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Il lavoro minorile

Il lavoro minorile è un fenomeno che riguarda più di 150 milioni di bambini nel mondo,
intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li
condannano ad una vita senza svago né istruzione.
Il fenomeno è concentrato soprattutto in alcune aree del pianeta, ed è un sottoprodotto
della povertà, a cui certe persone, dei paesi in via di sviluppo, devono sottostare. Non
mancano comunque casi di bambini lavoratori residenti nelle aree marginali dei paesi
occidentali.

Storia del fenomeno

Sono documentati numerosi riferimenti all'utilizzo nell'antichità di forme di sfruttamento


legate alla schiavitù o al lavoro agricolo e di allevamento. Fu con l'avvento della seconda
rivoluzione industriale che il lavoro minorile venne sfruttato su larga scala nelle fabbriche,
soprattutto tessili, dove i bambini lavoravano sui telai più di 10 /12 ore al giorno e venivano
pagati così poco da non poter comprarsi il cibo. In breve tempo subivano gravi danni
soprattutto al fisico, che spesso veniva danneggiato in modo irreparabile a causa delle
condizioni di lavoro.
In Europa (Germania) ci sono stati casi risalenti sino agli anni venti, mentre in Svizzera,
addirittura sino agli anni ottanta. Il fenomeno peggiore era quello dei Bambini-schiavi, e
riguardava i minori prelevati con la forza dalle loro famiglie a causa di povertà e poi affidati
ad altre famiglie che li sfruttavano e li sottoponevano anche a maltrattamenti.

Situazione attuale
Nel mondo a 1 bambino su 4 è negate l’infanzia perchè costretto a lavorare. (dati da Save
The Children)
Quasi tre bambini su quattro messi al lavoro sono occupati in agricoltura e, rispetto al
2012, sono 10 milioni in più. Dopo anni di costante declino, il lavoro minorile in agricoltura
negli ultimi anni ha ripreso a crescere, a causa anche dell’aumento dei conflitti e delle
catastrofi provocate dal clima.
Quasi la metà di tutto il lavoro minorile del mondo avviene in Africa, 72 milioni, un bambino
su cinque, e la stragrande maggioranza lavora in agricoltura, seguita dall'Asia con 62
milioni
Attualmente più di Centomila bambini in Tanzania vivono come schiavi nelle case dei
ricchi dell’isola di Zanzibar. È una delle piaghe che più affliggono la Tanzania e allo stesso
tempo è anche uno dei drammi meno noti e più sottaciuti del Paese dell’Africa orientale:
lo sfruttamento minorile e l’impiego dei bambini come schiavi domestici nelle case private.
Purtroppo la schiavitù è vista come un’opportunità per le famiglie più povere.
In un report dettagliato del governo sempre della Tanzania sono oltre 5 milioni i bambini e
ragazzi, dai 5 ai 17 anni, che non frequentano la scuola ma lavorano.
Nella capitale del Senegal, sono 8.000 i bambini che vivono come mendicanti.
Da dire che quando un paese in via di sviluppo vive una situazione di crisi o disagio
(guerra, carestie, calamità naturali, migrazioni forzate, ecc.) i primi a pagare sono i
bambini perchè abbandonati e costretti a mendicare, o subire maltrattamenti di ogni
genere pur di soppravvivere.

Le forme peggiori del lavoro minorile


Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo sono 74 i milioni
di bambini impiegati in varie forme di lavoro pericoloso, come il lavoro in miniera, a
contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi.
E' il caso dei bambini impiegati nelle miniere in Cambogia, nelle piantagioni di tè nello
Zimbabwe, o che lavorano nelle fabbriche di bracciali in vetro in India.
Tra le peggiori forme di lavoro minorile rientra anche il lavoro di strada, ovvero l'impiego di
tutti qui bambini che, visibili nelle metropoli asiatiche, latino-americane e africane, cercano
di sopravvivere raccogliendo rifiuti da riciclare o vendendo cibo e bevande.

Altra faccia di questa tragica realtà è lo sfruttamento sessuale dei minori a fini
commerciali, che coinvolge un milione di bambini ogni anno.
Se le varie tipologie di lavoro minorile possono essere in qualche modo quantificate, una
più di altre è caratterizzata dall'invisibilità e sfugge a una valutazione statistica: si tratta del
lavoro domestico e familiare, in cui sono impiegate soprattutto le bambine.
Che si tratti di lavoro in casa di altri (lavoro domestico) o in casa propria (lavoro familiare),
per le bambine esso diventa spesso una vera e propria forma di schiavitù, che le costringe
a vivere nell'incubo della violenza e dell'abuso.

La Situazione in Italia

Anche in Italia il lavoro minorile non manca. Ragazzini lavoratori nei cantieri, nei mercati,
nei bar e ristoranti, nei chioschi e negli autolavaggi. Il lavoro minorile - in Italia vietato dal
1967 - è una piaga mai definitivamente guarita. Anzi adesso, per via di una crisi
economica che infuria e uccide sogni e speranze, è in lento e continuo aumento. Un
problema di cui nessuno parla, dimenticato dalle istituzioni e dai ministeri. Basti sapere
che un monitoraggio nazionale - più volte invocato dalle associazioni del settore - ancora
oggi non esiste.
Dai dati dell’Ispettorato del Lavoro: dal 2013 fino al primo semestre del 2018 si sono
verificati 1.437 casi di violazioni penali accertate della normativa sul lavoro minorile. In
poche parole: ragazzini al lavoro sotto l’età consentita per legge, 16 anni, 18, per i lavori
più usuranti. Ogni anno - confermano i numeri - si registrano piccoli ma costanti aumenti
del fenomeno e nella maggioranza dei casi lo sfruttamento dei minori rimane sotterraneo,
Secondo i calcoli dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro il numero dei piccoli
schiavi in Italia supera ormai le 300mila unità.

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