fuori mano, un po’ incantato, circon- incontrarsi, il venerdì
di rifugio. Tra le quali, dato e protetto da folti boschi di faggi, castani e
perché no, le vere o betulle, hanno trovato ospitalità nel corso della Una masca rapì un bambino di Candiela, una fra-
presunte masche. storia genti perseguitate, in cerca di rifugio. Tra zione vicina a Vonzo, e lo portò in cima ad una
Perché la tradizione le quali, perché no, le vere o presunte masche. acuminata roccia che si trova nei ripidi pendii
locale dice che Vonzo Perché la tradizione locale dice che Vonzo è il loro sotto Il Soglio (un piccolo gruppo di case ad est di
è il loro paese, con paese, con i sacrileghi ritrovi, le case stregate, le Vonzo). Un gruppo di coraggiosi abitanti tutta la
i sacrileghi ritrovi, radure tenebrose e addirittura un enorme masso, notte seguì le urla del bimbo, senza trovarlo. Solo
le case stregate, le dall’aspetto un po’ macabro, a far da quartier ge- la mattina successiva, quando la masca svanì, fu
radure tenebrose e nerale: il Roc d’le Masche. possibile individuare la roccia prima occultata da
addirittura un enorme Le masche hanno una notte della settimana pre- un tenebroso sortilegio. Il bimbo raccontò che
masso, dall’aspetto un ferita per uscire e incontrarsi, praticare i loro riti tutta la notte una donna vestita di nero, muta,
po’ macabro, a far da magici e sabbatici. È quella del venerdì: in questa restò con lui lasciandogli di tanto in tanto alcune
quartier generale: il Roc notte è bene evitare con cura di uscire dai sen- caramelle, per poi sparire sul fare del giorno.
d’le Masche. tieri segnalati o di trovarsi lontano da santuari Se di giorno i pascoli e i boschi possono esser
L
Nella pagina accanto: a colata nera si è fatta completamente fa meno ripido, abbiamo trovato un angolo adatto
Holzknecht in azione bianca: una sottile colonna di ghiaccio nel al bivacco: una cengia a lato della colata. All’inizio
durante la prima salita non si stava troppo male: ci siamo sistemati e ab-
mezzo della parete nord del Sassolungo.
della difficile via “Minca”
(Cansla, gruppo di
Adam Holzknecht nota la meraviglia e già pensa biamo preparato il tè. Tra le 20 e le 21, però, il vento
Sella), aperta nel 2010 di salirla. La troppa neve, però, detta legge: parti- ha ripreso forza: con le raffiche e la neve strappata
con Ivo Rabanser. Su ta rimandata. Passano gli anni ma non l’idea e il 4 dalla parete, che ci investiva dall’alto, è stata una
“Minca”, itinerario di gennaio 1999 Adam vuole dare un’occhiata da vici- notte da dimenticare. Il giorno dopo è stata subi-
gran classe, bisogna to dura: diverse ore di difficile arrampicata prima
no: con lui c’è l’indimenticabile Karl Unterkircher.
muoversi con scioltezza
sul 7b.
I due amici superano la prima parte della via Pichl, lasciarci la cascata alle spalle e sbucare nella parte
Foto di Ivo Rabanser, raggiungono la base della cascata che non promette superiore della montagna, dove la neve compatta ci
archivio Adam nulla di buono e proseguono così fino in vetta per ha permesso di procedere senza troppa fatica fino
Holzknecht l’itinerario classico, completandone una delle rare alla vetta, raggiunta attorno alle 16».
invernali. Ma Adam è un sognatore impenitente e Che impressioni ti ha lasciato la scalata?
dopo la silenziosa cavalcata solitaria del gennaio «Per noi era importante salire su ghiaccio, cercando
2005 – prima i 1300 metri della Pichl in velocità la linea relativamente più facile. Ma non era sem-
e poi la traversata del gruppo fino alla Punta Groh- plice capire dove proseguire, dove il ghiaccio conti-
mann –, nel novembre 2012 scruta per l’ennesima nuava. La tensione era notevole anche perché non
volta la parete nord e capisce che il momento buono c’era verso di piazzare buone viti: o entravano par-
è arrivato: le precipitazioni autunnali hanno fatto zialmente o, se entravano del tutto, “prendevano”
il loro dovere e la colonna effimera è lì, splendida soltanto all’inizio. Così, lungo i tiri, ci siamo protetti
e tentatrice. Ne parla con l’amico Hubert Moroder, anche con tre chiodi da roccia e alcuni friend nelle
«A tredici anni, insieme con cui nel 2010 ha salito in un lampo Fitz Roy e fessure a lato della colata. Legrima, come abbiamo
al mio coetaneo Cerro Torre, ed è subito affare fatto. chiamato la via (che presenta difficoltà di WI6, M6,
Dieter Demetz, ho 7 gennaio 2013, ore 5.30: la val Gardena e le sue V+ e 2 passi in A0, ndr), è stata un lavoraccio: alla
frequentato il corso montagne sono ancora immerse nel buio. Il cielo, fine, più che la stanchezza fisica, ho sentito quella
dei Catores e durante popolato di stelle, lascia ben sperare e soltanto il mentale per la continua ricerca dell’itinerario».
la prima stagione di vento potrebbe rovinare la festa: i dati della stazio- Dall’ultima impresa ai tuoi inizi: con due Ca-
arrampicate, sempre ne meteo di Cima Pisciadù parlano di raffiche a 120 tores in famiglia, Emmerich e Markus Holzk-
con Dieter, ho scalato chilometri orari. Comunque Adam e Hubert, classe necht, era quasi naturale che anche tu diventassi
circa cinquanta vie. Non 1967 e 1972, entrambi guide alpine Catores, sono alpinista...
ho mai cercato la fama più convinti che mai e alle 11, poche ore dopo aver «Non proprio: i miei genitori non erano entusiasti
e, a parte “Legrima”, lasciato Ortisei, sono già in piena parete, al cospetto all’idea di vedermi seguire le tracce degli zii. Però
nessuna delle mie salite del gran problema: 350 metri di ghiaccio inviolato arrampicare mi piaceva, tanto che un giorno mi
ha mai fatto troppo che portano lassù, ai piani alti del gran castello del sono avventurato sulla Piccola Fermeda dove una
parlare di sé. Non ho Saslonch. Adam Holzknecht non è un alpinista da guida mi ha chiesto se non avessi una corda. Ov-
sponsor personali e grande pubblico: non ha mai cercato fama e gloria. viamente la corda non c’era ma io, per evitare pro-
il pane quotidiano lo La sua riservatezza, però, è proporzionale alla sua blemi, le ho risposto che sì, ne possedevo una, ma
guadagno facendo classe, a quel talento smisurato e autorevole che che l’avevo lasciata in basso. Qualche tempo dopo
la guida: non devo ora, dopo anni di paziente attesa, sta per firmare un ho affrontato la facile Via dei pilastrini sulla Pri-
raccontare niente a altro capolavoro: un gioiello invernale da intendi- ma Torre di Sella con mio fratello Arnold. A tredici
nessuno, non mi sento tori, un’avventura all’insegna della difficoltà e dello anni, insieme al mio coetaneo Dieter Demetz, ho
obbligato a scrivere stile, in ogni senso, da conoscere proprio attraverso frequentato il corso dei Catores e durante la prima
nulla e il mio tempo le parole del protagonista. stagione di arrampicate, sempre con Dieter, ho sali-
preferisco passarlo in to circa cinquanta vie».
