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EDIO VO
UN PASSATO DA RISCOPRIRE www.medioevo.it

L’AQUILA
«MAGNIFICA
CITADE»
MEDIOEVO 1
In un privilegio datato 1254 Corrado IV di Svevia stabilisce che nasca una nuova
città, filoimperiale e antifeudale. I tanti castelli, i piccoli villaggi e gli insediamenti
sparsi si aggregano, cosí, in un unico e rilevante nucleo urbano che, nell’arco di
pochi decenni, diventa lo snodo cruciale dei grandi percorsi della transumanza e il
crocevia degli scambi commerciali tra il Nord e il Sud della Penisola

E
E dificare una città non è
un’impresa semplice: un
assunto perfetto per L’Aqui-
la. La sua origine non appartiene a
quella storia caotica e tumultuosa
dell’esplosione di tante costel-
lazioni di città omogenee, ma
diverse, simili, ma differenti,
a cui diamo il nome di rivo-
luzione urbana medievale,
cominciata nel corso del
fatidico XI secolo. L’A-
quila vive un’altra storia,
piú recente, ma non per
questo meno avvincente,
che merita di essere rac-
contata. La genesi della
città non fu rapida. Non si
immagini cioè una fonda-
zione avvenuta da un giorno
all’altro. Anzi, ci vollero diversi
decenni prima che essa raggiun-
gesse una fisionomia stabile.
Ma quando ancora L’Aquila non
aveva preso forma, che cosa c’era
nella prima metà del Duecento?
Un mondo frammentato. Con due
diocesi, antiche, separate. Da una
parte Amiterno, dall’altra Forco-
na. Intorno, altri borghi e castelli; e instabile e violento, ostile alla casa re, nel 1229, in modo da creare un
tante terre, possesso dei Cistercensi di Svevia, tanto da spingere l’im- aculeo antimperiale ai confini del
di S. Maria di Casanova. Un univer- peratore Federico II a costruire, in regno. Ma la proposta non regge.
so fluido, incoerente e poco organi- questo tratto strategico per il regno Le basi non sono solide. E poi l’im-
co. Inserito in un contesto feudale di Sicilia, una serie di fortezze per peratore è piú forte e blocca qualsi-
MEDIOEVO UN PASSATO DA RISCOPRIRE www.medioevo.it contenerne il ribellismo. asi progetto che non collimi con la
Nella pagina accanto Gonfalone della Un coacervo, insomma. Difficile sua politica. La città, dunque, non

MEDIOEVO città dell’Aquila, dipinto su seta di


Giovanni Paolo Cardone. 1579. L’Aquila,
Museo nazionale d’Abruzzo.
da frenare e da riportare all’ordi-
ne. Un primo tentativo di fondare
proprio lí, tra Amiterno e Forcona,
nasce. Ma era nata un’idea: trasfor-
mare i tanti castelli, piccoli villaggi
e insediamenti sparsi in un unico e
L’AQUILA
«MAGNIFICA Timeline Publishing S.r.l. Direttore responsabile: Andreas M. Steiner Impaginazione: Alessia Pozzato In alto sigillo con l’effigie di Corrado IV, una città, non è però attribuibile a rilevante nucleo urbano.
CITADE» Roma, via Alessandria, 130 Redazione: Stefano Mammini Pubblicità e marketing: Rita Cusani
MEDIOEVO 1
info@timelinepublishing.it Ricerca iconografica: Lorella Cecilia tel. 335 8437534 - cusanimedia@gmail.com sovrano che ebbe un ruolo decisivo nello Federico. Ci pensa papa Gregorio L’epoca di Federico sembra tra-
sviluppo della città dell’Aquila. IX, acerrimo nemico dell’imperato- scorrere cosí. Senza un nulla di fat-
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MEDIOEVO 3
Dossier

to. Ma qualcosa cova sotto la cene- violenta spinta dal basso. Da una È Corrado IV, il figlio di Federico, In alto miniatura raffigurante la
re. Perché, prima della città, già si spinta rivoluzionaria. Con la coe- a dare il primo segno dell’esistenza battaglia di Benevento, combattuta nel
forma una coscienza cittadina. È il rente convinzione che uniti si vin- della città. Tra il 1253 e il 1254 egli 1266 dalle truppe di Carlo I d’Angiò
rifiuto della pressione feudale, d’u- ce contro l’oppressione dei signori stabilisce che nasca la città dell’Aqui- contro le forze capitanate da Manfredi
na serie immaginabile di angherie feudali. Attraverso un processo di la, con uno scopo preciso, filoimpe- di Sicilia, figlio naturale di Federico II.
e di soprusi che spinge i gruppi piú crescita che si dipana, tra alterne riale e antifeudale. Non a caso, viene Lo scontro si concluse con la vittoria
attivi di questa congerie insediativa vicende, nel periodo di interregno liberato da ogni obbligo chi si fosse degli Angioini e la morte
a creare una nuova città in contrap- tra la morte di Federico II e la na- trovato a vivere entro i suoi confini. dello stesso Manfredi.
posizione ai caotici poteri locali. scita del nuovo regno angioino. E, soprattutto, si ordinava l’abbatti- A destra stemma settecentesco
Sedici anni circa, durante i qua- mento delle rocche feudali. Sembra dell’Aquila, nel Forte Spagnolo.
Una spinta dal basso li questa gestazione produce i suoi dunque che un primo centro urbano
Un obiettivo chiaro, che traspare effetti, scaturiti da una volontà non già esista e che attenda solo l’impri- pale da Forcona nella nuova città:
in tutta la sua evidenza nelle pa- solo di natura politica – con la con- matur istituzionale. È un momento un atto fondamentale, che sanci-
role del cronista Buccio da Ranal- sapevolezza del ruolo cruciale della chiave della storia della formazione sce ruolo, pretese e legittimità del
lo, morto nel 1363: «Lo cunto serrà città in questo settore del regno –, dell’Aquila, cui ne segue un secon- centro urbano. Un atto, però, che è
d’Aquila, magnifica citade / Et di quilli ma anche economica, in cui L’A- do, drammatico e violento, quando anche una presa di posizione, filo-
che la ficiro con grande sagacitade / per quila si propone come snodo dei la nuova città viene coinvolta nello papale. Per Manfredi è un affronto.
non esser vassalli cercaro la libertade / grandi percorsi della transumanza scontro tra Manfredi e il papato. Nel 1259 ordina di assalire la città,
Et non volere signore se non la mage- e di crocevia dello scambio tra Nord È il 1257. Papa Alessandro IV che viene letteralmente spazzata
stade». L’Aquila nasce cosí, da una e Sud della Penisola. decide di trasferire la sede episco- via. «Né casa vi rimase, né pesele, né tic-

4 MEDIOEVO MEDIOEVO 5
Dossier
La facciata della basilica di S. Maria
di Collemaggio, fondata nel 1288 da
Celestino V, fuori le mura cittadine.
Dossier
3 La città e i suoi monumenti La romanizzazione
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a Pianta dell’Aquila con i suoi principali
6 1 monumenti civili e religiosi: 1. Forte Un compromesso riuscito
4 Spagnolo, Museo nazionale d’Abruzzo;
5 2. Basilica di Collemaggio; 3. Silvestro; L’occupazione romana del territorio aquilano in primo luogo all’organizzazione razionale della rete
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4. Palazzo Franchi; 5. S. Maria di – collocato in antico a cavallo tra area sabina viaria, con l’apertura, al principio del III secolo a.C., di due
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Paganica; 6. S. Pietro di Coppito; (conca amiternina) e area vestina (valle dell’Aterno importanti assi stradali destinati a collegare Roma alla costa
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16 7. S. Domenico; 8. S. Bernardino; e altopiano di Navelli) – si realizza nei decenni compresi tra adriatica: la via Cecilia (un diverticolo della Salaria tracciato
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10. Duomo di S. Massimo e Palazzo il IV e il III secolo a.C., nel contesto delle guerre tra Roma in direzione di Amiternum e di Hatria) e la via Valeria (il
re

