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CASTELFRANCO VENETO
IL MANTICE ARMONICO
Sguardo alla terminologia generale della fisarmonica
A.A.2014 - 2015
Il
Mantice
Armonico,
sguardo
alla
terminologia
generale
della
fisarmonica
INTRODUZIONE
Parlare di fisarmonica significa inoltrarsi in un argomento molto più vasto di una semplice
analisi dello strumento sotteso a questo sostantivo: è bene ricordare che per fisarmonica si intende,
prima di tutto, una classe di strumenti ben precisa che si distingue per alcune peculiarità da un
macro gruppo di strumenti ad ancia libera che chiamiamo armoniche. Negli strumenti ad ancia
libera il suono è generato dalla vibrazione di una linguetta metallica, l’ancia appunto, che è fissata a
un’estremità su un telaio metallico, libera di vibrare sollecitata da un flusso d’aria1.
Nello schema sottostante è proposta una parte degli strumenti che fanno capo a questa
famiglia.
Armonium
Organo
con
registro
Armonica
Iisarmonica
a
bocca
ARMONICHE
(strumenti
ad
ancia
Organetto
libera)
Concertina
Fisarmonica Bandonéon
Figura 1
Come è possibile notare, oltre alla fisarmonica abbiamo altri gruppi di strumenti che
rientrano nel grande insieme delle armoniche. Senza entrare nei minimi particolari di tutte queste
famiglie, cosa che faremo per la fisarmonica, accenno semplicemente che per organetto si intende
quel gruppo di strumenti ad uso folkloristico che generalmente hanno una disponibilità di suoni
limitata, per concertina uno strumento di dimensioni ridotte e dalla forma quadrata o esagonale sia
nella sua variante tedesca che inglese, per armonium quello strumento a tastiera orizzontale il cui
mantice viene azionato da due pedali.
1
Nel
caso
dello
strumento
fisarmonica
l’ancia
è
in
acciaio
armonico,
il
telaio
metallico
è
chiamato
piastrino
e
per
flusso
d’aria
si
intende
quello
generato
dal
mantice.
2
Il
Mantice
Armonico,
sguardo
alla
terminologia
generale
della
fisarmonica
Oltre alla sistemazione per famiglie, un altro metodo possibile per creare un po’ di ordine
all’interno delle armoniche è quello di suddividere gli strumenti che vi fanno parte con dei semplici
indicatori empirici che elencheremo di seguito:
Per definire quale strumento può essere considerato una fisarmonica e quale no, procediamo
per confronto ossia ricaviamo le peculiarità dello strumento di nostro interesse esaminando anche
altre famiglie appartenenti alle armoniche, nella fattispecie la concertina e il bandonéon.
2
L’essere
uno
strumento
bitonico.
Cfr.
nota
8
3
L’essere
uno
strumento
unitonico.
Cfr.
nota
6
4
L’essere
uno
strumento
diatonico.
Cfr.
nota
7
5
L’essere
uno
strumento
cromatico.
Cfr.
nota
9
3
Il
Mantice
Armonico,
sguardo
alla
terminologia
generale
della
fisarmonica
CONCERTINA
BANDONÉON
Ciò che contraddistingue questi strumenti è innanzitutto il movimento delle tastiere: come
nella concertina, anche in questo caso esse compiono un’azione simmetrica rispetto al mantice.
Il bandonéon può essere diatonico e bitonico oppure, nel caso particolare del bandonéon
argentino, bitonico e cromatico9. La forma può essere quadrata, pentagonale o esagonale.
In rapporto al bandoneonista le dimensioni dello strumento sono generalmente ridotte tali da
non arrivare a coprire l’intero busto dell’esecutore. Le mani di quest’ultimo sono bloccate allo
strumento che è tenuto sul ginocchio sinistro. Per queste sue caratteristiche il bandonéon è visto
come lo sviluppo della concertina tedesca.
