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Nodi di montagna | Frais Area https://fraisarea.

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Nodi di montagna
2 Marzo 2015 gianfranco Montagna

Nodi di montagna

I nodi in Alpinismo servono a:

formare una cordata


congiungere corde e chiudere cordini
assicurare se stessi
assicurare i compagni
eseguire manovre standard, di soccorso e autosoccorso
segnalare il termine di una corda
isolare una parte lesionata
ecc

Le caratteristiche che devono avere:

Devono essere di facile esecuzione


Non si devono sciogliere da soli
Devono essere ordinati
Devono poter essere sciolti anche se le corde son state sottoposte a grandi tensioni o sono
bagnate
Non devono ridurre troppo il carico di rottura di una corda

La resistenza di una corda dipende oltre che dal suo carico di rottura intrinseco anche dai nodi e quindi dal
tipo di nodo e dalla cura con cui è stato eseguito. Ogni nodo infatti provoca la riduzione della resistenza della
corda per cui va eseguito nel modo migliore senza accavallamenti con il capo morto abbastanza lungo per
sicurezza (circa 20 diametri).

Tre Nodi di Base : utili per costruire nodi più complessi

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Nodo Semplice N. Otto o Savoia N. Cappuccino ( 3 giri) Nodi di arresto o fine corda

Nodo delle guide Nodo delle guide con frizione Nodo inglese doppio (due giri)

Nodo “GALLEGGIANTE” nodo Guide con frizione inseguito

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OK

No !!! No !!!

Nodo semplice

Come specificato dal nome è il nodo più semplice da fare.

Esecuzione: A si forma una spira; B si infila il capo libero dentro la spira formata; C si controlla se il nodo è
fatto bene; D si serra il nodo.

In alpinismo ha diverse applicazioni, la più diffusa è quella di evitare che un altro nodo si sciolga. Pertanto
questo nodo si può fare direttamente sul ramo di corda che esce dall’altro nodo da mettere in sicurezza,
avendo l’accortezza che vada a toccare (baciare) con lo stesso; oppure lo si fa attorno all’altro ramo di corda
che entra nel nodo da assicurare. In vario modo è la partenza di nodi più complessi; fatto assieme ad un’altra
corda appaiata, forma il “nodo galleggiante”.

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Asola (Nodo delle guide) semplice

– Forma un asola chiusa , difficile da sciogliere se messo sotto carico;


– è un nodo eseguito con due tratte di corde parallele e consecutive
– Risulta in ogni caso sostituibile dall’asola con frizione

Nodo guide semplice o galleggiante semplice

per unire 2 corde si può usare questo nodo che rispetto ad altri di giunzione tende a galleggiare sulle
formazioni rocciose con meno rischio di incastro in fessure o spigoli

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accoppiare le 2 corde formare un asola infilare i capi delle corde nell’asola

stringere il nodo tirando alternativamente i 4 lati che fuoriescono dal nodo e lasciare i capi liberi lunghi
almeno 50 cm

Nodo guide doppio

Non è nient’altro che il “nodo cappuccino” ma eseguito con due capi di corde o cordino. Viene
prevalentemente utilizzato per formare anelli chiusi di cordino da impiegare su ancoraggi intermedi
(clessidre, spuntoni, ecc.) e di sosta. E’ anch’esso “galleggiante”, sebbene più voluminoso del nodo semplice
e, come quest’ultimo, va stretto con forza un capo alla volta, lasciando almeno 10 cm tra il nodo e le e le
estremità libere. Fatto con le corde, questo nodo può trovare un’applicazione plausibile, per maggior
precauzione, solo nella manovra di soccorso “calata di un ferito con giunzione delle corde”.

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Esecuzione:

A si inizia facendo una spira con i capi delle due corde o cordini;
B si fa un’altra spira risalendo la parte opposta dei capi che girano;
C si infilano quest’ultimi dentro le due spire create;
D si controlla se il nodo è fatto bene;
E si serra il nodo avendo cura che le spire combacino ordinatamente.

Nodo cappuccino

Esecuzione:
A si inizia facendo una spira con un capo della corda;
B si fa un’altra spira risalendo la parte opposta del capo che gira;

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C si infila quest’ultimo dentro le due spire create;


D si controlla se il nodo è fatto bene;
E si serra il nodo avendo cura che le spire combacino ordinatamente.