montagna. La celebrità «Dai primi colpi di piccozza ho capito che il ghiac- Insieme a Dieter, nel 1987, hai firmato anche la
purtroppo ha il suo cio era buono, bianco e solido – racconta Adam – e prima invernale di Tempi moderni sulla Sud del-
prezzo: toglie la libertà nel tardo pomeriggio, attorno alle 17, eravamo or- la Marmolada. Sbaglio o si tratta della tua pare-
di fare ciò che si vuole» mai a metà cascata. A quel punto, dove il terreno si te preferita?
del Beigua torrentismo offre l’occasione per vivere Questa vasta area di quasi 9000 ettari di super-
ficie comprende dieci comuni e diverse comu-
in maniera diversa questo splendido nità montane, annoverando nel proprio terreno
siti archeologici, alberi secolari, villaggi rurali di
angolo di Liguria montagna ed una grande quantità di vette.
Il gruppo del monte Beigua è infatti davvero
di Christian Roccati
ampio e vanta un territorio costellato di cime,
bivacchi, rifugi, sentieri, sterrate, falesie, creste e
pareti. Queste possibilità hanno favorito il fiorire
delle tante attività outdoor. Ecco quindi perché
sia nei week end, sia nei giorni feriali, durante
tutto l’arco dell’anno, si osservano arrampicato-
ri, hiker, trekker, sciatori, ciaspolatori ed alpini-
sti che vivono con passione la natura di queste
vallate.
Tutte queste attività, ad eccezione dell’escursio-
nismo, sono però prettamente stagionali. L’Ap-
pennino garantisce canali e crinali innevati nei
mesi freddi, creste e pareti in quelli caldi e nelle
stagioni intermedie.
Considerando questo fatto sembra strano che la
fama del Parco non sia principalmente dovuta
all’unica attività con la corda che qui viene vis-
suta assiduamente per tutto l’arco dell’anno: il
canyoning.
Il torrentismo consiste nella discesa a piedi di
corsi d’acqua che scorrono all’interno di gole sca-
vate nella roccia, caratterizzate da portata “ridot-
ta” e forte pendenza. La progressione avviene in
libera integrale o mediante corda statica, grazie
a particolari manovre. In Liguria quest’attività è
davvero all’avanguardia grazie al gruppo GOA,
che è il maggiore e più attivo in Italia, affiliato
all’AIC (Associazione Italiana Canyoning) e co-
stituito all’interno della sezione Ligure-Genova
del CAI. Non a caso proprio dal GOA è stato or-
ganizzato il raduno internazionale annuale del
2010 in Val d’Ossola.
In questa pagina: i
laghetti del Lerca.
Foto Virginia Cassani.
A fronte: la C12 al rio
Malanotte-Gava. Foto
Guido Armaroli
la bellezza in montagna
tia, la morte, quel giorno in cui giocoforza si dovrà Poi se vogliamo, forse la via dell’Ideale è quella che
smettere di fare quel che si è sempre fatto. Cosa suc- ricordo con più piacere; per l’ambiente, per l’inte-
cederà allora, quando si tornerà a vestire i panni di resse storico, per la roccia ed altri motivi. Ma la più
uomini come tutti gli altri, con un corpo che lenta- bella forse è stata la prima che ho aperto nel ’53 alla
mente, ma inesorabilmente decade? Quanto corag- Est della Cima Sud di Pratofiorito, una via di 400
Leggenda vivente dell’alpinismo, racconta la gio ci vuole per affrontare questa avventura? Baste- metri, dove ho fatto anche il mio primo bivacco.»
rà aver scalato tutti gli ottomila e superato le pareti E quella più dura?
propria vita: “La montagna è stata maestra di più difficili del mondo per riuscire a trovare ancora «Forse quella della Madonna Assunta al Piz Serau-
vita, mi ha permesso di crescere e conoscermi” forze? Di fronte a questi quesiti l’uomo-alpinista ri- ta; c’è un passaggio tremendo dove Bruno De Donà
mane appeso all’appiglio, continua imperterrito la durante la ripetizione è volato quattro volte prima
di Vittorino Mason sua scalata verso il cielo, finge di non vedere e sen- di riuscire a superarlo.»
tire, s’aggrappa alla roccia e si sforza di credere che C’è stato un compagno di cordata con il quale ti
mai gli sarà preclusa la via. sei trovato meglio?
L’alpinista è un uomo con i piedi in aria ed è quando «Tutti. Erano gli altri che mi cercavano per legarsi
tocca il suolo che iniziano i suoi problemi. con me. Mi sono tutti capitati, forse mandati dalla
La sua casa, immersa in un sobborgo popolare di provvidenza perché con ognuno ho avuto un otti-
Rovereto, è come una stanza minimalista: tutto è mo rapporto e siamo diventati amici. Ma se proprio
ridotto all’essenziale. Lui non si sente mai solo, c’è vogliamo parlare da un punto di vista alpinistico e
Dio a fargli compagnia, e un gatto. Una donna delle tecnico, quello con il quale ho condiviso le vie più
pulizie lo aiuta nei mestieri più faticosi, per il resto belle è stato Franco Solina. Lui compensava tutte le
si arrangia, nonostante il medico gli abbia consiglia- qualità che io non avevo.»
to riposo. Capelli bianchi, una serenità negli occhi, Il momento più bello che hai vissuto in
seduti uno di fronte l’altro, Armando si racconta. montagna?
