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EDIO VO
UN PASSATO DA RISCOPRIRE www.medioevo.it
L’AQUILA
«MAGNIFICA
CITADE»
MEDIOEVO 1
In un privilegio datato 1254 Corrado IV di Svevia stabilisce che nasca una nuova
città, filoimperiale e antifeudale. I tanti castelli, i piccoli villaggi e gli insediamenti
sparsi si aggregano, cosí, in un unico e rilevante nucleo urbano che, nell’arco di
pochi decenni, diventa lo snodo cruciale dei grandi percorsi della transumanza e il
crocevia degli scambi commerciali tra il Nord e il Sud della Penisola
E
E dificare una città non è
un’impresa semplice: un
assunto perfetto per L’Aqui-
la. La sua origine non appartiene a
quella storia caotica e tumultuosa
dell’esplosione di tante costel-
lazioni di città omogenee, ma
diverse, simili, ma differenti,
a cui diamo il nome di rivo-
luzione urbana medievale,
cominciata nel corso del
fatidico XI secolo. L’A-
quila vive un’altra storia,
piú recente, ma non per
questo meno avvincente,
che merita di essere rac-
contata. La genesi della
città non fu rapida. Non si
immagini cioè una fonda-
zione avvenuta da un giorno
all’altro. Anzi, ci vollero diversi
decenni prima che essa raggiun-
gesse una fisionomia stabile.
Ma quando ancora L’Aquila non
aveva preso forma, che cosa c’era
nella prima metà del Duecento?
Un mondo frammentato. Con due
diocesi, antiche, separate. Da una
parte Amiterno, dall’altra Forco-
na. Intorno, altri borghi e castelli; e instabile e violento, ostile alla casa re, nel 1229, in modo da creare un
tante terre, possesso dei Cistercensi di Svevia, tanto da spingere l’im- aculeo antimperiale ai confini del
di S. Maria di Casanova. Un univer- peratore Federico II a costruire, in regno. Ma la proposta non regge.
so fluido, incoerente e poco organi- questo tratto strategico per il regno Le basi non sono solide. E poi l’im-
co. Inserito in un contesto feudale di Sicilia, una serie di fortezze per peratore è piú forte e blocca qualsi-
MEDIOEVO UN PASSATO DA RISCOPRIRE www.medioevo.it contenerne il ribellismo. asi progetto che non collimi con la
Nella pagina accanto Gonfalone della Un coacervo, insomma. Difficile sua politica. La città, dunque, non
MEDIOEVO 3
Dossier
to. Ma qualcosa cova sotto la cene- violenta spinta dal basso. Da una È Corrado IV, il figlio di Federico, In alto miniatura raffigurante la
re. Perché, prima della città, già si spinta rivoluzionaria. Con la coe- a dare il primo segno dell’esistenza battaglia di Benevento, combattuta nel
forma una coscienza cittadina. È il rente convinzione che uniti si vin- della città. Tra il 1253 e il 1254 egli 1266 dalle truppe di Carlo I d’Angiò
rifiuto della pressione feudale, d’u- ce contro l’oppressione dei signori stabilisce che nasca la città dell’Aqui- contro le forze capitanate da Manfredi
na serie immaginabile di angherie feudali. Attraverso un processo di la, con uno scopo preciso, filoimpe- di Sicilia, figlio naturale di Federico II.
e di soprusi che spinge i gruppi piú crescita che si dipana, tra alterne riale e antifeudale. Non a caso, viene Lo scontro si concluse con la vittoria
attivi di questa congerie insediativa vicende, nel periodo di interregno liberato da ogni obbligo chi si fosse degli Angioini e la morte
a creare una nuova città in contrap- tra la morte di Federico II e la na- trovato a vivere entro i suoi confini. dello stesso Manfredi.
posizione ai caotici poteri locali. scita del nuovo regno angioino. E, soprattutto, si ordinava l’abbatti- A destra stemma settecentesco
Sedici anni circa, durante i qua- mento delle rocche feudali. Sembra dell’Aquila, nel Forte Spagnolo.