14 Arcivescovile; 11. S. Marco; e i Sanniti. Già nel 325 a.C., durante la seconda guerra prolungamento della via Tiburtina, che nel tratto finale
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15 m 12. S. Giusta; 13. S. Flaviano; sannitica, l’intenzione dei Vestini di schierarsi sul fronte seguiva la valle dell’Aterno-Pescara). Le due strade erano

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14. Fontana delle Novantanove antiromano conduce a una rapida campagna militare, che collegate da una bretella tracciata lungo la valle dell’Aterno,

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10 Cannelle; 15. S. Maria di Roio; vede l’antica popolazione italica duramente sconfitta e l’altopiano di Navelli e la valle del Tirino, coincidente con un

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13 16. S. Quinziano (S. Pietro di Sassa). costretta, nel giro di una ventina d’anni, a siglare un trattato antico percorso della transumanza, che, dopo gli interventi
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di alleanza con Roma (302 a.C.), funzionale a garantire alle di sistemazione voluti dall’imperatore Claudio alla metà del I
11 forze romane il transito verso la costa adriatica. secolo d.C., prese il nome di via Claudia Nuova.
piano urbanistico, come appare evi- A distanza di qualche anno, nel quadro del In termini di assetti amministrativi, la
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dente nei patti stipulati dal re con rinnovato scontro con i Sanniti, i Romani strutturazione della conquista venne attuata
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la cittadinanza. Che previde anche conquistano Amiternum (293 a.C.), snodo viario secondo due distinte strategie: mentre il trattato
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l’ampliamento del tessuto urbano, di importanza strategica: si tratta della prima tappa della di alleanza consentí alle comunità vestine di preservare
includendo nella cinta l’altura di conquista romana dell’alta Sabina, completata nel 290 per oltre due secoli le originarie forme di autogoverno,
Collemaggio. Nasceva una nuova a.C. grazie a una campagna militare che permise a Roma di l’alta Sabina fu interessata, subito dopo il 290 a.C., da
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emagaggiog città, con uno schema ippodameo, estendere il controllo fino al territorio pretuziano (l’odierno un massiccio intervento di colonizzazione, che condusse
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pronta a ospitare ben quindicimi- Teramano) e alla costa adriatica. In queste ultime zone la alla scomparsa delle culture locali. La romanizzazione del
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la fuochi, all’incirca tra i trenta e i conquista ebbe conseguenze molto pesanti sul popolamento
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2 quarantamila abitanti. locale: a differenza delle piú miti attitudini manifestate nei L’anfiteatro di Amiternum (frazione San Vittorino, L’Aquila).
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C’erano voluti quasi quarant’an- confronti dei Vestini, Sabini e Pretuzi vennero annientati e il Realizzato verso la metà del I sec. d.C., l’edificio poteva accogliere
ni dall’idea di papa Gregorio, ma loro intero territorio fu incamerato dal demanio romano. fino a 6000 spettatori. Oggi se ne conservano le 48 arcate, su
ora L’Aquila esisteva, davvero. Come di consueto, l’occupazione militare si accompagnò due piani, che ne delimitano il perimetro.
Via Porta
Via PortaNapoli
Napoli
Amedeo Feniello

to», scrive Buccio da Ranallo. La sto- vissuto in maniera esaltante la pri-


ria dell’Aquila, appena cominciata, ma esperienza urbana, quando la
sembra chiudersi qui. In un destino città si era dimostrata protagonista
di morte e distruzione, definitivo. nelle vicende del territorio, tanto
Le cose invece procedettero di- dal punto di vista politico quanto
versamente. Certo, come scrive an- economico e sociale.
cora Buccio, la ripartenza fu diffici-
lissima, al punto che la città «se’ anni Una replica perentoria
stette sconcia», per sei anni fu semiab- Ancora una volta, però, le cose fu-
bandonata, coi suoi cittadini scam- rono tutt’altro che pacifiche. Lo
pati nei paraggi. Tuttavia, si apre scontro con la componente feudale
ora la fase finale della formazione. si riaprí. Essa si rivolse direttamente
La discesa di Carlo I d’Angiò offre al re per avere ragione contro la «rea
nuovi spiragli. Dopo la battaglia di villanaglia» aquilana, pregandolo
Benevento, nel 1266, L’Aquila vie- di «non refare la città». La risposta di
ne praticamente rifondata. A questa Carlo fu perentoria, contro i signori
rinascita contribuiscono molteplici e a favore della ricostruzione: segno
fattori. A partire, è evidente, dall’in- di quanto al sovrano angioino stes-
teresse di Carlo I di avere, ai confini se a cuore la città, per il ruolo cre-
del regno, una città fedele. Un altro scente assunto nella regione. E, in
elemento decisivo fu rappresentato effetti, L’Aquila venne ricostruita in
dalla componente locale, che aveva breve tempo, con un vero e proprio

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distretto giunge a pieno compimento al principio del I secolo A destra resti Didascalia
a.C., quando anche i Vestini – schierati sul fronte degli insorti dell’antica città aliquatur adi odis
italici durante la guerra sociale – ottennero la cittadinanza di Forcona, sede que vero ent qui
romana. A partire da questo momento, l’unificazione episcopale nei doloreium conectu
giuridica dell’intera Penisola consente a Roma di rimodellare primi secoli del rehendebis eatur
in forma quanto piú possibile omogenea le strutture Medioevo. tendamusam
amministrative locali, al fine di razionalizzare e armonizzare il In basso resti consent, perspiti
rapporto tra potere centrale e autonomie municipali. della città di conseque nis
Nell’area in esame, uno degli esiti piú evidenti del processo Peltuinum, maxim eaquis
di romanizzazione è la nascita di due importanti centri uno dei piú earuntia cones
urbani, Amiternum e Peltuinum, destinati ad accentrare importanti centri apienda.
le funzioni amministrative in un territorio in certo modo amministrativi
refrattario all’urbanizzazione e caratterizzato, fin dall’età della regione in
preromana, da un popolamento di tipo sparso, frammentato epoca romana.
in piccoli nuclei insediativi a carattere vicano.
Amiternum dovette svilupparsi già a partire
dall’inizio del III secolo a.C. a seguito della
distruzione dell’abitato preromano che sorgeva
a monte, nell’area dell’odierna San Vittorino: nata in
funzione dei coloni romani insediati in quest’area e sede
dei funzionari (praefecti) inviati inizialmente da Roma
per amministrare il territorio, la nuova città assunse
veste propriamente urbana solo piú tardi, alla fine del I
secolo a.C., in connessione con l’ottenimento della piena
autonomia municipale. Sviluppi analoghi contraddistinguono
il centro di Peltuinum: il sito, frequentato già in età arcaica,
venne selezionato all’indomani della guerra sociale come
polo amministrativo del distretto vestino «cismontano» in
virtú della sua centralità rispetto a un territorio piuttosto
articolato al suo interno, comprendente non solo la valle
dell’Aterno, ma anche l’altopiano di Navelli e la valle del
Tirino. Il territorio – popolato da numerosi insediamenti
minori (vici): tra gli altri, quelli di Furfo (presso Barisciano),
Aufenginum (Fagnano Alto), Incerulae (Navelli) – era fin
dall’origine suddiviso in due distinti settori, facenti capo ai

centri di Aveia (Fossa) e di Aufinum (presso Capestrano), queste strutture, ospitare mercati periodici: un luogo dunque
rispetto ai quali Peltuinum si pone come una ulteriore non solo di cerimonie religiose ma anche di incontri e
e sovraordinata realtà istituzionale, con funzione di di scambi, destinato a intercettare il vasto movimento di
raccordo tra le diverse realtà locali e Roma: un assetto uomini e merci legato alla pratica della transumanza.
amministrativo senza dubbio peculiare nel quadro dell’Italia Gli equilibri creati dal governo romano in questa
romana, che si configura come una sorta di compromesso regione si sfaldano progressivamente già dal
tra la vocazione insediativa di tradizione preromana e le V secolo d.C., in connessione con la piú generale
nuove esigenze di centralizzazione. crisi del settore occidentale dell’impero. Ne fanno le
Il quadro insediativo di età romana è completato spese in primo luogo i grandi poli urbani di Amiternum e
dalla presenza diffusa di santuari rurali, destinati Peltuinum, a conferma, se vogliamo, del carattere in certo
ad articolare la vita sociale ed economica del modo artificiale di insediamenti inscindibilmente legati agli
territorio. L’esempio piú significativo è costituito senza assetti amministrativi imposti da Roma. L’abbandono delle
dubbio dal santuario di Civita di Bagno: un complesso città romane, i cui resti sorgono ora in aperta campagna,
monumentale a terrazze edificato tra il II e il I secolo a.C., coincide in modo significativo con la rioccupazione
dedicato al culto di origine sabina della dea Feronia. nel corso dell’Alto Medioevo dei villaggi preromani, piú
Significativamente collocato al confine tra il comparto facilmente difendibili e in fondo piú aderenti alla vocazione
amiternino e quello peltuinate, a rimarcarne la valenza socio-economica e insediativa del territorio.
«comunitaria», il santuario doveva, come di norma per Simone Sisani