FISARMONICA
Questa famiglia comprende quegli strumenti che hanno una forma parallelepipeda e le cui
dimensioni sono tali da coprire il busto del musicista. Questi, seduto, tiene lo strumento sulla gamba
sinistra in posizione più o meno parallela al proprio tronco grazie all’ausilio di due cinghie. Le due
tastiere compiono un’azione asimmetrica sul mantice: in esecuzione una tastiera sta ferma mentre
l’altra si muove. La posizione dello strumento rispetto all’esecutore consente a quest’ultimo di
avere le mani libere10. La fisarmonica, inoltre, è unitonica.
È opportuno accennare in questa sede che sono esistite armoniche che suonavano in
un’unica direzione ossia con l’aria in entrata o in uscita e a ragione sono ritenute il tratto d’unione
6
Un’armonica
unitonica
è
uno
strumento
in
cui
a
uno
stesso
tasto
o
bottone
corrisponde
sempre
un
unico
suono,
qualunque
sia
la
maniera
in
cui
quest’ultimo
viene
generato.
7
Un’armonica
diatonica
è
uno
strumento
che
può
produrre
solo
i
suoni
di
una
determinata
tonalità.
8
Un’armonica
bitonica
è
uno
strumento
in
cui
a
uno
stesso
tasto
o
bottone
non
corrisponde
sempre
un
unico
suono,
qualunque
sia
la
maniera
in
cui
quest’ultimo
viene
generato.
Nel
caso
dello
strumento
fisarmonica,
il
suono
prodotto
in
apertura
o
chiusura
del
mantice
non
è
lo
stesso
sia
per
quanto
riguarda
la
tastiera
destra
sia
per
la
tastiera
sinistra.
9
Un’armonica
cromatica
è
uno
strumento
che
può
produrre
tutti
e
dodici
i
suoni
della
scala
cromatica.
10
Quest’ultima
caratteristica
non
deve
essere
confusa
con
il
fatto
che
la
mano
sinistra
è
supportata
dal
manale
nell’azione
di
apertura
e
chiusura
del
mantice
per
una
questione
strutturale
dello
strumento.
4
Il
Mantice
Armonico,
sguardo
alla
terminologia
generale
della
fisarmonica
Passando ora allo strumento vero e proprio, le fisarmoniche si differenziano tra loro nella
struttura fonica, cioè per la quantità e il tipo di suoni che possono produrre, e per tastatura ovverosia
per la corrispondenza tra tasto e suono emesso.
Per poterci muovere agevolmente in questo campo, tanto vasto quanto particolareggiato,
distingueremo tra la tastiera destra e tastiera sinistra rispetto all’esecutore: in questa maniera
avremo modo di spiegare le differenze che sussistono tra le varie tipologie di fisarmonica diffuse in
vari contesti geografici evitando escursioni cronologiche se non strettamente necessarie.
Diversamente da quanto può succedere in altre famiglie di strumenti, per la fisarmonica non
si può parlare di uno strumento standard cioè uno strumento con caratteristiche tipologiche di base
universalmente riconosciute. In Italia è invalso nell’uso chiamare fisarmonica standard lo strumento
ad accordi precomposti12 a sinistra.
~ Parte destra
Per quanto riguarda la tastiera ivi presente possiamo anzitutto distinguere due modelli: uno a
pianoforte e uno a bottoni.
La prima, come dice già il nome stesso, ha la disposizione dei suoni analoga a quelli della
tastiera di un pianoforte, tuttavia, rispetto a quest’ultima, la tastiera di una fisarmonica dispone di
un minor numero di suoni: è fisiologicamente impossibile avere 88 suoni ovvero 88 tasti anche se,
per precisione, nella maggior parte delle fisarmoniche che possiedono questo tipo di tastiera le
dimensioni dei tasti sono quasi sempre ridotte rispetto ai tasti di un pianoforte. Proprio per la sua
forma caratteristica e per la sua immediatezza, mutuate entrambe dal pianoforte, questa tastiera può
essere ritenuta a ragione uno standard per le fisarmoniche che la possiedono: la corrispondenza
suono-tasto non varia, i suoni sono sempre disposti nella stessa maniera. Ciò che può variare è l’
estensione e la dimensione del tasto.
La tastiera a bottoni è quella che presenta più soluzioni circa la disposizione dei suoni, ma
che sostanzialmente non differisce di molto per la dimensione dei bottoni.