Una spinta dal basso li questa gestazione produce i suoi dunque che un primo centro urbano
Un obiettivo chiaro, che traspare effetti, scaturiti da una volontà non già esista e che attenda solo l’impri- pale da Forcona nella nuova città:
in tutta la sua evidenza nelle pa- solo di natura politica – con la con- matur istituzionale. È un momento un atto fondamentale, che sanci-
role del cronista Buccio da Ranal- sapevolezza del ruolo cruciale della chiave della storia della formazione sce ruolo, pretese e legittimità del
lo, morto nel 1363: «Lo cunto serrà città in questo settore del regno –, dell’Aquila, cui ne segue un secon- centro urbano. Un atto, però, che è
d’Aquila, magnifica citade / Et di quilli ma anche economica, in cui L’A- do, drammatico e violento, quando anche una presa di posizione, filo-
che la ficiro con grande sagacitade / per quila si propone come snodo dei la nuova città viene coinvolta nello papale. Per Manfredi è un affronto.
non esser vassalli cercaro la libertade / grandi percorsi della transumanza scontro tra Manfredi e il papato. Nel 1259 ordina di assalire la città,
Et non volere signore se non la mage- e di crocevia dello scambio tra Nord È il 1257. Papa Alessandro IV che viene letteralmente spazzata
stade». L’Aquila nasce cosí, da una e Sud della Penisola. decide di trasferire la sede episco- via. «Né casa vi rimase, né pesele, né tic-
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La facciata della basilica di S. Maria
di Collemaggio, fondata nel 1288 da
Celestino V, fuori le mura cittadine.
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3 La città e i suoi monumenti La romanizzazione
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a Pianta dell’Aquila con i suoi principali
6 1 monumenti civili e religiosi: 1. Forte Un compromesso riuscito
4 Spagnolo, Museo nazionale d’Abruzzo;
5 2. Basilica di Collemaggio; 3. Silvestro; L’occupazione romana del territorio aquilano in primo luogo all’organizzazione razionale della rete
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4. Palazzo Franchi; 5. S. Maria di – collocato in antico a cavallo tra area sabina viaria, con l’apertura, al principio del III secolo a.C., di due
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Paganica; 6. S. Pietro di Coppito; (conca amiternina) e area vestina (valle dell’Aterno importanti assi stradali destinati a collegare Roma alla costa
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16 7. S. Domenico; 8. S. Bernardino; e altopiano di Navelli) – si realizza nei decenni compresi tra adriatica: la via Cecilia (un diverticolo della Salaria tracciato
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10. Duomo di S. Massimo e Palazzo il IV e il III secolo a.C., nel contesto delle guerre tra Roma in direzione di Amiternum e di Hatria) e la via Valeria (il
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14 Arcivescovile; 11. S. Marco; e i Sanniti. Già nel 325 a.C., durante la seconda guerra prolungamento della via Tiburtina, che nel tratto finale
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15 m 12. S. Giusta; 13. S. Flaviano; sannitica, l’intenzione dei Vestini di schierarsi sul fronte seguiva la valle dell’Aterno-Pescara). Le due strade erano
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14. Fontana delle Novantanove antiromano conduce a una rapida campagna militare, che collegate da una bretella tracciata lungo la valle dell’Aterno,
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10 Cannelle; 15. S. Maria di Roio; vede l’antica popolazione italica duramente sconfitta e l’altopiano di Navelli e la valle del Tirino, coincidente con un
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13 16. S. Quinziano (S. Pietro di Sassa). costretta, nel giro di una ventina d’anni, a siglare un trattato antico percorso della transumanza, che, dopo gli interventi
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di alleanza con Roma (302 a.C.), funzionale a garantire alle di sistemazione voluti dall’imperatore Claudio alla metà del I
11 forze romane il transito verso la costa adriatica. secolo d.C., prese il nome di via Claudia Nuova.
piano urbanistico, come appare evi- A distanza di qualche anno, nel quadro del In termini di assetti amministrativi, la
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dente nei patti stipulati dal re con rinnovato scontro con i Sanniti, i Romani strutturazione della conquista venne attuata
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la cittadinanza. Che previde anche conquistano Amiternum (293 a.C.), snodo viario secondo due distinte strategie: mentre il trattato
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l’ampliamento del tessuto urbano, di importanza strategica: si tratta della prima tappa della di alleanza consentí alle comunità vestine di preservare
includendo nella cinta l’altura di conquista romana dell’alta Sabina, completata nel 290 per oltre due secoli le originarie forme di autogoverno,
Collemaggio. Nasceva una nuova a.C. grazie a una campagna militare che permise a Roma di l’alta Sabina fu interessata, subito dopo il 290 a.C., da
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emagaggiog città, con uno schema ippodameo, estendere il controllo fino al territorio pretuziano (l’odierno un massiccio intervento di colonizzazione, che condusse
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pronta a ospitare ben quindicimi- Teramano) e alla costa adriatica. In queste ultime zone la alla scomparsa delle culture locali. La romanizzazione del
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la fuochi, all’incirca tra i trenta e i conquista ebbe conseguenze molto pesanti sul popolamento
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2 quarantamila abitanti. locale: a differenza delle piú miti attitudini manifestate nei L’anfiteatro di Amiternum (frazione San Vittorino, L’Aquila).