10 MEDIOEVO MEDIOEVO 11
Dossier
I resti del castello resti della fortificazione, probabil- e invasores. Si tratta di piccoli pro-
di Ocre, sorto mente localizzata a monte dell’abi- prietari terrieri che ampliarono il
in posizione tato di Genzano di Sassa, dove era proprio dominio con la forza, sia col
dominante ubicato anche il precedente insedia- sottrarre beni di proprietà dei grandi
sul territorio mento curtense, in relazione diretta monasteri abruzzesi e laziali, inde-
circostante con gli insediamenti rurali legati boliti anche dagli incombenti raids
a 998 m slm. allo sfruttamento e alla gestione saraceni, sia consentendo la nascita
del territorio. Lo stesso fenomeno si di nuovi centri rurali fortificati.
manifesta per gli altri castelli citati Le prime usurpazioni relative
dalle fonti in questo particolarissi- al territorio in analisi compaiono
mo frangente storico, come i castelli nella documentazione a nostra di-
di Sinizzo, di Preturo, di Camarda, sposizione in seguito all’elezione di
di Roio e di Marana. Campone ad abate del monastero
imperiale di Farfa nella prima metà
Un’evoluzione naturale del X secolo. Si trattava di un laico
Dunque, con ogni probabilità, que- appartenente all’aristocrazia reati-
ste fortificazioni non sono altro che na, introdotta nel territorio da Ugo
l’evoluzione naturale di quegli in- di Provenza, che riuscí a imporre in
sediamenti legati allo sfruttamento queste diocesi aristocratici in cerca
del suolo; non a caso, nessuna di di fortuna provenienti dalla Borgo-
queste costruzioni risulta realiz- gna e permise a numerosi esponen-
zata a fini prettamente difensivi. ti di questa nobiltà di espandere i
Ubicate in aree precedentemente propri possessi su vaste porzioni di
menzionate come curtes, villae o ca- territorio controllato dalla sua abba-
sali, le strutture risultano spesso zia, fino a sconfinare dal semplice
accompagnate dalla presenza di un possesso di terre. Infatti, non ac-
edificio di culto piú antico, ulterio- contentandosi piú di usurpare ter-
re prova dell’esistenza di un prece- re ai monasteri, questi personaggi
dente insediamento sparso. procedettero alla loro fortificazione
La nascita di queste poche for- e, dunque all’incastellamento, per
tificazioni, però, non incise in ma- un migliore controllo sul territorio,
niera determinante sull’organiz- approfittando anche della debolezza
zazione territoriale, che sembra degli enti ecclesiastici in seguito alle
rimanere ancorata alle precedenti invasioni saracene.
strutture di tipo curtense, caratte-
rizzate da abitati aperti e, proba- Terra di frontiera
bilmente, legate a iniziative delle Nonostante questi primi esempi di
DALLE CURTES AI CASTELLI signorie fondiarie che iniziano a
fare la loro comparsa nel territorio
fortificazioni avviatisi con la fine
del X secolo, solo a partire dal perio-
proprio a partire dal X secolo. Solo do normanno ebbe luogo la decisi-

I l paesaggio che caratterizza il


territorio aquilano è da sempre
condizionato da forme insedia-
tive tipicamente medievali, basate
sul sistema dei villaggi di alta colli-
quali sorsero numerosi insediamen-
ti sparsi di piccolissime dimensioni.
Sono note, infatti, numerose
attività produttive, perlopiú votate
diocesi di Amiternum e Furconia, ri-
spettivamente alle estremità ovest
ed est dell’attuale città dell’Aquila,
il paesaggio fu caratterizzato da ra-
sciamo come «incastellamento» e
che finí con il condizionare il pae-
saggio aquilano fino ai nostri giorni.
Al contrario di aree limitrofe
come quella teramana o sabina,
con l’avvento di queste figure di si-
gnori locali si pongono le basi per
l’accorpamento dei piccoli insedia-
menti che costellano il paesaggio e
va modifica dell’habitat dell’odierna
area aquilana, tra la fine dell’XI e la
prima metà del XII secolo, quando
questa zona assunse un ruolo stra-
tegico nella vita del regno, spazio di
allo sfruttamento dei pascoli e dei ri appezzamenti di terra coltivata, che detteranno la nascita dell’inca-
na, qui maggiormente funzionali ri- boschi. Probabilmente gravitanti su vaste estensioni di bosco e terreno questo territorio non presenta un stellamento nell’area. frontiera con i possedimenti della
spetto agli insediamenti di pianura centri abitati piú consistenti, que- destinato al pascolo. Un mondo di numero cospicuo di castelli prima Questo processo è infatti legato Chiesa e di giunzione con le nuove
di epoca classica. ste attività erano associate a piccole agricoltura povera, integrata dalla dell’avanzata dei Normanni. Si ha ai tentativi sempre piú insistenti di vie dei flussi commerciali centro-
Già dall’VIII-IX secolo, le prime casae, disposte su modesti rilievi a pastorizia, dalla bassa densità de- notizia di poche fortificazioni sorte accrescimento dei propri possedi- settentrionali. Ciò appare evidente
fonti documentarie testimoniano lo mezza costa lungo i versanti interni mografica, con nuclei abitati estre- tra il X e l’XI secolo, tra le quali spic- menti, spesso tramite le «usurpa- da diversi fattori, come, per esem-
svilupparsi di quel sistema organiz- delle montagne, nei pressi dei rare- mamente ridotti. In questo quadro, ca la precoce presenza del castello di zioni», di cui le fonti documentarie pio, la posizione dei castelli o le
zativo delle proprietà fondiarie ba- fatti terreni coltivabili che ancora caratterizzato da insediamenti spar- Sassa, citato come castellum già alla riportano numerosi esempi nel ter- quote di edificazione.
sato su particolari tipologie di azien- oggi caratterizzano il territorio. si e aziende agricole, inizia a deline- metà del IX secolo. ritorio abruzzese, citando gli attori I primi insediamenti risultano
de agricole, dette curtes, attorno alle Nell’area soggetta alle antiche arsi quel fenomeno che oggi cono- Attualmente non si conservano di queste dinamiche come raptores sempre ubicati a quote relativamen-