«La prima spedizione in Patagonia assieme al Cai di
Com’è nata la passione per la montagna? Monza che mi accolse come uno di loro. Siamo stati
«Sono stato allevato da mio nonno mugnaio, vivevo via 4 mesi e abbiamo salito la Torre Sud e ripetuto
in un maso della Val Cavazzino, le montagne le ve- la via alla Torre Centrale. Ma non posso non citare
devo dal basso, poi crescendo sono sempre andato anche la Via della Concordia alla Cima d’Ambièz. Io
a fare passeggiate, ma un giorno un forte alpinista ero con il Miorandi e in rifugio, con lo stesso intento
delle mie parti mi invitò a vedere la Guglia di Ca- c’erano Oggioni ed Aiazzi, invece di litigare perché
stelcorno, mi colpì molto e un po’ di anni dopo, forte loro erano arrivati prima, unimmo le forze e con
della mia preparazione atletica la salii senza corda due cordate distinte, a comando alternato, aprim-
O
ggi viviamo una fase epocale dove valori, e in solitaria. Fu così che i ragazzi di Rovereto che mo la via che sancì anche la nostra amicizia.»
fede, ideali e sogni sono venuti meno. È arrampicavano su quella guglia mi invitarono ad Un’incompiuta?
come l’uomo avesse perso il coraggio e la La montagna mi ha unirmi a loro che poi nel ’48 formarono il Gruppo «La Ovest della Busazza, quella che poi ha realizza-
forza per esplorare, per dare senso al suo cammi- aiutato a crescere Roccia Ezio Polo.» to Renato Casarotto. Lì ho fatto otto bivacchi, in vari
no, a quel breve passaggio che è la presenza sulla e conoscermi, ad Quanto ti è stato utile l’alpinismo per affrontare tentativi, e giunto a due tiri dalla cima sono tornato
terra. Così, quando ti trovi di fronte a uomini come accettare tutti i le difficoltà della quotidianità? indietro impressionato dalla grande friabilità della
Armando Aste, che hanno fatto della propria fede problemi della vita «Mi ha aiutato a crescere e conoscermi, ad accet- roccia.»
una ragione di vita, ti trovi spiazzato, per non dire e renderla più bella. tare tutti i problemi della vita e renderla più bella. E Casarotto alpinista?
in preda ad un senso di stupore ed ammirazione. Quand’ero giovane Quand’ero giovane anch’io ero ambizioso e volevo «Della sua epoca il più forte di tutti, anche di Bonat-
Lui, che ancora oggi recita il rosario, potrebbe es- anch’io ero ambizioso e essere più bravo degli altri; le imprese di Preuss o ti, ma doveva fermarsi in tempo, si è spinto troppo
sere deriso, snobbato da chi intende l’uomo forte volevo essere più bravo Comici mi affascinavano, poi ho capito che sopra i in là ed era inevitabile che prima o poi finisse com’è
come l’impavido che non si ferma di fronte a nien- degli altri; le imprese monti c’è il cielo, la vetta più importante da raggiun- finita. Il suo sbaglio più grande è stato quello di vi-
te, che non cede al pianto o al sentimentalismo. Ma di Preuss o Comici gere. Ma per me le cose che hanno contato di più vere solo per la montagna. Bisogna avere il senso
proprio la fede gli ha dato la forza, l’ha guidato e mi affascinavano, poi sono state la carità, l’amore, la famiglia e l’amicizia.» della misura. In montagna non sono mai arrivato al
preservato in tutta la sua vicenda alpinistica. Ac- ho capito che sopra Cosa cercavi in montagna? mio limite, ho sempre avuto un margine di sicurez-
cademico e Socio Onorario del CAI, Armando è i monti c’è il cielo, la «La bellezza, perché vedo l’alpinismo come la sinte- za per preservare il dono della vita.»
entrato a diritto nella storia dell’alpinismo italiano. vetta più importante si della bellezza, dell’intuizione e del gesto atletico Dopo di te c’è stato qualcuno che ha seguito il tuo
Ma questo per lui non è un motivo di vanto. da raggiungere. Ma per che traduce concretamente il pensiero e l’azione. modo di praticare l’alpinismo?
Una visita a casa sua di un paio di anni fa mi fece me le cose che hanno C’era poi la rincorsa alla felicità che poi scemava «Direi Ivo Rabanser, ma ancor più Elio Orlandi, un
riflettere: un alpinista rimasto solo, giunto al capo- contato di più sono una volta terminata la via. Gli alpinisti forse non se grande! Ha fatto delle cose in montagna di assoluto
linea della sua vita, come si prepara ad affrontare il state la carità, l’amore, ne rendono conto, ma in quell’andare in alto, cer- valore, ma è anche un artista, regista, persona sen-
grande viaggio? La maggior parte di noi, finché il la famiglia e l’amicizia. cando di andare oltre, diventano leggeri, spiccano il sibile e con una grande umanità.»
EMOZIONI
come Cassin, Soldà, Carlesso. Sai l’alpinismo è in
continua evoluzione, ma bisogna vedere se anche
l’etica è migliorata. Avrei dei dubbi. Gli arrampi-
SULLE
catori di oggi sono fortissimi, ma non hanno una
cultura dell’alpinismo e della montagna. Forse
manca la condivisione, la solidarietà, il senso del-
ALTE VIE
la rinuncia. I giovani di oggi sono figli di questo
tempo: guardano al concreto, fanno la via, ma
Partenza con Franco
non cercano qualcos’altro di intrinseco, dei valo-
Solina dal rifugio Falier
ri, altri significati, non cercano di andare al di là per la via dell’Ideale
della parete, della roccia.» alla Marmolada
Quanto importante è stata per te la fede?
«Fondamentale. Mi ha spinto quando potevo an-
Piacevoli giorni di trekking lungo l’Alta Via del
dare e frenato quando avrei rischiato troppo. Mi
Granito, il percorso Lagorai Panorama o la
ha insegnato a rispettare i confini, a non anda-
re oltre un certo limite, ad avere prudenza. Ogni più impegnativa Translagorai, fra paesaggi
volta che mi apprestavo ad aprire una via, avevo stupendi, ricordi della Grande Guerra, malghe
la consapevolezza di potercela fare, una sorta di ed alpeggi, testimonianze esemplari dell’antico
benedizione.» patto dell’uomo con la natura.
Te la sentiresti di dare un consiglio ai giovani
che frequentano la montagna?
«Nel libro autobiografico “Pilastri del cielo” c’è il
messaggio che ho voluto lasciare. Direi poi che
uno deve fare ciò che vuole, in montagna come
nella vita, ma prima dell’alpinismo ci sono molte Armando nel suo studio
altre cose. Non si può vivere solo per la monta-
gna, ma anche per gli altri: rinunciare al proprio
orgoglioso piacere egoistico è più importante.»
Quest’anno si festeggiano i 150 anni della fon-
dazione del Club Alpino Italiano. C’è qualcosa
che vorresti venisse ricordato di questa lunga
storia?
«La storia dell’alpinismo, prima della retorica
delle parole, è stata scritta dai fatti, dalle cose
concrete. E se c’è un valore, un ideale da perse-
guire, è quello di andare oltre, di fare sempre un Guglia di Castelcorno
passo avanti: sia da un punto di vista tecnico, (vicino a Rovereto)
Gruppo Rocciatori SAT
morale e spirituale. Quello che in montagna non In cima all’Eiger .
Rovereto.
potrà mai essere scalfito è il perché si va, quello è Armando Aste è il Armando Aste è il
dentro ognuno di noi, è una spinta e una ricerca secondo da Sinistra) primo a sinistra www.visitvalsugana.it/translagorai
che non ha un unico comune denominatore.»
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Progetto Sebino: grandi
grotte, nuovi esploratori
L’area carsica del Sebino Occidentale in Lombardia.