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C’erano voluti quasi quarant’an- confronti dei Vestini, Sabini e Pretuzi vennero annientati e il Realizzato verso la metà del I sec. d.C., l’edificio poteva accogliere
ni dall’idea di papa Gregorio, ma loro intero territorio fu incamerato dal demanio romano. fino a 6000 spettatori. Oggi se ne conservano le 48 arcate, su
ora L’Aquila esisteva, davvero. Come di consueto, l’occupazione militare si accompagnò due piani, che ne delimitano il perimetro.
Via Porta
Via PortaNapoli
Napoli
Amedeo Feniello
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distretto giunge a pieno compimento al principio del I secolo A destra resti Didascalia
a.C., quando anche i Vestini – schierati sul fronte degli insorti dell’antica città aliquatur adi odis
italici durante la guerra sociale – ottennero la cittadinanza di Forcona, sede que vero ent qui
romana. A partire da questo momento, l’unificazione episcopale nei doloreium conectu
giuridica dell’intera Penisola consente a Roma di rimodellare primi secoli del rehendebis eatur
in forma quanto piú possibile omogenea le strutture Medioevo. tendamusam
amministrative locali, al fine di razionalizzare e armonizzare il In basso resti consent, perspiti
rapporto tra potere centrale e autonomie municipali. della città di conseque nis
Nell’area in esame, uno degli esiti piú evidenti del processo Peltuinum, maxim eaquis
di romanizzazione è la nascita di due importanti centri uno dei piú earuntia cones
urbani, Amiternum e Peltuinum, destinati ad accentrare importanti centri apienda.
le funzioni amministrative in un territorio in certo modo amministrativi
refrattario all’urbanizzazione e caratterizzato, fin dall’età della regione in
preromana, da un popolamento di tipo sparso, frammentato epoca romana.
in piccoli nuclei insediativi a carattere vicano.
Amiternum dovette svilupparsi già a partire
dall’inizio del III secolo a.C. a seguito della
distruzione dell’abitato preromano che sorgeva
a monte, nell’area dell’odierna San Vittorino: nata in
funzione dei coloni romani insediati in quest’area e sede
dei funzionari (praefecti) inviati inizialmente da Roma
per amministrare il territorio, la nuova città assunse
veste propriamente urbana solo piú tardi, alla fine del I
secolo a.C., in connessione con l’ottenimento della piena
autonomia municipale. Sviluppi analoghi contraddistinguono
il centro di Peltuinum: il sito, frequentato già in età arcaica,
venne selezionato all’indomani della guerra sociale come
polo amministrativo del distretto vestino «cismontano» in
virtú della sua centralità rispetto a un territorio piuttosto
articolato al suo interno, comprendente non solo la valle
dell’Aterno, ma anche l’altopiano di Navelli e la valle del
Tirino. Il territorio – popolato da numerosi insediamenti
minori (vici): tra gli altri, quelli di Furfo (presso Barisciano),
Aufenginum (Fagnano Alto), Incerulae (Navelli) – era fin
dall’origine suddiviso in due distinti settori, facenti capo ai
centri di Aveia (Fossa) e di Aufinum (presso Capestrano), queste strutture, ospitare mercati periodici: un luogo dunque
rispetto ai quali Peltuinum si pone come una ulteriore non solo di cerimonie religiose ma anche di incontri e
e sovraordinata realtà istituzionale, con funzione di di scambi, destinato a intercettare il vasto movimento di
raccordo tra le diverse realtà locali e Roma: un assetto uomini e merci legato alla pratica della transumanza.