Le modalità di esecuzione possono essere diverse, dipende dalla manualità di colui che lo esegue. Possono
essere create ed infilate più spire (preferibilmente non superiore a quattro) per avere un nodo più corposo.
Questo nodo viene normalmente usato sui capi in fondo alla corda doppia per evitare che le corde possano
sfilarsi accidentalmente dal discensore. Anche questo nodo è la base di nodi più complessi, ad esempio fatto
attorno ad un corda è la prima fase per fare il doppio “nodo inglese” .

Nodo otto o savoia

così chiamato dalla forma o dal fatto che fosse sullo stemma di casa Savoia

Asola (Nodo delle guide) con frizione

Nodo molto usato in ogni circostanza. Per fissare la corda ad ancoraggi, per fissare corde doppie, per fissare
la corda in un suo punto qualsiasi.

Il nodo delle guide con frizione viene comunemente utilizzato per il collegamento ad un qualsiasi punto della
corda di cordata; può essere facilmente costruito ai capi o nei tratti intermedi della corda. Non ha la tendenza
a sciogliersi spontaneamente ma è comunque opportuno, visto il tipo di impiego, fare sempre un nodo di
sicurezza.La “frizione” permette al nodo di sciogliersi piu facilmente dopo essere stato caricato.

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Con il nome di nodo ad otto è il tipico nodo di legatura all’imbrago (eseguito infilato)

Nodo Guida con Frizione infilato , detto anche nodo a “8” infilato

Sul capo corto eseguire nodo di sicurezza

Nodo a palla

Si tratta del nodo che ormai quasi tutti eseguono sulla corda nella progressione su ghiacciaio. L’obiettivo di
questo nodo, al contrario di tutti gli altri, è quello di avere un grosso volume e quindi di rallentare (o
bloccare!) un’eventuale caduta in crepaccio. E’ un guide con frizione il cui anello è fatto passare nuovamente
nelle maglie del nodo. E’ comodo poichè si scioglie con relativa facilità

Eseguire un nodo Guida con frizione, prima di chiuderlo prendere l’ occhhiello 3 e farlo passare tra i i capi 1
e 2, quindi infilarlo nelle asole 4 e stringere

Nodo galera

Nodo veramente importante che in alpinismo viene usato spesso ma eseguito in vari modi a seconda che si

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costruisca un nodo o che si faccia una manovra. Non è necessario avere a disposizione un capo di corda ma
può essere eseguito in qualsiasi tratto della stessa.

Esecuzione:

A si forma una spira;


B si prende un tratto di corda e lo si fa passare dentro la spira, senza sfilare il capo, fino a formare un’asola.
Attenzione, la parte che si infila nella spira sarà la parte che scioglierà il nodo.
C si verifica che il nodo sia fatto bene;
D si serra il nodo.

Si può usare la caratteristica di questo nodo che ha un ramo che lo serra, per cui può essere tirato senza che si
sciolga, mentre può essere sciolto facilmente tirando l’altro anche da lontano (estrema attenzione nell’uso
di questa caratteristica).

È il nodo d’inizio del “nodo bulino”.

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Nodo bulino

E’ un nodo ad occhiello che ha molteplici applicazioni in varie manovre di corda. E’ di esecuzione


abbastanza facile e offre notevoli vantaggi tra cui quello di poter essere sciolto facilmente anche se è stato
sottoposto a forte tensione.Possiede anzi la tendenza a sciogliersi spontaneamente, per cui è necessario
effettuare un nodo di blocco sul capo corto, ben accostato al nodo principale, per evitare tale inconveniente.E’
utile saperlo eseguire nelle varie situazioni di arrampicata.

Può servire ad unire 2 corde o a fissare una corda ad un appiglio, per formare un cappio non scorrevole
all’estremità della corda.

Nodo bulino infilato

Utile per collegare l’imbragatura alla corda di cordata in alternativa al nodo delle guide con frizione. Nodo
per persone esperte consapevoli della sua caratteristica di sciogliersi spontaneamente. Può essere utilizato
semplice o ripassato versione che lo rende più robusto.

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Esecuzione:

A si infila il capo della corda nella parte designata alla legatura dell’imbracatura e sulla parte lunga della
corda si fa una mezza rotazione per formare una spira;
B si prende un tratto di corda a monte della spira e lo si fa passare dentro la spira, fino a formare un’asola;
C si sarà formata un’asola, che altro non è se non il “nodo galera”, e vi si infila il capo della corda;
D si tira il lato della corda che scioglie il nodo galera finché il nodo non si capovolge (strozzare il nodo);
E si serra il nodo e si fa un nodo semplice di blocco.