Dalla scoperta dell’Abisso Bueno Fonteno all’eclatante
esplorazione di Nueva Vida
A cura di Massimo (max) Goldoni
racconto di Max Pozzo e Maurizio Greppi
I
n Italia, e non solo, vi sono molti modi di or- Alle origini del Progetto Sebino Bueno Fonteno. Sotto
ganizzare l’esplorazione speleologica. La pa- Il Progetto Sebino è l’esplorazione e lo studio appro- la cascata del Salone
Portorotondo.
rola “organizzazione” può essere disturbante fondito delle varie aree carsiche presenti e il tenta-
Foto Massimo Brega
in un mondo di esplorazioni, conoscenza, emozio- tivo di mantenere allo stesso livello ogni sfaccetta-
ni. Eppure, organizzare è imprescindibile. Serve tura e materia della speleologia, con una spiccata
per dare continuità alle ricerche, per raccogliere volontà di specializzazione. Lo speleologo, infatti,
e archiviare dati, per acquisire informazioni utili è davvero un geografo del sottosuolo, che lo map-
a chi si aggregherà o subentrerà nell’esplorazione. pa rinnovandolo continuamente. Di conseguenza,
Serve per condividere. si possono individuare riserve idriche per il futuro
Il Progetto Sebino, nel panorama della speleologia e si possono anche evitare gravi conseguenze nella
italiana è alquanto particolare. In sintesi, è il risul- costruzione di strade, case o gallerie.
tato di un’ostinata e fortunata determinazione in Nel programma, l’aspetto puramente esplorativo
un’area considerata poco favorevole alla presenza dei grandi abissi, ha la stessa valenza dello studio
di grandi grotte, di grandi complessi. Le scoper- sulla fauna sotterranea, o quello sulla determina- La scoperta è
te effettuate hanno portato a nuove aggregazioni zione dei vari tipi di roccia incontrati. Per rimanere sensazionale: tra il
tra le persone, hanno anche creato le premesse al passo, lo speleologo del nuovo millennio ha pure lago d’Iseo e di Endine,
per una possibile avventura professionale legata dovuto imparare a fare il fotografo, o il cineasta. A nelle profondità delle
all’ambiente esplorato e al territorio conosciuto. I usare software topografici, GPS e a scrivere lettere montagne, si trova
testi che seguono sono stati necessariamente adat- di richieste per permessi, contributi, patrocini, a dunque un’enorme
tati da una scrittura molto più estesa. Abbiamo presentare le proprie scoperte a platee sempre in- riserva d’acqua dai
voluto lasciare spazio alle immagini, che da sole curiosite e numerose. confini ancora del tutto
rendono quanto nessuna parola può dire. Inoltre, Il Progetto Sebino nasce in Lombardia, icona di cao- ignoti. E a fine 2012,
se gli autori vorranno, torneremo a parlare del tici centro città, metropolitane e cementi, ma realtà dopo ricerche in settori
Progetto Sebino per Nueva Vida, un nuovo abisso, ricca di innumerevoli oasi naturali. Quella del Sebi- meno considerati, a
un’eclatante scoperta di fine 2012 in cui sono im- no è bagnata da profonde acque lacustri di origine ridosso dell’Abisso
pegnati numerosi esploratori. glaciale, alimentate dal fiume Oglio, con un’isola al Bueno Fonteno e
Anche il nuovo abisso nasce inseguendo il respiro suo interno tra le più grandi d’Europa. qualche centinaio di
della montagna, ovvero l’aria del vuoto interno che Nell’ultimo decennio, tutta l’area è diventata spele- metri più in alto, viene
si comporta come in un camino. D’inverno soffia- ologicamente importante, perché le scoperte effet- scoperta una nuova
no gli ingressi alti, d’estate gli ingressi bassi. È una tuate parlano di abissi molto profondi con sviluppi straordinaria cavità con
regola dovuta alle differenze di temperatura tra chilometrici. caratteristiche molto
interno ed esterno. La temperatura di una grotta, Nel 2005 il Gruppo Speleologico Valle Imagna ini- simili alla precedente. È
a una ragionevole distanza dagli ingressi, è simile zia le ricerche su un’area carsica fino a quel momen- l’Abisso Nueva Vida che
nelle diverse stagioni, mentre fuori le escursioni to poco conosciuta: quella del Sebino Occidentale a fine marzo misura già
termiche sono molto più elevate. Stiamo banaliz- (Bg). 3,5 chilometri di sviluppo
zando un tema complesso, però i due abissi di cui Le conferme arrivarono ben presto dai primi so- e scende in profondità
si parlerà in questo pezzo sono frutto del “cercare e pralluoghi superficiali: doline, inghiottitoi, forre, per 502 metri. Diversi
seguire” l’aria. E l’aria che è stata seguita fuoriusci- alte pareti con vistose spaccature. Tutti fenomeni di sono i corsi d’acqua
va da ingressi le cui dimensioni erano irrisorie ri- chiaro assorbimento delle acque. interni, i saloni, le
spetto al mondo, straordinario, che nascondevano. Colpiva, poi, la violenza delle piene delle sorgenti, diramazioni multiple.
guardando l’Africa
veramente il respiro. Il sogno di una vita si è realiz-
zato, lo avevo pensato già nell’ottobre 1980, passan-
do da Moshi in Land-Rover senza riuscire a vedere
la vetta a causa delle nubi, e dopo 32 anni sono arri-
dall’alto
vato sulla cima del Kilimanjaro!
Lentamente prendiamo la via della discesa facendo
molte foto agli impressionanti ghiacciai che resi-
stono sul lato sud della montagna. Sostiamo breve-
mente a Stella Point e a Gilman’s Point per scattare
altre foto, adesso c’è meno gente, e quindi iniziamo
la discesa del ghiaione, sotto un sole cocente.
Maurizio F. e Adriano vanno giù a rotta di collo, io
seguo con un passo deciso e così anche Paolo, men-
Gilman’s Point per farci coraggio, una breve sosta tre Fabio ha dolori alle dita dei piedi e scende lenta-
per le foto all’alba che sorge sull’Oceano Indiano, mente con la guida Mathayo. Alle 10.30 Adriano e
sotto di noi il Mawenzi (e sottolineo sotto, è alto Maurizio mi aspettano poco prima del Kibo Hut, lì
5.150 metri!), l’alba è incredibile, i colori fantasti- ci viene incontro Frank con delle bibite, i piedi e le
ci. Ma la sosta deve essere brevissima altrimenti gambe fanno male ma la simpatia di Frank ci mette
Cronaca della spedizione sulla cima che Hemingway ci congeliamo, via via, ancor pochi minuti e sia- di buon umore e lo abbracciamo.
così descrisse: “Vasta come il mondo intero, grande, alta, mo a Gilman’s Point a 5680 metri sul bordo del
cratere del Kilimanjaro! Sono appena passate
Provo a sdraiarmi nella nostra camera ma non mi
sento bene, mi gira la testa. Dopo un’ora Fabio an-
incredibilmente bianca nel sole d’A frica!” le 6, ci abbracciamo felici e guardiamo dall’al- cora non arriva, sono preoccupato e chiedo a David
tra parte per vedere la vetta a 5895 metri e… ma di telefonare a Mathayo, lui mi dice “hakuna mata-
di Maurizio Bellotti ta” stanno scendendo lentamente. Adriano e Mau-
come sembra lontana!