amministrativo senza dubbio peculiare nel quadro dell’Italia Gli equilibri creati dal governo romano in questa
romana, che si configura come una sorta di compromesso regione si sfaldano progressivamente già dal
tra la vocazione insediativa di tradizione preromana e le V secolo d.C., in connessione con la piú generale
nuove esigenze di centralizzazione. crisi del settore occidentale dell’impero. Ne fanno le
Il quadro insediativo di età romana è completato spese in primo luogo i grandi poli urbani di Amiternum e
dalla presenza diffusa di santuari rurali, destinati Peltuinum, a conferma, se vogliamo, del carattere in certo
ad articolare la vita sociale ed economica del modo artificiale di insediamenti inscindibilmente legati agli
territorio. L’esempio piú significativo è costituito senza assetti amministrativi imposti da Roma. L’abbandono delle
dubbio dal santuario di Civita di Bagno: un complesso città romane, i cui resti sorgono ora in aperta campagna,
monumentale a terrazze edificato tra il II e il I secolo a.C., coincide in modo significativo con la rioccupazione
dedicato al culto di origine sabina della dea Feronia. nel corso dell’Alto Medioevo dei villaggi preromani, piú
Significativamente collocato al confine tra il comparto facilmente difendibili e in fondo piú aderenti alla vocazione
amiternino e quello peltuinate, a rimarcarne la valenza socio-economica e insediativa del territorio.
«comunitaria», il santuario doveva, come di norma per Simone Sisani
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I resti del castello resti della fortificazione, probabil- e invasores. Si tratta di piccoli pro-
di Ocre, sorto mente localizzata a monte dell’abi- prietari terrieri che ampliarono il
in posizione tato di Genzano di Sassa, dove era proprio dominio con la forza, sia col
dominante ubicato anche il precedente insedia- sottrarre beni di proprietà dei grandi
sul territorio mento curtense, in relazione diretta monasteri abruzzesi e laziali, inde-
circostante con gli insediamenti rurali legati boliti anche dagli incombenti raids
a 998 m slm. allo sfruttamento e alla gestione saraceni, sia consentendo la nascita
del territorio. Lo stesso fenomeno si di nuovi centri rurali fortificati.
manifesta per gli altri castelli citati Le prime usurpazioni relative
dalle fonti in questo particolarissi- al territorio in analisi compaiono
mo frangente storico, come i castelli nella documentazione a nostra di-
di Sinizzo, di Preturo, di Camarda, sposizione in seguito all’elezione di
di Roio e di Marana. Campone ad abate del monastero
imperiale di Farfa nella prima metà
Un’evoluzione naturale del X secolo. Si trattava di un laico
Dunque, con ogni probabilità, que- appartenente all’aristocrazia reati-
ste fortificazioni non sono altro che na, introdotta nel territorio da Ugo
l’evoluzione naturale di quegli in- di Provenza, che riuscí a imporre in
sediamenti legati allo sfruttamento queste diocesi aristocratici in cerca
del suolo; non a caso, nessuna di di fortuna provenienti dalla Borgo-
queste costruzioni risulta realiz- gna e permise a numerosi esponen-
zata a fini prettamente difensivi. ti di questa nobiltà di espandere i
Ubicate in aree precedentemente propri possessi su vaste porzioni di
menzionate come curtes, villae o ca- territorio controllato dalla sua abba-
sali, le strutture risultano spesso zia, fino a sconfinare dal semplice
accompagnate dalla presenza di un possesso di terre. Infatti, non ac-
edificio di culto piú antico, ulterio- contentandosi piú di usurpare ter-
re prova dell’esistenza di un prece- re ai monasteri, questi personaggi
dente insediamento sparso. procedettero alla loro fortificazione
La nascita di queste poche for- e, dunque all’incastellamento, per
tificazioni, però, non incise in ma- un migliore controllo sul territorio,
niera determinante sull’organiz- approfittando anche della debolezza
zazione territoriale, che sembra degli enti ecclesiastici in seguito alle
rimanere ancorata alle precedenti invasioni saracene.
strutture di tipo curtense, caratte-
rizzate da abitati aperti e, proba- Terra di frontiera
bilmente, legate a iniziative delle Nonostante questi primi esempi di
DALLE CURTES AI CASTELLI signorie fondiarie che iniziano a
fare la loro comparsa nel territorio
fortificazioni avviatisi con la fine
del X secolo, solo a partire dal perio-
proprio a partire dal X secolo. Solo do normanno ebbe luogo la decisi-
12 MEDIOEVO MEDIOEVO 13
Dossier
A sinistra, in torio compatto a loro politicamente
basso e nella ascrivibile, con la massiccia e diffu-
pagina accanto, sa riorganizzazione delle colture e
in basso i resti dell’allevamento transumante.