Le figure 2, 3 sono una schematizzazione della tipologia di bottoniera che andremo ad
analizzare vista in maniera frontale, pertanto alla destra di ogni immagine si trova il mantice.
Per comodità sceglieremo come esempio una tastiera a bottoni con cinque file verticali pur
sapendo che questa, tuttavia, non è l’unica soluzione possibile13.
Le file verticali si dispongono, solitamente, su cinque livelli sovrapposti, quasi a formare dei
piccoli gradini, per facilitarne l’utilizzo. Al loro interno i bottoni sono disposti per file oblique,
11
Cfr.
I.
Paterno,
Verdi
e
la…fisarmonica?,
Strumenti
e
Musica,
Ars
Spoletium,
2014.
12
Cfr.
Parte
sinistra
13
Ci
sono
modelli
di
bottoniera
a
sei
file
verticali,
a
quattro
file
verticali
e
a
tre
file
verticali.
É
anche
attesta
l’esistenza
di
una
bottoniera
a
due
file
verticali
chiamata
semitonata
in
cui
i
suoni
si
dispongono
tra
la
prima
e
la
seconda
fila
in
maniera
spezzata.
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Il
Mantice
Armonico,
sguardo
alla
terminologia
generale
della
fisarmonica
come indicato dalle frecce nelle suddette figure; proprio la disposizione di questi all’interno della
bottoniera costituisce una prima vistosa differenza sul modo in cui viene concepita la disposizione
dei bottoni e dei suoni che ad ognuno di essi corrisponde. Il senso obliquo delle file, infatti, è da
intendersi sia nella direzione da destra a sinistra, ossia all’infuori, una disposizione molto usata
negli strumenti dell’est europeo, sia nella direzione da sinistra a destra, ossia verso l’interno.
Figura 2 Figura 3
La distribuzione dei suoni è basata sostanzialmente su tre file verticali. Poniamo attenzione a
una singola fila obliqua di cinque bottoni. I suoni sono disposti in progressione cromatica tuttavia in
questa stessa fila non disponiamo di cinque altezze differenti l’un l’altra bensì due di questi cinque
suoni sono raddoppiati: facendo dei calcoli molto semplici, per ogni fila il numero di suoni effettivo
che possiamo sentire è tre. Estendendo il procedimento a tutta la tastiera, detta anche per terze
minori14, abbiamo che delle tre file di suoni verticali due vengono raddoppiate da altrettante due file
per un totale di cinque [Figura 4]. La fila che non viene raddoppiata è quella centrale, le file agli
estremi sono i raddoppi.
Questa precisazione, tuttavia, non ci deve far incorrere in un errore molto frequente: la
tastiera per la mano destra a bottoni non è costituita da tre file di suoni verticali e altre due in
aggiunta bensì da cinque file verticali totali di cui due sono raddoppiate.
Un’ ulteriore caratteristica che differenzia
Figura
4.
In
rosso
le
file
queste tastiere riguarda il sistema utilizzato ovvero la
raddoppiate
.
distribuzione delle note sui bottoni. Il sistema C-Griff
prevede il do centrale in prima fila15, il sistema B-Griff
prevede il si bemolle in prima fila, il sistema Bajan
invece posiziona il do centrale nella terza fila. [Figure
5, 6, 7].
14
Il
loro
nome
si
deve
al
fatto
che
l’intervallo
tra
due
bottoni
adiacenti
della
prima
fila
è
una
terza
minore.
Per
il
termine
prima
fila
cfr.
nota
15.
15
Per
prima
fila
si
intende
la
fila
più
esterna
della
bottoniera.
6
Il
Mantice
Armonico,
sguardo
alla
terminologia
generale
della
fisarmonica
Oltre alle varie tipologie di tastiera, non meno importanti sono le differenze che riguardano i
materiali di costruzione, il numero di voci, i registri possibili e la presenza o meno del cassotto.
Non ci soffermiamo sui materiali dal momento che si tratta di un parametro che interessa
maggiormente il timbro dello strumento ma sul numero di voci e registri presenti in una
fisarmonica.
