“America is back”, aveva esordito il 46° Presidente degli Stati Uniti, Joe
Biden, nel suo discorso inaugurale dopo il giuramento del 20 gennaio dello scorso
anno.
Aveva aggiunto in quel discorso che “questo è il giorno dell’America, questo
è il giorno della democrazia”, ribadendo subito che la democrazia in America, dopo
il declino degli ultimi quattro anni, sarebbe di nuovo ricominciata a essere la
‘bussola’ della sua Presidenza. Si sarebbe ristabilita una forte unità della società
americana attraverso il ripristino delle regole democratiche che i Padri fondatori
hanno inserito nella Costituzione americana.
Mentre Amanda Gorman, la giovane poetessa afro-americana, recitava “The
Hill We Climb”, il nuovo Presidente ribadiva che la democrazia doveva essere
considerata potenzialmente fragile. L’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio lo aveva
dimostrato, ma andava difesa soprattutto perché aveva garantito l’affermazione
degli ideali di uguaglianza, di libertà e di giustizia presenti, anche se con luci e
ombre, nel corso di tutta la storia americana. 1
Queste le immagini un po’ sbiadite del gennaio 2021, che aveva come spazio
scenico Capitol Hill. Il 6 gennaio dello scorso anno abbiamo assistito
all’insurrezione dei seguaci di Trump, che hanno scritto una delle pagine più buie
della democrazia americana provocando un ‘cumulo di macerie’ istituzionali e
macchiando in modo indelebile la sacralità di quello che veniva considerato il
tempio della democrazia americana. Qualche giorno dopo il fallito assalto al
Congresso, il 20 gennaio l’insediamento del nuovo Presidente, alla presenza di
tutte le più alte cariche istituzionali ad eccezione del Presidente uscente,
riproduceva, invece, uno scenario profondamente diverso nell’ottica di una
rigenerazione della democrazia.
E oggi, a un anno di distanza, quelle immagini sono un lontano ricordo, una
‘brutta’ pagina della storia americana da dimenticare, o ‘presagio’ di un sentimento
che è destinato a trasformarsi in qualcosa di più concreto nella scena politica
futura?
Ci aspettavamo l’uscita di scena di Trump, dopo l’indignazione suscitata non
solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo per l’irruzione e la devastazione del
Congresso per mano di una folla istigata dal loro leader, al momento ancora
Presidente in carica, e rivolta a ribaltare i risultati di un’elezione considerata
‘rubata’. The Big Lie, la grande bugia continua, sorprendentemente, ad attecchire
in gran parte degli elettori repubblicani, che ritengono ancora Trump il vero
vincitore delle elezioni del 2020 e Biden un Presidente delegittimato perché eletto
soltanto grazie agli imbrogli nel conteggio dei voti. Molti sondaggi indicano che,
La transizione: l’America dopo Trump