12 MEDIOEVO MEDIOEVO 13
Dossier
A sinistra, in torio compatto a loro politicamente
basso e nella ascrivibile, con la massiccia e diffu-
pagina accanto, sa riorganizzazione delle colture e
in basso i resti dell’allevamento transumante.
del castello di Come si può facilmente intuire,
Cascina, le cui dunque, tra la fine dell’XI secolo e
strutture denotano la metà di quello successivo, l’A-
la chiara influenza bruzzo interno assistette a un pro-
normanna. liferare di castelli con funzione sia
difensiva che offensiva. Mentre
alcuni castelli si devono ai signo-
ri locali per timore dell’arrivo dei
Normanni, altre costruzioni furono

opera proprio dei conquistatori, che


li realizzarono – spesso seguendo i
caratteri tipici dei fortilizi d’Oltralpe
– prima come vere e proprie teste di
ponte, per la conquista del territo-
rio amiternino-forconese, area ne-
vralgica dello scacchiere normanno,
poi per una piú ottimale difesa della
Sulle due pagine te basse – considerando la particola- notevole, che si aggira sui 400 m. e radicale trasformazione proprio frontiera settentrionale del regno.
mappa dei castelli re orografia del territorio – compre- Appare dunque chiara la valenza durante i secoli interessati dalle I castelli presenti nel territorio
dell’Aquilano: in se tra i 780 m di Sassa e gli 850 m militare di queste nuove fortifi- conquiste normanne, con un em- rispondevano a esigenze squisita-
rosso, le fondazioni slm di Roio, con un differenziale di cazioni, ubicate in punti strategi- brionale incastellamento antinor- mente militari, ben diversi da quelli
normanne; in quota rispetto alla piana coltivabile ci a controllo delle vallate e della manno, stravolto e successivamente che, sorti nel corso del X-XI secolo
blu, le strutture circostante inferiore ai 150 m. viabilità sottostante, con minore riutilizzato dai nuovi conquistatori. per ragioni di natura economica e
fortificate non Diverso, invece, è il discorso attenzione verso una ottimale ge- demografica, erano connessi con la
identificabili con per i successivi castelli norman- stione economica delle risorse. Insediamenti accentrati rinascita agraria e dunque piú mira-
certezza; in giallo, ni che raggiungono spesso quote In seguito all’interesse suscita- Questa nuova ondata di incastel- ti alla riorganizzazione dei territori
i siti in cui si elevate, fino ai 998 m slm di Ocre, to dal particolare ruolo strategico lamento previde la concentrazione che a scopi difensivi. I nuovi fortilizi
presume sorgesse ai 1105 m di Pizzoli, ai 1208 m di dell’Abruzzo settentrionale, cernie- della popolazione in insediamenti rappresentano la radicale trasfor-
un castello. Tornimparte o i 1220 della rocca di ra di confine con lo Stato della Chie- accentrati appositamente difesi e la mazione delle strategie di insedia-
Barete, con un differenziale spesso sa, il paesaggio subí una profonda successiva costituzione di un terri- mento dell’XI-XII secolo, sia per la

14 MEDIOEVO MEDIOEVO 15
Dossier
Un’altra veduta a volo d’uccello dei
Dalla Francia all’Abruzzo BALLIUM
resti del castello di Ocre, sulla quale
Château Ganne à La Pommeraye MOTTA è sovraimpressa la ricostruzione
virtuale delle varie strutture. Le indagini
archeologiche hanno provato la
derivazione del complesso dal modello
BASSA CORTE normanno delle motte and baileys
attestate nella Francia settentrionale e
TORRE SEMICIRCOLARE nell’Inghilterra meridionale.

emerso dalle indagini archeologiche


DONJON del castello di Ocre e dalle ricogni-
zioni su quelli di Cesura, Leporanica
e Cascina, di chiara influenza nor-
manna. Queste fortificazioni, ap-
partenenti alla tipologia della motte
and bailey, costituite inizialmente da
strutture in legno e successivamen-
FOSSATO
te trasformate in pietra, presentano
PIANO DI CAMPAGNA puntuali confronti con «castelli-ma-
trice» ubicati nel Nord della Francia
e nell’Inghilterra meridionale.
Ne sono esempi la motte and bailey
d’Olivet nella foresta di Grimbosq e
lo Château Ganne à La Pommeraye,
entrambi nella regione di Calvados
in Normandia, alle porte di Caen, o
la shell keep di Restormel Castle ubi-
cata nella cittadina di Lostwithiel,
nel Sud-Est della Cornovaglia (In-
ghilterra sudoccidentale). Le nuove
opere che si affiancarono e sovrap-
posero a quelle esistenti furono ini-
Motta d’Olivet La planimetria del castello di Ocre (al zialmente costituite, nella maggior
nella foresta centro), messa a confronto con due parte dei casi, da torri di avvista-
di Grimbosq complessi francesi, dei quali riprende i mento poco complesse distanti dai
criteri di sfruttamento dello spazio e di siti abitati, indispensabili in un ter-
articolazione interna. ritorio accidentato come quello in
oggetto. Solo dopo la definitiva con-
quista del regno si passò alla realiz-
loro particolare ubicazione a diretto preesistenti, per meglio adattarli tipico della regione della Norman- La strategia di difesa del regno sentinelle costantemente vigili per zazione sistematica di veri e propri
controllo del territorio, sia per le lo- alle nuove esigenze di difesa che dia e dell’Inghilterra meridionale) messa in atto da Ruggero II potreb- avvisare tempestivamente in caso di castelli di residenza feudale.
ro caratteristiche morfologiche, to- stavano emergendo. ma gestiti da personale locale, ap- be aver previsto una sorta di «cusci- attacchi esterni. Le soluzioni adottate nell’Aqui-
pografiche e architettoniche. partenenti ai lignaggi tradizional- netto» costituito da questa prima lano, dall’epoca normanna in poi,
Grazie alle indagini archeologi- Alla maniera normanna mente presenti nella zona. linea difensiva, destinata semplice- Confronti puntuali rappresentano, dunque, una sintesi
che in atto nel territorio aquilano, Ruggero II lasciò il governo di que- Diversa fu invece la gestione mente a vigilare e dare l’allarme in Nei territori di confine, dunque, tra il bagaglio di esperienze culturali
è possibile stabilire con un certo ste terre ai signori locali che in di alcune aree piú esterne, ubicate caso di pericolo, dando il tempo ai venivano lasciate fortificazioni mi- e tecniche dei nuovi conquistatori e
grado di sicurezza che durante la precedenza li avevano controllati, lungo il confine del regno, come le grandi feudatari dell’entroterra di nori, concesse in suffeudo, even- i saperi locali, proficuamente inte-
nascita della frontiera normanna senza imporre feudatari di stirpe Terre Sommatine (il territorio gra- organizzare le difese. Si tratta di un tualmente «sacrificabili» a vantag- grati nella gestione di un territorio
solo alcuni di questi castelli furono normanna, con una originale condi- vitante attorno ad Amatrice, l’estre- sistema di controllo del tutto nuo- gio dell’entroterra, dove la strategia impervio e in gran parte ancora in-
fondati ex novo con una forte con- zione con strutture difensive ascri- ma frontiera settentrionale), annes- vo rispetto a quelli precedenti, nel del regno prevedeva di affiancare ai domito, ma estremamente impor-
notazione militare, mentre in altri vibili all’ambito culturale norman- se solo nel 1149 a seguito della con- quale le fortificazioni non avevano castella già esistenti nuovi insedia- tante per i Normanni da un punto
siti fu messa in atto una ingente ri- no (legate alla tipologia della motte quista di Rieti e concesse a suffeu- piú una funzione di barriera attiva o menti basati sul modello norman- di vista strategico e militare.
strutturazione degli insediamenti and bailey, insediamento fortificato datari minori dei signori amiternini. di presidio armato, ma solo quella di no della «motta», come chiaramente Alfonso Forgione