Il nodo può essere eseguito doppio eseguendo in partenza due occhielli o giri sovrapposti.
Può anche esso essere ripassato (come il nodo a otto) portando il capo corto a ripercorrere il passaggio a
ritroso.

NODI DI GIUNZIONE

Nodo copiato (o “fettuccia”)

Questo nodo è caratterizzato da semplicità di costruzione ed efficace bloccaggio sia su corde che su cordini di
diverso diametro. E’ quello che meglio garantisce un’unione sicura di fettucce (per cui è detto anche “nodo
fettuccia”).

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A B

L’esecuzione è abbastanza semplice:

A: si forma su una estremità un nodo semplice senza stringerlo


B: con l’altra estremità lo siripercorre completamente in senso inverso; si stringe poi il nodo.
E’ indispensabile, per evitarne l’accidentale scioglimento (con l’usotende a scorrere), stringere sempre con
forza il nodo, tirando un capoalla volta, controllarne periodicamente lo stato tra le estremità libereed il nodo.

Va utilizzato esclusivamente per chiudere un anello di fettuccia . Evitare di usarlo per chiudere anelli di
cordino : scorre!!! …ed inoltre si è rilevato che spesso questa giunzione riduce maggiormente il carico di
rottura rispetto al nodo a contrasto doppio.

Formazione di anelli di cordino:

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Nodo “inglese” a contrasto :

Il nodo inglese o nodo del pescatore è usato per formare anelli di corda. Consiste in due nodi semplici
intrecciati, che fanno resistenza uno sull’altro. Avendo la tendenza a sciogliersi lentamente gli viene preferito
il doppio nodo inglese.

Nodo “doppio inglese” a contrasto : viene generalmente usato per congiungere spezzoni di corda, anche se
di differente diametro, e per formare anelli chiusi di cordino

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Lasciare i capi lunghi almeno 10 – 12 cm ( = 20 diametri )

Esecuzione:
A si costruisce con un capo di cordino, attorno ed in contrapposizione all’altro capo un “nodo cappuccino”;
B anche con l’altro capo si costruisce un “nodo cappuccino” attorno al primo capo;
C si serrano leggermente entrambi i nodi;
D si esercita una trazione sulle due corde i due nodi vengono a contrastarsi e si bloccano a vicenda.

Per scioglierlo, è necessario allargarlo tirando i capi liberi delle corde che, nell’esecuzione, devono essere
lasciati sufficientemente lunghi.

Nota : Con i cordini in kevral e dynnema di piccolo diametro (5.5 mm) si consiglia il triplo inglese ( tre spire
per capo ) o addirittura il quadruplo inglese.

Nodo guide semplice (o “galleggiante semplice”)

Al paragrafo nodi lo abbiamo già visto comunque ripetiamo che per formarlo si prendono i capi delle corde
da unire e si forma un nodo semplice lasciando che i capi liberi siano lunghi almeno 50 cm.

50cm

Utilizzi

– collegare fra loro due corde anche di diametro differente per la discesa in doppia . Conserva la
proprietà di galleggiare sulla roccia , malgrado sia più voluminoso . Tende meno a scorrere : sono
sufficienti 20 – 30cm dicorda fra i capi e il nodo.
– creare anelli di cordino chiusi , in particolar modo con i piccoli diametri ( kevral ,dyneema , ecc) :
lasciare almeno 20 diametri ( almeno 12- 15 cm ) di corda fra i capi e il nodo .
– per chiudere i cordini intorno ad una clessidra o spuntone di roccia specie quando occorre farlo
velocemente utilizzando una sola mano . Dopo averci assicurato la corda di cordata , tramite un rinvio,
conviene ripetere a valle un secondo nodo a fini di evitare lo scorrimento dei capi .

Perché galleggiante? si posiziona sempre sul lato di corda non aderente al terreno, riducendo il pericolo di
incastrarsi nelle fessure. Per questo viene preferito al doppio inglese.