Per voci, in termine tecnico, si intendono le possibilità, relativamente all’altezza dei suoni,
che uno strumento ha. Esemplificando, una fisarmonica in quarta significa che ha quattro voci, un
16’16, un 8’, un altro 8’ e un 4’. Per registri si intendono sia le possibili combinazioni tra le voci sia
un “meccanismo che può selezionare una o più voci e le loro combinazioni”17. Le voci che una
fisarmonica può avere sono da un minimo di una a un massimo di cinque. Queste sono 16’, 8’, 8’,
4’ e 12a. Gli 8’ possono essere all’unisono oppure lievemente scordati. Ciò che è importante
ricordare è che l’entità della scordatura non è standard ma varia da strumento a strumento; a ciò si
deve la più o meno ben riuscita di alcuni particolari registri, molto caratteristici, come la musette
francese. Gli 8’ possono arrivare fino a un numero di tre. In questo caso di sicuro almeno uno è
scordato18.
Per i registri fisici, cioè le placchette di plastica, una variante possibile è la loro posizione
nello strumento, sia nella mentoniera che nella parte destra adiacente la tastiera, e la forma del
bottone che li aziona.
Il cassotto è una “camera di risonanza (…) a forma di rientranza posta all’interno della cassa
19
destra ” che può essere presente o meno, su cui sono appoggiati dei sonieri messi ortogonalmente
rispetto alla loro consueta disposizione all’interno dello strumento. Entro questa scatola viene fatta
risuonare l’ancia prima che il suono esca. Per soniere intendiamo un supporto in legno dalla forma
ben precisa su cui sono applicate le varie placchette che contengono ancia e pelle.
Le voci che generalmente sono in cassotto sono il 16’ e l’ 8’ ma anche questa abitudine non
è uno standard per cui non si esclude che alcuni strumenti abbiano altre voci in cassotto.
16
Per
esteso
16
piedi.
17
Cfr.
P.
Angeloni,
I.
Battiston,
I.
Paterno,
F.
Visentin,
I
registri
della
fisarmonica,
Bèrben
Edizioni
Musicali,
1992,
prefazione.
18
Per
ulteriori
informazioni
sul
funzionamento
e
la
simbologia
dei
registri
vedi
nota
17.
19
Cfr.
Aleksi
Jercog,
La
fisarmonica.
Organologia
e
letteratura,
Edizioni
musicali
PHYSA,
1997,
pp.
27.
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Il
Mantice
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fisarmonica
~ Parte sinistra
Sul blocco sinistro dello strumento le caratteristiche peculiari non riguardano differenze
morfologiche della tastiera, che si presenta sempre a bottoni20, bensì nel sistema utilizzato (vedi
infra). I bottoni si dispongono in sei, ma anche otto o cinque, file verticali e venti diagonali tutti in
uno stesso piano e non per piani sfalsati.
Distinguiamo tre tipologie di tastiere: quella ad accordi precomposti, quella a bassi sciolti e
tastiera ad accordi precomposti con convertitore. Per comodità sceglieremo una bottoniera a sei file
verticali.
La tastiera ad accordi precomposti o a bassi standard prevede la divisione, non fisica, della
tastiera nelle prime due file, quelle vicine al mantice, e le altre quattro. Le prime due file di bottoni
possono emettere note singole, le quattro file più esterne, invece, producono accordi precomposti
ossia premendo un bottone si ottengono le note dell’ accordo azionato da quello stesso bottone.
Questa tastiera non permette una vasta gamma di suoni ma solamente di dodici che, partendo dal
suono più grave, procedono in maniera cromatica. Il suono più grave che una fisarmonica può
emettere non è univoco per tutti gli strumenti.
Le file che permettono di ottenere note singole sono chiamate, a partire dalla prima fila,
controbbasso e basso. La disposizione dei suoni al loro interno segue il circolo delle quinte in
direzione verticale verso l’alto, inoltre, ad ogni bottone della fila del basso si contrappone un
controbbasso alla distanza di una terza maggiore. Questo modello è valido sia per tastiere a note
singole per quinte, sia per tastiere con note singole per terze minori21.