16 MEDIOEVO MEDIOEVO 17
Dossier
Il governo della città

Il potere dei mercanti imprenditori


Nel 1354 gli Aquilani furono sconvolti da un
assassinio clamoroso: il conte di Montorio Lalle
Camponeschi, loro leader politico, fu sgozzato
dal principe Filippo di Taranto. L’Aquila si stava allora
riprendendo dalla grave crisi dovuta alla peste nera del 1348
e al violento terremoto del 1349, che rischiò di spopolarla.
Lalle affrontò l’emergenza facendo costruire steccati di
legno grosso al posto delle mura crollate, costringendo la
popolazione a rimanere nella città diroccata.
L’intervento dimostrò che il conte deteneva il potere reale
sulla città pur non avendo alcun titolo formale, e permise
all’Aquila di rifiorire e di riprendere il processo di crescita
inaugurato qualche decennio prima.
Sin dai primi del Trecento, appariva evidente che
questa città nuova, sorta intorno alla metà del
secolo precedente, avrebbe costituito un importante
polo politico ed economico del Mezzogiorno e anche del
centro Italia. Collocata ai confini settentrionali del regno e
sulla «via degli Abruzzi», che collegava Firenze e Napoli, era
presto diventata un centro commerciale di rilievo. Artefici
di questo successo furono i mercanti-imprenditori locali,
capaci di sfruttare le enormi disponibilità di pascoli per
le greggi ovine per produrre e smerciare panni di lana di
media qualità, accumulando patrimoni che reinvestivano
poi in varie attività, non ultima quella bancaria. Il loro
raggio di azione fu via via piú ampio: già nella prima metà
del Trecento, alcuni si legarono alle compagnie toscane che
operavano nel regno, principalmente quelle fiorentine.
Ma lo sviluppo commerciale fu sostenuto anche
dalla monarchia angioina, in particolare da re
Roberto, attraverso privilegi che agevolavano l’attività,
specialmente sul piano fiscale. Emblematico di questa
«triangolazione» fra L’Aquila, Angiò e Firenze è un episodio
che riguarda uno dei maggiori mercanti del primo Trecento,
Giacomo di Tommaso detto Gaglioffo. Nel 1327 Carlo duca
di Calabria, erede al trono e allora signore di Firenze, chiese
a Gaglioffo di acquistare in Abruzzo 6000 montoni, 3000
suini e 2000 vacche per la sua corte nella città toscana,
con buona pace dei macellai fiorentini. Gaglioffo doveva
anticipare un’ingente somma per quel numero straordinario
di capi di bestiame, operazione che poteva permettersi solo
un grande mercante dotato di capitali consistenti.
A questo spiccato dinamismo economico non corrispondeva
ancora un protagonismo politico dei mercanti. Fino alla
metà del Trecento, altri erano i soggetti che si contendevano
la guida della città, membri di un’aristocrazia cittadina con

Pianta prospettica della città dell’Aquila realizzata dal geografo


francese Pierre Mortier nel 1698.

18 MEDIOEVO MEDIOEVO 19
Dossier
L’Aquila, chiesa di S. Giuseppe Artigiano (già S. Biagio).
Il monumento funebre di Lalle Camponeschi, conte di Montorio,
assassinato nel 1354 dal principe Filippo di Taranto. 1432.
L’opera viene attribuita allo scultore Gualtiero d’Alemagna.

la corte non abbandonò il proposito di pacificare la città e


a questo scopo inviò in missione Filippo di Taranto: di fronte
al fermo rifiuto di Lalle di riammettere gli esuli, il principe
perpetrò l’atroce assassinio del 1354.
Lo sgomento che colse gli Aquilani, vividamente
descritto dal cronista Buccio di Ranallo, non
impedí loro di elaborare un progetto politico
straordinario per il regno di Napoli: affidare alle
corporazioni il governo della città. Con l’avallo della
monarchia, nacque il cosiddetto Reggimento ad Arti,
guidato da un collegio di governo e da un consiglio in cui
sedevano gli immatricolati a cinque gruppi di associazioni
di mestieri: dottori di leggi e notai; mercanti; artigiani
dei metalli; artigiani delle pelli; mercanti di bestiame. Il
TERRA DI SNODI
secondo gruppo, i mercatores, costituí il nucleo di una
nuova élite politica, frutto del dinamismo economico e
E DI INCONTRI
sociale dei decenni precedenti che si concretizzò in una
forma istituzionale ispirata ad alcune città dell’Italia
comunale, ma allo stesso tempo aderente alla realtà locale.
L’affermazione del mondo corporativo non provocò
la marginalizzazione di quello aristocratico che,
L’ Abruzzo è una cerniera nella
geopolitica tra Medioevo ed
età moderna: terra di confi-
ne tra regno di Napoli e Stato Pon-
legi furono concessi alla città dal re
Alfonso d’Aragona, con numerose
esenzioni fiscali, con la valorizzazio-
ne del tratturo L’Aquila-Foggia che
Uno scorcio del Forte Spagnolo, realizzato
su progetto dell’architetto militare Pirro
Luis Escrivà da Valencia e innalzato sul
punto piú alto della città nel 1534.
anzi, si rese protagonista ancora per decenni delle lotte tificio è anche ponte tra Adriatico e consentiva la transumanza verso la
di fazione. Qualcosa era cambiato, però: il gruppo dirigente Oriente, mantenendo il suo ruolo di regia dogana di Foggia, con il rico- successivi, fino a quello recente del
istituzionale diventò un nuovo attore in questo campo, talora tessuto di transizione dove la circo- noscimento dell’Arte della Lana e l’i- 2009. Questi flussi di uomini cre-
promuovendo la pace a tutti i costi – anche escludendo tutte lazione delle idee, della cultura e dei stituzione delle due fiere di maggio, arono anche nuovi insediamenti
le parti dalla città – talaltra fornendo un sostegno piú o meno mercati imprimeva la ricchezza delle capaci di favorire un’enorme circola- nella città ferita, che si accresceva
velato alla fazione dominante, quasi sempre i Camponeschi. contaminazioni e delle convivenze. zione di uomini e capitali. di botteghe in cui si parlavano altri
La seconda metà del Trecento fu infatti marcata dal L’Aquila ebbe già dalla sua fon- Neanche il forte sisma del 1461, dialetti, cosí come delle Confrater-
rinnovato antagonismo con i Pretatti, che ebbe una battuta dazione la caratteristica di essere che impose una onerosa ricostruzio- nite di Sant’Ambrogio e, successi-
d’arresto nel 1381, quando il leader di questa fazione, città composita, formata dalle nu- ne, riuscí ad arrestare il secolo del vamente, di San Carlo. Si sviluppò
Ceccantonio, fu catturato e condannato a morte. L’obiettivo merose popolazioni inurbate del Rinascimento dell’Aquila, che pro- anche una coscienza architettonica
fu colto anche grazie agli sforzi della regina Giovanna I, contado e quindi dai loro dialetti e sperò per i suoi commerci – soprat- antisismica, che si confrontò con
che osteggiava i Pretatti perché restii ad accettare la pace dalle loro culture, divenuta tappa di tutto lana e zafferano –, estendendo altre aree d’Europa nell’utilizzo di
voluta dalla corte. Ma c’erano anche altre ragioni che mercanti e di pellegrini, che la at- le proprie relazioni fino a Firenze, presidi lignei inseriti negli edifici
rinverdivano i contrasti: il Grande Scisma della Chiesa e la traversavano per il giubileo di Cele- Genova e Venezia, nonché in Fran- destinati a limitare i danni dei crolli.
legami ancora forti con il territorio, da cui erano provenuti contesa dinastica angioina condussero le parti a schierarsi stino V, per la ricchezza della lana e cia, Olanda e Germania, diventando Tra Medioevo ed età moderna
anche i primi abitatori dell’Aquila. su fronti contrapposti. Dopo la morte di Ceccantonio, i la preziosità dello zafferano, e mèta la realtà urbana piú importante del L’Aquila fu sottoposta a molti ter-
Le famiglie Pretatti e Camponeschi si resero Camponeschi oscillarono fra l’una e l’altra fedeltà, subendo di artisti, circolanti nella Penisola e regno, dopo Napoli. remoti, che spesso ne modificarono
protagoniste di una sanguinosa lotta per il un breve esilio imposto dal vittorioso Ladislao. in Europa, che committenti nobili Il terremoto del 1461, seguito l’impianto senza mai sconvolgere la
controllo della città e l’esclusione degli avversari La fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento coinvolgevano nell’abbellimento di ai numerosi sismi del secolo pre- morfologia urbanistica. La città ten-
dagli anni Trenta del secolo. Nulla poterono i capitani, gli trascorsero sotto il segno dell’incertezza, per la dimore e cappelle. cedente, aveva provocato l’arrivo deva sempre a riedificarsi su se stes-
ufficiali posti dalla monarchia a capo dell’amministrazione mutevolezza delle posizioni dell’Aquila e dei gruppi di molte maestranze dal Milanese, sa fino al grande sisma del 2 febbraio
cittadina, contro la loro forza militare e il loro radicamento politici al suo interno. Ma sotto il regno di Giovanna II il Tensioni latenti dal Varesotto, dal Vomasco e dalla 1703, che disegnò l’immagine tardo-
sociale. Anche per questa ragione la corte, dopo aver corpo politico cittadino si ricompattò. Guidata da Antonuccio Nel secondo Quattrocento, l’età ara- valle d’Intelvi, giunte in città per barocca della città moderna.
tentato piú volte di pacificare le parti, si schierò con i Camponeschi, nel 1423-1424 L’Aquila resistette eroicamente gonese segnò L’Aquila con l’inizio la ricostruzione del suo tessuto ur-
Camponeschi, quando i Pretatti si dimostrarono meno inclini all’assedio di Braccio da Montone, che morí senza poterla di un glorioso momento di sviluppo bano, portando, insieme alle loro Dal contado
a rispettarne le direttive. Espulsi per l’ennesima volta i rivali, espugnare. Il progetto braccesco naufragò. E il Nord del economico e culturale, pur con le competenze, anche le loro culture alle New Towns
Lalle Camponeschi ottenne il titolo di conte di Montorio e la regno fu salvo anche grazie agli Aquilani. latenti tensioni di convivenza con ricostruttive, in un fenomeno de- Tra Quattro e Cinquecento, L’Aquila
legittimazione di fatto della propria preminenza politica. Ma Pierluigi Terenzi le fazioni filoangioine. Molti privi- stinato a ripetersi per tutti i sismi è città demaniale che estende le sue