Va sempre stretto con forza un capo alla volta e controllato prima dell’utilizzo.Nell’unione di due corde
per la discesa in doppia , lasciare sempre almeno 50 cm tra il nodo e le due estremità di corda

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Nodo guide doppio

Non è nient’altro che il “nodo cappuccino” ma eseguito con due capi di corde o cordino. Viene
prevalentemente utilizzato per formare anelli chiusi di cordino da impiegare su ancoraggi intermedi
(clessidre, spuntoni, ecc.) e di sosta. E’ anch’esso “galleggiante”, sebbene più voluminoso del nodo semplice
e, come quest’ultimo, va stretto con forza un capo alla volta, lasciando almeno 10 cm tra il nodo e le e le
estremità libere. Fatto con le corde, questo nodo può trovare un’applicazione plausibile, per maggior
precauzione, solo nella manovra di soccorso “calata di un ferito con giunzione delle corde”.

Esecuzione:

A si inizia facendo una spira con i capi delle due corde o cordini;
B si fa un’altra spira risalendo la parte opposta dei capi che girano;

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C si infilano quest’ultimi dentro le due spire create;


D si controlla se il nodo è fatto bene;
E si serra il nodo avendo cura che le spire combacino ordinatamente.

NOTE
( considerazioni sui nodi di chiusura dei cordini in nailon. Kevral, dyneema )

Il lavoro svolto su cordini d’alpinismo in differenti condizioni operative e su alcuni nodi usati per ricavarne
anelli chiusi permette di fornire semplici suggerimenti pratici quali:

Utilizzate per il Nylon, il nodo inglese doppio; il nodo triplo aggiunge solo modesto aumento di
resistenza.
Per il Kevlar è invece meglio il nodo inglese triplo ( con il doppio tende a sfilarsi piu che a rompersi )
Per il Dyneema utilizzate esclusivamente il nodo inglese triplo con estremità di lunghezza pari ad
almeno 20 ( 12 cm circa )
Non chiudere i cordini con il nodo della fettuccia. Scorre!!!
L’indebolimento dovuto all’effetto tranciante del taglio del nodo è più sensibile sui cordini di diametro
elevato.
L’effetto dell’acqua indebolisce i cordini di Nylon di circa 15%.
L’invecchiamento dovuto ad un corretto utilizzo, pur indebolendo sensibilmente il materiale, consente
di avere ancora carichi di rottura di anelli chiusi superiori a 1000 kp (almeno negli anelli provati) ferma
restando l’assenza di tagli, lacerazioni evidenti etc.

Il carico di rottura di un anello chiuso, la cui conoscenza è utile per un consapevole impiego nella catena di
sicurezza, è riassunto nella seguente tabellina :

NODI PER ASSICURAZIONE E AUTOASSICURAZIONE

Nodo barcaiolo

Nodo usato per l’autoassicurazione. Viene eseguito su moschettone a ghiera. Di veloce esecuzione esso
permette una rapida regolazione della distanza dell’autoassicurato dall’ancoraggio, e ciò – proprietà assai
importante – senza staccarsi da esso.

Essendo un nodo autotranciante cioè che per strozzamento indebolisce fortemente la corda non deve essere
usato per applicazioni diverse da questa illustrata

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Esecuzione:

A si passa la corda dentro il moschettone e si fanno incrociare i due rami;


B si prende il ramo di corda dietro e si fa una mezza rotazione per formare una spira, avere l’accortezza che
il ramo di corda che cade si trovi dietro (verso la parete vedi freccia);
C si infila la spira creata dentro il moschettone;
D si serra il nodo e si chiude la ghiera del moschettone

Nodo mezzo barcaiolo

E’ sostanzialmente un freno; una delle sue applicazioni più importante è effettuare l’assicurazione dinamica
al capo cordata e al secondo di cordata.

Il nodo mezzo barcaiolo è composto da due asole, una aperta e una chiusa. Infilata la corda entro il
moschettone (asola aperta), l’asola chiusa va sempre eseguita col capo L ciò permetterà al capo C, in tiro, di
trovarsi sempre dalla parte dell’asse maggiore (senza leva di apertura) del moschettone, onde garantire la
condizione ottimale di resistenza del moschettone stesso.

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C L C L C L C L

C = tratto di corda che va al compagno di cordata


L = capo libero

Esecuzione:
A si fa passare la corda dentro il moschettone, i due rami di corda devono rimanere paralleli;
B si prende solo ed esclusivamente il ramo di corda che non va al compagno, indipendentemente che sia
primo o secondo di cordata, si fa una mezza rotazione per formare una spira, avere l’accortezza che il ramo
di corda che cade si trovi dietro (verso la parete vedi freccia);
C si infila la spira creata dentro il moschettone;
D si controlla l’esatta esecuzione del nodo, si controlla che il nodo può essere facilmente rovesciato nella
sede del moschettone, tirando alternativamente l’uno e l’altro ramo di corda e si chiude la ghiera del
moschettone.

