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Mutilazioni genitali femminili, la

pratica brutale che distrugge


l’esistenza di milioni di ragazze nel
mondo
di Caterina Castaldi

Nel 2021 rischiano di essere sottoposte al taglio più di 4 milioni


di ragazzine esponendole al rischio di morte. Il 6 febbraio,
Giornata Internazionale della tolleranza zero
 
06 FEBBRAIO 2021 3 MINUTI DI LETTURA

ROMA - Sono 200 milioni, in 30 Paesi del mondo, le donne che hanno subìto
mutilazioni genitali, una pratica brutale che mette a repentaglio la loro salute
fisica e psicologica, spesso la loro stessa vita: e in questo 2021 quattro milioni
160mila ragazze sono a rischio di subire la stessa sorte. La pratica è stata
condannata da numerose risoluzioni dell’Onu, dall’Unione Europea e
dell’Unione Africana; tra i 27 paesi africani in cui le mutilazioni genitali
femminili sono diffuse, solo cinque non hanno ancora approvato una legge che le
consideri reato: Liberia, Sierra Leone, Somalia, Ciad e Mali. Ma le mutilazioni
genitali femminili (MGF) vengono praticate anche in alcuni paesi dell’America
Latina e dell’Asia.

Bambine a rischio anche in Italia. Una barbarie che colpisce anche bambine e


giovani donne migranti che vivono nel nostro territorio, che rischiano di esservi
sottoposte quando tornano nel paese di origine per visitare i parenti.
Secondo Actionaid, sarebbero tra 61.000 e 80.000  le donne presenti in Italia
sottoposte durante l’infanzia alla mutilazione dei genitali: “Negli ultimi due anni
abbiamo iniziato a lavorare con le comunità migranti in Italia originarie di paesi
dove la pratica è ancora diffusa: le donne provenienti dalla Somalia presentano
una prevalenza più alta (83,5%), seguite da Nigeria (79,4%), Burkina Faso
(71,6%), Egitto (60,6%) ed Eritrea (52,1%)”. UNFPA, il Fondo delle Nazioni
Unite per la popolazione, lancia l’allarme sul fatto che da qui al 2030 potrebbero
essere perpetrati altri 15 milioni di mutilazioni, che si potrebbero impedire se
non vi fosse la concomitanza della pandemia.

Mutilazioni devastanti dall'infanzia a 15 anni. Sebbene la MGF sia illegale nella


UE, e alcuni stati membri la perseguano anche quando viene eseguita fuori dal
paese, si stima che circa 600mila donne che vivono in Europa siano state vittime
di questa pratica, e che altre 180mila siano a rischio in tredici paesi europei.  “Le
mutilazioni genitali femminili sono praticate principalmente su ragazze tra
l’infanzia e i 15 anni. Le motivazioni sono collegate a una serie di ragioni
culturali come la pressione sociale e la tradizione, insieme all’idea che sia una
pratica sostenuta dalla religione e collegata a ideali di bellezza e purezza: ma in
realtà la mutilazione genitale femminile precede la diffusione del cristianesimo e
dell’islam e riflette profonde disuguaglianze tra i sessi”, sottolinea EIGE, istituto
europeo per l’uguaglianza di genere.  Le mutilazioni comportano dolore,
emorragia, ritenzione urinaria, infezioni vaginali; i rapporti sessuali (impossibili
fino alla defibulazione, compiuta dal marito per poter consumare il matrimonio)
sono dolorosi e difficoltosi; al momento del parto il bambino deve attraversare
tessuto cicatriziale non elastico; in diversi casi per la madre e il figlio c’è la
morte. 

Una pratica spesso “medicalizzata”. L’Organizzazione mondiale della sanità ha


messo a punto pacchetti di aiuti per la prevenzione della MGF che prevedono la
formazione specifica di infermiere ed ostetriche (sottolineando il dato
allarmante che sempre più spesso, fino a una volta su quattro, queste pratiche
rientrano tra i “servizi medici” forniti nelle comunità) : “L’accesso alla salute e ai
diritti sessuali e riproduttivi può risultare ridotto durante i lockdown nazionali –
osserva l’OMS. – Questo rischia di rendere bambine e ragazze più vulnerabili a
questa forma estrema di discriminazione contro le donne”. “Una mutilazione
inflitta da un medico è pur sempre una mutilazione – sottolinea il direttore
esecutivo dell’UNICEF Henrietta Fore. – Professionisti della sanità che
pratichino MGF violano il diritto fondamentale delle bambine all’integrità fisica
e alla salute. Medicalizzare una pratica non la rende sicura, morale o
difendibile”. Questo accade in paesi come l'Egitto e il Sudan, dove la MGF,
peraltro vietata dalla legge, è praticata clandestinamente otto volte su dieci da
personale medico.

È una crisi dentro la crisi pandemica. Nella Giornata internazionale della


tolleranza zero alle mutilazioni genitali femminili, il Fondo delle Nazioni Unite
per la popolazione e l’UNICEF sottolinea che la pandemia comporta per molti
Paesi “una crisi dentro la crisi”, in materia di MGF; per questo l’ONU esorta la
comunità internazionale a “reimmaginare un mondo che consenta a bambine e
ragazze di avere voce in capitolo, diritto di scelta e controllo sulle proprie
vite”.  L’obiettivo dell’ONU è cancellare questa vera e propria violazione dei
diritti umani entro il 2030: “Insieme potremo riuscirci, - ha detto il segretario
generale delle Nazioni Unite António Guterres. – Questo comporterà un effetto
positivo a catena sull’avanzamento della salute, dell’istruzione e della condizione
economica di ragazze e donne”. 

Le iniziative nel nostro Paese. Per celebrare questa giornata istituzioni e


associazioni promuovono varie iniziative. Da segnalare l’evento online
organizzato da Unfpa e Unicef per accelerare gli investimenti e le azioni per
porre fine al fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, in programma il 5
febbraio. È possibile iscriversi sul sito delle Nazioni Unite, nella pagina dedicata
alla ricorrenza. In occasione della giornata Amref Health Africa presenta il
nuovo progetto P-ACT di cui è capofila. Il progetto - finanziato dal Fondo asilo,
migrazione e integrazione (FAMI) del ministero dell’interno - mira a prevenire e
contrastare la violenza di genere rappresentata dalle MGF anche nelle città di
Milano, Torino, Padova e Roma, territori di intervento di P-ACT. Le
informazioni sul progetto sono disponibili sul sito dell’organizzazione,
nella notizia dedicata.

Il progetto CHAIN di ActionAid. ActionAid partecipa alle celebrazioni, lanciando


il progetto CHAIN, avviato lo scorso settembre con l’obiettivo di rafforzare in
cinque paesi europei, fra cui l’Italia, la prevenzione, la protezione e il sostegno a
donne e ragazze esposte al rischio di mutilazioni genitali femminili e matrimoni
precoci e forzati. L’iniziativa, attraverso incontri di formazione e percorsi di
consapevolezza sui diritti, vuole restituire un ruolo centrale alle comunità più
esposte a violazioni per contrastare queste pratiche, dando voce a livello politico
alle istanze e ai bisogni delle donne e delle ragazze colpite da queste due forme di
violenza. Il progetto è cofinanziato dal Programma REC (Rights, equality,
citizenship) - Diritti, uguaglianza, cittadinanza - dell’Unione Europea.

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