20 MEDIOEVO MEDIOEVO 21
Dossier
Nella pagina accanto Polittico di
San Giovanni da Capestrano, tempera
su tavola assegnata all’artista
convenzionalmente designato come
Maestro di san Giovanni da Capestrano,
dalla chiesa di S. Bernardino.
1480-1485 circa. L’Aquila, Museo
nazionale d’Abruzzo. Al centro campeggia
la figura del santo, che reca in mano
il vessillo crociato con il monogramma
bernardiniano. Nei quattro pannelli laterali
sono rappresentati altrettanti episodi
della vita di Giovanni: a sinistra, in alto,
la messa celebrata alla presenza dei
crociati; in basso, la battaglia di Belgrado,
combattuta dai crociati contro i Turchi; a
destra, in alto, la predica tenuta a L’Aquila,
durante la quale furono guariti alcuni
indemoniati; in basso, la morte del santo.
A destra I miracoli di Sant’Antonio
da Padova, olio su tela di Pompeo
Cesura. 1566. L’Aquila, basilica di S.
Bernardino. L’opera narra due dei miracoli
piú famosi del santo: in primo piano,
Antonio discolpa una donna sospettata
di adulterio rendendo possibile la
testimonianza del figlio piccolo. Sullo
sfondo, il miracolo della mula: rinchiuso
per alcuni giorni nella stalla senza
cibo dal suo padrone, un eretico che
aveva messo in dubbio il sacramento
dell’Eucarestia, l’animale non mangiò
l’ostia che sant’Antonio gli aveva offerto,
ma vi si inginocchiò davanti, riconoscendo
la natura sacra della particola, al che
l’eretico si convertí.

giurisdizioni nell’area extra moenia. nel rapporto città-territorio avviene dell’aquilana libertas, il pagamento quisizione dei titoli nobiliari, acqui- mitorio che hanno ospitato, e ospita- unum hospitale, con la quale Niccolò
Questo rapporto cosí intenso con il quando al termine del periodo ara- della pesante tassa del Taglione e la starono nuova visibilità politica negli no ancora, molta parte della popola- V, nel 1447, aggregava all’ente i patri-
territorio fuori dalle mura costruí la gonese L’Aquila si schiera su posi- costruzione del Castillo per volere di spazi di governo della città. zione dell’Aquila, in un abbraccio di moni degli altri ospedali urbani. Na-
morfologia dell’immagine urbana zioni filofrancesi, incoraggiando la don Pedro de Toledo. Questi borghi, con le estinzioni accoglienza, ma anche di divisione, sceva all’Aquila, dunque, l’Ospedale
come un corpo con le sue membra: cosiddetta rivolta antispagnola del Infatti, affidandosi all’ingegno delle famiglie del patriziato aquila- che richiama note antiche. S. Salvatore, circa negli stessi anni in
il contado in realtà fu, per secoli, il 1528, dalla quale derivò un clima di dell’architetto valenziano Louis Pir- no, divennero Comuni fino al pro- cui nasceva a Milano la Ca’ Granda.
polmone economico dell’Aquila, forte tensione nella dialettica con il ro Escrivà, il nuovo viceré intendeva getto del 1927 della Grande Aquila, Predicatori, L’ospedale non era un luogo solo
con pascoli che rendevano ottimo territorio circostante. Il contado, pri- proseguire la linea delle grandi for- voluto dal podestà Adelchi Serena pellegrini e «buttatelli» di assistenza al malato, ma anche di
bestiame e pregiata lana, mentre vo di rappresentanti nelle istituzioni tificazioni militari che proteggevano (anno V dell’era fascista), in cui Nella prima metà del Quattrocento ricovero, di cura, di protezione per
il prezioso crocus sativus aveva per- municipali e soggetto a tassazioni il regno. Con la separazione dell’A- otto di questi paesi persero la loro san Giovanni da Capestrano inoltrò «buttatelli», bambini abbandonati,
messo mercati ricchi e assidui di onerose, si ribellò chiedendo aiuto quila dal contado, l’anello che si era autonomia per essere inglobati nel alla Camera della città la richiesta di donne sole, indigenti e viandanti. La
zafferano, con acquirenti italiani e all’esercito francese accampato sulla chiuso nella città per fondarla era Comune dell’Aquila. Attualmente fondazione di un ospedale cittadino. dimensione dell’ospitalità al pove-
tedeschi, favorendo la nascita di un costa. Le truppe spagnole, tuttavia, ora distaccato da un atto politico: questi centri hanno visto crescere Questo evento fu molto importante ro come Christomimètes mutò la sua
ceto mercantile attivo e molto abile ripresero solidamente la città, impo- in questo territorio i castelli furono nel loro territorio, dopo il devastante per la storia dell’Aquila, che ebbe il caratteristica nel processo di laiciz-
nell’imprenditoria. nendo tre pesanti oneri: la separa- assegnati ai capitani spagnoli o ven- recente sisma del 2009, le cosiddette suo Ospedale Maggiore legittimato zazione all’assistenza, che coinvolse
Uno snodo di passaggio centrale zione della città dal contado e la fine duti a nuovi feudatari, che con l’ac- New Towns, agglomerati di case dor- dalla bolla pontificia Licentia fundandi molti istituti di cura dei malati e di