Assicurazione con Mezzo Barcaiolo C= ramo in tensione L= ramo trattenuto all’assicuratore.

C L C L

Il nodo va usato, a seconda della direzione di movimento di chi arrampica, per dare corda (al primo di cordata
di solito) o per recuperarla (dal secondo di cordata di solito); per passare dall’una all’altra condizione il nodo

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va rovesciato attorno al moschettone. Il rovesciamento deve avvenire senza pericolo di bloccaggio per cui è
importante usare moschettoni a base larga cioè di tipo H con ghiera di chiusura che eviti il pericolo di
apertura accidentale.

Deve essere sempre manovrato con 2 mani una sul capo C e una sul capo L.

Asola di bloccaggio

Permette di bloccare (e successivamente, se necessario, liberare) lo scorrimento del nodo mezzo barcaiolo nel
caso la corda entri in tensione, ad esempio per effetto della caduta di un alpinista che quindi rimane appeso
alla corda,permettendo in talmodo all’assicuratore di poter liberare entrambe le mani.

Per sicurezza conviene eseguire anche una controasola di bloccaggio che evita il rischio di sciogliere l’asola
con una trazione involontaria del capo di corda che ne esce.

Ovviamente mentre si esegue l’asola il capo di corda libera L va sempre tenuto in trazione con i rami di
entrata ed uscita del nodo mezzo barcaiolo tenuti molto vicini per impedire lo scorrimento della corda.

1 2

3 4 5 6

Fig. Asola block 1

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Fig. Asola block 2

Esecuzione:
A: dissipata la sollecitazione della caduta del compagno, mantenendo la trazione sul ramo di corda nel quale
si opera, impugnare la corda con la mano a monte con il pollice verso il basso;
B: si ruota ora la mano, portando il pollice verso l’alto, formando una spira (mano che eserciterà la trazione);
C : con la mano a valle si prende la corda scarica dal peso si farà girare attorno alla corda che va al
compagno;
D: si fa entrare un tratto di questa corda scarica dentro la spira tenuta dall’altra mano;
E: abbiamo costruito così un “nodo galera” attorno alla corda che va al compagno, sfruttando la sua
caratteristica tiriamo il ramo che serra , togliendo gradatamente le dita (che mantengono la trazione) man
mano che il nodo si stringe;
F: il peso del compagno si è ora trasferito sul nodo che blocca i “nodo mezzo barcaiolo” e si hanno le mani
libere per fare altre operazioni.

Come detto conviene fare subito la controasola di sicurezza come qui sotto illustrata.

GLI AUTOBLOCCANTI

Generalità

Sono in generale ottenuti avvolgendo, con o senza l’interposizione di un moschettone, più spire di cordino

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attorno alla corda. Vengono di seguito descritti i più importanti e più efficienti al cui uso è normalmente
opportuno limitarsi: esistono infatti numerosi altri nodi di questo tipo e numerose varianti, ma occorre fare
molta attenzione alle loro caratteristiche che spesso non li rendono adeguati all’uso alpinistico.

Un nodo autobloccante ha la proprietà di scorrere se impugnato in corrispondenza dei giri di cordino che lo
formano e di bloccarsi automaticamente se sottoposto a trazione applicata all’asolache da esso esce.

Ai fini della tenuta, il numero delle spire deve essere scelto in funzione della differenza di diametro esistente
fra corda e cordino, e deve essere tanto più alto quanto più piccola è la differenza tra i diametri. Il numero
delle spire deve essere inoltre aumentato qualora i materiali utilizzati siano più rigidi ad esempio per effetto
del gelo.

Nodo Prusik

E’ il più classico e antico dei nodi autobloccanti. Si esegue con uno spezzone di cordino del diametro
preferibilmente non inferiore a 6 mm (se inferiore si consiglia kevlar o dyneema), come un comune nodo a
strozzo, avvolgendolo due o più volte intorno alla corda prima di stringerlo.

Si consiglia di evitare un numero di giri tanto elevato da provocare un eccessivo bloccaggio sotto carico del
nodo, con conseguente difficoltà disbloccaggio e di scorrimentolungo la corda a nodoscaricato. Generalmente
ilPrusik si esegue con un anellodi cordino della lunghezza dicirca 60 cm . Durantel’esecuzione del nodo ci
sideve assicurare che i giri sullacorda non si accavallino tra diloro e siano esattamentedisposti come nella
figura. Ilnodo di giunzione del cordinodeve risultare in posizione taleda non interferire con ilmeccanismo di
bloccaggio e da non ostacolare l’applicazione del carico.