Ma non c’è il tempo per pensare, anche un cioc- rizio mi vedono molto teso e gli vanno incontro,
Poi succede una cosa colato diviso e congelato, così come una barretta poco dopo li vedo, stanno arrivando, meno male!
È
mezzanotte e si parte, siamo in otto, Pa- contemporaneamente incontriamo persone che Il Kilimangiaro che non dimenticherò energetica non vanno proprio giù, l’acqua nelle Le guide ci offrono un brodo veloce, ma non riu-
olo, Adriano, Maurizio F. Fabio ed io, scendono claudicanti accompagnate da assistenti (Tanzania). mai: David, davanti a borracce è ghiacciata, beviamo solo un po’ di thè sciamo a mangiare molto, sia per l’euforia che per
David davanti, Mathayo dietro e Marcelu tanzani, e altre sedute sul bordo del sentiero che Foto Chris 73 (Wikimedia noi, intona nella notte dai thermos che per fortuna hanno “tenuto”. la quota, che per la stanchezza. Poco dopo l’una
Commons)
(summit porter) che ci è stato assegnato in più, nel non stanno molto bene. Altre invece ci sorpassano un canto tanzano, gli Ci incamminiamo tutti con David e Marcelu, men- prendiamo la via del ritorno, fa freddo ma c’è un bel
caso che qualcuno di noi abbia problemi. Si sale perché il nostro passo ora è veramente lento. Noi fanno eco altre guide tre Paolo-babu è troppo stanco, forse non motivato sole, ed è la più limpida giornata sul vulcano che ve-
lentamente, è buio pesto nonostante una fetta di abbiamo voluto rimanere tutti assieme, nonostante più in alto e più in a sufficienza e rinuncia, Mathayo si ferma con lui. diamo da 7-8 giorni! Abbiamo avuto molta fortuna.
luna che tra breve tramonterà proprio dietro il Kili, il consiglio delle guide di spezzare in due il gruppo. basso, e questi cori Ora la pendenza è minore, è un susseguirsi di sali- La discesa è lenta ed estenuante per il mal di gambe
la stellata è bellissima, ognuno di noi ha una torcia Poi succede una cosa che non dimenticherò mai: ritmati ci ridanno scendi, ma il vento spazza la cresta ed è veramente per me e per il mal di piedi per Fabio, che sta sof-
frontale. David, davanti a noi, intona nella notte un canto coraggio, ci infondono dura, ma proseguire si deve, lo spettacolo poi del frendo parecchio, in silenzio. Arriviamo a Horombo
Davanti a noi già vi sono altre “cordate” che sal- tanzano, gli fanno eco altre guide più in alto e più una strana forza, dentro cratere, dei ghiacciai che lo sovrastano e del pano- Hut stanchissimi, un po’ di toeletta, e Fabio si sdra-
gono. Fabio è in difficoltà, non sta bene di pancia, in basso, e questi cori ritmati ci ridanno coraggio, nell’animo. rama del Kenya e della costa di Mombasa verso ia dopo avere tolto, a fatica, gli scarponi.
qualcuno gli porta lo zainetto, si ferma e supera ci infondono una strana forza, dentro nell’animo. Guardo su verso la nord-est e della immensa steppa Masai tanzana
una prima crisi. Oltrepassiamo il piccolo segnale Guardo su verso la cima, e poi guardo in giù verso cima, e poi guardo in verso sud e ovest ci fanno capire che ne valeva la Lentamente prendiamo la via
di quota 5000 metri, è dura, è durissima, ma pro- Kibo Hut, le luci delle cordate sono impressionanti, giù verso Kibo Hut, pena e dobbiamo giungere ad Uhuru Peak. della discesa facendo molte foto
seguiamo. La luna tramonta e lo spettacolo delle tutti cantano, David ha una voce calda e possente le luci delle cordate Oltrepassiamo Stella Point a oltre 5750 metri, è agli impressionanti ghiacciai
stelle è maestoso, inimmaginabile. Altra crisi di Fa- i cori mi fanno accapponare la pelle, e avverto un sono impressionanti, il punto di arrivo in cresta di altre vie, il respiro è
bio, ma riesce ad andare “in bagno”: provate ad im- lungo brivido sì, certo anche ora che sto scriven- tutti cantano, David veramente corto adesso, bisogna rallentare e ven- Ci ritroviamo per la cena e si parla della indimenti-
maginare su un versante di sassi e sassolini in forte do. Lo stanno facendo per noi, poveri “basungu” ha una voce calda e tilare, sull’ultima salita in cresta allo scoperto il cabile giornata, Frank e Mathayo visitano Fabio in
pendenza, ma è un vero “duro” non parla e supera che vogliono raggiungere la montagna più alta possente i cori mi fanno vento proprio ci spazza via, ma noi non molliamo branda e gli portano la cena a letto, sta bene, è solo
anche questa crisi. dell’Africa. Ci guardiamo in faccia con fiducia e accapponare la pelle, e e finalmente, eccolo, ancora pochi metri, ancora stanchissimo, alcune dita dei piedi hanno vesciche
Poi per una buona mezz’ora vado in crisi anche io e proseguiamo, ce la faremo, il mal di testa e il fiato avverto un lungo brivido pochi passi, siamo a Uhuru Peak (picco della liber- e un paio di unghie stanno diventando nere. Alle 19
penso di non farcela, di abbandonare, il mio corpo corto ce l’abbiamo tutti e anche Fossati, un vero at- sì, certo anche ora tà, in lingua swahili) a metri 5895, la vetta più alta sono già a letto anche io e ci addormentiamo pre-
si rifiuta di andare avanti, perché avanzare e sof- leta, attraversa una profonda crisi, passa lo zaino ad che sto scrivendo. Lo dell’Africa! sto, la giornata più lunga è stata memorabile e la
frire così? Il fiato è cortissimo, faccio ventilazione una guida. Durante le soste vediamo stelle cadenti stanno facendo per noi, Sono le 7.50 e ci abbracciamo, l’emozione è im- montagna ha permesso, a noi uomini così piccoli, di
ogni 15-20 passi, ma la mia testa funziona ancora e bellissime. poveri “basungu” che mensa, incontenibile e i due Maurizio non la sanno elevarci alla sua altezza per qualche ora, anche per-
mi dico, vai, vai, lentamente, ma devi continuare. Il Albeggia e piano piano le stelle lasciano il passo vogliono raggiungere trattenere e piangono. Dobbiamo fare le foto, non ché abbiamo saputo rispettare i ritmi che la natura
freddo è pungente, nonostante i guanti ho la pun- all’aurora, non manca molto, ma ci sembra di non la montagna più alta riusciamo a parlare, le parole non escono, la nostra stessa ci ha imposto.