del castello di Come si può facilmente intuire,
Cascina, le cui dunque, tra la fine dell’XI secolo e
strutture denotano la metà di quello successivo, l’A-
la chiara influenza bruzzo interno assistette a un pro-
normanna. liferare di castelli con funzione sia
difensiva che offensiva. Mentre
alcuni castelli si devono ai signo-
ri locali per timore dell’arrivo dei
Normanni, altre costruzioni furono
14 MEDIOEVO MEDIOEVO 15
Dossier
Un’altra veduta a volo d’uccello dei
Dalla Francia all’Abruzzo BALLIUM
resti del castello di Ocre, sulla quale
Château Ganne à La Pommeraye MOTTA è sovraimpressa la ricostruzione
virtuale delle varie strutture. Le indagini
archeologiche hanno provato la
derivazione del complesso dal modello
BASSA CORTE normanno delle motte and baileys
attestate nella Francia settentrionale e
TORRE SEMICIRCOLARE nell’Inghilterra meridionale.
16 MEDIOEVO MEDIOEVO 17
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Il governo della città
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Dossier
L’Aquila, chiesa di S. Giuseppe Artigiano (già S. Biagio).
Il monumento funebre di Lalle Camponeschi, conte di Montorio,
assassinato nel 1354 dal principe Filippo di Taranto. 1432.
L’opera viene attribuita allo scultore Gualtiero d’Alemagna.
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Dossier
Nella pagina accanto Polittico di
San Giovanni da Capestrano, tempera
su tavola assegnata all’artista
convenzionalmente designato come
Maestro di san Giovanni da Capestrano,
dalla chiesa di S. Bernardino.
1480-1485 circa. L’Aquila, Museo
nazionale d’Abruzzo. Al centro campeggia
la figura del santo, che reca in mano
il vessillo crociato con il monogramma
bernardiniano. Nei quattro pannelli laterali
sono rappresentati altrettanti episodi
della vita di Giovanni: a sinistra, in alto,
la messa celebrata alla presenza dei
crociati; in basso, la battaglia di Belgrado,
combattuta dai crociati contro i Turchi; a
destra, in alto, la predica tenuta a L’Aquila,
durante la quale furono guariti alcuni
indemoniati; in basso, la morte del santo.
A destra I miracoli di Sant’Antonio
da Padova, olio su tela di Pompeo
Cesura. 1566. L’Aquila, basilica di S.
Bernardino. L’opera narra due dei miracoli
piú famosi del santo: in primo piano,
Antonio discolpa una donna sospettata
di adulterio rendendo possibile la
testimonianza del figlio piccolo. Sullo
sfondo, il miracolo della mula: rinchiuso
per alcuni giorni nella stalla senza
cibo dal suo padrone, un eretico che
aveva messo in dubbio il sacramento
dell’Eucarestia, l’animale non mangiò
l’ostia che sant’Antonio gli aveva offerto,
ma vi si inginocchiò davanti, riconoscendo
la natura sacra della particola, al che
l’eretico si convertí.
giurisdizioni nell’area extra moenia. nel rapporto città-territorio avviene dell’aquilana libertas, il pagamento quisizione dei titoli nobiliari, acqui- mitorio che hanno ospitato, e ospita- unum hospitale, con la quale Niccolò
Questo rapporto cosí intenso con il quando al termine del periodo ara- della pesante tassa del Taglione e la starono nuova visibilità politica negli no ancora, molta parte della popola- V, nel 1447, aggregava all’ente i patri-
territorio fuori dalle mura costruí la gonese L’Aquila si schiera su posi- costruzione del Castillo per volere di spazi di governo della città. zione dell’Aquila, in un abbraccio di moni degli altri ospedali urbani. Na-
morfologia dell’immagine urbana zioni filofrancesi, incoraggiando la don Pedro de Toledo. Questi borghi, con le estinzioni accoglienza, ma anche di divisione, sceva all’Aquila, dunque, l’Ospedale
come un corpo con le sue membra: cosiddetta rivolta antispagnola del Infatti, affidandosi all’ingegno delle famiglie del patriziato aquila- che richiama note antiche. S. Salvatore, circa negli stessi anni in
il contado in realtà fu, per secoli, il 1528, dalla quale derivò un clima di dell’architetto valenziano Louis Pir- no, divennero Comuni fino al pro- cui nasceva a Milano la Ca’ Granda.