22 MEDIOEVO MEDIOEVO 23
Dossier
Visitazione, olio che intrecciò rapporti con la ricca cento la scena aquilana è caratte- i notai e i segretari, oltre a tutto il
su tavola trasferito famiglia Branconio e dipinse la Vi- rizzata dalla presenza della corte personale di corte, di molte e diver-
su tela. 1517. sitazione per la chiesa di S. Silvestro tardo-rinascimentale dell’erede se provenienze. Madama ospitò fre-
Madrid, Museo (oggi al Museo del Prado a Madrid), imperiale Margherita d’Austria. quenti visite di personaggi illustri,
del Prado. L’opera e prima, Saturnino Gatti autore del Palazzo Margherita assunse, nel in occasione delle quali la città si
fu commissionata ciclo di affreschi di Collemaggio e cuore dell’Aquila spagnola, il ruolo trasformava per cerimoniali e ca-
dalla famiglia quello molto piú elaborato di Tor- di laboratorio politico, simbolico e valcate, come quelle per l’ingresso
Branconio a nimparte. Ancora, i pittori Andrea scenografico, inaugurando una fa- del cardinale Alessandro Farnese,
Raffaello, che ne De Litio, Francesco da Montereale, se di recupero di prestigio cultura- del marito il duca Ottavio, del figlio
realizzò il disegno Pompeo Cesura, Giovanni Paolo le a cui la città aspirava da tempo condottiero Alessandro, e come
preparatorio, Cardone, i Bedeschini. e che identificò con l’erede di Carlo l’ingresso notturno, fastoso, di Gio-
affidando il V. Un ingresso fastoso con apparati vanni d’Austria, venuto a trovare
dipinto vero e Un allievo di Gutenberg artistici e propagandistici realizza- l’amata sorella, appena reduce dalla
proprio a uno dei Nel 1481 Adamo da Rottweil, allie- ti da intarsiatori e artisti accolsero vittoria nella battaglia di Lepanto.
suoi assistenti, vo di Johann Gutenberg, impiantò L’Inventario farnesiano 372 ci con-
identificato da all’Aquila una delle prime tipogra- sente di entrare in punta di piedi in
alcuni con Giulio fie, consentendo una larga diffusio- questa piccola reggia rinascimenta-
Romano e da ne di opere preziose nella Penisola, le nella quale Margherita conser-
altri con Giovan ma anche in Europa. L’arrivo di vava, oltre ai suoi tesori, i suoi
Francesco Penni. Rottweil segnò profondamen- gusti, le sue sensibilità: casse
Nella pagina te il Rinascimento aquilano, e bauletti con trine e profumi,
accanto la mentre le stamperie cittadine cuscini di velluto «negro spela-
maschera iniziarono a commerciare con to per il cocchio», usati nei suoi
funeraria in cera Fabriano per l’acquisto della numerosi e lunghi viaggi nel-
di san Bernardino carta. Autori importanti ve- le Fiandre con la sua nume-
da Siena. nivano a stampare all’Aquila, rosa corte, attraversando Alpi
in una circolazione di uomini e e lunghe pianure verso le terre
idee in cui la città incrociò reti del Nord Europa. Nel palazzo
nazionali e internazionali. aquilano c’erano poi reliquie,
Tra le numerose opere, oggi dipinti e ampolle di essenze
conservate nel fondo antico del- forse del Gran Sasso, dove si re-
la Biblioteca Salvatore Tommasi e cava il suo consigliere Francesco
appartenute ai conventi aquilani, de Marchi, autore della prima
si annovera un esemplare rarissi- ascesa nel 1573. E poi archivi di
mo del manuale inquisitoriale per documenti e arazzi giganteschi,
la persecuzione delle streghe, il come quelli raffiguranti la Festa
Malleus Maleficarum, cosí come c’è delle Driadi e Perseo alla corte di At-
la Geometria di Girolamo Pico Fon- lante, che oggi ornano le sale del
ticulano, l’architetto che influenzò, palazzo romano del Quirinale.
con la sua proposta, gli interventi di In questo «Rinascimento» arti-
ordine urbanistico nella città. Fon- stico e di rappresentazioni, L’Aqui-
ticulano si occupò della ristruttura- la entrava negli itinerari europei,
zione del Palazzo del Capitano del Margherita, che da poco era tornata scambiando esperienze politiche
Popolo, che poi lasciò per la corte dalle Fiandre, in cui era stata gover- con il Nord Europa, confluendo
di Madama: Margherita d’Austria, natrice. Tra monarchia spagnola e nelle migrazioni sociali delle ma-
figlia naturale dell’imperatore Car- corte Farnese, Madama governò estranze milanesi e nel loro know
raccolta di pellegrini in Italia. Il S. Nel Quattrocento la città fu no- IV l’autorizzazione a custodirne le lo V, duchessa di Parma e Piacenza, con equilibrio, anche organizzando how, commerciando con mercanti
Salvatore nasce con la caratteristica ta anche per la lunga presenza di spoglie per le quali fu edificata la giunse all’Aquila il 16 dicembre del sul piano amministrativo i suoi Sta- tedeschi lane e spezie, stampando
di essere un ospedale laico, voluto tre grandi santi francescani: san monumentale basilica eponima, 1572, per porre la sua dimora nella ti Farnesiani d’Abruzzo, alcuni dei esemplari di letteratura e diritto,
dal Comune della città, sul model- Bernardino da Siena, san Giovanni accanto all’Ospedale S. Salvatore, città, di cui il fratello, il sovrano di quali precedentemente medicei. ma anche di botanica e medicina in
lo di esempi della Penisola centro- da Capestrano e san Giacomo della per volere dell’amico san Giovanni Spagna Filippo II, le aveva affidato Nella corte all’Aquila si parlava- una circolazione di contaminazioni
settentrionale, come Siena e Firenze Marca. Alla morte di san Bernar- da Capestrano. il governo fino alla morte, che so- no piú di quattro lingue tra i musici culturali, che resero la città al cen-
che rappresenta, proprio per questo, dino, nel maggio 1444, la cittadi- Molti artisti segnarono il Rina- praggiunse nel gennaio del 1586. della cappella musicale, i medici, tro di reti vicine e lontane.
un caso originale nel Meridione. nanza ottenne da papa Eugenio scimento aquilano: Raffaello Sanzio Nella seconda metà del Cinque- gli speziali, gli artisti, i cancellieri, Silvia Mantini

24 MEDIOEVO MEDIOEVO 25
Dossier

L’ARTE AQUILANA NEL MEDIOEVO

I l 29 agosto 1294 l’eremita Pietro


del Morrone fu incoronato con
il nome di Celestino V nella ba-
silica di S. Maria di Collemaggio, da
lui stesso fondata sul luogo in cui la
Fondata nel 1254, L’Aquila ave-
va dovuto soccombere, già nel 1259,
alla distruzione ordinata da re Man-
fredi, sicché l’attività edilizia inter-
Due immagini
della Fontana della
Rivera, detta delle
«Novantanove
rotta sul nascere poté riprendere Cannelle», una
Vergine gli era apparsa per esortarlo soltanto con l’avvento della dinastia per ciascuno
a erigere un tempio in suo onore. angioina nel regno di Sicilia. dei villaggi che,
Con la sua maestosa facciata a Risultato dello slancio archi- secondo la
coronamento orizzontale, dal sug- tettonico impresso dalla propizia tradizione, avevano
gestivo disegno geometrico a conci situazione politica è il piú antico contribuito alla
calcarei bianchi e rosa, i tre magni- ed emblematico monumento civi- fondazione
fici rosoni aperti in corrisponden- co: la Fontana della Rivera, detta dell’Aquila.
za degli ampi portali strombati, e «Novantanove Cannelle», per via Costruita
la Porta Santa sul fianco sinistro, del leggendario numero attribuito dall’architetto
Collemaggio incarna il volto stesso ai villaggi che avevano contribuito Tancredi da
dell’Aquila medievale, in quanto alla fondazione della città. Costru- Pentima, venne
sintesi delle principali caratteristi- ita entro le mura, a ridosso della inaugurata nel
che architettoniche cittadine. Al Porta Rivera, in un borgo sede di 1272.
tempo della cerimonia papale la attività manifatturiere che neces-
basilica non era però del tutto com- sitavano di abbondanza d’acqua,
piuta e dovettero trascorrere molti la monumentale opera pubblica fu
decenni e due terremoti – nel 1315 inaugurata nel 1272. Oggi si pre-
e nel 1349 – perché i lavori giun- senta come una grande piazza in
gessero a termine. Del resto, la città forma di quadrilatero irregolare,
stessa appariva solo parzialmente delimitata su tre lati dalle vasche
edificata agli occhi di quanti parte- che ricevono acqua attraverso le
ciparono all’eccezionale evento. «cannelle», grottesche protomi