ta delle dita che fa veramente male. Si continua, arrivare mai. Qualcuno accende una lampada su a dell’Africa mente è confusa, a turno scattiamo le fotografie di * L’autore è Socio CAI , Sezione di Cantù
A
Un marinaio russo mmettiamolo, che il cambiamento cli- realtà il moto è più complesso, e a complicarlo
nell’Artico, in cerca del matico modifichi un po’ tutto sul nostro ulteriormente ci si mettono anche i terremoti e i
punto preciso in cui pianeta ormai lo abbiamo accettato, lenti moti delle masse terrestri. Studiare questo
conficcare l’eloquente
segnale Polo Nord .
dalla vegetazione scandinava, alla migrazione dei fenomeno è compito della Geodesia. Le ricerche
A fronte. tonni nell’Oceano Indiano. Ma che il polo nord geodetiche oggi si fanno anche impiegando satel-
Foto NASA-GSFC possa cambiare la sua centenaria migrazione liti appositi, come la coppia di satelliti della Nasa
come conseguenza di un clima bizzarro ed alterato GRACE (Gravity Recovery and Climate Experi-
dall’uomo, questo è più difficile da comprendere. ment) studiati per compiere misure sulla gravità
Eppure è quello che mostrano alcuni ricercatori terrestre, ed i cui dati sono proprio alla base di
della Univesità del Texas e dell’Osservatorio Atro- questo studio.
nomico di Shanghai in uno studio pubblicato sul- Da quando esistono misure regolari della posizio-
la rivista Geophysical Research Letters. Gli scien- ne dell’asse terrestre, ovvero dal 1899 (segnalano
ziati spiegano come questo possa avvenire: il Polo gli autori della ricerca) il Polo Nord sta compien-
Nord, il punto in cui (idealmente) emerge l’asse di do un lento, lentissimo, pellegrinaggio verso sud.
Il Polo Nord ha percorso rotazione terrestre, si muove costantemente. Solo Si tratta di appena 0.1 metri circa all’anno, lun-
circa 200 centimetri l’asse del vostro mappamondo rimarrà fisso com’è go il 70° meridiano. La causa di questa “discesa”
verso sud tra il 1982 per decenni (e se siete cauti anche per un seco- risiede nella deglaciazione delle immense calotte
ed il 2005 ed ha poi lo o più). Parte del movimento dell’asse avviene pleistoceniche, che avevano spostato una gigan-
svoltato verso est a causa della attrazione esercitata dal sole e dalla tesca massa d’acqua nell’emisfero boreale (in
percorrendo 130 luna. Il movimento che descrive è conico, con pic- particolare nella penisola scandinava e alle alte
centimetri dal 2005 al coli effetti di disturbo causati dall’attrazione lu- latitudini del continente nord americano) che,
2011. È una autentica nare, chiamati nutazioni. Per completare il moto sciogliendosi, hanno cambiato la “geometria” del
svolta a gomito conico l’asse impiega circa 25.000 anni. Questo pianeta. Come una sorta di trottola in rotazione,
avvenuta intorno al movimento causa la precessione degli equinozi, lo spostamento di masse in uno o un’altro punto
2005 e tutt’ora in atto. uno spostamento degli equinozi sull’eclittica. In della trottola ne modifica l’asse di rotazione.
nella rappresentazione
Maggio drammatico ha origine e sopravvive in un
ristretto triangolo geografico tra la Garfagnana,
l’Appennino Reggiano e il Modenese. Tale genere
di rappresentazione non ha nulla da spartire con
del Maggio
rievocazioni storiche o altre forme di invenzioni
scenografiche e coreografiche finalizzate ad attrar-
re il turismo. Il Maggio ha infatti un’antica tradi-
zione e una propria sacralità laica che affonda le
di Massimo (Max) Goldoni radici nel sentimento popolare. Inoltre la gestuali-
tà, il canto e le azioni avevano, e mantengono, una
foto di Mario Vianelli
forte ritualità, mentre l’assenza di scenografia e gli
strumenti teatrali molto simili a quelli della Pas-
sione (spade, corone...) tradiscono una verosimile
derivazione sacra.
Rappresentazione della bella stagione, spesso alle-
stita in spazi aperti e agresti, il Maggio è una sorta
di auspicio espresso dalla comunità, è speranza di
benessere e giustizia, oltre ad essere una potente
forma di affermazione dell’identità collettiva. La
deliberata “finzione” scenografica contribuisce a
creare un’atmosfera surreale e suggestiva, solida-
mente radicata nella tradizione popolare ma non
priva di attualità; e non manca una forte carica
rituale, capace di coinvolgere ancor’oggi gli spet-
tatori, posizionati tutt’attorno la scena e a stretto
contatto con il pubblico.
I costumi sono ricercati nella loro semplicità e al
contempo molto caratterizzati per individuare im-
mediatamente i personaggi. La scenografia e gli
attrezzi scenici sono essenziali, strettamente legati
alla necessità delle azioni, principalmente i duelli.
Figura centrale della rappresentazione è il sugge-
ritore che, testo alla mano, rammenta le battute
agli attori che le ripetono cantando: in pratica, gli
attori sono strumenti vocali cantanti e recitanti.
Il Maggio illustrato in queste pagine - messo in
scena dalla Compagnia dei Maggianti di Gorfi-
gliano nel paese di Minucciano, ai piedi delle Alpi
Apuane - è “Il Principe Cieco” di Andrea Bertei,
diretto da Luigi Casotti. Vi si raccontano le mol-
te peripezie che portano la Regina a riconoscere
e riabbracciare il figlio cieco. La Regina di questa
rappresentazione è Iole Palladini, storica mag-
giante di Agliano, frazione di Minucciano, da anni
impegnata nel tramandare questa forma teatrale
che rischia di scomparire con la tradizionale civil-
tà montana che l’ha prodotta. Numerose ricerche
Duellante durante
sono state condotte su questa forma di dramma
la rappresentazione
del Maggio nella
popolare. Tra gli altri, citiamo gli studi di Roberto
Piazza Municipale di Leydi e Giuliano Scabia. Ricordiamo, inoltre, che
Minucciano a Villa Minozzo (RE) esiste un Museo della Tradi-
zione del Maggio.