Il Prusik ha la proprietà di essere autobloccante in tutte e due le direzioni (bidirezionale)

Esecuzione

A Si prende un cordino chiuso e si pone attorno ad una corda, avendo l’avvertenza che il nodo di giunzione
non si trovi sulle anse estreme del cordino doppiato ma leggermente disassato rispetto ad una delle due;
B C si fa entrare l’ansa vicino al nodo di giunzione più volte (2, massimo 3 volte) dentro l’ansa opposta, dopo
averlo ogni volta passato attorno alla corda;

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D si ordinano le spire del nodo in maniera che non si accavallino e facciano perdere la capacità di bloccaggio
del nodo; E si serra il nodo e si prova se blocca nelle due direzioni.

Nodo Machard

Il nodo Machard può essere eseguito in due modi: con una sola asola o con due asole di cordino e un
moschettone. Con un’asola blocca in una sola direzione (monodirezionale), mentre con due asole blocca in
ambedue le direzioni, come il Prusik. Possiede la proprietà di funzionare anche quando viene eseguito con
uno spezzone dello stesso diametro della corda, purché si utilizzino almeno quattro spire. Su corde ghiacciate
è consigliabile effettuarlo con una sola asola.

1 asola

2 asole

Esecuzione 1 asola:
A avendo l’avvertenza che il nodo di giunzione non si trovi sulle anse estreme del cordino doppiato ma
leggermente disassato rispetto ad una delle due, si prende l’ansa vicino al nodo e la si fa girare attorno alla
corda procedendo verso la direzione nella quale deve bloccare e tenendo ferma l’ansa opposta;
B raggiunto un numero di spire adeguato si infila l’ansa vicino al nodo dentro l’ansa opposta, in questo modo
si sarà certi che il nodo di giunzione non interferisca con il nodo costruito;
C si allineano bene le spire senza accavallamenti, si stringono le spire e si controlla se blocca nella direzione
voluta.

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Esecuzione 2 asole:
Come per il Machard a 1 asola per le spire, poi si uniscono le 2 anse collegandole con un moschettone, si
allineano le spire e si stringono controllando poi il bloccaggio nele 2 direzioni.

Con due asole, grazie alla facilità di bloccaggio, è consigliato come autobloccante di sicurezza nella discesa a
corda doppia, per la risalita sulla corda e per le manovre di recupero da crepaccio.

Nodo Bachmann

simile al “nodo Machard”unidirezionale ma ha un moschettone che si impugna per aggrapparsi e per


sbloccarlo. Può essere preferito per la risalita su corda.

Esecuzione:

A si aggancia un anello di cordino ad un moschettone avendo l’accortezza che il nodo di giunzione sia
lontano dallo stesso ma da non interessare l’ansa che si è formata dalla parte opposta. Si pone il tutto
adiacente alla corda;
B si creano un numero di spire adeguato che avvolgono sia la corda che il moschettone;
C non occorre fare altro; in qualsiasi momento si decida di interrompere il numero delle spire il nodo è
pronto a bloccare, dopo aver ordinato bene le spire senza accavallamenti.

Controllare il bloccaggio del nodo.

Nodo “svizzero” (o “bellunese”)

Il nodo svizzero o bellunese è particolarmente adatto come autobloccante con corde dello stesso diametro e si
può costruire anche utilizzando il capo della stessa corda impiegata per il recupero.
Viene utilizzato come nodo bloccante di sicurezza nel caso di calata di ferito e/o soccorritore.

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Esecuzione:
A Si posiziona il pollice parallelo allacorda, verso il basso, in direzione del carico e si avvolge lo spezzone di
corda iniziando a monte e dando tre giri attorno a dito e corda
B Si fanno ancora tre giri sulla sola corda.
C Si porta ora il capo dello spezzone in alto, lo si infila al posto del dito per poi uscire a metàdegli
avvolgimenti.
D Successivamente i vari avvolgimenti vengono ben stretti sulla corda e quindi si realizza sul capo libero un
nodo semplice di sicurezza.

Controllare il blocco sulla corda del nodo

Il nodo bellunese deve sempre essere pretensionato e tenuto sotto costante controllo

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