polmone economico dell’Aquila, forte tensione nella dialettica con il ro Escrivà, il nuovo viceré intendeva getto del 1927 della Grande Aquila, Predicatori, L’ospedale non era un luogo solo
con pascoli che rendevano ottimo territorio circostante. Il contado, pri- proseguire la linea delle grandi for- voluto dal podestà Adelchi Serena pellegrini e «buttatelli» di assistenza al malato, ma anche di
bestiame e pregiata lana, mentre vo di rappresentanti nelle istituzioni tificazioni militari che proteggevano (anno V dell’era fascista), in cui Nella prima metà del Quattrocento ricovero, di cura, di protezione per
il prezioso crocus sativus aveva per- municipali e soggetto a tassazioni il regno. Con la separazione dell’A- otto di questi paesi persero la loro san Giovanni da Capestrano inoltrò «buttatelli», bambini abbandonati,
messo mercati ricchi e assidui di onerose, si ribellò chiedendo aiuto quila dal contado, l’anello che si era autonomia per essere inglobati nel alla Camera della città la richiesta di donne sole, indigenti e viandanti. La
zafferano, con acquirenti italiani e all’esercito francese accampato sulla chiuso nella città per fondarla era Comune dell’Aquila. Attualmente fondazione di un ospedale cittadino. dimensione dell’ospitalità al pove-
tedeschi, favorendo la nascita di un costa. Le truppe spagnole, tuttavia, ora distaccato da un atto politico: questi centri hanno visto crescere Questo evento fu molto importante ro come Christomimètes mutò la sua
ceto mercantile attivo e molto abile ripresero solidamente la città, impo- in questo territorio i castelli furono nel loro territorio, dopo il devastante per la storia dell’Aquila, che ebbe il caratteristica nel processo di laiciz-
nell’imprenditoria. nendo tre pesanti oneri: la separa- assegnati ai capitani spagnoli o ven- recente sisma del 2009, le cosiddette suo Ospedale Maggiore legittimato zazione all’assistenza, che coinvolse
Uno snodo di passaggio centrale zione della città dal contado e la fine duti a nuovi feudatari, che con l’ac- New Towns, agglomerati di case dor- dalla bolla pontificia Licentia fundandi molti istituti di cura dei malati e di
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Dossier
Visitazione, olio che intrecciò rapporti con la ricca cento la scena aquilana è caratte- i notai e i segretari, oltre a tutto il
su tavola trasferito famiglia Branconio e dipinse la Vi- rizzata dalla presenza della corte personale di corte, di molte e diver-
su tela. 1517. sitazione per la chiesa di S. Silvestro tardo-rinascimentale dell’erede se provenienze. Madama ospitò fre-
Madrid, Museo (oggi al Museo del Prado a Madrid), imperiale Margherita d’Austria. quenti visite di personaggi illustri,
del Prado. L’opera e prima, Saturnino Gatti autore del Palazzo Margherita assunse, nel in occasione delle quali la città si
fu commissionata ciclo di affreschi di Collemaggio e cuore dell’Aquila spagnola, il ruolo trasformava per cerimoniali e ca-
dalla famiglia quello molto piú elaborato di Tor- di laboratorio politico, simbolico e valcate, come quelle per l’ingresso
Branconio a nimparte. Ancora, i pittori Andrea scenografico, inaugurando una fa- del cardinale Alessandro Farnese,
Raffaello, che ne De Litio, Francesco da Montereale, se di recupero di prestigio cultura- del marito il duca Ottavio, del figlio
realizzò il disegno Pompeo Cesura, Giovanni Paolo le a cui la città aspirava da tempo condottiero Alessandro, e come
preparatorio, Cardone, i Bedeschini. e che identificò con l’erede di Carlo l’ingresso notturno, fastoso, di Gio-
affidando il V. Un ingresso fastoso con apparati vanni d’Austria, venuto a trovare
dipinto vero e Un allievo di Gutenberg artistici e propagandistici realizza- l’amata sorella, appena reduce dalla
proprio a uno dei Nel 1481 Adamo da Rottweil, allie- ti da intarsiatori e artisti accolsero vittoria nella battaglia di Lepanto.