Attualità
Minucciano, il paese in cui si svolge il rito del Maggio illustrato in que-
sto portfolio, è in provincia di Lucca, al confine tra Garfagnana e Luni-
giana. Capoluogo di Comune in un territorio apuano molto esteso, nel
corso della sua storia è stato colpito da violenti terremoti. Ricordiamo
quello del 1837 e l’altro distruttivo del 1920. Tra fine giugno e inizio
luglio 2013, un nuovo sisma ha portato nuove ferite a Minucciano e nei
territori limitrofi. Come in altri paesi vicini, molti abitanti dello splen-
dido borgo sono stati evacuati, per lesioni alle abitazioni e anche per
il pericolo incombente della torre, già ricostruita dopo il terremoto del
1837. Un fraterno augurio di ritorno a una serena vita comunitaria.
A
Tentativo alla Parete nni di transizione? Il massimo delle Se nel 1962 Giorgio Redaelli, Roberto Sorgato e
Nord del Cervino: aberrazioni dell’arrampicata artificia- Giorgio Ronchi si sono distinti per la prima in-
bivacco nella tormenta vernale della Su Alto, il 1963 è l’anno di altre due
le? La rinascita della libera? Il decen-
con Alberto Tassotti e
Gigi Panei al termine
nio 1963 – 1973 è un periodo che, iniziato con i grandi invernali, quella della Solleder alla Civet-
della Traversata degli festeggiamenti per il centenario della nascita del ta, ad opera di Ignazio Piussi, Giorgio Redaelli
Angeli, 11-12 febbraio Club Alpino, dal punto di vista alpinistico con- e Toni Hiebeler, e quella dello Sperone Walker
1965, stampa del 1997. tiene tutto e il contrario di tutto. Accoglie idee delle Grandes Jorasses, che reca la firma di Wal-
Foto Walter Bonatti ter Bonatti e Cosimo Zappelli. E presto ce ne
contrastanti, che per un po’ convivono per poi
entrare in aperto conflitto. Ci sono pure discus- saranno altre, tutte di prestigio: lo Spigolo Cas-
sioni e polemiche. Grandi scalate invernali. Per- sin alla Torre Trieste nel 1964 (Aldo Anghileri,
sonaggi vecchi e nuovi di diverso orientamento. Andrea Cattaneo, Pino Negri e Ermenegildo Ar-
E infine appaiono tendenze inedite che daranno celli), il Pilier Gervasutti al Mont Blan du Tacul
Se nel 1962 Giorgio luogo alla rivoluzione del decennio successivo. nel 1965 (Corradino Rabbi e Gianni Ribaldone),
Redaelli, Roberto e la via nuova, in solitaria invernale, di Walter
Entra in crisi il concetto di vetta Bonatti sulla parete nord del Cervino, l’ultima
Sorgato e Giorgio
Ronchi si sono distinti come fine ultimo della scalata: scalata estrema dello scalatore lombardo prima
per la prima invernale prevale lo stile di arrampicata del suo ritiro dall’alpinismo sportivo. E poi altre
della Su Alto, il 1963 ancora, che non riusciamo a citare per mancan-
è l’anno di altre due Ma andiamo con ordine. Cominciamo dal cente- za di spazio. Anche se non possiamo dimentica-
grandi invernali, quella nario del Cai, che viene celebrato ovunque e pro- re nel 1967 le prime invernali dello spigolo nord
della Solleder alla duce interessanti pubblicazioni che indagano il dell’Agner (Heinrich e Reinhold Messner e Sepp
Civetta, ad opera di passato. Da menzionare, perché va a scavare tra Mayerl), della Solleder alla Furchetta (Heinrich
Ignazio Piussi, Giorgio le scartoffie della prima sede del Sodalizio, l’an- e Reinhold Messner e Heini Holzer), della Cas-
Redaelli e Toni Hiebeler, nuario della sezione di Torino, Scàndere 1963, sin al Pizzo Badile nel 1967-’68 (Paolo Arman-
e quella dello Sperone firmato da Armando Biancardi, che si limita do, Gianni Calcagno, Alessandro Gogna, Michel
Walker delle Grandes però alle vicende dei torinesi. Darbellay, Camille Bournissen e Daniel Troillet),
Jorasses, che reca la Dicevamo poi dell’alpinismo invernale. Gli anni oltre agli exploit dei fratelli Antonio e Gianni
firma di Walter Bonatti e ’60 raccolgono il testimone del decennio pre- Rusconi, da soli o con compagni diversi, tra il
Cosimo Zappelli. dente e inanellano imprese di altissimo livello. 1968 e i primi anni ’70 (vie nuove al Badile, al
Tra i giovani alpinisti di fine anni ’60, emerge prezzo di qualunque sacrificio. Più di uno, rife-
anche un altro nome che farà molto parlare di rendosi alla stagione iniziata da Gian Piero Mot-
sé, per l’attività dolomitica e per le scalate sulle ti e dal suo ristretto gruppo di amici (Gian Carlo D’estate, nel solco della
grandi montagne del mondo: il vicentino Renato Grassi, Danilo Galante, Piero Pessa, Andrea Go- tradizione, mentre
Casarotto, che nel giro di poche stagioni è già ai betti, Roberto Bonelli e pochi altri) ne ha parlato ancora primeggiano
vertici dell’attività. come un ’68 dell’alpinismo. Walter Bonatti e Cesare
A chi scrive la definizione sembra un po’ forzata. Maestri, consolidano
E Reinhold Messner nei primi Oltre solidi studi storici, furono infatti la Beat il loro ruolo Armando
anni sessanta vanta già un Generation, le culture giovanili d’oltre oceano, Aste, autore di autentici
curriculum incredibile la lezione dell’alpinismo californiano, lo studio capolavori nelle Dolomiti
delle culture underground e quello dell’immagi- (basti pensare alla sua
Alla fine del decennio, l’alpinismo di punta capo- nario delle culture psichedeliche, la musica rock, via dell’Ideale sulla sud
volge le proprie prospettive. Si scopre che l’impor- probabilmente la mitologia dei Gong, yoga e zen della Marmolada), e
tante, in montagna, non è la vetta a tutti i costi a influenzare Motti, e non la protesta studente- poi ragazzi più giovani.
ma, come si preciserà meglio di lì a poco, il modo, sca né le istanze politiche. In ogni caso, le idee di Tra questi Alessandro
lo stile con cui si progredisce in parete. Di più: nei Motti saranno rivoluzionarie, ma giocheranno so- Gogna, che inanella
primi anni ’70 entrerà in crisi anche il concetto di prattutto nelle Alpi occidentali e, in parte, nelle una serie di scalate
vetta inteso come fine ultimo della scalata. centrali. Il mondo dolomitico seguirà invece altri che lasciano il segno,
Succederà con l’avvento del movimento alpini- esempi. spesso con compagni
stico “Nuovo Mattino”, che porrà polemicamente Ma ci stiamo spingendo troppo oltre. Il prossimo del livello di Leo Cerruti,
l’accento sulla scalata in sé, sulla gioia di muoversi capitolo servirà a spiegare anche ciò che è avve- Alberto Dorigatti,
in parete in modo ludico, senza dover necessaria- nuto sulle pareti dei Monti Pallidi nel decennio Almo Giambisi, Bruno
mente sfidare la verticalità a qualunque costo e a successivo. Allemand.
Monte Salincjet,
1852 m
Alpi Carniche.