Per quanto riguarda la successione degli accordi precomposti è più utile ai nostri fini pensare
alle file diagonali. Procedendo con ordine dalla prima fila troveremo controbbasso, basso alla
distanza di una sesta minore, accordo maggiore del suono prodotto dal basso, accordo minore del
suono del basso, accordo di settima e accordo diminuito.
Disponendo di soli dodici suoni, gli accordi non si trovano tutti in posizione fondamentale
ma anche in stato di rivolto. Un’altra caratteristica di non minore importanza è la formazione delle
quadriadi. L’accordo di settima, infatti, non è formato da quattro suoni ma da tre, ossia si tratta di
una quadriade priva della dominante. Lo stesso dicasi degli accordi diminuiti22.
La tastiera a bassi sciolti, invece, è quella tastiera in cui a ogni bottone corrisponde una
singola nota. Questo sistema possiede quarantotto suoni disposti in ordine di altezza di cui quello
più grave, anche in questo caso, non è univoco per tutte le fisarmoniche.
20
È
esistita
una
fisarmonica
con
tastiera
a
pianoforte
alla
mano
sinistra,
la
fisorgan,
che
tuttavia
non
ha
riscosso
successo
per
la
sua
poca
comodità.
21
Per
il
loro
significato
si
veda
il
successivo
paragrafo
concernente
la
tastiera
a
bassi
sciolti.
22
In
questo
caso
è
più
corretto
parlare
di
triadi
diminuite
dal
momento
che
questo
accordo,
per
sua
natura,
è
costituito
da
una
sovrapposizione
di
terze
minori
quindi,
togliendo
un
suono
dalla
quadriade,
ne
risulterà
una
triade
diminuita
comune
a
più
tonalità
per
effetto
dell’enarmonia.
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Il
Mantice
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generale
della
fisarmonica
La disposizione delle note all’interno di questa tastiera non è uno standard ma possiamo
cristallizzare i tre tipi più diffusi: disposizione per quinte, per terze minori e il sistema bajan.
Sulla disposizione per quinte non serve una lunga speculazione: si tratta dell’estensione a
tutte e sei le file di ciò che accade per le prime due file della tastiera ad accordi precomposti, questa
volta avendo un’estensione più ampia. Nelle prime due file si collocano i suoni più gravi e più ci si
sposta verso le file esterne più troveremo suoni acuti.
Visto l’ampio numero di bottoni di questa tastiera rispetto ai suoni che può produrre, è
chiaro che ad un singolo suono possono corrispondere più bottoni differenti.
Le tastiere per terze minori a note singole hanno una disposizione dei suoni analoga ma
speculare a quella delle tastiere a bottoni della mano destra. Questo sistema si basa su quattro file di
bottoni ovvero le più esterne: le due file vicine al mantice restano a note singole ma impostate sul
sistema degli accordi precomposti. I suoni più gravi sono collocati nella parte più alta della tastiera.
Un caso interessante è il sistema Abbott, una bottoniera per terze minori basata su tre file che non
prevede le file a note singole degli accordi precomposti.
Esistono poi tastiere che si collocano a metà tra il sistema ad accordi precomposti e quello a
note singole. Un primo caso sono le tastiere che prevedono l’utilizzo di un registro convertitore.
Sono tastiere che mantengono lo stesso numero di bottoni ma questi possono avere significati
diversi a seconda di come vengono convertiti. In questo tipo di strumenti convivono i due sistemi
spiegati sopra, ovvero, azionando il registro convertitore posso passare, senza compiere altra
azione, dal sistema ad accordi precomposti a quello a note singole: i bottoni che in un sistema
prevedono gli accordi vengono rifunzionalizzati in note singole, ognuna delle quali con una propria
altezza.
Un altro caso sono le tastiere che non prevedono la presenza di un registro convertitore ma
fanno convivere i due sistemi aggiungendo alle sei file ulteriori tre file in testa: queste ultime
suoneranno come note singole vere e proprie, le altre sei sono organizzate secondo il sistema degli
accordi precomposti.
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BIBLIOGRAFIA
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