suoi assistenti, vo di Johann Gutenberg, impiantò L’Inventario farnesiano 372 ci con-
identificato da all’Aquila una delle prime tipogra- sente di entrare in punta di piedi in
alcuni con Giulio fie, consentendo una larga diffusio- questa piccola reggia rinascimenta-
Romano e da ne di opere preziose nella Penisola, le nella quale Margherita conser-
altri con Giovan ma anche in Europa. L’arrivo di vava, oltre ai suoi tesori, i suoi
Francesco Penni. Rottweil segnò profondamen- gusti, le sue sensibilità: casse
Nella pagina te il Rinascimento aquilano, e bauletti con trine e profumi,
accanto la mentre le stamperie cittadine cuscini di velluto «negro spela-
maschera iniziarono a commerciare con to per il cocchio», usati nei suoi
funeraria in cera Fabriano per l’acquisto della numerosi e lunghi viaggi nel-
di san Bernardino carta. Autori importanti ve- le Fiandre con la sua nume-
da Siena. nivano a stampare all’Aquila, rosa corte, attraversando Alpi
in una circolazione di uomini e e lunghe pianure verso le terre
idee in cui la città incrociò reti del Nord Europa. Nel palazzo
nazionali e internazionali. aquilano c’erano poi reliquie,
Tra le numerose opere, oggi dipinti e ampolle di essenze
conservate nel fondo antico del- forse del Gran Sasso, dove si re-
la Biblioteca Salvatore Tommasi e cava il suo consigliere Francesco
appartenute ai conventi aquilani, de Marchi, autore della prima
si annovera un esemplare rarissi- ascesa nel 1573. E poi archivi di
mo del manuale inquisitoriale per documenti e arazzi giganteschi,
la persecuzione delle streghe, il come quelli raffiguranti la Festa
Malleus Maleficarum, cosí come c’è delle Driadi e Perseo alla corte di At-
la Geometria di Girolamo Pico Fon- lante, che oggi ornano le sale del
ticulano, l’architetto che influenzò, palazzo romano del Quirinale.
con la sua proposta, gli interventi di In questo «Rinascimento» arti-
ordine urbanistico nella città. Fon- stico e di rappresentazioni, L’Aqui-
ticulano si occupò della ristruttura- la entrava negli itinerari europei,
zione del Palazzo del Capitano del Margherita, che da poco era tornata scambiando esperienze politiche
Popolo, che poi lasciò per la corte dalle Fiandre, in cui era stata gover- con il Nord Europa, confluendo
di Madama: Margherita d’Austria, natrice. Tra monarchia spagnola e nelle migrazioni sociali delle ma-
figlia naturale dell’imperatore Car- corte Farnese, Madama governò estranze milanesi e nel loro know
raccolta di pellegrini in Italia. Il S. Nel Quattrocento la città fu no- IV l’autorizzazione a custodirne le lo V, duchessa di Parma e Piacenza, con equilibrio, anche organizzando how, commerciando con mercanti
Salvatore nasce con la caratteristica ta anche per la lunga presenza di spoglie per le quali fu edificata la giunse all’Aquila il 16 dicembre del sul piano amministrativo i suoi Sta- tedeschi lane e spezie, stampando
di essere un ospedale laico, voluto tre grandi santi francescani: san monumentale basilica eponima, 1572, per porre la sua dimora nella ti Farnesiani d’Abruzzo, alcuni dei esemplari di letteratura e diritto,
dal Comune della città, sul model- Bernardino da Siena, san Giovanni accanto all’Ospedale S. Salvatore, città, di cui il fratello, il sovrano di quali precedentemente medicei. ma anche di botanica e medicina in
lo di esempi della Penisola centro- da Capestrano e san Giacomo della per volere dell’amico san Giovanni Spagna Filippo II, le aveva affidato Nella corte all’Aquila si parlava- una circolazione di contaminazioni
settentrionale, come Siena e Firenze Marca. Alla morte di san Bernar- da Capestrano. il governo fino alla morte, che so- no piú di quattro lingue tra i musici culturali, che resero la città al cen-
che rappresenta, proprio per questo, dino, nel maggio 1444, la cittadi- Molti artisti segnarono il Rina- praggiunse nel gennaio del 1586. della cappella musicale, i medici, tro di reti vicine e lontane.