Gruppo Aip -
Cavallo - Germula
- Sottogruppo dello
Germula
Anche su questo bifido
cimotto roccioso da
sempre considerato battezzando il loro percorso “Via Dalla Paz-
Cima della Miniera, 2474 m tare un chiodo, lasciato).Uscita in vetta per unicamente come pulpito panoramico, nel za Folla”(ambiente assai selvaggio e appar-
Alpi Carniche. la “Via Dei Roby” o per la variante diretta corso del 2012 sono state tracciate alcune tato). Le difficoltà superate risultano poco
Gruppo Peralba - Cjadenis - Avanza Mazzilis alla “Didonc”. Sviluppo 450m. Diffi- vie di arrampicata su roccia accettabile, a Nell’altra pagina: la sostenute (D) e permettono di superare la
Il 21 settembre, con meteo pessimo R. Maz- coltà VI, VII, VIII. Entrambe le vie sono state tratti buona.Il 4 agosto Adriano Sbrizzai e parete sud dellaCima parete, alta più di 300 metri, per una logica
Della Miniera. A
zilis e Celso Craighero scalano il grande aperte con l’uso di una decina di friend e di Flavio Cella sulla parete nord aprono la “Via serie di rampe poco a sinistra dello spero-
sinistra la via Mazzilis-
camino del Pilastro Giallo, ben visibile al chiodi, lasciati in luogo. Del Pastore”: arrampicata sulla verticale Lenarduzzi, a destra la ne nord-ovest. La roccia è gneiss, nel com-
limite orientale della “Cengia Del Sole”. Qui della cima principale e lungo la direttrice di Mazzilis-Craighero. plesso abbastanza buono. Per la protezione
la roccia è solidissima ma in alcuni tratti Punta Marguareis, 2651 m un colatoio articolato con fessure e placche In questa pagina, sono stati usati friend, nut, tricam e pochi
viscida e fredda con alcune strettoie simili Alpi Liguri di roccia da discreta a buona .Sviluppo m in alto a sinistra: chiodi (uno lasciato).
l’Anticima di Valrossa
ai meandri ipogei.Nella metà superiore la Sulla parete nord, il 26 giugno 2012, lungo 200 con difficoltà di IV, V, VI con l’uso di 8 Avvicinamento: si rimonta Vallone di Rio
con il tracciato della
via prosegue in parete aperta lungo la serie i pilastri a destra dello storico Canale Nero, chiodi e cordini. Discesa per la normale. Il Via Dalla Pazza Folla. Freddo fino al Lago Malinvern, dove si la-
di diedri compresi tra la via “L’Uomo Della Pietro Godani, Andrea Parodi e Serafino Ti- 10 ottobre Adriano Sbrizzai scala in solita- In alto a destra: scia a destra la mulattiera per imboccare
Valigia” e lo spigolone a destra dell’it. 135 mossi, del gruppo Geki del CAI di Arenzano ria la parete nord lungo la “Vie Das Transie- cima della Miniera in un sentierino che s’innalza in direzione est.
m, con roccia da buona a ottima. Sviluppo hanno aperto una bella via nuova denomi- res”. Sviluppo 260m con difficoltà dal III al apertura sulla Mazzilis- Dopo alcune centinaia di metri si abbando-
Lenarduzzi.
m 450-500, difficoltà, VI, VI+ e VII-. Buone nata “Mamma Mia!”. Si tratta di una scalata V+ lungo placche, colatoi e uno spigolo po- na anche il sentierino, per tagliare a destra
Qua a fianco: la Punta
le possibilità di assicurazione con chiodi, elegante su roccia buona (!) tranne due lun- sti sulla direttrice di un evidente diedro e la Marguareis con il quasi in piano fino a raggiungere la more-
friend e cordini. Il 9 ottobre R.Mazzilis e F. ghezze nella parte centrale, che si svolgono cima principale. Sono 4 tiri di corda le cui tracciato della via na sottostante la quota 2795. Rimontando
Lenarduzzi raggiungono la grande cengia su terreno più facile, per rocce più rotte e soste sono rimaste attrezzate per la disce- Mamma Mia la morena si arriva nella conca glaciale ai
lungo l’it. 135o e attaccano la parete per detritiche. sa in doppie.Il 19 ottobre Adriano Sbrizzai piedi della parete nord (3 ore circa dal par-
una evidentissima serie di fessure diedri Per la protezione sono stati usati per lo più e Marco Spiz sulla parete sud-ovest aprono con colatoio per il quale alla cima . Disce- Anticima Sud-Ovest di Valrossa, cheggio).
di roccia ottima posti tra la via “Didonc” e friend e tricam, pochi chiodi e rari nut. In la “Via Dei Grignons”.Sviluppo m 120 di IV+ sa per la cresta del versante nord fino al 2795 m La parete è solcata sulla destra da due evi-
la “Via Dei Roby”che supera sia come bel- posto non è stato lasciato nulla. Difficoltà e V+ lungo l’evidente diedro che solca que- sentiero della via normale. Avvicinamento Alpi Marittime denti fessure oblique. La via segue la rampa
lezza di arrampicata che impegno. Scalata TD- (R2, passi di VI-). Sviluppo dell’arram- sta breve struttura di rocce grigie. Discesa al Monte Salincjet da Ravinis di Paularo La quota 2795 è pochi metri più bassa della formata dalla fessura di sinistra. A quota
varia e molto logica con un tratto partico- picata 300 m circa.Per arrivare all’attacco con una doppia fino al sentiero CAI 441b. fino a CaseraPizzul, poi per seg. CAI 441b vicina Cima Sud di Valrossa. Vista da nord 2500 circa si attacca il pilastrino gradina-
larmente difficile su placche strapiombanti si risale il Canalone dei Genovesi fino a quo- Lo stesso giorno, sempre Sbrizzai e Spiz in meno di un’ora in prossimità della cresta ha la forma di un grosso becco, nettamente to a sinistra della fessura-diedro iniziale.
con tacchette(VII e VIII) e un lancio, obbli- ta 2400 circa, dove questo piega a destra aprono la “Via Varleit”: 200m di arrampica- dalla quale emerge il cimotto roccioso, le inclinato verso sinistra. Tale parete risulta- Discesa: sul lato sud per gradini e cenge
gatorio, negli ultimi metri, assolutamente e diventa più ripido. Si attacca una ventina ta con difficoltà di III, IV, IV+, V+,lungo una cui strutture di arrampicata si raggiungono va inviolata fino al 9 luglio 2012, data in cui erbose. Piegando a destra si raggiunge il
inchiodabili, del tiro(per raggiungere un’ot- di metri prima delle cenge che portano al grande placconata di roccia da discreta a proseguendo verso destra per ghiaioni con Pietro Godani e Andrea Parodi, del gruppo sentiero che sale al Colletto di Valrossa e
tima maniglia dove è stato possibile pian- Canale Nero. La prima parte, più sostenu- buona incisa da un diedretto e un incavo tracce e ometti. Geki del CAI di Arenzano l’hanno scalata poi scende nel Vallone di Riofreddo.
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