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Dossier
umane e animali in pietra chiara corrispondono a momenti signifi- tramanda il nome dell’architetto e no a sua volta ripartito in locali, aree All’attività edilizia dei locali si
alternate a formelle in pietra rossa. cativi della storia cittadina. scultore Tancredi da Pentima, non- edificabili assegnate ai villaggi fon- affiancò quella promossa dagli Or-
La bicromia connota anche il dise- Alla fase piú antica appartiene il ché quello del promotore, Lucchesi- datori. Ciascuno di essi s’impegnò dini mendicanti: i Francescani ar-
gno a scacchiera delle pareti che fronte principale, rivolto a oriente, no da Firenze, governatore dell’A- a edificare la propria chiesa con rivarono all’Aquila prima del 1255;
s’innalzano sopra le vasche e che si con mascheroni tardo-duecenteschi quila, ricordato con versi d’elogio piazza e fontana antistanti, conser- li seguirono i Domenicani nel 1257.
devono a un’aggiunta di poco po- aggiornati sulla cultura gotica circo- dal poeta civico Buccio di Ranallo. vandole il titolo della parrocchia di Sorta col favore di Carlo II d’Angiò e
steriore. La fontana è infatti il frut- lante nel regno di Sicilia. Un’epigra- Nel frattempo, la città si veniva origine, a cui si aggiunse la specifi- profondamente trasformata nel suo
to di modifiche e ampliamenti che fe incastonata in questo prospetto articolando in quattro Quarti, ognu- cazione del locale di appartenenza. interno a seguito del terremoto del
1703, la chiesa di S. Domenico esiste
tuttora con i suoi muri imponenti,
con il suo gotico portale aperto sul
braccio del transetto rivolto verso il
centro cittadino e con i suoi preziosi
resti di affreschi tardo-trecenteschi.
Determinante sostegno alle fab-
briche cittadine venne anche dai
lasciti testamentari delle famiglie
piú importanti, come i Gaglioffi,
cosí soprannominati dal capostipite
Giacomo di Tommaso, arricchitosi
con il commercio della lana, che fu
all’origine di tante fortune e inizia-
tive artistiche nei secoli della massi-
ma fioritura aquilana.
Se a causa del ripetersi dei ter-
remoti la maggior parte delle chie-
se cittadine è stata profondamente
rinnovata, alcuni insediamenti reli-
giosi del territorio aquilano hanno
meglio preservato gli antichi arredi
liturgici e apparati pittorici. Fra i
numerosi esempi possibili, vanno
citati l’oratorio di S. Pellegrino a Bo-
minaco, annesso a un’abbazia bene-
dettina, con le pareti interamente
affrescate prima del 1263 da pittori
di origine romana, e la chiesa di S.
Maria ad Cryptas, presso Fossa, ve-
ra e propria antologia della pittura
locale fra Medioevo e Rinascimen-
to, restituita al culto e ai visitatori
da un recentissimo restauro. Degli
affreschi tardo-duecenteschi, distri-
buiti fra la cappella presbiteriale e
l’aula, il principale responsabile fu
quel Gentile da Rocca (Roccamori-
ce) che, nel 1283, licenziò il trittico
ad ante mobili del Museo nazionale

Trittico di Beffi, tempera su tavola del


Maestro omonimo, detto anche Maestro
delle Storie di San Silvestro. Fine del XIV-
inizi del XV sec. L’Aquila, Museo nazionale
d’Abruzzo.

MEDIOEVO 29
Dossier

appartennero le Madonne in legno come pala d’altare: l’opera, oggi nel


intagliato, dipinto e dorato prove- Museo nazionale d’Abruzzo, pro-
nienti dalle chiese di S. Maria ad viene dalla chiesa di S. Maria del
Cryptas e di S. Silvestro all’Aquila, Ponte a Tione, non lontano da Beffi,
solo per citare due splendidi esempi località che dà il nome al maestro,
fra quelli esposti nella temporanea verosimilmente identificabile col
sede del Museo nazionale d’Abruz- documentato Leonardo da Teramo
zo a Borgo Rivera. (1385-1435). Sul fondo oro ricca-
Verso il 1377 costituisce un’im- mente operato sono raffigurati la
portante novità nel panorama arti- Madonna col Bambino in trono e Angeli
stico aquilano l’arrivo in città di An- al centro, la Natività, con l’Annuncio
tonio d’Atri, pittore di cultura emi- ai pastori e un donatore a sinistra, la
liano-adriatica attivo per le chiese di Morte e l’Incoronazione della Vergine a
S. Domenico e di S. Amico (1381); a destra. Al Maestro di Beffi è attribu-
In alto l’interno, riccamente affrescato, d’Abruzzo proveniente proprio da S. di Assisi ebbero nell’Italia centrale polittici di origine toscana, ai qua- un suo seguace forse locale si deve ita la decorazione pittorica riscoper-
della chiesa di S. Maria ad Cryptas, Maria ad Cryptas. appenninica «alla sinistra del Te- li si preferirono come pale d’altare invece la Madonna col Bambino fra i ta nel 1947 sopra la volta settecen-
presso Fossa, vera e propria antologia vere». Lontana dagli indirizzi arti- i tabernacoli a custodia dell’effigie santi Giovanni Battista e Pietro Celesti- tesca del presbiterio di S. Silvestro
della pittura locale fra Medioevo e L’influenza di Assisi stici della capitale del regno, posta tridimensionale della Madonna o di no dipinta nella lunetta della Porta all’Aquila, vertice del gotico inter-
Rinascimento. Per la storia dell’arte aquilana il com’era ai confini settentrionali del un santo, dotati di ali pieghevoli o Santa di Collemaggio. nazionale in Abruzzo, fra gli esiti
Nella pagina accanto particolare degli Trecento è quasi tutto all’insegna dominio angioino in Italia, L’Aquila sportelli dipinti con storie sacre. Occorre attendere i decenni ini- piú interessanti del tempo anche al
affreschi del prebisterio della chiesa del riflesso che le straordinarie no- e il suo territorio rimasero ugual- A questo genere di ricettacoli, ziali del Quattrocento perché un di là dei confini della regione.
di S. Silvestro. 1405 circa. vità della basilica di S. Francesco mente estranei alla diffusione dei quasi sempre perduti o smembrati, pittore abruzzese realizzi un trittico Cristiana Pasqualetti

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Dossier
A sinistra la
piazza del Duomo,
cuore del centro
cittadino aquilano,
in una foto
scattata prima del
sisma del 2009.
In basso una
veduta dell’Aquila,
sviluppatasi nel
cuore di un’ampia
conca, a poco piú
di 700 m slm.

Da leggere
L’Aquila, a cura di Alessandro normanno dell’Abruzzo aquilano, damna impedire: note sulle
Clementi, in Federiciana, Istituto della All’Insegna del Giglio, Sesto Fiorentino tecniche antisismiche storiche, in
Enciclopedia Italiana, Roma 2005; 2018 Abruzzo, Carsa Edizioni, Pescara
anche on line su treccani.it Alessio Rotellini, Aristocrazia e potere 2018
Andrea Casalboni, La fondazione della nell’Abruzzo interno medievale, in Michele Maccherini (a cura di),
città di L’Aquila, in «Eurostudium», «Quaderni del Bullettino Abruzzese di L’arte aquilana del Rinascimento,
2014; pp. 65-93; anche on line su storia patria» XXXI, 2015 L’Una, L’Aquila 2010
academia.edu Tersilio Leggio, Ad fines Regni, Libreria Silvia Mantini, L’ Aquila spagnola:
Maria Rita Berardi, I monti d’oro. Colacchi, L’Aquila 2010 percorsi di identità, conflitti,
Identità urbana e conflitti territoriali Stefano Boero, «Per mantenimento convivenze (secc. XVI-XVII), Aracne
nella storia dell’Aquila medievale, d’infermi», per «hospitalità di poveri», Editrice, Roma 2009
Liguori Editore, Napoli 2005 «buttatelli seu bastardi». Gli ospedali Walter Capezzali (a cura di), Il
Alessandro Clementi, Storia abruzzesi negli archivi di stato ed Palazzo di Margherita d’Austria
dell’Aquila, Laterza, Roma-Bari 1998 ecclesiastici, in «RiMe», IV/1, 2019; all’Aquila, Carsa Edizioni, Pescara
Pierluigi Terenzi, L’Aquila nel Regno. I pp. 103-129 2010
rapporti politici tra città e monarchia Raffaele Colapietra, Spiritualità, Silvia Mantini, Margherita d’Austria,
nel Mezzogiorno medievale, il Mulino, coscienza civile e mentalità 1522-1586: costruzioni politiche e
Bologna 2015 collettiva nella storia dell’Aquila, diplomazia, tra corte Farnese
Alfonso Forgione, Scudi di Frontiera. DASP, Lanciano 2009 e monarchia spagnola, Bulzoni
Dinamiche di conquista e di controllo Maurizio D’Antonio, Ita terræmotus Editore, Roma 2003

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