un caso originale nel Meridione. nanza ottenne da papa Eugenio scimento aquilano: Raffaello Sanzio Nella seconda metà del Cinque- gli speziali, gli artisti, i cancellieri, Silvia Mantini
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Dossier
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umane e animali in pietra chiara corrispondono a momenti signifi- tramanda il nome dell’architetto e no a sua volta ripartito in locali, aree All’attività edilizia dei locali si
alternate a formelle in pietra rossa. cativi della storia cittadina. scultore Tancredi da Pentima, non- edificabili assegnate ai villaggi fon- affiancò quella promossa dagli Or-
La bicromia connota anche il dise- Alla fase piú antica appartiene il ché quello del promotore, Lucchesi- datori. Ciascuno di essi s’impegnò dini mendicanti: i Francescani ar-
gno a scacchiera delle pareti che fronte principale, rivolto a oriente, no da Firenze, governatore dell’A- a edificare la propria chiesa con rivarono all’Aquila prima del 1255;
s’innalzano sopra le vasche e che si con mascheroni tardo-duecenteschi quila, ricordato con versi d’elogio piazza e fontana antistanti, conser- li seguirono i Domenicani nel 1257.
devono a un’aggiunta di poco po- aggiornati sulla cultura gotica circo- dal poeta civico Buccio di Ranallo. vandole il titolo della parrocchia di Sorta col favore di Carlo II d’Angiò e
steriore. La fontana è infatti il frut- lante nel regno di Sicilia. Un’epigra- Nel frattempo, la città si veniva origine, a cui si aggiunse la specifi- profondamente trasformata nel suo
to di modifiche e ampliamenti che fe incastonata in questo prospetto articolando in quattro Quarti, ognu- cazione del locale di appartenenza. interno a seguito del terremoto del
1703, la chiesa di S. Domenico esiste
tuttora con i suoi muri imponenti,
con il suo gotico portale aperto sul
braccio del transetto rivolto verso il
centro cittadino e con i suoi preziosi
resti di affreschi tardo-trecenteschi.
Determinante sostegno alle fab-
briche cittadine venne anche dai
lasciti testamentari delle famiglie
piú importanti, come i Gaglioffi,
cosí soprannominati dal capostipite
Giacomo di Tommaso, arricchitosi
con il commercio della lana, che fu
all’origine di tante fortune e inizia-
tive artistiche nei secoli della massi-
ma fioritura aquilana.
Se a causa del ripetersi dei ter-
remoti la maggior parte delle chie-
se cittadine è stata profondamente
rinnovata, alcuni insediamenti reli-
giosi del territorio aquilano hanno
meglio preservato gli antichi arredi
liturgici e apparati pittorici. Fra i
numerosi esempi possibili, vanno
citati l’oratorio di S. Pellegrino a Bo-
minaco, annesso a un’abbazia bene-
dettina, con le pareti interamente
affrescate prima del 1263 da pittori
di origine romana, e la chiesa di S.
Maria ad Cryptas, presso Fossa, ve-
ra e propria antologia della pittura
locale fra Medioevo e Rinascimen-
to, restituita al culto e ai visitatori
da un recentissimo restauro. Degli
affreschi tardo-duecenteschi, distri-
buiti fra la cappella presbiteriale e
l’aula, il principale responsabile fu
quel Gentile da Rocca (Roccamori-
ce) che, nel 1283, licenziò il trittico
ad ante mobili del Museo nazionale
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A sinistra la
piazza del Duomo,
cuore del centro
cittadino aquilano,
in una foto
scattata prima del
sisma del 2009.
In basso una
veduta dell’Aquila,
sviluppatasi nel
cuore di un’ampia
conca, a poco piú
di 700 m slm.
Da leggere
L’Aquila, a cura di Alessandro normanno dell’Abruzzo aquilano, damna impedire: note sulle
Clementi, in Federiciana, Istituto della All’Insegna del Giglio, Sesto Fiorentino tecniche antisismiche storiche, in
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anche on line su treccani.it Alessio Rotellini, Aristocrazia e potere 2018
Andrea Casalboni, La fondazione della nell’Abruzzo interno medievale, in Michele Maccherini (a cura di),
città di L’Aquila, in «Eurostudium», «Quaderni del Bullettino Abruzzese di L’arte aquilana del Rinascimento,
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rapporti politici tra città e monarchia Raffaele Colapietra, Spiritualità, Silvia Mantini, Margherita d’Austria,
nel Mezzogiorno medievale, il Mulino, coscienza civile e mentalità 1522-1586: costruzioni politiche e
Bologna 2015 collettiva nella storia dell’Aquila, diplomazia, tra corte Farnese
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Dinamiche di conquista e di controllo Maurizio D’Antonio, Ita terræmotus Editore, Roma 2003
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